In genere sono pessimista: capisco che il mondo va nella direzione sbagliata ma che la maggior parte delle persone non se ne accorge. Capisco che non è un problema di intelligenza o di cultura ma psicologico: una mal riposta fiducia nella struttura della società e nell’onestà delle istituzioni in senso lato (includendovi, per esempio, i media tradizionali o la magistratura).
Capisco che, essendo un problema psicologico, un approccio razionale per spiegare loro la realtà della situazione non funzioni. Si tratta di persone che non solo credono alla propaganda ma che vogliono crederci: non vogliono ascoltare altro e non vogliono pensare con la propria testa. Anche quando si imbattono direttamente in situazioni che smentiscono la narrativa dominante preferiscono ignorarle, non credere ai propri occhi.
Per convincerle dovrebbero poter accedere a una propaganda contraria a quella che subiscono ma, data la struttura della società, questo non sarà mai possibile.
Queste persone cambiano idea, aprono gli occhi, solo quando sbattono la faccia contro la verità e si fanno male: capiscono che i vaccini sperimentali mRNA possono dare dei problemi solo quando un loro stretto famigliare ne subisce i peggiori effetti avversi. Credono che le istituzioni siano fondamentalmente giuste fino a quando non subiscono una grave ingiustizia. Credono che chi si impegna e fa bene il proprio lavoro non avrà problemi fino a quando non vengono licenziati. E così via…
Insomma la mia visione della società è molto frustrante: mi sento come una specie di Cassandra che non viene creduto anche quando poi questo ghiribizzo dimostra che, nella maggioranza delle mie previsioni, ho molto più spesso ragione che torto.
Ma contro queste tipologie psicologiche è tutto inutile: posso aver avuto ragione in passato ma "la situazione attuale è completamente diversa" e quindi devo aver torto. Se l’esperto che i media gli propongono dice qualcosa che va contro il più basilare buon senso e io lo sottolineo non importa: lui è l’esperto, io non lo sono, e quindi ha ragione lui indipendentemente dal buon senso ed, eventualmente, da quel che dicono altri esperti (magari con un curriculum ancora più importante) che però non sono rilanciati dai media proprio perché vanno contro la narrativa dominante.
Quindi in genere sono estremamente pessimista dato che non vedo una soluzione a questa situazione che non preveda una crisi significativa della società che costringa anche le persone che tengono gli occhi chiusi ad aprirli.
E allora da dove proviene l’ottimismo del titolo?
Beh, qui sopra ho semplificato la situazione: in realtà credo che nella società vi sia una certa soglia di consapevolezza superata la quale la verità viene fuori all’improvviso. Che ci sono anche persone che seguono sempre e comunque la maggioranza e che, come il gregge che in effetti rappresentano, possono passare da una posizione a un’altra anche improvvisamente se un’altra maggioranza prende il sopravvento.
Cosa è il valore di questa soglia? Io l’immagino come una percentuale: la percentuale delle persone che hanno sostanzialmente capito come stanno le cose.
E qui arriva finalmente il pensiero positivo: credo che, grazie agli strumenti tecnologici della rete Internet, la percentuale di persone informate sia più alta che in passato e che, soprattutto, la consapevolezza complessiva di queste persone sia molto maggiore.
Nel mio piccolo io seguo diverse fonti e basta che una di queste ventili una nuova idea che mi piaccia che io posso farla mia e propagarla a mia volta.
Voglio dire che, rispetto al passato, dove magari c’era solo una vaga comprensione di ciò che non funzionava, adesso chi vuole informarsi ha una conoscenza molto più approfondita.
Io credo che questa maggiore comprensione sia un’importante novità positiva rispetto al passato e credo che l’effetto complessivo sarà quello di far raggiungere alla società più velocemente il valore soglia di consapevolezza che poi cambia la società.
Poi, intendiamoci, le cose dovranno comunque peggiorare per far aprire gli occhi alla categoria di persone che, per tipologia psicologica, li vogliono tenere chiusi.
Ma spero che non sarà necessario schiantarsi a tutta velocità contro il muro della realtà e che magari si riuscirà a frenare, a batterci sì, ma non in maniera distruttiva.
Facciamo un esempio: la guerra in Ucraina.
Credo che nonostante tutta la propaganda e tutta la disinformazione con cui il potere cerca di convincere la società occidentale delle proprie ragioni speciose la percentuale di popolazione contraria a essa sia decisamente più alta che in passata e che, soprattutto, abbia le idee molto più chiare su come stiano veramente le cose. Non si tratta quindi di un’avversione generica, istintiva, che magari una buona propaganda potrebbe incrinare seppur temporaneamente ma di un’opposizione consapevole e ben motivata. La maggioranza dei contrari alla guerra ha capito che l'occidente non combatte per "la democrazia e la libertà" ma per l'interesse economico di pochi...
Supponiamo che l’Italia decida di mandare delle truppe di terra in Ucraina: io credo che fin da subito ci sarebbero grandi manifestazioni di piazza contro tale iniziativa. Manifestazioni che in passato sarebbero giunte solo con l’arrivo delle prime bare.
E, per lo stesso motivo, all’arrivo delle prime bare l’opposizione alla guerra sarà già a un livello che in passato si sarebbe raggiunto dopo 2 o 3 anni di guerra. Spero quindi che, se davvero si dovesse arrivare a questa follia, l'accelerazione che prevedo verso la piena comprensione di quello che accade sarebbe sufficiente per evitare gli scenari peggiori.
Conclusione: diciamo che il mio ottimismo è relativo a un pessimismo di fondo. Per cambiare significativamente la situazione le cose dovranno comunque andare male ma, forse, non così male come in passato temevo.
Il figlio della Concetta
6 ore fa
Ho letto solo ora questa pagine, e devo dire che ne ho apprezzato la lucidità. Temo però che l'ottimismo sia basato su fondamenta piuttosto fragili.
RispondiEliminaIl problema, a mio avviso, non è la difficoltà nel capire, piuttosto quella del decidere che il rischio determinato dall'inazione ha superato quello determinato dalla reazione attiva.
Più precisamente, persisteremo nell'inazione fintanto che il rischio sotteso ad una eventuale reazione attiva si rivelerà irrisorio rispetto a un danno effettivo ed intollerabile già in atto. A quel punto potrebbe scatenarsi una reazione scomposta dagli esiti imprevedibili (sicuramente nefasti per una larga maggioranza tanto tra i pervicacemente inattivi quanto tra i più energicamente reattivi).
Nota bene: non mi limito ad accusare altri di questo tipo di impostazione, io stesso sento di esserne un esempio.
Ti ringrazio per l’apprezzamento!
EliminaIn realtà, come puoi leggere nella conclusione, il mio ottimismo è sostanzialmente relativo a un mio pessimismo di fondo: semplicemente affinché la maggioranza apra gli occhi le cose dovranno andare male, meno male di quanto immaginavo, ma comunque male.
Poi come effettivamente si risolverà nel concreto la situazione è imprevedibile: troppi fattori, anche individuali, per non parlare del caso, vanno a influenzare questi eventi.