Ancora non sono dell'umore per scrivere... saranno le feste?
Però non voglio rimanere troppo indietro con quello che mi ronza per la testa: cercherò quindi di essere più breve del solito e di cavarmela alla svelta!
Uhmm... ero sicuro di averne già scritto ma sul viario non ne trovo traccia: probabilmente l'avevo fatto su FB e quindi sarà impossibile o quasi ritrovarlo...
Ciò che non riesco a trovare è la mia opinione sullo smembramento del corpo delle Guardie Forestali e, in particolare, dei pericoli connessi a tale operazione.
Brevemente scrivevo che in un periodo in cui l'ambiente è attaccato su più fronti sembra paradossale che si decida di polverizzare l'unica polizia specializzata nella sua tutela: soprattutto spiegavo che se si trasferiscono persone con competenze estremamente specifiche in gruppi non specializzati allora il 90% di tale esperienza viene perso perché i singoli non sono in grado di lavorare individualmente.
Questo concetto non l'ho inventato io ma è comune a tutti i campi dove esiste un lavoro di squadra (ad esempio, in medicina, un gruppo di operatori sanitari specializzato nel trattamento d'urgenza degli ictus). Per essere efficace la squadra deve lavorare insieme: se si disperdono i suoi membri in dieci gruppi diversi non si ottengono dieci gruppi con un decimo delle capacità della squadra iniziale ma dieci gruppi in cui la competenza iniziale è completamente annullata.
Suppongo che avessi poi condito il tutto con un po' di dietrologia su Renzi e le vere ragioni di questa operazione...
Qualche giorno fa ho poi ricevuto da Change.org la segnalazione del seguente articolo: Lettera al Governo sulla soppressione del corpo forestale dello Stato.
Ovviamente rimando alla lettura completa di tale articolo del quale cito solo due passaggi che mi sembrano particolarmente significativi: «Il forestale è di base un operatore di polizia con spiccate conoscenze tecniche e scientifiche che nel corso della carriera acquisisce una super specializzazione andandosi a formare su aspetti sempre più specifici della grande area ambientale...» e «Riportare tutto in un corpo di polizia generalista significa, di fatto, operare un processo inverso a quello di specializzazione.»
I toni sono pacati e concilianti, dopotutto è una lettera indirizzata al governo, ma il senso è chiaro.
Se ci sono arrivato io da solo, senza alcuna esperienza in materia, dopo dieci minuti di riflessione perché allora il governo con il suo stuolo di competenze ed esperti pare non comprendere questa semplice verità?
Mi sono messo a scorrere FB (in incognito!) per cercare il commento di cui parlavo. Stranamente l'ho trovato, ecco qui:
«È così: non è che se si distribuiscono le guardie forestali in vari corpi queste potranno continuare a fare singolarmente ciò che facevano prima. Oramai ci vogliono moltissime competenze e le squadre servono proprio per poter affrontare ogni tipologia di problema: i singoli individui, per quanto esperti, non avranno mai tutte le competenze necessarie a poter agire autonomamente...
La conseguenza sarà ZERO controllo del territorio proprio in un momento in cui ce ne sarebbe particolare bisogno.» scritto in riferimento all'articolo ENPA: senza forestale territori in balia delle ecomafie...
Conclusione: avremo Boschi sporchi e inquinati...
lunedì 28 dicembre 2015
giovedì 24 dicembre 2015
Parla AB...
Premessa: l'intervista su cui si basa questo pezzo è ormai di un paio di settimane fa e pertanto non tiene conto degli ultimi sviluppi. Penso però che si tratti di un punto di vista diverso e molto interessante e, per questo, comunque meritevole di essere conosciuto.
Come scritto nel pezzo Terremoto su FB sono poi riuscito a contattare una delle attiviste dell'area bolognese che hanno firmato il documento (scaricabile QUI) di protesta contro le modalità con cui era stata creata la lista per le elezioni comunali a Bologna.
La mia principale curiosità era quella di rispondere alle domande che avevo lasciato in sospeso per mancanza di informazioni. Ovvero, fondamentalmente, «perché i “vertici” del movimento hanno fornito a Bugani questa corsia privilegiata?». A questa domanda potevo rispondere solo con delle illazioni ed è soprattutto in questa direzione che ho interrogato l'attivista bolognese (Attivista Bolognese = AB).
Un'altra domanda è quanto i firmatari del documento di protesta siano rappresentativi degli attivisti dell'area bolognese in generale.
Avevo poi una terza curiosità: volevo cercare di tastare il polso della situazione su come gli attivisti bolognesi giudicano i “vertici” del movimento e il loro operato; mi sarebbe piaciuto poter fare un raffronto con la situazione della mia zona toscana per valutarne eventuali differenze. In questo caso AB mi ha specificato che poteva rispondere solo per se stessa: però i suoi giudizi pacati ed equilibrati mi suggeriscono che la sua visione non sia particolarmente estremista e, pertanto, discretamente significativa dell'opinione generale. Si tratta di un bel “se” ma è comunque meglio che niente!
Ma procediamo con ordine...
Prima di tutto AB mi ha confermato che i firmatari sono tutti attivisti “veri”: tutti consiglieri e attivisti di Bologna e provincia, nessun fuoriuscito, nessun espulso, nessun infiltrato. Non hanno contatti con i vari Favia, Andraghetti o Gattari.
Ciò che ha unito i firmatari è stata solo la volontà di protestare contro un metodo in contrasto con i principi del movimento: ma, fatta la protesta, ognuno ha proseguito per la propria strada; non c'è alcuna intenzione di organizzarsi in una corrente o altro.
Poi ho sondato l'opinione di AB sul movimento in generale e su i suoi eletti ai vari livelli. Come già spiegato AB mi ha risposto a titolo esclusivamente personale ed è solo la mia intuizione (potrei quindi sbagliarmi!) che mi fa ritenere la sua opinione abbastanza significativa degli umori generali.
Secondo AB il movimento deve moltissimo a Grillo e Casaleggio: senza di essi semplicemente nessuno sarebbe stato eletto. Riconosce poi che essi abbiano fatto di tanto in tanto delle forzature, dovute principalmente alla mancanza di una struttura ben organizzata, ma le vede motivate da buone intenzioni: il tentativo, forse un po' paternalistico, di tutelare il movimento.
Massima fiducia nel lavoro dei parlamentari sia nazionali che europei. Discreto il giudizio sui consiglieri regionali anche se potrebbero fare di più (*1) se si coordinassero maggiormente col territorio.
Nel locale, nel comune di Bologna, vede un'opposizione che non ha saputo scegliere una linea politica netta e precisa ma, pare, un po' ondivaga.
A una mia domanda diretta mi ha confermato di apprezzare molto il sindaco Pizzarotti anche se crede che anch'egli abbia fatto degli errori, sebbene comprensibili e giustificabili. Da questo punto di vista ritiene che gli attacchi che ha subito siano stati fatti per “livellare” gli esponenti più in vista in maniera da “mantenere il controllo”.
Nel complesso quindi mi pare che ci sia sostanziale fiducia nel movimento compreso il “vertice” (*2) che, quando sbaglia, lo fa in buona fede. Siamo quindi lontani dalla mia convinzione che i “vertici” del M5S non abbiano in realtà alcuna intenzione di vincere.
Nella mia zona invece (in Toscana) c'è stata una spaccatura molto più profonda: a parte qualche eccezione, nel movimento sono rimasti gli elementi più fanatici mentre quelli disillusi (come me) ne sono usciti provando, senza successo, a portarne avanti gli ideali in una nuova formazione politica.
Siamo poi passati all'argomento principale: come mai Bugani ha ottenuto questa corsia preferenziale che gli ha permesso di certificare direttamente la propria lista?
In breve, secondo AB, è stato lo stesso Bugani a suggerire allo “staff” che a Bologna c'era il pericolo di “infiltrati”, ovvero persone che in malafede avrebbero potuto candidarsi nella lista del M5S senza avere intenzione di rispettarne i principi. Sempre secondo AB in realtà Bugani voleva assicurarsi una lista fatta su misura e composta esclusivamente da persone di propria fiducia.
Secondo AB le mie illazioni sulle possibili ragioni della “blindatura” di Bugani sono entrambe sbagliate.
1. Non è una candidatura scelta per vincere le elezioni: anzi, secondo AB, le probabilità di Bugani di arrivare al ballottaggio, già basse prima di questo scandalo, adesso si sono ulteriormente ridotte visto che parte della base, che ritiene sia più importante tener fede ai propri principi piuttosto che vincere a ogni costo, non lo sosterrà né gli porterà molti voti.
2. Non c'erano dei candidati “forti” che Bugani potesse temere, o almeno non già “pronti”: in prospettiva però, con più tempo a disposizione, si sarebbero certamente potute trovare delle alternative più valide. Adesso è praticamente impossibile visto lo scarso tempo concesso per la presentazione di una seconda lista e la poca voglia di opporsi al candidato che ha già ottenuto l'aperta approvazione di Casaleggio e Grillo.
In generale la visione di AB di Bugani, sia politica che personale, non mi è parsa molto buona: sarebbe interessante sapere quanto diffusa sia questa opinione rispettivamente fra gli attivisti, i simpatizzanti, chi vota M5S e i moderati bolognesi. Suppongo che lo scopriremo alle elezioni: ma non escludo che ci potrà essere una forte discrepanza fra l'opinione degli attivisti e quella degli elettori. Non è facile infatti per chi è al di fuori del movimento capire queste dinamiche interne: io ho avuto la riprova pochi giorni fa (v. Miopia sul M5S) che anche i giornalisti del FattoQuotidiano, pur vicini al movimento, non hanno idea di quello che succede al suo interno, figuriamoci chi segue la politica solo superficialmente...
Tutto sommato AB cerca di vedere il bicchiere mezzo pieno: è vero che la candidatura di Bugani sarà un'occasione persa per Bologna ma almeno, in futuro, non si ripeteranno errori di questo tipo in altre parti d'Italia (*3).
Anzi AB ci tiene a sottolineare di credere nei principi e nei valori del movimento che vede come l'unico progetto politico in cui potersi riconoscere e impegnarsi. Per questo, nonostante gli errori, le scelte miopi e sbagliate, l'incoerenza di “Staff” e l'apparente malafede di una parte degli attivisti bolognesi, continuerà a rimanere nel M5S per combattere affinché nessuno se ne appropri rendendolo uguale agli altri partiti e privandolo così della sua ragione d'essere.
Soprattutto AB crede negli attivisti che ogni settimana, nel loro tempo libero, si sacrificano ai banchetti, per la raccolta delle firme, per informare e, magari, portare voti anche a chi li sbeffeggia in tivvù.
Insomma AB ha piena fiducia nella base dove, sottolinea, in anni di attivismo ha incontrato moltissime “belle persone e teste pensanti” che senza alcun tornaconto si impegnano, spesso con grande sacrificio personale, per la realizzazione di un sogno comune e per il bene collettivo.
Conclusione: i miei lettori potrebbero domandarmi “interessante questa intervista ma quanto è affidabile AB? Chi ci dice che non si sia inventata tutto?”. Ovviamente la mano sul fuoco sull'accuratezza di quanto mi è stato detto non la posso mettere. Però mi è stata presentata come una persona seria e affidabile da una persona che io, a mia volta, giudico seria e affidabile. Tutto ciò che mi ha scritto mi è parso, oltre che sensato, anche piuttosto equilibrato (anche se è ovvio che Bugani non le piaccia!) e complessivamente coerente con ciò che già sapevo da altre fonti. Personalmente credo che la rappresentazione della situazione bolognese sia quindi estremamente affidabile.
Ovviamente la visione di AB del M5S è molto più positiva della mia e, per una volta, sarei molto felice di essere nel torto. Come ho già scritto altrove (ad esempio in Finalmente anche FQ) la prova del nove saranno le elezioni romane...
Nota (*1): la consigliere Piccinini, secondo AB molto vicina a Bugani, crea spesso tensioni interne che poi penalizzano l'intero operato di tutto il gruppo pentastellato.
Nota (*2): c'è da aggiungere che, alla luce di quanto successo nei giorni successivi a Bologna, la fiducia nei “vertici” si è ulteriormente ridotta. In particolare AB non ha apprezzato due decisioni: 1) che siano stati concessi solo dieci giorni per presentare una lista alternativa: le è parso questo solo un mezzo ipocrita per salvare le apparenze dato che in dieci giorni non ci sono i tempi tecnici per fare niente; 2) al contrario è invece stata ignorata una proposta più pratica che, fermo restando Bugani come capolista, consisteva nel permettere di votare, ed eventualmente sostituire, gli altri candidati in lista.
Nota (*3): io mi auguro che AB abbia ragione: dimostrerebbe che il M5S è in grado di imparare dai propri errori...
Come scritto nel pezzo Terremoto su FB sono poi riuscito a contattare una delle attiviste dell'area bolognese che hanno firmato il documento (scaricabile QUI) di protesta contro le modalità con cui era stata creata la lista per le elezioni comunali a Bologna.
La mia principale curiosità era quella di rispondere alle domande che avevo lasciato in sospeso per mancanza di informazioni. Ovvero, fondamentalmente, «perché i “vertici” del movimento hanno fornito a Bugani questa corsia privilegiata?». A questa domanda potevo rispondere solo con delle illazioni ed è soprattutto in questa direzione che ho interrogato l'attivista bolognese (Attivista Bolognese = AB).
Un'altra domanda è quanto i firmatari del documento di protesta siano rappresentativi degli attivisti dell'area bolognese in generale.
Avevo poi una terza curiosità: volevo cercare di tastare il polso della situazione su come gli attivisti bolognesi giudicano i “vertici” del movimento e il loro operato; mi sarebbe piaciuto poter fare un raffronto con la situazione della mia zona toscana per valutarne eventuali differenze. In questo caso AB mi ha specificato che poteva rispondere solo per se stessa: però i suoi giudizi pacati ed equilibrati mi suggeriscono che la sua visione non sia particolarmente estremista e, pertanto, discretamente significativa dell'opinione generale. Si tratta di un bel “se” ma è comunque meglio che niente!
Ma procediamo con ordine...
Prima di tutto AB mi ha confermato che i firmatari sono tutti attivisti “veri”: tutti consiglieri e attivisti di Bologna e provincia, nessun fuoriuscito, nessun espulso, nessun infiltrato. Non hanno contatti con i vari Favia, Andraghetti o Gattari.
Ciò che ha unito i firmatari è stata solo la volontà di protestare contro un metodo in contrasto con i principi del movimento: ma, fatta la protesta, ognuno ha proseguito per la propria strada; non c'è alcuna intenzione di organizzarsi in una corrente o altro.
Poi ho sondato l'opinione di AB sul movimento in generale e su i suoi eletti ai vari livelli. Come già spiegato AB mi ha risposto a titolo esclusivamente personale ed è solo la mia intuizione (potrei quindi sbagliarmi!) che mi fa ritenere la sua opinione abbastanza significativa degli umori generali.
Secondo AB il movimento deve moltissimo a Grillo e Casaleggio: senza di essi semplicemente nessuno sarebbe stato eletto. Riconosce poi che essi abbiano fatto di tanto in tanto delle forzature, dovute principalmente alla mancanza di una struttura ben organizzata, ma le vede motivate da buone intenzioni: il tentativo, forse un po' paternalistico, di tutelare il movimento.
Massima fiducia nel lavoro dei parlamentari sia nazionali che europei. Discreto il giudizio sui consiglieri regionali anche se potrebbero fare di più (*1) se si coordinassero maggiormente col territorio.
Nel locale, nel comune di Bologna, vede un'opposizione che non ha saputo scegliere una linea politica netta e precisa ma, pare, un po' ondivaga.
A una mia domanda diretta mi ha confermato di apprezzare molto il sindaco Pizzarotti anche se crede che anch'egli abbia fatto degli errori, sebbene comprensibili e giustificabili. Da questo punto di vista ritiene che gli attacchi che ha subito siano stati fatti per “livellare” gli esponenti più in vista in maniera da “mantenere il controllo”.
Nel complesso quindi mi pare che ci sia sostanziale fiducia nel movimento compreso il “vertice” (*2) che, quando sbaglia, lo fa in buona fede. Siamo quindi lontani dalla mia convinzione che i “vertici” del M5S non abbiano in realtà alcuna intenzione di vincere.
Nella mia zona invece (in Toscana) c'è stata una spaccatura molto più profonda: a parte qualche eccezione, nel movimento sono rimasti gli elementi più fanatici mentre quelli disillusi (come me) ne sono usciti provando, senza successo, a portarne avanti gli ideali in una nuova formazione politica.
Siamo poi passati all'argomento principale: come mai Bugani ha ottenuto questa corsia preferenziale che gli ha permesso di certificare direttamente la propria lista?
In breve, secondo AB, è stato lo stesso Bugani a suggerire allo “staff” che a Bologna c'era il pericolo di “infiltrati”, ovvero persone che in malafede avrebbero potuto candidarsi nella lista del M5S senza avere intenzione di rispettarne i principi. Sempre secondo AB in realtà Bugani voleva assicurarsi una lista fatta su misura e composta esclusivamente da persone di propria fiducia.
Secondo AB le mie illazioni sulle possibili ragioni della “blindatura” di Bugani sono entrambe sbagliate.
1. Non è una candidatura scelta per vincere le elezioni: anzi, secondo AB, le probabilità di Bugani di arrivare al ballottaggio, già basse prima di questo scandalo, adesso si sono ulteriormente ridotte visto che parte della base, che ritiene sia più importante tener fede ai propri principi piuttosto che vincere a ogni costo, non lo sosterrà né gli porterà molti voti.
2. Non c'erano dei candidati “forti” che Bugani potesse temere, o almeno non già “pronti”: in prospettiva però, con più tempo a disposizione, si sarebbero certamente potute trovare delle alternative più valide. Adesso è praticamente impossibile visto lo scarso tempo concesso per la presentazione di una seconda lista e la poca voglia di opporsi al candidato che ha già ottenuto l'aperta approvazione di Casaleggio e Grillo.
