Un'amica, conoscendo la mia attenzione per la materia, mi ha segnalato il seguente articolo: Il primo blogger condannato per istigazione a delinquere.
L'ho letto, mi sono arrabbiato, mi è venuta voglia di scrivere mille cose ma poi ho preferito raffreddare il mio ardore occupandomi di altro (*1).
Probabilmente è stata una buona idea perché ho potuto organizzare meglio le idee: oltre a varie riflessioni sul caso specifico aggiungerò in conclusione al pezzo anche tre considerazioni di più ampio respiro.
Ma procediamo con ordine...
L'articolo succitato è corto e consiglio a tutti di leggerlo. In breve è scritto che un giudice ha condannato, accogliendo la tesi del PM, un blogger per “istigazione a delinquere e apologia di reato” a causa di alcuni commenti anonimi che invitavano a forme di resistenza civile. Il blogger è stato ritenuto responsabile, e condannato a 9 mesi di reclusione, anche se i commenti non erano suoi perché non poteva non esserne a conoscenza.
A detta dell'articolo si trattava di un sito che «forniva informazioni sul degrado urbano della città di Roma, ospitando molti commenti di utenti che si lamentavano dello stesso degrado.»
Ci sono molti aspetti di questa storia che trovo incredibili: l'accusa “istigazione a delinquere e apologia di reato”, l'entità della pena, il tipo di viario (*2) e, infine, che il blogger sia stato condannato per commenti non suoi...
Sfortunatamente il sito è stato già da tempo preventivamente censurato (*3) e non mi è quindi possibile farmi un'idea diretta, basata su fatti, sul tenore dei pezzi pubblicati. Anche di questo dobbiamo “ringraziare” la censura che impedisce di conoscere e capire.
Per questo motivo non posso sbilanciarmi più di tanto nelle mie opinioni ma devo limitarmi a ragionare sulle poche informazioni fornite dall'articolo.
L'accusa mi pare comunque abnorme: personalmente continuo a ritenere che dovrebbe essere sempre e comunque garantita la libertà d'espressione di un blogger. In casi come questi rimpiango di non vivere negli USA dove almeno questo diritto è ben difeso dalla costituzione e i giudici americani non possono “aggirarlo” con interpretazioni speciose e cervellotiche.
Sfortunatamente siamo in Italia e quindi in balia di una magistratura troppo libera (vedi dopo)...
Nove mesi di reclusione per qualche commento????!!!
Ma siamo in Cina o in Iran??!!
Come ho detto, “grazie” alla censura, non posso farmi un'idea diretta del contenuto di questi commenti ma visto che in fin dei conti, a detta dell'articolo, non invitavano a uccidere nessuno ma soltanto a della semplice “resistenza civile” mi pare un'esagerazione.
Forse mi sbaglio ma vi vedo anche un tentativo di intimidazione nei confronti di tutti coloro che diffondono in rete le proprie idee: blogger in primo luogo ma non solo. Dopotutto il nostro giovane presidente Napolitano aveva dato il la a una maggiore severità (*4) verso il “linguaggio” della rete. Per non parlare della Boldrini (v. Boldrinata)...
Anche la tipologia del sito mi lascia perplesso: possibile che in tutta Italia, con le centinaia di migliaia di siti esistenti, non ce ne siano altri con commenti ben più gravi (xenofobi, iperviolenti, etc...)?
Dovendo accusare un blogger di reati così gravi perché si inizia a farlo da un sito che, a detta dell'articolo, «forniva informazioni sul degrado urbano della città di Roma»?
La sentenza pare così eccessiva da apparirmi sospetta: mi piacerebbe sapere qual è l'azienda coinvolta (quella verso la quale erano indirizzate le azioni di resistenza civile) e quali sono i suoi vertici: soprattutto di chi sono amici o parenti. Eh, sì... penso subito all'ipotesi più torbida: non per niente mi chiamo KGB...
E infine perché il blogger è stato condannato per commenti non suoi? Con tutti i mezzi di controllo a disposizione delle forze dell'ordine non sarebbe stato un problema risalire ai veri autori.
Vi pare giusto che il blogger debba essere condannato e gli autori dei commenti incriminati no? A me pare assurdo: un'ingiustizia nell'ingiustizia.
Ancora una volta questo modo di procedere, insieme alle accuse e all'entità della condanna, mi fa pensare che ci sia un intento intimidatorio nei confronti dei blogger e della libertà d'espressione in genere...
Insomma si tratta di una vicenda molto strana della quale mi piacerebbe sapere di più: da quel poco che dice l'articolo sembra una storia incredibile. Tolleranza cinese verso la libertà d'espressione...
Ho addirittura il dubbio che sia una bufala! Anzi lo spero vivamente, anche se avrei fatto la figura dello stupido a “non aver avuto fiducia” nella giustizia italiana....
All'inizio di questo pezzo avevo promesso anche delle considerazioni di più ampio respiro ma, dato che ho già scritto molto, mi limito ad accennarle.
1) La magistratura italiana è troppo indipendente: va posta sotto il controllo dei cittadini (ma non della politica!)
2) Nel pezzo Scommessa scommettevo che la magistratura, in un termine di almeno sei mesi, avrebbe iniziato ad attaccare il M5S. All'epoca non mi era chiaro quale sarebbe stato il pretesto ma adesso è evidente che si attaccherà (*4) il viario di Grillo...
3) Questa vicenda, se confermata, dimostra che sono necessarie nuove leggi per la rete: non per “regolarla” (ovvero imbavagliare e censurare come piacerebbe ai poteri forti) ma per ribadire con la massima forza che la rete DEVE essere libera. Delle leggi chiare e semplici, a prova di magistrati senza cervello, che dicano che un blogger può scrivere quello che preferisce (comprese tutte le apologie che vuole!)
Nota (*1): conversione di video con codec H.264 su Linux. Al riguardo consiglio il programma gratuito Handbrake...
Nota (*2): “viario” = vi-(rtuale) + (di)-ario = blog; v. il corto Viario.
Nota (*3): preferisco usare il termine “censurato” e non il blando “oscurato” perché di censura si tratta.
Nota (*4): non ho fatto in tempo a scriverlo che ho scoperto questo articolo: Offese a Napolitano su blog di Grillo: via libera della Cancellieri al PM. Ovviamente anche su questa notizia avrò da scrivere ma, per il momento, mi limito a segnalare il mio pensiero a caldo: un Presidente degno di questo nome dovrebbe subito intervenire dicendo di non procedere perché la libertà d'opinione degli italiani è più importante del suo presunto “prestigio”...
alla prima stazione
1 ora fa
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