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mercoledì 5 aprile 2023

L'alleato ribelle

Stamani mi sono alzato verso le 6:00 e ho scritto un pezzo sugli USA: adesso avrei solo da finalizzarlo, ovvero rileggerlo, correggerlo e magari aggiungere qualche puntualizzazione qua e là…

Nel frattempo però ho ascoltato dei nuovi video e uno di questi era molto interessante: U.S. CAUGHT inciting protests in Israel, Netanyahu furious | Redacted with Clayton Morris dal canale Redacted
Si tratta di un canale abbastanza affidabile: tendono a gonfiare i titoli per attirare visite ma poi le notizie non se le inventano…

Nella conclusione di Sic transit... ho dato il mio parere sulla difficile situazione geopolitica di Israele.
Negli ultimi decenni Gerusalemme ha potuto fare il bello e il cattivo tempo in Medio Oriente perché aveva le spalle coperte dalla potenza degli USA e, contemporaneamente, mancava il contraltare rappresentato nel XX secolo dall’URSS.
Ma le cose stanno cambiando rapidamente: probabilmente anche in Israele nessuno si aspettava un Capitan Babbeo così disastroso che invece di tentare di risolvere qualche problema, o semplicemente non fare troppi danni, li ha solo peggiorati oltre ad aggiungerne di nuovi.
Israele non è però in decadenza ([E] 15.1): il fattore esterno, l’assenza di avversari, è tutt’altro che realizzato: Israele è circondato da nemici! Senza entrare nel merito di come la politica israeliana si sia guadagnata questa inimicizia è però ovvio che vi è la consapevolezza, anche nella popolazione, della necessità di un governo capace, di cui magari non si condivide la politica, che abbia comunque una strategia chiara e definita.
Con la crisi in Ucraina il governo israeliano non si è quindi comportato come i “geni” europei che hanno seguito acriticamente la fallimentare politica USA contro la Russia. Non si sono affrettati a divinizzare il bullo commediante in T-shirt verde. Ma soprattutto, ed è questo che non va giù a Washington, non si sono affrettati a spedire armi a Kiev.
Da una parte Israele è consapevole che si tratta di una causa persa e, da un’altra, non vuole privarsene perché teme che potrebbe davvero averne bisogno.
Già mesi fa, quando gli USA hanno deciso di trasferire in Ucraina delle loro armi e munizioni dalle proprie scorte conservate in Israele, Gerusalemme ha reagito con molta freddezza: chiaramente non sappiamo cosa si siano detti a livello diplomatico ma mi immagino insofferenza israeliana e disappunto statunitense.
Ma come si comporta il canuto leader del Mondo Libero, dell’Occidente dove regna Libertà e Democrazia, con gli alleati/sudditi che non obbediscono col massimo entusiasmo?
Lo abbiamo visto con la Germania: Capitan Babbeo, con la sicurezza data da una confusa senilità, non esita a fare distruggere, con un vero e proprio atto di guerra, un'importante infrastruttura come i gasdotti del mar Baltico.

Trovo quindi molto realistico che Capitan Babbeo abbia voluto dare una “lezione” anche al governo di Israele. È da almeno il 2011 (primavera araba) che gli USA, con incredibile efficacia, usano le reti sociali per manipolare le popolazioni di tutto il mondo (compresi gli statunitensi!) per indirizzarne la politica e, talvolta, per organizzare vere e proprie rivoluzioni “popolari”.
Gli israeliani evidentemente non sono diversi e, se magari la riforma all’origine del malcontento ha effettivamente dei reali aspetti illiberali, non deve essere stato difficile far montare l’indignazione.
È poi possibilissimo che, come tutte le iniziative di Capitan Babbeo, anche questa sia andata oltre il bersaglio trasformandosi in un pasticcio che nemmeno gli USA volevano…

Il problema di Israele è che non ha altri alleati a cui rivolgersi. La Germania e l’Europa in genere avrebbero potuto, con un po’ di diplomazia, smarcarsi da Washington. Non so: fingere di mediare ma, contemporaneamente, evitare di alienarsi la Russia. Mosca ne sarebbe stata ben felice: la guerra in Ucraina sarebbe già finita questa estate (pensate a quante vite si sarebbero salvate) e UE e Russia avrebbero ripreso a cooperare insieme ancor più di prima. Solo gli USA avrebbero fatto la figura degli incapaci: magari il partito democratico avrebbe scaricato il non capente Biden e, almeno, adesso non rischieremmo una guerra nucleare accidentale.
Ma l’UE (almeno gli stati più importanti) è in decadenza e Israele no: Israele sta cercando, magari sbagliando, di operare per il bene dei propri cittadini, l’UE no. E questa non è una differenza da poco.

Non mi sono poi sfuggite le provocazioni israeliane contro l’Iran delle ultime settimane. Non sono di certo un esperto di politica mediorientale ma mi pare chiaro che Israele voglia scatenare la risposta di Teheran, probabilmente per ostacolarne la distensione con l’Arabia Saudita. Per adesso, magari su consiglio di Mosca e Pechino, l’Iran non ha reagito evitando di infognarsi in un conflitto armato dall’esito dubbio e, probabilmente, perdente. Meglio aspettare di essere più forti: anche per l’Iran il tempo gioca a suo favore.

Comunque la dinamica dei rapporti fra USA e Israele è molto interessante: sono sicuro che anche in questo caso Biden, coadiuvato dalla sua squadra, riuscirà a prendere la decisione più sbagliata possibile!

Questo pezzo, che voleva essere su Israele, tende a sovrapporsi con quanto avevo già scritto sugli USA: ne ho già spostate diverse parti nell’articolo scritto stamani. Meglio quindi finirlo qui...

Conclusione: le crescenti difficoltà di Israele sono un sintomo della fallimentare “strategia” geopolitica (chiamiamola così) statunitense: e, visto che la seconda non andrà nel breve a migliorare, Gerusalemme dovrà inventarsi qualcosa a sua volta per non essere trascinata nel baratro da Washington, un “amico” evidentemente molto pericoloso per sé e per gli altri. Degli accordi segreti con Mosca e Pechino? Rischioso: però...

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