«[Figlio dell'uomo] Porgi l'orecchio e ascolta le parole di KGB
e applica la tua mente alla SUA istruzione
» Pv. 22,17

Qui si straparla di vari argomenti:
1. Il genere dei pezzi è segnalato da varie immagini, vedi Legenda
2. Per contattarmi e istruzioni per i nuovi lettori (occasionali e non) qui
3. L'ultimo corto è questo
4. Molti articoli di questo blog fanno riferimento a definizioni e concetti che ho enunciato nella mia Epitome gratuitamente scaricabile QUI. Tali riferimenti sono identificati da una “E” fra parentesi quadre e uno o più capitoli. Per esempio: ([E] 5.1 e 5.4)

venerdì 21 giugno 2024

27. Attestati di stima

Come promesso ho deciso di rimediare al ritardo di due giorni pubblicando due puntate una dopo l’altra.

La precedente puntata è stata molto breve e, in pratica, si è saputo: 1. che le carriere della dottoressa e del suo amato capitano Carl Scott Jr. dipendono dal buon esito della missione; 2. come è fisicamente fatta la bellissima Zozzapanna.

In questa puntata Zozzapanna mostra quello che sa fare per dimostrare di essere pronta per la missione ma, in realtà, la scena descriverà una relativa disavventura che colpirà la dottoressa Lily Ruth von Krausslofter durante la presentazione.
Ovviamente non posso entrare nei dettagli ma, soprattutto grazie a un accenno nel finale della puntata, inizia a delinearsi sempre più chiaramente il rapporto conflittuale fra la dottoressa e la recluta affidata alle sue cure.
Da notare che la dottoressa supera la dissonanza cognitiva provocata dal suo odio per la ragazza non ammettendo che la tema per il suo fascino e bellezza ma perché la reputa moralmente abietta: essa pensa infatti che il condizionamento che le ha dato non si è sovrapposto alla sua natura profonda ma, al contrario, la ha semplicemente fatta emergere e liberata da ogni inibizione. Sarà veramente così?

Aggiungo che questo episodio sarà solo l’inizio di una lunga rivalità…

Fattore EF… uhm… forse 8 è troppo… diciamo 7½/10…
Ah! Giova ripetere che, grossomodo, l'intero racconto è stato scritto con l’idea di accompagnare il lettore in un progressivo percorso di crescenti perversioni: è normale quindi che il lettore, arrivato a un certo punto della storia, si accorga di non apprezzare né divertirsi con la lettura e che quindi decida di abbandonarla.
In questa puntata facciamo un ulteriore passettino in tale direzione dato che introduco un tipico piatto giapponese delle prefetture di Okayama e Kagawa: il Bukkake udon (lettura con paragrafo etimologicamente esplicativo e chiarificatore) ma non nel senso culinario. Ehm… ammetto di averlo scoperto oggi: io sospettavo un’etimologia derivante da “buck” + “cake” invece...

26. Zozzapanna

Finalmente abbiamo un nome per la recluta dello SHITS più bella del mondo: Zozzapanna!!

Ma procediamo con ordine: nella puntata precedente la dottoressa Ruth von Krausslofter aveva presentato alla squadra la nuova recluta: all’epoca però l’addestramento non era completo e la ragazza non sembrava felicissima del suo nuovo lavoro.
Anche il direttore Tualet aveva notato qualcosa ma si era distratto verificando se il pungolo elettrico usato dalla dottoressa fosse a norma.
Alla fine, comprimendo un po’ i tempi per un addestramento completo (*1), la riunione era stata aggiornata alla sera del giorno successivo.

Questa puntata inizia con un’importante comunicazione privata del colonnello/direttore Kack alla dottoressa e al capitano: per motivi sostanzialmente burocratici la carriera di entrambi sarà determinata dal risultato della missione. Se essa fallirà entrambi saranno senza lavoro o peggio.
Contemporaneamente però la stessa scena mi dà l’opportunità di mostrare come il legame fra la dottoressa e il suo amato capitano Mac Burgerin stia diventando sempre più solido.
Devo poi ammettere che in questa scena ho fatto un piccolo errore “stilistico”: di solito la mia regola è che in ogni sezione del racconto delimitata dagli asterischi il punto di vista è di un unico personaggio: questo significa che “i pensieri” sono tutti riferibili allo stesso personaggio.
In questo caso invece c’è un pensiero del direttore e uno della dottoressa. Poca roba e senza possibilità di fraintendimento ma chiaramente non lo volevo fare…

Nella seconda parte della puntata c’è la presentazione vera e propria di Zozzapanna che, in effetti, è semplicemente una lunga e meticolosa descrizione fisica della stessa. Della sua personalità al momento sappiamo poco o nulla.
Si capisce poi anche perché la dottoressa Ruth Saltenberger si senta minacciata dalla stupefacente bellezza della sua recluta: e, come sappiamo, la dottoressa è decisamente cinica e pronta a tutto per raggiungere i propri obiettivi. Già nelle precedenti puntate abbiamo scoperto che il suo piano prevede l’eliminazione fisica di Zozzapanna al termine della missione e adesso la dottoressa sarà ancor più motivata sapendo che la sua carriera e quella del suo amato sono a repentaglio…

Il fattore EF, pur senza scene particolarmente erotiche, mi pare comunque discreto: diciamo 6½/10. Poi certo, l’ho già scritto ma giova ripeterlo, le diverse puntate sono particolarmente corte e non hanno quindi fisicamente la possibilità di portare il lettore nell’atmosfera precedentemente creata: per questo consiglio sempre, prima di leggere una nuova puntata, di rileggersi almeno quella precedente...

Nota (*1): qui si nota che scrissi questa storia due estati fa: adesso ne avrei sicuramente approfittato per scherzare sull’addestramento NATO accelerato ai soldati ucraini o, magari, ai piloti per gli F-16...

giovedì 20 giugno 2024

Un pensiero positivo

In genere sono pessimista: capisco che il mondo va nella direzione sbagliata ma che la maggior parte delle persone non se ne accorge. Capisco che non è un problema di intelligenza o di cultura ma psicologico: una mal riposta fiducia nella struttura della società e nell’onestà delle istituzioni in senso lato (includendovi, per esempio, i media tradizionali o la magistratura).

Capisco che, essendo un problema psicologico, un approccio razionale per spiegare loro la realtà della situazione non funzioni. Si tratta di persone che non solo credono alla propaganda ma che vogliono crederci: non vogliono ascoltare altro e non vogliono pensare con la propria testa. Anche quando si imbattono direttamente in situazioni che smentiscono la narrativa dominante preferiscono ignorarle, non credere ai propri occhi.
Per convincerle dovrebbero poter accedere a una propaganda contraria a quella che subiscono ma, data la struttura della società, questo non sarà mai possibile.
Queste persone cambiano idea, aprono gli occhi, solo quando sbattono la faccia contro la verità e si fanno male: capiscono che i vaccini sperimentali mRNA possono dare dei problemi solo quando un loro stretto famigliare ne subisce i peggiori effetti avversi. Credono che le istituzioni siano fondamentalmente giuste fino a quando non subiscono una grave ingiustizia. Credono che chi si impegna e fa bene il proprio lavoro non avrà problemi fino a quando non vengono licenziati. E così via…

Insomma la mia visione della società è molto frustrante: mi sento come una specie di Cassandra che non viene creduto anche quando poi questo ghiribizzo dimostra che, nella maggioranza delle mie previsioni, ho molto più spesso ragione che torto.
Ma contro queste tipologie psicologiche è tutto inutile: posso aver avuto ragione in passato ma "la situazione attuale è completamente diversa" e quindi devo aver torto. Se l’esperto che i media gli propongono dice qualcosa che va contro il più basilare buon senso e io lo sottolineo non importa: lui è l’esperto, io non lo sono, e quindi ha ragione lui indipendentemente dal buon senso ed, eventualmente, da quel che dicono altri esperti (magari con un curriculum ancora più importante) che però non sono rilanciati dai media proprio perché vanno contro la narrativa dominante.

Quindi in genere sono estremamente pessimista dato che non vedo una soluzione a questa situazione che non preveda una crisi significativa della società che costringa anche le persone che tengono gli occhi chiusi ad aprirli.

E allora da dove proviene l’ottimismo del titolo?

Beh, qui sopra ho semplificato la situazione: in realtà credo che nella società vi sia una certa soglia di consapevolezza superata la quale la verità viene fuori all’improvviso. Che ci sono anche persone che seguono sempre e comunque la maggioranza e che, come il gregge che in effetti rappresentano, possono passare da una posizione a un’altra anche improvvisamente se un’altra maggioranza prende il sopravvento.
Cosa è il valore di questa soglia? Io l’immagino come una percentuale: la percentuale delle persone che hanno sostanzialmente capito come stanno le cose.

E qui arriva finalmente il pensiero positivo: credo che, grazie agli strumenti tecnologici della rete Internet, la percentuale di persone informate sia più alta che in passato e che, soprattutto, la consapevolezza complessiva di queste persone sia molto maggiore.
Nel mio piccolo io seguo diverse fonti e basta che una di queste ventili una nuova idea che mi piaccia che io posso farla mia e propagarla a mia volta.
Voglio dire che, rispetto al passato, dove magari c’era solo una vaga comprensione di ciò che non funzionava, adesso chi vuole informarsi ha una conoscenza molto più approfondita.

Io credo che questa maggiore comprensione sia un’importante novità positiva rispetto al passato e credo che l’effetto complessivo sarà quello di far raggiungere alla società più velocemente il valore soglia di consapevolezza che poi cambia la società.
Poi, intendiamoci, le cose dovranno comunque peggiorare per far aprire gli occhi alla categoria di persone che, per tipologia psicologica, li vogliono tenere chiusi.
Ma spero che non sarà necessario schiantarsi a tutta velocità contro il muro della realtà e che magari si riuscirà a frenare, a batterci sì, ma non in maniera distruttiva.

