[E] Per la comprensione completa di questo pezzo è utile la lettura della mia Epitome (V. 1.2.1 "Awanagana").
Ho finito di leggere Alla ricerca del medioevo di Jacques Le Goff (con la collaborazione di Jean-Maurice de Montremy), (E.) Mondadori, 2003, trad. Amedeo De Vincentiis.
Un libro di mio zio scelto abbastanza a casaccio dalla libreria: sapevo solo che Le Goff era uno dei massimi storici del medioevo ed ero quindi curioso di leggere qualcosa di suo.
In realtà non è stata una buona scelta perché non si tratta di un saggio ma di un’intervista che è poi stata ampliata da Le Goff stesso. Ho la sensazione che l’idea dell’intervistatore (Jean-Maurice de Montremy) fosse quella di ripercorrere la vita di Le Goff e il suo rapporto con la storia: circa un terzo/metà libro infatti sembra una biografia ma, nella seconda parte, vengono invece evidenziate molto superficialmente degli importanti aspetti del medioevo. Un po’ come se Le Goff, stufo dell’intervista, avesse voluto riassumere rapidamente gli aspetti a suo avviso più importanti del medioevo lasciando completamente perdere la propria vita e la storia del proprio percorso professionale…
La sensazione netta è quella di un libro spaccato in due, imperfetto e incompleto perché poi le tematiche storiche più interessanti rimangono solo accennate e quindi vaghe.
I primi due capitoli, circa 60 pagine, li ho trovati particolarmente noiosi: in pratica si elencano fatti ormai ben noti (magari novità al tempo in cui Le Goff affrontò tali argomenti): pregiudizi illuministici (e successivi) sul medioevo, non è possibile darne date esatte di inizio e di fine, all’interno del medioevo si possono distinguere almeno tre fasi storiche diverse, etc…
Alla fine Le Goff non fornisce alcuna definizione precisa del medioevo ma, basandomi su quanto ha scritto, IO lo riassumerei così: il medioevo è l’età caratterizzata dall’egemonia culturale, quando non politica, della chiesa cristiana in Europa. A me pare un’ottima definizione: sarebbe interessante sapere perché Le Goff stesso non proponga qualcosa di simile…
Ora la sparo grossa e sono consapevole di farlo: probabilmente se e quando in futuro mi capiterà di leggere un’opera “seria” di Le Goff allora, probabilmente, ribalterò completamente questa mia prima impressione, giocoforza superficiale.
Ebbene ho la sensazione che Le Goff abbia percepito perfettamente gli epomiti ([E] 6.2) del Medioevo, anche nella loro evoluzione attraverso le sue fasi, ma, contemporaneamente, mi dà l’idea di aver perso di vista o perlomeno sottovalutato il perenne conflitto fra parapoteri e democratastenia ([E] 4.2 e 4.4).
Sembra prevalere un’armonia spontanea, un’accettazione passiva dei propri ruoli (e quindi degli equimiti del tempo), invece che una ferrea imposizione dall’alto di essi (*1): ne risulta un medioevo, a mio avviso (e il mio avviso vale praticamente niente), troppo sereno e luminoso…
Non so è una sensazione: dopotutto Le Goff in quest’opera non affronta approfonditamente nessun tema quindi è difficile farsi un’idea affidabile. Come detto, se in futuro leggerò altre sue opere, magari cambierò totalmente questa mia opinione...
Ovviamente qualche spunto storico interessante l’ho incontrato: nel prosieguo di questo pezzo, risfogliando le pagine con i miei appunti, accennerò ai passaggi che mi hanno più colpito.
- Ho trovato un’utilissima distinzione fra intellettuali che aggiungerò alla mia Epitome: ci sono gli intellettuali critici e quelli organici, ovvero che servono il potere costituito.
- L’eucarestia trova la sua espressione “definitiva” nel XIII secolo col Corpus Domini.
Nel XIV secolo nasce la teoria dell’Immacolata concezione e nel XII quella dell’Assunzione: queste teorie diverranno dogmi rispettivamente solo nel 1854 e nel 1950! Volendo è un esempio di come il comune sentire provochi l’adattamento della religione stessa: un po’ come succede alla Legge nel suo tentativo di inseguire la morale popolare.
La preghiera dell’Ave Maria è del XII secolo.
