Pezzo breve oggi, forse potrei farci un corto ma preferisco scrivere con calma senza costringermi a essere ultra sintetico…
Oggi sono andato avanti di poche pagine con “Tipi psicologici” di Jung: ho quasi finito il capitolo incomprensibile (mi mancano poche pagine) e spero proprio che il prossimo sia più accessibile.
Potrei citare un periodo di Jung che conferma quanto già pensavo ma non ne vale la pena: questo libro è un’opera adatta per chi conosce già la teoria dell'autore e questo lo rende scarsamente intellegibile al profano.
Comunque, da quel che credo di aver capito, secondo Jung vi è una specie di energia, identificata come “libido”, che può “abitare” sia nell’inconscio che nel conscio. Se la quantità di libido è alta nell’inconscio allora questo avrà la forza per imporsi, anche spesso, sul conscio.
Vabbè, poi c’è tutta la teoria che il “simbolo” sia un mezzo per far emergere la libido dall’inconscio: in pratica agendo come le immagini del sogno, il simbolo è una sorta di travestimento che il conscio ritiene accettabile, innocuo, solo un’immagine mentre l’inconscio vi riversa la sua energia. Ma questo non ci interessa.
Ripensavo a Rogers: la sua idea di terapia è di aiutare il paziente a curarsi da solo, a venire a patti con se stesso, ad accettarsi per come è anche se non è ciò che vedono o vogliono gli altri. Insomma, lo sapete, ne ho scritto in molti pezzi l’anno scorso.
Ecco, mi chiedevo se vedendo la terapia di Rogers dal punto di vista di Jung si può pensare al processo di venire a patti con se stessi come un liberare l’eccesso di libido dall’inconscio in maniera che non entri in conflitto con la coscienza.
È chiaro infatti che i pazienti di Rogers non ammettono/accettano una parte di loro stessi: se agiscono secondo la loro mente cosciente si sentono infelici perché non fanno quello che realmente vorrebbe il loro inconscio. Se poi cedono più o meno involontariamente ai desideri inconsci si sentono cattive persone e vengono afflitti dai sensi di colpa e, magari, dall’incomprensione di chi dovrebbe essere loro vicino.
La differenza è che Rogers, per disinnescare la bomba dell’inconscio, non ricorre a simboli ma fa in modo che il paziente, rassicurato e confortato dal comportamento tollerante, paziente e non giudicante del terapeuta, accetti se stesso. È però vero che, qua e là se ben ricordo, Rogers accenna a parole che scatenano delle intense risposte emotive, come delle porte che si aprano permettendo un forte passaggio di emozioni dall’inconscio al conscio: ecco queste parole potrebbero essere dei simboli nel senso inteso da Jung.
Il “succo” è in verità più generale: teorie apparentemente molto diverse possono spiegare e interpretare da punti di vista diversi la stessa realtà rimanendo entrambe valide.
Conclusione: ma… probabilmente un pezzo su un argomento troppo specifico per essere interessante per il lettore qualunque: vi aggiungerò il marcatore “Peso”.
Il figlio della Concetta
6 ore fa
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