[Ho deciso di iniziare una nuova serie di corti (e non) basata sugli spunti tratti dalle riviste di storia dello zio: il titolo è ottenuto per contrazione da Ultimissime + storia. Spiritoso nevvero?
Unici elementi fissi saranno i riferimenti alla rivista (numero/mese/anno) e all'autore dell'articolo.]
Storia Illustrata n. 245 Aprile 1978 – L'avventura dei Gracchi – Paolo Baldacci
Spesso ho citato una considerazione storica di mio zio: la repubblica romana, dopo la sconfitta di Cartigine, cambiò lentamente la propria natura e adottò una politica imperialista.
Questo articolo chiarisce molto bene un aspetto di questo passaggio analizzando nel dettaglio la politica romana dagli anni 133 al 123 a.C. caratterizzati dal tentativo di riforma agraria dei Gracchi. Sarebbe troppo lungo entrare nei dettagli quindi provo a riepilogare schematicamente.
Premessa: le legioni erano formate da soldati in base al censo; chi aveva abbastanza denaro doveva fare il legionario pagandosi l'attrezzatura, chi invece era troppo povero ne era escluso (ma non aveva neppure tutti i diritti civili) → il “ceto medio” costituiva quindi l'ossatura dell'esercito romano.
Sconfitta di Cartagine 1→(*1) legioni dislocate per periodi più lunghi e più lontano dall'Italia 2→ i legionari del “ceto medio” non possono più prendersi cura delle proprie terre 3→ le terre del ceto medio vengono abbandonate o acquistate dai latifondisti che le fanno coltivare ai propri schiavi 4→ i latifondisti diventano sempre più ricchi e l'esercito romano non ha abbastanza reclute 5→ riforma agraria dei Gracchi per la ridistribuzione delle terre 6→ continuerebbe...
Il passaggio fondamentale è il 3, quello che provoca il cambiamento della struttura sociale: da una società relativamente omogenea si passa a una caratterizzata dallo squilibrio di pochi ricchissimi e moltissimi poveri.
E questo squilibrio porta con sé ingiustizia sociale e politica. Quelli che erano i valori comuni condivisi da tutti, caratteristici del popolo romano, si differenziano nei ricchi e nella massa dei poveri. I legionari finiscono per rendersi conto che non combattono più per se stessi e le proprie famiglie ma soprattutto per l'interesse di pochi (*2). Scollamento fra linea politica e interesse pubblico (nel senso della maggioranza).
Conclusione: volevo scrivere un corto ma mi è venuto un “medio”... Interessante però!
Nota (*1): il Bismarck avrebbe commentato questo passaggio così: “Con i giavellotti delle legioni si può far tutto fuorché dormirci sopra”...
Nota (*2): Le parole di Tiberio Gracco secondo Plutarco: «Le fiere che abitano l'Italia hanno ciascuna una tana, un covile in cui riposare; coloro che per l'Italia combattono e muoiono, non hanno che la luce, l'aria e nient'altro. … … combattono e muoiono per difendere l'altrui ricchezza, il lusso altrui, e vengono chiamati padroni del mondo ma non hanno una zolla di terra che sia loro.»
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