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Come forse ricorderete nel 1994 in Ruanda vi fu un grande genocidio dove la maggioranza hutu si accanì sulla minoranza tutsi. In teoria le due etnie avevano caratteristiche fisiche e culturali diverse ma nella pratica, vuoi anche i matrimoni misti, stabilire chi fosse un hutu o un tutsi era abbastanza arbitrario. Storicamente i tutsi erano stati legati al potere coloniale europeo che li aveva favoriti rispetto agli hutu. Già in passato vi erano stati massacri fra le due etnie soprattutto quando i tutsi erano stati al potere. Negli anni ‘90 però il governo era hutu e stava attraversando un periodo di crisi (onestamente non ricordo più se interna o esterna: probabilmente entrambe): per mantenere il potere il governo ebbe la splendida idea di aizzare la maggioranza hutu contro la minoranza tutsi addossandole tutte le colpe della società (*2).
Il risultato fu che, diversamente da altri genocidi, la popolazione hutu partecipò direttamente nei massacri riversando il proprio odio sui vicini di casa e colleghi di lavoro.
Questa è, proprio in pochissime parole, la sintesi degli eventi che si può leggere nel mio pezzo e, credo, nella narrativa dominante.
Colpisce, e mi colpì, la follia del tutto: qualsiasi genocidio è folle ma questo lo sembrava particolarmente. Ne scrissi in Geremiade.
Non lo so: probabilmente questa apparente follia avrebbe dovuto mettermi in allerta e, almeno, farmi sospettare che vi fossero altre motivazioni che Wikipedia non menzionava o che a me erano sfuggite.
E in effetti Diamond fa proprio questo e presenta una teoria, credo non sua, che mette in relazione il genocidio con una vera e propria crisi malthusiana (v. Malthus). Per crisi malthusiana intendo la crisi socioeconomica che si ha quando la popolazione cresce più della produzione di cibo: in pratica quando si hanno tante persone strette insieme e affamate.
Il Ruanda di inizio anni ‘90 era esattamente in questa situazione: i dati sono incontrovertibili. A questo si aggiunge poi un allargamento della forbice fra poveri e ricchi: con i primi costretti a vendere il proprio appezzamento di terreno già piccolo a favore dei più ricchi.
Pratiche di coltivazione antiquate, erosione del suolo e peggioramento delle condizioni climatiche erano tali che gli appezzamenti più piccoli non erano in grado di produrre abbastanza cibo neppure per sfamare i contadini che li coltivavano.
Ma ancora più interessante è lo studio di cosa accadde nella provincia di Kanama: qui infatti non vi vivevano tutsi ma la densità della popolazione era particolarmente alta (*3). La litigiosità alle stelle: si stima che ogni famiglia avesse almeno un grave conflitto all’anno con un proprio vicino risolto attraverso un arbitrato locale e, più raramente, da un tribunale.
Ebbene quando i massacri iniziarono nell’intero Ruanda Kanama non fu un’eccezione: solo che qui gli hutu non massacrarono tutsi (non presenti) ma altri hutu. Si stima che venne uccisa almeno il 5,4% della popolazione ma probabilmente tale valore va significativamente incrementato.
Ancora non ho concluso la lettura del capitolo ma è già ovvio il suo significato: se i massacri avessero avuto un’origine esclusivamente etnica allora non avrebbe dovuto essercene nella provincia di Kanama. La mia conclusione è che la crisi malthusiana fu un elemento significativo che portò o almeno favorì il genocidio.
Colpisce poi come i sopravvissuti abbiano considerato cinicamente la guerra utile per “sfoltire” la popolazione troppo numerosa. Cito: «Ancora oggi molti ruandesi ritengono che una guerra sia necessaria per spazzar via la popolazione in eccesso e per riportarla entro i limiti delle risorse disponibili». E poi: «La decisione di uccidere […] fu messa in pratica in modo straordinariamente efficace dai singoli contadini nei loro vari ingo [clan] perché c’era la sensazione che le persone fossero troppe e che la terra fosse troppo poca, e che riducendo il numero di individui ci sarebbe stata più terra per i sopravvissuti.» (*4)
Conclusione: i ruandesi e in particolare gli hutu sono cattivi cattivi? Secondo me no. L’odio e la discriminazione scatenata con irrisoria facilità dal potere politico durante la pandemia in Italia dimostra come nell’uomo comune la ragione e la moralità siano deboli e come, anzi, esso sia proclive a scagliarsi contro il primo capro espiatorio che gli venga presentato a “giustificazione” delle difficoltà che sta attraversando. Volendo andare nel XX secolo non sono mancati genocidi veri e propri anche nella civilizzata Europa.
