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domenica 23 agosto 2020

Censura privata

Questo pezzo è per me leggermente imbarazzante. L’idea mi era venuta quasi un anno fa e, anche se non lo posso dimostrare, spero che mi crediate: il fatto è che poi la materia dall’essere pura speculazione teorica è passata a coinvolgermi direttamente. Non vorrei quindi che il lettore pensasse che il pezzo odierno sia una reazione personale a quanto mi è accaduto anche se, suppongo, è difficile non crederlo: da qui il mio imbarazzo...

Come sapete il tema della censura mi sta molto a cuore: totalmente convinto dal pensiero di John Stuart Mill, anch’io credo che essa sia sempre e comunque sbagliata con forse, l’unica eccezione, i testi che contengono solo ingiurie e non veicolano alcun messaggio.
Partendo da qui ero passato a chiedermi quale fosse il comportamento corretto da tenere sulle reti sociali: se su FB un nostro conoscente (*1) pubblica un commento che non ci piace cosa è giusto fare?
Su FB esistono tre possibilità: 1. ignorarlo; 2. dialogarci (molto difficile: spesso si degenera in zuffa e volano le offese); 3. toglierlo dagli amici.
Ebbene la terza possibilità mi ricorda troppo la censura e per questo istintivamente non mi è mai piaciuta: personalmente su FB, per principio, non tolgo mai l’amicizia qualunque cosa il mio conoscente pubblichi (*2).
Ma non sono sicuro che questo mio principio debba essere assoluto, valido per tutti cioè: dopo tutto FB è organizzato come un insieme di bacheche personali interconnesse fra loro. Gli amici/conoscenti sono quindi degli ospiti che si invitano a “casa nostra” ed è plausibile voler eliminare chi, per qualunque motivo, non ci piaccia.
Personalmente non credo sia giusto (e neppure logico) che chi ha il solo difetto di pensarla diversamente da me non mi piaccia: ma è una mia scelta e capisco chi non la condivide.

Twitter invece è organizzato diversamente: ogni utente ha un palco da cui può diffondere i propri messaggini (c’è un limite di lunghezza decisamente basso) a tutti i propri seguaci. Personalmente ritengo che sia uno strumento utile solo al personaggio pubblico chi ha delle idee da diffondere a chi è interessato a riceverle.
Su Twitter infatti non sono seguace di nessun mio amico/conoscente e mi limito a seguire qualche politico/intellettuale/giornalista e simili: non pubblico praticamente niente e credo di avere meno di 10 seguaci!

Alla fine in realtà la differenza fra FB e Twitter è più di percezione degli stessi che di reali funzionalità diverse: l’unica sostanziale diversità è che su Twitter si è liberi di seguire chiunque, non esiste cioè il “privato” (ciò che si pubblica è aperto al mondo e si può solo “bloccare” esplicitamente specifici utenti) mentre su FB è vero l’opposto e ciò che si pubblica è visibile solo a chi ha avuto esplicitamente l’autorizzazione ad accedervi (gli amici/conoscenti).

Ebbene mi chiedevo quanto sia giusto che un personaggio pubblico allontani un proprio seguace: è una forma di censura? È un po’ come se un quotidiano si rifiutasse di essere venduto a un particolare lettore: la differenza è che qui il lettore non è solo passivo ma anche attivo e può commentare a propria volta, in tempo reale, ciò che è stato scritto dall’autore originario.
Il seguace può quindi provocare un’interferenza percepibile sulla “trasmissione” di idee del personaggio pubblico.
Di nuovo quindi non è ovvio cosa sia giusto fare: certamente discriminare una persona non facendola accedere a un servizio non è giusto ma è anche vero che se questa interferisce nella fruizione dello stesso da parte degli altri utenti è anche ragionevole che l’autore abbia un meccanismo per proteggersi.
A mio avviso la discriminante dovrebbe essere la reiterazione dell’interferenza che identifica quindi l’utente per ciò che è: un trollonzo, un disturbatore che fa perdere tempo all’autore e nasconde col proprio i commenti più utili e interessanti degli altri utenti.

E qui avrete capito perché il tema mi tocca da vicino: nell’ottobre del 2019 sono stato “bloccato” dal Bagnai per una battuta non compresa e l’intervento del cretino di turno che suggerì inopinatamente al professore di “bloccarmi”!

E qui comincia la parte imbarazzante per me poiché temo di non essere creduto.

Infatti, come detto, era già da qualche mese prima di essere bloccato che riflettevo sull’argomento.
Il Bagnai era infatti in modalità “bloccaggio semi automatico” e seguiva dei criteri assurdi: dalla biografia scritta in inglese, all’uso di un numero di puntini di sospensione diverso da tre e altri dettagli di questo tipo. Lui li chiamava “marcatori”: ovvero indizi che identificano un trollonzo.
Normalmente il professore scriveva “CLICK” al commento considerato inopportuno di chi veniva bloccato.
Più volte ero rimasto stupito e irritato per le sue decisioni: e, proprio per questo, stavo meditando di preparare un mio commento di protesta e a difesa del censurato di turno.
Certo ero consapevole che rischiavo fortemente di essere bloccato a mia volta ma mi stavo convincendo che era giusto comunque esprimergli il mio dissenso.
Ma il professore mi precedette e mi bloccò prima di avergli dato un buon motivo per farlo!

Oltretutto recentemente Twitter dovrebbe aver introdotto la soluzione a questo problema: adesso l’autore, oltre a bloccare del tutto un seguace, può anche solo togliergli la possibilità di commentare. A mio parere si tratta sempre di un provvedimento molto severo e che andrebbe comunque preso con la massima cautela ma, almeno, è meno draconiano del “blocco” totale.

Conclusione: ancora non sono sicuro delle mie conclusioni ma probabilmente su FB, a cui si accede solo su invito (si deve dare e ricevere il permesso esplicito agli altri utenti) è ammissibile togliere l’amicizia a chi scrive commenti che non ci piacciono, soprattutto se non lo fa sulla propria bacheca ma nella nostra, per esempio in risposta a un nostro proprio commento. Su Twitter invece, visto che quello che si scrive è automaticamente pubblico, credo che il “blocco” dovrebbe essere una misura estrema, presa solo verso chi si è ripetutamente dimostrato essere un trollonzo, non realmente intenzionato a comunicare ma solo a disturbare l’autore e gli altri utenti.

Nota (*1): specifico “conoscenti” e non il solito “amici/conoscenti” perché mi pare assurdo non tollerare qualsiasi idea di chi si ritiene un nostro reale amico ma, ovviamente, questa è solo una mia personale opinione.
Nota (*2): Poi, in realtà, in questo clima malsano delle reti sociali la maggior parte degli utenti si limita a pubblicare foto di gattini o delle vacanze evitando accuratamente non solo argomenti caldi (come religione, politica, immigrazione, etc) ma anche di commentarli. Quindi alla fine gli utenti che, magari illudendosi di fare propaganda alla propria parte, pubblicano commenti dai toni forti e assertivi sono relativamente pochi...

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