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mercoledì 16 gennaio 2013

Controtendenza

Quasi tutti i partiti (e non) dichiarano che non presenteranno nelle loro liste persone condannate: anzi, si propone di fare una legge ad hoc...

A me non pare una buona idea per le seguenti ragioni:
  • Siamo in Italia e la magistratura, o almeno alcuni rappresentanti di essa, ha già dimostrato di non essere imparziale. Nulla impedirebbe a dei tribunali “amici” di condannare un avversario della propria parte politica per impedirgli di presentarsi in parlamento...
    E allora? Fare una distinzione fra condanne politiche e non? E chi giudica se una condanna è politica (*1)?
  • Inoltre anche i giudici, come tutti, possono sbagliare in buona fede e condannare un innocente. Perché questi dovrebbe perdere il diritto a essere eletto?
  • Infine se si parte dal concetto che chi è stato in prigione ha pagato il suo cosiddetto “debito” verso la società perché negargli un diritto una volta tornato in libertà?
Secondo me la soluzione sarebbe molto semplice: gli elettori dovrebbero valutare i singoli candidati e relative condanne e decidere poi se votarli o no (o votare la lista che rappresentano)...

Ah... è già così? E allora dov'è il problema?
Il PdL presenta nella sua lista un condannato per mafia? Bene, allora non voto il PdL...
Oppure il PD presenta un vecchio comunista che ha mangiato decine di bambini? Benissimo, allora non voto il PD...

La mia conclusione è che, come al solito, gli italiani mancano di mentalità democratica e, per impedire che vengano elette persone “immeritevoli”, si decide che è preferibile limitare il diritto dell'elettore a votare chi gli pare piuttosto che insegnarli a fare una scelta consapevole.

Nota (*1): se Assange sarà estradato in Svezia, e là condannato per stupro, qualcuno potrà dubitare che non si tratti di una sentenza politica?

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