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lunedì 28 giugno 2021

Varie va...

Causa emergenza famigliare, di cui non mi va di scrivere, sono un po’ scosso e ho voglia di rilassarmi scrivendo un poco, magari diganado su quello che mi viene in mente…

Stamattina ho iniziato a riportare le modifiche all’Epitome dal cartaceo all’archivio informatico: chiaramente adesso questa è un’attività troppo impegnativa per portarla avanti.

Da qualche giorno sto guardando vari siti di altri bloggatori: li trovo piacevoli ma leggerini.
In genere scritti benissimo, pezzi molto agili sia come stile che lunghezza. Però, dal mio punto di vista, terminano a quella che sarebbe solo la premessa di un mio pezzo: cioè talvolta individuano anche qualcosa di interessante ma non l’approfondiscono. Talvolta riportano teorie o ipotesi di personaggi famosi ma quasi mai propongono una loro intuizione personale che vada oltre la percezione di un fenomeno. Io, una volta individuato un problema, non mi limito a descriverlo ma cerco anche di interpretarlo: di spiegarne il motivo, la relazione che ha con altre problematiche, magari propongo delle possibili soluzioni o alternative.

Però non trovo niente di questo nei ghiribizzi che ho letto fino ad adesso: si fermano dove io inizio il viaggio. Da questo punto di vista mi sembrano degli stuzzichini che mettono appetito invece di togliere la fame, sollevano più domande invece di fornire risposte.

Evidentemente però, considerato il numero di lettori/commenti che hanno, il pubblico preferisce articoli di questo genere: pezzi agili che si limitano a stuzzicare una riflessione senza aver la pretesa di approfondire niente.
Come ho detto mi piace quello che leggo ma dal mio punto di vista mi lasciano poco e, tutto sommato, mi sembrano interscambiabili. Sarà questione di gusti, immagino. Del resto io sono fuori dalla media ed è ovvio che ciò che mi piace o che ritengo interessante non rientri nei gusti della media.

Tanto per dare qualche esempio il pezzo Cultura imposta dal ghiribizzo FerruccioGianolo.com segnala come si viva in un periodo di, appunto, “cultura imposta”. Un concetto che ho trovato interessante e che mi sarebbe piaciuto che fosse stato approfondito dal suo autore. Così l’ho stuzzicato col seguente commento: «Mi pare una teoria interessante ma, secondo me, andrebbe completata ipotizzando il perché di questo fenomeno: chi c'è dietro? a chi giova imporre questa cultura e perché? alternativamente chi ci guadagna?»
Queste sono le domande per me naturali e sulle quali avrei basato la parte corposa dell’articolo…
L’autore mi ha poi gentilmente risposto ma la mia sensazione è che lui non ritenga le domande che gli ho proposto così importanti quanto appare a me.
Dal mio punto di vista invece la mia sensazione/intuizione iniziale ha un valore solo se posso rispondere o ipotizzare delle risposte a dette domande: sono esse infatti che danno senso e valore alla sensazione iniziale. Vabbè, sarà di nuovo una questione di gusti…

Sempre ieri poi ho letto l’articolo Riflessioni sull’incoerenza su LaCuriosona.Blogspot.com
Un pezzo ben scritto che mette in fila una serie di incoerenze di personaggi pubblici riguardo al DDL Zan. Di nuovo c’è la percezione di un fenomeno, l’incoerenza, ma non c’è il tentativo di spiegarla: anzi il pensiero dell’autrice è particolarmente assente visto che dopo aver evidenziato un paio di dichiarazioni contraddittorie propone il pensiero, che evidentemente condivide, di un personaggio famoso (un politico) e improvvisamente il pezzo finisce là dove io avrei iniziato a dire la mia…

Ieri oltretutto ero di fretta e stavo per uscire ma non ho resistito a esporle il mio pensiero: volevo scriverle un’idea agile ma invece mi è venuto un commento un po’ più lungo del preventivato.

Eccolo qui: «Io vedo in questa polemica una tendenza sempre più marcata alla semplificazione assoluta di qualsiasi argomento: non so di quante pagine sia composto il DDL Zan ma alla fine viene semplificato come “Il DDL Zan è contro le discriminazioni” da cui discende il paralogismo “Chi è contro (o vuole modificare) il DDL Zan è a favore delle discriminazioni”.
La maniera corretta di procedere sarebbe, secondo me ovviamente, analizzare in maggior dettaglio le proposte del DDL e discutere singolarmente su queste: possibile che siano tutte perfette e che niente possa essere cambiato in meglio? Non lo so, ma ne dubito…
Analogamente quali sono le richieste precise del Vaticano? Anche qui di nuovo nella discussione pubblica non c’è chiarezza: tutto si riduce alle semplificazioni sullodate, cioè “Il DDL Zan è contro le discriminazioni” e “Chi è contro (o vuole modificare) il DDL Zan è a favore delle discriminazioni”.

Invece perfino la discussione politica si riduce a livello da rete sociale dove il dibattito su una problematica complessa come quella sollevata dal DDL Zan si riduce a un “mi piace” dividendo cioè la popolazione in sostenitori e avversari: manca la posizione intermedia di comprensione delle parti e di compromesso.
La società si divide, si spacca in buoni e cattivi, in stupidi e intelligenti, in ipocriti e pragamatici e così facendo si finisce per perdere il senso di una proposta: si finisce per difendere a spada tratta l’intero DDL Zan comprese magari delle parti migliorabili o, vice versa, lo si attacca in toto includendo anche le proposte valide e, magari, necessarie.

