Oggi sono stato a trovare mio padre e per tutto il viaggio, sia andata che ritorno, Radio Sportiva mi ha sfranto i cosiddetti con le vicende del finale di Juventus-Inter di coppa Italia e, in particolare, con i cori razzisti contro Lukako.
Caso vuole che ieri, passando dalla stanza della televisione, mi sia fermato a vedere gli ultimi dieci minuti della partita. Con la mia usuale “sensibilità” INTP mi sono fatto un sacco di risate per i tumulti finali e i cartellini rossi e gialli. È una questione di priorità: per me le cose importanti di questi giorni sono la guerra in Ucraina (con relativa possibilità di guerra nucleare accidentale e conseguente eliminazione del genere umano) e la crisi economica che sta per travolgere USA ed Europa (e quindi devo decidere come tutelare i miei risparmi: sono orientato per i Bitcoin ma è una bella lotta con la mia pigrizia e antipatia per la finanza). Poi, se vogliamo per forza concentrarci sulle cose importanti italiane, direi crisi economica e crimine organizzato sono due problematiche belle pesanti.
Poi, certo, anche i cori razzisti contro Lukako sono sbagliati ma io, se avessi una bacchetta magica e potessi risolvere uno e uno solo dei mali italiani, eliminerei la mafia prima del razzismo. Questione di priorità appunto. Ma io sono un INTP: che ne so di quello che passa nel cervello della gente comune…
Comunque, visto che mi hanno costretto a pensarci per tutto il viaggio, vi faccio partecipi del mio pensiero e vi propongo un punto di vista psicologico sulla problematica che, mi pare, venga completamente ignorato.
Il punto di partenza è Marcuse che a sua volta si rifà a Freud: la civiltà moderna con le sue ingiustizie crea una tensione interna nella maggior parte della popolazione. Il dover obbedire alle innumerevoli regole sempre più opprimenti stressa il singolo che solo raramente trova soddisfazione nel proprio lavoro o, comunque, nella società. Ma l’istinto di Tanatos deve essere sfogato: o lo si rivolge all’esterno, contro altri o cose, oppure all’interno e, in questo caso, provoca malattie mentali (*1).
In parole povere questo significa che molti svaghi della società moderna sono funzionali allo sfogo della frustrazione che il vivere in società (fondamentalmente ingiuste) impone all’individuo. Non è un caso che passata la pandemia, col suo carico aggiuntivo di limitazioni e imposizioni, la gente abbia più voglia che negli anni passati di andare allo stadio: è cresciuto il bisogno di sfogarsi e di lasciarsi andare.
Un giornalista descriveva le facce dei tifosi juventini come non più normali ma “deformate dall’odio”. Io voglio però porre l’accento sul “normali”: si tratta infatti di persone normali che sfogano il loro stress, le loro pulsioni di morte (Tanatos). Normalmente questo avviene saltellando insieme ed esultando per i gol, ingiuriando l’arbitro per un presunto fallo non fischiato e roba del genere. Qualche volta, come nella partita fra Juventus e Inter, la rabbia può sfogarsi attraverso un canale sbagliato e prende connotazioni razziste. In realtà si tratta di un razzismo estremamente superficiale ed epidermico (*2): uno sfogo di persone eccitate dall’adrenalina causata dalla partita.
Ma nelle giuste condizioni (l’importanza e visibilità della partita, la reazione del calciatore, il cartellino dell’arbitro, la semi rissa successiva etc.) ciò è sufficiente per scatenare gli impulsi parenetici dei media che, per un paio di giorni (perché poi altrimenti il calo degli ascolti diverrebbe significativo), non parlano di altro.
Da notare che chi fa la predica appartiene, in genere, a quella fascia ristretta di persone più fortunate che hanno un lavoro appagante (giornalisti, magistrati, dirigenti sportivi, ex o non ex calciatori etc.) e per i quali andare alla partita dovrebbe essere come andare a teatro: un puro divertimento e non una valvola di sfogo psicologica (di cui infatti loro non hanno bisogno).
Il mio punto di arrivo è invece un altro: ammettiamo che si decida veramente, al di là delle chiacchiere, di eliminare il razzismo dagli stadi (invece che la mafia a cui invece siamo ormai affezionati). Cosa succederebbe se, grazie a ulteriori regole, controlli, intransigenza e punizioni severissime, vi si riuscisse?
