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mercoledì 5 giugno 2024

UE 2024

Era da qualche giorno che volevo scrivere questo pezzo e, curiosamente, fino a ieri le mie conclusioni sarebbero state diverse da quelle di oggi: vedremo poi cosa è cambiato.

Dal 6 al 9 giugno, suppongo inclusi, ci saranno le elezioni europee: che fare? chi votare?

Da tempo ho stabilito che votare il partito “meno peggio” è sbagliato: contribuisce a spingere la democrazia in un circolo vizioso in cui la qualità dei diversi partiti, intesa come qualità dei propri politici, va sempre più a peggiorare. Lo scrissi nel 2018, sebbene l’idea che però non ero riuscito a esprimere e/o giustificare fosse di molto precedente, in La morale dell’astensione.

Insomma, secondo questo mio principio, votare XXX perché è “il meno peggio” o perché “altrimenti vince YYY” non è un buon motivo e, anzi, nel lungo termine peggiora il livello complessivo della democrazia del paese.

Più recentemente sono arrivato a un secondo principio che risponde alla domanda: “cosa fare se il partito che ci rappresenta è politicamente insignificante?” ovvero se sappiamo che non raggiungerà una soglia minima di rappresentatività, diciamo il 5%?
Beh, la mia conclusione fu che, anche in questo caso, è corretto astenersi.
Mi sembrava di aver scritto un pezzo per spiegare nel dettaglio la mia logica ma ho ritrovato solo il seguente accenno in Chiunque vinca l’Italia perde (del settembre 2022): «Oggi elezioni in Italia. Io non vado: il partitino che avrei votato temo non supererà neppure la soglia di sbarramento: comunque sarebbe, o sarà, irrilevante. E allora non voglio prestarmi a essere preso in giro da questa farsa di “democrazia”.»

In pratica la mia logica è: il partitino che voterei sarà irrilevante ma andando a votare legittimerei l’attuale democrazia che, ormai, è strutturata in maniera tale per fare quello che il potere vuole senza minimamente considerare né gli interessi né la volontà degli elettori. Dal mio punto di vista andare a votare significa dire al potere: “va bene, prendetemi pure per il naso e io rispetterò comunque le vostre decisioni!”….

Questo mio secondo principio, diversamente dal primo, non è sempre valido ma dipende quindi da come consideriamo l’attuale democrazia. Se si crede ancora in essa allora non va applicato. Se per esempio si pensa che il partitino XXX non raggiungerà una grande percentuale ma che, grazie alle sue idee, in futuro continuerà a crescere sempre di più fino a influenzare la maggioranza della popolazione allora significa che crediamo nella democrazia: ovvero che tale partito avrà comunque un minimo di visibilità e che sarà in grado di diffondere liberamente le proprie idee e che non verrà ostacolato con censura o altre misure repressive. Equivale a credere che i partiti tradizionali magari sbagliano le loro scelte ma che comunque sono in buona fede: che se capissero quale fosse il bene per i loro elettori allora farebbero quanto possibile per realizzarlo.
Io non lo credo, ma chi lo credesse farebbe bene a votare il partitino ignorando questo mio secondo principio (*1).

Fino a ieri la mia conclusione sarebbe stata quella di evitare di perdere tempo in questa farsa del voto per l’antidemocratica UE, starmene a casa e dare poi, a tempo debito, un’occhiata ai risultati per vedere se ha vinto cencio oppure straccio e se siamo nella padella, nel forno oppure nella brace.

Però viviamo in un momento eccezionale dove, nel silenzio colpevole dei media, il pericolo di guerra nucleare è concreto più di quanto non lo sia mai stato. E guerra nucleare, nel caso migliore, equivalerebbe alla distruzione dell’intera Europa ma, più probabilmente, dell’intero genere umano.

Considerando il pericolo ritengo sia giusto derogare al mio primo principio, cioè quello di non votare un partito (che però abbia visibilità!) che sia solo “meno peggio” degli altri, se questo prende una ferma (almeno a parole: meglio che nulla...) posizione contro la guerra.
Cioè pur sapendo che questo partito complessivamente andrà contro i miei interessi e magari anche contro quelli del bene e della giustizia comune; pur sapendo che votandolo contribuisco a rendere la democrazia sempre più marcia: ebbene credo che se si allontani seppur minimamente (l’Italia non conta praticamente niente nel panorama internazionale e, di conseguenza tutto quello che dicono e fanno i nostri politici vale pochissimo) la possibilità di una guerra allora è mio dovere, come essere umano, votarlo.

Ma veniamo al video di una delle “mie” fonti preferite: Harris at Swiss summit. Elensky big performance goes bust. Maybe Biden starts WW3. Clooney backs off dal canale Alex Christoforou.

All’inizio del video vi è uno spezzone di un comizio elettorale di Salvini da cui sembrerebbe che abbia capito la gravità della situazione e di sicuro, si dichiara chiaramente e inequivocabilmente, contro la guerra.
Ora non seguendo la politica italiana non so se altri personaggi politici si sono espressi in maniera altrettanto netta contro la guerra: è possibile. In tal caso potete benissimo votare per i loro partiti, qualunque essi siano: per la mia logica non cambia niente.
Solo dovete stare attenti che la presa di posizione sia netta e inequivocabile: se è della forma “Noi siamo contro la guerra, però la Russia […] però se […] però se ce lo chiede l’Europa/NATO […]” allora non va bene.
Riesco per esempio a immaginarmi un leguleio che fa pompose affermazioni aggiungendoci numerose note a margine e “scritte in piccolo”. Oppure quelli “Pace, pace, pace ma se la UE ci dice di saltare dalla finestra saltiamo dalla finestra ringraziando”...
Insomma occhio al pacifismo superficiale per attrarre facile consenso e che, immancabilmente, se vi fosse paradossalmente un voto per la pace o la guerra voterebbe per la seconda.

Insomma data la situazione voterò per la Lega di Salvini nella speranza, seppure piccola, che questo possa servire ad allontanare il pericolo di una guerra con la Russia (che facilmente, col coinvolgimento della NATO, diverrebbe nucleare).

Conclusione: forse è bene specificare che non credo che Salvini sia il paladino della pace. Non mi stupirei neppure se, al momento decisivo, votasse per la guerra. Mi pare però che nel mio piccolissimo egli rappresenti la migliore possibilità che ho per esprimere la mia contrarietà alla guerra.

Nota (*1): per la cronaca io credo che se il partitino desse segni di potenziale crescita allora le forze al potere, che adesso lo tollerano volentieri perché, con la sua esistenza, rende più credibile l’inganno della “democrazia”, inizierebbero a opporsi a esso con maggior vigore censurandolo, facendo pressioni o corrompendo alcuni suoi membri più significativi, con campagne mediatiche o aizzandogli contro magistrati di parte etc. col risultato di bloccarne del tutto o quasi lo sviluppo.

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