«[Figlio dell'uomo] Porgi l'orecchio e ascolta le parole di KGB
e applica la tua mente alla SUA istruzione
» Pv. 22,17

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sabato 21 febbraio 2015

AedE: Scena IV, Atto IV

Le istruzioni in breve (la versione completa è qui):
  1. Fare partire il primo brano della scena
    • Regolare il volume della musica non troppo alto: si deve sentire chiaramente ma non deve distrarre
    • Per calarsi nella giusta atmosfera cercare di battere il ritmo della musica con la mano
    • Non prestare attenzione alle parole della musica o alle immagini del video: in genere il testo della canzone non avrà nessuna attinenza con la scena e potrebbe quindi distrarre e confondere il lettore. Abbandonarsi semplicemente all'atmosfera!
  2. Aspettare il tempo indicato prima di iniziare a leggere il testo della tragedia vero e proprio. E non sbirciare!
  3. Leggere con attenzione cercando di seguire la punteggiatura e “interpretando” i vari personaggi
  4. Finita la lettura aspettate che il brano musicale termini prima di avviare il successivo o passare alla scena seguente



Aspetta 1m 20s

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[Salone del banchetto nuziale; re Totraz ed Euginea sono al loro tavolo, di fronte ad Andros, mentre tutti gli altri invitati sono ancora ai loro posti]
Euginea – [si alza in piedi tenendosi stretta al marito] Andros? Sei tu il mio vecchio amico Andros?!
Andros – Lo fui. Un tempo lontano fui entrambi...
Euginea – E se tu sei Andros allora, caro amico di sempre, perché arrivi alla mia festa nuziale con la minacciosa spada in pugno? Piuttosto, rallegra il mio animo sedendoti al nostro desco: spezza il pane, mesci il vino e sii partecipe della nostra gioia!
Andros – Ti ascolti figlia tralignata dei tuoi avi? Forse non ricordi più chi eri o cosa è accaduto ai nostri parenti? Come puoi tu gioire, e chiedere a me di farlo, quando ti unisci alla radice del nostro male?
Euginea – [sospira] Non guardarmi con occhi tenebrosi sotto il cipiglio crucciato, ma ascolta le sincere parole della mia felicità: imprevisto né voluto, l'amore è germogliato su pietra liscia e arida. I mali passati erano destinati ad accadere perché gli dèi, così, avevano stabilito.
Re Totraz è il più alto e valoroso re delle tribù dell'intera Scizia: a lui Ares il razziatore, che qui chiamano Batraz, aveva promesso una donna degna del suo coraggio. E a me la Dea, che a tutto antepone l'amore, baciandomi in fronte suggellò la promessa di un matrimonio regale.
Quel che tristemente è successo era quindi ineluttabile e già deciso dagli dèi onniscienti. Che colpa abbiamo noi miseri mortali dei loro desideri? Che colpa ha il vile strumento nell'essere impugnato da mano divina?
Andros – Facile attribuire alla volontà degli dèi le proprie azioni. Ma chi cavò gli occhi a Callipente? Ares o re Totraz?
Chi ordinò di depredare il tempio e rapirne le giovani ancelle? Ares o re Totraz?
Chi uccise il tuo promesso sposo, mio fratello Tichaos? Ares o re Totraz?
Anzi, da fonte sicura, ti dico che l'uomo al tuo fianco è andato ben oltre il suo mandato: infatti il Dio dell'odio, per blandire la Dea dell'amore, lo ha rinnegato. E io fui scelto per strappare la vita a lui e a tutta la sua progenie...
Euginea – Non farlo amico carissimo! Per quell'affetto che, si mormorava, tu abbia sempre nutrito nei miei confronti, non prendere la vita al mio caro marito né all'innocente infante nato della nostra unione: con sacro giuramento sono ormai legata al mio re: se colpisci lui ferisci me, se lo trafiggi io sanguino, se l'uccidi io muoio!
Andros – Anch'io giurai! E il mio giuramento ha vincoli ben maggiori perché, non a un uomo, ma a tutti gli dèi supremi ho dato la mia parola...
Euginea – Tu quindi dici di fare ciò a cui il tuo giuramento ti obbliga: ma non è forse questo lo stesso torto di cui ci accusi? Per quanto hai detto la responsabilità, e con essa la colpa, di ciò che fai sarebbe tua e non del tuo giuramento. E se invece tu non hai colpa allora nemmeno noi l'abbiamo e nessuna punizione meritiamo.
Andros – [sorridendo amaramente] Doppiamente fortunato l'uomo la cui moglie ha una lingua abile come la tua! Dimentichi però che io riparo al vostro torto e, volentieri, mi assumo la responsabilità di ripristinare giustizia... [rivolgendosi al re] Ma Totraz non ha voce per difendersi? Perché si nasconde dietro alla donna che rapì come schiava?