Semplicemente si tapperebbe una valvola di sfogo ma non la necessità di sfogarsi: la rabbia continuerebbe ad accumularsi nelle persone oppure troverebbe altre vie di uscita. Alcune delle persone “normali” darebbero di matto: magari in famiglia o contro un vicino rumoroso. Più spesso la rabbia si sposterebbe altrove: in altri luoghi dove la folla si riunisce insieme e addirittura (è la teoria di Marcuse che anch’io condivido) contro delle ingiustizie reali. Magari, sarebbe ironico, contro il nuovo razzismo ([E] 14.5) che accompagna la diseguaglianza economica e sociale. Potrebbero aumentare le proteste verso le politiche ingiuste.
E io credo che lo Stato ne sia consapevole e, proprio per questo, dubito che verranno prese misure risolutive: magari qualche singolo da punire ipocritamente tanto per dare l’“esempio”…
Conclusione: la violenza della società è insita nella sua ingiustizia: per risolverla bisognerebbe rendere la società più giusta. Se invece ci si limita a tappare una valvola di sfogo la “pressione” del vapore rabbioso si aprirà una nuova strada oppure fare scoppiare la pentola.
Nota (*1): sfortunatamente non posso rimandare a un unico pezzo: questa sintesi del pensiero di Marcuse l’ho maturata nel tempo. Comunque frammenti di questa si possono trovare nei pezzi Oltre i 4/5, Marcuse (quasi) finale e Divertimento repressivo. Semmai tratto questa problematica nell’Epitome ([E] 22.4) nel sottocapitolo intitolato appunto “Divertimento repressivo”.
Nota (*2): manca di logicità infatti: come può essere vero razzismo se è rivolto solo verso i giocatori di colore avversari e non ai propri? Ma io sono un INTP e ragiono razionalmente: altre persone non lo fanno e alla mia obiezione rispondono con una mera tautologia: “Il razzismo è sempre e comunque razzismo”. A beh, allora...
L'esempio di Benjamin Franklin
4 ore fa
C'è molta confusione ed è voluta: non si tratta di razzismo, che ha connotazioni ideologiche, originatesi nella colonie da parte dei colon(ialist)i per giustificare lo sfruttamento e dissipare crucci di natura religiosa. A volte è semplice, normale insofferenza per lo straniero.
RispondiEliminaL'operazione subdola è il lavaggio del cervello secondo il quale la normalità sarebbe la xenofilia.
Non è affatto un caso che I poteri forti che traggono benefici dalla immigrazione di massa sono i salotti che sciccossamente si schifano per le proteste, contumelie e reazioni vivaci degli inferiori autoctoni sostituendi che subiscono tutto il peggio delle massmigrazioni: banlieue, delinquenza diffusa, conflitto al ribasso per salari e stipendi, espulsione da case e quartieri, esclusione dai già scarsi servizi.
Ciliegina sulla torta, dopo questi sfruttamento e alienazione anche la repressione dei mugugni.
Il pensiero unico impone questa sovversione.
Io osservo allibito queste storture sempre più "deformi" spacciate come giustizia.
Quando questo colossale castello di carte con cazzate stampate in ottone zecchino si sfascerà ne vedremo delle belle.
Di razzismo scrivo raramente nel mio blog: è un argomento che non mi sta particolarmente a cuore e, contemporaneamente, bisogna stare sempre attenti a cosa si dice e si scrive. Come se non bastasse è difficile riuscire a documentarsi perché l’argomento è sempre caldo e spesso viene trattato con fanatismo invece che oggettivamente.
EliminaA dire il vero non ho mai pensato a quale sia l’origine del razzismo: suppongo che un fattore molto importante sia evitare una dissonanza cognitiva. La società tende a assumere complessioni in cui parte della popolazione viene sfruttata: come giustificare tale sfruttamento? Convincendosi che le persone sfruttate siano inferiori.
Da notare che questa definizione è compatibile con lo schiavismo nell’antica Roma (ma anche dell’antica Grecia), con quello degli USA del XVIII e XIX secolo e anche col nuovo razzismo di cui scrivo nella mia Epitome, ovvero, verso i più poveri.
Ovviamente la dissonanza cognitiva è risolta con una giustificazione che varia nel tempo: la giustificazione del razzismo può essere biologica, intellettiva, morale o economica in base all’epoca.