Facciamo un esempio: la guerra in Ucraina.
Credo che nonostante tutta la propaganda e tutta la disinformazione con cui il potere cerca di convincere la società occidentale delle proprie ragioni speciose la percentuale di popolazione contraria a essa sia decisamente più alta che in passata e che, soprattutto, abbia le idee molto più chiare su come stiano veramente le cose. Non si tratta quindi di un’avversione generica, istintiva, che magari una buona propaganda potrebbe incrinare seppur temporaneamente ma di un’opposizione consapevole e ben motivata. La maggioranza dei contrari alla guerra ha capito che l'occidente non combatte per "la democrazia e la libertà" ma per l'interesse economico di pochi...

Supponiamo che l’Italia decida di mandare delle truppe di terra in Ucraina: io credo che fin da subito ci sarebbero grandi manifestazioni di piazza contro tale iniziativa. Manifestazioni che in passato sarebbero giunte solo con l’arrivo delle prime bare.
E, per lo stesso motivo, all’arrivo delle prime bare l’opposizione alla guerra sarà già a un livello che in passato si sarebbe raggiunto dopo 2 o 3 anni di guerra. Spero quindi che, se davvero si dovesse arrivare a questa follia, l'accelerazione che prevedo verso la piena comprensione di quello che accade sarebbe sufficiente per evitare gli scenari peggiori.

Conclusione: diciamo che il mio ottimismo è relativo a un pessimismo di fondo. Per cambiare significativamente la situazione le cose dovranno comunque andare male ma, forse, non così male come in passato temevo.

mercoledì 19 giugno 2024

La proposta di pace russa

Qualche giorno fa, proprio prima dell’inizio della conferenza di “pace” in Svizzera, Putin ha fatto conoscere le condizioni della Russia per un immediato cessate il fuoco.

1. Rinuncia ufficiale da parte di Kyev di entrare nella NATO.
2. Ritiro delle truppe ucraine dai distretti contesi, alcuni dei quali solo parzialmente occupati dalle truppe russe.

Zelensky e la NATO hanno immediatamente respinto la proposta. Contemporaneamente anche in Russia l’offerta di Putin è stata considerata troppo generosa.
Bisogna infatti capire che in Russia, come negli USA, vi sono i “falchi” e che (il “folle”) Putin è invece un moderato.

Ma allora qual è il perché di questa proposta che non soddisfa nessuno?

Io credo, e sottolineo che si tratta di una mia personale ipotesi, che la proposta non fosse rivolta all’Occidente/Ucraina né per soddisfare l’opinione pubblica russa ma, invece, alla Cina, ai paesi BRICs e al resto del mondo.

La proposta era volutamente non accettabile dall’Occidente/Ucraina ma contemporaneamente sufficientemente morbida da essere considerata ragionevole da chi cercasse la pace.
In questa maniera la Russia ha dimostrato al resto del mondo di aver offerto una pace accettabile, considerata la situazione militare dell’Ucraina, ma che l’Occidente l’ha rispedita al mittente: ovvero l’Occidente non vuole la pace ma la guerra a oltranza senza preoccuparsi per le vittime ucraine (né, ovviamente, per le russe).

Io credo che questa sia la chiave di lettura della proposta di Putin. Inutile quindi chiedersi perché, per esempio, non ha chiesto anche Odessa: semplicemente voleva che l’offerta sembrasse accettabile al resto del mondo. Allo stesso tempo ha fatto in modo che non ci fossero rischi che venisse accettata da Zelensky: l’investimento in vite umane di Mosca è stato significativo e, probabilmente, anche Putin non può permettersi una pace “monca”.

Riguardo la tempistica sicuramente uno dei suoi scopi era destabilizzare la conferenza di pace in Svizzera: come a dire “la posizione russa è questa: se parlate di altro state solo perdendo tempo”.
Ma io credo vi sia anche qualcosa di più che non mi pare sia stato sufficientemente sottolineato dagli analisti.
Putin ha anche detto che se questa offerta veniva rifiutata la successiva non sarebbe stata altrettanto favorevole per l’Ucraina. Già in passato (mi pare nel 2022 ma potrei sbagliarmi) aveva detto qualcosa di analogo e pochi giorni fa ha mantenuto la parola con un’offerta più esosa rispetto alla precedente.
Io credo quindi che questa sua affermazione serva a giustificare, di nuovo non all’Occidente/Ucraina ma al resto del mondo, che se ci saranno eventuali nuove conquiste, e io penso alla zona di Odessa per congiungersi territorialmente con la Transnistria, la prossima offerta di pace russa ne pretenderà il riconoscimento.

Onestamente la tempistica della proposta ha tolto all’Occidente spazio di manovra dato che se l’avesse presa in considerazione avrebbe automaticamente delegittimato la conferenza di “pace”. Certo che dei politici con un po’ di cervello avrebbero potuto gestire meglio la situazione prendendo tempo invece di rifiutarla senza se e senza ma, che era proprio ciò che voleva Putin per dimostrare al resto del mondo l’intransigenza dell’Occidente.

Conclusione: niente, solo una mia ipotesi difficilmente verificabile se non in un futuro lontano quando, forse, saranno resi noti i retroscena politici delle parti in causa.

martedì 18 giugno 2024

Educazione alla libertà

Ho finito di leggere “Un mondo nuovo – Ritorno al mondo nuovo” di Huxley. Siamo di fronte a un 5 stelle. Diciamo che il romanzo è forse da tre o quattro stelle ma il saggio è sicuramente da cinque e si trascina dietro anche il precedente.

Un libro che consiglio a tutti nell’edizione Mondadori che abbina romanzo e saggio insieme: vanno letti entrambi, prima il romanzo e poi il saggio.

In realtà è un libro che andrebbe letto con (beh, prima o dopo, non ha importanza!) “1984” di Orwell. La distopia orwelliana è giustamente famosa e, qua e là, soprattutto nella sorveglianza tecnologica vi riconosciamo degli aspetti del mondo moderno.
Ma complessivamente ci rendiamo altrettanto conto che l’orrore di “1984” non si è realizzato nell’occidente e, probabilmente, neppure nella vecchia URSS. È un mondo che ci fa paura, perché come detto le similitudini con la nostra realtà ci sono, ma complessivamente ci rassicuriamo constatando che non mostra la nostra quotidianità.

Invece è l’opera di Huxley che completa il quadro.
Anche “Il mondo nuovo” considerato a sé stante manca il bersaglio: nemmeno la sua distopia si è realizzata.
Se però mettiamo insieme “1984” a “Un mondo nuovo” ecco che abbiamo la società occidentale del 2024: ovviamente bisogna avere la fantasia di riuscire a riconoscere gli elementi dei due romanzi che vadano mescolati insieme. Probabilmente, almeno a livello di proporzioni, siamo a ¼ di Orwell e ¾ di Huxley con la tendenza però al crescere del primo autore.

Gli ultimi sottocapitoli li ho letti in pochi giorni. Il penultimo è intitolato “Educazione alla libertà”. Il concetto non mi è nuovo, curiosamente lo ventilò proprio Anonimo mesi fa e da allora mi era rimasto a prudermi in testa.
Sfortunatamente questo sottocapitolo delude un po’ le aspettative: tutta la prima parte vuole dimostrare l’importanza della libertà per l’uomo che non è un animale completamente sociale ma ha invece una spiccata individualità: se si opprime questa individualità si attacca la sua umanità.
Tutto sommato un argomento che ricorda la mia obiezione più profonda a Rawls: costringendo tutti gli uomini sullo stesso livello se ne cancella l’umanità che invece si vorrebbe tutelare e proteggere.

“Constatazione dei fatti ed enunciazione dei valori” è la ricetta di Huxley.
Alla fine la “constatazione dei fatti” si riduce a un’educazione che, fin dalla scuola, insegni ai giovani studenti a riconoscere la propaganda come tale. In realtà già negli anni ‘30 era stato studiato un programma di questo genere grazie all’impegno di un generoso filantropo ma nel 1941 l’idea fu abbandonata: gli USA avevano infatti iniziato a usare massicciamente la propaganda nello sforzo bellico.
L’“enunciazione dei valori” invece servirebbe come filtro, come criterio per capire quando la popolazione ha il dovere di reagire: un confine estremo che il potere non deve avere il diritto di superare. Nello specifico si tratta del valore dell’individualità all’interno di un’unica razza da cui poi dovrebbero derivare tolleranza e carità (aiuto reciproco, collaborazione).
Questi sono i valori-limite che il potere non deve superare: non importa quali siano le sue giustificazioni speciose e le emozioni (prima la paura) su cui faranno leva.

In realtà si tratta di un capitolo di 10 pagine che avevo riempito di note di cui mi ero ripromesso di scrivere più approfonditamente (oltretutto con un paio di epigrafi) ma ora invece preferisco limitarmi all’essenza.

In verità c’è qualcosa che non mi soddisfa in questa intuizione di Huxley: niente di sbagliato ma piuttosto di incompleto. Ecco, ho la sensazione che abbia dimenticato qualcosa di importante però non riesco ancora a puntare il dito su niente di specifico.

Diciamo che ho la sensazione che l’educazione non basti: non si tratta di concetti che vanno semplicemente saputi ma devono anche essere profondamente compresi per essere apprezzati pienamente. In un pezzo intitolato “Puericoltura base” (mi pare: non ho voglia di controllare...) spiegai che forse il compito più importante della scuola dovrebbe essere quello di insegnare la responsabilità e, avendo io una natura pratica, suggerivo anche delle idee su come fare.
Ecco con la libertà si dovrebbe fare qualcosa di analogo: per esempio si potrebbe dividere la classe in due parti, diciamo ¼ e ¾ (è importante che la parte più piccola non sia rappresentativa del tutto) magari scegliendo gli studenti più bravi in una specifica materia scelta a caso. Poi a questa minoranza e solo a questa minoranza verrà data la possibilità di scegliere degli specifici compiti per casa o un libro da leggere mentre gli altri studenti potranno solo ascoltare in silenzio. E così, per un semestre o un trimestre, gli stessi studenti decideranno per il resto della classe: questo dovrebbe aiutare a far comprendere a tutti la reale importanza della libertà.

