Dopo essermi tolto i due mattoni di Hobbes e Mann mi sento molto leggero e così ho iniziato un ennesimo libro: “Lettere filosofiche” di Voltaire. In realtà, almeno per adesso dopo circa 60 pagine, non si tratta di lettere filosofiche ma di riflessioni sull’Inghilterra, la sua cultura e la sua gente: oltretutto scorrevolissimo e decisamente piacevole.
Per adesso non vi ho trovato intuizioni fenomenali ma comunque molte idee interessanti: poi, come a me, all'autore piacciono le frasi a effetto che condensino in poche parole il senso di una riflessione più articolata. Di queste magari vedo poi di riproporne qualcuna…
Probabilmente al momento l’aspetto più interessante di Voltaire è il suo umorismo. Leggendolo ho sempre la sensazione che stia scherzando ma a volte, secondo le note, invece è serio.
Il risultato è che non riesco a capire quando sia ironico e quando no.
Oltretutto le note sono molto buone (*1): essenziali, rapide e sempre utili: insomma mi sembrano affidabili. Proprio questa presunta affidabilità, in contrasto col mio istinto, contribuisce alla mia incertezza.
Inoltre relativamente spesso una nota avverte che Voltaire sta modificando i fatti per dare più forza alle sue ragioni: ovviamente non mi sembra un comportamento da filosofo questo!
Mi viene il dubbio quindi che l’annotatore, molto accorto nei suoi commenti fattuali, sfugga l’ironia di Voltaire e che consideri imbroglio quello che invece è ricerca di una frase a effetto.
Oppure, probabilmente, sono semplicemente io che sto “kappagibbizzando” Voltaire…
Qualche curiosità in ordine sparso:
- Una legge del 1696 permetteva ai quaccheri di non giurare nei tribunali. Essi infatti si rifiutavano di pronunciare invano il nome di Dio e comunque dicevano sempre la verità.
- Il nome della Pennsylvania deriva da quello di William Penn, un quacchero a cui la corona doveva del denaro ma che, essendo al verde, gli donò delle “terre” in America. La Pennsylvania, grazie alla sua origine quacchera, contribuirà poi alla tolleranza religiosa delle colonie americane.
- Ma il declino dei quaccheri, morti gli esponenti più illustri, era già iniziato quando Voltaire scrive (1734). Riflessione interessante su come la religione dominante assorba le altre.
- Divertentissimo ritratto dei presbiteriani scozzesi che spiega bene quel breve saggio («The Abridged Version of "The Sabbath": A Paper Read at the Conference of the Evangelical Alliance, Held at Geneva, September 2. 1861» scaricato da ProjectGutenberg) che lessi lo scorso novembre.
- 1 religione → dispotismo; 2 religioni → conflitto; molte religioni → pace.
- «Ecco cosa significa venire al mondo al momento giusto. Se oggi ricomparisse il crdinale di Retz, a Parigi non riuscirebbe a spingere alla sollevazione nemmeno dieci donne.
Se rinascesse Cromwell, che fece decapitare il suo re e si proclamò sovrano, sarebbe un semplice commerciante di Londra» (*2). Un concetto che mi è caro e di cui spesso cito la sua variante negativa qunado scherzo su ipotetiche nascite meno "nobili" dell’Agnellino.
- viene citato un certo Milord Townshend “ministro di Stato”. Mi pare che anche un primo ministro inglese durante la rivoluzione americana avesse tale nome: SE imparentato (magari il cognome è diverso oppure si tratta di un semplice omonimo!) si spiegherebbe la sconfitta inglese. L’incapacità di un nobile rampollo di comprendere la volontà dei coloni di essere liberi. (Ho verificato su Wikipedia che effettivamente un nobile Townshend era ministro durante la rivoluzione americana ma non so se i due fossero parenti, ma a questo punto credo di sì).
- dati statistici interessanti sul vaiolo, non ho idea se siano accurati. Secondo Voltaire il 60% della popolazione si ammala di vaiolo nel corso della vita: il 20% muore, il 20% rimane sfigurato e il 20% guarisce (credo intenda 1/3, 1/3 e 1/3 degli ammalati ma non lo specifica).
- «I superstiziosi sono nella società ciò che i vigliacchi sono in un esercito; sono vittime del panico e lo comunicano.» (*3).
- «Una città prende le armi per difendere i propri privilegi, in Spagna, in Barbaria o in Turchia: immediatamente soldati mercenari la sottomettono, dei boia la puniscono, e il resto della nazione bacia le proprie catene» (*4). Su questa frase ci sarebbe da scrivere un intero pezzo ma, per mancanza di spazio, non aggiungo niente.
- «In particolare, Guglielmo il Conquistatore governò con uno scettro di ferro; disponeva dei beni e della vita dei suoi nuovi sudditi come un monarca orientale; pena la morte, vietò a tutti gli inglesi di tenere il fuoco acceso o di avere luce in casa loro dopo le otto di sera, o perché volesse impedire le loro riunioni notturne, o perché volesse vedere, con un divieto così bizzarro, fino a che punto possa spingersi il potere di un uomo su altri uomini» (*5). Vi ricorda qualcosa soprattutto la parta da me evidenziata in neretto?
Conclusione: un libro molto piacevole da cui spero di trarre qualche epigrafe utile per la mia Epitome...
Nota (*1): Per esempio le note del “Principe” di Machiavelli sono terribili: sovrabbondanti con citazioni di altri autori utili forse ai super specialisti, spesso inutili oppure assenti quando invece servirebbero. L’aspetto più fastidioso è quando invece di indicare semplicemente il significato di una parola si viene rimandati, per scoprirlo, a un’altra nota apparsa a diverse pagine di distanza: un’inutile perdita di tempo per il lettore che complica la lettura…
Nota (*2): tratto da “Lettere filosofiche” di Volyaire, (E.) Rusconi, 2016, a cura di Riccardo Campi, pag. 26.
Nota (*3): ibidem, pag. 50.
Nota (*4): ibidem, pag. 29.
Nota (*5): ibidem, pag. 31.
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