Nel pezzo Conosci te stesso spiegavo che ero impaziente di proseguire con la terza lezione di psicosociologia perché speravo di avere una qualche rivelazione su me stesso.
In effetti ho poi terminato la terza lezione (adesso sono a metà della quarta) ma più che rivelazioni ho ottenuto solo conferme.
Il primo dei capitoli “interessanti” era quello sul Conformismo: ovvero come il singolo si senta spinto dal gruppo ad adeguarsi alle idee della maggioranza.
L'esperimento che prova questa questa reazione psicologica è semplice ed efficace (no: non provo neanche a descriverlo! Guardate i video!) e mostra come ben il 60% delle persone cedano alla pressione della maggioranza e come quelli che resistano lo facciano con estremo sforzo.
Ovviamente non posso averne la riprova ma credo che la mia reazione sarebbe stata estremamente divertita: ovvero conformismo zero...
In effetti, secondo il testo, uno dei fattori che spinge a conformarsi alla maggioranza è il dubbio di essere noi in errore e di fare la figura degli stupidi. Quando sono sicuro di qualcosa raramente ho questo dubbio perché ho la massima fiducia nel mio giudizio e, del resto, questo è compatibile con l'alta stima che ho di me stesso.
Altro capitolo “interessante” era quello sull'obbedienza. Anche qui, non potendo replicare l'esperimento, non ne ho la riprova ma credo che il mio livello di obbedienza sia molto basso.
Del resto la mia autostima (nel senso di fiducia nel mio giudizio) è tale che accetto con sospetto l'opinione dell'autorità in materia. Ricordo che, per qualche motivo, i miei professori all'università erano irritati e sorpresi da questo mio atteggiamento: qualcosa tipo: un teorema è valido solo quando lo capisco io! E questa mia caratteristica si sposa bene con una certa paranoia che mi fa sospettare, ad esempio, di tutte le notizie che leggo sui giornali, delle quali cerco sempre di individuare il cui prodest. Potrei fare altri esempi ma credo di aver già reso l'idea.
Quando un'autorità mi dà un ordine valuto se sono d'accordo e, se non lo sono, considero i pro e contro del disubbidire e agisco di conseguenza.
Infine c'era la “spersonalizzazione” (forse il termine inglese deindividuation andrebbe tradotto diversamente, non so...) cioè un fenomeno che porta all'allentamento delle inibizioni individuali.
Come al solito anche in questo caso non ho la riprova della correttezza mia autovalutazione ma credo che ne sarei poco influenzato. Infatti uno degli elementi determinanti nella spersonalizzazione è quello di uniformarsi al comportamento del gruppo: come ho già spiegato sono da sempre (o quasi, v. KGB le Origini: l'Anticonformista) particolarmente refrattario ad uniformarmi alla maggioranza...
In definitiva non ho scoperto niente di nuovo su me stesso: ho solo avuto la conferma (sempre ricordando che si tratta di una mia autovalutazione...) che sotto questi aspetti il mio comportamento si discosta molto dal normale.
Sfortunatamente il corso è troppo superficiale e non si sofferma minimamente ad analizzare le caratteristiche psicologiche, che sarebbero state per me le informazioni più interessanti, di chi è più refrattario ai condizionamenti della maggioranza ma si limita a illustrare il comportamento dell'uomo “medio”.
Conclusione: aspettativa delusa, un classico...
sabato 31 agosto 2013
giovedì 29 agosto 2013
L'uomo che sussurrava a Excel
L'inizio di questo pezzo è Youtube e una sua fastidiosa politica. Quando un video musicale per qualsiasi motivo viene rimosso, nelle collezioni che lo contenevano rimane un “buco”. Non ci sarebbe niente di male se al suo posto rimanesse un avviso del tipo “Il video Viva la Vida è stato rimosso perché ...”. Invece no, appare solo la scritta che “un” video non c'è più: in questa maniera mi è impossibile sostituirlo perché, ovviamente, non ricordo cosa c'era al posto del “buco”
Questo fino a qualche mese fa. All'ennesima moria di video mi sono deciso a fare una copia della lista delle mie collezioni su Youtube in un foglio di calcolo. Niente di complicato: numero del video, autore e titolo della canzone. In questa maniera, quando un brano è rimosso, posso controllare la mia lista ed eventualmente ricercare un'altra versione della canzone eliminata.
Col tempo si è però manifestato un problema inizialmente non troppo appariscente: ogni volta che cancello il numero d'ordine di un brano devo aggiornare tutti i seguenti. Siccome col tempo si formano tanti “buchi” non posso fare una “strisciata” unica sulla relativa colonna del foglio di calcolo ma devo aggiornare separatamente ogni intervallo di brani consecutivi; considerando che ormai i miei brani sono quasi 400 (su due diverse collezioni) questo lavoretto di aggiornamento stava diventando piuttosto impegnativo.
Così pochi giorni fa mi sono deciso ad affrontare il problema alla radice: trovare una formula da sostituire alla mia semplice lista di numeri. Intuivo che questo esercizio non fosse particolarmente complicato ma, vista la mia scarsa conoscenza del programma, non sapevo come risolverlo.
Comunque ho iniziato a cercare in rete e alla fine ho trovato qualcosa di simile al mio problema: ovvero “Find Last non empty cell in a column” (“Trova l'ultima cella non vuota in una colonna”) con la seguente formula proposta come soluzione:
=MAX((NOT(ISBLANK($A$1:$A$100))*ROW($A$1:$A$100)))
use Ctrl+Shift+Invio to enter the formula.
Notare la postilla. Inizialmente l'ignoravo e infatti non funzionava niente. Alla fine ho fatto qualche ricerca e ho scoperto che inserendo la formula con la combinazione di tasti Ctrl+Shift+Invio si hanno le cosiddette “array formula”: non entro nei dettagli ma in questa maniera funzionava...
Comunque ancora non ero che a metà dell'opera: a me non bastava trovare l'ultima cella vuota ma mi serviva il suo contenuto incrementato di uno. Inoltre il mio intervallo su cui effettuare la ricerca non era fisso sulle prime cento celle della colonna A ma era variabile: ovvero tutte le celle precedenti alla cella corrente!
Dopo molti esperimenti avevo risolto il primo problema adattando la formula iniziale nel seguente modo e inserendola in modalità “array”:
=MAX(ISNUMBER($A$1:$A$100)*INDEX($A$1:$A$100))+1
Il problema di referenziare la cella corrente per rendere l'intervallo variabile mi faceva però impazzire: stranamente non sembrava esistere nessuna funzione per indicare la cella in uso.
La funzione CURRENT(), ad esempio, fa tutt'altro...
Non voglio dilungarmi sui miei esperimenti ma passo dopo passo avevo scoperto che: ROW() e COLUMN() restituiscono la riga e colonna corrente; così ho iniziato a usare cose del tipo INDIRECT(ADDRESS(ROW();COLUMN()))...e ho scoperto la necessità di attivare un'impostazione per permettere i riferimenti circolari!
Comunque alla fine la mia complicatissima formula non funzionava perché l'innaturale costruzione dell'intervallo non veniva accettata.
Questo è uno dei tanti esperimenti (e nemmeno il più complesso) che avevo fatto:
=MAX(ISNUMBER($A$1:INDIRECT(ADDRESS(ROW();COLUMN())))*INDEX($A$1:INDIRECT(ADDRESS(ROW();COLUMN()))))+1
Dopo quasi un'ora di prove sempre più frustranti mi sono rivolto a un amico noto al mondo come “l'uomo che sussurra a Excel” e gli ho spiegato il mio problema. Già per telefono mi ha indicato una soluzione alternativa che rendeva banale, sebbene non automatico, l'aggiornamento del progressivo della mia lista di canzoni. Dopo poco mi ha mandato un'e-pistola con la soluzione che volevo: una bella formula semplice e chiara!
La formula è questa (per la cella A10):
=MAX($A$1:A9)+1
E non c'è bisogno di “array formula”...
Davvero molto istruttivo: mi sono reso conto che il problema sul quale sbattevo la testa era in realtà banale: per indicare la cella corrente basta usare il nome della cella stessa! Ci pensa poi il foglio di calcolo ad aggiornare tale nome ogni volta che copiamo la formula in una nuova cella...
Conclusione: la soluzione era banale, ne conoscevo già tutti gli elementi eppure non mi era riuscito rimettere tutto insieme. Soprattutto il mio tentativo di referenziare la cella corrente mi stava portando fuori strada...
Volendo vedere il bicchiere mezzo pieno ho almeno capito cosa sono le “array formula” e non credo che le userò mai più!
Conclusione alternativa (filosofica e faceta): è importante conoscere se stessi ed essere spontanei altrimenti non si viene capiti. Ad esempio, se si è una cella in un foglio di calcolo, non ci dobbiamo presentare agli altri in maniera complessa e indiretta, ma semplicemente essendo noi stessi ovvero con un “Ciao io sono la cella GB71...”
Questo fino a qualche mese fa. All'ennesima moria di video mi sono deciso a fare una copia della lista delle mie collezioni su Youtube in un foglio di calcolo. Niente di complicato: numero del video, autore e titolo della canzone. In questa maniera, quando un brano è rimosso, posso controllare la mia lista ed eventualmente ricercare un'altra versione della canzone eliminata.
Col tempo si è però manifestato un problema inizialmente non troppo appariscente: ogni volta che cancello il numero d'ordine di un brano devo aggiornare tutti i seguenti. Siccome col tempo si formano tanti “buchi” non posso fare una “strisciata” unica sulla relativa colonna del foglio di calcolo ma devo aggiornare separatamente ogni intervallo di brani consecutivi; considerando che ormai i miei brani sono quasi 400 (su due diverse collezioni) questo lavoretto di aggiornamento stava diventando piuttosto impegnativo.
Così pochi giorni fa mi sono deciso ad affrontare il problema alla radice: trovare una formula da sostituire alla mia semplice lista di numeri. Intuivo che questo esercizio non fosse particolarmente complicato ma, vista la mia scarsa conoscenza del programma, non sapevo come risolverlo.
Comunque ho iniziato a cercare in rete e alla fine ho trovato qualcosa di simile al mio problema: ovvero “Find Last non empty cell in a column” (“Trova l'ultima cella non vuota in una colonna”) con la seguente formula proposta come soluzione:
=MAX((NOT(ISBLANK($A$1:$A$100))*ROW($A$1:$A$100)))
use Ctrl+Shift+Invio to enter the formula.
Notare la postilla. Inizialmente l'ignoravo e infatti non funzionava niente. Alla fine ho fatto qualche ricerca e ho scoperto che inserendo la formula con la combinazione di tasti Ctrl+Shift+Invio si hanno le cosiddette “array formula”: non entro nei dettagli ma in questa maniera funzionava...
Comunque ancora non ero che a metà dell'opera: a me non bastava trovare l'ultima cella vuota ma mi serviva il suo contenuto incrementato di uno. Inoltre il mio intervallo su cui effettuare la ricerca non era fisso sulle prime cento celle della colonna A ma era variabile: ovvero tutte le celle precedenti alla cella corrente!
Dopo molti esperimenti avevo risolto il primo problema adattando la formula iniziale nel seguente modo e inserendola in modalità “array”:
=MAX(ISNUMBER($A$1:$A$100)*INDEX($A$1:$A$100))+1
Il problema di referenziare la cella corrente per rendere l'intervallo variabile mi faceva però impazzire: stranamente non sembrava esistere nessuna funzione per indicare la cella in uso.
La funzione CURRENT(), ad esempio, fa tutt'altro...
Non voglio dilungarmi sui miei esperimenti ma passo dopo passo avevo scoperto che: ROW() e COLUMN() restituiscono la riga e colonna corrente; così ho iniziato a usare cose del tipo INDIRECT(ADDRESS(ROW();COLUMN()))...e ho scoperto la necessità di attivare un'impostazione per permettere i riferimenti circolari!
Comunque alla fine la mia complicatissima formula non funzionava perché l'innaturale costruzione dell'intervallo non veniva accettata.
Questo è uno dei tanti esperimenti (e nemmeno il più complesso) che avevo fatto:
=MAX(ISNUMBER($A$1:INDIRECT(ADDRESS(ROW();COLUMN())))*INDEX($A$1:INDIRECT(ADDRESS(ROW();COLUMN()))))+1
Dopo quasi un'ora di prove sempre più frustranti mi sono rivolto a un amico noto al mondo come “l'uomo che sussurra a Excel” e gli ho spiegato il mio problema. Già per telefono mi ha indicato una soluzione alternativa che rendeva banale, sebbene non automatico, l'aggiornamento del progressivo della mia lista di canzoni. Dopo poco mi ha mandato un'e-pistola con la soluzione che volevo: una bella formula semplice e chiara!
La formula è questa (per la cella A10):
=MAX($A$1:A9)+1
E non c'è bisogno di “array formula”...
Davvero molto istruttivo: mi sono reso conto che il problema sul quale sbattevo la testa era in realtà banale: per indicare la cella corrente basta usare il nome della cella stessa! Ci pensa poi il foglio di calcolo ad aggiornare tale nome ogni volta che copiamo la formula in una nuova cella...
Conclusione: la soluzione era banale, ne conoscevo già tutti gli elementi eppure non mi era riuscito rimettere tutto insieme. Soprattutto il mio tentativo di referenziare la cella corrente mi stava portando fuori strada...
Volendo vedere il bicchiere mezzo pieno ho almeno capito cosa sono le “array formula” e non credo che le userò mai più!
Conclusione alternativa (filosofica e faceta): è importante conoscere se stessi ed essere spontanei altrimenti non si viene capiti. Ad esempio, se si è una cella in un foglio di calcolo, non ci dobbiamo presentare agli altri in maniera complessa e indiretta, ma semplicemente essendo noi stessi ovvero con un “Ciao io sono la cella GB71...”
lunedì 26 agosto 2013
L'età dell'oro
Ho iniziato, e in realtà quasi finito, la terza lezione del corso di storia che, come al solito, è interessantissima.
L'aspetto che mi ha più colpito è la descrizione della vita quotidiana dei nostri antenati di 30.000 anni fa. Sorprendentemente, da diversi punti di vista, la qualità della loro vita era superiore alla nostra.
Immagino che molti lettori abbiano letto quanto ho appena scritto con un sorrisetto sulle labbra, magari pensando uno scettico “figuriamoci!”.
Prima di tutto, nonostante Monti, Letta e la crisi, la nostra qualità di vita è ancora estremamente superiore a quella del resto del mondo: da noi si lavora settimanalmente 40-45 ore ma in Asia la media è di 50-70 e talvolta anche 80 ore settimanali. Ma l'Italia, e in effetti tutto il mondo occidentale, rappresentano una minoranza del mondo e pertanto non siamo un buon paradigma di riferimento per rappresentare l'uomo medio del pianeta Terra.
I nostri lontani antenati per vivere non zappavano la terra né, tanto meno, lavoravano in fabbrica o in ufficio: erano invece dei raccoglitori/cacciatori e, anzi, prevalentemente raccoglitori.
Si stima che per vivere dovessero dedicarsi a queste attività per circa 30-45 ore settimanali: in più non perdevano ore ad attraversare il traffico e, una volta tornati alla loro base, non avevano da fare faccende domestiche né erano assillati dalle tasse, bollette e tutte le altre ansie del mondo moderno.
Ma soprattutto era una vita molto più interessante e ricca di eventi paragonata alla grigia monotonia di quella moderna. In definitiva gran parte della giornata poteva essere dedicata a quello che adesso è chiamato quality time ovvero tempo di qualità.
Inoltre la loro dieta estremamente diversificata e la vita attiva nella natura li rendeva estremamente sani e forti. E molte malattie infettive erano sconosciute: infatti la maggior parte di esse si originarono molto più tardi con l'addomesticamento degli animali. E comunque il non vivere ammassati in sudicie città rendeva meno probabile la loro diffusione.
La vita media era sui 35 anni, questo è vero, ma bisogna ricordare che è una media che tiene conto dell'altissima mortalità infantile: chi arrivava all'età di 15-20 poteva aspettarsi di vivere fino a 60-70 o anche 80 anni!
Infine questi nostri primevi antenati non solo eccellevano nelle qualità fisiche ma anche in quelle mentali: probabilmente la quantità di informazioni e abilità dei nostri progenitori erano quantitativamente molto superiori a quelle degli uomini attuali. Ogni uomo doveva conoscere benissimo le decine, se non centinaia, di chilometri quadrati del proprio ambiente (fonti, alberi, nascondigli, etc...) e doveva essere in grado di produrre o riparare tutti gli abiti e gli utensili che utilizzava.
Anzi, secondo il professore (io sono ancora un po' scettico), ci sono delle prove che dalla rivoluzione agricola (circa 10.000 anni fa) in poi la dimensione del cervello, e quindi l'intelligenza, abbia iniziato a diminuire! In pratica fare i contadini (o lavorare in fabbrica o in ufficio...) richiede meno cervello che fare il raccoglitore/cacciatore e questo ha dato la possibilità, anche a chi aveva un'intelligenza inferiore alla media, di sopravvivere.
Ovviamente c'erano anche degli aspetti negativi, non ultimo quello di essere mangiati da un leone, ma nel complesso doveva essere una vita molto più piacevole di quanto normalmente si dà per scontato.
Conclusione: ah! Perché non sono nato 30.000 anni fa (*1)? Non sarei circondato da idioti (*2) e ogni settimana avrei avuto stimolanti e avventurose battute di caccia, cibo sano e donnacce promiscue... E tutto il tempo per contare le stelle, ammirare i fiori e dare il nome alle farfalle...
Nota (*1): ovviamente evitando una fastidiosa era glaciale o comunque nascendo in un luogo temperato e accogliente!
Nota (*2): Modificato (29/8/2013): mi sono reso conto che la frase precedente potrebbe essere attribuita a della mia inconsapevole protervia. In realtà era una citazione "I am surrounded by morons" che veniva ripetuta in continuazione, e in un tono esageratamente esasperato, in una serie tivvù dal di essa protagonista Ted Turner (in Italia è stata fatta la "localizzazione" con protagonista Briatore e titolo "L'apprendista"...). Mi sono però reso conto che quasi nessuno, se non i miei amici olandesi che non leggono questo viario, avrebbe potuto coglierla e così ho preferito puntualizzare...