Quindi sì, concordo che quello che in Italia chiamiamo razzismo sia spesso qualcosa di diverso (in genere competizione per le risorse sempre più scarse): spesso un’ingiuria scappata di bocca in un momento di rabbia e a cui non corrisponde una teoria di inferiorità. Concordo anche che volutamente si intorbidi la problematica per evitare che le ipocrisie vengano alla luce: in particolare la sovrapposizione fra razzismo e contrarietà all’immigrazione è artificiosa (vedi anche https://parole-sante.blogspot.com/2018/08/lorizzonte-48-del-razzismo.html )...
Comunque, secondo lei, quali sono i vantaggi che i poteri forti traggono dall’immigrazione in Italia e in Europa?
Chiedo scusa, ho latitato dalla diariosfera, in questo periodo.
EliminaIniziero' con uno dei poteri forti, in campo economico (anche se esistono altri poteri forti come quello religioso, quello politico, etc. che hano stessi interessi).
E' noto che la Confindustria e' da sempre favorevoli alla immigrazione di massa.
Uno dei suoi canali (Radio 24) e' un martellamento costante, da mane a sera, su opportunita', pregi, benefici, meraviglie della immigrazione.
E' molto semplice: gli industriali hanno necessita' di manopodera e di aumentare i volumi di produzione per aumento dei volumi di consumi.
La differenza con il livello artigianale e' colossale: un fornaio ha la capacita' di produzione e lavoro limitate: se nella banlieue nascono altri 1000 magrebini di 2a o 3a generazione, semplicemente, aprira' un altro fornaio.
=> il fornaio artigianale NON ha interessi ad un aumento dei volumi economici oltre le proprie capacita'
La Barilla invece assume operai e aumenta i propri volumi che sono l'ideale per ogni industria.
Non per nulla ha proposto di recente quella schifezza merdosa di "carbonara open", un abominio utile solo a vendere spaghetti a islamici e vegani.
In campo religioso abbiamo che la Chiesa Cattolica, da sempre e' universlaistica: la secolarizzazione dei paesi "liquidi" la fa dimgrire, l'immig4razione di forza lavoro (suore e preti) dai paesi del 3o mondo supplisce.
In campo politico c'e' sempre la tendenza suicida dell'altra religione, quella rossa ora arcobalenga: credono di poter ottenwere i voti dei "nuovi italiani".
In realta' sono ignoranti, fanatici quindi oscurantisti e fingono di ignorare o ignorano che da SEMPRE gli islamici, che sono conservatori e spesso reazionari, una volta che hanno ottenuto il potere servendosi della sinistra, semplicemente la eliminano.
Faccio solo un esempio dei molti: Bani Sadr in Iran.
Buon pomeriggio, messer Vapore Sodo.
Scritto di fretta, chiedo scusa per i refusi.
EliminaNessun problema! L’importante per me sono i contenuti non la loro forma: non le ho risposto subito ieri solo perché volevo farlo con calma…
EliminaRiassumo i suoi punti per cui i grandi poteri sono a favore dell’immigrazione:
1. diminuzione costo manodopera
2. allargamento mercato
3. la Chiesa ottiene preti e suore
4. almeno una parte politica crede di poterne poi facilmente raccogliere il voto.
Dimenticato qualcosa?
Sui punti 1, 2 e 4 sono d’accordo: ho più o meno scritto le stesse cose al relativo capitolo della mia Epitome. Però mi chiedo sempre se non ci sia un qualche altro elemento che mi sfugge: per esempio, in Italia forse negli anni ‘90 avevamo bisogno di manodopera ma, con tutta le delocalizzazione che c’è stata, adesso non credo ci sia così bisogno di lavoratori non specializzati: discorso diverso (forse!) se si trattasse di laureati…
Il punto 3 invece no mi convince: mi sembra un fenomeno forse parallelo ma distinto dall’immigrazione di massa. Non credo che i futuri suore e preti arrivino in Italia sui barconi (che poi in maggioranza, come conferma anche lei, sono musulmani): credo che siano reclutati nei paesi cristiani e arrivino in Italia con le carte in regola.
Comunque la ringrazio per la pazienza e gentilezza dimostratami nel rispondermi: lo apprezzo veramente!