Oltretutto i concetti di libertà e responsabilità hanno delle significative sovrapposizioni.
Non erroneamente ma in maniera incompleta si educa i bambini a riconoscere e denunciare i soprusi che subiscono dai loro pari. Questo è giusto e va fatto. Andrebbe però anche sottolineato che il maggiore pericolo per la libertà non viene dai nostri simili ma dal potere costituito. Il singolo individuo può attentare alla libertà di altri singoli individui ma è l’autorità che può appropriarsi della libertà di tutti. Agli studenti dovrebbe quindi essere insegnato che l’obbedienza al potere deve avere dei limiti: che ci sono dei confini, come afferma anche Huxley, che non possono essere oltrepassati.
Lo stato insomma dovrebbe inserire nei programmi scolastici l’insegnamento alla disubbidienza verso se stesso: e infatti non lo fa…

Conclusione: l’educazione alla libertà è qualcosa di fondamentale che non è facile insegnare. E di sicuro ormai la questione se lo Stato là inserirà mai nei programmi scolastici è un qualcosa di superato: come ho scritto altrove lo scopo della scuola è ormai quello di uniformare e irregimentare non creare individui liberi e responsabili: lavoratori ubbidienti, con scarso senso critico e ancor meno ideali...

lunedì 17 giugno 2024

Gandhi e Huxley

Sorrido. Mi chiedo se i miei lettori si chiedono come ho fatto, nel tritatutto del mio cervello, a metterli insieme. Probabilmente no. In effetti altre volte ho accostato nomi diversi senza poi collegarli insieme ma soltanto parlandone sequenzialmente.

Invece in questo pezzo vi è un preciso collegamento fra i due.
Gandhi continua a non piacermi: è un mistico e pensa e scrive da mistico. Ha i suoi punti fermi e a questi costantemente ritorna: la verità, la non violenza, Dio, la preghiera…

In particolare sto leggendo una sezione sulla preghiera che Gandhi ritiene fondamentale: una sorta di stampella mentale alla quale, una volta abituati, non si riesce più a farne a meno. Pregare, pregare e trovare Dio.

Di Huxley invece sono ai capitoli finali del saggio “Ritorno al mondo nuovo”. Uno degli ultimi che ho letto è sulle tecniche di lavaggio del cervello.
Curiosamente il punto di partenza sono gli esperimenti su cani di Pavlov ma il succo è che in particolari condizioni il cervello umano è particolarmente vulnerabili a essere condizionato permanentemente.
Si tratta di situazioni prolungate di stanchezza, mancanza di sonno o di cibo, continua tensione fisica e psicologica, sensazione di dolore (Huxley suggerisce infatti che gli ospedali potrebbero essere ottimi luoghi di condizionamento).
Poi non tutti siamo ugualmente suggestionabili: secondo una ricerca citata da Huxley circa un quinto della popolazione (senza particolari distinzioni fra uomini e donne) è facilmente suggestionabile; un altro quinto è estremamente resistente mentre i restanti 3/5 sono ugualmente suggestionabili ma necessitano di maggiore tempo.

Ecco, mi chiedevo se le reiterate preghiere di Gandhi, accompagnate dal digiuno e di una personalità adatta lo portassero in una condizione di auto suggestionabilità in cui si convinceva di percepire la presenza di Dio tutto intorno a sé.
Sì, lo so, la mia ipotesi non è decisamente molto spirituale ma ho la fortissima sensazione di aver intuito un meccanismo psicologico con cui spiegare mistici e santi. Pensiamo per esempio agli anacoreti che non solo pregavano ininterrottamente per lunghi periodi ma che mortificavano il loro corpo e il loro spirito con digiuni e con il cilicio. Ed ecco che, dopo un periodo adeguato, si sentivano in contatto con Dio, certi della sua esistenza e della sua presenza intorno a loro.

Insomma la mia teoria è che prolungati periodi di preghiera, mancanza di sonno, digiuno, mortificazioni del corpo, predisposizione alla suggestionabilità portino i mistici in uno stato in cui riescono a procurarsi una sorta di autolavaggio del cervello convincendosi della sostanziale e assoluta verità dei principi religiosi in cui vogliono credere.

Conclusione: che ne pensate? A me pare straordinariamente plausibile.

domenica 16 giugno 2024

Il cinema è arte

Ho finito di leggere il noiosissimo (per me almeno) capitolo sull’arte di “L’età degli imperi” di Hobsbawm.

Noioso perché, come scrissi già per l’analogo capitolo de “Il secolo breve”, non capisco cosa c’entri l’arte con la storia.

Lo scorso mese Jung mi dette degli indizi importanti per capire la relazione fra storia e arte. Mi cito da Jung, Strabuccinator e Hobsbawm: “Ebbene secondo Jung l'artista attinge le proprie immagini, quelle che poi vengono trasformate in opere d'arte, dal proprio inconscio: ma si tratta di immagini (in senso lato, quindi idee o intuizioni) non prettamente sue ma che sono comuni alla psiche collettiva. La psiche collettiva è una specie di mente comune dove pensieri e opinioni sono condivise dalla popolazione: sono, in altre parole, l'anima del tempo di una certa società. Nella mia terminologia si tratta di epomiti.
In altre parole l'arte permette di accedere all'inconscio della popolazione coeva all'artista: di capirne, o almeno di intuirne, non i pensieri consci (che vengono espressi esplicitamente nei testi del tempo) ma quelli inconsci: come le paure, le speranze recondite o i fatti che più ci turbano...
Questo è il valore dell'arte per lo storico: lo studio delle opere d'arte gli permette di intuire (perché l'inconscio non si può capire con la ragione ma solo intuire col cuore) l'anima del tempo.”

Andando avanti nella lettura del relativo capitolo di Hobsbawm scopro che il “passaggio” fra l’avanguardia di fine ottocento a quella di inizio novecento avviene nel 1907 con la nascita del cubismo. Ma la cosa interessante è che la nuova arte non è più seguita dalla popolazione, neppure dalla fascia relativamente ampia della borghesia ma da un’esigua minoranza.
Questa minoranza è composta da: 1. investitori che vedono l’arte come un prodotto su cui speculare; 2. l’alta società (anche per distinguersi dalla borghesia); 3. il mondo della pubblicità e del design.

Ma questo cosa comporta dal mio punto di vista per quanto ho scritto precedentemente?
Se l’arte perde la sua relazione spirituale, perlomeno di identificazione inconscia, con la popolazione allora che valore ha per lo storico?

E infatti ho annotato a margine della pagina 271: “[KGB] il problema di fondo è che quando l’arte diviene x pochi non è più uno specchio dell’inconscio collettivo. E quindi che valore ha per lo storico? A meno che gli artisti, pur incompresi dal grande pubblico, attingessero comunque a simboli universali e non personali; ma in tal caso sarebbero stati apprezzati dal pubblico. Credo…”

A pagina 272 (voglio evidenziare che questo si trova alla pagina successiva e che non potevo vedere pquando ho scritto il commento sullodato) Hobsbawm scrive per concludere il sottocapitolo 3 e introdurre il 4: “Le arti plebee si accingevano a conquistare il mondo, sia con una loro versione delle “Arts and Crafts”, sia tramite l’alta tecnologia. Questa conquista costituisce il fatto culturale più importante del XX secolo.” (*1)

Paragrafo un po’ anonimo ma che intuisco bene cosa suggerisce. Lo commento infatti con “Appunto: altre arti, come il cinema, sono + significative dello spirito del tempo.”
È infatti da tempo una mia certezza l’importanza del cinema nel plasmare la cultura (e quindi gli epomiti) del tempo. Nell’Epitome, credo in [E] 10.3 “La comunicazione nell’era attuale” (ma non ho voglia di controllare), sottolineo l’importanza della pellicola “Rambo” per modificare l’atteggiamento sostanzialmente pacifista della società americana degli anni ‘70 in quello pronto a giustificare qualsiasi intervento militare all’estero dal 1990 in poi.

In questo caso la “novità”, ciò che non avevo pienamente compreso, è che il cinema non è solo usato come strumento di propaganda ma, nel suo lato più artistico e simbolico, è anche lo specchio della società del tempo.
Per esempio il successo di “Pretty Woman” è indicativo di quali erano i sogni romantici delle donne di fine XX secolo: cosa desideravano a cosa davano valore.
Mia cugina a fine anni ‘80, scrisse in collaborazione con una sua amica un libro per una famosa serie di romanzetti rosa da spiaggia. L’editrice spiegò loro che la trama doveva essere compresa nel seguente schema: una ragazza povera trovo l’amore con un uomo facoltoso (probabilmente le indicazioni erano un poco più articolate ma oramai non ricordo più gli altri dettagli). Dato che lo schema doveva essere sempre più o meno lo stesso era ovvio che fosse un grande ricambio di scrittori… Notare comunque la somiglianza alla trama di “Pretty Woman”.

E il sottocapitolo 4, come avevo intuito, è interamente sul cinema.
Ci sarebbero molti passaggi interessanti da citare ma mi limito alla conclusione del sottocapitolo (e del capitolo): “L’arte del XX secolo fu dunque rivoluzionata, ma non da coloro che si erano proposti di rivoluzionarla.” (*2)
L’arte non fu rivoluzionata dalle avanguardie ma dal cinema. Cinema pensato poi per intrattenere e senza nessuna ambizione artistica (specialmente negli USA) almeno inizialmente.

Conclusione: in definitiva ciò che ho letto oggi conferma l’importanza del cinema e mi dà l’ulteriore chiave di lettura di considerarlo un arte che interpreta e riflette aspetti dell’inconscio collettivo del tempo.

Nota (*1): tratto da “L’età degli imperi” di Hobsbawm, (E.) Laterza, 2005, tradotto da Franco Salvatorelli, pag. 272.
Nota (*2): ibidem, pag. 278.

sabato 15 giugno 2024

Contraddizioni

Ieri non riuscivo a dormire e, stufo di vedere video di scacchi, mi sono rimesso a leggere i miei libri.
In particolare ho finito di leggere il capitolo sull’Europa di “Le 10 mappe che spiegano il mondo” di Tim Marshall.

La sensazione che avevo anticipato ieri è stata confermata. L’autore ha una preparazione a macchia di leopardo con scarse basi storiche (almeno così mi pare) e, ho la sensazione, che le fonti su cui colma le sue lacune siano Wikipedia e i documenti di teoria geopolitica dei think tank statunitensi. La geografia è usata in maniera discontinua, talvolta contraddittoria, per spiegare la situazione del momento dimenticando magari la storia di duecento anni fa e oltre (*1).