In generale la visione di AB di Bugani, sia politica che personale, non mi è parsa molto buona: sarebbe interessante sapere quanto diffusa sia questa opinione rispettivamente fra gli attivisti, i simpatizzanti, chi vota M5S e i moderati bolognesi. Suppongo che lo scopriremo alle elezioni: ma non escludo che ci potrà essere una forte discrepanza fra l'opinione degli attivisti e quella degli elettori. Non è facile infatti per chi è al di fuori del movimento capire queste dinamiche interne: io ho avuto la riprova pochi giorni fa (v. Miopia sul M5S) che anche i giornalisti del FattoQuotidiano, pur vicini al movimento, non hanno idea di quello che succede al suo interno, figuriamoci chi segue la politica solo superficialmente...
Tutto sommato AB cerca di vedere il bicchiere mezzo pieno: è vero che la candidatura di Bugani sarà un'occasione persa per Bologna ma almeno, in futuro, non si ripeteranno errori di questo tipo in altre parti d'Italia (*3).
Anzi AB ci tiene a sottolineare di credere nei principi e nei valori del movimento che vede come l'unico progetto politico in cui potersi riconoscere e impegnarsi. Per questo, nonostante gli errori, le scelte miopi e sbagliate, l'incoerenza di “Staff” e l'apparente malafede di una parte degli attivisti bolognesi, continuerà a rimanere nel M5S per combattere affinché nessuno se ne appropri rendendolo uguale agli altri partiti e privandolo così della sua ragione d'essere.
Soprattutto AB crede negli attivisti che ogni settimana, nel loro tempo libero, si sacrificano ai banchetti, per la raccolta delle firme, per informare e, magari, portare voti anche a chi li sbeffeggia in tivvù.
Insomma AB ha piena fiducia nella base dove, sottolinea, in anni di attivismo ha incontrato moltissime “belle persone e teste pensanti” che senza alcun tornaconto si impegnano, spesso con grande sacrificio personale, per la realizzazione di un sogno comune e per il bene collettivo.
Conclusione: i miei lettori potrebbero domandarmi “interessante questa intervista ma quanto è affidabile AB? Chi ci dice che non si sia inventata tutto?”. Ovviamente la mano sul fuoco sull'accuratezza di quanto mi è stato detto non la posso mettere. Però mi è stata presentata come una persona seria e affidabile da una persona che io, a mia volta, giudico seria e affidabile. Tutto ciò che mi ha scritto mi è parso, oltre che sensato, anche piuttosto equilibrato (anche se è ovvio che Bugani non le piaccia!) e complessivamente coerente con ciò che già sapevo da altre fonti. Personalmente credo che la rappresentazione della situazione bolognese sia quindi estremamente affidabile.
Ovviamente la visione di AB del M5S è molto più positiva della mia e, per una volta, sarei molto felice di essere nel torto. Come ho già scritto altrove (ad esempio in Finalmente anche FQ) la prova del nove saranno le elezioni romane...
Nota (*1): la consigliere Piccinini, secondo AB molto vicina a Bugani, crea spesso tensioni interne che poi penalizzano l'intero operato di tutto il gruppo pentastellato.
Nota (*2): c'è da aggiungere che, alla luce di quanto successo nei giorni successivi a Bologna, la fiducia nei “vertici” si è ulteriormente ridotta. In particolare AB non ha apprezzato due decisioni: 1) che siano stati concessi solo dieci giorni per presentare una lista alternativa: le è parso questo solo un mezzo ipocrita per salvare le apparenze dato che in dieci giorni non ci sono i tempi tecnici per fare niente; 2) al contrario è invece stata ignorata una proposta più pratica che, fermo restando Bugani come capolista, consisteva nel permettere di votare, ed eventualmente sostituire, gli altri candidati in lista.
Nota (*3): io mi auguro che AB abbia ragione: dimostrerebbe che il M5S è in grado di imparare dai propri errori...
martedì 22 dicembre 2015
E la chitarra?
Stanno funzionando i nuovi esercizi per diventare velocissimo (v. Lezione LXXXII) che mi aveva assegnato il maestro?
Beh, circa dieci giorni mi sono serviti per imparare a eseguirli e, di conseguenza, è solo da un paio di settimane che mi esercito proficuamente.
Qualche giorno fa mi ero anzi molto demoralizzato perché non vedevo progressi significativi ma proprio il giorno dopo ho notato qualcosa: almeno la mano destra è divenuta più veloce ed è la sinistra, specialmente l'infido dito mignolo, che fatica a starle dietro. Penso anzi che se non fosse per il mignolo, che nel brano che sto imparando è molto sollecitato, potrei già essere molto vicino alla velocità reale...
Comunque ne riparleremo fra un altro paio di settimane sperando di riuscire a continuare a esercitarmi regolarmente: gli ultimi cinque giorni non ne avevo assolutamente voglia...
Non notizia - 15/5/2016
Spesso pubblico il collegamento a una notizia e (in pratica) scrivo un “io l'avevo detto” allegando i riferimenti a dei vecchi pezzi... In questo caso invece non posso farlo: mi sembrava talmente ovvio che non ne ho mai scritto.
Comunque adesso è ufficiale: FB pilota gli articoli che vediamo sulle nostre bacheche. Ufficialmente sembra che cerchino di dare un taglio “progressista” a ciò che appare ma è ovvio anche se non viene detto che, all'occorrenza, effettuino censure e altre manipolazioni poco limpide. E chi decide la “linea editoriale” da tenere? Probabilmente per la normale amministrazione (massimizzare gli introiti pubblicitari) Zuckenberg & C. ma, quando c'è da influenzare l'opinione pubblica di un paese, decidono gli USA attraverso qualche loro agenzia...
L'articolo dal FattoQuotidiano.it è questo: Facebook: "Notizie trend gestite da un apposito team". Le accuse del Guardian fanno crollare il mito della neutralità di Andrea Tundo
PS “Mito della neutralità”? Ma da quando! Ah! Ah! Ah!
Psicologia evoluzionistica - 24/5/2016
Ho finalmente iniziato a leggere Da animali a dèi di Harari (Ed. Bompiani Overlook, 2014, trad. Giuseppe Bernardi) che avevo prestato a diverse persone e che, solo recentemente, è tornato in mio possesso.
Nel terzo capitolo è introdotta la “psicologia evoluzionistica” ovvero una branca della psicologia che cerca di capire alcuni aspetti del comportamento umano osservandolo dalla prospettiva biologica/genetica del suo passato di raccoglitore/cacciatore.
Ci sono un paio di esempi che danno molta credibilità alla “mia” teoria spiegata in Bacche e shopping; contemporaneamente però aumenta la possibilità che io (15-20 anni fa, altrimenti me ne ricorderei!) mi sia imbattuto, appunto, nella stessa teoria ideata da uno psicologo evoluzionistico...
Google pasticcia - 25/5/2016
Adesso, ogni volta che aggiungo una vignetta a un mio pezzo, mi appare un messaggio di allarme che mi avverte di presunti pericoli nell'HTML della pagina. A questo punto devo cliccare sul minuscolo collegamento “Ignora” per poter procedere: non ho provato né le altre opzioni né a leggere per bene il testo. Comunque una reale seccatura...
Comunque stupisce che una compagnia all'avanguardia come Google proponga poi dei prodotti pasticciati come Blogspot: mi verrebbe da pensare che lo facciano volontariamente ma non riesco a capirne il motivo...
Novità musicali 4 - 31/5/2016
Quest'ultima mandata è basata soprattutto su pezzi suggeritimi da Spotify: la conseguenza è che tutti i nuovi brani sono successivi al 2000 tranne due entrambi del 1999. In totale ho aggiunto alle mie collezioni (v. pezzi precedenti per i collegamenti su Youtube e Spotify...) 13 nuovi brani. La maggioranza è di genere power metal e melodic power metal (ben 7 su 13) i rimanenti sono un assortimento di black metal, folk metal, melodic black metal, melodic gothic metal (!) e symphonic metal...
Cinque pezzi sono di altrettanti gruppi che non conoscevo mentre, fra i “già noti”, spiccano i Dreamtale con ben 2 pezzi. I pezzi di gruppi italiani sono ben tre ma tutti già conosciuti: Graveworm, Whiteskull e Folkstone.
Per il brano italiano avevo la difficoltà della scelta: alla fine, dopo lunga riflessione, ho optato per questo...
Into the Dust of Eden – Graveworm
In genere è difficile che un brano mi piaccia al primo ascolto ma del seguente gruppo mi sono piaciute praticamente tutte le canzoni. Poi ho aggiunto alla mia collezione solo la seguente (attenzione! Su Youtube ho trovato solo l'album completo: comunque la canzone “giusta” è la prima!) ma altre 4 o 5 sono tuttora in attesa...
The Sleepwalker – Dark at Dawn
Per i gruppi “già noti” ho voluto invece premiare una banda ungherese: i Wisdom. Non ho molti loro pezzi ma, quei pochi, hanno tutti voti molto alti e il seguente non sarà da meno...
Heaven and Hell – Wisdom
Infine il “migliore” che forse, in questo caso, non è il migliore ma è quello che più mi ha impressionato per la sua atmosfera lugubre...
Raunjar – Helheim
Beh, circa dieci giorni mi sono serviti per imparare a eseguirli e, di conseguenza, è solo da un paio di settimane che mi esercito proficuamente.
Qualche giorno fa mi ero anzi molto demoralizzato perché non vedevo progressi significativi ma proprio il giorno dopo ho notato qualcosa: almeno la mano destra è divenuta più veloce ed è la sinistra, specialmente l'infido dito mignolo, che fatica a starle dietro. Penso anzi che se non fosse per il mignolo, che nel brano che sto imparando è molto sollecitato, potrei già essere molto vicino alla velocità reale...
Comunque ne riparleremo fra un altro paio di settimane sperando di riuscire a continuare a esercitarmi regolarmente: gli ultimi cinque giorni non ne avevo assolutamente voglia...
Non notizia - 15/5/2016
Spesso pubblico il collegamento a una notizia e (in pratica) scrivo un “io l'avevo detto” allegando i riferimenti a dei vecchi pezzi... In questo caso invece non posso farlo: mi sembrava talmente ovvio che non ne ho mai scritto.
Comunque adesso è ufficiale: FB pilota gli articoli che vediamo sulle nostre bacheche. Ufficialmente sembra che cerchino di dare un taglio “progressista” a ciò che appare ma è ovvio anche se non viene detto che, all'occorrenza, effettuino censure e altre manipolazioni poco limpide. E chi decide la “linea editoriale” da tenere? Probabilmente per la normale amministrazione (massimizzare gli introiti pubblicitari) Zuckenberg & C. ma, quando c'è da influenzare l'opinione pubblica di un paese, decidono gli USA attraverso qualche loro agenzia...
L'articolo dal FattoQuotidiano.it è questo: Facebook: "Notizie trend gestite da un apposito team". Le accuse del Guardian fanno crollare il mito della neutralità di Andrea Tundo
PS “Mito della neutralità”? Ma da quando! Ah! Ah! Ah!
Psicologia evoluzionistica - 24/5/2016
Ho finalmente iniziato a leggere Da animali a dèi di Harari (Ed. Bompiani Overlook, 2014, trad. Giuseppe Bernardi) che avevo prestato a diverse persone e che, solo recentemente, è tornato in mio possesso.
Nel terzo capitolo è introdotta la “psicologia evoluzionistica” ovvero una branca della psicologia che cerca di capire alcuni aspetti del comportamento umano osservandolo dalla prospettiva biologica/genetica del suo passato di raccoglitore/cacciatore.
Ci sono un paio di esempi che danno molta credibilità alla “mia” teoria spiegata in Bacche e shopping; contemporaneamente però aumenta la possibilità che io (15-20 anni fa, altrimenti me ne ricorderei!) mi sia imbattuto, appunto, nella stessa teoria ideata da uno psicologo evoluzionistico...
Google pasticcia - 25/5/2016
Adesso, ogni volta che aggiungo una vignetta a un mio pezzo, mi appare un messaggio di allarme che mi avverte di presunti pericoli nell'HTML della pagina. A questo punto devo cliccare sul minuscolo collegamento “Ignora” per poter procedere: non ho provato né le altre opzioni né a leggere per bene il testo. Comunque una reale seccatura...
Comunque stupisce che una compagnia all'avanguardia come Google proponga poi dei prodotti pasticciati come Blogspot: mi verrebbe da pensare che lo facciano volontariamente ma non riesco a capirne il motivo...
Novità musicali 4 - 31/5/2016
Quest'ultima mandata è basata soprattutto su pezzi suggeritimi da Spotify: la conseguenza è che tutti i nuovi brani sono successivi al 2000 tranne due entrambi del 1999. In totale ho aggiunto alle mie collezioni (v. pezzi precedenti per i collegamenti su Youtube e Spotify...) 13 nuovi brani. La maggioranza è di genere power metal e melodic power metal (ben 7 su 13) i rimanenti sono un assortimento di black metal, folk metal, melodic black metal, melodic gothic metal (!) e symphonic metal...
Cinque pezzi sono di altrettanti gruppi che non conoscevo mentre, fra i “già noti”, spiccano i Dreamtale con ben 2 pezzi. I pezzi di gruppi italiani sono ben tre ma tutti già conosciuti: Graveworm, Whiteskull e Folkstone.
Per il brano italiano avevo la difficoltà della scelta: alla fine, dopo lunga riflessione, ho optato per questo...
In genere è difficile che un brano mi piaccia al primo ascolto ma del seguente gruppo mi sono piaciute praticamente tutte le canzoni. Poi ho aggiunto alla mia collezione solo la seguente (attenzione! Su Youtube ho trovato solo l'album completo: comunque la canzone “giusta” è la prima!) ma altre 4 o 5 sono tuttora in attesa...
Per i gruppi “già noti” ho voluto invece premiare una banda ungherese: i Wisdom. Non ho molti loro pezzi ma, quei pochi, hanno tutti voti molto alti e il seguente non sarà da meno...
Infine il “migliore” che forse, in questo caso, non è il migliore ma è quello che più mi ha impressionato per la sua atmosfera lugubre...
lunedì 21 dicembre 2015
Italianismi
Avrei da scrivere un paio di pezzi molto impegnativi ma, almeno oggi, non ne ho nessuna voglia...
Ripiego quindi su qualcosa di più semplice e meccanico: da qualche mese mi annoto le mie alternative a parole inglesi ormai spesso, vuoi per pigrizia che indifferenza, di uso comune in italiano.
Da tempo infatti mi sono convinto che l'imbastardimento della lingua italiana, infarcita di termini stranieri (al 99% inglesi), sia un vero problema. A mio parere i linguisti sottovalutano il fenomeno: dicono che sia sempre accaduto, che è un processo linguistico naturale, che è la normale evoluzione della lingua e che, in pratica, non c'è niente di cui preoccuparsi e di dare tempo al tempo.
Ciò che non viene considerato è che la stragrande maggioranza dei giovani ha almeno una discreta infarinatura d'inglese: questo significa che manca la spinta, la volontà e la mera esigenza di trasformare il termine straniero in italiano. Anzi, spesso l'adattamento nella nostra lingua viene percepito come una parola buffa, goffa e magari pure un po' da ignoranti rispetto all'originale inglese. Questo è un elemento completamente nuovo rispetto al passato e i suoi effetti nel lungo termine sono pertanto imprevedibili.
E comunque io mi diverto a cercare di scrivere in italiano “non contaminato”!
Venendo alla mia lista, ho classificato ogni traduzione con delle etichette per indicare quanto siano affidabili ovvero diffuse e comprensibili. Di seguito la legenda con le varie sigle ordinate dalla più "sicura" alla meno "affidabile"...
I → Italiano: esiste un equivalente italiano: in pratica si usa il termine inglese solo per pigrizia, moda e/o sciatteria. L'uso di questi termini è quindi sicuro e, anzi, raccomandato.
IPA → Italiano Poco Attestato: il termine non si trova sul mio dizionario in linea di riferimento (il Treccani) ma può essere comunque presente su altri vocabolari o siti piuttosto autorevoli come Wikipedia. Essendo parole poco usate, e magari sconosciute ai più, vanno usate con cautela per evitare incomprensioni ma, generalmente, ne consiglio comunque l'uso.
GP → Giro di Parole: si tratta di uno o più termini italiani correntemente usati ma che non hanno ancora (e forse non avranno mai!) l'esatta sfumatura semantica equivalente al termine inglese. Alternative comprensibili per definizione ma da usare con prudenza in base al contesto.
P → Politica: si tratta di traduzioni, spesso GP, che ho introdotto polemicamente in protesta per l'abuso dell'inglese nel linguaggio politico/burocratico dove, secondo me, si preferisce ricorrere con malizia al termine straniero solo per nasconderne e mistificarne il vero significato. Per questo motivo traspare nei miei equivalenti un certo astio che non sempre potrebbe essere ritenuto accettabile: da usare solo con estrema prudenza.
ACH → da Achyra.org: si tratta di termini proposti da Achyra.org (un sito gestito da appassionati cultori della lingua italiana). Sono marcati con questa sigla solo le parole che non rientrano nei casi precedenti; Come per le RR (vedi poi), si tratta di parole attestate pochissimo e da usare solo con la massima prudenza: il loro maggior pregio è che sono proposte da esperti.
RR → Rarissimo: se ne trova solo qualche rara traccia in rete. La comprensibilità del termine è variabile ma ne sconsiglio comunque l'uso.
KGB → Inventata da KGB: si tratta di termini che ho inventato e che, a quanto ne so, uso solo io. Di solito ricorro a questo espediente solo se non trovo alternative migliori. Quando cioè non sono presenti termini I o IPA mentre altre possibilità (magari ACH o RR), che comunque avrebbero diffusione bassissima, non mi piacciono. Ne sconsiglio fortemente l'uso se non vorrete passare per ridicoli e, magari, pedanti!
Ed ecco la mia (breve) lista...
In futuro cercherò di tenere aggiornata questa lista aggiungendovi le nuove parole in cui mi imbatterò...
Ripiego quindi su qualcosa di più semplice e meccanico: da qualche mese mi annoto le mie alternative a parole inglesi ormai spesso, vuoi per pigrizia che indifferenza, di uso comune in italiano.