L'aspetto che mi ha più colpito è la descrizione della vita quotidiana dei nostri antenati di 30.000 anni fa. Sorprendentemente, da diversi punti di vista, la qualità della loro vita era superiore alla nostra.
Immagino che molti lettori abbiano letto quanto ho appena scritto con un sorrisetto sulle labbra, magari pensando uno scettico “figuriamoci!”.
Prima di tutto, nonostante Monti, Letta e la crisi, la nostra qualità di vita è ancora estremamente superiore a quella del resto del mondo: da noi si lavora settimanalmente 40-45 ore ma in Asia la media è di 50-70 e talvolta anche 80 ore settimanali. Ma l'Italia, e in effetti tutto il mondo occidentale, rappresentano una minoranza del mondo e pertanto non siamo un buon paradigma di riferimento per rappresentare l'uomo medio del pianeta Terra.
I nostri lontani antenati per vivere non zappavano la terra né, tanto meno, lavoravano in fabbrica o in ufficio: erano invece dei raccoglitori/cacciatori e, anzi, prevalentemente raccoglitori.
Si stima che per vivere dovessero dedicarsi a queste attività per circa 30-45 ore settimanali: in più non perdevano ore ad attraversare il traffico e, una volta tornati alla loro base, non avevano da fare faccende domestiche né erano assillati dalle tasse, bollette e tutte le altre ansie del mondo moderno.
Ma soprattutto era una vita molto più interessante e ricca di eventi paragonata alla grigia monotonia di quella moderna. In definitiva gran parte della giornata poteva essere dedicata a quello che adesso è chiamato quality time ovvero tempo di qualità.
Inoltre la loro dieta estremamente diversificata e la vita attiva nella natura li rendeva estremamente sani e forti. E molte malattie infettive erano sconosciute: infatti la maggior parte di esse si originarono molto più tardi con l'addomesticamento degli animali. E comunque il non vivere ammassati in sudicie città rendeva meno probabile la loro diffusione.
La vita media era sui 35 anni, questo è vero, ma bisogna ricordare che è una media che tiene conto dell'altissima mortalità infantile: chi arrivava all'età di 15-20 poteva aspettarsi di vivere fino a 60-70 o anche 80 anni!
Infine questi nostri primevi antenati non solo eccellevano nelle qualità fisiche ma anche in quelle mentali: probabilmente la quantità di informazioni e abilità dei nostri progenitori erano quantitativamente molto superiori a quelle degli uomini attuali. Ogni uomo doveva conoscere benissimo le decine, se non centinaia, di chilometri quadrati del proprio ambiente (fonti, alberi, nascondigli, etc...) e doveva essere in grado di produrre o riparare tutti gli abiti e gli utensili che utilizzava.
Anzi, secondo il professore (io sono ancora un po' scettico), ci sono delle prove che dalla rivoluzione agricola (circa 10.000 anni fa) in poi la dimensione del cervello, e quindi l'intelligenza, abbia iniziato a diminuire! In pratica fare i contadini (o lavorare in fabbrica o in ufficio...) richiede meno cervello che fare il raccoglitore/cacciatore e questo ha dato la possibilità, anche a chi aveva un'intelligenza inferiore alla media, di sopravvivere.
Ovviamente c'erano anche degli aspetti negativi, non ultimo quello di essere mangiati da un leone, ma nel complesso doveva essere una vita molto più piacevole di quanto normalmente si dà per scontato.
Conclusione: ah! Perché non sono nato 30.000 anni fa (*1)? Non sarei circondato da idioti (*2) e ogni settimana avrei avuto stimolanti e avventurose battute di caccia, cibo sano e donnacce promiscue... E tutto il tempo per contare le stelle, ammirare i fiori e dare il nome alle farfalle...
Nota (*1): ovviamente evitando una fastidiosa era glaciale o comunque nascendo in un luogo temperato e accogliente!
Nota (*2): Modificato (29/8/2013): mi sono reso conto che la frase precedente potrebbe essere attribuita a della mia inconsapevole protervia. In realtà era una citazione "I am surrounded by morons" che veniva ripetuta in continuazione, e in un tono esageratamente esasperato, in una serie tivvù dal di essa protagonista Ted Turner (in Italia è stata fatta la "localizzazione" con protagonista Briatore e titolo "L'apprendista"...). Mi sono però reso conto che quasi nessuno, se non i miei amici olandesi che non leggono questo viario, avrebbe potuto coglierla e così ho preferito puntualizzare...
domenica 25 agosto 2013
Riflessione politica
È da tempo che non mi cimento sull'argomento ma del resto la passività del governo Letta è sconcertante.
Non capisco gli italiani: possibile che non comprendano la follia di un governo che, in una crisi disperata dove l'economia continua ad andare in pezzi, si limiti a interventi placebo?
Probabilmente è così: una grossa percentuale di elettori, quelli magari relativamente al riparo dalla crisi come i pensionati, non si rende conto della situazione e magari crede veramente alla barzelletta di Letta secondo la quale “stiamo incominciando a uscire dalla crisi”.
In questa situazione anomala, al limite del paradossale, i sondaggi (ad esempio quello fatto da SWG a inizio agosto) danno la “coalizione” (*1) di destra al 37.8%, quella di sinistra al 32.3% e il M5S arrancare sotto il 20%.
Il dato forse più appariscente è il distacco dato dal PDL al PD (per semplicità mi riferisco direttamente a questi partiti piuttosto che alle loro “coalizioni”) di oltre 5 punti.
Non ne sono stupito: da una parte il PDL è riuscito a ottenere la sospensione dell'IMU e dell'aumento dell'IVA e dall'altra c'è stata l'improvvida sentenza di condanna a Berlusconi.
Sulla prima di queste cause credo che ci sia poco da dire e che tutti ne siano consapevoli. Sulla seconda è invece opportuno aggiungere qualche parola.
È dal giorno della sentenza che io dico e ridico a mio padre che questa avrebbe favorito il PDL ma apparentemente è uno sforzo inane fare capire a chi odia, non ci sono altri termini, Berlusconi che non è obiettivo nei suoi confronti. Non mi è riuscito fargli capire che i sostenitori di Berlusconi sono stati ricompattati, e forse motivati, da una sentenza da loro percepita come ingiusta e assolutamente politica. Inutile ricordargli il livello democratico dei paesi nei quali il capo dell'opposizione è finito in carcere. Inutile spiegargli che, per convincere i sostenitori del leader di un grande partito, che raccoglie i consensi di un numero variabile fra 1/4 e 1/3 degli italiani, le prove devono essere assolutamente schiaccianti e i giudici al di sopra di ogni sospetto: invece, anche senza considerare i precedenti accanimenti processuali, non è passata una settimana (*2) dalla condanna che un'intervista pubblicata dal Mattino metta seri dubbi sull'imparzialità del giudice Esposito...
Ora che l'evidenza dei numeri mi dà ragione so già cosa mi risponderà: “gli italiani che votano il PDL sono proprio grulli”. Inutile spiegargli che chi vota PD è di poco, forse, meglio...
E il M5S?
Come ho già spiegato in Destino del M5S tale movimento paga un risultato gonfiato, più di quanto sospettavano i suoi attivisti, dal voto di protesta. Paga l'opposizione totale e compatta di tutti i media tradizionali che ne evidenziano ogni più piccolo errore e tacciono su ogni successo o attività lodevole.
Il M5S paga inoltre la sua inesperienza politica, ovvero il non essere riuscito a spiegare agli italiani, inclusi molti dei suoi stessi simpatizzanti, l'inutilità di ogni accordo col PD: i suoi attivisti ne sono tutti consapevoli ma non si può prescindere dal resto degli italiani.
Soprattutto non va dimenticata la temporanea tregua fiscale di cui PD e, soprattutto, PDL si dividono il merito spacciandola addirittura per ripresa economica...
A queste vecchie considerazioni aggiungo un nuovo elemento, un secondo grave errore politico: da tempo l'avevo intuito e seguito con preoccupazione ma solo adesso sono pienamente convinto che si tratti effettivamente di un errore.
Grillo, durante la campagna elettorale per le politiche, aveva accuratamente descritto il M5S come un partito “laico” nel senso che non è né di destra né di sinistra ma che è pronto a riconoscere e appoggiare le buone idee da qualunque parte vengano. Evidentemente era stato piuttosto convincente perché, secondo un vecchio sondaggio, il 20% degli elettori del M5S proveniva da una non meglio specificata area di “destra”. Faccio presente che questo 20%, rispetto al 30% ottenuto alle nazionali, equivaleva a un bel 6%.
Però molte dichiarazioni ufficiali (alle quali, con profonda astuzia, i soliti media hanno dato ampio risalto), da quando il M5S è entrato in parlamento, sono state contro la persona di Berlusconi: ecco, temo che in questo senso il M5S si sia schiacciato troppo su posizioni di estrema sinistra, col risultato di perdere la maggior parte dei consensi del proprio elettorato di destra. In altre parole il M5S ha fatto l'errore di attaccare Berlusconi non sul piano politico evidenziando cioè tutti gli errori politici (eppure sarebbero stati molti!), ma sul piano personale...
Ricordo chiaramente la chiusura dello tsunami tour a Roma dello scorso febbraio. In particolare Grillo che gridava che il PD era peggio del PDL perché, ipocritamente, fingeva di esserne più onesto...
Non so quanti voti dell'ultim'ora portò ma sono sicuro che adesso tali voti sono andati persi e che non sarà facile riguadagnarli.
Paradossalmente, se Renzi prenderà la guida del PD, rischiamo di ritrovarci in una situazione dove il M5S prenderà voti alla sinistra del PD e questi, a sua volta, li prenderà alla sinistra del PDL!
Ma nel dare e avere chi ci guadagnerà sarà Renzi perché, lo sanno tutti, per ottenere il più ampio consenso possibile, bisogna stare al centro mentre il M5S sta scivolando sempre più a sinistra.
Infatti uno dei pochi vantaggi ottenuti dal PD, grazie all'accordo di governo con il PDL, è che adesso viene percepito come più “moderato” rispetto al M5S. L'elettore medio, volendo ordinare i principali partiti da destra a sinistra, li metterebbe in questo ordine: PDL, PD, M5S e SEL.
Nel complesso rimango comunque ottimista sul futuro del M5S: come spiegai in Destino del M5S il successo di questo movimento risiede nella sostanziale incapacità dei partiti tradizionali di affrontare questa devastante crisi economica.
Siccome la crisi è destinata ad accentuarsi, grazie ai provvedimenti controproducenti di Monti e all'indolenza di Letta, è inevitabile che il M5S recuperi consensi: sfortunatamente questo avverrà a spese dell'Italia ovvero quando ci saranno nuove tasse e nuove, forti, tensioni sociali.
Un attivista del M5S mi ha suggerito che probabilmente il governo, ben conscio di questo pericolo, farà di tutto per evitare l'aumento delle tasse magari facendo pesanti dismissioni dei propri (in verità degli italiani) beni, “regalando” ad esempio parte dell'ENI alla Germania o con misure analoghe...
Certamente è possibile: PDL e PD hanno già dimostrato di essere interessati solamente alla conservazione del proprio potere piuttosto che al bene dell'Italia. Ma anche così facendo la resa dei conti verrà solo posticipata. Per salvare l'Italia occorrerebbero misure strutturali che però andrebbero a intaccare proprio i privilegi di quell'elettorato che è la spina dorsale di PD e PDL e che prospera grazie ai vantaggi che questa classe politica gli fornisce. Però, in mancanza di tali interventi, la situazione italiana è destinata a deteriorarsi ulteriormente.
In conclusione sembra inevitabile, come già scrissi esattamente un anno fa in Nave Italia, dover toccare il fondo dell'oceano prima di iniziare a risalire in superficie...
Nota (*1): mi fa ridere parlare di coalizioni di sinistra e di destra quando queste, già un mese dopo le elezioni, si erano smembrate: mi riferisco alla Lega Nord e a SEL. In pratica lo scopo di queste coalizioni è solo quello di vincere il premio di maggioranza...
Nota (*2): in realtà non ricordo l'intervallo di tempo esatto ma mi è parso molto breve!
Non capisco gli italiani: possibile che non comprendano la follia di un governo che, in una crisi disperata dove l'economia continua ad andare in pezzi, si limiti a interventi placebo?
Probabilmente è così: una grossa percentuale di elettori, quelli magari relativamente al riparo dalla crisi come i pensionati, non si rende conto della situazione e magari crede veramente alla barzelletta di Letta secondo la quale “stiamo incominciando a uscire dalla crisi”.
In questa situazione anomala, al limite del paradossale, i sondaggi (ad esempio quello fatto da SWG a inizio agosto) danno la “coalizione” (*1) di destra al 37.8%, quella di sinistra al 32.3% e il M5S arrancare sotto il 20%.
Il dato forse più appariscente è il distacco dato dal PDL al PD (per semplicità mi riferisco direttamente a questi partiti piuttosto che alle loro “coalizioni”) di oltre 5 punti.
Non ne sono stupito: da una parte il PDL è riuscito a ottenere la sospensione dell'IMU e dell'aumento dell'IVA e dall'altra c'è stata l'improvvida sentenza di condanna a Berlusconi.
Sulla prima di queste cause credo che ci sia poco da dire e che tutti ne siano consapevoli. Sulla seconda è invece opportuno aggiungere qualche parola.
È dal giorno della sentenza che io dico e ridico a mio padre che questa avrebbe favorito il PDL ma apparentemente è uno sforzo inane fare capire a chi odia, non ci sono altri termini, Berlusconi che non è obiettivo nei suoi confronti. Non mi è riuscito fargli capire che i sostenitori di Berlusconi sono stati ricompattati, e forse motivati, da una sentenza da loro percepita come ingiusta e assolutamente politica. Inutile ricordargli il livello democratico dei paesi nei quali il capo dell'opposizione è finito in carcere. Inutile spiegargli che, per convincere i sostenitori del leader di un grande partito, che raccoglie i consensi di un numero variabile fra 1/4 e 1/3 degli italiani, le prove devono essere assolutamente schiaccianti e i giudici al di sopra di ogni sospetto: invece, anche senza considerare i precedenti accanimenti processuali, non è passata una settimana (*2) dalla condanna che un'intervista pubblicata dal Mattino metta seri dubbi sull'imparzialità del giudice Esposito...
Ora che l'evidenza dei numeri mi dà ragione so già cosa mi risponderà: “gli italiani che votano il PDL sono proprio grulli”. Inutile spiegargli che chi vota PD è di poco, forse, meglio...
E il M5S?
Come ho già spiegato in Destino del M5S tale movimento paga un risultato gonfiato, più di quanto sospettavano i suoi attivisti, dal voto di protesta. Paga l'opposizione totale e compatta di tutti i media tradizionali che ne evidenziano ogni più piccolo errore e tacciono su ogni successo o attività lodevole.
Il M5S paga inoltre la sua inesperienza politica, ovvero il non essere riuscito a spiegare agli italiani, inclusi molti dei suoi stessi simpatizzanti, l'inutilità di ogni accordo col PD: i suoi attivisti ne sono tutti consapevoli ma non si può prescindere dal resto degli italiani.
Soprattutto non va dimenticata la temporanea tregua fiscale di cui PD e, soprattutto, PDL si dividono il merito spacciandola addirittura per ripresa economica...
A queste vecchie considerazioni aggiungo un nuovo elemento, un secondo grave errore politico: da tempo l'avevo intuito e seguito con preoccupazione ma solo adesso sono pienamente convinto che si tratti effettivamente di un errore.
Grillo, durante la campagna elettorale per le politiche, aveva accuratamente descritto il M5S come un partito “laico” nel senso che non è né di destra né di sinistra ma che è pronto a riconoscere e appoggiare le buone idee da qualunque parte vengano. Evidentemente era stato piuttosto convincente perché, secondo un vecchio sondaggio, il 20% degli elettori del M5S proveniva da una non meglio specificata area di “destra”. Faccio presente che questo 20%, rispetto al 30% ottenuto alle nazionali, equivaleva a un bel 6%.
Però molte dichiarazioni ufficiali (alle quali, con profonda astuzia, i soliti media hanno dato ampio risalto), da quando il M5S è entrato in parlamento, sono state contro la persona di Berlusconi: ecco, temo che in questo senso il M5S si sia schiacciato troppo su posizioni di estrema sinistra, col risultato di perdere la maggior parte dei consensi del proprio elettorato di destra. In altre parole il M5S ha fatto l'errore di attaccare Berlusconi non sul piano politico evidenziando cioè tutti gli errori politici (eppure sarebbero stati molti!), ma sul piano personale...
Ricordo chiaramente la chiusura dello tsunami tour a Roma dello scorso febbraio. In particolare Grillo che gridava che il PD era peggio del PDL perché, ipocritamente, fingeva di esserne più onesto...
Non so quanti voti dell'ultim'ora portò ma sono sicuro che adesso tali voti sono andati persi e che non sarà facile riguadagnarli.
Paradossalmente, se Renzi prenderà la guida del PD, rischiamo di ritrovarci in una situazione dove il M5S prenderà voti alla sinistra del PD e questi, a sua volta, li prenderà alla sinistra del PDL!
Ma nel dare e avere chi ci guadagnerà sarà Renzi perché, lo sanno tutti, per ottenere il più ampio consenso possibile, bisogna stare al centro mentre il M5S sta scivolando sempre più a sinistra.
Infatti uno dei pochi vantaggi ottenuti dal PD, grazie all'accordo di governo con il PDL, è che adesso viene percepito come più “moderato” rispetto al M5S. L'elettore medio, volendo ordinare i principali partiti da destra a sinistra, li metterebbe in questo ordine: PDL, PD, M5S e SEL.
Nel complesso rimango comunque ottimista sul futuro del M5S: come spiegai in Destino del M5S il successo di questo movimento risiede nella sostanziale incapacità dei partiti tradizionali di affrontare questa devastante crisi economica.
