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mercoledì 22 dicembre 2021

Indietro su Sartori (3/?)

Non mi ricordo più nulla (ma conto di farcela rileggendo le mie numerose note e sottolineature) di “Democrazia cosa è” di Sartori ma è un libro importante e l’esercizio di scriverne mi aiuterà ad assimilare più idee. Insomma scrivere questo pezzo mi fa una terribile fatica ma so che è utilissimo per me e, magari, interessante per i miei lettori.

Come al solito mi baserò sulle mie chiose a margine e, di seguito, mi limiterò all’elenco delle mie osservazioni così come le incontro. Inoltre cercherò di evidenziare il mio proprio pensiero con la sigla [KGB].

- Osservazione storica di Sartori: le città dell’antica Grecia non crearono mai regni a causa della loro forma politica. La democrazia greca era infatti reale nel senso che tutti gli aventi diritto decidevano insieme ma questo, ovviamente, è possibile solo fino a quando il numero delle persone coinvolte è limitato. Poi, considerando la tecnologia dell’epoca, contano anche le distanze.
- Distinzione fra democrazia diretta e rappresentativa: nella democrazia rappresentativa i politici devono accordarsi fra loro con la conseguenza che tutti riescono a ottenere qualcosa sebbene nessuno vinca tutto: il forte raggiungerà il 70% dei propri obiettivi, il debole magari solo il 30%.
Nella democrazia diretta invece chi vince, vince tutto: questo porta a estremizzazioni che sono raramente positive.
- [KGB] quello che scrive Sartori è vero in una democrazia rappresentativa che non sia completamente degenerata come la nostra attuale: insomma siamo in una logica in cui il politico cerca ancora di portare avanti il programma con cui si è presentato agli elettori. È ovvio a tutti che in Italia oggi non è così: decide tutto Draghi e lui non si è neppure ! Il suo “programma” è conosciuto e, forse, dettato dai poteri finanziari che l’hanno voluto non è invece noto agli italiani. Insomma non ha niente a che vedere con la democrazia.
- La democrazia si basa sulla pluralità: mentre dittature, dispotismi e autocrazie sono ideologicamente monocromatiche la democrazia ha molti colori e sfumature rappresentate dalle diverse forze politiche.
- [KGB] di nuovo il panorama italiano è squallido e patetico: tutti i partiti sono saltati sul carrozzone di Draghi, felici di accontentarsi di quello che viene gettato loro nel trogolo, tranne Fratelli d’Italia che paradossalmente sarebbe la forza più “draghiana” ma che per motivi tattici di convenienza elettorale ha preferito rimanerne fuori. Niente pluralità di colori in Italia: nero al governo e nero all’opposizione.
- Ma cosa sarebbe il pluralismo più di preciso? Il pluralismo è la coesistenza pacifica di valori (ideologie, sentimenti) diversi. Affinché questi possano esistere è quindi necessaria la tolleranza che è nemica del fideismo e del fanatismo (*1). Affinché la tolleranza sia a sua volta possibile la società deve essere libera dalle ingerenze sia della religione sia dello stato. Cito: «Il pluralismo è minacciato […] dallo Stato che politicizza la società.» (*2).
- [KGB] Sul fatto che la religione debba rimanere ben separata dallo Stato credo che, almeno in occidente, si sia tutti d’accordo e non ci sia bisogno di aggiungere altro. sfortunatamente questo concetto dell’ingerenza statale non viene approfondito (Sartori rimanda a una sua precedente opera del 1990). Io ci leggo un’intromissione a gamba tesa dello Stato nel voler dettare indirizzi morali alla popolazione: “i cittadini che fanno XXX hanno senso civico e sono da ammirare, se fanno YYY sono immorali”. Se ci pensate, al di là, della forma è un comportamento analogo a quello della religione.
- [KGB] aggiungo che nella mia piccola esperienza di appassionato di storia tutti i governi cercano di unire la popolazione insieme perché questo rende forte e stabile uno stato qualunque sia la sua forma politica. Le tensioni che tendono a dividere la popolazione ci sono sempre state e, probabilmente, sono in parte inevitabili. Di solito però lo Stato fa da pompiere, getta acqua sul fuoco, cerca di mettere tutti d’accordo e, se necessario, (spesso ma non sempre) tutela le minoranze dall’intolleranza della maggioranza.
In Italia assistiamo all’opposto: è il governo che sembra avere fra i propri obiettivi politici quello di dividere la popolazione fra buoni e cattivi. Questa è pura follia perché indebolisce l’Italia: la fa divenire ingiusta, più egoista e meno tollerante. L’unico senso che si può dare a questa strategia è considerare il governo Draghi come rappresentativo non degli italiani ma di poteri esteri: in questo caso indebolire l’Italia diviene utile per riuscire a depredarla più facilmente; una specie di divide et impera.

Conclusione: questo pezzo è cortissimo ma è ora di pranzo e sono arrivato esattamente all’inizio del capitolo IX a pag. 156. Prendo quindi l’occasione per chiudere qui assumendomi però l’impegno a proseguire (e magari terminare!) in tempi rapidi questa serie...

Nota (*1): e questo concetto l’ho ritrovato recentemente in Voltaire: v. Trattato sulla tolleranza.
Nota (*2): tratto da “Democrazia cosa è” di Giovanni Sartori, (E.) RCS, 2007, pag. 153.

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