Di seguito una poesia senza senso: pensata, e forse un po’ sognata, in una notte uggiosa e scritta in un mattino grigio, lievemente imbellettato da un accenno di neve.
Le stagioni della vita
C’è un giardino nella grigia città.
La città dove nessuno si ferma,
Dove nessuno raggiunge niente.
Al centro del giardino dorme un albero.
Un giardino assediato dal caos,
Ormai perduto ma non ancora vinto.
Sotto l’albero un tappeto di foglie.
Un albero curvo in antichi pensieri,
sordo al frastuono della follia.
Sotto le foglie radici scavano profonde.
Foglie lievi di momenti perduti,
Lacrime confusi e sospiri insieme.
Fra le radici è sepolto un gatto.
Radici segrete, forti e sagge,
Radici che non dimenticano.
Era il gatto di una buona strega.
Un gatto nero dagli occhi gialli,
Quasi come un cane fedele.
La buona strega viveva nella città,
Passeggiava nel vivace giardino,
Sedeva sotto l’albero benigno,
contandone le foglie sulle fronde,
e ascoltava i bisbigli delle radici
mentre il gatto le ronfava in grembo.
La buona strega era mia madre
e io sono suo figlio: il vento gelido.
Furioso corro per la città morta,
e urlando precipito al giardino.
Qui un attimo mi calmo sospirando:
Accarezzo il sudario di foglie
sotto le quali l’amato gatto,
accarezzato da mia madre, riposa.
Ma subito, senza pace, corro via.
Era la primavera, ora è inverno.
alla prima stazione
1 ora fa
Nessun commento:
Posta un commento