Bisogna quindi essere bravi e avere una buona intuizione per capire quali siano le affermazioni corrette e quelle più “dubbie”. Soprattutto quando le sue fonti possono essere fatte risalire, magari indirettamente, ai think tank non si ha una visione oggettiva della situazione ma una politicizzata e orientata nella prospettiva di Washington. Non è mai la CIA che causa instabilità in una regione ma “fiumi e catene montuose” l’avevano resa inevitabile.

Per esempio nella bibliografia, per documentarsi sulla Russia, si è basato anche su un “NATO Fact Sheet” del 12 aprile 2014 che sapete da dove proviene?
Indovinato: dal sito NATO.int
Con quello che sappiamo oggi sicuramente si tratta di una fonte super oggettiva e non di parte.

Curiosamente l’autore non si è neppure curato troppo di eliminare le possibili contraddizioni derivate dall’aver raccolto il materiale da fonti non proprio attendibili.

Questo emerge nel capitolo sull’Europa quando parla della Germania e dei suoi rapporti con la Russia.
In particolare evidenzia chiaramente il timore degli USA che la Germania, e con lei quindi l’UE, spostasse il suo baricentro verso Mosca piuttosto che Washington.
Come scrissi nel mio pezzo Altra lettura della crisi Russia-Ucraina (NATO) del 24 febbraio 2022 (quindi scritto MOLTO a caldo e basato sui dati che avevo raccolto seguendo la vicenda da un mesetto circa) elencando i motivi per cui gli USA volevano la guerra c’era:
«3- evitare che la Russia acquisti influenza sull’Europa (ormai colonia americana) che potrebbe ridurre quella di Washington: la guerra in Ucraina ha infatti già scavato un profondo solco economico e politico.»

E che ribadisco nella mia Epitome in 16.8, “Guerra fra Ucraina e Russia”:
«Obiettivi USA:
- Se la Russia non avesse reagito portare l’Ucraina nella NATO; in caso contrario:
- Scavare un solco politico-economico fra Russia e UE anche a costo di impoverire l’UE.
- Giustificare l’aumento della spesa militare in funzione anti russa.
- Mantenere in Ucraina un fedele governo filo-occidentale.
- Una volta iniziata la guerra, prolungarla il più possibile in maniera da far pagare alla Russia il
prezzo massimo in termini sia economici che di vite umane per arrivare alla sostituzione di Putin
con un sostituto filo occidentale.»

Ma quali concetti esprime Marshall, evidentemente riprendendoli da qualche think tank?
Per spiegare che la Germania guarda a due sponde (est e ovest) l’autore scrive:
«I tedeschi erano coinvolti nelle macchinazioni che hanno portato al rovesciamento del presidente ucraino Janukovič nel 2014 e hanno criticato aspramente la successiva annessione della Crimea da parte della Russia. Ma pensando ai gasdotti, Berlino è stata molto più tiepida nelle critiche e nell’appoggio alle sanzioni rispetto, per esempio, al Regno Unito, che dipende molto meno dalle fonti energetiche russe. Anche se come stato membro dell’UE e della NATO la Germania è saldamente ancorata all’Europa occidentale, nella tempesta le ancore possono saltare, e Berlino è geograficamente in condizione di spostare l’attenzione a est, se necessario, e stringere legami molto più stretti con Mosca.» (*2) [Il neretto è mio]
E qualche pagina dopo: «Sia la Francia sia la Germania si stanno adoperando per tenere assieme l’Unione: si considerano reciprocamente partner naturali. Ma solo la Germania ha un piano B, che si chiama Russia.» (*3)

La prima citazione è particolarmente lunga perché, parlando dei gasdotti, mi pare chiarisca (senza considerare i video con le parole della Rice prima e di Biden poi) chi avesse interesse a distruggere tali infrastrutture. Insomma ho voluto prendere due piccioni con la proverbiale fava.
Inoltre, come spiegava precedentemente, Marshall conferma che dietro la caduta di Janukovič c’erano delle “macchinazioni” estere: attenzione però, non mene degli USA, che non vengono neppure citati, ma della Germania!
Evidentemente non si accorge neppure della contraddizione di affermare che la Germania voleva rimanere in buoni rapporti con la Russia ma si era adoperata per sostituire il presidente filo-russo con uno filo-occidentale…

Conclusione: il testo è sostanzialmente deludente ma, fortunatamente, riesco comunque a ricavarne delle informazioni utili. Beh, in questo caso delle conferme significative a quanto avevo già ipotizzato/intuito.

Nota (*1): un solo esempio tanto per far capire: riguardo l’Europa spiega che il clima migliore e il suolo più produttivo resero l’Europa del Nord più ricca di quella del sud. Chiaramente dimentica i circa duemila anni di storia dell’impero romano per non parlare dei secoli di splendore della Grecia. Inutile che riporti i suoi argomenti “geografici” che spiegano il successo del nord Europa perché è ovvio che sono in contrasto con quelli che portarono precedentemente al successo il sud.
Aggiungo che l’autore dà un gran peso al clima “buono”, i fiumi navigabili (ma resi tali dall’opera dell’uomo con canali per connetterli insieme etc.) e alla “grande pianura europea” ma dimentica invece totalmente l’importanza del Mar Mediterraneo… vabbè, l’esperto è lui...
Nota (*2): tratto da “Le 10 mappe che spiegano il mondo” di Tim Marshall, (E.) Garzanti, 2017, trad. Roberto Merlini, pag. 125.
Nota (*3): ibidem, pag. 130.

venerdì 14 giugno 2024

Varie giugnesi

Ho voglia di scrivere ma non so bene di cosa.

Da quando sono tornato in città sono rimasto praticamente fermo nelle mie letture: al 70% per colpa del caldo e del rumore e al 30% per gli scacchi ai quali, nel tentativo di tornare in forma, sto dedicando molto tempo.

In particolare ho scoperto un canale YouTube fatto benissimo: Daniel Naroditsky.
Si tratta di un GM americano molto forte che pubblica video di sue partite e che commenta sia durante il gioco che, per entrare in eventuali dettagli, dopo di esso.
Veramente bravo e chiarissimo. Ovviamente sono andato a consultare il suo tipo psicologico sul solito sito inaffidabile che guardo sempre, Daniel Naroditsky su Personality-Database.com, e lo danno come INTP. Condivido: mi fornisce le informazioni in “formato” perfetto per me e c’è la classica “risonanza” che ho iniziato a riconoscere…
Comunque sto facendo indigestione dei suoi video e, contemporaneamente, sto accumulando molti nuovi criteri di valutazione della posizione: che poi riesca a metterli in pratica è un altro discorso ma intanto li assorbo.

Sul pericolo di guerra nucleare (v. anche Pericolo di guerra nucleare) non ci sono novità rispetto a quanto ho già scritto. Fra le “mie” fonti vi è consenso che il pericolo maggiore possa venire dagli F15 per i motivi che ho già spiegato: 1. pericolo (nel senso di sospetto russo) che abbiano armi nucleari; 2. possibilità che abbiano le basi non in Ucraina. Per adesso comunque la loro consegna è stata ancora rimandata.
Sulla possibile risposta di Putin non c’è unanimità: personalmente sono orientato su una risposta “morbida”. Proprio perché i russi stanno vincendo non hanno bisogno di rischiare una guerra nucleare da cui tutti avrebbero da perdere. I rischi maggiori li prende chi perde, nel tentativo di ribaltare il risultato, non chi vince. Contemporaneamente però ci sono anche in Russia molti “falchi” (e probabilmente parte significativa della popolazione) che vorrebbero una risposta significativa: bisognerebbe conoscere bene la politica russa per capire quanto possano incidere sulle decisioni di Putin.

Un argomento secondario discusso un po’ da tutti è poi quello degli istruttori francesi direttamente in Ucraina. Come mai addestrare i soldati ucraini in Ucraina, col pericolo dei bombardamenti russi, e non in Europa come fatto fino ad adesso? Che vantaggio c’è?
Anche qui le “mie” fonti hanno opinioni diverse:
1. Si inizia a mandare poche truppe con compiti limitati e poi, via via, se ne mandano di più. Insomma un mezzo per iniziare a fare qualcosa abituando progressivamente l’opinione pubblica occidentale all’idea.
2. “Speranza” in un forte reazione russa in maniera da coinvolgere gli USA con truppe di terra.
3. Gli ucraini che volevano combattere sono già sul fronte: quelli rimasti non vogliono rischiare la propria vita in una guerra persa. Se questi soldati avessero la possibilità di arrivare in Europa occidentale potrebbero richiedervi asilo politico (chi fugge dalla guerra ha diritto di asilo).
Io onestamente non ne ho idea: penso che Macron sia abbastanza disconnesso dalla realtà e il risultato delle europee in Francia lo dimostra. A maggior ragione è quindi difficile stabilire cosa abbia in mente.

Ancora si aspetta la decisione sul mandato di arresto per Netanyahu da parte dei giudici della ICC: cosa decideranno? Le “mie” fonti pensano che a giorni tale richiesta verrà accolta ma io non ne sono così sicuro. Le pressioni statunitensi sui giudici della ICC sono fortissime: minacce vere e proprie ai giudici e ai loro famigliari.
Per esempio: House approves bill hitting International Criminal Court for Israel warrants da Politico.com
Oppure: House Votes to Impose Sanctions on I.C.C. Officials Over Israel Prosecution dal NYTimes.com

Per la politica nostrana sono curioso di vedere come andrà a Firenze il ballottaggio fra Sara Funaro (PD+altri) al 43.17% e Eike Schmidt al 32.86% (FdI, Lega, Forza Italia e lista civica Schimdt).
Nonostante l’ampio margine iniziale di circa 11 punti percentuali secondo me la Funaro rischia di perdere. La mia teoria è che molte persone a Firenze non vadano a votare perché tanto vince sempre il candidato del PD: col ballottaggio però molti che si sono astenuti andranno al secondo turno per tentare di dare una “spallata” al PD. Vero anche che molti del PD che non hanno votato al primo turno magari andranno a “difendere” la propria candidata allo spareggio ma penso che il numero dei primi sia sostanzialmente maggiore dei secondi.
Già i dati sull’affluenza saranno indicativi: più è alta e peggio andrà per il candidato PD.