Siccome la crisi è destinata ad accentuarsi, grazie ai provvedimenti controproducenti di Monti e all'indolenza di Letta, è inevitabile che il M5S recuperi consensi: sfortunatamente questo avverrà a spese dell'Italia ovvero quando ci saranno nuove tasse e nuove, forti, tensioni sociali.
Un attivista del M5S mi ha suggerito che probabilmente il governo, ben conscio di questo pericolo, farà di tutto per evitare l'aumento delle tasse magari facendo pesanti dismissioni dei propri (in verità degli italiani) beni, “regalando” ad esempio parte dell'ENI alla Germania o con misure analoghe...
Certamente è possibile: PDL e PD hanno già dimostrato di essere interessati solamente alla conservazione del proprio potere piuttosto che al bene dell'Italia. Ma anche così facendo la resa dei conti verrà solo posticipata. Per salvare l'Italia occorrerebbero misure strutturali che però andrebbero a intaccare proprio i privilegi di quell'elettorato che è la spina dorsale di PD e PDL e che prospera grazie ai vantaggi che questa classe politica gli fornisce. Però, in mancanza di tali interventi, la situazione italiana è destinata a deteriorarsi ulteriormente.
In conclusione sembra inevitabile, come già scrissi esattamente un anno fa in Nave Italia, dover toccare il fondo dell'oceano prima di iniziare a risalire in superficie...
Nota (*1): mi fa ridere parlare di coalizioni di sinistra e di destra quando queste, già un mese dopo le elezioni, si erano smembrate: mi riferisco alla Lega Nord e a SEL. In pratica lo scopo di queste coalizioni è solo quello di vincere il premio di maggioranza...
Nota (*2): in realtà non ricordo l'intervallo di tempo esatto ma mi è parso molto breve!
sabato 24 agosto 2013
Frammentate
Ultimamente le mie letture sono particolarmente frammentate...
Il libro da WC è la Bibbia: ne ho letto una dozzina di libri a casaccio.
Udolfo (v. il corto Udolfo 1) l'ho quasi abbandonato: odio leggere a video e la qualità dei capitoli era in costante declino.
Sono a metà della Vita privata del maresciallo Richelieu (v. Il fattaccio (3/4)) ma è molto diverso da quello che mi aspettavo...
Poi mio padre mi ha decantato i Delitti della Rue Morgue di Poe (una serie di tre racconti) e io mi sono affrettato a leggerli: insomma... però ho iniziato altri racconti dello stesso autore.
Poi avevo iniziato il capolavoro del Boccaccio in una edizione prestigiosissima: Il Decamerone, Boccaccio, Hoepli Editore, 1932 (in tela seta, titoli e taglio oro, 750 pagine in carta Oxford, Lire 25; altro che e-book!). Però senza note è troppo faticoso da leggere...
Film dell'orrore di film - 27/8/2013
Mi è capitato di rivedere Cabal, un vecchio film degli anni '80, che ricordavo con un certo affetto. Era una pellicola che parlava di mostri, la “stirpe della notte”, ma alla fine i veri mostri erano gli intolleranti esseri umani. Nel complesso l'ambientazione mi era sembrata affascinante...
Soprattutto ricordo la sensazione, al finale, di voler sapere cosa succedeva “dopo” perché avevo a cuore la sorte dei “mostri”.
Oggi l'ho rivisto e mi è parso penoso! La trama non sta in piedi, l'ambientazione è di un'ingenuità infantile e l'azione è lenta e noiosa...
Però è triste rivedere qualcosa che ci era caro e scoprire che non ci piace più: credo che si diventi forse più saggi ma anche più poveri dentro.
La Zona Morta - 1/9/2013
Dopo la mezza delusione di Terminator (v. il corto Terminator) e la delusione totale di Cabal (v. il corto Film dell'orrore di film) iniziavo a essere preoccupato. Temevo di essere io a non essere più in grado di emozionarmi come quando ero giovane...
Invece ieri ho rivisto The dead zone di Cronenberg e l'ho trovato ancora perfetto: beh il doppiaggio è orripilante ma a parte questo tutto va bene, ogni scena ha il suo senso e la sua funzione e praticamente non ci sono tempi morti (che sono il principale difetto delle pellicole più vecchiotte)...
E poi il fatto che il protagonista sia un certo Christopher Walken invece, ad esempio, del buzzurro di Cabal aiuta molto...
Nuovo racconto - 2/9/2013
Sto per iniziare a scrivere un nuovo racconto!
Ho già scritto su carta sei pagine di bozza che riassumono l'intera storia. Mi piacerebbe fare un racconto agile da dividere in tre parti ma, avendo buttato su carta solo gli elementi chiavi della trama, non sono sicuro di quanto potrà crescere. Vedremo: in effetti se mi venisse più lungo del previsto, ma fosse comunque divertente e scorrevole, non sarebbe un problema...
Dramma pesante - 3/9/2013
Lo scorso dicembre quando iniziai la dieta ero 67.3 Kg. Calai rapidamente fino a 65 (il mio peso forma) e, a fine gennaio, toccai il peso minimo di 63.5 Kg. Però, a metà febbraio, acquistai la macchina per il pane con conseguente aumento di carboidrati: nonostante i miei sforzi (essenzialmente cyclette) mi attestai sui 64 Kg. A marzo pesavo ancora sui 64.5 Kg e a fine mese, per scendere sui 63 mi iscrissi in palestra. Smisi di pesarmi e mi allenai seriamente tre volte a settimana. Ma l'esercizio fisico mi rese più vorace e io allentai la vigilanza con l'idea che tanto “brucio tutto”... Ad agosto ho sospeso la palestra (faceva un caldo bestia e comunque chiudeva per due settimane) ma non ho mangiato meno del solito... Ieri mi sono finalmente ripesato e ho scoperto di essere diventato 69.6 Kg. Anche a essere ottimisti, illudendosi di aver guadagnato 2 chili di muscoli, questo significa che ho ripreso oltre 3 chili di grasso tutto concentrato sulla mia pancia: in pratica, almeno per il mio girovita, sono tornato alla situazione di partenza!
Il libro da WC è la Bibbia: ne ho letto una dozzina di libri a casaccio.
Udolfo (v. il corto Udolfo 1) l'ho quasi abbandonato: odio leggere a video e la qualità dei capitoli era in costante declino.
Sono a metà della Vita privata del maresciallo Richelieu (v. Il fattaccio (3/4)) ma è molto diverso da quello che mi aspettavo...
Poi mio padre mi ha decantato i Delitti della Rue Morgue di Poe (una serie di tre racconti) e io mi sono affrettato a leggerli: insomma... però ho iniziato altri racconti dello stesso autore.
Poi avevo iniziato il capolavoro del Boccaccio in una edizione prestigiosissima: Il Decamerone, Boccaccio, Hoepli Editore, 1932 (in tela seta, titoli e taglio oro, 750 pagine in carta Oxford, Lire 25; altro che e-book!). Però senza note è troppo faticoso da leggere...
Film dell'orrore di film - 27/8/2013
Mi è capitato di rivedere Cabal, un vecchio film degli anni '80, che ricordavo con un certo affetto. Era una pellicola che parlava di mostri, la “stirpe della notte”, ma alla fine i veri mostri erano gli intolleranti esseri umani. Nel complesso l'ambientazione mi era sembrata affascinante...
Soprattutto ricordo la sensazione, al finale, di voler sapere cosa succedeva “dopo” perché avevo a cuore la sorte dei “mostri”.
Oggi l'ho rivisto e mi è parso penoso! La trama non sta in piedi, l'ambientazione è di un'ingenuità infantile e l'azione è lenta e noiosa...
Però è triste rivedere qualcosa che ci era caro e scoprire che non ci piace più: credo che si diventi forse più saggi ma anche più poveri dentro.
La Zona Morta - 1/9/2013
Dopo la mezza delusione di Terminator (v. il corto Terminator) e la delusione totale di Cabal (v. il corto Film dell'orrore di film) iniziavo a essere preoccupato. Temevo di essere io a non essere più in grado di emozionarmi come quando ero giovane...
Invece ieri ho rivisto The dead zone di Cronenberg e l'ho trovato ancora perfetto: beh il doppiaggio è orripilante ma a parte questo tutto va bene, ogni scena ha il suo senso e la sua funzione e praticamente non ci sono tempi morti (che sono il principale difetto delle pellicole più vecchiotte)...
E poi il fatto che il protagonista sia un certo Christopher Walken invece, ad esempio, del buzzurro di Cabal aiuta molto...
Nuovo racconto - 2/9/2013
Sto per iniziare a scrivere un nuovo racconto!
Ho già scritto su carta sei pagine di bozza che riassumono l'intera storia. Mi piacerebbe fare un racconto agile da dividere in tre parti ma, avendo buttato su carta solo gli elementi chiavi della trama, non sono sicuro di quanto potrà crescere. Vedremo: in effetti se mi venisse più lungo del previsto, ma fosse comunque divertente e scorrevole, non sarebbe un problema...
Dramma pesante - 3/9/2013
Lo scorso dicembre quando iniziai la dieta ero 67.3 Kg. Calai rapidamente fino a 65 (il mio peso forma) e, a fine gennaio, toccai il peso minimo di 63.5 Kg. Però, a metà febbraio, acquistai la macchina per il pane con conseguente aumento di carboidrati: nonostante i miei sforzi (essenzialmente cyclette) mi attestai sui 64 Kg. A marzo pesavo ancora sui 64.5 Kg e a fine mese, per scendere sui 63 mi iscrissi in palestra. Smisi di pesarmi e mi allenai seriamente tre volte a settimana. Ma l'esercizio fisico mi rese più vorace e io allentai la vigilanza con l'idea che tanto “brucio tutto”... Ad agosto ho sospeso la palestra (faceva un caldo bestia e comunque chiudeva per due settimane) ma non ho mangiato meno del solito... Ieri mi sono finalmente ripesato e ho scoperto di essere diventato 69.6 Kg. Anche a essere ottimisti, illudendosi di aver guadagnato 2 chili di muscoli, questo significa che ho ripreso oltre 3 chili di grasso tutto concentrato sulla mia pancia: in pratica, almeno per il mio girovita, sono tornato alla situazione di partenza!
venerdì 23 agosto 2013
Allarme schiavismo
C'è un nuovo pericolo che incombe su tutti noi: la tratta degli schiavi.
Ovviamente non si tratta più dello sciabecco turco che passa a razziare le coste della penisola per venderci come schiavi nell'impero ottomano: no, in effetti è qualcosa di molto diverso e, per questo, ancora più pericoloso!
Così come siamo più resistenti verso le forme di influenza che abbiamo già avuto e siamo invece più suscettibili alle nuove, analogamente lo stesso vale per i nuovi pericoli: dalle vecchie insidie sappiamo bene come difenderci ma quelle nuove, a volte, nemmeno sembrano tali.
Ed è questo il caso dell'enorme pericolo di cui scriverò oggi: apparentemente non è un pericolo ma un servizio all'avanguardia di grande utilità e interesse. Io stesso ero stato fortemente tentato di spendere 99$ per provarlo, poi ho letto i Termini di Servizio (TdS) e la Dichiarazione sulla Riservatezza (DsR)...
Ma procediamo con ordine: da qualche giorno sto bazzicando nel forum del corso di storia (v. Il trisnonno di neanderthal) e ieri mi sono imbattuto in un filone molto interessante. Una ragazza spiegava di avere il 3% di geni di Neanderthal!
Leggendo il suo intervento (per accedere al collegamento è necessario registrarsi gratuitamente a Cursera) si scopre che ci sono ormai diverse società che per un prezzo modico analizzano il tuo DNA e ti forniscono informazioni utili o interessanti.
La ragazza in questione si era rivolta a www.23andme.com che, leggendo anche altri commenti, sembra fornire i servizi migliori.
La parte utile consiste in circa 250 test che verificano la predisposizione genetica a importanti malattie come il Parkinson, l'Alzheimer o il cancro al seno; ma non solo: viene testata la suscettibilità a vari farmaci e quali sono le malattie trasmissibili ereditariamente (*1).
La parte interessante riguarda l'analisi degli antenati, quali sono le nostre radici genetiche, ovvero da quali parti del mondo provengono i nostri geni: suppongo che per gli americani questo sia particolarmente affascinante. Ma non solo: viene anche studiata la percentuale di geni di Neanderthal (rivedi Il trisnonno di neanderthal) che abbiamo!
E poi è un sistema che evolve: via via che nuovi test genetici vengono aggiunti, se ho ben capito (magari c'è da ripagare qualcosa...), possiamo conoscerne i risultati in tempo reale.
Sembra fantastico vero? Un pezzo di fantascienza che si avvera! Anch'io sul momento ne ero convinto: oltretutto i commenti delle persone che avevano provato il servizio erano estremamente positivi...
Poi ho deciso di leggere i TdS e la DsR...
Ed è qui che casca l'asino...
Premetto di aver letto solo in parte la TdS e la DsR perché si tratta di due documenti estremamente lunghi, articolati e noiosi ma quel poco che ho letto mi ha fatto rabbrividire.
In pratica paghiamo per regalare a questa società le nostre informazioni più intime e preziose, il nostro DNA, e con esso TUTTI i diritti per sfruttare commercialmente eventuali scoperte effettuate su di esso. L'unica scelta è se vogliamo che i nostri dati possano essere utilizzati solo in forma aggregata o no.
Ecco ad esempio il punto k dell'articolo 6 del ToS:
«Waiver of Property Rights: You understand that by providing any sample, … ..., you acquire no rights in any research or commercial products that may be developed … . You specifically understand that you will not receive compensation for any research or commercial products that include or result from your Genetic Information or Self-Reported Information.»
Devo aggiungere che, da quel che ho capito, il Self-Reported Information è un modulo nel quale inseriamo informazioni personali come la nostra storia medica e altre caratteristiche particolari...
Leggendo qua e là si capisce che queste nostre informazioni privatissime, sebbene private dei nostri dati identificativi, vengono rivendute ai laboratori di ricerca delle case farmaceutiche (*2): o almeno è cosi che intendo il “who must comply with certain requirements” (=pagano) in «Similarly, if you have consented to use of your individual-level data in the Research Portal feature, qualified researchers (who must comply with certain requirements) may access your individual-level Genetic and/or Self-Reported Information for the purpose of scientific research, which could lead to commercial use.»
Essendo il suo lavoro questa società è ben conscia dei potenziali pericoli per la riservatezza intrinsechi in questo tipo di dati genetici: lo si capisce da come, qua e là nel ToS e nel DsR, si proteggono legalmente.
Ad esempio le assicurazioni sarebbero ben contente di pagare per sapere se siete potenzialmente affetti da determinate malattie: chiaramente la polizza sulla salute avrebbe dei prezzi ben diversi o magari non coprirebbe proprio le malattie per le quali siete predisposti geneticamente.
Oppure i datori di lavoro: anche a loro farebbe comodo poter discriminare nelle assunzioni fra dipendenti sani o destinati ad ammalarsi, o magari conoscerne la predisposizione all'alcool, alle droghe, alla depressione, alla violenza o (in un prossimo futuro) il vostro livello di intelligenza...
E questi sono i pericoli più immediati che mi vengono in mente ma sono sicuro che, pensandoci un po', la lista potrebbe diventare molto più lunga...
Da questo punto di vista i cittadini statunitensi godono della protezione del Genetic Information Nondiscrimination Act (*3) ma per tutti gli altri clienti è il far west.
In questo caso la società è molto onesta e specifica «Genetic Information you share with others could be used against your interests.». Io leverei però il “you share”: queste informazioni sono destinate a trapelare in qualche maniera “legale” o illegale che sia...
Conclusione: io sono ancora stordito dalla portata di questo pericolo! Non pensavo che il futuro anticipato in un capolavoro come Gattaca fosse già arrivato...
Ancora devo “digerirne” tutte le implicazioni ma al momento sconsiglio a tutti di regalare il proprio DNA a qualsiasi società di questo tipo: non solo si rischia di compromettere il proprio futuro ma anche quello dei propri famigliari più prossimi...
Nota (*1): cioè quelle di cui noi siamo portatori sani ma che potrebbero attivarsi nei nostri figli...
Nota (*2): ancora ancora se fossero dati gratuitamente alle università o ad altri centri di ricerca che non speculino sui risultati...
Nota (*3): inutile dire che per NSA e simili queste regole non valgono: la vostra identità genetica verrà automaticamente archiviata in qualche super calcolatore in attesa di essere utilizzata contro di voi...
Ovviamente non si tratta più dello sciabecco turco che passa a razziare le coste della penisola per venderci come schiavi nell'impero ottomano: no, in effetti è qualcosa di molto diverso e, per questo, ancora più pericoloso!
Così come siamo più resistenti verso le forme di influenza che abbiamo già avuto e siamo invece più suscettibili alle nuove, analogamente lo stesso vale per i nuovi pericoli: dalle vecchie insidie sappiamo bene come difenderci ma quelle nuove, a volte, nemmeno sembrano tali.
Ed è questo il caso dell'enorme pericolo di cui scriverò oggi: apparentemente non è un pericolo ma un servizio all'avanguardia di grande utilità e interesse. Io stesso ero stato fortemente tentato di spendere 99$ per provarlo, poi ho letto i Termini di Servizio (TdS) e la Dichiarazione sulla Riservatezza (DsR)...
Ma procediamo con ordine: da qualche giorno sto bazzicando nel forum del corso di storia (v. Il trisnonno di neanderthal) e ieri mi sono imbattuto in un filone molto interessante. Una ragazza spiegava di avere il 3% di geni di Neanderthal!
Leggendo il suo intervento (per accedere al collegamento è necessario registrarsi gratuitamente a Cursera) si scopre che ci sono ormai diverse società che per un prezzo modico analizzano il tuo DNA e ti forniscono informazioni utili o interessanti.
La ragazza in questione si era rivolta a www.23andme.com che, leggendo anche altri commenti, sembra fornire i servizi migliori.
La parte utile consiste in circa 250 test che verificano la predisposizione genetica a importanti malattie come il Parkinson, l'Alzheimer o il cancro al seno; ma non solo: viene testata la suscettibilità a vari farmaci e quali sono le malattie trasmissibili ereditariamente (*1).
