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giovedì 2 dicembre 2021

Il Dottore del Tempo

Da qualche giorno ho iniziato a guardare due serie su PrimeVideo: “Il Dr. Who” e “La Ruota del Tempo”.

Del “Dr. Who” mi aveva parlato favorevolmente un amico anni fa: all’epoca non l’avevo preso troppo sul serio perché pensavo fosse una serie degli anni ‘60 e già mi immaginavo cappellini di stagnola, assurdi congegni con grossi bottoni colorati e luci lampeggianti, ragazze in minigonne color pastello e maschere di cartapesta. Sì, magari qualche idea interessante ma annegata in una struttura di pellicola a basso costo che non mi piace (*1).
Invece la serie trasmessa da PrimeVideo è del 2005 (e successivi) anche se gli effetti speciali equivalgono a quelli delle serie statunitensi a basso costo degli anni ‘90.

Il problema per me però non sono gli effetti speciali, del tipo “vorrei ma non posso permettermelo”, quanto che sia il protagonista che la coprotagonista mi stanno antipatici. La ragazza in particolare mi ricorda qualcuna (che non riesco a identificare) che doveva starmi veramente antipatica ma anche l’umorismo di lui mi resta indigesto.
E poi non ho capito il genere della serie: vuole essere seria o comica? Parecchie scene dovrebbero essere divertenti anche se raramente mi fanno sorridere. Talvolta ci sono anche idee interessanti che però non vengono sviluppate. Probabilmente vorrebbe essere una serie divertente che, di tanto in tanto, sfiora argomenti più impegnativi: il risultato per adesso non mi convince ma sono appena alla quarta puntata quindi voglio farmene un’idea migliore prima di decidere se continuare a vederla o no.

Quando ho visto la pubblicità della nuova serie “La Ruota del Tempo” NON mi sono lanciato immediatamente a guardarla: qualcosa nel mio subconscio mi tratteneva dal farlo…
Poi mi è cascato l’occhio sull’autore dei libri da cui è tratta, Robert Jordan, e improvvisamente mi sono ricordato di averla iniziata a leggerla tanti anni fa! Di solito i lettori del genere fantasia sono accaniti lettori seriali e bruciano i libri di una serie uno dopo l’altro. Io, all’epoca, non facevo eccezione ma in questo caso arrivai forse al terzo e lì decisi di lasciare perdere: insomma dovetti trovarla veramente poco digeribile se non la finii!
L’ambientazione, che per me è fondamentale, era troppo approssimativa e scarsamente credibile: se ben ricordo soffriva anche della tendenza a imitare, in peggio, idee tolkeniane cosa su cui ero (e sono) particolarmente suscettibile.
Da questo punto di vista gli autori della versione televisiva hanno fatto un ottimo lavoro rendendo bene tutta la mediocrità dell’ambientazione di Jordan! Anzi, a essere onesti, sono riusciti a migliorarla notevolmente rendendo credibili due importanti elementi del libro: la sorellanza delle Aed Sedai (nome sicuramente scritto male!) e i crociati che combattano il male (e la sorellanza).
Gli effetti speciali sono buoni, in linea col livello delle produzioni statunitensi.

Per adesso sto continuando a vedere questa serie di cui piano piano ricordo dei frammenti di trama: più che piacermi sono curioso di vedere cosa riescono a combinarci. Al momento sono alla terza o quarta puntata: fortunatamente PrimeVideo se lo ricorda al mio posto!

Siccome questo pezzo è ancora un po’ breve aggiungo una considerazione su alcune scelte evidentemente dettate dalla religione del politicamente corretto (PC). Mi riferisco al preciso dosaggio di personaggi di diverse etnie e preferenze sessuali: spesso è introdotto in maniera forzosa nella trama solo per soddisfare le percentuali dettate dall’equivalente del manuale Cencelli usato in queste produzioni.
Per me tutto dipende dall’ambientazione: se è nel futuro non ho problemi (rispetto qualsiasi speculazione degli autori); se l’ambientazione è nel passato invece ho un rigetto istantaneo di qualsiasi forzatura non storica. Nelle ambientazioni attuali mi dà fastidio l’eventuale eccesso (tipico delle serie inglesi) perché ho la sensazione che mi si voglia “educare”, imponendomi una specifica visione della società, invece che “intrattenere” ma in genere, soprattutto se la serie è statunitense, non mi dà fastidio. Per le ambientazioni di fantasia, come in questo caso, dipende se la struttura etnica della società ha una sua motivazione o è una forzatura.
Nella serie in questione i giovani protagonisti (l’equivalente dei quattro hobbit costretti a lasciare la Contea) provengono da un villaggio della Terra dei Due Fiumi (ma il nome potrebbe essere leggermente diverso) caratterizzato da una popolazione di diverse etnie perfettamente integrate fra loro.
Ecco in questo caso mi spiegate come mai secoli di pacifica convivenza, armonia, uguaglianza e con matrimoni misti, non hanno prodotto una popolazione dall’aspetto uniforme? Senza cioè bianchi e neri ma una via di mezzo, con magari solo qualche occasionale differenziazione del fenotipo?
Al contrario sembra che una parte della popolazione sia arrivata appena una o due generazioni prima...

Insomma un villaggio formato da una popolazione dove tutti hanno la pelle marrone chiaro, magari con una punta di giallo, mi andrebbe benissimo: è la replica della struttura etnica (tipica poi solo degli stati occidentali) di oggi, caratterizzata da una recente immigrazione, imposta e non giustificata dall’ambientazione che, apparendomi come una forzatura, non mi piace.
Un esempio: sarebbe bastato un accenno al fatto che una generazione o due prima una nuova popolazione fosse giunta dall’esterno della Terra dei Due Fiumi e fosse stata amichevolmente accolta dai residenti: per quanto poco credibile sarebbe bastato a placare la mia esigenza di verosimiglianza…

Conclusioni: due serie che, in mancanza di meglio, continuerò a vedere per un altro po’...

Nota (*1): anche perché durante la visione non posso fare a meno di notare (o immaginare) dove la trama prenda direzioni, anche improbabili, per motivi di costi e questo mi uccide, almeno parzialmente, il piacere della visione.

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