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mercoledì 23 giugno 2021

Temporaneo o permanente?

Nel solito “The Framers’ coup” ho trovato una considerazione interessante.

Madison, riguardo a una certa questione politica (non importa qui quale), disse ai suoi amici che era “meglio non fare niente piuttosto che accontentarsi di una soluzione temporanea invece che definitiva”.
Cosa ne pensate di questo approccio in generale?

Personalmente credo che sia impossibile generalizzare ma è comunque utile rifletterci per essere consapevoli della possibilità di “non azione” e di quando questa possa essere conveniente.

Bisogna prima considerare le conseguenze:
1. La soluzione temporanea è subottimale e accettarla previene, almeno temporaneamente, la ricerca di soluzione migliori.
2. Al contrario non fare niente non risolve il problema esistente però mantiene la necessità di trovare una soluzione (che era quello a cui mirava Madison).

Quali di queste due opzioni sia preferibile non è possibile stabilirlo a priori ma dipende da (almeno) i seguenti fattori:
1. la bontà della soluzione temporanea.
2. la durata della soluzione temporanea.
3. la bontà della soluzione permanente.
4. la fattibilità della soluzione permanente.
5. la gravità della situazione da risolvere.

Le combinazioni di questi fattori sono molteplici quindi mi limiterò ad alcune osservazioni e non a un’analisi sistematica.
- La differenza di bontà fra la soluzione temporanea e permanente è forse il fattore più decisivo.
- Anche l’urgenza della situazione da risolvere è fondamentale: talvolta attendere non è possibile (*1).
- La durata della soluzione temporanea può essere un fattore negativo o positivo. Se è troppo breve può non valere la pena implementarla così come se troppa lunga (nell’ipotesi che fino a quando è in vigore la soluzione temporanea non sia possibile applicarne altre migliori). Una durata intermedia invece potrebbe essere l'ideale per avere il tempo per essere pronti ad adottare successivamente la soluzione permanente.
- Anche se la soluzione permanente fosse di difficile realizzazione allora può aver senso accontentarsi di una soluzione inferiore.

Però, secondo me, l’aspetto più interessante della questione è l’idea che non accettando una soluzione temporanea si costringe a tornare ad affrontare il problema senza dare alla popolazione l’illusione di averlo risolto tramite un intervento temporaneo.
Questo ha senso quando si presume che nel giro di poco tempo la situazione evolverà in maniera tale da rafforzare le nostre ragioni e, magari, smentire quelle dei nostri oppositori: in questo caso alla successiva riunione potrebbe essere possibile riuscire a fare approvare la soluzione permanente che in prima istanza era stata bocciata.

Conclusione: niente di trascendentale ma la consapevolezza che talvolta evitare di trovare a tutti i costi un accordo può essere la scelta migliore mi pare molto importante.

Nota (*1): da notare come in Italia si prendano costantemente decisioni scadenti in nome di un’urgenza vera o presunta.

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