La parte interessante riguarda l'analisi degli antenati, quali sono le nostre radici genetiche, ovvero da quali parti del mondo provengono i nostri geni: suppongo che per gli americani questo sia particolarmente affascinante. Ma non solo: viene anche studiata la percentuale di geni di Neanderthal (rivedi Il trisnonno di neanderthal) che abbiamo!
E poi è un sistema che evolve: via via che nuovi test genetici vengono aggiunti, se ho ben capito (magari c'è da ripagare qualcosa...), possiamo conoscerne i risultati in tempo reale.
Sembra fantastico vero? Un pezzo di fantascienza che si avvera! Anch'io sul momento ne ero convinto: oltretutto i commenti delle persone che avevano provato il servizio erano estremamente positivi...
Poi ho deciso di leggere i TdS e la DsR...
Ed è qui che casca l'asino...
Premetto di aver letto solo in parte la TdS e la DsR perché si tratta di due documenti estremamente lunghi, articolati e noiosi ma quel poco che ho letto mi ha fatto rabbrividire.
In pratica paghiamo per regalare a questa società le nostre informazioni più intime e preziose, il nostro DNA, e con esso TUTTI i diritti per sfruttare commercialmente eventuali scoperte effettuate su di esso. L'unica scelta è se vogliamo che i nostri dati possano essere utilizzati solo in forma aggregata o no.
Ecco ad esempio il punto k dell'articolo 6 del ToS:
«Waiver of Property Rights: You understand that by providing any sample, … ..., you acquire no rights in any research or commercial products that may be developed … . You specifically understand that you will not receive compensation for any research or commercial products that include or result from your Genetic Information or Self-Reported Information.»
Devo aggiungere che, da quel che ho capito, il Self-Reported Information è un modulo nel quale inseriamo informazioni personali come la nostra storia medica e altre caratteristiche particolari...
Leggendo qua e là si capisce che queste nostre informazioni privatissime, sebbene private dei nostri dati identificativi, vengono rivendute ai laboratori di ricerca delle case farmaceutiche (*2): o almeno è cosi che intendo il “who must comply with certain requirements” (=pagano) in «Similarly, if you have consented to use of your individual-level data in the Research Portal feature, qualified researchers (who must comply with certain requirements) may access your individual-level Genetic and/or Self-Reported Information for the purpose of scientific research, which could lead to commercial use.»
Essendo il suo lavoro questa società è ben conscia dei potenziali pericoli per la riservatezza intrinsechi in questo tipo di dati genetici: lo si capisce da come, qua e là nel ToS e nel DsR, si proteggono legalmente.
Ad esempio le assicurazioni sarebbero ben contente di pagare per sapere se siete potenzialmente affetti da determinate malattie: chiaramente la polizza sulla salute avrebbe dei prezzi ben diversi o magari non coprirebbe proprio le malattie per le quali siete predisposti geneticamente.
Oppure i datori di lavoro: anche a loro farebbe comodo poter discriminare nelle assunzioni fra dipendenti sani o destinati ad ammalarsi, o magari conoscerne la predisposizione all'alcool, alle droghe, alla depressione, alla violenza o (in un prossimo futuro) il vostro livello di intelligenza...
E questi sono i pericoli più immediati che mi vengono in mente ma sono sicuro che, pensandoci un po', la lista potrebbe diventare molto più lunga...
Da questo punto di vista i cittadini statunitensi godono della protezione del Genetic Information Nondiscrimination Act (*3) ma per tutti gli altri clienti è il far west.
In questo caso la società è molto onesta e specifica «Genetic Information you share with others could be used against your interests.». Io leverei però il “you share”: queste informazioni sono destinate a trapelare in qualche maniera “legale” o illegale che sia...
Conclusione: io sono ancora stordito dalla portata di questo pericolo! Non pensavo che il futuro anticipato in un capolavoro come Gattaca fosse già arrivato...
Ancora devo “digerirne” tutte le implicazioni ma al momento sconsiglio a tutti di regalare il proprio DNA a qualsiasi società di questo tipo: non solo si rischia di compromettere il proprio futuro ma anche quello dei propri famigliari più prossimi...
Nota (*1): cioè quelle di cui noi siamo portatori sani ma che potrebbero attivarsi nei nostri figli...
Nota (*2): ancora ancora se fossero dati gratuitamente alle università o ad altri centri di ricerca che non speculino sui risultati...
Nota (*3): inutile dire che per NSA e simili queste regole non valgono: la vostra identità genetica verrà automaticamente archiviata in qualche super calcolatore in attesa di essere utilizzata contro di voi...
giovedì 22 agosto 2013
Notturno
Non dovrei scrivere a tarda ora come sto facendo proprio adesso. L'umore è cupo e divago più del solito. Però sono stato fuori e sono rientrato solo da pochi minuti a casa.
Mentre ero in macchina i miei pensieri divagavano ma mi è rimasta impressa una catena di ricordi che mi pare interessante perché molto indicativa di aspetti nascosti del mio carattere.
Provo ha ricostruirla...
Pensavo alla serie Big Bang Theory: da quando ne accennai a inizio luglio nel corto Gran botto sono diventato un super appassionato.
Confermo che il mio personaggio preferito è Sheldon: un ragazzo tanto geniale in ogni campo della scienza quanto inetto nei rapporti umani. Non so cosa ne pensi il pubblico (credo che comunque sia fra i personaggi più amati) ma mi piace perché un po' mi rivedo in lui.
Mentre guidavo, ho ripensato a vari episodi ridacchiando per le battute che rivedevo con l'occhio della memoria.
Il personaggio di Sheldon rispetta tutti gli stereotipi del genio un po' matto compresa l'infanzia difficile: in una puntata viene infatti accennato di sfuggita che gli altri bambini picchiavano, o comunque tiranneggiavano, il piccolo Sheldon quando questi andava alle elementari in Texas...
Ecco, ed è qui che ho notato una sostanziale differenza fra il piccolo KGB e il piccolo Sheldon. Né da bambino né al liceo, nonostante la mia stranezza, sono mai stato importunato dai miei coetanei.
Ci ho riflettuto e credo che non sia stato un caso e che, anzi, abbia a che fare con la frattura della mia percezione di me (v. il precedente pezzo Conosci te stesso).
Partiamo dai fatti: alle elementari, nonostante fossi il secondo bambino più basso della mia classe, ero di gran lunga il più forte (v. KGB le Origini: prudente e forzuto). Sicuramente nessuno si azzardava a farmi dispetti e, anzi, avendo l'animo del cavaliere, se vedevo qualche bambino subire un torto correvo ad aiutarlo.
Dalle medie in poi la situazione diventa più interessante.
In prima media decisi che ero troppo grande per fare “la lotta”: non entro nei dettagli ma decisi che, essendo cresciuti, si rischiava di farsi male.
Inoltre in seconda media cambiai scuola: da una parte i miei nuovi compagni di classe non conoscevano la mia forza dall'altra, per vari motivi (v., ad esempio, KGB le Origini: risa distratte), mi chiusi sempre più in me stesso. In teoria stavo diventando un bersaglio facile.
Ma anche allora non successe niente. La mia classe era particolarmente piena di bravi ragazzi e io, per qualche motivo che mi sfugge, pur senza amici ero piuttosto ben voluto.
Ricordo che solo in terza un ripetente si azzardò a fare il prepotente con me ma, prima che potessi pensare cosa fare, intervennero quattro o cinque compagni di classe a “proteggermi” dicendogli di lasciarmi in pace: peccato!
Al liceo, in teoria, la situazione sarebbe dovuta nuovamente peggiorare: infatti in quel periodo mangiavo pochissimo ed ero letteralmente pelle e ossa, contemporaneamente alcuni ragazzi praticavano sport e iniziavano ad avere lo sviluppo fisico che porta alla piena maturità.
Probabilmente non ero più il più forte della classe ma ancora una volta, mi chiedo se fosse un caso, ero sempre particolarmente (e stranamente direi) ben voluto dai miei compagni.
I ragazzi delle altre classi però non mi conoscevano e a volte, in effetti, mi capitò di essere provocato.
La situazione tipica era la seguente: io ero da solo e l'“altro” in un piccolo gruppetto di quattro-cinque persone con, magari, un paio di ragazzine. Lo smargiasso, probabilmente per farsi bello, mi lanciava qualche provocazione. Probabilmente altri ragazzini, all'apparenza deboli e minuti come me, avrebbero cercato di allontanarsi a tutta velocità con la coda fra le gambe.
Io invece gli attacchi verbali non sapevo come gestirli: sapevo che mi prendevano in giro o che cercavano di offendermi ma non sapevo come replicare; immagino che il più delle volte semplicemente mi fermassi e, con aria perplessa, chiedessi “Come? Cosa?”. A quel punto lo smargiasso, rilanciava, magari faceva un passo verso di me e aggiungeva qualche insulto. Io rimanevo indifferente e lo guardavo senza replicare, forse con l'aria confusa ma sicuramente non impaurita. In effetti, sebbene non sapessi cosa rispondere alle varie provocazioni, ero certo che non avrei tollerato un contatto fisico: se fossi stato aggredito fisicamente avrei reagito con la massima violenza. L'idea non mi impauriva anzi mi allettava. Guarda caso gli smargiassi non si azzardarono mai a toccarmi: evidentemente fiutavano che ero pericoloso e si accontentavano della loro vittoria verbale...
Comunque anche questi episodi furono estremamente rari né mai mi turbarono minimamente: non ricordo di essere mai stato in ansia per la paura di essere infastidito da qualche compagno di scuola...
Il lettore malizioso potrebbe argomentare che questa è la mia visione della realtà: che gli smargiassi non “fiutavano” un bel niente e che mi lasciavano in pace solo perché si erano divertiti abbastanza con me...
Ebbene ho la riprova, sebbene indiretta, che la mia percezione della situazione fosse corretta.
Come ho detto andavo in difficoltà quando ero io a essere direttamente attaccato: non sapevo come comportarmi ed ero incerto su quando una mia reazione violenta sarebbe stata giustificata; si creava una situazione di stallo che veniva disinnescata dallo stesso smargiasso che mi congedava con “un vai pure” o simili...
Ben diversa era però la situazione se non ero io la “vittima”: in quel caso la mia tolleranza verso la prepotenza altrui era molto più bassa e, paradossalmente, ero molto più pronto ad agire di quando ero io quello provocato.
Un esempio che ricordo con particolare diletto. L'aneddoto si svolge in Inghilterra ma l'età era più o meno questa...
Quel particolare anno c'erano tre ragazzini (italiani) che facevano i prepotenti e anch'io, alla mia strana maniera, avevo già avuto dei confronti inconcludenti con loro...
Un giorno, mentre eravamo in coda alla mensa, arriva il ragazzo più alto del terribile trio e si mette a dar noia a un ragazzino tedesco davanti a me. A un certo punto gli prende il braccio e glielo torce: a quel punto intervengo io: afferro l'italiano per la collottola e lo tiro verso di me per abbassare la sua testa al mio livello (era molto più alto di me). Quando siamo faccia a faccia (tipo i calciatori che si mettono fronte contro fronte col petto in fuori!) gli ringhio a voce bassa “lascialo in pace.” Non ricordo cosa mi risponde l'italiano ma ricordo chiaramente la sua pupilla che diventa enorme: all'epoca non lo sapevo ma è un segno di paura. A quel punto arriva anche il cuoco inglese che ci dice di separarci ma io lo tengo ancora fermo per qualche secondo finché quello non mi dice “va bene” e solo allora lo lascio senza aggiungere niente.
Ricordo che nei giorni seguenti ero vagamente preoccupato che il trio cercasse di vendicarsi ma, con mio stupore, mi accorsi che erano loro ad evitarmi, non molestavano più nessuno e anzi il capo dei tre mi trattava con assoluto rispetto.
Questa la dice lunga sugli smargiassi: chi è coraggioso non minaccia chi è più debole e lo spilungone non doveva certo brillare per coraggio! E poi probabilmente l'effetto psicologico di essere umiliato davanti a tutta la fila di ragazzi/e in attesa alla mensa dovette scoraggiarlo molto...
Vabbè, è tardissimo: dico solo che mi è capitato un altro paio di episodi analoghi in cui sono intervenuto a favore di terzi. Ritengo quindi di poter supporre con cognizione di causa cosa sarebbe successo in caso di “scontro” con un qualche smargiasso a scuola.
Anzi forse è un peccato che non sia mai successo nulla: probabilmente sarei stato molto più apprezzato dai miei coetanei e, perché no, dalle ragazze...
Conclusione: devo proprio decidermi a scrivere un pezzo sul mio segreto lato violento!
Mentre ero in macchina i miei pensieri divagavano ma mi è rimasta impressa una catena di ricordi che mi pare interessante perché molto indicativa di aspetti nascosti del mio carattere.
Provo ha ricostruirla...
Pensavo alla serie Big Bang Theory: da quando ne accennai a inizio luglio nel corto Gran botto sono diventato un super appassionato.
Confermo che il mio personaggio preferito è Sheldon: un ragazzo tanto geniale in ogni campo della scienza quanto inetto nei rapporti umani. Non so cosa ne pensi il pubblico (credo che comunque sia fra i personaggi più amati) ma mi piace perché un po' mi rivedo in lui.
Mentre guidavo, ho ripensato a vari episodi ridacchiando per le battute che rivedevo con l'occhio della memoria.
Il personaggio di Sheldon rispetta tutti gli stereotipi del genio un po' matto compresa l'infanzia difficile: in una puntata viene infatti accennato di sfuggita che gli altri bambini picchiavano, o comunque tiranneggiavano, il piccolo Sheldon quando questi andava alle elementari in Texas...
Ecco, ed è qui che ho notato una sostanziale differenza fra il piccolo KGB e il piccolo Sheldon. Né da bambino né al liceo, nonostante la mia stranezza, sono mai stato importunato dai miei coetanei.
Ci ho riflettuto e credo che non sia stato un caso e che, anzi, abbia a che fare con la frattura della mia percezione di me (v. il precedente pezzo Conosci te stesso).
Partiamo dai fatti: alle elementari, nonostante fossi il secondo bambino più basso della mia classe, ero di gran lunga il più forte (v. KGB le Origini: prudente e forzuto). Sicuramente nessuno si azzardava a farmi dispetti e, anzi, avendo l'animo del cavaliere, se vedevo qualche bambino subire un torto correvo ad aiutarlo.
Dalle medie in poi la situazione diventa più interessante.
In prima media decisi che ero troppo grande per fare “la lotta”: non entro nei dettagli ma decisi che, essendo cresciuti, si rischiava di farsi male.
Inoltre in seconda media cambiai scuola: da una parte i miei nuovi compagni di classe non conoscevano la mia forza dall'altra, per vari motivi (v., ad esempio, KGB le Origini: risa distratte), mi chiusi sempre più in me stesso. In teoria stavo diventando un bersaglio facile.
Ma anche allora non successe niente. La mia classe era particolarmente piena di bravi ragazzi e io, per qualche motivo che mi sfugge, pur senza amici ero piuttosto ben voluto.
Ricordo che solo in terza un ripetente si azzardò a fare il prepotente con me ma, prima che potessi pensare cosa fare, intervennero quattro o cinque compagni di classe a “proteggermi” dicendogli di lasciarmi in pace: peccato!
Al liceo, in teoria, la situazione sarebbe dovuta nuovamente peggiorare: infatti in quel periodo mangiavo pochissimo ed ero letteralmente pelle e ossa, contemporaneamente alcuni ragazzi praticavano sport e iniziavano ad avere lo sviluppo fisico che porta alla piena maturità.
Probabilmente non ero più il più forte della classe ma ancora una volta, mi chiedo se fosse un caso, ero sempre particolarmente (e stranamente direi) ben voluto dai miei compagni.
I ragazzi delle altre classi però non mi conoscevano e a volte, in effetti, mi capitò di essere provocato.
La situazione tipica era la seguente: io ero da solo e l'“altro” in un piccolo gruppetto di quattro-cinque persone con, magari, un paio di ragazzine. Lo smargiasso, probabilmente per farsi bello, mi lanciava qualche provocazione. Probabilmente altri ragazzini, all'apparenza deboli e minuti come me, avrebbero cercato di allontanarsi a tutta velocità con la coda fra le gambe.
Io invece gli attacchi verbali non sapevo come gestirli: sapevo che mi prendevano in giro o che cercavano di offendermi ma non sapevo come replicare; immagino che il più delle volte semplicemente mi fermassi e, con aria perplessa, chiedessi “Come? Cosa?”. A quel punto lo smargiasso, rilanciava, magari faceva un passo verso di me e aggiungeva qualche insulto. Io rimanevo indifferente e lo guardavo senza replicare, forse con l'aria confusa ma sicuramente non impaurita. In effetti, sebbene non sapessi cosa rispondere alle varie provocazioni, ero certo che non avrei tollerato un contatto fisico: se fossi stato aggredito fisicamente avrei reagito con la massima violenza. L'idea non mi impauriva anzi mi allettava. Guarda caso gli smargiassi non si azzardarono mai a toccarmi: evidentemente fiutavano che ero pericoloso e si accontentavano della loro vittoria verbale...
Comunque anche questi episodi furono estremamente rari né mai mi turbarono minimamente: non ricordo di essere mai stato in ansia per la paura di essere infastidito da qualche compagno di scuola...
Il lettore malizioso potrebbe argomentare che questa è la mia visione della realtà: che gli smargiassi non “fiutavano” un bel niente e che mi lasciavano in pace solo perché si erano divertiti abbastanza con me...
Ebbene ho la riprova, sebbene indiretta, che la mia percezione della situazione fosse corretta.
Come ho detto andavo in difficoltà quando ero io a essere direttamente attaccato: non sapevo come comportarmi ed ero incerto su quando una mia reazione violenta sarebbe stata giustificata; si creava una situazione di stallo che veniva disinnescata dallo stesso smargiasso che mi congedava con “un vai pure” o simili...
Ben diversa era però la situazione se non ero io la “vittima”: in quel caso la mia tolleranza verso la prepotenza altrui era molto più bassa e, paradossalmente, ero molto più pronto ad agire di quando ero io quello provocato.
Un esempio che ricordo con particolare diletto. L'aneddoto si svolge in Inghilterra ma l'età era più o meno questa...