Da tempo infatti mi sono convinto che l'imbastardimento della lingua italiana, infarcita di termini stranieri (al 99% inglesi), sia un vero problema. A mio parere i linguisti sottovalutano il fenomeno: dicono che sia sempre accaduto, che è un processo linguistico naturale, che è la normale evoluzione della lingua e che, in pratica, non c'è niente di cui preoccuparsi e di dare tempo al tempo.
Ciò che non viene considerato è che la stragrande maggioranza dei giovani ha almeno una discreta infarinatura d'inglese: questo significa che manca la spinta, la volontà e la mera esigenza di trasformare il termine straniero in italiano. Anzi, spesso l'adattamento nella nostra lingua viene percepito come una parola buffa, goffa e magari pure un po' da ignoranti rispetto all'originale inglese. Questo è un elemento completamente nuovo rispetto al passato e i suoi effetti nel lungo termine sono pertanto imprevedibili.
E comunque io mi diverto a cercare di scrivere in italiano “non contaminato”!
Venendo alla mia lista, ho classificato ogni traduzione con delle etichette per indicare quanto siano affidabili ovvero diffuse e comprensibili. Di seguito la legenda con le varie sigle ordinate dalla più "sicura" alla meno "affidabile"...
I → Italiano: esiste un equivalente italiano: in pratica si usa il termine inglese solo per pigrizia, moda e/o sciatteria. L'uso di questi termini è quindi sicuro e, anzi, raccomandato.
IPA → Italiano Poco Attestato: il termine non si trova sul mio dizionario in linea di riferimento (il Treccani) ma può essere comunque presente su altri vocabolari o siti piuttosto autorevoli come Wikipedia. Essendo parole poco usate, e magari sconosciute ai più, vanno usate con cautela per evitare incomprensioni ma, generalmente, ne consiglio comunque l'uso.
GP → Giro di Parole: si tratta di uno o più termini italiani correntemente usati ma che non hanno ancora (e forse non avranno mai!) l'esatta sfumatura semantica equivalente al termine inglese. Alternative comprensibili per definizione ma da usare con prudenza in base al contesto.
P → Politica: si tratta di traduzioni, spesso GP, che ho introdotto polemicamente in protesta per l'abuso dell'inglese nel linguaggio politico/burocratico dove, secondo me, si preferisce ricorrere con malizia al termine straniero solo per nasconderne e mistificarne il vero significato. Per questo motivo traspare nei miei equivalenti un certo astio che non sempre potrebbe essere ritenuto accettabile: da usare solo con estrema prudenza.
ACH → da Achyra.org: si tratta di termini proposti da Achyra.org (un sito gestito da appassionati cultori della lingua italiana). Sono marcati con questa sigla solo le parole che non rientrano nei casi precedenti; Come per le RR (vedi poi), si tratta di parole attestate pochissimo e da usare solo con la massima prudenza: il loro maggior pregio è che sono proposte da esperti.
RR → Rarissimo: se ne trova solo qualche rara traccia in rete. La comprensibilità del termine è variabile ma ne sconsiglio comunque l'uso.
KGB → Inventata da KGB: si tratta di termini che ho inventato e che, a quanto ne so, uso solo io. Di solito ricorro a questo espediente solo se non trovo alternative migliori. Quando cioè non sono presenti termini I o IPA mentre altre possibilità (magari ACH o RR), che comunque avrebbero diffusione bassissima, non mi piacciono. Ne sconsiglio fortemente l'uso se non vorrete passare per ridicoli e, magari, pedanti!
Ed ecco la mia (breve) lista...
Addiction | Dipendenza (I) |
Avatar | Avatàra (s.m.) (IPA) |
Blog | Viario (KGB) |
Blogger | Bloggatore (KGB+RR) |
Browser | Navigatore (KGB+GP) |
(to) Chat | Ciattare (KGB+IPA) |
Computer | Calcolatore (I) |
Cyber Security | Spionaggio di massa in rete (GP+P) |
Directory/Folder | Cartella (I) |
Doping | Dopaggio (I) |
Epistola (KGB) | |
Emoticon | Faccina (I) |
Fan | Sostenitore (I), Appassionato (I) |
Fantasy | Fantasia (GP), Fantastoria (KGB) |
File | Archivio (I) |
Film | Pellicola (I), Film (I) |
Link | Collegamento (I) |
Mix | Combinazione (I) |
Mixer (musicale) | Miscelatore (I) |
OK | Va bene (I), VB (KGB) |
Online | In linea (I) |
Plug-in | Accessorio (GP), Componente (GP) |
Post | Pezzo (I), Intervento (ACH) |
Privacy | Riservatezza (I) |
Spoiler | Sciupatrama (KGB) |
Streaming | Diretta (GP) |
Tag | Marcatore (I) |
Thread | Filone (ACH) |
Ticket | Gabella (P+GP) |
Trailer | Anteprima (GP+KGB), Prossimamente (I) |
Tutorial | Minicorso (KGB+GP) |
Visual Novel | Videoromanzo (KGB) |
Web | Rete (I) |
Week End | Fine settimana (I) |
Wizard (install.) | Procedura guidata (per l'install.) (GP) |
Youtuber | Tubofilo (KGB) |
In futuro cercherò di tenere aggiornata questa lista aggiungendovi le nuove parole in cui mi imbatterò...
sabato 19 dicembre 2015
Banche nei boschi
La mia posizione su come gestire i casi di banche in difficoltà è chiara e la descrissi nel pezzo di qualche anno fa Soldi facili. In tale articolo (incentrato sulla banca belga DEXIA che si era ritrovata piena di obbligazioni spazzatura) spiegavo che era preferibile risarcire i piccoli risparmiatori e lasciare fallire le banche gestite male (leggere anche i commenti). In questa maniera si sarebbero premiate le banche più virtuose e, comunque, protetto gli utenti più deboli. Al contrario, salvando DEXIA, si era incentivata la cattiva gestione e la speculazione sfrenata.
Il caso di questi giorni non è troppo dissimile: varie banche italiane di nuovo in grosse difficoltà finanziarie. Chiaramente siamo in Italia e non in Belgio e la situazione è quindi molto più torbida: nel nostro caso non si tratta solo di operazioni finanziarie pericolose ma di una cattiva gestione sistematica che usava le risorse delle banche (v., ad esempio, Banca Etruria: 90% delle garanzie sui prestiti era carta straccia dal FattoQuotidiano.it) per aiutare i soliti “amici degli amici” come se fossero dei salvadanai. Uno sperpero di denaro ingiustificabile mentre chi doveva controllare si era opportunamente voltato da un'altra parte (*1).
Ovviamente il governo Renzi ha fatto l'esatto opposto: si salvano le banche a scapito dei risparmiatori che avevano investito nelle loro obbligazioni. Può darsi che fra questi ci fosse anche qualche speculatore (che ovviamente non aveva gli agganci politici giusti altrimenti se ne sarebbe tenuto ben lontano) ma la maggior parte sono persone normali che credevano di fare un investimento sicuro: impossibile? Rimando alla lettura di Banche furbette di qualche anno fa..
Per non parlare di chi, come sembra sia successo in alcuni casi, è stato costretto a sottoscrivere tali obbligazioni per non essere scaricato dalla banca. Casi insomma al limite (v. Arezzo, parlano i "traditi" di banca Etruria dal FattoQuotidiano.it) dell'estorsione e della truffa.
E la Boschi?
Personalmente non credo che si siano stati fatti favoritismi alla banca del padre: i favoritismi sono infatti stati fatti a tutte le banche coinvolte!
Nondimeno, avendo un minimo di pudore, la Boschi avrebbe comunque dovuto dimettersi: i ministri di un governo, come la moglie di Cesare, dovrebbero essere al di sopra di ogni sospetto.
Che autorevolezza può infatti avere un governo quando esiste il legittimo dubbio che i suoi ministri facciano i propri interessi personali?
Ma è possibile aspettarsi pudore e senso della morale da questo governo? Ovviamente no, visto che lo stesso primo ministro convive tranquillamente con gli intrallazzi spregiudicati del padre dal pizzetto mefistofelico...
Conclusione: Non so se le banche italiane siano nei boschi ma sicuramente sono governate da lupi, anzi da sciacalli...
Nota (*1): Mi viene in mente l'immagine dei direttori di banca che, come tanti disneyani Bassotti senza la mascherina nera sul volto ma in giacca e cravatta, svaligiano le proprie banche mentre Macchia Nera (con la scritta “CONSOB” sulla schiena) fa il palo pronto a dare l'allarme se la polizia o qualche magistrato iniziano a investigare...
Il caso di questi giorni non è troppo dissimile: varie banche italiane di nuovo in grosse difficoltà finanziarie. Chiaramente siamo in Italia e non in Belgio e la situazione è quindi molto più torbida: nel nostro caso non si tratta solo di operazioni finanziarie pericolose ma di una cattiva gestione sistematica che usava le risorse delle banche (v., ad esempio, Banca Etruria: 90% delle garanzie sui prestiti era carta straccia dal FattoQuotidiano.it) per aiutare i soliti “amici degli amici” come se fossero dei salvadanai. Uno sperpero di denaro ingiustificabile mentre chi doveva controllare si era opportunamente voltato da un'altra parte (*1).
Ovviamente il governo Renzi ha fatto l'esatto opposto: si salvano le banche a scapito dei risparmiatori che avevano investito nelle loro obbligazioni. Può darsi che fra questi ci fosse anche qualche speculatore (che ovviamente non aveva gli agganci politici giusti altrimenti se ne sarebbe tenuto ben lontano) ma la maggior parte sono persone normali che credevano di fare un investimento sicuro: impossibile? Rimando alla lettura di Banche furbette di qualche anno fa..
Per non parlare di chi, come sembra sia successo in alcuni casi, è stato costretto a sottoscrivere tali obbligazioni per non essere scaricato dalla banca. Casi insomma al limite (v. Arezzo, parlano i "traditi" di banca Etruria dal FattoQuotidiano.it) dell'estorsione e della truffa.
E la Boschi?
Personalmente non credo che si siano stati fatti favoritismi alla banca del padre: i favoritismi sono infatti stati fatti a tutte le banche coinvolte!
Nondimeno, avendo un minimo di pudore, la Boschi avrebbe comunque dovuto dimettersi: i ministri di un governo, come la moglie di Cesare, dovrebbero essere al di sopra di ogni sospetto.
Che autorevolezza può infatti avere un governo quando esiste il legittimo dubbio che i suoi ministri facciano i propri interessi personali?
Ma è possibile aspettarsi pudore e senso della morale da questo governo? Ovviamente no, visto che lo stesso primo ministro convive tranquillamente con gli intrallazzi spregiudicati del padre dal pizzetto mefistofelico...
Conclusione: Non so se le banche italiane siano nei boschi ma sicuramente sono governate da lupi, anzi da sciacalli...
Nota (*1): Mi viene in mente l'immagine dei direttori di banca che, come tanti disneyani Bassotti senza la mascherina nera sul volto ma in giacca e cravatta, svaligiano le proprie banche mentre Macchia Nera (con la scritta “CONSOB” sulla schiena) fa il palo pronto a dare l'allarme se la polizia o qualche magistrato iniziano a investigare...
venerdì 18 dicembre 2015
Dalle pulci all'ADSL...
Premessa - Bisba ha preso delle pulci mannare insensibili a tutti gli antiparassitari che ho provato: l'unica ancora di salvezza è data da un prodotto naturale a base di olio di nīm. Il prodotto che ho adesso è miscelato con cedronella che gli dà un odore molto forte che a Bisba non piace: per questo non posso spruzzarglielo direttamente addosso ma mi limito a disinfestare i luoghi dove dorme.
Ieri sera l'ADSL funzionava senza problemi; durante la notte non c'è stato nessun temporale ma stamani non riuscivo a navigare su Internet. Verso l'ora di pranzo, visto che il problema non si risolveva da solo come speravo (ogni tanto succede!), ho telefonato alla Telecom.
Per una volta mi ha risposto un ragazzo molto competente che ha fatto varie prove senza però riuscire a risolvermi il problema: da parte Telecom infatti la mia linea era a posto.
Non avevo fatto altre indagini perché ero convinto che fosse un problema del gestore ma, dato che a loro risultava tutto funzionante, ho iniziato a investigare per mio conto.
Collegandomi al mio router Sitecom tutto sembrava a posto: la connessione era attiva e la velocità di download e upload era correttamente indicata a 7Mbit a 512Kbit.
Poi, guardando meglio, mi sono accorto che le impostazioni della WAN erano tutte assenti: non ne ero sicuro ma mi sembrava che dovessero essere impostate. Più ci pensavo e più mi convincevo che senza un IP assegnato né il DNS non potevo andare troppo lontano!
Ma perché improvvisamente questi parametri non erano più impostati correttamente?
Ho provato a collegarmi con un vecchio router Alice che tengo di riserva e con questo ho potuto navigare tranquillamente... Possibile che il mio Sitecom avesse un guasto che gli impediva di collegarsi correttamente al mio provider?
Poi mi sono ricordato...
Ieri sera tardi, appena Bisba era rientrata in casa per la notte, avevo spruzzato per bene di olio di nīm + cedronella tutti i divani/cucce su cui in genere dorme. Durante la notte mi sono alzato per andare in bagno e ho voluto controllare dove fosse andata a dormire Bisba: con mia sorpresa aveva trovato una nuova cuccia: il mobile del telefono, pieno di aggeggi e alquanto scomodo ma dolcemente riscaldato (Bisba è molto freddolosa) dal mio router.
Come ho poi avuto modo di verificare i router Sitecom (o almeno il mio modello) hanno un piccolo pulsante sulla superficie superiore: il suo scopo, se ho ben capito, è quello di facilitare il collegamento con unità wireless però, se si tiene premuto per 10 secondi, si resetta l'apparecchio e, se lo si preme per 15, si impostano i parametri di fabbrica...
A questo punto ho fatto due più due: evidentemente Bisba aveva premuto per chissà quanto tempo tale pulsante!
Così, ricollegatomi al mio router, ho semplicemente lanciato il programma guidato per l'installazione e, magia, tutto si è risolto!
Conclusione: anche quando sembra dormire placidamente Bisba è in grado di combinare guai!
Ieri sera l'ADSL funzionava senza problemi; durante la notte non c'è stato nessun temporale ma stamani non riuscivo a navigare su Internet. Verso l'ora di pranzo, visto che il problema non si risolveva da solo come speravo (ogni tanto succede!), ho telefonato alla Telecom.
Per una volta mi ha risposto un ragazzo molto competente che ha fatto varie prove senza però riuscire a risolvermi il problema: da parte Telecom infatti la mia linea era a posto.
Non avevo fatto altre indagini perché ero convinto che fosse un problema del gestore ma, dato che a loro risultava tutto funzionante, ho iniziato a investigare per mio conto.
Collegandomi al mio router Sitecom tutto sembrava a posto: la connessione era attiva e la velocità di download e upload era correttamente indicata a 7Mbit a 512Kbit.
Poi, guardando meglio, mi sono accorto che le impostazioni della WAN erano tutte assenti: non ne ero sicuro ma mi sembrava che dovessero essere impostate. Più ci pensavo e più mi convincevo che senza un IP assegnato né il DNS non potevo andare troppo lontano!
Ma perché improvvisamente questi parametri non erano più impostati correttamente?
Ho provato a collegarmi con un vecchio router Alice che tengo di riserva e con questo ho potuto navigare tranquillamente... Possibile che il mio Sitecom avesse un guasto che gli impediva di collegarsi correttamente al mio provider?
Poi mi sono ricordato...
Ieri sera tardi, appena Bisba era rientrata in casa per la notte, avevo spruzzato per bene di olio di nīm + cedronella tutti i divani/cucce su cui in genere dorme. Durante la notte mi sono alzato per andare in bagno e ho voluto controllare dove fosse andata a dormire Bisba: con mia sorpresa aveva trovato una nuova cuccia: il mobile del telefono, pieno di aggeggi e alquanto scomodo ma dolcemente riscaldato (Bisba è molto freddolosa) dal mio router.
Come ho poi avuto modo di verificare i router Sitecom (o almeno il mio modello) hanno un piccolo pulsante sulla superficie superiore: il suo scopo, se ho ben capito, è quello di facilitare il collegamento con unità wireless però, se si tiene premuto per 10 secondi, si resetta l'apparecchio e, se lo si preme per 15, si impostano i parametri di fabbrica...
A questo punto ho fatto due più due: evidentemente Bisba aveva premuto per chissà quanto tempo tale pulsante!
Così, ricollegatomi al mio router, ho semplicemente lanciato il programma guidato per l'installazione e, magia, tutto si è risolto!
Conclusione: anche quando sembra dormire placidamente Bisba è in grado di combinare guai!
giovedì 17 dicembre 2015
Somaro volante
Un ragazzo era andato a fare la spesa al supermercato. Arrivato alla cassa paga regolarmente una dozzina di prodotti: la cassiera si accorge però che il ragazzo nasconde qualcosa sotto il maglione e allora, non volendo metterlo nei guai, gli chiede se si è ricordato di mettere tutti i prodotti sul nastro della cassa. Il ragazzo conferma di aver pagato tutto e la cassiera si vede allora costretta a far intervenire la guardia giurata che si occupa del taccheggio. Immediatamente si scopre che il ragazzo nascondeva sotto la maglia un bel trancio di prosciutto (oltretutto di un valore pari a quello degli altri prodotti messi insieme!) e così vengono chiamati i carabinieri.
A questo punto intervengono i genitori del ragazzo: invece di di appellarsi al buon cuore del direttore decidono di ricorrere alle vie legali e, alla fine, il TAR del Veneto dà loro ragione: non si può considerare furto il non pagamento di un singolo prodotto quando tutti gli altri sono stati regolarmente acquistati. Si tratta di un'importante decisione che però metterà in difficoltà tutti i supermercati...
