Circa due anni fa scrissi i pezzi Paradosso Paradox (5/2017) e Novità dalla Paradox (6/2017) dove esprimevo i miei dubbi sulla politica commerciale della Paradox, un’azienda svedese specializzata nella produzione e distribuzione di videogiochi strategici.
Provocatoriamente (non conoscevo, né conosco, i dettagli delle sue finanze né delle sue attività) affermavo che tale compagnia andava incontro al fallimento. Basavo questa mia previsione piuttosto azzardata (all’epoca aveva perfino ottenuto il proprio massimo di sempre di profitti!) su un paio di considerazioni tenute insieme dalla mia fantasiosa intuizione.
Spiegavo che l’azienda, produttrice di videogiochi di “nicchia”: 1. aveva una grande base di utenti (ormai signori decisamente adulti!) affezionatissimi; 2. da sempre produceva il gioco “base” e, nel corso degli anni successivi, vi aggiungeva espansioni (vendute a una frazione del costo del gioco base, diciamo sui 15€ per dare un’idea) ulteriori. Dal 2016 l’azienda era però entrata in borsa e io ipotizzavo che adesso avesse incominciato a trasformare la fedeltà dei suoi utenti in profitto.
Nel 2017 aveva infatti pubblicato due nuovi giochi base, Stellaris e Heart of Iron IV, che però erano un po’ più poveri di contenuti del solito: mi era chiaro che lo scopo fosse quello di diminuire i costi di sviluppo distribuendoli nel tempo con i vari aggiornamenti associati alle espanzioni.
Già allora le reazioni non furono molto positive ma la base degli entusiasti continuò a supportare i due giochi con recensioni positive.
Nota: con “recensioni” intendo i giudizi (positivi o negativi) che gli utenti possono esprimere su Steam. In base alla percentuale di giudizi positivi e negativi il gioco ottiene una valutazione sintetica che è FONDAMENTALE per il suo successo.
Attualmente Stellaris ha, col 77% dei giudizi positivi, una valutazione “Mostly positive” che, diciamo, equivale a un “Discreto”.
Heart of Irons IV ha, con l’86% dei giudizi positivi, una valutazione “Very positive” che equivale a un “Buono”.
Nel complesso quindi questi due titoli si sono comportati bene…
Nei miei pezzi spiegavo però che la prova del nove ci sarebbe stata col loro prossimo titolo quando ormai, anche la base di entusiasti, avrebbe dovuto aver capito come la politica della Paradox sia adesso molto più orientata a massimizzare il profitto piuttosto che a venire incontro ai propri utenti.
Spiegavo che il successo di questa compagnia non fosse dovuto tanto all’acume della sua dirigenza quanto allo sviluppo esplosivo di Steam che ha allargato a dismisura anche il mercato di nicchia dei giochi strategici con conseguente aumento delle vendite/profitti.
Finalmente questo 25 aprile è uscito il loro nuovo titolo: “Imperator Rome”, uno strategico ambientato nell’antichità classica.
Come avevo immaginato la Paradox ha ulteriormente esasperato la propria politica di proporre un gioco base povero di contenuti per poi perfezionarlo nel tempo vendendo contemporaneamente espansioni per esso.
Come avevo previsto però la reazione degli utenti, anche quelli appartenenti alla base di entusiasti, non è stata molto positiva...
Ad oggi le recensioni positive sono appena il 41% che corrispondono a una valutazione “Mixed” che equivale a un “insufficiente”. Se scendesse al 40% la valutazione diverrebbe “Mostly negative” che equivale a uno “scarso”.
Comunque già un giudizio “Mixed” è una vera palla al piede: ad esempio io credo di non aver mai comprato un gioco con una valutazione così bassa. “Mostly negative” sarebbe poi un disastro totale.
Oltretutto, leggendo i diversi giudizi, le valutazioni positive si basano su argomentazioni deboli o non esistenti (ad esempio che il gioco “adesso è brutto ma che migliorerà” oppure, banalmente, “è il miglior gioco di sempre della Paradox”) mentre quelle negative sono ricche di motivazioni circostanziate e decisamente più credibili…
Sicuramente la Paradox non fallirà (*1) nemmeno quest’anno ma, credo, il pessimo debutto di questo nuovo gioco dovrebbe essere un serio campanello d’allarme riguardo alla sostenibilità della loro attuale strategia commerciale. Sicuramente poi si sono alienati la loro base di appassionati: adesso anche quelli ancora fedeli sono comunque critici. Per non parlare poi di quelli delusi che, come spiegai nei pezzi sullodati, trasformano spesso il loro amore in odio divenendo i critici più feroci.
Conclusione: vedremo…
Nota (*1): oltretutto distribuisci giochi di altre compagnie che non soffrono quindi di questa politica commerciale.
alla prima stazione
1 ora fa
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