Quel particolare anno c'erano tre ragazzini (italiani) che facevano i prepotenti e anch'io, alla mia strana maniera, avevo già avuto dei confronti inconcludenti con loro...
Un giorno, mentre eravamo in coda alla mensa, arriva il ragazzo più alto del terribile trio e si mette a dar noia a un ragazzino tedesco davanti a me. A un certo punto gli prende il braccio e glielo torce: a quel punto intervengo io: afferro l'italiano per la collottola e lo tiro verso di me per abbassare la sua testa al mio livello (era molto più alto di me). Quando siamo faccia a faccia (tipo i calciatori che si mettono fronte contro fronte col petto in fuori!) gli ringhio a voce bassa “lascialo in pace.” Non ricordo cosa mi risponde l'italiano ma ricordo chiaramente la sua pupilla che diventa enorme: all'epoca non lo sapevo ma è un segno di paura. A quel punto arriva anche il cuoco inglese che ci dice di separarci ma io lo tengo ancora fermo per qualche secondo finché quello non mi dice “va bene” e solo allora lo lascio senza aggiungere niente.
Ricordo che nei giorni seguenti ero vagamente preoccupato che il trio cercasse di vendicarsi ma, con mio stupore, mi accorsi che erano loro ad evitarmi, non molestavano più nessuno e anzi il capo dei tre mi trattava con assoluto rispetto.
Questa la dice lunga sugli smargiassi: chi è coraggioso non minaccia chi è più debole e lo spilungone non doveva certo brillare per coraggio! E poi probabilmente l'effetto psicologico di essere umiliato davanti a tutta la fila di ragazzi/e in attesa alla mensa dovette scoraggiarlo molto...
Vabbè, è tardissimo: dico solo che mi è capitato un altro paio di episodi analoghi in cui sono intervenuto a favore di terzi. Ritengo quindi di poter supporre con cognizione di causa cosa sarebbe successo in caso di “scontro” con un qualche smargiasso a scuola.
Anzi forse è un peccato che non sia mai successo nulla: probabilmente sarei stato molto più apprezzato dai miei coetanei e, perché no, dalle ragazze...
Conclusione: devo proprio decidermi a scrivere un pezzo sul mio segreto lato violento!
mercoledì 21 agosto 2013
Conosci te stesso
Lunedì mi sono “bevuto” la seconda lezione di storia (probabilmente ci scriverò un pezzo a parte) e oggi ho iniziato la terza di psicosociologia.
Non voglio però scrivere di quanto ho imparato ma di un'intuizione e di una domanda ad essa collegata.
Mentre leggevo le quaranta e passa pagine della lettura “Social beliefs and Judgements” mi sono reso conto di essere distratto perché impaziente di guardare i video successivi (*1) intitolati “Group Pressure and Conformity”. Individuata questa sensazione ho cercato di analizzarne la causa e ho capito che il mio entusiasmo per questo corso deriva dalla volontà di capire maggiormente me stesso.
Per adesso mi sono riconosciuto nella conferma comportamentale, nell'effetto occhio di bue e ho notato uno strano conflitto fra la mia alta autostima e la scarsa considerazione con cui mi sento visto: al riguardo ho ipotizzato varie spiegazioni (*2) ma alla fine ero più confuso che convinto di aver capito qualcosa...
Ecco, sono sicuro che nei video “Group Pressure and Conformity” (cioè “Pressione del Gruppo e Conformismo”) scoprirò qualcosa di interessante. Probabilmente la mia repulsione nell'uniformarmi agli altri e alle loro aspettative è uno degli aspetti più anomali del mio carattere.
Sull'origine di questo mio comportamento scrissi un grazioso aneddoto in KGB le Origini: l'Anticonformista al quale rimando per i dettagli e mi limito a copiarne la conclusione:
«Da allora mi guardai bene dall'imitare passivamente il comportamento delle altre persone; anzi, probabilmente, arrivai all'eccesso di dubitare delle mie decisioni se erano condivise da troppe persone!
Ancora oggi questa è una delle mie inibizioni più forti: se vedo che tutti fanno qualcosa, prima di farla anch'io, ci penso a lungo, soppesando i pro e i contro, e se, alla fine, la faccio mi sento comunque un po' stupido...»
Oltre all'aneddoto citato ce ne sarebbero molti altri più o meno interessanti in cui non faccio (o faccio, a seconda dei casi!) qualcosa che fanno tutti. Per questo sono sicuro che mi divertirò con i prossimi video... sì, ancora non li ho guardati: mi mancano ancora una ventina di pagine da leggere...
Ecco, l'intuizione di cui parlavo nella premessa è questa: la mia attrazione verso questo corso sta nella voglia di scoprire qualcosa di più su me stesso. In effetti mi affascino (*2) molto!
Questa è l'intuizione, la domanda invece è “Perché?”.
Perché sono così attratto dall'idea di capire meglio me stesso? Può sembrare una domanda stupida ma la risposta ovvia, “Perché sì”, non è molto più intelligente...
Cosa ci guadagnerei a capirmi meglio? La risposta “Potrei provare a migliorarmi” è ipocrita: non perché ciò non sia possibile ma perché non credo che ne avrei la forza.
E allora? Allora sarebbe una conoscenza fine a se stessa, probabilmente inutile ma che mi attira irresistibilmente.
Credo (*3) che la vera motivazione sia vanità, o forse superbia (*4): il voler apprezzare, quasi gustare, tutte le sfumature della mia diversità. Sentendomi rifiutato dagli altri mi ripiego su me stesso. Forse aspiro a trovare nuove giustificazioni per potermi dire “È il resto del mondo che ci rimette! La tua diversità è positiva solo che non è apprezzata...”. Qualcosa di questo genere: solo che non me lo direi veramente ma sarebbe una sensazione interiore con sfumature molto più complesse...
Riempio un vuoto osservando me stesso: ma qual è la natura di questo vuoto?
Credo sia un'insoddisfazione che non riesco a giustificare: come è possibile avere un alta stima di se stessi ma, contemporaneamente, non essere apprezzati?
Ecco, ho girato a vuoto e sono tornato al punto di partenza: la mia dicotomia, la frattura che ho nella visione di me stesso. Un'idea estemporanea: ma questa specie di scissione mentale è la causa o l'effetto?
Mi spiace se ho trascinato qualche incauto lettore a leggere fin qui: temo, almeno per oggi, di non avere nessuna risposta definitiva. Vanità, vuoto e conflitto interiore sono solo gli ingredienti base del mio psicodramma: non so bene come relazionarli fra loro: se stanotte l'insonnia mi colpisce glielo chiedo!
Modificato (3:20AM): l'insonnia mi ha risposto! Mi ha detto: "Se ti conosci ti eviti". È una canaglia sarcastica la mia insonnia...
Nota (*1): le lezioni presentano una scaletta che alterna letture ai video...
Nota (*2): v. Confusione psicosociale e psicopersonale per un'ipotesi (non totalmente convincente) di narcisismo...
Nota (*3): sto improvvisando o meglio chiarendomi queste idee sul momento, proprio ora mentre scrivo...
Nota (*4): il mio vizio capitale...
Non voglio però scrivere di quanto ho imparato ma di un'intuizione e di una domanda ad essa collegata.
Mentre leggevo le quaranta e passa pagine della lettura “Social beliefs and Judgements” mi sono reso conto di essere distratto perché impaziente di guardare i video successivi (*1) intitolati “Group Pressure and Conformity”. Individuata questa sensazione ho cercato di analizzarne la causa e ho capito che il mio entusiasmo per questo corso deriva dalla volontà di capire maggiormente me stesso.
Per adesso mi sono riconosciuto nella conferma comportamentale, nell'effetto occhio di bue e ho notato uno strano conflitto fra la mia alta autostima e la scarsa considerazione con cui mi sento visto: al riguardo ho ipotizzato varie spiegazioni (*2) ma alla fine ero più confuso che convinto di aver capito qualcosa...
Ecco, sono sicuro che nei video “Group Pressure and Conformity” (cioè “Pressione del Gruppo e Conformismo”) scoprirò qualcosa di interessante. Probabilmente la mia repulsione nell'uniformarmi agli altri e alle loro aspettative è uno degli aspetti più anomali del mio carattere.
Sull'origine di questo mio comportamento scrissi un grazioso aneddoto in KGB le Origini: l'Anticonformista al quale rimando per i dettagli e mi limito a copiarne la conclusione:
«Da allora mi guardai bene dall'imitare passivamente il comportamento delle altre persone; anzi, probabilmente, arrivai all'eccesso di dubitare delle mie decisioni se erano condivise da troppe persone!
Ancora oggi questa è una delle mie inibizioni più forti: se vedo che tutti fanno qualcosa, prima di farla anch'io, ci penso a lungo, soppesando i pro e i contro, e se, alla fine, la faccio mi sento comunque un po' stupido...»
Oltre all'aneddoto citato ce ne sarebbero molti altri più o meno interessanti in cui non faccio (o faccio, a seconda dei casi!) qualcosa che fanno tutti. Per questo sono sicuro che mi divertirò con i prossimi video... sì, ancora non li ho guardati: mi mancano ancora una ventina di pagine da leggere...
Ecco, l'intuizione di cui parlavo nella premessa è questa: la mia attrazione verso questo corso sta nella voglia di scoprire qualcosa di più su me stesso. In effetti mi affascino (*2) molto!
Questa è l'intuizione, la domanda invece è “Perché?”.
Perché sono così attratto dall'idea di capire meglio me stesso? Può sembrare una domanda stupida ma la risposta ovvia, “Perché sì”, non è molto più intelligente...
Cosa ci guadagnerei a capirmi meglio? La risposta “Potrei provare a migliorarmi” è ipocrita: non perché ciò non sia possibile ma perché non credo che ne avrei la forza.
E allora? Allora sarebbe una conoscenza fine a se stessa, probabilmente inutile ma che mi attira irresistibilmente.
Credo (*3) che la vera motivazione sia vanità, o forse superbia (*4): il voler apprezzare, quasi gustare, tutte le sfumature della mia diversità. Sentendomi rifiutato dagli altri mi ripiego su me stesso. Forse aspiro a trovare nuove giustificazioni per potermi dire “È il resto del mondo che ci rimette! La tua diversità è positiva solo che non è apprezzata...”. Qualcosa di questo genere: solo che non me lo direi veramente ma sarebbe una sensazione interiore con sfumature molto più complesse...
Riempio un vuoto osservando me stesso: ma qual è la natura di questo vuoto?
Credo sia un'insoddisfazione che non riesco a giustificare: come è possibile avere un alta stima di se stessi ma, contemporaneamente, non essere apprezzati?
Ecco, ho girato a vuoto e sono tornato al punto di partenza: la mia dicotomia, la frattura che ho nella visione di me stesso. Un'idea estemporanea: ma questa specie di scissione mentale è la causa o l'effetto?
Mi spiace se ho trascinato qualche incauto lettore a leggere fin qui: temo, almeno per oggi, di non avere nessuna risposta definitiva. Vanità, vuoto e conflitto interiore sono solo gli ingredienti base del mio psicodramma: non so bene come relazionarli fra loro: se stanotte l'insonnia mi colpisce glielo chiedo!
Modificato (3:20AM): l'insonnia mi ha risposto! Mi ha detto: "Se ti conosci ti eviti". È una canaglia sarcastica la mia insonnia...
Nota (*1): le lezioni presentano una scaletta che alterna letture ai video...
Nota (*2): v. Confusione psicosociale e psicopersonale per un'ipotesi (non totalmente convincente) di narcisismo...
Nota (*3): sto improvvisando o meglio chiarendomi queste idee sul momento, proprio ora mentre scrivo...
Nota (*4): il mio vizio capitale...
lunedì 19 agosto 2013
Pizzarotti e la bulè
Quasi un anno fa scrissi il pezzo Democrazia (3b/3) dove esposi una mia idea di democrazia diretta, per certi versi paradossale, piuttosto interessante...
Infatti, dopo una lunga introduzione (iniziata in Democrazia (1/3) e seguenti...) arrivai alla apparentemente strampalata conclusione che un parlamento estratto a sorte, invece che eletto, avrebbe risolto molti problemi...
In seguito mi sono chiesto se un governo di questo tipo fosse mai esistito: spesso infatti, quando meno me lo aspetto, scopro di aver “reinventato la ruota”...
Con la solita serendipità che pare guidare il mio destino, durante la lettura del secondo volume della Guerra del Peloponneso di Tucidide (v. Tucidide), ho scoperto la bulè ateniese: ovvero un'assemblea cittadina di 500 membri estratti a sorte, 50 persone per ognuna delle dieci tribù di Atene.
È di qualche giorno fa la notizia (v. Parma e la democrazia diretta) che Pizzarotti, il sindaco pentastellato di Parma, ha avuto esattamente la stessa idea: la costituzione di un consiglio cittadino di 500 persone (immagino 50 per ognuna delle dieci tribù (*1) di Parma...) estratte a sorte che servirà a coinvolgere la gente comune nella vita politica locale.
Che dire oltre? Come tutte le mie idee è brillante (*1) e quindi: bravo Pizzarotti!
In conclusione aggiungo solo che i membri della bulè erano chiamati “i buleuti” (e “il buleuta” al singolare)...
Nota (*1): eh! eh!
Infatti, dopo una lunga introduzione (iniziata in Democrazia (1/3) e seguenti...) arrivai alla apparentemente strampalata conclusione che un parlamento estratto a sorte, invece che eletto, avrebbe risolto molti problemi...
In seguito mi sono chiesto se un governo di questo tipo fosse mai esistito: spesso infatti, quando meno me lo aspetto, scopro di aver “reinventato la ruota”...
Con la solita serendipità che pare guidare il mio destino, durante la lettura del secondo volume della Guerra del Peloponneso di Tucidide (v. Tucidide), ho scoperto la bulè ateniese: ovvero un'assemblea cittadina di 500 membri estratti a sorte, 50 persone per ognuna delle dieci tribù di Atene.
È di qualche giorno fa la notizia (v. Parma e la democrazia diretta) che Pizzarotti, il sindaco pentastellato di Parma, ha avuto esattamente la stessa idea: la costituzione di un consiglio cittadino di 500 persone (immagino 50 per ognuna delle dieci tribù (*1) di Parma...) estratte a sorte che servirà a coinvolgere la gente comune nella vita politica locale.
Che dire oltre? Come tutte le mie idee è brillante (*1) e quindi: bravo Pizzarotti!
In conclusione aggiungo solo che i membri della bulè erano chiamati “i buleuti” (e “il buleuta” al singolare)...
Nota (*1): eh! eh!
domenica 18 agosto 2013
Bloggultime XIV
Come al solito ho poco da dire. Ho caldo e mi fa fatica scrivere. In più sono molto impegnato con i corsi in linea. Il risultato è stato quello di toccare il minimo mensile di pezzi a luglio. Ad agosto ero partito bene ma sono di nuovo in crisi: secondo me sarebbero decisive un paio di giornate di pioggia...
Ma veniamo alle novità del viario:
Ma veniamo alle novità del viario:
- Per prima cosa mi sono stufato di aggiungere la nota esplicativa al termine “viario”: oramai i miei lettori abituali l'hanno capito e spero che gli occasionali ci arrivino dal contesto...
- Una precisazione sui corti: la mia “regola” dice che non devono essere più lunghi di 17,2 righi. Tale regola ha però varie eccezioni: conto diversamente (tipo un rigo ogni due o più) le liste, le frasi virgolettate e tutto ciò che non mi sembra la mia normale prosa. Solo una volta credo di aver “barato”.
- Dal 10 luglio sono tornato a 8 stelline ma è normale: anche l'anno scorso, in estate, i lettori crollarono. A settembre dovrebbero tornare ad aumentare...
- Collegato al punto precedente (v. grafico) è anche il raggiungimento di 18.000 contatti il 13 agosto: ovvero ben 60 giorni dopo aver toccato quota 17.000!
- Due nuove vignette, Regalo e Video, carine ma non eccezionali...
- Wow Maggio: i candidati sono Crivello di KGB (un mio orgoglio matematico); Ecce mulier (una serie di battute estremamente controverse su un tema scottante); Randa (un pezzo strano che salta di palo in frasca... e a me piacciono i pezzi strani che saltano di palo in frasca...)
- Wow Giugno: i candidati sono Transazionastico (un pezzo di economia a mio avviso molto interessante); Edward Snowden (il pezzo è modesto ma mi va di ricordare ancora una volta il coraggio di questo eroe moderno); Destino del M5S (una riflessione politica a freddo); Sparta e Atene (1/2) (analisi storica e non solo)
- Infine ho intenzione di cambiare i marcatori TG con “media”: lo farei adesso ma c'è mio padre che richiede impazientemente il mio aiuto per un problema col calcolatore...
venerdì 16 agosto 2013
Come funziona "bene"...
… la legge anti-persecuzione (*1)...
L'articolo di riferimento è: Denunciato dall'amica per stalking si impicca nel suo palazzo di Repubblica.it
Già il titolo è piuttosto auto esplicativo: una tragedia nella tragedia, ma che cosa pensare della legge in sé?
Si può forse dire che la legge, al di là del suicidio, ha funzionato perché almeno ha protetto la donna? Se ci si limita al titolo dell'articolo senza leggerlo si potrebbe pensare così: se però si entra nei dettagli c'è da rabbrividire...
Ecco il perché: «...Lui, dopo aver aspettato un po’, intorno alle 21.30 ha sfondato la porta a vetro a calci ed è salito a sua volta. Giunto davanti all’appartamento, si è messo ad armeggiare alla serratura dell’ingresso per penetrare nella casa. Dorina se n’è accorta guardando dallo spioncino, è corsa sul balcone (pronta a urlare qualora lui fosse entrato) e ha chiamato la volante. La polizia è piombata sul posto, ha raccolto la querela della donna per stalking e danneggiamento, ha rintracciato l’uomo che nel frattempo si era nascosto tra le siepi del giardino condominiale e intorno alle 23.30, lo ha portato in questura per identificarlo e fotosegnalarlo. Dopo le procedure di rito, F. se n’è andato da via Zara. »
In pratica l'uomo, dopo aver fatto irruzione nel palazzo dove abitava la donna e tentato di sfondare la porta della sua abitazione, era stato fermato dalla polizia e... nulla!