Un operaio non va a lavoro facendo sapere di avere un attacco di febbre alta. La situazione si ripete con una certa frequenza e l'uomo salta numerosi giorni lavorativi. Durante una di queste malattie un dottore del lavoro è inviato a casa dell'operaio per verificarne la malattia. Il dottore constata che il presunto malato ha sì la gola leggermente arrossata e un leggero raffreddore ma non ha neppure una linea di febbre. In breve l'operaio è licenziato: questi però si rivolge alla giustizia e, alla fine, il TAR del Veneto stabilisce che la febbre alta, per essere tale, non dipende dalla temperatura (che può anche essere normale) ma è sufficiente che siano presenti tutti gli altri sintomi secondari. Da adesso si potrà avere la febbre alta anche a 36°: attenti quindi alle epidemie!
Un ragazzo viene rimandato in italiano: in estate la sua scuola non organizza nessun corso di sostegno e lui si guarda bene da aprire libro. A settembre fallisce l'esame di riparazione e gli insegnanti, con 7 voti su 10, lo bocciano.
I genitori, invece di prendere l'occasione per far studiare di più il loro amato somaro, fanno ricorso alla giustizia ordinaria. Inutile dire che il TAR del Veneto dà loro ragione: non si può rimandare uno studente che ha l'insufficienza in una sola materia. Da adesso sarà quindi un po' più difficile essere bocciati!
Solo una di queste tre storielle è vera: di quale si tratta secondo voi?
Ovviamente io lo so già ma, se non lo sapessi, affidandomi alla mia intelligenza e buon senso, direi che la prima è quella realmente accaduta.
Il mio ragionamento si sarebbe basato sul fatto che il furto, alla fine, ha una definizione giuridica ben precisa: quindi, per quanto paradossale, non avrei escluso che, a causa di norme contrastanti e sovrapposte, si potesse giungere alla conclusione del TAR del Veneto. Dopotutto un giudice è pienamente qualificato a prendere decisioni in materia legale...
Al contrario, sia per il racconto della febbre che per quello della bocciatura, non mi sembra che un giudice sia titolato a decidere su tali questioni: che studi ha fatto di pedagogia per affermare che essere “insufficienti” in una sola materia non sia abbastanza per essere bocciati? Che studi ha fatto di medicina per stabilire quando una malattia sia tale e quando no?
Ovviamente avrei sbagliato: l'intelligenza e il buon senso sono infatti qualità totalmente inutili in un paese governato da stupidità e superficialità.
La storia vera è infatti proprio quella del giovane somaro bocciato dagli insegnanti ma promosso dai giudici. Vedi Bocciato per insufficienza in italiano, il TAR annulla la decisione dal FattoQuotidiano.
Gli aspetti paradossali della vicenda sono molteplici: ho cercato di farli trasparire nelle mie storielle ma è meglio riassumerli...
Gli insegnanti del ragazzo, constata l'insufficienza in italiano anche a settembre, hanno valutato la situazione e tutti insieme hanno votato per decidere (7 voti su 10) che non era in grado di accedere alla classe successiva: il giudice, senza conoscere il ragazzo, non si sa con quale esperienza, ha invece sentenziato che gli insegnanti non conoscono il loro lavoro (sì, hanno la laurea, ma non guadagnano un ca### e quindi...) e che lo studente va comunque promosso.
Ai miei tempi l'italiano non era una materia come le altre: benché io abbia studiato allo scientifico, circa metà delle ore di scuola erano assegnate allo studio dell'italiano. Non è forse ragionevole pensare che sia una materia più importante delle altre? Comprendere ad esempio un testo in italiano e saperlo riassumere non è forse necessario anche per lo studio della storia, della filosofia, della biologia, etc? Invece no: per il giudice, in quale materia sia l'insufficienza, è irrilevante.
Io vedo nel comportamento del giudice anche una notevole arroganza: il difetto tipicamente italiano di abusare del proprio potere che, in questo caso, si esplicita nell'ostinarsi a decidere in ambiti dove non si è qualificati a farlo. Perché allora non stabilire per legge quando una persona abbia una determinata malattia, quando sia valida una certa proprietà fisica, quando sia giusto un certo argomento teologico o perché non si dimostra con una sentenza di tribunale un certo teorema matematico?
Questi giudici non si rendono conto che cercano di sollevarsi da terra tirandosi da soli i capelli verso l'alto?
Questo è un delirio di potenza che dà loro l'illusione di poter controllare la realtà per decreto, con delle sentenze trasformare il bianco in nero, cambiare la destra con la sinistra oltre che, naturalmente, far volare un somaro che non studia.
Conclusione: mi piacerebbe avere qualche dettaglio in più: non sul somar... pardon, sul ragazzo, ma sulla sua famiglia: chi ha la possibilità di ricorrere al TAR per una questione di questo genere non potrebbe aver esercitato indebite pressioni politico/economiche anche sui giudici? La sentenza è talmente assurda che mi insospettisce...
A questo punto intervengono i genitori del ragazzo: invece di di appellarsi al buon cuore del direttore decidono di ricorrere alle vie legali e, alla fine, il TAR del Veneto dà loro ragione: non si può considerare furto il non pagamento di un singolo prodotto quando tutti gli altri sono stati regolarmente acquistati. Si tratta di un'importante decisione che però metterà in difficoltà tutti i supermercati...
Un operaio non va a lavoro facendo sapere di avere un attacco di febbre alta. La situazione si ripete con una certa frequenza e l'uomo salta numerosi giorni lavorativi. Durante una di queste malattie un dottore del lavoro è inviato a casa dell'operaio per verificarne la malattia. Il dottore constata che il presunto malato ha sì la gola leggermente arrossata e un leggero raffreddore ma non ha neppure una linea di febbre. In breve l'operaio è licenziato: questi però si rivolge alla giustizia e, alla fine, il TAR del Veneto stabilisce che la febbre alta, per essere tale, non dipende dalla temperatura (che può anche essere normale) ma è sufficiente che siano presenti tutti gli altri sintomi secondari. Da adesso si potrà avere la febbre alta anche a 36°: attenti quindi alle epidemie!
Un ragazzo viene rimandato in italiano: in estate la sua scuola non organizza nessun corso di sostegno e lui si guarda bene da aprire libro. A settembre fallisce l'esame di riparazione e gli insegnanti, con 7 voti su 10, lo bocciano.
I genitori, invece di prendere l'occasione per far studiare di più il loro amato somaro, fanno ricorso alla giustizia ordinaria. Inutile dire che il TAR del Veneto dà loro ragione: non si può rimandare uno studente che ha l'insufficienza in una sola materia. Da adesso sarà quindi un po' più difficile essere bocciati!
Solo una di queste tre storielle è vera: di quale si tratta secondo voi?
Ovviamente io lo so già ma, se non lo sapessi, affidandomi alla mia intelligenza e buon senso, direi che la prima è quella realmente accaduta.
Il mio ragionamento si sarebbe basato sul fatto che il furto, alla fine, ha una definizione giuridica ben precisa: quindi, per quanto paradossale, non avrei escluso che, a causa di norme contrastanti e sovrapposte, si potesse giungere alla conclusione del TAR del Veneto. Dopotutto un giudice è pienamente qualificato a prendere decisioni in materia legale...
Al contrario, sia per il racconto della febbre che per quello della bocciatura, non mi sembra che un giudice sia titolato a decidere su tali questioni: che studi ha fatto di pedagogia per affermare che essere “insufficienti” in una sola materia non sia abbastanza per essere bocciati? Che studi ha fatto di medicina per stabilire quando una malattia sia tale e quando no?
Ovviamente avrei sbagliato: l'intelligenza e il buon senso sono infatti qualità totalmente inutili in un paese governato da stupidità e superficialità.
La storia vera è infatti proprio quella del giovane somaro bocciato dagli insegnanti ma promosso dai giudici. Vedi Bocciato per insufficienza in italiano, il TAR annulla la decisione dal FattoQuotidiano.
Gli aspetti paradossali della vicenda sono molteplici: ho cercato di farli trasparire nelle mie storielle ma è meglio riassumerli...
Gli insegnanti del ragazzo, constata l'insufficienza in italiano anche a settembre, hanno valutato la situazione e tutti insieme hanno votato per decidere (7 voti su 10) che non era in grado di accedere alla classe successiva: il giudice, senza conoscere il ragazzo, non si sa con quale esperienza, ha invece sentenziato che gli insegnanti non conoscono il loro lavoro (sì, hanno la laurea, ma non guadagnano un ca### e quindi...) e che lo studente va comunque promosso.
Ai miei tempi l'italiano non era una materia come le altre: benché io abbia studiato allo scientifico, circa metà delle ore di scuola erano assegnate allo studio dell'italiano. Non è forse ragionevole pensare che sia una materia più importante delle altre? Comprendere ad esempio un testo in italiano e saperlo riassumere non è forse necessario anche per lo studio della storia, della filosofia, della biologia, etc? Invece no: per il giudice, in quale materia sia l'insufficienza, è irrilevante.
Io vedo nel comportamento del giudice anche una notevole arroganza: il difetto tipicamente italiano di abusare del proprio potere che, in questo caso, si esplicita nell'ostinarsi a decidere in ambiti dove non si è qualificati a farlo. Perché allora non stabilire per legge quando una persona abbia una determinata malattia, quando sia valida una certa proprietà fisica, quando sia giusto un certo argomento teologico o perché non si dimostra con una sentenza di tribunale un certo teorema matematico?
Questi giudici non si rendono conto che cercano di sollevarsi da terra tirandosi da soli i capelli verso l'alto?
Questo è un delirio di potenza che dà loro l'illusione di poter controllare la realtà per decreto, con delle sentenze trasformare il bianco in nero, cambiare la destra con la sinistra oltre che, naturalmente, far volare un somaro che non studia.
Conclusione: mi piacerebbe avere qualche dettaglio in più: non sul somar... pardon, sul ragazzo, ma sulla sua famiglia: chi ha la possibilità di ricorrere al TAR per una questione di questo genere non potrebbe aver esercitato indebite pressioni politico/economiche anche sui giudici? La sentenza è talmente assurda che mi insospettisce...
martedì 15 dicembre 2015
Emergenza impronte
Come mai è così importante prendere queste impronte Ue: Italia prenda le impronte anche con la forza (dal FattoQuotidiano.it) ?
Lotta al terrorismo? Non credo, forse marginalmente...
Il vero motivo sono le regole europee: secondo gli accordi attuali gli immigrati irregolari che entrano in un paese devono essere rimandati indietro dal paese di cui violino i confini; se si tratta di rifugiati questi devono essere identificati e possono chiedere asilo esclusivamente nel paese di arrivo.
Il problema è che i clandestini, anche quelli che possono ambire allo status di rifugiato, non vogliono rimanere in Italia ma andarsene in paesi economicamente più floridi. Se però fossero preventivamente identificati in Italia, una volta arrivati ad esempio in Germania, le autorità tedesche potrebbero riaccompagnarli alla nostra frontiera dicendoci “questi li dovete gestire voi (espellerli o dargli asilo)”.
Lo scorso aprile in +20 scrissi:
«Cosa vuole ottenere quindi il governo Renzi disperdendo gli immigrati su tutto il territorio nazionale? Io credo che si tratti della solita “furbizia” italiana: l'Italia per le leggi internazionali ed europee dovrebbe farsi carico dell'emergenza ma per incapacità politica e limiti economici non ne è in grado. La soluzione pensata è quella di dare la possibilità ai singoli immigrati di far perdere le proprie tracce e raggiungere gli altri paesi il più presto possibile. Una volta all'estero sarà nell'interesse dell'immigrato cercare di non tornare in Italia: per questo mi chiedevo quanto bene siano stati identificati gli immigrati: non mi stupirei se fosse stato dato ordine di identificarli nella maniera più approssimativa e superficiale possibile...» (il grassetto l'ho aggiunto oggi).
Conclusione: mi sa che avevo visto giusto!
Lotta al terrorismo? Non credo, forse marginalmente...
Il vero motivo sono le regole europee: secondo gli accordi attuali gli immigrati irregolari che entrano in un paese devono essere rimandati indietro dal paese di cui violino i confini; se si tratta di rifugiati questi devono essere identificati e possono chiedere asilo esclusivamente nel paese di arrivo.
Il problema è che i clandestini, anche quelli che possono ambire allo status di rifugiato, non vogliono rimanere in Italia ma andarsene in paesi economicamente più floridi. Se però fossero preventivamente identificati in Italia, una volta arrivati ad esempio in Germania, le autorità tedesche potrebbero riaccompagnarli alla nostra frontiera dicendoci “questi li dovete gestire voi (espellerli o dargli asilo)”.
Lo scorso aprile in +20 scrissi:
«Cosa vuole ottenere quindi il governo Renzi disperdendo gli immigrati su tutto il territorio nazionale? Io credo che si tratti della solita “furbizia” italiana: l'Italia per le leggi internazionali ed europee dovrebbe farsi carico dell'emergenza ma per incapacità politica e limiti economici non ne è in grado. La soluzione pensata è quella di dare la possibilità ai singoli immigrati di far perdere le proprie tracce e raggiungere gli altri paesi il più presto possibile. Una volta all'estero sarà nell'interesse dell'immigrato cercare di non tornare in Italia: per questo mi chiedevo quanto bene siano stati identificati gli immigrati: non mi stupirei se fosse stato dato ordine di identificarli nella maniera più approssimativa e superficiale possibile...» (il grassetto l'ho aggiunto oggi).
Conclusione: mi sa che avevo visto giusto!
domenica 13 dicembre 2015
Notti magiche...
Un altro libro che ho finito di leggere pochi giorni fa è Le notti rivoluzionarie di Restif de la Bretonne (RdlB), Ed. SE, 1989, a cura di Giacinto Spagnoletti.
Si tratta di uno dei libri presentati da mio zio nel video pubblicato in Il Fattaccio (3/4) al quale rimando per una divertente introduzione dell'autore Restif de la Bretonne (RdlB).
Le notti rivoluzionarie a cui fa riferimento il titolo sono quelle della rivoluzione francese e coprono un arco di circa quattro anni, dal 1789 al 1793.
Premetto che da un punto di vista storico io so poco o niente della rivoluzione francese: i miei interessi storici sono infatti estremamente limitati e, a parte qualche eccezione, concentrati sugli ultimi secoli dell'impero romano fino al crollo della parte occidentale.
Questa mia mancanza non mi permette di inquadrare gli eventi descritti da RdlB nel loro contesto storico più ampio né di comprendere i numerosi riferimenti a eventi famosi o al funzionamento delle varie istituzioni rivoluzionarie citate.
RdlB si definisce uno scrittore mentre mio zio lo riassume come un ubriacone squattrinato: la verità sta un po' nel mezzo. L'autore mi è parso uno storico un po' sui generis, che riporta quello che vede sovrapponendoci le proprie vicessitudini personali (di cui non scriverò) e tralasciando sistematicamente il quadro generale. Ma forse, proprio per questo, la sua opera ha un particolare valore: mancando la volontà di interpretare e di spiegare la logica degli eventi, riesce a rendere con immediatezza i fatti di cui è testimone senza distorcerli con un filtro storico/ideologico.
Sì, perché RdlB gira per Parigi in quegli anni convulsi, attento a cogliere gli umori del popolo e imbattendosi spesso in piccoli intrighi fughe e inseguimenti (per non parlare delle rivolte e delle uccisioni) che rendono bene la violenta caoticità di quegli anni.
RdlB scrive le sue cronache nel corso del tempo e io ho individuato almeno tre diversi periodi temporali che corrispondono ad altrettanti fasi della vita dell'autore.
Nella prima RdlB, già in precedenza contrario agli eccessi dell'ancien régime, nutre grandi speranze nella rivoluzione ed è evidente che si auguri che si giunga a una riconciliazione nazionale, che veda sempre il re Luigi alla guida e simbolo incarnato della nazione. RdlB è insomma un moderato, dotato di buon senso, che rifugge gli estremi reazionari come pure gli eccessi dei giacobini.
Nella seconda fase, scritta quando ormai il re è stato giustiziato, RdlB diviene più prudente, e pur mantenendo la propria onestà intellettuale, pesa con grande attenzione le proprie parole. Il re non è più esaltato come l'anima della nazione ma è rappresentato come un uomo fuorviato da cattivi consiglieri, talvolta non abbastanza fermo nelle proprie decisioni, ma che tuttavia anche sul patibolo mantiene la sua dignità.
È di questo periodo un curioso ragionamento di RdlB: secondo l'autore la maggioranza, come massima espressione del popolo e della nazione, non ha soltanto il diritto di prendere qualsiasi decisione ma anche la facoltà di rendere qualcosa giusto o ingiusto. Cioè, se la maggioranza ritiene moralmente giusto giustiziare i preti, allora anche per RdlB ciò diviene giusto. In pratica è la maniera con cui l'autore si autoconvince della correttezza morale della propria passività di fronte a fatti che nel profondo del suo cuore non condivide ma, anzi, aborrisce.
La terza fase è invece brevissima e comprende solo pochi capitoli: più o meno coincide con la presa del potere da parte di Robespierre. È evidente che l'autore è adesso terrorizzato ed esplicitamente si dissocia da quanto scritto in precedenza spiegando che quelle descritte non erano le sue opinioni ma gli umori del popolo che lui riportava come percepiva; aggiunge poi una professione di fede nella bontà e necessità della rivoluzione in un apposito capitoletto e, comunque, continua a riaffermarla in ogni paragrafo dei pochi capitoli successivi.
Spero (non ho verificato su Wikipedia...) che l'autore non sia stato giustiziato e che, semplicemente, abbia cessato di scrivere perché troppo rischioso per la propria incolumità...
Le analisi e i commenti sui fatti di RdlB sono curiosi: da una parte è un acuto osservatore capace di intendere bene gli individui, dall'altra però ha una visione ingenua e superficiale degli avvenimenti politici.
Un paio di esempi: nella parte centrale si lamenta della scelta del re riguardo i suoi avvocati difensori. In particolare afferma con convinzione che il vecchio avvocato Malesherbes avrebbe potuto salvare il re vent'anni prima: a me è invece chiaro che la condanna del re fosse stata già scritta con l'inizio del processo vero e proprio. Nessuna difesa avrebbe potuto salvarlo perché, per quanto debole e inetto, era un simbolo troppo ingombrante del passato potere aristocratico.
