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venerdì 6 gennaio 2017

Peribáñez, de Vega e Ocaña

Ho letto Peribáñez e il commendatore di Ocaña di Lope de Vega Carpio, Ed. Rizzoli, 1965, trad. Antonio Gasparetti (v. anche La fortuna delle brutte). Si tratta di una tragicommedia del XVII secolo . Una coppia di fattori si sposa e, proprio nel loro giorno delle nozze, il loro signore giunge tramortito nella loro casa: egli viene accudito dalla bella sposina e subito si innamora di lei. Grazie alla sua influenza e con la complicità dei suoi servi farà di tutto per avere l'amore di Casilda che però è fedelissima al marito. Alla fine Peribáñez uccide il commendatore scoperto sul fatto a insidiare la moglie. Il re e la regina di Castiglia però lo perdonano e anzi lo premiano perché ha agito per difendere il proprio onore...

Inizialmente mi ha ricordato i Promessi Sposi ma la somiglianza è solo superficiale. Il tema fondamentale è l'onore di Peribáñez contrapposto al suo senso del dovere e di obbedienza verso il proprio signore. Spesso Peribáñez si lamenta che l'onore è fragile come cristallo e che non avrebbe dovuto sposare una donna così bella; inoltre è impotente nei confronti del commendatore e, anche se ha da tempo scoperto le mire del suo signore, non può farci niente se non tornare a casa il prima possibile una volta che ne era stato allontanato con un trucco.

Non ne sono sicuro ma può darsi che un momento fondamentale sia quando Peribáñez è fatto capitano e ordinato cavaliere dallo stesso commendatore; egli dice infatti «Voi m'avete cinto la spada, e adesso ho piena coscienza dell'onore, mentre prima, lo confesso, signore, ne capivo poco o nulla.» Mi chiedo se significhi che solo la nobiltà può pienamente comprendere l'onore...

Il personaggio più interessante è però quello del Commendatore: non è infatti completamente negativo e, anche se abusa del proprio potere, sembra sinceramente innamorato di Casilda. Quando poi viene ferito a morte da Peribáñez ordina ai suoi uomini di non vendicarlo perché il suo assassino, al contrario di lui stesso, ha agito con onore.

Non lo so: nel complesso mi è sembrata un'opera scritta frettolosamente con molti temi che vengono accennati ma non sviluppati. Il fatto che il suo autore fosse incredibilmente prolifico (oltre 700 opere di cui 400 e passa arrivate ai giorni nostri!) probabilmente spiega il mistero.
Comunque, nonostante la sua superficialità, la tragedia si legge volentieri con la curiosità di scoprire come vada a finire. Ecco, per quanto autori di epoche e generi diversi, Lope de Vega Carpio mi ha ricordato Salgari...

Conclusione: per essere un libro letto a casaccio sono piuttosto soddisfatto!

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