Ah! Ho comprato su una bancarella un bel libro: “Pensieri” di Blaise Pascal. Si tratta di una raccolta (vera e non fasulla come quella di Lichtenberg) di aforismi. L’ho già iniziato a leggerlo dato che non è impegnativo e mi pare ricca di spunti: forse Pascal è un po’ troppo cristiano per i miei gusti ma comunque è godibile.
Cosa intendo con “troppo cristiano”? Beh, che troppi dei suoi ragionamenti si riducono e concludono sul concetto di Dio: e la cosa mi pare una scorciatoia per non analizzare veramente l’essenza di una problematica o di una questione.

E già che ci sono un rapido aggiornamento su “Le dieci mappe che spiegano il mondo”. Ho iniziato la lettura del quarto capitolo sull’Europa e, dato l’argomento, le conoscenze vaghe e approssimative dell’autore divengono evidenti.
Ricapitolando:
Russia → No,
Cina → Sì,
USA → Nì,
Europa (parziale) → NOO!!!
Non che sia una lettura inutile ma ormai ho inquadrato l’autore e so che dovrò prendere le sue asserzioni con MOLTA prudenza.

Conclusione: ho scritto questo articoli a pezzetti via via durante la mattinata (credo si noti!). In realtà adesso avrei un’altra idea piuttosto interessante ma non voglio divagare ulteriormente e quindi la rimando a un corto a un pezzo per domani…

giovedì 13 giugno 2024

25. Volontaria suo malgrado

Nelle scorse puntate:
Nel precedente episodio abbiamo scoperto il piano, ideato dall’Ingegnere e finalizzato dall’IA, per uccidere Strabuccinator che, nel frattempo, è risultato essere particolarmente difficile da eliminare con mezzi tradizionali.
Alla dottoressa Saltenberger sono toccati gli aspetti pratici: lei ne è ben felice perché le sembra l’opportunità per riacquistare la stima del proprio capo e farsi togliere la nomea di “dottoressa poco di buono”. La soluzione della dottoressa è un veleno capace di uccidere Strabuccinator se non abbandona il suo avatar nei 15 secondi circa necessari affinché faccia effetto. Per somministrare alla creatura questa sostanza si è pensato di sfruttarne il desiderio bestiale e contro natura del mostro: è stato appositamente reclutato un nuovo agente, che per l’IA riuscirà ad attrarre Strabuccinator e a ridestargli le luride voglie, al quale verrà inserito nell’ano la siringa col veleno che l'ucciderà. Cosa mai potrà andare storto?

Con questa puntata inizia effettivamente il romanzo con l’entrata in scena di una nuova protagonista: XXX!! Beh, il nome viene rimandato di una puntata e non mi pare quindi il caso di anticiparlo...
Non sto a ripetere ciò che ho scritto altrove (v. Jung, Strabuccinator e Hobsbawm) ma tutto il racconto nasce dall’idea di questo personaggio basato (essenzialmente per l’aspetto) su una persona reale: ne sublimai il desiderio in uno sforzo creativo con esiti discreti (*1).

Fin dalla prima frase emerge poi un nuovo aspetto della personalità della Saltenberger: un certo cinismo nel voler sfruttare la sua recluta per i propri scopi che, in questo momento, consistono: 1. nel riconquistare la stima e la fiducia del proprio direttore Gordon Snurf; 2. coronare la storia sentimentale col capitano Patt Mac Burgerein.
Soprattutto emergerà la dualità vittima carnefice: la psicologia ci spiega che i grandi mostri nascono come vittime. Qui (e nelle puntate successive) vedremo le dinamiche di questa genesi in azione.
La dottoressa, umile e sottomessa col proprio capo, si rifarà contro la bella ragazza da lei stessa reclutata: questo mi permetterà di approfondire la tematica della psicologia femminile nel mondo del lavoro, soprattutto quando vi è competizione con un’altra donna. Il fatto che le due ragazze siano entrambe belle e seducenti, non ammorbidisce ma esulcera il loro rapporto, per non parlare della possibile competizione romantica...

Si capisce fin dai primi paragrafi che, causa il poco tempo per il reclutamento, quello della nuova recluta non è stato proprio volontario volontario. Anche il colonnello col suo acume ed esperienza sospetta che qualcosa non vada: ma più che avere perplessità morali è preoccupato da eventuali problemi con le risorse umane. La dottoressa poi considera la mancanza di entusiasmo della recluta per il nuovo lavoro come un affronto e una minaccia personale. Ma, e qui emerge il pizzico di cinismo di cui ho accennato precedentemente, la dottoressa ha progettato anche la maniera per sbarazzarsi della recluta una volta che questa avrà esaurito il proprio compito.

Non manca poi una scenetta a sfondo erotico in cui la dottoressa è vittima della propria astuzia.

Ah! il punto di vista è esclusivamente quello della dottoressa Ruth Raden von Krausslofter.

Il fattore FE è discreto: direi 6/10...

Nota (*1): non riuscii a togliermela dalla mente del tutto ma evitai che divenisse un pensiero ossessionante. Insomma lo scrivere questo racconto fu un’ottima valvola di sfogo.

martedì 11 giugno 2024

10 anzi 5

Ho comprato (e già letto) una mezza fregatura: Libretto d’appunti – Aforismi e pensieri di Georg Christoph Lichtenberg, (E.) Fiorenzo Albani, 2023, a cura di Nello Sàito.

Gli aforismi sono veramente piacevoli e il problema è solo il formato dell’opera: una selezione di una selezione della raccolta originale di aforismi dell’autore in nove volumi raccolti in circa 35 anni. Il risultato è un condensato che probabilmente riflette più il pensiero del curatore (di cui non mi importa niente) che quello dell’autore.
Anzi nel complesso mi pare un’operazione irrispettosa dell’autore ridurre una sua opera così grande in un libriccino di 70 pagine che si legge in meno di un’ora.

Detto questo, strizzando l’occhio alla grande ironia di Lichtenberg, di seguito presenterò i dieci cinque aforismi che più mi sono piaciuti.

In totale nel libriccino ce ne sono 190 e io ne ho evidenziati, se ho contato bene, 47. Insomma non una scelta banale: li dovrò scorrere, cercare di valutarli e poi ripetere l’esame fra i migliori rimasti fino a quando non avrò dieci aforismi.

A me sarebbero piaciuti quelli sulla società (per la mia Epitome) ma di questi non ce ne sono molti anche se ne ho riconosciuto uno che avevo trovato in una raccolta generica di aforismi. Spicca l’umorismo, un certo buon senso ed equilibrio e alcune notevoli intuizioni sul futuro.
A me colpiscono anche gli aforismi in cui si intravede la personalità dell’autore. Uhm, come spiegarmi… vi vedo delle anomalie logiche la cui probabile spiegazione getta luce sul modo di pensare dell’autore e quindi sulla sua personalità. Poi ci sono le verità a cui non avevo già pensato e che quindi apprezzo come nuove. Poi quelle scritte in maniera brillante o quelle che evidenziano intuizioni profonde.

Tenete presente che morì nel 1799 (e la raccolta va dal 1764 al 1799) e che fu un professore universitario di fisica (oltre che scrittore). Dal poco che ho letto credo che potrebbe essere un INTP: vediamo che dice al riguardo il mio solito sito inaffidabile… lo danno ISTJ con 5 voti: 3 ISTJ, 1 INTJ e 1 ENTP… boh, io mi astengo, non ne so abbastanza… Comunque dall’immagine che dà di se stesso credo si possa escludere che fosse estroverso… vabbè…

Bene: alla prima “passata” sono rimasto con 14.

Fra queste ne spiccano 4 o 5 che quindi posso già presentare.

1. «Ch’io prima di credere a qualche cosa lo lasci filtrare dalla ragione, non mi sembra per nulla straordinario; non più di quando mastico un boccone nell’anticamera della mia gola prima di inghiottirlo. È strano dire queste cose, e [forse “è”?] troppo evidente per i nostri tempi, ma temo che diverrà sin troppo oscuro da qui a duecent’anni.» (*1)

Qui sarebbe importante conoscere il contesto di questa frase che indubbiamente suona profetica. In particolare i duecent’anni ci portano a un anno compreso fra il 1964 e il 1999.
Io vi leggo l’intuizione che il pensiero illuminista non sarebbe durato per sempre: forse l’autore già intravedeva il romanticismo in contrapposizione alla razionalità…
Non so: come ho scritto bisognerebbe conoscere meglio il contesto ma di sicuro è una frase affascinante.

2. «Leggere significa prendere in prestito; tirarne fuori qualcosa di nuovo significa ripagare il debito.» (*2)

Sono d’accordo: vi vedo un’analogia con Plutarco: “Imparare non è riempire un secchio ma accendere un fuoco.”

3. «Presso la maggior parte degli uomini l’incredulità in una cosa si basa sulla cieca credenza in un’altra.» (*3)

Profondamente vero. La misconoscenza è nella natura umana: la pervicace tendenza a non voler considerare i fatti oggettivamente per non dover riformulare il proprio giudizio sulla vita (antiresipiscenza). La protezione della propria autostima: i fattori psicologici che entrano in gioco sono tantissimi…

4. «Non so dire in verità se la situazione sarà migliore quando cambierà; posso dire che deve cambiare se si vuole che sia migliore.» (*4)

Questa è la potenziale epigrafe per [E] 13.2, “Alla ricerca di alternative”: non ricordo però se effettivamente fa parte della “Gnomica” o no…

5. «Se un’altra generazione dovesse ricostruire l’uomo in base ai nostri scritti sentimentali lo vedrà come un cuore provvisto di testicoli. Un cuore con uno scroto.» (*5)

Non potevo non inserire un aforisma che mi ha fatto ridere di cuore (appunto!). Aggiungo che quello che Lichtenberg dice per la sua epoca è probabilmente applicabile a tante altre. Visione molto Ti secondo me: quindi ISTP o INTP in questa frase.

Quasi quasi, visto che ho già scritto abbastanza, invece di selezionare faticosamente altri cinque aforismi, mi fermo qui…

Conclusione: nel complesso sono contento perché, a parte quella segnalata, ho trovato altre 4 o 5 potenziali epigrafi per la mia Epitome: magari non sono eccezionali di per sé ma illustrano piuttosto bene i capitoli/sottocapitoli a cui le assocerei.

