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lunedì 17 giugno 2024

Gandhi e Huxley

Sorrido. Mi chiedo se i miei lettori si chiedono come ho fatto, nel tritatutto del mio cervello, a metterli insieme. Probabilmente no. In effetti altre volte ho accostato nomi diversi senza poi collegarli insieme ma soltanto parlandone sequenzialmente.

Invece in questo pezzo vi è un preciso collegamento fra i due.
Gandhi continua a non piacermi: è un mistico e pensa e scrive da mistico. Ha i suoi punti fermi e a questi costantemente ritorna: la verità, la non violenza, Dio, la preghiera…

In particolare sto leggendo una sezione sulla preghiera che Gandhi ritiene fondamentale: una sorta di stampella mentale alla quale, una volta abituati, non si riesce più a farne a meno. Pregare, pregare e trovare Dio.

Di Huxley invece sono ai capitoli finali del saggio “Ritorno al mondo nuovo”. Uno degli ultimi che ho letto è sulle tecniche di lavaggio del cervello.
Curiosamente il punto di partenza sono gli esperimenti su cani di Pavlov ma il succo è che in particolari condizioni il cervello umano è particolarmente vulnerabili a essere condizionato permanentemente.
Si tratta di situazioni prolungate di stanchezza, mancanza di sonno o di cibo, continua tensione fisica e psicologica, sensazione di dolore (Huxley suggerisce infatti che gli ospedali potrebbero essere ottimi luoghi di condizionamento).
Poi non tutti siamo ugualmente suggestionabili: secondo una ricerca citata da Huxley circa un quinto della popolazione (senza particolari distinzioni fra uomini e donne) è facilmente suggestionabile; un altro quinto è estremamente resistente mentre i restanti 3/5 sono ugualmente suggestionabili ma necessitano di maggiore tempo.

Ecco, mi chiedevo se le reiterate preghiere di Gandhi, accompagnate dal digiuno e di una personalità adatta lo portassero in una condizione di auto suggestionabilità in cui si convinceva di percepire la presenza di Dio tutto intorno a sé.
Sì, lo so, la mia ipotesi non è decisamente molto spirituale ma ho la fortissima sensazione di aver intuito un meccanismo psicologico con cui spiegare mistici e santi. Pensiamo per esempio agli anacoreti che non solo pregavano ininterrottamente per lunghi periodi ma che mortificavano il loro corpo e il loro spirito con digiuni e con il cilicio. Ed ecco che, dopo un periodo adeguato, si sentivano in contatto con Dio, certi della sua esistenza e della sua presenza intorno a loro.

Insomma la mia teoria è che prolungati periodi di preghiera, mancanza di sonno, digiuno, mortificazioni del corpo, predisposizione alla suggestionabilità portino i mistici in uno stato in cui riescono a procurarsi una sorta di autolavaggio del cervello convincendosi della sostanziale e assoluta verità dei principi religiosi in cui vogliono credere.

Conclusione: che ne pensate? A me pare straordinariamente plausibile.

2 commenti:

  1. Metafisica, messer Vapore Sodo.
    Ci sono, fortunatamente, molteplici cose che sfuggono il piano razionale, oggettivo.
    Passando dal piano spirituale a quello erotico-relazionale, penso all'innamoramento. O certe esperienze artistiche. Per dirla alla Maslow, certe esperienze di vetta.
    Razionalmente non sono spiegabili se non in parte.
    Eppure esistono.
    UUiC

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    1. Per la cronaca Blogger, nonostante mi mostrasse questo commento fra i pubblicati, lo considerava spam ed effettivamente lo nascondeva!

      Sì è vero. La mia è solo un'ipotesi scaturita mettendo insieme due letture diverse. In questo caso preghiera e suggestionabilità.
      Poi esistono tanti altri fenomeni che la ragione non può comprendere.

      Bella al riguardo un aforisma di Pascal: "Il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce"

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