- La liturgia di un culto può avere due forme: o l’ostensione o il segreto. Il cristianesimo occidentale scelse la prima via, quello orientale la seconda. Mi sembra un concetto interessante: al momento non ho dove “infilarlo” nell’Epitome ma lo terrò presente!
- Secondo Le Goff il millenarismo non esistette: solo i chierici più istruiti conoscevano l’anno corrente e non c’era comunque unanimità su di esso (la “paura dell’anno 1000” è una teoria inventata dal Romanticismo). Io invece sapevo che, proprio a causa di questa incertezza, il millenarismo durò una cinquantina d’anni intorno all’anno mille! Sono curioso di scoprirne di più.
- La questione del “filioque”. La conoscevo già ma ogni volta che mi ci imbatto la trovo divertente…
I concili di Nicea (325), Costantinopoli (381) e Calcedonia (451) fissarono il testo del Credo. Tale testo era in greco e tradotto in latino suonava: “Credo in Spiritum Sanctum, dominum et vivificantem, qui ex Patre procedit”. I teologi cattolici vollero però aggiungervi la precisazione “...qui ex Patre Filioque procedit” e questa “piccola” variazione fu presa a pretesto per lo scisma fra cattolici e ortodossi!
“Recentemente”, e questo non lo sapevo, Giovanni Paolo II nel tentativo di riconciliazione con la chiesa ortodossa ha sospeso nel Credo cattolico l’obbligo del “Filioque”: ma al momento la chiesa ortodossa non ha cambiato atteggiamento.
- Interessante e, credo, centrato il confronto fra l’arte gotica (cupa e minacciosa) con la “pubblicità progresso” attuale con le sue immagini crude per sensibilizzare contro il tabagismo, gli incidenti stradali e simili. In entrambi i casi lo scopo dell’immagine è quello di ammonire tramite la paura.
- C’è anche un brevissimo accenno alle “confraternite” dove coloro che praticano lo stesso mestiere si riuniscono insieme e si supportano l’un l’altro. Mi interesserebbe conoscerne maggiormente la loro storia perché queste confraternite, in pratica, equivalgono a dei poteri medi: secondo la mia teoria ([E] 5.11) i parapoteri del tempo dovrebbero bloccare la formazione di qualsiasi novità che leda la loro forza e sono quindi curioso di scoprire le caratteristiche specifiche di questo fenomeno. Ipotizzo che si tratti del caso generale per cui una novità che parte dal basso è permessa se aumenta la forza della maggior parte dei parapoteri del tempo (in questo caso nella forma di tasse extra per il potere politico e di opere di devozione per quello religioso).
Vorrei infine tentare di rispondere a una perplessità di Le Goff che scrive «Resto colpito dal contrasto tra l’orrore per la novità che esibiscono gli uomini del primo Medioevo, in particolare gli uomini di Chiesa, e la loro grande capacità di innovazione» (*2).
Questo apparente paradosso è spiegato da [E] 5.3 e 5.11: nelle epoche in cui il benessere aumenta i poteri (in questo caso la Chiesa) aggiornano spontaneamente la propria morale per giustificarlo (e questa tendenza all’aumento della ricchezza c’è sicuramente stata dal X secolo in poi se non prima). Contemporaneamente si bloccano, magari tacciandole di eresia, tutte le novità che partono dal basso o di cui, comunque, beneficerebbe la democratastenia (i contadini del tempo).
Nessun mistero dunque: il paradosso è fittizio ed è invece indicativo della forte tensione sociale (tipica di una società rigida) che, MI PARE, Le Goff non sembra percepire pienamente...
Conclusione: perdonatemi le mie piccole critiche a Le Goff: già da solo mi sento in imbarazzo per me stesso! Per farmi perdonare cercherò di leggere un qualche suo saggio per farmi un’idea più chiara del suo pensiero e della sua visione del Medioevo.
Nota (*1): per la mia teoria nell’Epitome invece gli equimiti del tempo avrebbero dovuto essere fragili in quanto la società particolarmente rigida e ingiusta avrebbe dovuto basarsi fortemente su protomiti e distorsioni fuorvianti ([E] 3.2).
Nota (*2): tratto da Alla ricerca del medioevo di Jacques Le Goff (con la collaborazione di Jean-Maurice de Montremy), (E.) Mondadori, 2003, trad. Amedeo De Vincentiis, pag. 165.
alla prima stazione
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