Nota (*1): tratto da Libretto d’appunti – Aforismi e pensieri di Georg Christoph Lichtenberg, (E.) Fiorenzo Albani, 2023, a cura di Nello Sàito, pag. 17.
Nota (*2): ibidem, pag. 29.
Nota (*3): ibidem, pag. 30.
Nota (*4): ibidem, pag. 34.
Nota (*5): ibidem, pag. 41.

lunedì 10 giugno 2024

Votare o votare bene?

È più importante votare o votare bene?

Per capirci:
1. consigliereste di votare a una persona che vi ha detto che voterà usando un dado dentro la cabina elettorale per decidere quale partito votare?
2. consigliereste di votare a una persona che vi ha detto che voterà il partito “opposto” (come ideologia) al vostro?

In realtà i casi 1 e 2 sono diversi. Chi crede nel meccanismo democratico dovrebbe consigliare anche alla persona che voterà in maniera opposta a come farebbe lui di andare a votare. Qui ha (dovrebbe avere) infatti la priorità il rispetto per il prossimo e per le sue capacità decisionali.
Nel primo caso invece si prende in giro il principio democratico e chi crede nella democrazia dovrebbe cercare in tutti i modi di dissuadere il tizio dal votare a caso ma pregarlo di sforzarsi usare un qualunque criterio razionale di scelta.

E qui nascono le complicazioni: c’è tanta differenza fra usare un criterio stupido e votare a caso?
E come si giudica la bontà di un criterio altrui? Cioè dove finisce il nostro “rispetto per le capacità decisionali” dell’altra persona?

Perché in teoria ogni persona dovrebbe votare per la forza politica che faccia massimamente i suoi interessi: le varie forze dovrebbero accordarsi poi fra loro e arrivare a stabilire leggi e regole comuni che mediano fra le diverse esigenze di tutte le parti. Nessuno ottiene tutto quello che avrebbe voluto ma tutti ottengono qualcosa. In più l’elettore dovrebbe punire o premiare i politici che hanno fatto male e quelli che hanno fatto bene. Vabbè, in teoria...

Ma ovviamente, come sappiamo, la democrazia non funziona così.
I politici si accapigliano per spartirsi i voti degli elettori ma poi gli interessi che andranno a servire saranno sempre quelli dei potenti: il voto è un teatrino a beneficio del popolo per illuderlo di contare qualcosa quando in verità non conta niente.

Forse per questo la pubblicità “progresso” che invita a votare non si preoccupa di menzionare la qualità del voto. Alla fine il voto di chi si è studiato tutti i programmi politici e ha seguito alla televisione tutti i dibattiti conta esattamente quanto quello del tizio che vota usando un dado: niente.

Però più gente partecipa alla farsa e più la farsa diventa credibile: quando il potere deciderà qualcosa di assurdo, che va in maniera palmare contro gli interessi della popolazione per favorire quelli di pochissimi (come una guerra), alla popolazione che mugugna/protesta gli si potrà dire “ma questa è la democrazia! Dovevate votare altre forze, ricordatevene la prossima volta…”.
Ovviamente qualsiasi forza venga votata il risultato sostanzialmente non cambia: sì, vabbè, qualche piccolo contentino che serve più che altro a mantenere l’illusione di perseguire un proprio programma vi potrà anche essere ma, sulle questioni importanti, votare Tizio o votare Caio non fa differenza.

Vabbè, avevo iniziato a scrivere questo pezzo ieri.
Come stabilito in UE 2024 ero partito dalla città per andare a votare nel mio collegio elettorale. Dovete sapere che qualche mese fa hanno distrutto la scuola materna in fondo alla strada dove ho sempre votato e così, tempo fa, avevo ricevuto dal comune una lettera con all’interno quella che pensavo essere una scheda elettorale sostitutiva dato che indicava la nuova sede di voto…
In teoria pensavo di essermela portata dietro in maniera poi da poter passare subito a votare e poi andare a casa, invece l’avevo dimenticata a casa. Così la prendo prima di ripartire e vado alla ricerca della nuova sede, ora decisamente lontana, a occhio sui 7Km, forse più.
Arrivato alla sezione scopro che la lettera che mi ero portato dietro non era una nuova tessera elettorale ma un adesivo da appiccicare alla vecchia tessera!
In realtà il vostro intelligentissimo KGB, che non aveva letto una singola parola di quanto scritto nella lettera, si era accorto che sembrava trattarsi di un documento adesivo ma non aveva fatto due più due.
A questo punto dovevo decidere se farmi un 15Km extra (fra andata e ritorno) per andare a prendere la vecchia tessera a casa o tornarmene in città: voglio fare tutto il possibile per evitare una guerra nucleare al costo di 15Km di strada?
Ovviamente no! Non avendo figli di cui preoccuparmi una guerra nucleare e la distruzione del genere umano mi interessa il giusto… vorrà dire che mi sentirò un pochino in colpa!

A parte gli scherzi qui emerge qualcosa della mia eredità INFP (che sospetto fossi da bambino fino a 5-6 anni). Ero consapevole che la mia scelta di lasciar perdere il voto per evitare 15Km dopo averne fatti una cinquantina non era logica. Ma ho interpretato il tutto come un segno: se la vecchia scuola materna non fosse stata distrutta avrei votato, se avessi letto per bene la lettera avrei votato, se mi fossi ricordata di portarmela dietro avrei votato… Sembrano tutti segnali che mi sconsigliavano di votare. Perché? L’unica “logica” è che la Lega mi avrebbe tradito votando per la guerra o non opponendosi a essa: in questa maniera non ho corresponsabilità.

Invece, per farmi rabbia (!), mio padre che non esce praticamente più di casa dai tempi del covid-19 è andato a votare: sono venuto a prenderlo i servizi sociali e lo hanno poi riportato a casa!
In realtà lui è andato essenzialmente per le elezioni comunali. Per le europee è come se fosse andato a votare col dado…

Ieri sera il solito Christoforou ha parlato delle elezioni europee. Secondo lui votare serve a poco: secondo la costituzione i compiti del parlamento europeo sono molto limitati. Tutto il potere sta nella commissione e nel consiglio.
Il vero scopo del parlamento europeo è quindi solo quello di dare alla popolazione l’illusione di democrazia ma, in realtà, di democratico la UE ha molto poco.
Come al solito mi trovo molto d’accordo con Christoforou e per comprendere la situazione mi è stato utilissimo leggere “The framers’ coup” dove si capisce quali siano i problemi di una costituzione che deve mettere insieme stati diversi con esigenze diverse: per contrasto si capisce cosa non è stato fatto in Europa e perché le istituzioni UE sono uno scatolone privo di valori democratici.

Conclusione: niente ho un po’ divagato ma, mi pare, ho dato qualche spunto di riflessione interessante.

sabato 8 giugno 2024

24. Veleno sicuro ed efficace

24. Veleno sicuro ed efficace
Con un giorno di anticipo ho deciso di pubblicare l’usuale pezzo di commento alla nuova puntata di Strabuccinator (pianificata per domani anche se, ricordo, le precedenti pianificazioni programmate mesi fa erano miseramente fallite).

Riassunto puntate precedenti
Nella scorsa puntata si è conclusa la scena con Pescasoda: in questa puntata torneremo quindi a seguire i piani della squadra dello SHITS.
Avevamo lasciato la squadra del colonnello/direttore Tualet col “trionfo” dell’Ingegnere: la dottoressa von Krausslofter l’aveva infatti scambiato, nell’oscurità della sala riunioni dove veniva proiettato la pellicola dell’incontro fra Strabuccinator e Baccabriciola, per il suo amato capitano.
Difficile stabilire chi si fosse approfittato di chi: comunque, siccome questo è un romanzo impegnato e vuole anche illustrare le ingiustizie del mondo del lavoro, l’Ingegnere si era guadagnato molti elogi mentre la Raden era stata tacciata come “dottoressa poco di buono”.
La puntata si era chiusa con l’entusiasmo del colonnello per il piano elaborato dall’Ingegnere. Da un punto di vista sentimentale il buon capitano Mac Burgerein sembrava invece aver comunque perdonato la propria spasimante.

Nella puntata odierna
Finalmente entreremo nei dettagli (non troppo tecnici!) del piano dell’Ingegnere (e avremo qualche notizia in più su questo importante personaggio).
La dottoressa, che ha l’importante compito di escogitare le soluzioni scientifiche necessarie al piano, sta cercando di presentarsi in maniera super professionale per cercare di riconquistarsi la stima del colonnello senza, ovviamente, perdere di vista le proprie mire romantiche sul capitano Carl Patt Mac Burgerein.
Scrissi il romanzo nell’estate del 2022 ma il tema dell’IA era decisamente, quasi profeticamente, importante: in questo caso Alezia, l’IA dello SHITS, nonostante una certa tendenza a consigliare acquisti, si fa carico della pianificazione concreta delle varie operazioni.
Inizia poi a delinearsi una nuova rivalità: quella fra il dottor Hans Jack Nigorosky Stracovich e la sua più giovane collega che egli ritiene favorita dalle politiche sessiste dell’agenzia.
Poi, non vorrei essere troppo duro nel mio giudizio, ma sembrerebbe quasi che il colonnello, magari inconsciamente, sia appena appena un pelino maschilista: un maschilismo paterno e bonario ma sempre maschilismo.
Dei dettagli del piano non anticiperò niente ma mi pare piuttosto credibile e astuto nel contesto della logica paradossale del racconto.
Infine, come si intuisce dal titolo della puntata, in questo romanzo cerco di promuovere i valori della scienza e di combattere la disinformazione di quei maledetti negazionisti che negano l’innegabile.

Il fattore FE è bassino qui, diciamo pure 0/10, ma ci rifaremo nelle prossime puntate quando, finalmente, verrà introdotto (letteralmente) il nuovo personaggio su cui, come spiegato, avevo basato tutta l’idea del racconto.
Ieri ho riguardato “Inception” e mi sono accorto che il mio personaggio, o meglio la ragazza su cui tale personaggio è basato, ricorda molto l’attrice Marion Cotillard solo che è più giovane, bella e affascinante! Ecco, così adesso sapete cosa aspettarvi… più o meno...

giovedì 6 giugno 2024

Pericolo di guerra nucleare

Nel pezzo UE 2024 ho scritto delle mie decisioni elettorali basate, principalmente, sul timore di una guerra nucleare.