Oppure alla morte di Marat l'autore prende per buona la dubbia confessione della giovane assassina Marie-Anne-Charlotte che in realtà non spiega niente: la mia forte sensazione è che avrebbe potuto trattarsi di un omicidio su commissione, magari qualcuno che vedeva Marat come un rivoluzionario troppo moderato; al riguardo non bisogna dimenticare che i suoi nemici lo avevano messo pochi mesi prima in stato di accusa costringendo Marat a comparire davanti al tribunale rivoluzionario: il processo, come scrive RdlB, si trasformò in un trionfo «[Marat] andò a sedersi dove gli piacque; fu lui a interrogare i giudici. Tutto quello che fece fu ben fatto; tutto quello che disse fu ben detto. … … Si discolpò; fu insignito di una corona civica. Quando uscì dal tribunale fu portato in trionfo come Mardocheo, e per poco i suoi accusatori non subirono la sorte di Aman...».
Questo mi fa pensare che i suoi accusatori (mi chiedo se fosse la fazione di Robespierre...), fallito l'omicidio giudiziario, passarono poi a commissionarne uno vero e proprio...
Eppure, questo che a me pare un legittimo e quasi automatico sospetto, non sembra turbare minimamente RdlB (*1): ma può darsi che già allora temesse di esporsi troppo esponendo i propri dubbi...
Eppure a parte questa apparente superficialità, che magari può essere spiegata come prudenza, RdlB è anche capace di grandi intuizioni: durante il processo al re RdlB, che è andato ad assistervi, si distrae e immagina cosa, dopo duecento anni, i posteri avrebbero pensato della rivoluzione francese. Il paragrafo è troppo lungo per riproporlo integralmente ma una frase è particolarmente significativa: «Mi sembrava che alcuni ci rimproverassero d'esser privi d'umanità, altri, estremisti come ce ne sono oggi, ci approvavano.» Nel sostanziale equilibrio morale che risulta da queste opinioni contrastanti io vi vedo la capacità dell'autore di liberarsi del fardello dato dal fattore “epoca” (v. Epoca e Corollario a epoca). Questo gli permette di vedere le vicende che sta vivendo nella giusta prospettiva: come qualcosa né di perfetto né di completamente sbagliato; non come qualcosa di unico ma come un qualcosa che, in forme diverse, è destinato a ripetersi perché tale è la natura umana. Altri periodi del paragrafo rafforzano questo concetto.
A me questo pare uno straordinario esempio di lucidità e obiettività.
Fino ad adesso ho scritto più di RdlB che della rivoluzione francese in sé. In parte, come ho già spiegato, il motivo è dato dalla mia scarsa (quasi nulla) conoscenza della stessa e in parte dallo stile dell'autore che dà per scontati e noti un gran numero di eventi così come dello scopo e funzionamento delle istituzioni citate.
Eppure, nonostante queste difficoltà, si arriva comunque a comprendere qualcosa di molto importante sulla rivoluzione francese.
Dovendo descriverla con una parola la definirei con “caotica”. RdlB si trova nel bel mezzo di un tornado di eventi e la sua prospettiva, dall'interno del ciclone con tutto che ruota intorno a velocità pazzesca, è comprensibilmente confusa: in un capitolo può capitare che si concentri sul suo personale intervento nello sventare il saccheggio di una farmacia piuttosto che nel riferire altri eventi di portata nazionale; come spiegato la sua cronaca si fonde con un diario personale.
Ma se questa confusione era la condizione di RdlB, uomo evidentemente di cultura e intelligenza superiore alla media, cosa avrà compreso il popolo di ciò che accadeva?
Leggendo le descrizioni e i dialoghi di RdlB si comprende che gli unici concetti del tipico cittadino francese erano essenzialmente: 1. Basta all'Ancien régime corrotto; 2. potere al popolo
In base a questi principi vaghi e superficiali il popolo veniva agitato e sollevato di volta in volta per giustificare e rendere possibili le azioni più cruente, le esecuzioni sommarie, le rivolte contro questo o quello.
In altre parole il popolo era consapevole poco o nulla (certamente non più di RdlB) di ciò che accadeva e veniva usato e manipolato dalle fasce più estreme dei rivoluzionari (Es. al grido di “i farmacisti godono di privilegi come i nobili dell'ancien régime!” si poteva sollevare un'ondata di saccheggi contro le farmacie...).
Insomma la rivoluzione francese, almeno nel popolo, non fu una rivoluzione idealistica ma ebbe una base di rancore e invidia che sfociava in vendetta selvaggia: intendo dire che i principi più alti non erano compresi dall'uomo comune che agiva quindi non per cognizione di causa ma perché eccitato alla violenza.
La conclusione è che di rivoluzioni francesi ne esistono due.
Quella vera, brutale, governata dal caso e nella quale il rancore accumulato dal popolo, che non comprendeva ciò che accadeva, fu sfruttato per giustificare e raggiungere ben precisi obiettivi politici.
E poi c'è quella mitizzata, i cui ideali di libertà, fraternità e uguaglianza, con diverse declinazioni e accenti diversi, sono alla base delle democrazie del mondo occidentale. Ma paradossalmente nella vera rivoluzione francese non ci fu né legalità, né fraternità né uguaglianza. Questi furono valori ripetuti e urlati dal popolo e per il popolo ma raramente applicati...
Questo doppio volto della rivoluzione è certamente l'elemento più importante che emerge dalla lettura dell'opera di RdlB ma non è il solo...
Un altro aspetto della rivoluzione francese che mi ha stupito è il ruolo delle donne: pensavo che la loro parte nella rivoluzione francese fosse stata esagerata e/o mitizzata ma invece RdlB riporta numerosi episodi che le vedono come protagoniste. Sembra anzi che queste fossero particolarmente fanatiche e molto abili nell'aizzare gli uomini alla violenza. Non la definirei una rivoluzione delle donne ma sicuramente queste sono state usate massicciamente per legittimarla anche grazie alle loro grida.
Di nuovo ho poi trovato conferma, nonché valore generale, uno dei miei proverbi scacchistici preferiti: “La minaccia è più forte della sua esecuzione”.
Leggendo la cronaca di RdlB si ha la sensazione di una prima fase in cui le forze reazionarie e quelle democratiche (*2) sono in equilibrio apparente: questa fase porta alla stesura di una nuova costituzione dove il re non è più il monarca assoluto ma ha comunque potere di veto sulle decisioni del parlamento (*3). Si era raggiunto una sorta di compromesso perché evidentemente, le parti in lotta, pensavano di non poter ottenere di più. Evidentemente le forze più rivoluzionarie temevano quelle dei reazionari e vice versa.
Poi il re tira troppo la corda e l'equilibrio si rompe: il re viene giustiziato e le forze reazionarie mostrano le loro carte che, sfortunatamente per loro, si rivelano poco più di un bluff: il tradimento di qualche alto ufficiale e l'insurrezione di un paio di città.
Ed ecco che quando la minaccia si è concretizzata, e la sua forza deterrente è svanita, si scatena la reazione dell'avversario non più frenata da alcun timore: la repressione è spietata e la Francia inizia a vivere gli anni del terrore.
Conclusione: un libro interessantissimo del quale non si può non consigliarne la lettura! Magari evitando però di leggerlo, come ho fatto io, senza una minima infarinatura degli eventi storici della rivoluzione francese...
E ora mi leggo molto volentieri la pagina di Wikipedia su RdlB e sulla rivoluzione francese!
Nota (*1): beh, finito di scrivere questo pezzo ho voluto leggermi la pagina di Wikipedia su Marat e la rivoluzione francese. Non ho trovato neppure un accenno al dubbio che Charlotte Corday potesse essere stata istigata a commettere l'omicidio: che sia io troppo sospettoso? Forse...
Ma dal mio punto di vista andrebbe dimostrato che la ragazza agì da sola e non il contrario: è infatti il secondo caso a sembrarmi il più probabile!
Nota (*2): forze “reazionarie” e “democratiche” non sono certo i termini corretti ma, come ho premesso, non conosco questo periodo storico e il mio unico scopo è quello di farmi capire e non di essere preciso e corretto nei termini usati...
Nota (*3): come ho scritto non conosco questo periodo storico: questa è la mia interpretazione degli accenni di FdlB. Quindi magari non è “Parlmento” ma la “Comune”, etc... Il fatto essenziale è che il re non ha più il potere assoluto ma ha comunque ancora grande importanza. Evidentemente il suo nuovo ruolo politico è frutto di un accordo, per quanto precario, fra le parti...
Si tratta di uno dei libri presentati da mio zio nel video pubblicato in Il Fattaccio (3/4) al quale rimando per una divertente introduzione dell'autore Restif de la Bretonne (RdlB).
Le notti rivoluzionarie a cui fa riferimento il titolo sono quelle della rivoluzione francese e coprono un arco di circa quattro anni, dal 1789 al 1793.
Premetto che da un punto di vista storico io so poco o niente della rivoluzione francese: i miei interessi storici sono infatti estremamente limitati e, a parte qualche eccezione, concentrati sugli ultimi secoli dell'impero romano fino al crollo della parte occidentale.
Questa mia mancanza non mi permette di inquadrare gli eventi descritti da RdlB nel loro contesto storico più ampio né di comprendere i numerosi riferimenti a eventi famosi o al funzionamento delle varie istituzioni rivoluzionarie citate.
RdlB si definisce uno scrittore mentre mio zio lo riassume come un ubriacone squattrinato: la verità sta un po' nel mezzo. L'autore mi è parso uno storico un po' sui generis, che riporta quello che vede sovrapponendoci le proprie vicessitudini personali (di cui non scriverò) e tralasciando sistematicamente il quadro generale. Ma forse, proprio per questo, la sua opera ha un particolare valore: mancando la volontà di interpretare e di spiegare la logica degli eventi, riesce a rendere con immediatezza i fatti di cui è testimone senza distorcerli con un filtro storico/ideologico.
Sì, perché RdlB gira per Parigi in quegli anni convulsi, attento a cogliere gli umori del popolo e imbattendosi spesso in piccoli intrighi fughe e inseguimenti (per non parlare delle rivolte e delle uccisioni) che rendono bene la violenta caoticità di quegli anni.
RdlB scrive le sue cronache nel corso del tempo e io ho individuato almeno tre diversi periodi temporali che corrispondono ad altrettanti fasi della vita dell'autore.
Nella prima RdlB, già in precedenza contrario agli eccessi dell'ancien régime, nutre grandi speranze nella rivoluzione ed è evidente che si auguri che si giunga a una riconciliazione nazionale, che veda sempre il re Luigi alla guida e simbolo incarnato della nazione. RdlB è insomma un moderato, dotato di buon senso, che rifugge gli estremi reazionari come pure gli eccessi dei giacobini.
Nella seconda fase, scritta quando ormai il re è stato giustiziato, RdlB diviene più prudente, e pur mantenendo la propria onestà intellettuale, pesa con grande attenzione le proprie parole. Il re non è più esaltato come l'anima della nazione ma è rappresentato come un uomo fuorviato da cattivi consiglieri, talvolta non abbastanza fermo nelle proprie decisioni, ma che tuttavia anche sul patibolo mantiene la sua dignità.
È di questo periodo un curioso ragionamento di RdlB: secondo l'autore la maggioranza, come massima espressione del popolo e della nazione, non ha soltanto il diritto di prendere qualsiasi decisione ma anche la facoltà di rendere qualcosa giusto o ingiusto. Cioè, se la maggioranza ritiene moralmente giusto giustiziare i preti, allora anche per RdlB ciò diviene giusto. In pratica è la maniera con cui l'autore si autoconvince della correttezza morale della propria passività di fronte a fatti che nel profondo del suo cuore non condivide ma, anzi, aborrisce.
La terza fase è invece brevissima e comprende solo pochi capitoli: più o meno coincide con la presa del potere da parte di Robespierre. È evidente che l'autore è adesso terrorizzato ed esplicitamente si dissocia da quanto scritto in precedenza spiegando che quelle descritte non erano le sue opinioni ma gli umori del popolo che lui riportava come percepiva; aggiunge poi una professione di fede nella bontà e necessità della rivoluzione in un apposito capitoletto e, comunque, continua a riaffermarla in ogni paragrafo dei pochi capitoli successivi.
Spero (non ho verificato su Wikipedia...) che l'autore non sia stato giustiziato e che, semplicemente, abbia cessato di scrivere perché troppo rischioso per la propria incolumità...
Le analisi e i commenti sui fatti di RdlB sono curiosi: da una parte è un acuto osservatore capace di intendere bene gli individui, dall'altra però ha una visione ingenua e superficiale degli avvenimenti politici.
Un paio di esempi: nella parte centrale si lamenta della scelta del re riguardo i suoi avvocati difensori. In particolare afferma con convinzione che il vecchio avvocato Malesherbes avrebbe potuto salvare il re vent'anni prima: a me è invece chiaro che la condanna del re fosse stata già scritta con l'inizio del processo vero e proprio. Nessuna difesa avrebbe potuto salvarlo perché, per quanto debole e inetto, era un simbolo troppo ingombrante del passato potere aristocratico.
Oppure alla morte di Marat l'autore prende per buona la dubbia confessione della giovane assassina Marie-Anne-Charlotte che in realtà non spiega niente: la mia forte sensazione è che avrebbe potuto trattarsi di un omicidio su commissione, magari qualcuno che vedeva Marat come un rivoluzionario troppo moderato; al riguardo non bisogna dimenticare che i suoi nemici lo avevano messo pochi mesi prima in stato di accusa costringendo Marat a comparire davanti al tribunale rivoluzionario: il processo, come scrive RdlB, si trasformò in un trionfo «[Marat] andò a sedersi dove gli piacque; fu lui a interrogare i giudici. Tutto quello che fece fu ben fatto; tutto quello che disse fu ben detto. … … Si discolpò; fu insignito di una corona civica. Quando uscì dal tribunale fu portato in trionfo come Mardocheo, e per poco i suoi accusatori non subirono la sorte di Aman...».
Questo mi fa pensare che i suoi accusatori (mi chiedo se fosse la fazione di Robespierre...), fallito l'omicidio giudiziario, passarono poi a commissionarne uno vero e proprio...
Eppure, questo che a me pare un legittimo e quasi automatico sospetto, non sembra turbare minimamente RdlB (*1): ma può darsi che già allora temesse di esporsi troppo esponendo i propri dubbi...
Eppure a parte questa apparente superficialità, che magari può essere spiegata come prudenza, RdlB è anche capace di grandi intuizioni: durante il processo al re RdlB, che è andato ad assistervi, si distrae e immagina cosa, dopo duecento anni, i posteri avrebbero pensato della rivoluzione francese. Il paragrafo è troppo lungo per riproporlo integralmente ma una frase è particolarmente significativa: «Mi sembrava che alcuni ci rimproverassero d'esser privi d'umanità, altri, estremisti come ce ne sono oggi, ci approvavano.» Nel sostanziale equilibrio morale che risulta da queste opinioni contrastanti io vi vedo la capacità dell'autore di liberarsi del fardello dato dal fattore “epoca” (v. Epoca e Corollario a epoca). Questo gli permette di vedere le vicende che sta vivendo nella giusta prospettiva: come qualcosa né di perfetto né di completamente sbagliato; non come qualcosa di unico ma come un qualcosa che, in forme diverse, è destinato a ripetersi perché tale è la natura umana. Altri periodi del paragrafo rafforzano questo concetto.
A me questo pare uno straordinario esempio di lucidità e obiettività.
Fino ad adesso ho scritto più di RdlB che della rivoluzione francese in sé. In parte, come ho già spiegato, il motivo è dato dalla mia scarsa (quasi nulla) conoscenza della stessa e in parte dallo stile dell'autore che dà per scontati e noti un gran numero di eventi così come dello scopo e funzionamento delle istituzioni citate.
Eppure, nonostante queste difficoltà, si arriva comunque a comprendere qualcosa di molto importante sulla rivoluzione francese.
Dovendo descriverla con una parola la definirei con “caotica”. RdlB si trova nel bel mezzo di un tornado di eventi e la sua prospettiva, dall'interno del ciclone con tutto che ruota intorno a velocità pazzesca, è comprensibilmente confusa: in un capitolo può capitare che si concentri sul suo personale intervento nello sventare il saccheggio di una farmacia piuttosto che nel riferire altri eventi di portata nazionale; come spiegato la sua cronaca si fonde con un diario personale.
Ma se questa confusione era la condizione di RdlB, uomo evidentemente di cultura e intelligenza superiore alla media, cosa avrà compreso il popolo di ciò che accadeva?
Leggendo le descrizioni e i dialoghi di RdlB si comprende che gli unici concetti del tipico cittadino francese erano essenzialmente: 1. Basta all'Ancien régime corrotto; 2. potere al popolo
In base a questi principi vaghi e superficiali il popolo veniva agitato e sollevato di volta in volta per giustificare e rendere possibili le azioni più cruente, le esecuzioni sommarie, le rivolte contro questo o quello.
In altre parole il popolo era consapevole poco o nulla (certamente non più di RdlB) di ciò che accadeva e veniva usato e manipolato dalle fasce più estreme dei rivoluzionari (Es. al grido di “i farmacisti godono di privilegi come i nobili dell'ancien régime!” si poteva sollevare un'ondata di saccheggi contro le farmacie...).
Insomma la rivoluzione francese, almeno nel popolo, non fu una rivoluzione idealistica ma ebbe una base di rancore e invidia che sfociava in vendetta selvaggia: intendo dire che i principi più alti non erano compresi dall'uomo comune che agiva quindi non per cognizione di causa ma perché eccitato alla violenza.
La conclusione è che di rivoluzioni francesi ne esistono due.
Quella vera, brutale, governata dal caso e nella quale il rancore accumulato dal popolo, che non comprendeva ciò che accadeva, fu sfruttato per giustificare e raggiungere ben precisi obiettivi politici.
