Prima di tutto ho chiarito il piccolo mistero sulla data di pubblicazione de “La fabbrica del consenso” di Noam Chomsky.
Come mi sembra di aver già accennato tutti gli eventi a cui si riferisce sono anteriori al 1985 e così io avevo ipotizzato come anno di pubblicazione il 1986.
Invece la copertina della mia versione italiana indica però come anno di pubblicazione originale il 1998…
In realtà con un rapido controllo su Wikipedia ho scoperto che la data di pubblicazione è un realistico 1988 con una versione più aggiornata nel 2002 che tiene conto del crollo dell’URSS.
La mia versione italiana, pubblicata nel 2014, si basa comunque sulla vecchia edizione (peccato) del 1988. Suppongo che l’indicazione dell’anno 1998 sia un refuso: strano però…
Magari il 1998 è la data della prima pubblicazione in Italia: ho visto che in appendice c’è anche un breve saggio/articolo di due autori italiani… bo, non so né mi interessa troppo…
Comunque oggi sono andato avanti nella lettura.
Inizia a emergere la struttura del libro: nel primo capitolo Chomsky (in realtà vi è anche un coautore di cui però, al momento, non ricordo il nome) stila delle regole che guidano il comportamento dei media; nei capitoli successivi analizza dei casi concreti e mostra se e come i media si sono attenuti alle leggi da lui elencate.
Il procedimento mi lascia un po’ perplesso perché è chiaro che lui ha ricavato le sue leggi dai casi che analizza ed è quindi ovvio che questi le rispettino!
C’è da dire che, per il poco letto, le stesse sue regole sembrano comunque avere piena validità anche oggi!
Il secondo capitolo è su come vengono presentati degli omicidi di Stato sulla stampa americana: l’essenza è che i morti non sono tutti uguali ma che ogni omicidio viene più o meno pubblicizzato dai media in base alla potenziale utilità propagandistica e sempre da una specifica prospettiva.
Il primo caso è quello dell’omicidio del prete polacco Popieluszko da parte della polizia. All’epoca, nel 1984, la Polonia era ovviamente comunista, vassalla dell’URSS e quindi ostile agli USA.
Gli altri casi sono tutti avvenuti nell’America centrale e meridionale, quelli che ho letto nell’isola di El Salvador che all’epoca (1977-1980) era guidata da una giunta militare: i primi due casi affrontati sono quelli del sacerdote Rutilio Grande (1977) e dell’arcivescovo Oscar Romero (1980).
Prevedibilmente all’omicidio Popieluszko venne dato più spazio sui media americani che a tutti gli altri omicidi in Sud e Centro America messi insieme: non si tratta di un’opinione ma di una valutazione oggettiva basata su numero di articoli e loro rilevanza sui principali quotidiani e settimanali statunitensi.
Per quel che mi riguarda del caso Popieluszko ho qualche ricordo mentre il nome dell’arcivescovo non mi suona nuovo ma non ricordo niente: c’è da dire che all’epoca ero piuttosto piccolo e a quell’età 4 anni fanno molta differenza. Insomma i miei vaghi ricordi non sono indicativi della risonanza data nel nostro paese a queste notizie.
Per il caso Popieluszko Chomsky individua tre schemi principali negli articoli che lo riguardano: 1. vengono forniti molti dettagli sulle torture subite dal prete polacco e, in genere, si cerca di stimolare una risposta emotiva; 2. vi sono considerazioni etiche e morali sulla necessità di fare giustizia; 3. si arriva alle accuse sulle responsabilità politiche.
Sui due casi in El Salvador invece nessuno dei tre elementi narrativi sullodati è presente.
Al contrario viene fornita una ricostruzione dei fatti totalmente distorta quando non falsa: in pratica viene fornita solo la versione ufficiale del governo salvadoregno “approvata” dall’ambasciatore statunitense. Quando si tratta di bugie vere e proprie ci si riferisce invece a “fonti” vaghe e non meglio identificabili.
Quindi per l’omicidio dei due chierici salvadoregni non vengono forniti i dettagli più macabri, vengono presentati come episodi di violenza inevitabili, attribuiti a estremisti (di destra o sinistra) e non al governo, avvenuti in paesi remoti e lontani dove la violenza è un elemento della vita quotidiana.
Inutile dire che i fatti erano ben diversi: c’erano numerose fonti autorevoli (della chiesa locale ma anche politici) che affermavano chiaramente come la violenza fosse opera del governo attuata, se non direttamente, tramite dei bracci paramilitari di estrema destra. Sui giornali americani queste versioni non appaiono nemmeno come semplici ipotesi: semplicemente vengono del tutto ignorate.
C’è da aggiungere che mentre in Polonia gli esecutori materiali dell’omicidio Popieluszko furono processati e condannati, per i due casi in El Salvador, in pratica, non vi furono neppure indagini dato che la stessa polizia aveva l'ordine di non indagare.
Io temo che questa problematica sia oggi ancora più attuale che 40 anni fa. Quotidianamente è possibile trovare sui nostri media delle notizie chiaramente false o comunque fortemente fuorvianti. Grazie alla rete Internet però anche le voci fuori dal coro possono avere un minimo di visibilità col problema per i manipolatori dell’informazione che la verità è spesso molto più semplice, chiara e logica delle loro bugie e, quindi, inevitabilmente riesce a convincere almeno quelle persone dotate di una mentalità più autonoma e meno succube delle presunte “verità” ufficiali.
Ecco quindi spiegata la lotta alle bufale, il tentativo di fare di ogni erba un fascio per screditare il pensiero di tutti coloro che hanno opinioni diverse dalla massa e la censura sempre più pervasiva.
Conclusione: per adesso non ho trovato in questo saggio delle nuove verità ma, comunque, molte conferme importanti. Il lavoro metodico di Chomsky è molto accurato (qualsiasi fonte è ampiamente citata e verificabile) e quindi credibile.
Ora sono curioso di leggere cosa dice Wikipedia dell’omicidio dell’arcivescovo Romero: dopo 40 e passa anni la verità sarà emersa?
L'esempio di Benjamin Franklin
2 ore fa
Nessun commento:
Posta un commento