Oggi voglio scrivere da cosa derivano queste mie paure dato che, forse, negli ultimi tempi, le ho date per scontate.

Come al solito non so cosa raccontano i media italiani dato che non perdo tempo a seguirli: per questo cercherò di riassumere il più semplicemente possibile quali sono i fattori in gioco e mi scuso anticipatamente se così facendo scriverò cose ovvie e risapute.

Un primo problema sono gli F16 di cui a giorni (settimane?) dovrebbero arrivare i primi modelli regalati (venduti?) all’Ucraina.
Difficilmente cambieranno le sorti della guerra considerando anche il loro numero estremamente limitato: certo hanno la capacità di fare qualche danno alle forze russe ma il vero problema è un altro.
Si tratta di veicoli in grado di trasportare e lanciare ordigni nucleari: a quanto sappiamo l’Ucraina non ha tali armi ma, dal punto di vista di Mosca, la Russia come fa a esserne sicura? Si deve fidare della parola degli americani che gli F16 in volo in Ucraina non lanceranno missili nucleari contro obiettivi russi?
Ovviamente questa fiducia, per di più durante una guerra, non può esservi e per questo i russi dicono che saranno costretti a considerare tali aerei come delle minacce nucleari e a reagire conseguentemente.
In cosa consista questa reazione non è chiaro: si parla per esempio di colpire le loro basi aeree anche se queste fossero fuori dall’Ucraina in paesi NATO. In tal caso scatterebbe l’articolo 5 che impone ai vari membri dell’alleanza di difendere il paese aggredito? L’attacco a una base, per esempio in Romania o Polonia, di aerei che vanno a colpire obiettivi in Russia sarebbe un’aggressione o una difesa preventiva?

Un altro elemento di rischio è un confine posto dallo stesso Putin alla continua e progressiva intensificazione del conflitto portata avanti dall’Occidente. Non so se ricordate ma inizialmente i nostri media dicevano: “mai carrarmati occidentali all’Ucraina” e mesi dopo “mai aeri da combattimento a Kiev” e simili. Ma via via che la guerra prendeva una piega sempre peggiore per l’Ucraina l’Occidente ha deciso di intervenire nel conflitto sempre più pesantemente. Per esempio recentemente si parlava di inviare truppe occidentali sul suolo ucraino, non al fronte ma nelle retrovie per liberare così truppe locali per il combattimento.
Adesso, dopo aver recitato la solita pantomima del “non lo faremo mai e poi mai, però forse se…” (v. anche La setta: come al solito Christoforou ci aveva visto giusto), si è data l’autorizzazione a Kiev per l’uso di armi occidentali (che probabilmente richiedono l’impiego di esperti occidentali per essere usate) per colpire direttamente il territorio russo. E qui Putin ha fatto sapere che la Russia in questo caso reagirà.
In genere era l’Occidente che diceva “non faremo mai XXX” per poi rimangiarsi la parola a mesi di distanza. E anzi adesso si dice, proprio perché la Russia non ha reagito al superamento di tali confini, che l’Occidente stesso si era dato (!), allora non reagirà nemmeno in questo caso: cioè Putin sta bluffando.
Con la “piccola” differenza che i primi erano “confini” stabiliti dall’Occidente per l’Occidente mentre questo lo ha tracciato Putin stesso: c’è una certa differenza, no?

Il pericolo di un coinvolgimento diretto della NATO è che quasi certamente porterebbe all’uso delle armi nucleari con la conseguente distruzione del genere umano.

Ma il pericolo maggiore di cui nessuno parla abbastanza è secondo me un altro: un attacco nucleare che si verifichi per errore, senza che nessuno lo voglia veramente. Durante la guerra fredda i momenti in cui si è sfiorata la guerra sono stati molteplici e adesso i pericoli di equivoci si sono moltiplicati con USA e Russia che avrebbero a disposizioni solo pochi minuti per decidere se lanciare un attacco oppure no.
Questo è probabilmente il pericolo maggiore, difficilmente quantificabile ma di sicuro sempre più alto: una guerra nucleare per errore che magari nessuno avrebbe veramente voluto.

L’altro elemento da considerare sono le elezioni americane di novembre.
La paura dei badanti di Biden è che l’Ucraina capitoli prima di tale data segnando così la fine delle possibilità di rielezione per Capitan Demente (*1).
In questa ottica andrebbero, secondo alcune “mie” fonti, interpretati gli ultimi aiuti occidentali: passate le elezioni, sia che vinca Trump o che Biden venga confermato, ormai Washington ha capito che il progetto è fallito e che non vale più la pena investire in esso. Ma proprio per non farlo crollare in estate o a inizio autunno si darebbero quelle capacità in belliche in più a Kiev affinché riesca a prolungare di qualche mese la lotta.

Domanda retorica: chi è più disposto a prendersi rischi: chi sta vincendo o chi sta perdendo?
La risposta è che la parte che sta perdendo è pronta a rischiare tutto il rischiabile nel tentativo disperato di ribaltare il risultato che si va prospettando. In una partita di calcio qual è la squadra che si getta all’attacco negli ultimi minuti per cercare di segnare gol? Quella che sta già perdendo e che, quindi, è disposta a rischiare di subire un’altra rete nel tentativo di segnare a propria volta.
Per questo l’Ucraina sarebbe felicissima di un coinvolgimento diretto della NATO perché, nonostante il pericolo di guerra nucleare, Kiev sa benissimo che la guerra così come sta andando è ormai persa.

Per finire un video del giudice Napolitano in cui viene intervistato un nuovo ospite, esperto di Russia e questioni russe: Prof. Gilbert Doctorow, PhD: Are Russian Threats Serious?

Il professore dice che l’interpretazione delle parole di Putin fatta da altri ospiti del giudice Napolitano è troppo letterale: secondo lui quindi la Russia non risponderà con un attacco nucleare, se e quando qualche proprio obiettivo sarà attaccato grazie alle armi occidentali (probabilmente manovrate da soldati occidentali su dati satellitari occidentali), ma sarà qualcosa di più moderato.
Putin infatti è un individuo prudente e, oltretutto sta vincendo, consapevole che una guerra nucleare porterebbe alla fine della Russia se non del genere umano, perché correre tale rischio?
E in effetti il solito Christoforou ipotizzava che la risposta di Mosca avrebbe potuto essere colpire i droni occidentali che volano sul Mar Nero e che contribuiscono a fornire dati strategici all’esercito ucraino. Il ministro degli esteri russo (o forse Medvedev?) ha detto che la Russia potrebbe optare per una risposta "asimmetrica": per esempio fornire proprie armi a nemici dell’occidente, e si è così pensato agli houti…
Possibile, possibilissimo che queste siano risposte plausibili: è probabile che la risposta di Mosca sia multiforme.

Comunque il professore è stato “tranquillizzante” e fa ipotesi di risposte a intensità progressiva:
1. colpire ed eliminare il governo di Kiev; dare tempo di qualche giorno per l'evacuazione della popolazione e poi usare una nucleare tattica su Kiev.
2. colpire i centri militari che collaborano con lo sforzo bellico di Kiev in Polonia e Romania. E l’articolo 5? Non va preso alla lettera, la guerra non sarebbe automatica e ci sarebbe spazio di manovra politica.
3. colpire le fabbriche che producono armi in Germania, Regno Unito e/o Francia.

Rassicurante, no?

Insomma se tutto va bene la guerra nucleare sarebbe un rischio calcolato che sia gli USA che la Russia vorrebbero evitare. E se però qualcosa va male? È questo il problema: siamo sul filo del rasoio ed è facile tagliarsi…

Conclusione: ecco, questo è il contesto che spiega la mia preoccupazione per il futuro e quindi, per minimizzare nel pochissimo che posso questo pericolo, ho deciso di votare come spiegato in UE 2024
Poi spero che qualcuno mi commenti e mi spieghi che non c’è alcun pericolo: non ci crederei ma mi farebbe piacere!

Nota (*1): Behind Closed Doors, Biden Shows Signs of Slipping dal WSJ…

Si riscrive il passato

Qualche tempo fa, ascoltando distrattamente uno dei documentari che girano sul canale televisivo Focus, mi capitò di ascoltare un’informazione di storia recente che non mi convinceva: non ci feci troppo caso e adesso non ricordo neppure di cosa si trattasse.

Ieri invece un altro documentario ha affermato chiaramente che il primo uomo nello spazio è stato tale lo statunitense Shepard e non il sovietico Yuri Gagarin. Ho controllato su chatGPT che, al momento, conferma che il sovietico è andato nello spazio circa un mese prima di Shepard…

Oggi si parlava di Libia: l’odiatissimo dittatore Gheddafi fu rovesciato dalla popolazione insorta durante la “primavera araba” e non dai bombardamenti francesi/NATO…

E poi ecco gli “squadroni della morte” di Putin! che sarebbe la compagnia militare privata Wagner.
Secondo il documentario, mentre gli USA difendevano democrazia e libertà in Siria, gli uomini della Wagner vi commettevano atrocità. Ovviamente senza specificare di cosa si trattava né, ovviamente, fornire delle parvenze di prove…

Il solito Orwell aveva ragione: “Chi controlla il passato controlla il futuro: chi controlla il presente controlla il passato” (da 1984).

E il documentario in questione avrà già qualche annetto: chissà cosa viene spiegato nei documentari prodotti adesso!

Primo aforisma - 16/6/2024
Ho deciso di iniziare a scrivere aforismi: non l’ho mai fatto prima perché da una parte mi sembrava presuntuoso da parte mia e, da un’altra, troppo facile, quasi banale.

Invece credo, senza preoccuparmi troppo della qualità di ciò che scrivo, che potrebbe essere divertente almeno provarci. Mi viene facile riassumere quello che penso in frasi sintetiche: il problema semmai è ricordarmi le varie idee avute nel corso della giornata…

Bo, dovrei abituarmi a girare con un blocchetto per appunti… vedremo…

Per oggi:
1. 16/06/2024: “Chi non ha niente da dire grida.”