E poi c'è quella mitizzata, i cui ideali di libertà, fraternità e uguaglianza, con diverse declinazioni e accenti diversi, sono alla base delle democrazie del mondo occidentale. Ma paradossalmente nella vera rivoluzione francese non ci fu né legalità, né fraternità né uguaglianza. Questi furono valori ripetuti e urlati dal popolo e per il popolo ma raramente applicati...
Questo doppio volto della rivoluzione è certamente l'elemento più importante che emerge dalla lettura dell'opera di RdlB ma non è il solo...
Un altro aspetto della rivoluzione francese che mi ha stupito è il ruolo delle donne: pensavo che la loro parte nella rivoluzione francese fosse stata esagerata e/o mitizzata ma invece RdlB riporta numerosi episodi che le vedono come protagoniste. Sembra anzi che queste fossero particolarmente fanatiche e molto abili nell'aizzare gli uomini alla violenza. Non la definirei una rivoluzione delle donne ma sicuramente queste sono state usate massicciamente per legittimarla anche grazie alle loro grida.
Di nuovo ho poi trovato conferma, nonché valore generale, uno dei miei proverbi scacchistici preferiti: “La minaccia è più forte della sua esecuzione”.
Leggendo la cronaca di RdlB si ha la sensazione di una prima fase in cui le forze reazionarie e quelle democratiche (*2) sono in equilibrio apparente: questa fase porta alla stesura di una nuova costituzione dove il re non è più il monarca assoluto ma ha comunque potere di veto sulle decisioni del parlamento (*3). Si era raggiunto una sorta di compromesso perché evidentemente, le parti in lotta, pensavano di non poter ottenere di più. Evidentemente le forze più rivoluzionarie temevano quelle dei reazionari e vice versa.
Poi il re tira troppo la corda e l'equilibrio si rompe: il re viene giustiziato e le forze reazionarie mostrano le loro carte che, sfortunatamente per loro, si rivelano poco più di un bluff: il tradimento di qualche alto ufficiale e l'insurrezione di un paio di città.
Ed ecco che quando la minaccia si è concretizzata, e la sua forza deterrente è svanita, si scatena la reazione dell'avversario non più frenata da alcun timore: la repressione è spietata e la Francia inizia a vivere gli anni del terrore.
Conclusione: un libro interessantissimo del quale non si può non consigliarne la lettura! Magari evitando però di leggerlo, come ho fatto io, senza una minima infarinatura degli eventi storici della rivoluzione francese...
E ora mi leggo molto volentieri la pagina di Wikipedia su RdlB e sulla rivoluzione francese!
Nota (*1): beh, finito di scrivere questo pezzo ho voluto leggermi la pagina di Wikipedia su Marat e la rivoluzione francese. Non ho trovato neppure un accenno al dubbio che Charlotte Corday potesse essere stata istigata a commettere l'omicidio: che sia io troppo sospettoso? Forse...
Ma dal mio punto di vista andrebbe dimostrato che la ragazza agì da sola e non il contrario: è infatti il secondo caso a sembrarmi il più probabile!
Nota (*2): forze “reazionarie” e “democratiche” non sono certo i termini corretti ma, come ho premesso, non conosco questo periodo storico e il mio unico scopo è quello di farmi capire e non di essere preciso e corretto nei termini usati...
Nota (*3): come ho scritto non conosco questo periodo storico: questa è la mia interpretazione degli accenni di FdlB. Quindi magari non è “Parlmento” ma la “Comune”, etc... Il fatto essenziale è che il re non ha più il potere assoluto ma ha comunque ancora grande importanza. Evidentemente il suo nuovo ruolo politico è frutto di un accordo, per quanto precario, fra le parti...
sabato 12 dicembre 2015
Dormiveglia e vegliadormi
Strano sogno stanotte...
Sognavo di essere con un amico dentro a un videogioco: un misto di giochi reali (Dungeon warfare e, credo, Prison architet) e di qualcos'altro frutto della mia immaginazione...
Combattevamo e scappavamo: a volte vedevo tutto dall'alto, a volte in prima persona.
A un certo punto, credo per gioco ma non ricordo esattamente, io e il mio amico iniziamo a lottare nello spogliatoio di una palestra col pavimento reso viscido dall'acqua delle docce. Lo blocco afferrandolo con entrambe le braccia alle spalle: sono molto forte e difficilmente qualcuno riesce a svincolarsi, ma lui è più forte di me e liberandosi mi ferisce al braccio destro. Nonostante il dolore non mi va di perdere allora istintivamente reagisco con l'idea di sfruttare lo scarso attrito del pavimento: lo sollevo un po' da terra in maniera che non possa opporre resistenza e lo schianto violentemente contro la parete della doccia. Amico ko...(*1)
A questo punto mi sveglio: sono nel mio letto sdraiato supino, la collocazione e l'orientamento è quello della mia camera, è buio e non distinguo nessun dettaglio.
Improvvisamente sento un soffio sulla faccia: mi sembra che sia l'amico del sogno. Sono confuso: provo a parlare ma balbetto, poi provo a gridare...
Sono tranquillo perché convinto di essere sveglio e suppongo che quel soffio sia stato solo un'illusione: non c'è quindi motivo di allarmarsi e poi sono più seccato che turbato dal fatto di non riuscire a parlare né a muovermi.
Alla fine faccio una vocalizzazione che si trasforma in una sorta di ringhio profondo e finalmente... mi sveglio!
Mi rendo conto che quando pensavo di essere sveglio in realtà stavo ancora dormendo: la testata del letto infatti era diversa ma per il resto era tutto indistinguibile dalla realtà.
Medito se è il caso di alzarsi per annotare il sogno: sono piuttosto sicuro di ricordarmelo e quindi mi riaddormento.
Dopo un po' (mezz'ora? un'ora?) mi risveglio e mi accorgo di avere nella mano destra qualcosa che non riesco a distinguere chiaramente ma che, per qualche motivo, mi spaventa: cerco di gettarlo via ma la mano destra si muove appena. Solo dopo qualche secondo acquisto lucidità sufficiente per capire cos'era l'oggetto schifoso: era l'indice e l'anulare della mano sinistra! Per qualche motivo non sentivo nessuna sensazione da quella mano e solo dopo qualche ulteriore attimo riesco a muoverla.
Credo che il termine tecnico del fenomeno sia quello di allucinazione ipnogogica: me ne parlò un amico che aveva avuto un'esperienza simile. Una mattina si era svegliato senza riuscire a muovere nessun muscolo del proprio corpo. Mi spiegò (mi pare!) che in quelle circostanze il cervello non è completamente sveglio e in particolare, la parte che controlla i movimenti (che nel sonno è disattivata per evitare di farsi male) dorme ancora...
A me deve essere accaduto qualcosa del genere: avevo raggiunto un livello di coscienza superiore a quella del sonno ma inferiore alla veglia. Una zona del cervello invece ancora dormiva e continuava a trasformare gli stimoli esterni in elementi del sogno: dalla direzione in cui avevo sentito il soffio proveniva infatti una fastidiosa corrente di aria fredda. Qualcosa di simile doveva essere successo nel semisogno seguente.
Questa esperienza mi ha fatto tornare in mente una vecchia teoria sulla mia insonnia. Ai tempi dell'università, quando dormivo veramente poco e male, mi capitava di restare sveglio per tutta la notte; ma, dicono, anche quando si crede di essere sempre svegli, in realtà si fa qualche breve pisolino. Eppure io ero sicuro di non dormire: ricordavo tutti i rumori della notte che mi avevano disturbato e l'ora precisa, indicata dalla sveglia digitale, a cui si erano verificati e, quindi, ero decisamente molto lucido. Eppure il tempo passava forse un po' troppo veloce...
La mia conclusione, data da tutti questi indizi, fu che una parte del mio cervello dormiva mentre un'altra rimaneva sveglia. Qualsiasi evento al di fuori del normale attirava la mia attenzione e mi faceva tornare più vigile ma, dopo un po', tornavo a sonnecchiare con un occhio aperto e uno chiuso.
Fin qui niente di nuovo (almeno per me!): come detto si tratta di una mia vecchia teoria...
Però stamani ci ho ripensato e mi è venuto un altro pensiero: ma quanto siamo veramente svegli quando pensiamo di essere svegli?
Quando appena alzati, con gli occhi socchiusi, si va in bagno strascicando i piedi siamo davvero completamente svegli oppure è ragionevole supporre che lo si sia solo, diciamo, al 90%?
Ma anche quando si è “completamente” svegli lo saremo veramente?
La distrazione, quando improvvisamente si perde il filo dei nostri pensieri e si finisce per fantasticare su tutt'altro: possibile che sia un sogno, creato da una parte dormiente del nostro cervello, nel quale per un attimo ci perdiamo?
E, più in generale, può darsi che la stessa fantasia, la vera musa di ogni artista, sia un sogno a occhi aperti? Un sogno generato da una zona della mente sempre addormentata, che vive e vede un mondo fantastico basato sugli stimoli reali e le ombre dei pensieri coscienti; una parte del cervello che con i suoi sogni, di giorno semplici intuizioni ma di notte nitide visioni, sussurra costantemente all'orecchio della nostra coscienza...
Un equilibrio magico e instabile: la notte non si è mai completamente addormentati e il giorno non si è mai del tutto svegli....
Conclusione: trovo che sia un'idea affascinante...
Nota (*1): il sogno ha un certo realismo di fondo: con questo amico, anche da piccoli, tutte le volte che si stava insieme finivamo per farci male e, di solito, ero io ad avere la meglio!
Sognavo di essere con un amico dentro a un videogioco: un misto di giochi reali (Dungeon warfare e, credo, Prison architet) e di qualcos'altro frutto della mia immaginazione...
Combattevamo e scappavamo: a volte vedevo tutto dall'alto, a volte in prima persona.
A un certo punto, credo per gioco ma non ricordo esattamente, io e il mio amico iniziamo a lottare nello spogliatoio di una palestra col pavimento reso viscido dall'acqua delle docce. Lo blocco afferrandolo con entrambe le braccia alle spalle: sono molto forte e difficilmente qualcuno riesce a svincolarsi, ma lui è più forte di me e liberandosi mi ferisce al braccio destro. Nonostante il dolore non mi va di perdere allora istintivamente reagisco con l'idea di sfruttare lo scarso attrito del pavimento: lo sollevo un po' da terra in maniera che non possa opporre resistenza e lo schianto violentemente contro la parete della doccia. Amico ko...(*1)
A questo punto mi sveglio: sono nel mio letto sdraiato supino, la collocazione e l'orientamento è quello della mia camera, è buio e non distinguo nessun dettaglio.
Improvvisamente sento un soffio sulla faccia: mi sembra che sia l'amico del sogno. Sono confuso: provo a parlare ma balbetto, poi provo a gridare...
Sono tranquillo perché convinto di essere sveglio e suppongo che quel soffio sia stato solo un'illusione: non c'è quindi motivo di allarmarsi e poi sono più seccato che turbato dal fatto di non riuscire a parlare né a muovermi.
Alla fine faccio una vocalizzazione che si trasforma in una sorta di ringhio profondo e finalmente... mi sveglio!
Mi rendo conto che quando pensavo di essere sveglio in realtà stavo ancora dormendo: la testata del letto infatti era diversa ma per il resto era tutto indistinguibile dalla realtà.
Medito se è il caso di alzarsi per annotare il sogno: sono piuttosto sicuro di ricordarmelo e quindi mi riaddormento.
Dopo un po' (mezz'ora? un'ora?) mi risveglio e mi accorgo di avere nella mano destra qualcosa che non riesco a distinguere chiaramente ma che, per qualche motivo, mi spaventa: cerco di gettarlo via ma la mano destra si muove appena. Solo dopo qualche secondo acquisto lucidità sufficiente per capire cos'era l'oggetto schifoso: era l'indice e l'anulare della mano sinistra! Per qualche motivo non sentivo nessuna sensazione da quella mano e solo dopo qualche ulteriore attimo riesco a muoverla.
Credo che il termine tecnico del fenomeno sia quello di allucinazione ipnogogica: me ne parlò un amico che aveva avuto un'esperienza simile. Una mattina si era svegliato senza riuscire a muovere nessun muscolo del proprio corpo. Mi spiegò (mi pare!) che in quelle circostanze il cervello non è completamente sveglio e in particolare, la parte che controlla i movimenti (che nel sonno è disattivata per evitare di farsi male) dorme ancora...
A me deve essere accaduto qualcosa del genere: avevo raggiunto un livello di coscienza superiore a quella del sonno ma inferiore alla veglia. Una zona del cervello invece ancora dormiva e continuava a trasformare gli stimoli esterni in elementi del sogno: dalla direzione in cui avevo sentito il soffio proveniva infatti una fastidiosa corrente di aria fredda. Qualcosa di simile doveva essere successo nel semisogno seguente.
Questa esperienza mi ha fatto tornare in mente una vecchia teoria sulla mia insonnia. Ai tempi dell'università, quando dormivo veramente poco e male, mi capitava di restare sveglio per tutta la notte; ma, dicono, anche quando si crede di essere sempre svegli, in realtà si fa qualche breve pisolino. Eppure io ero sicuro di non dormire: ricordavo tutti i rumori della notte che mi avevano disturbato e l'ora precisa, indicata dalla sveglia digitale, a cui si erano verificati e, quindi, ero decisamente molto lucido. Eppure il tempo passava forse un po' troppo veloce...
La mia conclusione, data da tutti questi indizi, fu che una parte del mio cervello dormiva mentre un'altra rimaneva sveglia. Qualsiasi evento al di fuori del normale attirava la mia attenzione e mi faceva tornare più vigile ma, dopo un po', tornavo a sonnecchiare con un occhio aperto e uno chiuso.
Fin qui niente di nuovo (almeno per me!): come detto si tratta di una mia vecchia teoria...
Però stamani ci ho ripensato e mi è venuto un altro pensiero: ma quanto siamo veramente svegli quando pensiamo di essere svegli?
Quando appena alzati, con gli occhi socchiusi, si va in bagno strascicando i piedi siamo davvero completamente svegli oppure è ragionevole supporre che lo si sia solo, diciamo, al 90%?
Ma anche quando si è “completamente” svegli lo saremo veramente?
La distrazione, quando improvvisamente si perde il filo dei nostri pensieri e si finisce per fantasticare su tutt'altro: possibile che sia un sogno, creato da una parte dormiente del nostro cervello, nel quale per un attimo ci perdiamo?
E, più in generale, può darsi che la stessa fantasia, la vera musa di ogni artista, sia un sogno a occhi aperti? Un sogno generato da una zona della mente sempre addormentata, che vive e vede un mondo fantastico basato sugli stimoli reali e le ombre dei pensieri coscienti; una parte del cervello che con i suoi sogni, di giorno semplici intuizioni ma di notte nitide visioni, sussurra costantemente all'orecchio della nostra coscienza...
Un equilibrio magico e instabile: la notte non si è mai completamente addormentati e il giorno non si è mai del tutto svegli....
Conclusione: trovo che sia un'idea affascinante...
Nota (*1): il sogno ha un certo realismo di fondo: con questo amico, anche da piccoli, tutte le volte che si stava insieme finivamo per farci male e, di solito, ero io ad avere la meglio!
venerdì 11 dicembre 2015
Incredibile!
Incredibile: il governo Renzi ne fa finalmente una giusta!
Vietata la pubblicità ai giochi d'azzardo su tivvù e radio!
Peccato che sia vietata solo sulle tivvù generaliste e peccato che sia vietata solo nella fascia oraria dalle 7:00 alle 22:00. Insomma quasi nulla, poco più di un palliativo rispetto all'emergenza delle ludopatie ma, dopotutto, questo è il governo Renzi...
Se poi il lobbista di turno busserà alla porta giusta, questo emendamento alla legge di stabilità sparirà in un attimo...
Tyson Fury - 15/12/2015
Ultimamente ho più idee da scrivere che tempo/voglia per farlo.
Qualche giorno fa avrei voluto prendere provocatoriamente le difese del nuovo campione dei pesi massimi Tyson Fury (v. Tyson Fury dalle stelle alle stalle) in nome della libertà d'espressione: libertà ritenuta accettabile e consentita solo quando è ritenuta accettabile: scusatemi la tautologia ma serve per evidenziare il paradosso ipocrita con cui viene garantita tale libertà.
Oggi non ho spazio per argomentare tutte le difese del caso ma mi limito a riportare quale sarebbe stata la conclusione di detto pezzo: “...e a un ragazzone, seppure grande e grosso come Tyson Fury, che per lavoro prende un sacco di pugni in testa, non è permesso essere un poco rintronato quando chiacchiera di argomenti che esulano dalle sue competenze?”
Quasi boogie ma sempre lento - 15/12/2015
Continuo a esercitarmi con la chitarra: oltre al riscaldamento mi limito all'esercizio sui ritmi/accordi, a quelli nuovi specifici per la velocità e a un noiosissimo esercizio che mi fu assegnato (come opzionale) ormai tanti mesi fa.
Si tratta di una melodia in stile boogie caratterizzata da un ritmo shuffle: a differenza del precedente esercizio (sempre con lo shuffle) non ho incontrato particolari problemi come gli accordi di nona o problemi di diteggiatura. L'unica difficoltà era seguire il tempo e ricordarsi le note...
Eppure continuo a farci errori continui: per esorcizzare questo pezzo ho deciso quindi di pubblicare un paio di esecuzioni registrate ieri con la speranza di riuscire a suonarlo bene oggi!
Registrazione UNO e DUE. In entrambe le esecuzioni manco un paio di note e sfioro appena qualche corda...
Ma appena mi verrà bene, visto che il maestro si è dimenticato di dirmi di andare avanti, smetterò subito di suonare questo ritmo odioso!
Impunità per i potenti - 20/12/2015
Visco - “Caso banche: chi ha sbagliato pagherà”
…
KGB - “da bere a tutti...”
C'è del marcio in... - 22/12/2015
Dal FattoQuotidiano.it: Expo: bilancio in utile o in rosso? Sala non svela il mistero.
Se il bilancio fosse in utile non ci sarebbero ragioni per non dirlo chiaramente...