No: è la natura umana a essere molto peggiore di quanto ci si illuda che sia. Prendete un comune impiegato italiano: non nutritelo per 12 ore ma fategli vedere i TG alla tivvù che gli raccontano, coadiuvati magari dall'esperto di turno che "parla la scienza", come sono stati i cattivi no-vax a rubargli la cena; poi dategli un macete e fatelo entrare in una stanza piena di bambini non vaccinati: ecco che di sicuro l’impiegato troverà la maniera di procurarsi un pasto.
Ovviamente sto scherzando e il periodo precedente è solo frutto del mio disgustoso umorismo nero. Spero.
Nota (*1): Wikipedia, lo ripeto, è una cattiva fonte: non affidabile sugli argomenti “caldi” e poco affidabile su tutti gli altri. Il suo pregio è che vi può scrivere chiunque e il suo difetto è che, non solo ci può scrivere chiunque, ma è anche controllata dai servizi di intelligenza statunitense.
Nota (*2): La recente gestione della pandemia ci ha dimostrato come esista una parte consistente della società che sia, per costituzione psicologica, facilmente eccitabile e manipolabile dal potere politico. Queste persone possono poi essere spinte a commettere ingiustizie, quando non crudeltà, verso coloro che i media indicano e trasformano genericamente nei “cattivi” di turno.
Nota (*3): Nel 1988 la popolazione nella provicia di Kanama per chilometro era di 680 persone passate a 796 nel 1993: per dare l’idea i Paesi Bassi, il paese con la più alta densità di popolazione in Europa, hanno “appena” 367 persone.
Nota (*4): Citazioni dirette di André e Platteau (primo virgolettato) e di Prunier (secondo) tratte da “Collasso” di Jared Diamond, (E.) Einaudi, 2014, trad. Francesca Leardini, pag. 340.
La sovrappopolazione rimane problema e tabù numero zero.
RispondiEliminaSuccessero cose orribili. In Rwanda tanto fu evidente tanto fu travisato!
La 1a guerra mondiale, in Europa, è stata guerra di sovrappopolazione.
Gunnar Heinsohn studio la correlazione tra bubbone giovanile (youth bulge) e guerre.
Le guerre neo-puniche che stiamo subendo sono un altro caso di sovrappopolazione / bubbone ggiovanile
insomma l'acqua tiepida sempre tiepida e bagnata è.
In effetti sul Ruanda l'argomento di Diamond è molto convincente.
RispondiEliminaSulla prima guerra mondiale non sono convinto, anzi: se ben ricordo c'era grande benessere e non fame in Europa, poi c'era la valvola di sfogo dell'emigrazione negli USA... insomma a naso l'ipotesi della sovrappopolazione non mi convince, ma non ne so molto...
La crescita demografica africana è evidente: sicuramente ha un ruolo importante nell'immigrazione...
Qui The Effects of ‘Youth Bulge’ on Civil Conflicts qualche esempio interessante.
RispondiEliminaGrazie 1000!
EliminaL'ho già letto: molto interessante!
EliminaTanto per cambiare avevo già scritto qualcsa del genere in [E] 7.7. Mi cito: "Più l’età media è bassa e più grande sarà la propensione all’azione: da una parte si tratta di una risposta fisiologica dovuta alla
maggior quantità di testosterone, da un’altra dipende da minori responsabilità verso terzi (figli o genitori anziani) e beni propri."
e
"Una famiglia numerosa permette di dividere le responsabilità verso parenti terzi: equivale quindi a una rete di sicurezza che può aumentare la propensione al rischio."
Chiaro che ora aggiungerò anche il fattore delle minori risorse disponibili!