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domenica 12 dicembre 2021

Molto varie dicembrine

Inizio a scrivere un po’ a casaccio e vediamo dove vado a parare…

Stanotte ho terminato di leggere “Trattato sulla tolleranza” di Voltaire: bellino ma sfortunatamente è imperniato su un fatto di cronaca, di intolleranza fra la maggioranza cattolica e la minoranza protestante. Per questo Voltaire pone molto l’accento su come, per la religione cristiana, l’intolleranza è sbagliata. Io avrei apprezzato argomentazioni più “laiche” contro l’intolleranza (che comunque vi sono). Comunque ne scriverò su un pezzo a parte.

Si moltiplicano le ricerche sull’importanza della vitamina D: la maggior parte delle ricerche sul rapporto fra vitamina D e covid-19 erano in retrospettiva. Tutte queste ricerche evidenziano una relazione ma non riescono a distinguere fra causa ed effetto: ovvero è un’alta concentrazione di vitamina D che impedisce che il covid-19 si aggravi oppure è un grave covid-19 che diminuisce la concentrazione di vitamina D?
Quest’ultima ricerca è anch’essa in retrospettiva ma in questo caso, per vari motivi, era conosciuto il livello di vitamina D prima che le stesse persone si ammalassero di covid-19: ebbene in questo caso si è verificato che chi aveva un alto livello di vitamina D si ammalava meno gravemente.
Oltre a queste “prove” statistiche ci sono poi almeno un paio di buone ragioni teoriche che spiegano perché la vitamina D contrasti il covid-19 su più livelli: ma ne ho già scritto e non ho voglia di ripetermi.

Continuo a seguire le telecronache della Juventus sul canale Gianni Bianco su Youtube e mi diverto un mondo soprattutto quando perdono.
Non so cosa mi diverta così tanto: probabilmente è l’ambiente umano di cui ho sempre sospettato l’esistenza ma di cui non ho mai fatto parte.
Il mio amico tipico è l’ingegnere o comunque persone estremamente logiche ed equilibrate: superficialmente non ho problemi con nessuno ma rimane sempre una barriera che con altre persone faccio fatica a superare. Per esempio nel confrontarsi fra loro questo gruppo di amici non lesina gli insulti reciproci: ovviamente, più o meno, scherzano ma a volte sono insulti funzionali al dialogo: che servono per zittire l’interlocutore, confonderlo facendogli perdere il filo del discorso o semplicemente ridicolizzarlo.
Personalmente capisco l’insulto/scherzo (anche se non fa assolutamente parte del mio repertorio) ma gli altri usi mi lasciano interdetto: io in una discussione argomento, non sono interessato ad averla vinta per averla vinta. L’insulto non aggiunge niente e di certo io non l’adopero. Se viene usato nei miei confronti do per scontato che il mio interlocutore abbia un coinvolgimento emotivo nella discussione e, in genere, gli do prontamente ragione.
Più in generale se una persona abusasse dell’insulto nel confrontarsi con me allora semplicemente l’eviterei non perdendoci tempo.
Insomma nei miei rapporti con gli altri l’insulto equivale a della sabbia gettata su degli ingranaggi ma nel contesto delle dirette che seguo funziona invece come un olio che fa funzionare tutto meglio: non so, forse crea una forma di cameratismo: del tipo “io insulto te ma tu puoi insultare me e pari siamo” ovvero “siamo abbastanza amici da poterci insultare a vicenda senza conseguenze”. È un’idea che mi è venuta or ora e non so quanto sia verosimile…

Recentemente sono stato a un Pronto Soccorso. Più o meno è la terza volta nel giro di, bo, quattro anni? Non so, ma non è questo l’importante.
Le prime due volte l’avevo visto dall’interno: infermieri e dottori che non stanno fermi un attimo. A occhio pochi infermieri e ancor meno dottori. L’anno scorso, mi pare, osservai una dottoressa che seguiva in parallelo tre pazienti diversi: mentre aspettava le analisi di uno, osservava un secondo e subito dopo controllava i risultati di un terzo. Stavolta, causa covid-19, ho avuto un contatto solo per andare a prelevare un parente: il dottore che mi ha spiegato tutto e con cui avevo parlato telefonicamente era una trottola: ho avuto la sensazione che avesse non i minuti ma i secondi contati. I due minuti mi ha comunicato una gran massa di informazioni ed è poi sprofondato nel suo lavoro tornando nella sala con i pazienti.
Personalmente non riesco a capire come facciano a non impazzire: troppe responsabilità e troppo poco tempo per valutare con ragionevolezza. È impossibile che non facciano errori: la mia sensazione è che a causa del poco tempo disponibile possano trattare correttamente solo il 90% dei casi, ovvero quelli più comuni. Per i rimanenti, dove sarebbe necessaria maggiore riflessione, e soprattutto più tempo per interrogare il paziente, gli errori sono inevitabili. Non si può funzionare sempre al 100%, è necessario poter rifiatare. Insomma sarebbe stato fondamentale investire in personale ma la logica monomaniaca del governo sapete qual è: i soldi devono andare in una specifica direzione non in servizi ai cittadini, anche là dove vi è letteralmente in gioco la vita.

Sull’Epitome sono fermo: ho anche una coraggiosa amica che ha letto la mia opera e che ha molte indicazioni da darmi ma proprio quando avevamo fissato di incontrarci è saltato tutto...

Ah! Dopo aver pubblicato Joker e Renatino andai effettivamente a controllare cosa ne avessero scritto sui ghiribizzi che seguo. Con mia sorpresa non trovai niente: sul momento rimasi sorpreso visto che personalmente ero rimasto molto turbato dalla relativa pubblicità ma poi mi resi conto che se reagisci agli stimoli che ti vengono dai media tradizionali difficilmente ti troverai a criticare il sistema. Da una parte sei allineato a esso (e quindi trovi normale, per esempio, che ci siano sfruttati e sfruttatori) e da un’altra sarai stato distratto da altri argomenti (magari l’ultima malefatta di Salvini, della Meloni o addirittura della mummia di Berlusconi) o comunque orientato a inquadrare tale pubblicità in un contesto dove essa è normale o quasi. Insomma non si può avere un pensiero indipendente e critico e, contemporaneamente, condividere la narrativa del potere...

Conclusione: vabbè, pezzo breve: meglio no?

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