Ma del resto, come scrissi ai primi di novembre nel corto Attesa per Expo, attendo che le magagne nascoste malamente “sotto il tappeto” inizino a venire a galla.
È di pochi giorni fa la notizia: Sala, pasticcio bonifiche: non chiede i soldi ad Arexpo, ora rischiano di pagare i cittadini.
In pratica i costi per smaltire i “veleni” dell'area Expo sono passati dai 6 milioni iniziali a 73; Expo avrebbe dovuto rivalersi su Arexpo e questi, a sua volta, sui proprietari originali. Ma Expo non ha chiesto niente ad Arexpo.
Per quale motivo: semplice incompetenza? Oppure c'è qualcosa di poco chiaro in queste spese di bonifica che, forse Arexpo, e sicuramente i proprietari originali avrebbero contestato?
Io credo nella seconda ipotesi...
Vietata la pubblicità ai giochi d'azzardo su tivvù e radio!
Peccato che sia vietata solo sulle tivvù generaliste e peccato che sia vietata solo nella fascia oraria dalle 7:00 alle 22:00. Insomma quasi nulla, poco più di un palliativo rispetto all'emergenza delle ludopatie ma, dopotutto, questo è il governo Renzi...
Se poi il lobbista di turno busserà alla porta giusta, questo emendamento alla legge di stabilità sparirà in un attimo...
Tyson Fury - 15/12/2015
Ultimamente ho più idee da scrivere che tempo/voglia per farlo.
Qualche giorno fa avrei voluto prendere provocatoriamente le difese del nuovo campione dei pesi massimi Tyson Fury (v. Tyson Fury dalle stelle alle stalle) in nome della libertà d'espressione: libertà ritenuta accettabile e consentita solo quando è ritenuta accettabile: scusatemi la tautologia ma serve per evidenziare il paradosso ipocrita con cui viene garantita tale libertà.
Oggi non ho spazio per argomentare tutte le difese del caso ma mi limito a riportare quale sarebbe stata la conclusione di detto pezzo: “...e a un ragazzone, seppure grande e grosso come Tyson Fury, che per lavoro prende un sacco di pugni in testa, non è permesso essere un poco rintronato quando chiacchiera di argomenti che esulano dalle sue competenze?”
Quasi boogie ma sempre lento - 15/12/2015
Continuo a esercitarmi con la chitarra: oltre al riscaldamento mi limito all'esercizio sui ritmi/accordi, a quelli nuovi specifici per la velocità e a un noiosissimo esercizio che mi fu assegnato (come opzionale) ormai tanti mesi fa.
Si tratta di una melodia in stile boogie caratterizzata da un ritmo shuffle: a differenza del precedente esercizio (sempre con lo shuffle) non ho incontrato particolari problemi come gli accordi di nona o problemi di diteggiatura. L'unica difficoltà era seguire il tempo e ricordarsi le note...
Eppure continuo a farci errori continui: per esorcizzare questo pezzo ho deciso quindi di pubblicare un paio di esecuzioni registrate ieri con la speranza di riuscire a suonarlo bene oggi!
Registrazione UNO e DUE. In entrambe le esecuzioni manco un paio di note e sfioro appena qualche corda...
Ma appena mi verrà bene, visto che il maestro si è dimenticato di dirmi di andare avanti, smetterò subito di suonare questo ritmo odioso!
Impunità per i potenti - 20/12/2015
Visco - “Caso banche: chi ha sbagliato pagherà”
…
KGB - “da bere a tutti...”
C'è del marcio in... - 22/12/2015
Dal FattoQuotidiano.it: Expo: bilancio in utile o in rosso? Sala non svela il mistero.
Se il bilancio fosse in utile non ci sarebbero ragioni per non dirlo chiaramente...
Ma del resto, come scrissi ai primi di novembre nel corto Attesa per Expo, attendo che le magagne nascoste malamente “sotto il tappeto” inizino a venire a galla.
È di pochi giorni fa la notizia: Sala, pasticcio bonifiche: non chiede i soldi ad Arexpo, ora rischiano di pagare i cittadini.
In pratica i costi per smaltire i “veleni” dell'area Expo sono passati dai 6 milioni iniziali a 73; Expo avrebbe dovuto rivalersi su Arexpo e questi, a sua volta, sui proprietari originali. Ma Expo non ha chiesto niente ad Arexpo.
Per quale motivo: semplice incompetenza? Oppure c'è qualcosa di poco chiaro in queste spese di bonifica che, forse Arexpo, e sicuramente i proprietari originali avrebbero contestato?
Io credo nella seconda ipotesi...
Riservatezza azzerata
Sul FattoQuotidiano.it ho trovato un editoriale di Guido Scorza (docente, avvocato e giornalista) che sulla riservatezza la pensa come me: Privacy azzerata per i viaggiatori europei in nome dell'anti terrorismo.
In breve: provvedimento che non serve contro la lotta al terrorismo; violata riservatezza di 300 milioni di persone per controllarne potenzialmente un migliaio; pericoloso precedente per cui, in nome della sicurezza, si viola il diritto alla riservatezza; alta probabilità che la corte di Giustizia europea bocci questo provvedimento; iniziativa presa sull'onda emotiva causata dagli attentati parigini.
Praticamente tutti questi concetti, esclusa l'affermazione sulla corte di Giustizia europea, li avevo già espressi anch'io in una forma o in un'altra.
Anzi, modestamente, avevo evidenziato alcuni elementi molto importanti (v. Libertà e sicurezza) che sono sfuggiti al nostro docente/avvocato/giornalista: il paradosso di proteggere la libertà soffocando la libertà; il principio che è sbagliato ridurre la libertà in nome della sicurezza; quale sia il pericolo delle schedature di massa...
Ma non voglio insistere su questi argomenti. Piuttosto mi hanno colpito i commenti dei lettori, al momento solo dodici, ma nella quasi totalità a favore del provvedimento e contro l'autore dell'articolo.
Leggendoli appare chiaro che abbiano capito poco o nulla di quanto letto (*1) e, lo si intuisce dal loro tono emotivo, quasi tutti sembrano ancora molto turbati, al limite dell'isteria, dagli attentati di Parigi.
Nonostante il giornalista l'avesse precisato e ripetuto più volte sembra che sfugga l'inutilità del provvedimento alla lotta al terrorismo e, soprattutto, il pericoloso precedente di violare delle libertà/diritti in nome della sicurezza. I commenti che ho letto sembrano non aver compreso queste affermazioni: infatti non le contestano, come sarebbe legittimo e utile per tutti, ma semplicemente le ignorano.
Per me si tratta di una constatazione molto deprimente: la totale cecità e/o indifferenza della maggior parte delle persone che si prendono la briga di leggere e commentare un editoriale (*2) di fronte a pericoli gravissimi. Pericoli poi di cui saranno vittime le generazioni future.
Mi fa sorridere tristemente l'idea della perplessità (ho usato un termine leggero) che deve aver colpito i miei lettori leggendo le mie opinioni al riguardo, molto più decise e meno diplomatiche: io non ho infatti certo l'autorità di un giornalista/docente/avvocato che scriva su un quotidiano nazionale e, per questo (v. Auctoritates, auctoritas e Bifidus), la pazienza ad ascoltare e cercare di comprendere le mie ragioni è di gran lunga minore...
Conclusione: che speranza ha il mondo di divenire realmente un luogo migliore se il 99,9% dell'umanità è questa? Io temo nessuna...
Nota (*1): immagino che sia un effetto dell'analfabetismo funzionale!
Nota (*2): e quindi, di per sé, dovrebbe essere un segmento di popolazione relativamente più attento della media italiana.
In breve: provvedimento che non serve contro la lotta al terrorismo; violata riservatezza di 300 milioni di persone per controllarne potenzialmente un migliaio; pericoloso precedente per cui, in nome della sicurezza, si viola il diritto alla riservatezza; alta probabilità che la corte di Giustizia europea bocci questo provvedimento; iniziativa presa sull'onda emotiva causata dagli attentati parigini.
Praticamente tutti questi concetti, esclusa l'affermazione sulla corte di Giustizia europea, li avevo già espressi anch'io in una forma o in un'altra.
Anzi, modestamente, avevo evidenziato alcuni elementi molto importanti (v. Libertà e sicurezza) che sono sfuggiti al nostro docente/avvocato/giornalista: il paradosso di proteggere la libertà soffocando la libertà; il principio che è sbagliato ridurre la libertà in nome della sicurezza; quale sia il pericolo delle schedature di massa...
Ma non voglio insistere su questi argomenti. Piuttosto mi hanno colpito i commenti dei lettori, al momento solo dodici, ma nella quasi totalità a favore del provvedimento e contro l'autore dell'articolo.
Leggendoli appare chiaro che abbiano capito poco o nulla di quanto letto (*1) e, lo si intuisce dal loro tono emotivo, quasi tutti sembrano ancora molto turbati, al limite dell'isteria, dagli attentati di Parigi.
Nonostante il giornalista l'avesse precisato e ripetuto più volte sembra che sfugga l'inutilità del provvedimento alla lotta al terrorismo e, soprattutto, il pericoloso precedente di violare delle libertà/diritti in nome della sicurezza. I commenti che ho letto sembrano non aver compreso queste affermazioni: infatti non le contestano, come sarebbe legittimo e utile per tutti, ma semplicemente le ignorano.
Per me si tratta di una constatazione molto deprimente: la totale cecità e/o indifferenza della maggior parte delle persone che si prendono la briga di leggere e commentare un editoriale (*2) di fronte a pericoli gravissimi. Pericoli poi di cui saranno vittime le generazioni future.
Mi fa sorridere tristemente l'idea della perplessità (ho usato un termine leggero) che deve aver colpito i miei lettori leggendo le mie opinioni al riguardo, molto più decise e meno diplomatiche: io non ho infatti certo l'autorità di un giornalista/docente/avvocato che scriva su un quotidiano nazionale e, per questo (v. Auctoritates, auctoritas e Bifidus), la pazienza ad ascoltare e cercare di comprendere le mie ragioni è di gran lunga minore...
Conclusione: che speranza ha il mondo di divenire realmente un luogo migliore se il 99,9% dell'umanità è questa? Io temo nessuna...
Nota (*1): immagino che sia un effetto dell'analfabetismo funzionale!
Nota (*2): e quindi, di per sé, dovrebbe essere un segmento di popolazione relativamente più attento della media italiana.
giovedì 10 dicembre 2015
Incompleto ma colorato
Ho letto un libriccino molto breve: Il rabbi di Bacherach di Heinrich Heine, Ed. SE, 1989.
Si tratta di un'opera incompiuta che si interrompe appena dopo i primi tre capitoli. La trama doveva basarsi intorno alle vicissitudini di una coppia di ebrei nel medioevo: il Rabbi Abraham e sua moglie, la bella Sara. Nel secondo e terzo capitolo vengono presentati altri personaggi interessanti ma è impossibile prevedere quale sarebbe stato il loro ruolo nella vicenda.
Devo dire che questo volumetto mi ha lasciato piuttosto perplesso: la trama di per sé non è sufficientemente sviluppata per riuscire a comunicare qualcosa: si può tentare di immaginare quali sarebbero stati i suoi messaggi ma si tratta di un'operazione di pura fantasia. Considerando l'opera esclusivamente da questo punto di vista la farebbe apparire come inutile e priva di senso eppure...
Eppure questi tre capitoli hanno un fascino enorme: ci ho riflettuto per capire cosa mi aveva colpito e sono giunto alla conclusione che si tratta dei colori. I colori predominano in ogni descrizione e sono vividi e vivaci; anche lo stile, con i personaggi che attraversano più volte la soglia fra il verosimile e l'inverosimile, contribuisce a dare al testo un saporefiabesco...
Era sicuramente un'opera molto promettente ed è un peccato che non sia stata terminata. Non saprei se consigliarne la lettura o no: personalmente l'ho trovato toccante ma si tratta di un giudizio soggettivo, magari ad altri darebbe solo l'impressione di aver perso tempo...
Un paio di annotazioni:
Nel terzo capitolo è riportata una filastrocca che ricalca quasi esattamente il testo di Alla fiera dell'est di Angelo Branduardi. La differenza sta nel verso iniziale: nella canzone di Branduardi si compra un topolino “per due soldi” mentre nel libro di Heine si tratta di un capretto. Pensavo che si trattasse di uno scherzo (visto che nel libro è la Pasqua ebraica) e non mi sembrava credibile che poi un gatto si mangiasse un capretto. Però ho controllato su Wikipedia ed effettivamente la versione originale (v. Chad Gadya) ha le sue origini nella musica popolare tedesca del medioevo e la versione del racconto non è quindi solo corretta ma anche perfettamente appropriata...
Nel primo capitolo i due protagonisti sono costretti a fuggire precipitosamente dalla loro casa di Bacherach perché Abraham si è accorto che dei suoi ospiti, evidentemente cristiani travestiti da ebrei, avevano introdotto e nascosto il cadaverino di un neonato: molto presto ci sarebbe stata un'irruzione e il rabbino e la sua famiglia sarebbero stati accusati di aver sacrificato un bambino cristiano per celebrare la Pasqua ebraica.
Probabilmente fino a qualche tempo fa un'idea di questo genere mi sarebbe sembrata solo un pretesto poco credibile usato dall'autore per dare il via alle avventure dei suoi protagonisti ma recentemente (un anno, forse due, poco dopo aver seguito il corso di Harari...) ho letto un pdf (la scansione di un vecchio libro) il cui titolo mi aveva incuriosito: Il sangue cristiano nei riti ebraici della moderna sinagoga dell'ex rabbino Neofito (poi monaco greco), Ed. Tipografia Giachetti, Figlio e C., 1883, trad. Professore N.F.S.
In tale libro viene appunto spiegato come veniva usato il sangue di bambini cristiani assassinati nella celebrazione della Pasqua ebraica che, in pratica, ci riporta direttamente alla trama del libro di Heine: evidentemente queste credenze sugli ebrei erano molto più diffuse di quanto immaginassi nel XIX secolo!
Conclusione: aggiungo che mi sembrava di aver già brevemente accennato al libro Il sangue cristiano nei riti ebraici della moderna sinagoga ma non mi è riuscito trovarne tracce nel mio viario. Il motivo è che nella ricostruzione dell'omicidio di un sant'uomo cristiano, il nome dell'ebreo che lo tradisce e uccide è Harari, proprio come il professore di storia (v. W Harari!) che mi ha così tanto entusiasmato! Non so quanto sia diffuso il cognome Harari: comunque l'essermi imbattuto due volte, a distanza di pochi mesi, in questo nome mai sentito prima è proprio una delle buffe coincidenze che mi piacciono tanto!
Si tratta di un'opera incompiuta che si interrompe appena dopo i primi tre capitoli. La trama doveva basarsi intorno alle vicissitudini di una coppia di ebrei nel medioevo: il Rabbi Abraham e sua moglie, la bella Sara. Nel secondo e terzo capitolo vengono presentati altri personaggi interessanti ma è impossibile prevedere quale sarebbe stato il loro ruolo nella vicenda.
Devo dire che questo volumetto mi ha lasciato piuttosto perplesso: la trama di per sé non è sufficientemente sviluppata per riuscire a comunicare qualcosa: si può tentare di immaginare quali sarebbero stati i suoi messaggi ma si tratta di un'operazione di pura fantasia. Considerando l'opera esclusivamente da questo punto di vista la farebbe apparire come inutile e priva di senso eppure...
Eppure questi tre capitoli hanno un fascino enorme: ci ho riflettuto per capire cosa mi aveva colpito e sono giunto alla conclusione che si tratta dei colori. I colori predominano in ogni descrizione e sono vividi e vivaci; anche lo stile, con i personaggi che attraversano più volte la soglia fra il verosimile e l'inverosimile, contribuisce a dare al testo un saporefiabesco...
Era sicuramente un'opera molto promettente ed è un peccato che non sia stata terminata. Non saprei se consigliarne la lettura o no: personalmente l'ho trovato toccante ma si tratta di un giudizio soggettivo, magari ad altri darebbe solo l'impressione di aver perso tempo...
Un paio di annotazioni:
Nel terzo capitolo è riportata una filastrocca che ricalca quasi esattamente il testo di Alla fiera dell'est di Angelo Branduardi. La differenza sta nel verso iniziale: nella canzone di Branduardi si compra un topolino “per due soldi” mentre nel libro di Heine si tratta di un capretto. Pensavo che si trattasse di uno scherzo (visto che nel libro è la Pasqua ebraica) e non mi sembrava credibile che poi un gatto si mangiasse un capretto. Però ho controllato su Wikipedia ed effettivamente la versione originale (v. Chad Gadya) ha le sue origini nella musica popolare tedesca del medioevo e la versione del racconto non è quindi solo corretta ma anche perfettamente appropriata...
Nel primo capitolo i due protagonisti sono costretti a fuggire precipitosamente dalla loro casa di Bacherach perché Abraham si è accorto che dei suoi ospiti, evidentemente cristiani travestiti da ebrei, avevano introdotto e nascosto il cadaverino di un neonato: molto presto ci sarebbe stata un'irruzione e il rabbino e la sua famiglia sarebbero stati accusati di aver sacrificato un bambino cristiano per celebrare la Pasqua ebraica.
Probabilmente fino a qualche tempo fa un'idea di questo genere mi sarebbe sembrata solo un pretesto poco credibile usato dall'autore per dare il via alle avventure dei suoi protagonisti ma recentemente (un anno, forse due, poco dopo aver seguito il corso di Harari...) ho letto un pdf (la scansione di un vecchio libro) il cui titolo mi aveva incuriosito: Il sangue cristiano nei riti ebraici della moderna sinagoga dell'ex rabbino Neofito (poi monaco greco), Ed. Tipografia Giachetti, Figlio e C., 1883, trad. Professore N.F.S.
In tale libro viene appunto spiegato come veniva usato il sangue di bambini cristiani assassinati nella celebrazione della Pasqua ebraica che, in pratica, ci riporta direttamente alla trama del libro di Heine: evidentemente queste credenze sugli ebrei erano molto più diffuse di quanto immaginassi nel XIX secolo!
