Proprio ieri ho finito di leggere I coloni dell’austerity ma non mi va di scrivere subito il pezzo “Africa (2/2)” visto che ieri ho pubblicato Intermezzo africano: preferisco cambiare argomento…
In verità pensavo di commentare tre articoli che ho trovato grazie a Twitter però, a riguardarli adesso, non mi ispirano più tanto: cioè sono interessanti e danno nuove prospettive ma alla fine non sono altro che esempi “pratici” di quanto la teoria che illustro nell’Epitome sia non dico corretta ma almeno compatibile con l’evidenza dei fatti.
Temo però possa divenire noioso per i miei lettori leggere sempre più spesso di quanto io abbia ragione: sicuramente lo sta diventando per me! Come ho scritto altrove non ho troppo bisogno dell’approvazione altrui e, anzi, tutte queste conferme che trovo, per quanto indirette, iniziano a darmi un po’ di nausea… (*1)
Allora, siccome non ho voglia di impelagarmi in pezzi complessi, ho deciso di accennare brevemente a tutti i libri che sto leggendo in questi giorni: cosa vi trovo di interessante, perché li leggo e altre curiosità che potrebbero venirmi in mente…
Di solito leggo solo un paio di libri in contemporanea (senza contare quello del bagno!) ma in questi giorni, non so perché, sto davvero esagerando e ne ho tantissimi ammezzati!
Dopo una lunga ricerca ho ritrovato una copia di La scimmia nuda di Desmond Morris che, come ho spiegato altrove, lessi da ragazzino e che, senza rendermene conto, mi ha influenzato moltissimo. L’idea era di trovarne un frammento da usare come epigrafe alla mia Epitome e, banalmente, il paragrafo più efficace è proprio quello con cui inizia il libro: attualmente sono a pagina 77 e spero di trovare altro. In realtà l’opera sente pesantemente i suoi anni e quasi ogni pagina mi fa storcere il naso per un qualche motivo. Però gli devo molto ed è giusto che ne citi un frammento…
Un altro libro che ho iniziato da poco è La solitudine del satiro di Ennio Flaiano. Mi è piaciuto il titolo e ricordavo molto favorevolmente gli aforismi dell’autore nella raccolta che lessi mesi fa. Sono appena a pagina 33 e non ho ancora capito di che genere di opera si tratti e se ha un filo conduttore!
Sembra infatti una raccolta di pensieri slegati fra loro: una specie di blog ante litteram scritto alla fine degli anni ‘50. Alcune situazioni sono un po’ datate ma l’autore scrive benissimo e riesce comunque a renderle piacevoli.
Per adesso mi hanno colpito due brani: un articolo su come si costruiscono i nuovi quartieri in Italia (molto divertente) e, credo, un aneddoto che mi ha un po’ turbato. L’autore racconta l'incontro con un giovane militare a cui dà un passaggio: si scopre che il giovane, triste e perennemente imbronciato, ha numerose “fidanzate” che però per lui non rappresentano niente, sono solo un divertimento/passatempo. Mi viene da pensare che questo ragazzo sia proprio lui il “satiro” del titolo. Io l’avrei definito “egoismo” ma, in effetti, la “solitudine” ne è comunque una conseguenza. E come titolo suona meglio!
Un altro particolare che ho notato è che l’autore “interroga” le persone con cui viene a contatto: è buffo perché succede anche a me: anche se introverso, quando sono in buona giornata, mi piace parlare con le persone, fargli domande sui loro interessi o sul lavoro. In genere sono bravo a farle parlare: forse perché si percepisce il mio genuino interesse, non esito a fare dei complimenti sinceri e faccio commenti (modestamente) intelligenti...
Sono invece fermo a Il tramonto dell’euro del Bagnai. Il libro è veramente ben fatto: ricchissimo di informazioni, tutte documentate con precisione, e fondamentale per comprendere la storia economica dell’Italia dagli anni ‘70 in poi…
Il problema è che leggendolo, come del resto mi accade con il ghiribizzo Goofynomics, mi entra un malumore terribile. Il vedere l’ipocrisia con cui chi ci ha governato ha tradito l’interesse degli italiani dà il volta stomaco. Cioè il sospetto l’ho sempre avuto ma, almeno dal racconto del Bagnai, la malafede è sempre stata totale: la teoria economica implicava chiaramente che certe decisioni avrebbero portato povertà eppure sono state prese ugualmente.
A me occorse un anno circa per capire se Monti “c’era o ci faceva” (v. Monti 23: ci è o ci fa?) ma in realtà è perlomeno dalla fine degli anni ‘90 che, inequivocabilmente, siamo stati governati coscientemente contro il nostro interesse (per le decadi precedenti, se si è “buoni”, si può concedere il beneficio del dubbio).
Poi ho sempre Le vite parallele di Plutarco. Il libro era rimasto brevemente disperso ma adesso l’ho ritrovato. Siccome ne scrivo spesso non mi pare che ci sia molto da aggiungere se non una speranza…
Molti anni fa mio zio mi raccontò la storia di un comandante greco, abilissimo ma sfortunato, (v. 4 aneddoti e 1 domanda) e da allora ne sono rimasto affascinato: la mia speranza è che esso sia un personaggio descritto da Plutarco…
Poi ci sarebbero i Racconti di Cechov: era il libro da “caminetto”, che leggevo cioè quando accendevo il fuoco e che quindi trascinavo da anni. Siccome le storie sono belle avevo deciso di leggerlo con più attenzione…
Solo che questi racconti russi sono proprio angoscianti! Li reggo ma a dosi piccolissime…
Poi l’avevo perso e non l’avevo ricercato: comunque adesso l’ho ritrovato quindi, piano piano, dovrei portarlo avanti.
Infine ho iniziato a leggere un libro intervista a Le Goff che conoscevo di fama come uno dei massimi storici del medioevo. Non posso scriverne il titolo esatto perché non lo trovo!
Probabilmente (se lo ritrovo!) sarà il libro che terminerò per primo anche se non mi sta piacendo molto: sembra più la biografia dello storico che un libro di storia che però, ovviamente, ha un ruolo rilevante...
Ci sarebbe anche un libro di fantascienza ammezzato e ancora sul mio comodino ma non sono sicuro di riuscire a finirlo perché è proprio brutto! Fantascienza stile anni ‘50 senza acuti, noioso, banale e con il protagonista antipatico…
Ah, si tratta di Aarn Munro – Il giovano di John W. Campbell jr.
Conclusione: poi ci sarebbero i libri che vorrei leggere ma… meglio chiudere qui!
Nota (*1): qui ci starebbe bene una faccina che strizza l’occhio per sottolineare che il mio tono è scherzoso: ma non uso faccine sul ghiribizzo...
alla prima stazione
1 ora fa
Nessun commento:
Posta un commento