Dopo essere stato identificato e fotografato era stato rimesso in libertà: poi il caso ha voluto che lui abbia deciso di suicidarsi ma cosa sarebbe successo se avesse deciso di uccidere la donna?
Una persona che ha deciso di uccidersi è estremamente pericolosa: che protezione avrebbe avuto la sua vittima se questi armato, magari anche di un semplice coltello da cucina, l'avesse attesa fuori casa per assalirla?
Quello a cui voglio arrivare è dimostrare di nuovo che la mia tesi, espressa nel pezzo Stalking e confermata indirettamente dai dati riportati nel recente corto L'anti persecutore, è corretta: nei casi più gravi la legge anti-persecuzione è inefficace: le persone malate di mente non si fermano con una carta bollata ma solo curandole.
Nel caso in questione, ad esempio, l'uomo dopo essere stato fermato, avrebbe dovuto essere visitato da uno psicologo per accertarne la pericolosità e l'equilibrio mentale ed, eventualmente, sottoposto a delle cure coatte. Invece no: la legge considera il persecutore come un normale delinquentello che, beccato dalla polizia, di solito preferisce starsene buono per qualche giorno e magari cambiare zona...
Lo ribadisco: in questo caso la legge anti-persecuzione ha fallito. Non perché l'uomo si è suicidato ma perché, con altrettanta facilità, avrebbe potuto uccidere la donna. E tutto questo a poche ore dall'intervento delle nostre istituzioni dimostrandone così, come ulteriore beffa, la completa inefficacia.
Conclusione: Letta col suo provvedimento (v. Femminicidio e No-TAV) probabilmente si è guadagnato un po' di consenso, senza spendere niente, ma limitarsi a inasprire le pene: in realtà per affrontare questo problema sarebbero necessari investimenti in prevenzione e cura che però hanno costi (1/4 di un unico F-35) che non possiamo permetteci...
Nota (*1): ho deciso di sostituire ai brutti anglicismi stalking/stalker i termini, mi pare, equivalenti persecuzione e persecutore.
L'articolo di riferimento è: Denunciato dall'amica per stalking si impicca nel suo palazzo di Repubblica.it
Già il titolo è piuttosto auto esplicativo: una tragedia nella tragedia, ma che cosa pensare della legge in sé?
Si può forse dire che la legge, al di là del suicidio, ha funzionato perché almeno ha protetto la donna? Se ci si limita al titolo dell'articolo senza leggerlo si potrebbe pensare così: se però si entra nei dettagli c'è da rabbrividire...
Ecco il perché: «...Lui, dopo aver aspettato un po’, intorno alle 21.30 ha sfondato la porta a vetro a calci ed è salito a sua volta. Giunto davanti all’appartamento, si è messo ad armeggiare alla serratura dell’ingresso per penetrare nella casa. Dorina se n’è accorta guardando dallo spioncino, è corsa sul balcone (pronta a urlare qualora lui fosse entrato) e ha chiamato la volante. La polizia è piombata sul posto, ha raccolto la querela della donna per stalking e danneggiamento, ha rintracciato l’uomo che nel frattempo si era nascosto tra le siepi del giardino condominiale e intorno alle 23.30, lo ha portato in questura per identificarlo e fotosegnalarlo. Dopo le procedure di rito, F. se n’è andato da via Zara. »
In pratica l'uomo, dopo aver fatto irruzione nel palazzo dove abitava la donna e tentato di sfondare la porta della sua abitazione, era stato fermato dalla polizia e... nulla!
Dopo essere stato identificato e fotografato era stato rimesso in libertà: poi il caso ha voluto che lui abbia deciso di suicidarsi ma cosa sarebbe successo se avesse deciso di uccidere la donna?
Una persona che ha deciso di uccidersi è estremamente pericolosa: che protezione avrebbe avuto la sua vittima se questi armato, magari anche di un semplice coltello da cucina, l'avesse attesa fuori casa per assalirla?
Quello a cui voglio arrivare è dimostrare di nuovo che la mia tesi, espressa nel pezzo Stalking e confermata indirettamente dai dati riportati nel recente corto L'anti persecutore, è corretta: nei casi più gravi la legge anti-persecuzione è inefficace: le persone malate di mente non si fermano con una carta bollata ma solo curandole.
Nel caso in questione, ad esempio, l'uomo dopo essere stato fermato, avrebbe dovuto essere visitato da uno psicologo per accertarne la pericolosità e l'equilibrio mentale ed, eventualmente, sottoposto a delle cure coatte. Invece no: la legge considera il persecutore come un normale delinquentello che, beccato dalla polizia, di solito preferisce starsene buono per qualche giorno e magari cambiare zona...
Lo ribadisco: in questo caso la legge anti-persecuzione ha fallito. Non perché l'uomo si è suicidato ma perché, con altrettanta facilità, avrebbe potuto uccidere la donna. E tutto questo a poche ore dall'intervento delle nostre istituzioni dimostrandone così, come ulteriore beffa, la completa inefficacia.
Conclusione: Letta col suo provvedimento (v. Femminicidio e No-TAV) probabilmente si è guadagnato un po' di consenso, senza spendere niente, ma limitarsi a inasprire le pene: in realtà per affrontare questo problema sarebbero necessari investimenti in prevenzione e cura che però hanno costi (1/4 di un unico F-35) che non possiamo permetteci...
Nota (*1): ho deciso di sostituire ai brutti anglicismi stalking/stalker i termini, mi pare, equivalenti persecuzione e persecutore.
mercoledì 14 agosto 2013
Confusione psicosociale e psicopersonale
Qualche riflessione psicosociale o giù di lì...
Ho iniziato a seguire la seconda lezione di psicosociologia: 15 minuti di video e 50 pagine da leggere! Tutto sempre molto interessante.
Credo che il mio interesse sia motivato dalla voglia di capire me stesso. Ad esempio la teoria della “conferma comportamentale” della scorsa lezione è stata illuminante.
Temo però di essere un caso troppo particolare, troppo fuori della norma per trovare un'interpretazione che spieghi il mio comportamento in toto. L'ho notato già negli svariati esempi che ho incontrato fino ad adesso: ad esempio posso avere un paio di caratteristiche tipiche della categoria A ma poi ne ho una terza appartenente alla categoria opposta B.
La gran parte delle 50 pagine che ho letto riguardavano l'autostima e io ho caratteristiche che spaziano dalla bassa autostima, all'alta autostima fino a sprazzi di narcisismo ma anche di self-handiccaping. E se ho capito qualcosa di quanto letto allora tutto questo è contraddittorio...
Una possibile spiegazione, ma sto facendo ipotesi sul momento mentre scrivo, è che ci sia di fondo qualcosa di contraddittorio nella mia personalità.
Ho sempre avuto una grandissima autostima di me stesso e, da quel che ho letto, è normale visto che (con vari “se”) eccello facilmente in quello che faccio. Contemporaneamente sono però convinto che gli altri abbiano scarsa considerazione di me: e questo potrebbe essere compatibile con del narcisismo. Però questo non mi causa nessun problema, mentre invece secondo la teoria (*2), dovrebbe abbassare la mia autostima o comunque crearmi del risentimento: semplicemente la mia autostima è tale che mi vedo come un adulto circondato da bambini: come posso risentirmi se questi, con la loro limitata comprensione della realtà, non sono in grado di apprezzarmi? Al massimo possono provocarmi un sospiro di delusione...
Non lo so: rileggendo quanto ho scritto magari sono realmente un po' narcisista.
Riguardo la combinazione alta autostima più narcisismo c'è un interessante grafico che collega questi due elementi a un'altissima aggressività.
Di nuovo non so cosa pensare. Forse dovrei richiedere ai miei amici ma ricordo almeno un paio di questi che dichiaravano di considerarmi la persona più calma (*3) che conoscevano. Eppure c'è una parte della mia natura più violenta di quanto mi piaccia ammettere: solamente che la tengo sempre a bada. E allora, di nuovo, sono aggressivo se riesco a reprimere la mia aggressività?
E poi c'è il locus of control: le persone con alta autostima dovrebbero averlo interno mentre il mio è esterno...
Mi ha anche colpito lo scoprire che la maggior parte delle persone si ritiene più intelligente e attraente della media!
Che ci si possa ingannare sull'intelligenza lo capisco: dopotutto non è facile quantificarla. Ma come è possibile sbagliarsi sul proprio aspetto fisico? Io, ad esempio, considerando la mia altezza (o meglio “bassezza”...), la calvizie, la gracilità, la pancetta, i denti in fuori, la mascella minuta e non ultimo lo scarso entusiasmo delle donne di cui periodicamente ho la sfortuna di invaghirmi mi fanno ritenere di essere, senza se e senza ma, molto brutto. Ah, e poi, come ulteriore bonus, non cerco di apparire diverso da quel che sono e non curo assolutamente la mia persona...
Insomma sembra quasi che io sia composto da due personalità diverse!
E in effetti ho spesso affermato qualcosa del genere: ovvero di aver preso il 95% del mio carattere dalla mamma e il 5% dal babbo ma che, per il 95% del tempo, mostro/funziono col 5% paterno: magari questo spiega la mia dualità...
Come al solito ho ritrovato varie idee che avevo, più o meno, già affrontato in qualche pezzo: non sto a fornirne i collegamenti perché la connessione è vaga e rischierei di essere accusato di hindsight bias (*1)!
Al riguardo mi limito a riportare un paio di frasi che mi sono piaciute e che sottoscrivo al 100%:
«Il significato che diamo al mondo ci appare buon senso»
«Non vediamo le cose come sono: le vediamo come siamo»
Conclusione: bo... inizio a sospettare di non essere una persona comune... toh guarda... questo lo sapevo già...
Nota (*1): battuta per psicosociologi...
Nota (*2): però, sempre secondo la teoria, dovrei cercare di ottenere l'approvazione dei miei simili ma ciò non mi passa nemmeno per la testa (cosa che sarebbe compatibile con un basso punteggio in self-monitoring che però credo invece di avere molto alto...)
Nota (*3): discorso a parte con i genitori con i quali perdo molto facilmente la calma: in questo caso credo dipenda dal fatto che l'incomprensione dei miei cari mi ferisce molto più di quella di chi mi conosce poco o nulla. Ma non divaghiamo.
Ho iniziato a seguire la seconda lezione di psicosociologia: 15 minuti di video e 50 pagine da leggere! Tutto sempre molto interessante.
Credo che il mio interesse sia motivato dalla voglia di capire me stesso. Ad esempio la teoria della “conferma comportamentale” della scorsa lezione è stata illuminante.
Temo però di essere un caso troppo particolare, troppo fuori della norma per trovare un'interpretazione che spieghi il mio comportamento in toto. L'ho notato già negli svariati esempi che ho incontrato fino ad adesso: ad esempio posso avere un paio di caratteristiche tipiche della categoria A ma poi ne ho una terza appartenente alla categoria opposta B.
La gran parte delle 50 pagine che ho letto riguardavano l'autostima e io ho caratteristiche che spaziano dalla bassa autostima, all'alta autostima fino a sprazzi di narcisismo ma anche di self-handiccaping. E se ho capito qualcosa di quanto letto allora tutto questo è contraddittorio...
Una possibile spiegazione, ma sto facendo ipotesi sul momento mentre scrivo, è che ci sia di fondo qualcosa di contraddittorio nella mia personalità.
Ho sempre avuto una grandissima autostima di me stesso e, da quel che ho letto, è normale visto che (con vari “se”) eccello facilmente in quello che faccio. Contemporaneamente sono però convinto che gli altri abbiano scarsa considerazione di me: e questo potrebbe essere compatibile con del narcisismo. Però questo non mi causa nessun problema, mentre invece secondo la teoria (*2), dovrebbe abbassare la mia autostima o comunque crearmi del risentimento: semplicemente la mia autostima è tale che mi vedo come un adulto circondato da bambini: come posso risentirmi se questi, con la loro limitata comprensione della realtà, non sono in grado di apprezzarmi? Al massimo possono provocarmi un sospiro di delusione...
Non lo so: rileggendo quanto ho scritto magari sono realmente un po' narcisista.
Riguardo la combinazione alta autostima più narcisismo c'è un interessante grafico che collega questi due elementi a un'altissima aggressività.
Di nuovo non so cosa pensare. Forse dovrei richiedere ai miei amici ma ricordo almeno un paio di questi che dichiaravano di considerarmi la persona più calma (*3) che conoscevano. Eppure c'è una parte della mia natura più violenta di quanto mi piaccia ammettere: solamente che la tengo sempre a bada. E allora, di nuovo, sono aggressivo se riesco a reprimere la mia aggressività?
E poi c'è il locus of control: le persone con alta autostima dovrebbero averlo interno mentre il mio è esterno...
Mi ha anche colpito lo scoprire che la maggior parte delle persone si ritiene più intelligente e attraente della media!
Che ci si possa ingannare sull'intelligenza lo capisco: dopotutto non è facile quantificarla. Ma come è possibile sbagliarsi sul proprio aspetto fisico? Io, ad esempio, considerando la mia altezza (o meglio “bassezza”...), la calvizie, la gracilità, la pancetta, i denti in fuori, la mascella minuta e non ultimo lo scarso entusiasmo delle donne di cui periodicamente ho la sfortuna di invaghirmi mi fanno ritenere di essere, senza se e senza ma, molto brutto. Ah, e poi, come ulteriore bonus, non cerco di apparire diverso da quel che sono e non curo assolutamente la mia persona...
Insomma sembra quasi che io sia composto da due personalità diverse!
E in effetti ho spesso affermato qualcosa del genere: ovvero di aver preso il 95% del mio carattere dalla mamma e il 5% dal babbo ma che, per il 95% del tempo, mostro/funziono col 5% paterno: magari questo spiega la mia dualità...
Come al solito ho ritrovato varie idee che avevo, più o meno, già affrontato in qualche pezzo: non sto a fornirne i collegamenti perché la connessione è vaga e rischierei di essere accusato di hindsight bias (*1)!
Al riguardo mi limito a riportare un paio di frasi che mi sono piaciute e che sottoscrivo al 100%:
«Il significato che diamo al mondo ci appare buon senso»
«Non vediamo le cose come sono: le vediamo come siamo»
Conclusione: bo... inizio a sospettare di non essere una persona comune... toh guarda... questo lo sapevo già...
Nota (*1): battuta per psicosociologi...
Nota (*2): però, sempre secondo la teoria, dovrei cercare di ottenere l'approvazione dei miei simili ma ciò non mi passa nemmeno per la testa (cosa che sarebbe compatibile con un basso punteggio in self-monitoring che però credo invece di avere molto alto...)
Nota (*3): discorso a parte con i genitori con i quali perdo molto facilmente la calma: in questo caso credo dipenda dal fatto che l'incomprensione dei miei cari mi ferisce molto più di quella di chi mi conosce poco o nulla. Ma non divaghiamo.
martedì 13 agosto 2013
Primo esercizio di storia
Le lezioni del corso di storia dell'umanità (Humankind) non hanno esercizi ma una singola domanda sulla quale siamo invitati a riflettere per poi pubblicare le nostre opinioni sul relativo forum. Non mi va di scrivere in inglese una paginata che non verrà letta da nessuno, preferisco invece condividere le mie riflessioni con gli sventurati lettori di questo viario...
Cioè, se quello che scrivo non deve essere letto, preferisco che non sia letto qui!
La domanda di questa settimana è «How would your country look, if in addition to Homo sapiens, it also contained other human species, such as Neanderthals?» ovvero «Come sarebbe il tuo paese, se in aggiunta all'homo sapiens, contenesse altre specie umane, come i Neanderthal?»
Premetto che la domanda non mi piace. Non voglio dire che sia stupida ma è troppo vaga: mi pare più adatta per un tema da scuola media! Comunque ci provo...
Dunque, se le specie convivono insieme si deve essere stabilita nel tempo una relazione di un qualche tipo fra di loro. Il tipo di relazione dipenderà dai relativi rapporti di forza.
Troppo antagonismo o competizione avrebbe portato allo sterminio di una delle due specie (come infatti è avvenuto nella realtà): credo quindi che una specie, per sopravvivere, sarebbe fortemente sottomessa all'altra. Degli schiavi forti, mansueti e ubbidientissimi: nel ruolo di schiavi ci vedo i Neanderthal perché i Sapiens non sarebbero né altrettanto forti né particolarmente ubbidienti...
Probabilmente la schiavitù solo ai nostri giorni sarebbe in discussione e si discuterebbe se concedere o no ai Neanderthal dei parziali diritti e, se sì, quali: infatti se pensiamo che la schiavitù fu abolita solo verso la metà del XIX secolo è facile immaginare che per i Neanderthal sarebbe occorso un centinaio d'anni in più...
Ma più ci penso e più questa ipotesi non mi convince. Se infatti diamo per scontato la possibilità di accoppiamento fra le due specie mi pare inevitabile che, col tempo, si sarebbero amalgamate. Un Sapiens che ha un unico figlio da una Neanderthal probabilmente vorrebbe per lui una vita migliore e non da schiavo.
Solo un fortissimo tabù avrebbe potuto forse impedire che le due specie si fondessero: non so, forse se la religione avesse considerato i Neanderthal come animali senza anima...
Ma anche in questo caso degli occasionali accoppiamenti sarebbero stati inevitabili: sicuramente Sapiens e Neanderthal avrebbero avuto ben più del 4% di geni in comune!
Ecco, mettendo insieme queste idee vedo un solo scenario “realistico”: una società divisa fra pseudo-Neanderthal e pseudo-Sapiens con i primi fortemente discriminati ma, in realtà, con le due specie ormai geneticamente fuse insieme (diciamo con il 96% di geni in comune). Le differenze sarebbero solo nei fenotipi con gli pseudo-Neanderthal caratterizzati (e discriminati) per alcuni dettagli tanto superficiali quanto insignificanti.
La base “scientifica” di questo scenario proviene da una ricerca scientifica portoghese di cui lessi qualche anno orsono.
