«[Figlio dell'uomo] Porgi l'orecchio e ascolta le parole di KGB
e applica la tua mente alla SUA istruzione
» Pv. 22,17

Qui si straparla di vari argomenti:
1. Il genere dei pezzi è segnalato da varie immagini, vedi Legenda
2. Per contattarmi e istruzioni per i nuovi lettori (occasionali e non) qui
3. L'ultimo corto è questo
4. Molti articoli di questo blog fanno riferimento a definizioni e concetti che ho enunciato nella mia Epitome gratuitamente scaricabile QUI. Tali riferimenti sono identificati da una “E” fra parentesi quadre e uno o più capitoli. Per esempio: ([E] 5.1 e 5.4)

domenica 20 giugno 2021

Divertimento repressivo

Qualche giorno fa ho scritto il pezzo Sesso libero o facile? poi, come spesso accade, il giorno dopo ho avuto una “mezza serendipità”. Andando avanti nella lettura di Marcuse mi sono imbattuto in un concetto che aiuta a comprendere la relazione che vi è fra facilità e libertà sessuale.

Ricordo che il mio dubbio era su quanto la facilità sessuale moderna corrispondesse a reale libertà.
Apparentemente si è portati a pensare che se vi è facilità sessuale allora vi sia anche libertà: io però avevo un dubbio al riguardo, la sensazione/intuizione che non fosse così semplice. Ragionandoci avevo proposto una mia definizione di libertà che non era semplicemente poter fare quello che ci pare ma farlo senza la disapprovazione altrui.
In altre parole legavo la libertà alla morale della società. Ipotizzavo infine che si potesse essere in una fase di passaggio, di mutamento della morale sessuale: ovvero che, nel giro di una generazione (25 anni), effettivamente i nuovi comportamenti sessuali sarebbero stati ritenuti completamente accettabili.

Ma ora voglio presentare il breve passaggio di Marcuse che ho trovato così significativo: «Il bisogno di svagarsi con i divertimenti forniti dalla cultura industrializzata, è repressivo esso stesso, e la sua repressione è un passo verso la libertà.» (*1)

Ovviamente il ragionamento di Marcuse è molto più ampio (*2). Può apparire contraddittorio che un divertimento possa essere “repressivo”. Un mio esempio: dopo aver fatto i compiti vostro padre vi permette di rilassarvi per un’oretta scegliendo fra il leggere uno specifico libro di fantascienza oppure giocando a un certo gioco al calcolatore che dovrebbe stimolare la nostra capacità matematica. Può benissimo essere che, in effetti, ci si possa divertire praticando entrambi i divertimenti proposti ma si tratta chiaramente di un incanalamento della nostra libertà di scelta: una costrizione particolarmente avvertita al momento della decisione fra le due opzioni e magari poi dimenticata ma comunque una repressione delle tendenze naturali a cui ci avrebbe spinto il nostro principio del piacere.

Ma quali sono i “divertimenti forniti dalla cultura industrializzata”?
Si tratta di ciò che è artificiale, un prodotto costruito dalla scienza e industria moderna, contrapposto al divertimento naturale che emerge dalla normale socialità umana, ovvero dalla frequentazione concreta di altri individui.
Sicuramente la pornografia su Internet ha l’elemento di artificialità suggerito da Marcuse; discorso un po’ diverso per i siti di incontri specializzati sempre in rete: questi hanno sicuramente la parte informatica che è artificiale mentre l’incontro vero è proprio dovrebbe essere più naturale. Difficile dire se e quanto la radice artificiale condizioni lo sviluppo del rapporto diretto fra le persone coinvolte. Io credo che sia determinante e che solo eccezionalmente possa evolversi in maniera naturale.

La “facilità sessuale” considerata, vista da questo punto di vista, sarebbe addirittura non vera libertà ma addirittura una forma di repressione.
Ovvio che il discorso è molto più complesso: essenzialmente nessun governo obbliga i propri cittadini a fruire della pornografia o dei siti di incontri in rete. Manca cioè il fondamentale elemento di coartazione.
D’altro canto si può vedere la medesima situazione da una diversa prospettiva: ovvero che il principio di realtà è talmente invasivo e predominante nella vita delle persone da non lasciare letteralmente tempo per forme normali e naturali di socialità. Qualcosa che porta ha un ragionamento di questo tipo: “lavorando 12 ore al giorno tutta la settimana nel week end voglio distrarmi: il sito XXX è la mia valvola di sfogo”.

Insomma in conclusione direi che il “sesso facile” abbia almeno una parte di repressione nascosta, nel senso che indirizza in maniere specifiche, delle naturali pulsioni sessuali che altrimenti avrebbero dovute esprimersi in maniera diversa.
Niente di definitivo o conclusivo ma certamente un altro elemento molto importante da tenere presente ragionando sulla problematica del rapporto fra facilità e libertà sessuale.

Sebbene non direttamente attinente a questo problema vi è una citazione di Freud riportata da Marcuse: «È facile mostrare come il valore che la psiche dà ai bisogni erotici, diminuisce immediatamente non appena la soddisfazione diventi facilmente raggiungibile. È necessario qualche ostacolo per far salire la marea della libido al suo livello massimo.» (Freud) (*1).

Freud mette in relazione la “facilità sessuale” non con la libertà ma col valore che essa ha per la nostra psiche: in sintesi dice che più un qualcosa è facile da raggiungere e minor soddisfazione fornisce.
In altre parole queste forme di distrazioni artificiali non sono troppo efficienti perché il piacere (non sessuale ma psicologico) che forniscono si riduce molto rapidamente e, anzi, esse stesse possono finire per divenire forme di nevrosi.

Volendo ci sarebbe da notare anche un terzo elemento che potrebbe essere significativo.
L’uomo vorrebbe ricercare una felicità duratura e non effimera che in ambito sessuale dovrebbe corrispondere a una relazione anche affettiva non limitata al sesso. È evidente che nella pornografia non si sviluppa nessun rapporto sociale ma, probabilmente, a parte le inevitabili eccezioni, anche nella relazioni sessuali nate da siti di incontri specializzati non si creano relazioni stabili. Tutto rimane confinato al momento dell’atto sessuale e, quindi, dal punto di vista della durata si tratta di piaceri effimeri che, secondo Marcuse, non possono essere soddisfacenti nel lungo periodo.

Conclusione: anche dopo questo pezzo non me la sento di trarre conclusioni definitive ma mi pare però di aver aggiunto molti elementi utili a comprendere il contesto psicologico/sociale di questa problematica. Sicuramente un passo avanti quindi!
Conclusione 2: mentre rileggevo quanto scritto ho avuto una GRANDE intuizione che sintetizzo con questa frase: "Tutto ciò che proviene ed è accettato da un sistema repressivo, come l’attuale principio di realtà, è a sua volta funzionale al mantenimento dello stesso sistema repressivo: un divertimento nato e reso possibile da un sistema repressivo è esso stesso una forma di repressione". Comunque ci ritornerò perché questo concetto finirà direttamente nell'Epitome!

Nota (*1): tratto da “Eros e civiltà” di Herbert Marcuse, (E.) Einaudi, 1968, trad. Lorenzo Bassi.
Nota (*2): ho notato che le sue singoli frasi sono spesso nella loro sinteticità facilmente fraintendibili semplicemente perché interpretabili in numerose maniere diverse. Marcuse andrebbe quindi letto a livello di “pagine” quando non di “capitolo” per afferrarne il senso reale.

Nessun commento:

Posta un commento