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domenica 2 giugno 2024

Il politico-prodotto

Quando leggo un libro ricco di spunti da una parte sono contento perché, ovviamente, mi dà modo di riflettere e di imparare molte cose nuove. Contemporaneamente però mi secca perché mi costringe a scriverne e, per questo, non posso finire di leggerlo tutto di un fiato…

Questo effetto ultimamente me lo sta facendo il saggio “Ritorno al mondo nuovo” di Huxley scritto nel 1958 ma che anticipa con inquietante precisione molte delle tendenze attuali.

Il capitolo che ho letto oggi è intitolato “L’arte di vendere”. Il concetto centrale è la contraddizione nei media in cui da una parte, con l’informazione e i servizi giornalistici, fanno appello alla razionalità dello spettatore ma da un’altra, dovendo vendere prodotti, studiano pubblicità che fanno appello ai desideri e alle paure dell’inconscio umano.
Giustamente afferma che questa ambiguità comunicativa dovrà risolversi in una direzione o in un’altra. A quasi 70 anni dalla stesura di quest’opera possiamo constatare la direzione presa dai media.

[KGB] Anche le notizie, l’informazione cioè, è divenuta un prodotto. Gli stessi utenti sono dei prodotti grezzi che vanno lavorati somministrandogli le “giuste” idee…

Come funziona la pubblicità ormai lo sappiamo tutti anche se poi magari, quando la guardiamo, ce ne dimentichiamo: non ci vendono un sapone ma bellezza, non un profuma ma sicurezza, non un’auto ma status sociale etc.
Per questo motivo non starò a ripetere i molti e divertenti esempi di Huxley sulla pubblicità e gli istinti umani su cui fa leva.

Ho trovato invece più interessante, perché meno evidente, delle considerazioni di contorno e su cui vale la pena soffermarsi.
In questo caso Huxley evidenzia una particolare debolezza dell’animo umano: “Gli uomini hanno un pregiudizio iniziale contro i tiranni; ma quando i tiranni o gli aspiranti tali propinano loro propaganda adrenalinica circa la malvagità del nemico, specialmente quando il nemico è debole e quindi facile è dargli addosso, allora sono pronti a seguire, e con entusiasmo.” (*1)

Ciascuno tende a vedere il proprio prossimo basandosi sul modello che ha di se stesso: forse per questo tendo a sottostimare questi aspetti irrazionali della natura umana.
Comunque anch’io, sebbene poco meno di un anno fa, mi sono reso conto del fenomeno: cercavo di comprendere il comportamento di un’infermiera, chiaramente diverso da quello delle sue colleghe che lavoravano a pochi metri di distanza, e giunsi alla seguente conclusione:
“Nel corso delle settimane mi sono convinto che la “nostra” infermiera non fosse veramente preoccupata per la salute ma che, soprattutto, rimpiangesse l’autorità che in passato doveva aver avuto: il piacere di obbligare tutti a mettere la mascherina e, magari, a discriminare chi non era vaccinato.
Credo fosse una di quelle persone con una vena sadistica che, assaggiata una briciola di autorità, la capacità di poter infastidire le persone oltre il buon senso e con le spalle coperte dalla legge, adesso ne sentiva terribilmente la mancanza.

Conclusione: questo è il punto, il comportamento anomalo dell’infermiera (anche paragonato a quello delle colleghe della stessa ala) secondo me è spiegabile solo così. Non sincera preoccupazione per il covid-19 ma rimpianto per la perdita di autorità. Le personalità sadiche che potevano “torturare” dicendosi di fare “del bene” sono quelle che più amavano e approvavano le discriminazioni senza basi scientifiche: e ora le rimpiangono. Magari giustificandosi pensando che occorra più “prudenza”... ” (v. Sadica frustrata del luglio 2023)

In effetti, rileggendo, nel pezzo citato evidenzio più una conseguenza dell’effetto psicologico citato da Huxley: Huxley afferma, in pratica, che l’uomo ama poter fare prepotenze contro i suoi simili più deboli mentre io affermo che l’uomo (in particolare chi ha una vena di sadismo) rimpiange di non poter più fare tali prepotenze.

Sul finale del capitolo Huxley affronta problematiche che mi stanno molto a cuore: la (non) responsabilizzazione degli elettori, il rapporto fra democrazia e pubblicità e, soprattutto, la trasformazione del politico in un prodotto valutato per il suo aspetto piuttosto che per il suo contenuto di idee e valori.
Mi sono già citato e non voglio eccedere ma sono sicuro di aver espresso più volte questi concetti sia in vari pezzi che nell’Epitome…
Ma sentiamo le parole di Huxley: “I mercanti della politica fanno appello solo alla debolezza dei votanti, mai alla loro forza potenziale. Essi non cercano di portare le masse, attraverso l’educazione, alla capacità d’autogoverno; a loro basta manipolarle e sfruttarle.” (*2)
“Ora occorrono soltanto quattrini e un candidato che impari a fare la faccia ‘sincera’. Con la nuova liturgia, principi politici e programmi concreti hanno ormai perso gran parte della loro importanza. Contano davvero solo due cose: la personalità del candidato e la maniera in cui la sanno proiettare gli esperti della pubblicità.” (*3)
“I metodi che si usano oggi per vendere il candidato politico, come se fosse un deodorante, danno all’elettorato questa garanzia: egli non sentirà mai dire la verità, su niente.” (*3)

Queste non sono poche frasi estratte dal loro contesto: ne avrei potute copiare molte di più su questa stessa lunghezza d’onda.
Sorvolo poi su una “nidiata” di potenziali epigrafi sulla comunicazione e la democrazia: sicuramente interessanti ma sono troppo pigro per riportarle qui…

Conclusione: il prossimo capitolo è intitolato “Lavaggio del cervello”: non aggiungo altro...

Nota (*1): tratto da "Il mondo nuovo - Ritorno al nuovo mondo" di Aldous Huxley, (E.) Mondadori, 2023, trad. Lorenzo Gigli e Luciano Bianciardi, pag. 293.
Nota (*2): ibidem pag. 299.
Nota (*2): ibidem pag. 300.

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