Ah! E ovviamente non mi preoccuperò di verificare cosa sia già stato scritto! Questo per esempio l’ho pensato poco fa sentendo delle fastidiose grida in lontananza mentre ero in giardino… Ma l’idea è semplice e non mi stupirei se fosse già stata scritta non una ma decine di volte...

Dimenticone - 19/6/2024
Lo so, nessuno lo scrive ma la serie più amata dai miei lettori è quella dove commento le puntate di Strabuccinator! E, a proposito di Strabuccinator, già ieri avrei dovuto pubblicare una nuova puntata: il problema è che sabato sono tornato a casa ma, mi piace accusare la mancanza di sonno (*1), ho dimenticato tutto il dimenticabile fra cui il mio zainetto verde dove tengo tutte le cose più “importanti”: il tablet, gli occhiali, il topo (adesso ne uso uno con la rotellina che non funziona e che si muove a scatti!) e simili. Fra i simili c’è anche un disco rigido dove c’era l’ultima versione di Strabuccinator da cui copio le varie puntate per incollarle sul relativo ghiribizzo…

Oramai andrò domani (giovedì) da mio padre a recuperare detto zainetto e quindi dovrete aspettare almeno fino a venerdì per la nuova puntata: forse ne pubblicherò un paio per tenermi in pari, vedremo…

Nota (*1): in realtà sono (e sono sempre stato) super distratto: mi piace pensare a cose interessanti piuttosto che noiose!

mercoledì 5 giugno 2024

23. Fionda perversa

Dopo appena tre giorni è giunto il momento per una nuova puntata di Strabuccinator!

23. Fionda perversa

Nella precedente puntata Strabuccino/Strabuccinator aveva cercato di approfittarsi, con alterni risultati, della bella Pescasoda la quale, anzi, si era pure risentita dei sui tentativi di stabilire un legame (elastico) non ortodossi.
Ovviamente poi l’IA fungina che controlla il gioco ci aveva messo del suo con i risultati che sappiamo…

In questa puntata:
Finalmente Strabuccino ha capito cosa deve fare e, soprattutto, che combinazioni di tasti pigiare per ottenere il risultato voluto.
Il punto di vista è quasi interamente tutto solo dalla parte di Strabuccino/Strabuccinator: solo sul finale c’è un pensiero con le entusiastiche conclusioni di Pescasoda.
Difficile dire se emerga una vena sadica in Strabuccino: apparentemente non capisce la situazione e, del resto, il gioco non gli trasmette le parole di Pescasoda. Eppure sembrerebbe che dovrebbe comunque accorgersi della sofferenza della rossa.
Io però propendo per l’innocenza di Strabuccino: lui si collega al gioco, con tutti i suoi accessori, dal confortevole rifugio della propria casa: come potrebbe immaginarsi che un micelio senziente ha preso il controllo non solo del suo calcolatore ma anche di parte significativa della Rete?

Comunque con questa puntata si conclude la partecipazione di Pescasoda: a breve verrà introdotto il nuovo personaggio per cui queste avventure iniziali avrebbero dovuto servire da rapida premessa e introduzione…
Ah! Vale la pensa ricordare che con questa puntata si arriva a poco meno di un quarto dell'intero romanzo: dalla prossima lo supereremo. Pensate a quanto la situazione si degraderà ulteriormente!

Il fattore FE mi pare alto, sadicamente alto: diciamo 8/10…

UE 2024

Era da qualche giorno che volevo scrivere questo pezzo e, curiosamente, fino a ieri le mie conclusioni sarebbero state diverse da quelle di oggi: vedremo poi cosa è cambiato.

Dal 6 al 9 giugno, suppongo inclusi, ci saranno le elezioni europee: che fare? chi votare?

Da tempo ho stabilito che votare il partito “meno peggio” è sbagliato: contribuisce a spingere la democrazia in un circolo vizioso in cui la qualità dei diversi partiti, intesa come qualità dei propri politici, va sempre più a peggiorare. Lo scrissi nel 2018, sebbene l’idea che però non ero riuscito a esprimere e/o giustificare fosse di molto precedente, in La morale dell’astensione.

Insomma, secondo questo mio principio, votare XXX perché è “il meno peggio” o perché “altrimenti vince YYY” non è un buon motivo e, anzi, nel lungo termine peggiora il livello complessivo della democrazia del paese.

Più recentemente sono arrivato a un secondo principio che risponde alla domanda: “cosa fare se il partito che ci rappresenta è politicamente insignificante?” ovvero se sappiamo che non raggiungerà una soglia minima di rappresentatività, diciamo il 5%?
Beh, la mia conclusione fu che, anche in questo caso, è corretto astenersi.
Mi sembrava di aver scritto un pezzo per spiegare nel dettaglio la mia logica ma ho ritrovato solo il seguente accenno in Chiunque vinca l’Italia perde (del settembre 2022): «Oggi elezioni in Italia. Io non vado: il partitino che avrei votato temo non supererà neppure la soglia di sbarramento: comunque sarebbe, o sarà, irrilevante. E allora non voglio prestarmi a essere preso in giro da questa farsa di “democrazia”.»

In pratica la mia logica è: il partitino che voterei sarà irrilevante ma andando a votare legittimerei l’attuale democrazia che, ormai, è strutturata in maniera tale per fare quello che il potere vuole senza minimamente considerare né gli interessi né la volontà degli elettori. Dal mio punto di vista andare a votare significa dire al potere: “va bene, prendetemi pure per il naso e io rispetterò comunque le vostre decisioni!”….

Questo mio secondo principio, diversamente dal primo, non è sempre valido ma dipende quindi da come consideriamo l’attuale democrazia. Se si crede ancora in essa allora non va applicato. Se per esempio si pensa che il partitino XXX non raggiungerà una grande percentuale ma che, grazie alle sue idee, in futuro continuerà a crescere sempre di più fino a influenzare la maggioranza della popolazione allora significa che crediamo nella democrazia: ovvero che tale partito avrà comunque un minimo di visibilità e che sarà in grado di diffondere liberamente le proprie idee e che non verrà ostacolato con censura o altre misure repressive. Equivale a credere che i partiti tradizionali magari sbagliano le loro scelte ma che comunque sono in buona fede: che se capissero quale fosse il bene per i loro elettori allora farebbero quanto possibile per realizzarlo.
Io non lo credo, ma chi lo credesse farebbe bene a votare il partitino ignorando questo mio secondo principio (*1).

Fino a ieri la mia conclusione sarebbe stata quella di evitare di perdere tempo in questa farsa del voto per l’antidemocratica UE, starmene a casa e dare poi, a tempo debito, un’occhiata ai risultati per vedere se ha vinto cencio oppure straccio e se siamo nella padella, nel forno oppure nella brace.

Però viviamo in un momento eccezionale dove, nel silenzio colpevole dei media, il pericolo di guerra nucleare è concreto più di quanto non lo sia mai stato. E guerra nucleare, nel caso migliore, equivalerebbe alla distruzione dell’intera Europa ma, più probabilmente, dell’intero genere umano.

Considerando il pericolo ritengo sia giusto derogare al mio primo principio, cioè quello di non votare un partito (che però abbia visibilità!) che sia solo “meno peggio” degli altri, se questo prende una ferma (almeno a parole: meglio che nulla...) posizione contro la guerra.
Cioè pur sapendo che questo partito complessivamente andrà contro i miei interessi e magari anche contro quelli del bene e della giustizia comune; pur sapendo che votandolo contribuisco a rendere la democrazia sempre più marcia: ebbene credo che se si allontani seppur minimamente (l’Italia non conta praticamente niente nel panorama internazionale e, di conseguenza tutto quello che dicono e fanno i nostri politici vale pochissimo) la possibilità di una guerra allora è mio dovere, come essere umano, votarlo.

Ma veniamo al video di una delle “mie” fonti preferite: Harris at Swiss summit. Elensky big performance goes bust. Maybe Biden starts WW3. Clooney backs off dal canale Alex Christoforou.

All’inizio del video vi è uno spezzone di un comizio elettorale di Salvini da cui sembrerebbe che abbia capito la gravità della situazione e di sicuro, si dichiara chiaramente e inequivocabilmente, contro la guerra.
Ora non seguendo la politica italiana non so se altri personaggi politici si sono espressi in maniera altrettanto netta contro la guerra: è possibile. In tal caso potete benissimo votare per i loro partiti, qualunque essi siano: per la mia logica non cambia niente.
Solo dovete stare attenti che la presa di posizione sia netta e inequivocabile: se è della forma “Noi siamo contro la guerra, però la Russia […] però se […] però se ce lo chiede l’Europa/NATO […]” allora non va bene.
Riesco per esempio a immaginarmi un leguleio che fa pompose affermazioni aggiungendoci numerose note a margine e “scritte in piccolo”. Oppure quelli “Pace, pace, pace ma se la UE ci dice di saltare dalla finestra saltiamo dalla finestra ringraziando”...
Insomma occhio al pacifismo superficiale per attrarre facile consenso e che, immancabilmente, se vi fosse paradossalmente un voto per la pace o la guerra voterebbe per la seconda.

Insomma data la situazione voterò per la Lega di Salvini nella speranza, seppure piccola, che questo possa servire ad allontanare il pericolo di una guerra con la Russia (che facilmente, col coinvolgimento della NATO, diverrebbe nucleare).

Conclusione: forse è bene specificare che non credo che Salvini sia il paladino della pace. Non mi stupirei neppure se, al momento decisivo, votasse per la guerra. Mi pare però che nel mio piccolissimo egli rappresenti la migliore possibilità che ho per esprimere la mia contrarietà alla guerra.

Nota (*1): per la cronaca io credo che se il partitino desse segni di potenziale crescita allora le forze al potere, che adesso lo tollerano volentieri perché, con la sua esistenza, rende più credibile l’inganno della “democrazia”, inizierebbero a opporsi a esso con maggior vigore censurandolo, facendo pressioni o corrompendo alcuni suoi membri più significativi, con campagne mediatiche o aizzandogli contro magistrati di parte etc. col risultato di bloccarne del tutto o quasi lo sviluppo.