Quindi le contraddizioni che evidenzi non mi stupiscono: rientrano nella logica superficiale di semplificare qualsiasi questione a livello di un “mi piace”. Si perde il contenuto e ci si concentra solo sul titolo. O se preferisci si discute del significante invece che del significato (per non dire del referente!).

Tutto questo per dire che il problema di fondo non è il DDL Zan ma il paradigma con cui si affronta e si discute qualsiasi questione: insomma c’è un limite politico (ma anche comunicativo) a monte che banalizza e rende violenta e sterile qualsiasi discussione.»

In pratica cerco di inquadrare il fenomeno in un contesto più ampio per poterlo interpretare: chiaro si tratta di intuizioni, magari errate, ma che mi sembrava interessante e utile proporre per arricchire il ragionamento proposto dall’autrice.
Anzi devo dire che alcune mie intuizioni mi sembrano decisamente buone e, probabilmente, invece di sintetizzarle malamente in un commento avrei dovuto scriverci un pezzo su questo mio ghiribizzo!

Infine, rimanendo nel tema dei ghiribizzi altrui, sempre ieri (ma a sera, tornato a casa) ho guardato un video proposto da un terzo sito che seguo (probabilmente quello che più mi piace).
Si trattava della conferenza di un “filosofo” di cui, capirete nel prosieguo, non posso fare il nome e al quale il bloggatore in questione aveva posto una domanda.
Incuriosito ho saltato la parte con la conferenza vera e propria e sono andato direttamente ad ascoltare domanda e risposta.
Curiosamente questo bloggatore, che nei suoi pezzi estremamente sintetico e chiaro, nella sua domanda invece è stato un po’ ripetitivo e confuso: come lui stesso ha ammesso era piuttosto emozionato.
La domanda, volendo, si riallaccia al fenomeno della difficoltà di comunicazione della società moderna e precisamente era qualcosa del tipo “come mai quando discuto con qualcuno, mentre da parte mia c’è un reale tentativo di comprendere il mio interlocutore, dall’altra spesso sembra mancare questo sforzo?”
Una buona domanda a cui però il “filosofo” mi è parso rispondere in maniera contraddittoria, senza quella lucidità di pensiero che di solito contraddistingue l’esprimersi delle persone da me ammirate. Insomma più che il ragionamento di un filosofo rinomato mi era parso l’argomentare di un professore di scuola media: un miscuglio di cose vere e luoghi comuni ammucchiate insieme senza un saldo filo conduttore. Perplesso, mentre ascoltavo, sono andato a vedere cosa diceva di lui Wikipedia e ho così scoperto che scrive per uno dei “giornaloni” a cui, periodicamente, ululo contro il mio disappunto. Più o meno contemporaneamente, prendendo lo spunto da un esempio fatto dal bloggatore, ha iniziato a difendere l’immigrazione dai razzisti. Tutto bene se non che ha usato un’argomentazione totalmente razzista, ovviamente senza rendersene conto!
Per la cronaca ha usato una forma di razzismo assolutamente parallela a quella illustrata da Asimov e diretta contro gli ebrei (ne scrissi qui: Il succo degli ebrei) ovvero quella di ritenerli tutti intelligentissimi…
Io fin da bambino percepivo chiaramente la debolezza e il pericolo di tale affermazione ma il “filosofo”, con la stessa sensibilità di un camionista avvinazzato che commenta una partita di calcio alla tivvù con gli amici, ne era completamente oblioso.
Anzi ha pure raccattato molti applausi da parte del pubblico… bo… a me pare un mondo al contrario…

Vabbè potrei divagare su altri temi ma ho scritto abbastanza…

Ah! dimenticavo una cosa interessante che ho notato: come detto questi ghiribizzi che seguo hanno molti commenti e, se si va a leggere il profilo dei loro autori, si scopre che si tratta di altri bloggatori, spesso di lunga data.
Il fatto interessante è che io nel mio profilo ho nascosto l’indirizzo di questo mio sito: mi pare infatti che renderlo visibile sia una forma di pubblicità che macchi di potenziale ipocrisia ogni commento: cioè ti scrivo qualcosa, spesso dei banali complimenti, così chi ti legge e controlla il mio profilo poi viene a vedere anche il mio sito. Cosa del resto vera visto che è proprio ciò che ho fatto io per trovare altri ghiribizzi di mio gradimento.
Però la mia teoria è che la visita del curioso di turno non mi interessa mentre chi fosse davvero interessato, perché magari ha apprezzato un mio commento meno banale degli altri, con un minimo di pazienza e con l’aiuto di Google non dovrebbe faticare troppo a trovarmi: e chi dovesse fare questo “sforzo” per scoprirmi è più probabile che spenda quei minuti in più necessari per leggere e comprendere il mio pensiero…
Ma probabilmente mi sbaglio anche in questo caso!

Conclusione: ovviamente non ci penso neppure a inserire il collegamento a questo ghiribizzo nel mio profilo!

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