Conclusione: aggiungo che mi sembrava di aver già brevemente accennato al libro Il sangue cristiano nei riti ebraici della moderna sinagoga ma non mi è riuscito trovarne tracce nel mio viario. Il motivo è che nella ricostruzione dell'omicidio di un sant'uomo cristiano, il nome dell'ebreo che lo tradisce e uccide è Harari, proprio come il professore di storia (v. W Harari!) che mi ha così tanto entusiasmato! Non so quanto sia diffuso il cognome Harari: comunque l'essermi imbattuto due volte, a distanza di pochi mesi, in questo nome mai sentito prima è proprio una delle buffe coincidenze che mi piacciono tanto!
mercoledì 9 dicembre 2015
Terremoto su FB
Premessa: avevo iniziato a scrivere questo pezzo sabato poi, causa ponte, non l'ho terminato subito e le notizie hanno incominciato ad accavallarsi. Probabilmente ci tornerò sopra nei prossimi giorni...
Da qualche settimana non vado su FB (v. Evaso da FB) ma un'amica mi ha comunque voluto informare su una polemica che vi aveva trovato ampia diffusione, almeno fra gli attivisti del movimento ed ex tali.
Si trattava di una lettera, firmata da numerosi (ben 75) attivisti e consiglieri dell'area bolognese, secondo la quale, per la formazione della lista per le comunali non erano stati rispettati gli articoli 4 e 7 del “Non Statuto”. In particolare si accusava di non aver coinvolto nella scelta gli attivisti dell'area e che, anzi, le notizie sulla lista erano arrivate a cosa fatta direttamente dai giornali e non tramite gli usuali canali del movimento (“Blog di Grillo” o “Meetup bolognese”). Addirittura, sempre secondo i firmatari, non c'era traccia di OdG relativo, né di verbali né di streaming...
Nel documento allegato c'era qualche informazione in più: gli attivisti firmatari non erano solo bolognesi perché i candidati dovrebbero provenire dall'intera “ex provincia” e, inoltre, il sindaco sarà presidente dell'intera area metropolitana (*1); diversamente dalle elezioni del 2009 e 2011, si denunciava anche la totale mancanza di trasparenza sui candidati, criteri di selezione e sui loro curricola. Il documento elencava successivamente una serie di numerose, evidenti e ben circostanziate contraddizioni con gli stessi principi del movimento nella modalità di formazione della lista bolognese.
Ammetto che inizialmente tale documento mi aveva lasciato piuttosto freddo: la colpa era principalmente dell'appello iniziale scritto in caratteri maiuscoli, "MASSIMA ATTENZIONE CON PREGHIERA DI DIFFUSIONE E CONFRONTO", che di solito associo all'equivalente delle catene di sant'Antonio su FB...
Le risposi infatti un po' sbrigativamente:
«Diffido da tutti i post che iniziano con "MASSIMA DIFFUSIONE..."
Sarebbe interessante sapere chi rappresentano questi tizi e che rilevanza hanno nel gruppo di attivisti bolognese. Puzza un po' di lotta interna anche se l'interferenza dei vertici, che probabilmente temono un altro Pizzarotti, è molto credibile.»
La denuncia nel suo complesso, e in particolare l'interferenza dei “vertici” (*2) con il colpo di mano per imporre un candidato a loro gradito, la ritenevo credibilissima (*3) però, non conoscendo la versione dell'altra parte, ero piuttosto cauto. I firmatari mi erano ignoti e, dal mio sospettoso punto di vista, poteva trattarsi anche di nomi tutti inventati; oppure poteva trattarsi di un gruppetto di scontenti che inevitabilmente si hanno quando molte persone cooperano o hanno cooperato insieme. O magari poteva trattarsi semplicemente di persone numericamente non rappresentative degli attivisti bolognesi: una sorta di élite illuminata ma ristretta e poco significativa in quanto fortemente minoritaria...
Comunque la solita amica mi riscrisse fornendomi ulteriori notizie: prima di tutto conosceva personalmente una dei firmatari, ritenuta estremamente seria e attendibile, e questo escludeva la possibilità che si trattasse solo di un'enorme bufala; inoltre mi fece notare che l'attuale candidato sindaco, tale Bugani, è ritenuto molto vicino ai “vertici” del movimento ed è uno dei più fieri oppositori di Pizzarotti.
Per un paio di giorni non ne seppi più niente poi scoprii che la vicenda aveva raggiunto gli onori della cronaca nazionale e che sul FattoQuotidiano.it c'era un video (Di Maio: niente primarie a Bologna, qui usato metodo differente) dove Di Maio difendeva le scelte fatte. Ovviamente, molto curioso di conoscere l'altra versione dei fatti, ho seguito attentamente tale video.
Di Maio conferma tutte le accuse ma le giustifica spiegando che, in ogni città, si usano metodi diversi in base al gruppo locale. In particolare il metodo usato a Bologna era stato più volte annunciato: se altre liste si fossero presentate si sarebbe votato quale scegliere, altrimenti no.
Di Maio però non mi ha convinto e, anzi, le sue argomentazioni mi sono parse speciose: apparentemente fondate e ragionevoli ma, dopo una breve riflessione, deboli e non convincenti.
La mia prima critica è che le regole debbono essere uguali per tutti: non si può decidere caso per caso facendo come meglio pare. Chi infatti, e con quale autorità, decide cosa sia meglio? E comunque, procedendo in questa maniera, prima o poi si commetteranno delle ingiustizie.
Sfortunatamente questo modo di comportarsi autoritario dei “vertici”, sebbene in contraddizione con praticamente tutti i principi (democrazia, uguaglianza, trasparenza, rispetto delle regole) del movimento non è nuovo. Sembra che i vertici rispettino le regole solo quando gli faccia comodo: altrimenti le interpretano o le piegano come meglio gli aggrada...
Non ho poi trovato sul “Blog di Grillo” nessun riferimento a queste regole “speciali” per Bologna: ma magari sono stato io poco abile nella ricerca. Se qualcuno ne scopre traccia mi faccia sapere: sono curioso di leggerle e, in particolare, di conoscere quali scadenze erano state poste per la presentazione delle liste. Infatti Di Maio nell'intervista afferma che, se ci sono altre liste interessate a concorrere, che si certificano (quindi i termini di presentazione delle liste non sono scaduti?) mentre Bugani è più sbrigativo e conferma di essere lui il solo e unico candidato sindaco del M5S.
E questo ci porta direttamente alla seconda critica: democrazia non significa solo libertà di scegliere il candidato preferito ma anche di porli tutti nelle stesse condizioni iniziali, senza avvantaggiarne uno a scapito degli altri. In questo caso si avrebbe il paradosso di una lista di cui è noto solo il candidato sindaco mentre quelle concorrenti, non godendo della corsia privilegiata che evidentemente Bugani ha con lo “Staff”, dovrebbero invece essere già complete.
Questa è una palese ingiustizia e, sebbene si cerchi di nascondere tutte le anomalie di questa vicenda dietro un generico quanto vago “per il bene dei bolognesi”, è evidente che Bugani è considerato un candidato speciale.
Non conoscendolo non ho ancora opinioni definitive su Bugani: però le mie sensazioni sono negative. Il fatto che critichi ferocemente il lavoro di Pizzarotti, che invece io stimo e ammiro, è estremamente significativo: Pizzarotti è per adesso l'unico pentastellato che stia veramente dimostrando come un cittadino prestato alla politica possa governare una grande realtà meglio di politici di professione. Sminuire invece che esaltare il lavoro di Pizzarotti equivale a minare la (poca) credibilità dell'intero movimento: chi non lo capisce o è uno stupido o è in malafede. Dai pochi secondi di video che ho visto, Bugani mi è sembrato furbo ma non stupido...
Il fatto poi che Bugani abbia accettato questo trattamento speciale non depone in suo favore: probabilmente con l'appoggio dei “vertici” del movimento avrebbe comunque vinto lui ma l'aver acconsentito ad approfittare di questa “scorciatoia” mette seri dubbi su quanto effettivamente creda nei principi del M5S. O magari si temeva un candidato forte che avrebbe potuto metterlo seriamente in difficoltà? Magari la mia sensazione iniziale che i “vertici” temessero un altro Pizzarotti era vera? Magari il M5S vuole essere sicuro di non vincere a Bologna oppure vuole solo premiare un suo fedelissimo garantendogli un posto in comune da consigliere?
Sfortunatamente non ho abbastanza informazioni per poter rispondere a queste domande che, al momento, restano delle semplici illazioni...
Conclusione: sicuramente una brutta vicenda che mette un'altra volta in risalto le gravissime contraddizioni del M5S. Nei prossimi giorni cercherò di scoprirne di più provando a contattare, tramite l'amica comune, l'attivista firmataria del documento da cui è nata la vicenda...
Nota (*1): incostituzionale ma è così...
Nota (*2): le virgolette a vertici (v. anche I problemi del M5S) rimandano a una mia vecchia polemica: nel movimento dove “uno vale uno” non dovrebbero esistere persone, per giunta non elette né votate, che decidono per tutti ma invece...
Nota (*3): sebbene casi toscani analoghi non mi vengano in mente, un'ingerenza simile si è avuta anche da noi lo scorso anno: l'annullamento di tutte le decisioni prese dal Meetup regionale che riguardavano la modalità di selezione dei candidati per la regione (i candidati sarebbero stati selezionati dagli attivisti toscani e, solo successivamente, la rete avrebbe votato scegliendo fra questi: non avremmo così avuto candidature di furbetti e impreparati ma invece candidati seri e affidabili...) imponendo invece dall'alto le solite autocandidature. I risultati si sono visti...
Da qualche settimana non vado su FB (v. Evaso da FB) ma un'amica mi ha comunque voluto informare su una polemica che vi aveva trovato ampia diffusione, almeno fra gli attivisti del movimento ed ex tali.
Si trattava di una lettera, firmata da numerosi (ben 75) attivisti e consiglieri dell'area bolognese, secondo la quale, per la formazione della lista per le comunali non erano stati rispettati gli articoli 4 e 7 del “Non Statuto”. In particolare si accusava di non aver coinvolto nella scelta gli attivisti dell'area e che, anzi, le notizie sulla lista erano arrivate a cosa fatta direttamente dai giornali e non tramite gli usuali canali del movimento (“Blog di Grillo” o “Meetup bolognese”). Addirittura, sempre secondo i firmatari, non c'era traccia di OdG relativo, né di verbali né di streaming...
Nel documento allegato c'era qualche informazione in più: gli attivisti firmatari non erano solo bolognesi perché i candidati dovrebbero provenire dall'intera “ex provincia” e, inoltre, il sindaco sarà presidente dell'intera area metropolitana (*1); diversamente dalle elezioni del 2009 e 2011, si denunciava anche la totale mancanza di trasparenza sui candidati, criteri di selezione e sui loro curricola. Il documento elencava successivamente una serie di numerose, evidenti e ben circostanziate contraddizioni con gli stessi principi del movimento nella modalità di formazione della lista bolognese.
Ammetto che inizialmente tale documento mi aveva lasciato piuttosto freddo: la colpa era principalmente dell'appello iniziale scritto in caratteri maiuscoli, "MASSIMA ATTENZIONE CON PREGHIERA DI DIFFUSIONE E CONFRONTO", che di solito associo all'equivalente delle catene di sant'Antonio su FB...
Le risposi infatti un po' sbrigativamente:
«Diffido da tutti i post che iniziano con "MASSIMA DIFFUSIONE..."
Sarebbe interessante sapere chi rappresentano questi tizi e che rilevanza hanno nel gruppo di attivisti bolognese. Puzza un po' di lotta interna anche se l'interferenza dei vertici, che probabilmente temono un altro Pizzarotti, è molto credibile.»
La denuncia nel suo complesso, e in particolare l'interferenza dei “vertici” (*2) con il colpo di mano per imporre un candidato a loro gradito, la ritenevo credibilissima (*3) però, non conoscendo la versione dell'altra parte, ero piuttosto cauto. I firmatari mi erano ignoti e, dal mio sospettoso punto di vista, poteva trattarsi anche di nomi tutti inventati; oppure poteva trattarsi di un gruppetto di scontenti che inevitabilmente si hanno quando molte persone cooperano o hanno cooperato insieme. O magari poteva trattarsi semplicemente di persone numericamente non rappresentative degli attivisti bolognesi: una sorta di élite illuminata ma ristretta e poco significativa in quanto fortemente minoritaria...
Comunque la solita amica mi riscrisse fornendomi ulteriori notizie: prima di tutto conosceva personalmente una dei firmatari, ritenuta estremamente seria e attendibile, e questo escludeva la possibilità che si trattasse solo di un'enorme bufala; inoltre mi fece notare che l'attuale candidato sindaco, tale Bugani, è ritenuto molto vicino ai “vertici” del movimento ed è uno dei più fieri oppositori di Pizzarotti.
Per un paio di giorni non ne seppi più niente poi scoprii che la vicenda aveva raggiunto gli onori della cronaca nazionale e che sul FattoQuotidiano.it c'era un video (Di Maio: niente primarie a Bologna, qui usato metodo differente) dove Di Maio difendeva le scelte fatte. Ovviamente, molto curioso di conoscere l'altra versione dei fatti, ho seguito attentamente tale video.
Di Maio conferma tutte le accuse ma le giustifica spiegando che, in ogni città, si usano metodi diversi in base al gruppo locale. In particolare il metodo usato a Bologna era stato più volte annunciato: se altre liste si fossero presentate si sarebbe votato quale scegliere, altrimenti no.
Di Maio però non mi ha convinto e, anzi, le sue argomentazioni mi sono parse speciose: apparentemente fondate e ragionevoli ma, dopo una breve riflessione, deboli e non convincenti.
La mia prima critica è che le regole debbono essere uguali per tutti: non si può decidere caso per caso facendo come meglio pare. Chi infatti, e con quale autorità, decide cosa sia meglio? E comunque, procedendo in questa maniera, prima o poi si commetteranno delle ingiustizie.
Sfortunatamente questo modo di comportarsi autoritario dei “vertici”, sebbene in contraddizione con praticamente tutti i principi (democrazia, uguaglianza, trasparenza, rispetto delle regole) del movimento non è nuovo. Sembra che i vertici rispettino le regole solo quando gli faccia comodo: altrimenti le interpretano o le piegano come meglio gli aggrada...
Non ho poi trovato sul “Blog di Grillo” nessun riferimento a queste regole “speciali” per Bologna: ma magari sono stato io poco abile nella ricerca. Se qualcuno ne scopre traccia mi faccia sapere: sono curioso di leggerle e, in particolare, di conoscere quali scadenze erano state poste per la presentazione delle liste. Infatti Di Maio nell'intervista afferma che, se ci sono altre liste interessate a concorrere, che si certificano (quindi i termini di presentazione delle liste non sono scaduti?) mentre Bugani è più sbrigativo e conferma di essere lui il solo e unico candidato sindaco del M5S.
E questo ci porta direttamente alla seconda critica: democrazia non significa solo libertà di scegliere il candidato preferito ma anche di porli tutti nelle stesse condizioni iniziali, senza avvantaggiarne uno a scapito degli altri. In questo caso si avrebbe il paradosso di una lista di cui è noto solo il candidato sindaco mentre quelle concorrenti, non godendo della corsia privilegiata che evidentemente Bugani ha con lo “Staff”, dovrebbero invece essere già complete.
Questa è una palese ingiustizia e, sebbene si cerchi di nascondere tutte le anomalie di questa vicenda dietro un generico quanto vago “per il bene dei bolognesi”, è evidente che Bugani è considerato un candidato speciale.
Non conoscendolo non ho ancora opinioni definitive su Bugani: però le mie sensazioni sono negative. Il fatto che critichi ferocemente il lavoro di Pizzarotti, che invece io stimo e ammiro, è estremamente significativo: Pizzarotti è per adesso l'unico pentastellato che stia veramente dimostrando come un cittadino prestato alla politica possa governare una grande realtà meglio di politici di professione. Sminuire invece che esaltare il lavoro di Pizzarotti equivale a minare la (poca) credibilità dell'intero movimento: chi non lo capisce o è uno stupido o è in malafede. Dai pochi secondi di video che ho visto, Bugani mi è sembrato furbo ma non stupido...
Il fatto poi che Bugani abbia accettato questo trattamento speciale non depone in suo favore: probabilmente con l'appoggio dei “vertici” del movimento avrebbe comunque vinto lui ma l'aver acconsentito ad approfittare di questa “scorciatoia” mette seri dubbi su quanto effettivamente creda nei principi del M5S. O magari si temeva un candidato forte che avrebbe potuto metterlo seriamente in difficoltà? Magari la mia sensazione iniziale che i “vertici” temessero un altro Pizzarotti era vera? Magari il M5S vuole essere sicuro di non vincere a Bologna oppure vuole solo premiare un suo fedelissimo garantendogli un posto in comune da consigliere?
Sfortunatamente non ho abbastanza informazioni per poter rispondere a queste domande che, al momento, restano delle semplici illazioni...
Conclusione: sicuramente una brutta vicenda che mette un'altra volta in risalto le gravissime contraddizioni del M5S. Nei prossimi giorni cercherò di scoprirne di più provando a contattare, tramite l'amica comune, l'attivista firmataria del documento da cui è nata la vicenda...
Nota (*1): incostituzionale ma è così...
Nota (*2): le virgolette a vertici (v. anche I problemi del M5S) rimandano a una mia vecchia polemica: nel movimento dove “uno vale uno” non dovrebbero esistere persone, per giunta non elette né votate, che decidono per tutti ma invece...
Nota (*3): sebbene casi toscani analoghi non mi vengano in mente, un'ingerenza simile si è avuta anche da noi lo scorso anno: l'annullamento di tutte le decisioni prese dal Meetup regionale che riguardavano la modalità di selezione dei candidati per la regione (i candidati sarebbero stati selezionati dagli attivisti toscani e, solo successivamente, la rete avrebbe votato scegliendo fra questi: non avremmo così avuto candidature di furbetti e impreparati ma invece candidati seri e affidabili...) imponendo invece dall'alto le solite autocandidature. I risultati si sono visti...
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