Aspetta 1m 30s

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Re Totraz – Schiava in catene trascinai Euginea sulla mia nave ma, già quando sbarcammo, fu il mio cuore a essere incatenato a lei, di esso, regina. Però hai ragione: non dietro alle parole di una donna, per quanto moglie, ma al proprio scudo deve difendersi il re dei prodi cavalieri sciti. In te brilla il divino favore: più che uomo sei, eppure non esiterò ad affrontarti. Per le mie colpe sono pronto a pagare col mio sangue il giusto tributo: da avversario onorevole risparmia però Euginea e il pargoletto che invece colpe non hanno.
Ombra-Ippandro – Unici fra i presenti il re e la sua regina, sebbene pallidi e titubanti, si sono levati e ti hanno rivolto la parola ché il tuo sembiante è terribile e mortifero. Il coraggio non difetta loro...
Andros – [mormorando a denti stretti] Ombra molesta perché ripeti ciò che già so?!
Euginea - Se tu hai o abbia mai avuto un briciolo d'amore per me risparmiali, ti supplico!
Andros – [incerto] Io...
Euginea – [con un flebile sorriso] Ti prego buon Andros che, anche adesso, sempre caro mi sei come non mai, rinuncia alla vendetta che ingiustamente ammanti di giustizia!
Andros – [la guarda in silenzio per qualche attimo] O, comprendo... Sappi, Euginea dalla stella, che anche la potente Dea delle lusinghe pose sul mio volto una benda: una trina di inganno ricamata di accecante amore. Eppure, protetto da memorie e saggezze antiche che ora scorrono nel mio sangue, non ne rimasi a lungo abbacinato: ormai leggo con chiarezza anche il tuo intento. Percepita la mia incertezza, ratto nei tuoi occhi, il brillio dell'astuta malizia femminile ha sostituito il disperato sgomento e la colpevole paura!
Euginea – Sarà come dici... eppure, in buona fede, credo che non giustizia ma gelosia muova la mano di Andros figlio di Omotimo. E questa gelosia è frutto ingrato e tossico dell'amore. Se i tuoi occhi vedono la verità, mi aspetto allora che la tua lingua non menta. Rispondi quindi alla mia semplice domanda: mi ami?
Andros – [esita a lungo] Solo due parole... eppure nessun coltello scaverebbe così dolorosamente nella profondità del mio animo...
Ombra-Ippandro – La sua domanda è onesta e giusta: rispondi a lei e rispondi a te stesso.
Andros – [sempre incerto] In passato, credo, forse ti ho amata... ora non so: il tradimento ha aduggiato il tuo fascino e il mio cuore offeso non dimentica...
Euginea – [comprensiva] Allora mi ami: puoi leggere l'animo di tutti i mortali ma non il tuo. Tu non lo sai ancora ma io ne sono già certa!
Andros – Se anche così fosse questo non cambierebbe niente: tu hai sposato e tradito...
Euginea – [alzando la voce] Perché ti ostini a chiamare traditore il mio cuore che ha risposto con amore all'appello dell'amore? Tu piuttosto, dillo, già quando fui promessa a Tichaos covavi propositi di vendetta?!
Andros – [sorpreso] No cielo! Sacro è il vincolo del sangue!
Ombra-Ippandro – Eppure, invero, fosti proprio tu ad attirare la calamità sul villaggio: forse le tue impulsive implorazioni furono, non frutto di sciocca negligenza, ma dettate da impuro concupire... Ciò spiegherebbe l'indignato rancore dell'ombra di tuo fratello: ai morti poco è celato e, forse, a lui già era nota la tua prava proclività segreta...
Andros – [sconvolto urla] Allora, Ombra, cosa dovrei fare?!
Ombra-Ippandro – Ricorda le ultime parole del saggio Ippandro! Spergiura: sii dannato dagli dèi! Ma non tradire il tuo cuore o sarai dannato da te stesso! E, se dannazione comunque deve essere, fai allora ciò che è giusto...
Euginea – Non ombra ingannevole ma vera donna sono: guardami ancora, guardami con occhi sereni e non offuscati dall'ira e dimmi ciò che vedi. Se più non sono l'Euginea che amavi, e che ancora ami, allora mi ucciderai...

Elenco dei brani in ordine di apparizione:
1. Number di Tristania
2. My Lost Lenore di Tristania

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