Tale ricerca analizzò il DNA dei portoghesi “DOC” e lo confrontò con quello dei brasiliani sia neri che bianchi. Devo aggiungere, per chi non lo sapesse, che in Brasile fu molto comune per il padrone bianco avere figli dalle schiave nere...
Il risultato di tale ricerca fu che sia i neri che i bianchi brasiliani avevano più o meno la stessa percentuale di geni “portoghesi”! In altre parole il colore della pelle era irrilevante: un nero brasiliano può avere più geni “portoghesi” di un bianco brasiliano...
Ecco, credo che qualcosa di questo genere sarebbe avvenuto anche nell'ipotetico mondo postulato dalla domanda di questo esercizio.
Gli pseudo-neanderthal e gli pseudo-sapiens sarebbero stati apparentemente diversi ma geneticamente ormai quasi indistinguibili. Solo delle caratteristiche estremamente superficiali sarebbero state prese come indice di appartenenza all'una o all'altra pseudospecie.
Ovviamente la scienza genetica avrebbe dimostrato la sostanziale equivalenza delle due varietà di uomini (ad esempio trapiantando con successo il cuore di un Neanderthal su un Sapiens) ma per sconfiggere il pregiudizio sociale sarebbe occorso molto tempo.
In pratica ci si potrebbe immaginare gli pseudo-Neanderthal distinti dagli pseudo-Sapiens da poche ma visibili caratteristiche esterne: gli pseudo-Neanderthal con la pelle più chiara, il naso dritto e le labbra sottili e gli pseudo-Sapiens con la pelle scurissima (basterebbe infatti essere di una gradazione più chiari del nero fuliggine per essere considerati dei biancastri Neanderthal...), il naso schiacciato e le labbra carnose.
Conclusione: sono soddisfatto di me! Ho dato una risposta intelligente a una domanda superficiale!
Cioè, se quello che scrivo non deve essere letto, preferisco che non sia letto qui!
La domanda di questa settimana è «How would your country look, if in addition to Homo sapiens, it also contained other human species, such as Neanderthals?» ovvero «Come sarebbe il tuo paese, se in aggiunta all'homo sapiens, contenesse altre specie umane, come i Neanderthal?»
Premetto che la domanda non mi piace. Non voglio dire che sia stupida ma è troppo vaga: mi pare più adatta per un tema da scuola media! Comunque ci provo...
Dunque, se le specie convivono insieme si deve essere stabilita nel tempo una relazione di un qualche tipo fra di loro. Il tipo di relazione dipenderà dai relativi rapporti di forza.
Troppo antagonismo o competizione avrebbe portato allo sterminio di una delle due specie (come infatti è avvenuto nella realtà): credo quindi che una specie, per sopravvivere, sarebbe fortemente sottomessa all'altra. Degli schiavi forti, mansueti e ubbidientissimi: nel ruolo di schiavi ci vedo i Neanderthal perché i Sapiens non sarebbero né altrettanto forti né particolarmente ubbidienti...
Probabilmente la schiavitù solo ai nostri giorni sarebbe in discussione e si discuterebbe se concedere o no ai Neanderthal dei parziali diritti e, se sì, quali: infatti se pensiamo che la schiavitù fu abolita solo verso la metà del XIX secolo è facile immaginare che per i Neanderthal sarebbe occorso un centinaio d'anni in più...
Ma più ci penso e più questa ipotesi non mi convince. Se infatti diamo per scontato la possibilità di accoppiamento fra le due specie mi pare inevitabile che, col tempo, si sarebbero amalgamate. Un Sapiens che ha un unico figlio da una Neanderthal probabilmente vorrebbe per lui una vita migliore e non da schiavo.
Solo un fortissimo tabù avrebbe potuto forse impedire che le due specie si fondessero: non so, forse se la religione avesse considerato i Neanderthal come animali senza anima...
Ma anche in questo caso degli occasionali accoppiamenti sarebbero stati inevitabili: sicuramente Sapiens e Neanderthal avrebbero avuto ben più del 4% di geni in comune!
Ecco, mettendo insieme queste idee vedo un solo scenario “realistico”: una società divisa fra pseudo-Neanderthal e pseudo-Sapiens con i primi fortemente discriminati ma, in realtà, con le due specie ormai geneticamente fuse insieme (diciamo con il 96% di geni in comune). Le differenze sarebbero solo nei fenotipi con gli pseudo-Neanderthal caratterizzati (e discriminati) per alcuni dettagli tanto superficiali quanto insignificanti.
La base “scientifica” di questo scenario proviene da una ricerca scientifica portoghese di cui lessi qualche anno orsono.
Tale ricerca analizzò il DNA dei portoghesi “DOC” e lo confrontò con quello dei brasiliani sia neri che bianchi. Devo aggiungere, per chi non lo sapesse, che in Brasile fu molto comune per il padrone bianco avere figli dalle schiave nere...
Il risultato di tale ricerca fu che sia i neri che i bianchi brasiliani avevano più o meno la stessa percentuale di geni “portoghesi”! In altre parole il colore della pelle era irrilevante: un nero brasiliano può avere più geni “portoghesi” di un bianco brasiliano...
Ecco, credo che qualcosa di questo genere sarebbe avvenuto anche nell'ipotetico mondo postulato dalla domanda di questo esercizio.
Gli pseudo-neanderthal e gli pseudo-sapiens sarebbero stati apparentemente diversi ma geneticamente ormai quasi indistinguibili. Solo delle caratteristiche estremamente superficiali sarebbero state prese come indice di appartenenza all'una o all'altra pseudospecie.
Ovviamente la scienza genetica avrebbe dimostrato la sostanziale equivalenza delle due varietà di uomini (ad esempio trapiantando con successo il cuore di un Neanderthal su un Sapiens) ma per sconfiggere il pregiudizio sociale sarebbe occorso molto tempo.
In pratica ci si potrebbe immaginare gli pseudo-Neanderthal distinti dagli pseudo-Sapiens da poche ma visibili caratteristiche esterne: gli pseudo-Neanderthal con la pelle più chiara, il naso dritto e le labbra sottili e gli pseudo-Sapiens con la pelle scurissima (basterebbe infatti essere di una gradazione più chiari del nero fuliggine per essere considerati dei biancastri Neanderthal...), il naso schiacciato e le labbra carnose.
Conclusione: sono soddisfatto di me! Ho dato una risposta intelligente a una domanda superficiale!
lunedì 12 agosto 2013
L'anti persecutore
Circa due anni fa scrissi il seguente pezzo: Stalking.
Già allora mi chiedevo con scetticismo che successo avrebbe avuto avuto la nuova normativa per prevenire i casi più gravi di stalking culminanti con l'omicidio.
Un amico avvocato mi ha segnalato il seguente articolo: La legge sullo stalking non ha avuto effetto nella riduzione dei femminicidi.
Evidenzio soltanto il passaggio centrale: «La legge sullo stalking non ha avuto effetto nella riduzione dei 'femminicidi' in Italia... ...soprattutto perché non si e' puntato sulla prevenzione, investendo sugli strumenti di 'cura' per i violenti o gli stalker, potenziali omicidi»
Prego di confrontare con quanto avevo previsto e commentare questo mio corto con un “Tu l'avevi detto :-O”...
La sibarita - 16/8/2013
Recentemente Bisba non ha combinato nessun pasticcio: ieri però è sparita per tutto il giorno...
Solo verso sera ho avuto un'intuizione e sono andato a cercarla dietro una porta che in genere è sempre chiusa. Si tratta della camera della mamma dove ero andato la mattina a cercare un libro e dove, senza farsene accorgere, mi aveva evidentemente seguito Bisba.
Eccola qui di seguito fotografata in quella che considerava la sua nuova "cuccia":
Rimedio - 21/8/2013
Oggi ho fatto il pane ma, dopo oltre un'ora, mi sono ricordato di essermi dimenticato il lievito!
Fortunatamente la cottura non era ancora iniziata e così l'ho aggiunto (con un goccio di latte) e ho cambiato il programma mettendo quello per la pasta lievitata.
Dopo un'altra ora circa, ho tolto la pasta dalla macchina e l'ho stesa su una teglia da pizza aggiungendoci olio e sale: l'ho messa in forno a 200° per 30 minuti e mi è venuta una schiacciata eccezionale!
Risposta e domanda - 21/8/2013
In riferimento al pezzo Conosci te stesso mi sono oggi serendipicamente imbattuto nella seguente affermazione:
«A depressed mood motivates intense thinking, a search for information that makes one's environment more understandable and controllable»
ovvero
«Un umore depresso causa profonde riflessioni, una ricerca per informazioni che rendano il proprio ambiente più comprensibile e controllabile»
Questo mi pare possa rispondere alla domanda che mi ero posto in Conosci te stesso ma ne apre un'altra: sono di umore depresso?
Reliquia - 24/8/2013
La reliquia fotografata non si tratta, come si potrebbe facilmente sbagliare, di una delle viti della Sacra Croce ma della maledetta che bucò il mio pneumatico: v. il corto Ruota...
Già allora mi chiedevo con scetticismo che successo avrebbe avuto avuto la nuova normativa per prevenire i casi più gravi di stalking culminanti con l'omicidio.
Un amico avvocato mi ha segnalato il seguente articolo: La legge sullo stalking non ha avuto effetto nella riduzione dei femminicidi.
Evidenzio soltanto il passaggio centrale: «La legge sullo stalking non ha avuto effetto nella riduzione dei 'femminicidi' in Italia... ...soprattutto perché non si e' puntato sulla prevenzione, investendo sugli strumenti di 'cura' per i violenti o gli stalker, potenziali omicidi»
Prego di confrontare con quanto avevo previsto e commentare questo mio corto con un “Tu l'avevi detto :-O”...
La sibarita - 16/8/2013
Recentemente Bisba non ha combinato nessun pasticcio: ieri però è sparita per tutto il giorno...
Solo verso sera ho avuto un'intuizione e sono andato a cercarla dietro una porta che in genere è sempre chiusa. Si tratta della camera della mamma dove ero andato la mattina a cercare un libro e dove, senza farsene accorgere, mi aveva evidentemente seguito Bisba.
Eccola qui di seguito fotografata in quella che considerava la sua nuova "cuccia":
Rimedio - 21/8/2013
Oggi ho fatto il pane ma, dopo oltre un'ora, mi sono ricordato di essermi dimenticato il lievito!
Fortunatamente la cottura non era ancora iniziata e così l'ho aggiunto (con un goccio di latte) e ho cambiato il programma mettendo quello per la pasta lievitata.
Dopo un'altra ora circa, ho tolto la pasta dalla macchina e l'ho stesa su una teglia da pizza aggiungendoci olio e sale: l'ho messa in forno a 200° per 30 minuti e mi è venuta una schiacciata eccezionale!
Risposta e domanda - 21/8/2013
In riferimento al pezzo Conosci te stesso mi sono oggi serendipicamente imbattuto nella seguente affermazione:
«A depressed mood motivates intense thinking, a search for information that makes one's environment more understandable and controllable»
ovvero
«Un umore depresso causa profonde riflessioni, una ricerca per informazioni che rendano il proprio ambiente più comprensibile e controllabile»
Questo mi pare possa rispondere alla domanda che mi ero posto in Conosci te stesso ma ne apre un'altra: sono di umore depresso?
Reliquia - 24/8/2013
La reliquia fotografata non si tratta, come si potrebbe facilmente sbagliare, di una delle viti della Sacra Croce ma della maledetta che bucò il mio pneumatico: v. il corto Ruota...
Il trisnonno di Neanderthal
Il corso sulla storia dell'umanità (Humankind) è molto bello e interessante. Anche il professore, il Dr. Harari, è molto bravo: a differenza di tanti colleghi americani non cerca di essere particolarmente simpatico o di apparire eccentrico e affascinante, semplicemente si concentra sul suo lavoro ed esprime con chiarezza le sue idee. Che il corso sia serio lo si capisce anche dalla sua durata: ben 17 lezioni settimanali della durata di un paio d'ore (*1)(*2)!
Soprattutto l'insegnante non si limita a fornire pedissequamente delle informazioni ma ha la ben più ambiziosa aspirazione di far riflettere gli studenti su dei temi fondamentali, di ogni giorno e, mi è parso di intuirlo, del prossimo futuro...
La storia dell'homo sapiens parte da lontano e il Dr. Harari, con un excursus biologico, incomincia dalla sua famiglia.
Ci spiega che come il comune leone sia scientificamente catalogato nella famiglia dei felini, nel genere delle pantere e specie leone, in latino: famiglia Felidae, genere Panthera e specie Leo.
Questa classificazione permette di risalire agli antenati comuni di ciascun animale: ad esempio la tigre è catalogata come famiglia Felidae, genere Panthera e specie Tigris. Questo significa che il leone e la tigre hanno in comune uno stesso antenato che corrisponde al genere Panthera. Analogamente il gatto domestico ha in comune con leone e tigre un antenato corrispondente alla famiglia Felidae.
Questo per arrivare all'uomo che, scientificamente, è catalogato come famiglia Hominidae, genere Homo e specie Sapiens. Insomma un animale come tutti gli altri...
Quello che è interessante e che il professore si premura di far notare è che mentre attualmente l'homo sapiens ha dei cugini (lo scimpanzé, il gorilla e l'orango; equivalenti al gatto per il leone) non ha invece nessun fratello (come invece è la tigre rispetto al leone). Questo è sospetto...
La seguente familiare immagine (*5) è fuorviante:
Sembrerebbe che l'uomo discenda da una catena che mette insieme l'australopiteco, lo scimpanzé, l'homo erectus e l'homo neanderthalensis ma NON è così!
Come si capisce dal loro nome scientifico l'homo erectus e l'homo neanderthalensis erano i “fratelli” dell'homo sapiens ma non i nostri diretti antenati: anzi, ancora 100.000 anni fa oltre all'homo sapiens c'erano almeno altre cinque specie appartenenti al genere homo.
La domanda fondamentale è come mai queste altre specie si siano estinte.
Al riguardo ci sono da decenni due teorie: quella della “fusione” (interbreeding theory) e quella del “rimpiazzamento” (replacement theory) violento o no.
Secondo la teoria della fusione in Europa l'homo sapiens e l'homo neanderthalensis si sarebbero uniti (*3) insieme producendo gli attuali europei; analogamente in Asia l'homo sapiens si sarebbe unito ad altre specie del genere homo producendo le attuali varie etnie orientali; solo nell'Africa l'homo sapiens sarebbe rimasto “puro”...
In questo caso le varie etnie umane avrebbero delle differenze genetiche ereditate dalle rispettive specie di homo con cui si sarebbero fuse.
La teoria del rimpiazzamento è più drastica: l'homo sapiens era più abile delle altre specie di homo a procurarsi il cibo e così le avrebbe costretto a migrare (magari con la violenza) in angoli del mondo sempre più remoti fino a farle estinguere.
In questo caso tutti gli uomini di oggi, dall'aborigeno all'europeo passando dall'africano e dal cinese, sarebbero geneticamente completamente omogenei.
Fino a pochi anni fa la teoria più accreditata era quella del rimpiazzamento: i motivi erano due.
Prima di tutto ci sono delle testimonianze archeologiche: nei luoghi dove arrivavano i sapiens “poco” dopo le altre specie scomparivano.
Ma questa era anche la teoria più “politicamente corretta” perché considera gli uomini attuali “più” simili fra loro in quanto non ci sarebbero caratteristiche genetiche peculiari (derivate da centinaia di migliaia d'anni di evoluzione separata) di alcune etnie e non di altre.
Nel 2010 però la situazione è cambiata!
Secondo una ricerca l'homo neanderthalensis e gli europei hanno in comune circa il 4% dei propri geni. Pochi mesi più tardi un'altra ricerca ha dimostrato che circa il 6% dei geni di malesi e aborigeni australiani è in comune con l'homo denisovian...
Ovviamente queste ricerche sono estremamente recenti e non è escluso che in futuro emergano nuovi dati ma al momento questo significa che, in Europa, effettivamente c'è stata una limitata fusione fra homo neanderthalensis e homo sapiens!
Probabilmente quindi entrambe le teorie della fusione e del rimpiazzamento sono vere con la differenza che la “fusione” sarebbe stata occasionale.
Modificato (12/8/2013): mi ero dimenticato di inserire la seguente citazione del professore "[le altre specie di homo] erano troppo simili per essere ignorate ma troppo diverse per essere tollerate"...
Ma cosa significa che mediamente circa il 4% dei nostri geni apparteneva all'homo neanderthalensis?
Se consideriamo che ereditiamo il 50% dei nostri geni da ciascun genitore, il 25% (circa) da ciascun nonno e così via, si può immaginare di avere avuto fra i nostri 16 trisnonni (*4) un neanderthal!
Conclusione: a me pare interessantissimo! C'è anche da aggiungere che la lezione ha toccato almeno altri due o tre argomenti altrettanto interessanti: vantaggi e problemi di un grosso cervello, conseguenze della posizione eretta, vantaggi del fuoco etc...
PS: cercando su wikipedia ho trovato anche un articolo che affronta questo stesso argomento Denisova hominin...
Nota (*1): per fare un confronto il corso di chitarra, quello più superficiale che finora ho seguito, è fatto da 6 lezioni di una mezz'oretta ciascuna...
Nota (*2): ci si potrebbe chiedere come sia possibile che delle persone si prendano la briga di fornire dei corsi gratuiti di questa qualità: quale ritorno hanno?
In questo caso il vantaggio è chiaro: l'autore, il Dr. Yuval Noah Harari, ha appena pubblicato un suo libro (Eine kurze Geschichte der Menschheit, Deutsche Verlags-Anstalt, 2013) sul quale è basato il corso ma che, ovviamente, è molto più approfondito.
Questo corso equivale quindi a una grande campagna pubblicitaria perfettamente mirata agli appassionati di storia. Molto probabilmente io stesso ne acquisterò una traduzione appena sarà disponibile il prossimo anno...
Nota (*3): Per definizione due specie diverse non possono produrre prole fertile (ad esempio i muli, nati dall'unione di una cavalla con un asino, sono sempre sterili). Questo in teoria ma in pratica deve esistere un periodo di tempo durante il quale le specie non sono ancora così differenziate da non poter produrre degli ibridi fertili. Si suppone quindi che homo neanderthalensis e homo sapiens, benché di specie differenti, fossero ancora abbastanza simili da potersi accoppiare insieme producendo prole fertile...
Nota (*4): per la precisione il nostro antenato neanderthal equivalerebbe una “via di mezzo” fra un trisnonno (6.25%) e un quadrisnonno (3.125%)!
Nota (*5): da Wiki Commons...
Soprattutto l'insegnante non si limita a fornire pedissequamente delle informazioni ma ha la ben più ambiziosa aspirazione di far riflettere gli studenti su dei temi fondamentali, di ogni giorno e, mi è parso di intuirlo, del prossimo futuro...
La storia dell'homo sapiens parte da lontano e il Dr. Harari, con un excursus biologico, incomincia dalla sua famiglia.
Ci spiega che come il comune leone sia scientificamente catalogato nella famiglia dei felini, nel genere delle pantere e specie leone, in latino: famiglia Felidae, genere Panthera e specie Leo.
Questa classificazione permette di risalire agli antenati comuni di ciascun animale: ad esempio la tigre è catalogata come famiglia Felidae, genere Panthera e specie Tigris. Questo significa che il leone e la tigre hanno in comune uno stesso antenato che corrisponde al genere Panthera. Analogamente il gatto domestico ha in comune con leone e tigre un antenato corrispondente alla famiglia Felidae.
Questo per arrivare all'uomo che, scientificamente, è catalogato come famiglia Hominidae, genere Homo e specie Sapiens. Insomma un animale come tutti gli altri...
Quello che è interessante e che il professore si premura di far notare è che mentre attualmente l'homo sapiens ha dei cugini (lo scimpanzé, il gorilla e l'orango; equivalenti al gatto per il leone) non ha invece nessun fratello (come invece è la tigre rispetto al leone). Questo è sospetto...
La seguente familiare immagine (*5) è fuorviante:
Sembrerebbe che l'uomo discenda da una catena che mette insieme l'australopiteco, lo scimpanzé, l'homo erectus e l'homo neanderthalensis ma NON è così!
Come si capisce dal loro nome scientifico l'homo erectus e l'homo neanderthalensis erano i “fratelli” dell'homo sapiens ma non i nostri diretti antenati: anzi, ancora 100.000 anni fa oltre all'homo sapiens c'erano almeno altre cinque specie appartenenti al genere homo.
La domanda fondamentale è come mai queste altre specie si siano estinte.
Al riguardo ci sono da decenni due teorie: quella della “fusione” (interbreeding theory) e quella del “rimpiazzamento” (replacement theory) violento o no.
Secondo la teoria della fusione in Europa l'homo sapiens e l'homo neanderthalensis si sarebbero uniti (*3) insieme producendo gli attuali europei; analogamente in Asia l'homo sapiens si sarebbe unito ad altre specie del genere homo producendo le attuali varie etnie orientali; solo nell'Africa l'homo sapiens sarebbe rimasto “puro”...
In questo caso le varie etnie umane avrebbero delle differenze genetiche ereditate dalle rispettive specie di homo con cui si sarebbero fuse.
La teoria del rimpiazzamento è più drastica: l'homo sapiens era più abile delle altre specie di homo a procurarsi il cibo e così le avrebbe costretto a migrare (magari con la violenza) in angoli del mondo sempre più remoti fino a farle estinguere.
In questo caso tutti gli uomini di oggi, dall'aborigeno all'europeo passando dall'africano e dal cinese, sarebbero geneticamente completamente omogenei.
Fino a pochi anni fa la teoria più accreditata era quella del rimpiazzamento: i motivi erano due.
Prima di tutto ci sono delle testimonianze archeologiche: nei luoghi dove arrivavano i sapiens “poco” dopo le altre specie scomparivano.
Ma questa era anche la teoria più “politicamente corretta” perché considera gli uomini attuali “più” simili fra loro in quanto non ci sarebbero caratteristiche genetiche peculiari (derivate da centinaia di migliaia d'anni di evoluzione separata) di alcune etnie e non di altre.
Nel 2010 però la situazione è cambiata!
Secondo una ricerca l'homo neanderthalensis e gli europei hanno in comune circa il 4% dei propri geni. Pochi mesi più tardi un'altra ricerca ha dimostrato che circa il 6% dei geni di malesi e aborigeni australiani è in comune con l'homo denisovian...
Ovviamente queste ricerche sono estremamente recenti e non è escluso che in futuro emergano nuovi dati ma al momento questo significa che, in Europa, effettivamente c'è stata una limitata fusione fra homo neanderthalensis e homo sapiens!
Probabilmente quindi entrambe le teorie della fusione e del rimpiazzamento sono vere con la differenza che la “fusione” sarebbe stata occasionale.
Modificato (12/8/2013): mi ero dimenticato di inserire la seguente citazione del professore "[le altre specie di homo] erano troppo simili per essere ignorate ma troppo diverse per essere tollerate"...
Ma cosa significa che mediamente circa il 4% dei nostri geni apparteneva all'homo neanderthalensis?
Se consideriamo che ereditiamo il 50% dei nostri geni da ciascun genitore, il 25% (circa) da ciascun nonno e così via, si può immaginare di avere avuto fra i nostri 16 trisnonni (*4) un neanderthal!
Conclusione: a me pare interessantissimo! C'è anche da aggiungere che la lezione ha toccato almeno altri due o tre argomenti altrettanto interessanti: vantaggi e problemi di un grosso cervello, conseguenze della posizione eretta, vantaggi del fuoco etc...
PS: cercando su wikipedia ho trovato anche un articolo che affronta questo stesso argomento Denisova hominin...
Nota (*1): per fare un confronto il corso di chitarra, quello più superficiale che finora ho seguito, è fatto da 6 lezioni di una mezz'oretta ciascuna...
Nota (*2): ci si potrebbe chiedere come sia possibile che delle persone si prendano la briga di fornire dei corsi gratuiti di questa qualità: quale ritorno hanno?
In questo caso il vantaggio è chiaro: l'autore, il Dr. Yuval Noah Harari, ha appena pubblicato un suo libro (Eine kurze Geschichte der Menschheit, Deutsche Verlags-Anstalt, 2013) sul quale è basato il corso ma che, ovviamente, è molto più approfondito.
Questo corso equivale quindi a una grande campagna pubblicitaria perfettamente mirata agli appassionati di storia. Molto probabilmente io stesso ne acquisterò una traduzione appena sarà disponibile il prossimo anno...
Nota (*3): Per definizione due specie diverse non possono produrre prole fertile (ad esempio i muli, nati dall'unione di una cavalla con un asino, sono sempre sterili). Questo in teoria ma in pratica deve esistere un periodo di tempo durante il quale le specie non sono ancora così differenziate da non poter produrre degli ibridi fertili. Si suppone quindi che homo neanderthalensis e homo sapiens, benché di specie differenti, fossero ancora abbastanza simili da potersi accoppiare insieme producendo prole fertile...
Nota (*4): per la precisione il nostro antenato neanderthal equivalerebbe una “via di mezzo” fra un trisnonno (6.25%) e un quadrisnonno (3.125%)!
Nota (*5): da Wiki Commons...
domenica 11 agosto 2013
Miele e tè
Ultimamente sto dolcificando i miei numerosi tè quotidiani con il miele: in realtà preferisco lo zucchero di canna ma questa particolare confezione di miele è già scaduta da un anno e voglio evitare che diventi scaduta da due o più anni...
Inizialmente avevo il problema che, per versare nel tè il primo cucchiaio di miele, dovevo aspettare almeno mezzo minuto per evitare che mi colasse fra barattolo e tazza: la colpa era del sottilissimo filo di miele che scende dal cucchiaio.
In seguito mi sono accorto che il secondo mezzo cucchiaio che aggiungevo non aveva questo problema: inizialmente ho pensato dipendesse dalla quantità minore che non strabordava e così ho provato a dolcificare con tre mezzi cucchiai ma senza successo: la mia prima teoria era errata...
Mi sono reso conto infatti che l'elemento determinante era la temperatura del cucchiaio che, riscaldatosi nel tè dopo la prima cucchiaiata, rendeva meno viscoso il miele.
Finalmente adesso ho risolto i miei problemi immergendo il cucchiaio per qualche secondo nel tè caldo e, solo dopo, lo adoperandolo per prendere il miele.
In questa maniera il fastidioso “filo colante” di miele si interrompe immediatamente senza farmi perdere tempo né sporcare il barattolo!
PS inizialmente questo pezzo doveva essere un corto ma mi è venuto troppo lungo: ridurlo ai canonici 17,2 righi, benché possibile, l'avrebbe reso meno interessante e chiaro. Come risultato ho ottenuto un pezzo lungo ma corto...
Inizialmente avevo il problema che, per versare nel tè il primo cucchiaio di miele, dovevo aspettare almeno mezzo minuto per evitare che mi colasse fra barattolo e tazza: la colpa era del sottilissimo filo di miele che scende dal cucchiaio.
In seguito mi sono accorto che il secondo mezzo cucchiaio che aggiungevo non aveva questo problema: inizialmente ho pensato dipendesse dalla quantità minore che non strabordava e così ho provato a dolcificare con tre mezzi cucchiai ma senza successo: la mia prima teoria era errata...
Mi sono reso conto infatti che l'elemento determinante era la temperatura del cucchiaio che, riscaldatosi nel tè dopo la prima cucchiaiata, rendeva meno viscoso il miele.
Finalmente adesso ho risolto i miei problemi immergendo il cucchiaio per qualche secondo nel tè caldo e, solo dopo, lo adoperandolo per prendere il miele.
In questa maniera il fastidioso “filo colante” di miele si interrompe immediatamente senza farmi perdere tempo né sporcare il barattolo!
PS inizialmente questo pezzo doveva essere un corto ma mi è venuto troppo lungo: ridurlo ai canonici 17,2 righi, benché possibile, l'avrebbe reso meno interessante e chiaro. Come risultato ho ottenuto un pezzo lungo ma corto...
venerdì 9 agosto 2013
Lezione LX: caldo...
Chiarisco subito che la lezione non ha niente a che fare con il calore: io avevo caldo ma la lezione è stata tranquillamente tiepida. Tanti cambiamenti ma niente di eclatante.
Riscaldamento: finalmente si cambia! Il maestro mi ha dato uno spartito piuttosto complesso che ha la particolarità di essere composto da terzine: cioè per ogni tic del metronomo devo suonare tre note delle quali la prima va accentata.
Notare anche la diteggiatura (I=indice; M=medio; a=anulare; m=mignolo). Mi ci vorrà un bel po' per impararlo ma dovrebbe essere divertente...
Pattern: Niente di nuovo. Mi sono accorto che il ritmo Chili 2 è uguale a SuEGiù. Il maestro mi ha anche chiarito il verso delle plettrate nei ritmi Wall e Wall+ (sempre verso il basso a parte i sedicesimi che vanno alternati) ma non entro nei dettagli perché non saprei come definirli...
Could You Be Loved: (che io abbrevio con Cybil) un chiarimento utile e interessante...
In questo brano avevo la difficoltà di dover stoppare gli accordi con la mano sinistra: se l'accordo è in barrè non c'è problema; però lo spartito presentava anche un D e un Em che, prevedendo delle corde a vuoto, non è possibile stoppare semplicemente allentando la pressione delle dita della mano sinistra.
Ci sono due soluzioni:
1) Suonare solo le prime 3 corde del D in maniera che non ci siano corde a vuoto; invece del classico Em ottenuto premendo la 4° e 5° corda sul primo tasto (e le altre a vuoto), suonarlo sulle prime 3 corde: basta mettere le dita nella posizione del Dm e traslarle di due tasti verso il ponte. Questa soluzione ha il problema che bisogna essere precisi: se si suona per sbaglio anche la 4° corda succede un pasticcio...
2) Suonare D ed Em con il barrè...
A questo proposito il maestro mi ha rivelato un oscuro segreto dei chitarristi: dal D maggiore in poi i tasti sulla chitarra sono troppo stretti per medio, anulare e mignolo (che in teoria dovrebbero premere la 4°, 3° e 2° corda) e allora si usa solo il medio (per premere la 4°, 3° e 2° corda) senza preoccuparsi se così facendo si stoppa anche la 1° corda!
Il maestro mi ha consigliato di usare il secondo metodo: sembra facile ma, come al solito, mi servirà un po' di pratica...
Vodka Ponte: nonostante i miei sforzi ancora non mi riesce decentemente. Il maestro mi ha rincuorato dicendomi che non è facile e che avremmo dovuto prima fare degli esercizi specifici per migliorare la mia tecnica/velocità. In altre parole al momento è un passaggio un pelino troppo difficile per il mio livello e quindi lo sospendiamo...
Unholy Paradise: la nota positiva della lezione: dopo l'approfondimento della volta scorsa adesso mi viene bene e riesco a fare tutti i passaggi (da PC a melodia e vice versa) senza problemi!
Fondamentale è stato l'uso dell'equalizzatore per evidenziare il suono della chitarra: adesso anche il mio debole orecchio è in grado di percepirla e questo mi aiuta notevolmente.
Non siamo andati avanti ma per adesso la tengo perché mi piace...
Raphsody: il maestro me l'ha fatta suonare e non ho avuto problemi: eliminata!
Madness: qui l'esercizio consisteva nell'arrangiarmi da solo. È stato banale: si trattava solo di pochi accordi... Il maestro me l'ha fatta suonare e, constatato che mi riesce, l'abbiamo già tolta...
Paranoid: dopo aver tolto tutti questi esercizi si è anche deciso di reinserire questo vecchio brano: vedi Lezione XXIII e successive! Il primo passo sarà ricordarmi tutte le note, riprenderci confidenza e, magari, imparare qualche nuova battuta...
Feelgood dei Mötley Crüe è il nuovo brano. Anche in questo caso dovrò arrangiarmi ma il maestro mi ha dato delle linee guida da seguire.
1) Rallentare e trasportare (+1 tono) il brano originale (banale con Audacity)
2) Trovare il TAB (banale)
3) Imparare la ritmica iniziale (l'unica cosa che mi piace di questa canzone)
4) Imparare la diteggiatura della seconda parte (senza preoccuparmi troppo del ritmo).
Riscaldamento: finalmente si cambia! Il maestro mi ha dato uno spartito piuttosto complesso che ha la particolarità di essere composto da terzine: cioè per ogni tic del metronomo devo suonare tre note delle quali la prima va accentata.
Notare anche la diteggiatura (I=indice; M=medio; a=anulare; m=mignolo). Mi ci vorrà un bel po' per impararlo ma dovrebbe essere divertente...
Pattern: Niente di nuovo. Mi sono accorto che il ritmo Chili 2 è uguale a SuEGiù. Il maestro mi ha anche chiarito il verso delle plettrate nei ritmi Wall e Wall+ (sempre verso il basso a parte i sedicesimi che vanno alternati) ma non entro nei dettagli perché non saprei come definirli...
Could You Be Loved: (che io abbrevio con Cybil) un chiarimento utile e interessante...
In questo brano avevo la difficoltà di dover stoppare gli accordi con la mano sinistra: se l'accordo è in barrè non c'è problema; però lo spartito presentava anche un D e un Em che, prevedendo delle corde a vuoto, non è possibile stoppare semplicemente allentando la pressione delle dita della mano sinistra.
Ci sono due soluzioni:
1) Suonare solo le prime 3 corde del D in maniera che non ci siano corde a vuoto; invece del classico Em ottenuto premendo la 4° e 5° corda sul primo tasto (e le altre a vuoto), suonarlo sulle prime 3 corde: basta mettere le dita nella posizione del Dm e traslarle di due tasti verso il ponte. Questa soluzione ha il problema che bisogna essere precisi: se si suona per sbaglio anche la 4° corda succede un pasticcio...
2) Suonare D ed Em con il barrè...
A questo proposito il maestro mi ha rivelato un oscuro segreto dei chitarristi: dal D maggiore in poi i tasti sulla chitarra sono troppo stretti per medio, anulare e mignolo (che in teoria dovrebbero premere la 4°, 3° e 2° corda) e allora si usa solo il medio (per premere la 4°, 3° e 2° corda) senza preoccuparsi se così facendo si stoppa anche la 1° corda!
Il maestro mi ha consigliato di usare il secondo metodo: sembra facile ma, come al solito, mi servirà un po' di pratica...
Vodka Ponte: nonostante i miei sforzi ancora non mi riesce decentemente. Il maestro mi ha rincuorato dicendomi che non è facile e che avremmo dovuto prima fare degli esercizi specifici per migliorare la mia tecnica/velocità. In altre parole al momento è un passaggio un pelino troppo difficile per il mio livello e quindi lo sospendiamo...
Unholy Paradise: la nota positiva della lezione: dopo l'approfondimento della volta scorsa adesso mi viene bene e riesco a fare tutti i passaggi (da PC a melodia e vice versa) senza problemi!
Fondamentale è stato l'uso dell'equalizzatore per evidenziare il suono della chitarra: adesso anche il mio debole orecchio è in grado di percepirla e questo mi aiuta notevolmente.
Non siamo andati avanti ma per adesso la tengo perché mi piace...
Raphsody: il maestro me l'ha fatta suonare e non ho avuto problemi: eliminata!
Madness: qui l'esercizio consisteva nell'arrangiarmi da solo. È stato banale: si trattava solo di pochi accordi... Il maestro me l'ha fatta suonare e, constatato che mi riesce, l'abbiamo già tolta...
Paranoid: dopo aver tolto tutti questi esercizi si è anche deciso di reinserire questo vecchio brano: vedi Lezione XXIII e successive! Il primo passo sarà ricordarmi tutte le note, riprenderci confidenza e, magari, imparare qualche nuova battuta...
Feelgood dei Mötley Crüe è il nuovo brano. Anche in questo caso dovrò arrangiarmi ma il maestro mi ha dato delle linee guida da seguire.
1) Rallentare e trasportare (+1 tono) il brano originale (banale con Audacity)
2) Trovare il TAB (banale)
3) Imparare la ritmica iniziale (l'unica cosa che mi piace di questa canzone)
4) Imparare la diteggiatura della seconda parte (senza preoccuparmi troppo del ritmo).
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