Oggi ho la scelta di scrivere fra tre temi diversi: un primo tema è sulla riforma del WHO e sulle implicazioni che porta con sé. Ma l’argomento mi pare legato a una problematica molto più ampia che voglio affrontare in nuovo sottocapitolo (almeno) della mia Epitome che devo ancora scrivere: voglio quindi prima rifletterci con calma e solo dopo averlo fatto inserire su di essa la nuova problematica legata al WHO.
E quindi… beh, ho deciso: legherò insieme gli altri due spunti in questo unico pezzo dato che hanno un significativo elemento comune: la follia.
Ieri sera ho visto la pellicola “Il giorno sbagliato” con Russel Crowe, un film d’azione del 2020 più che decente. Non è un capolavoro ma lo si guarda volentieri: vi sono delle scene diverse dal solito che non sanno di “già visto” e la sceneggiatura fa miracoli riuscendo a mantenere la trama nell’ambito del verosimile (per un film!)…
Ma sotto questa forma gradevole la pellicola va a toccare dei temi molto seri e importanti:
1. Il pericolo causato dal nervosismo delle donne al volante.
2. La piaga del traffico.
3. Il pericolo dell’obesità per sé e, soprattutto, per gli altri.
4. Il pericolo dell’abuso di farmaci e/o integratori come Ivermectin o la vitamina D.
Ovviamente sto scherzando.
È immediato riconoscere nella pellicola un riadattamento di un “vecchio” capolavoro: “Un giorno di ordinaria follia” del 1993 con Michael Douglas.
Prevedibilmente è un adattamento peggiorativo che cerca di neutralizzare la tematica più controversa del film del 1993: quello di una società impersonale che porta alla follia una persona comune. Nel film originale il protagonista è proprio il folle, che diventa tale (sta allo spettatore stabilire quanto giustificatamente) passo dopo passo.
Nel rifacimento invece il punto di vista seguito è quello della protagonista, una brava e coraggiosa mamma separata, che aiuta il fratello minore prendendosi contemporaneamente cura del proprio figlioletto mentre l’ex marito (cattivo) non mantiene le promesse fatte al figlio (deludendolo) e cerca di portarle via la casa.
Soprattutto il matto è già matto dall’inizio del film (*3): non c’è progressione. La sua follia è solo il pretesto usato per spiegare la sua voglia di vendicarsi nei confronti dell'innocente protagonista femminile.
Nella pellicola non vi sono tematiche profonde (*1) né vi è una progressione dei vari personaggi: è solo una sequela di scene, spettacolari e appassionanti, legate insieme con lo sputo.
Se vogliamo “Un giorno di ordinaria follia” aveva degli elementi profetici: dopo l’apparente splendore degli anni ‘80 qualcuno, già a inizio degli anni ‘90, stava andando a stare peggio: era un bianco americano, laureato, appartenente alla classe media. Vi era poi il controverso accenno al conflitto con un’immigrazione già allora percepita come incontrollata e alle sue ripercussioni col medesimo uomo bianco, ex appartenente alla classe media.
La bellezza di questo vecchio classico sta forse nella sua neutralità, nel tentare di riportare la vicenda del protagonista con equilibrio, soprattutto non giustificando ma almeno spiegando le ragioni che lo portano alla follia.
In questi due film la follia era quella del singolo: il film del 1993 poi accusa anche la società dell’epoca di non fare abbastanza per affrontare e risolvere problematiche effettivamente esistenti: è una società insensibile, distratta, piena di sé e accecata dalle proprie luci colorate, ma ancora non è folle: nelle istituzioni c’è ancora chi fa il proprio dovere come l’anziano poliziotto buono e coprotagonista; di nuovo profeticamente però la tendenza suggerita dal film è che questa giustizia sia un qualcosa del passato: il poliziotto buono infatti va in pensione e non è affiancato da una giovane recluta intenzionata a seguirne le orme…
Il rifacimento del 2020 non ha nessuna ambizione di affrontare temi più profondi dei capotamenti delle auto e degli schizzi di sangue eppure, forse involontariamente dalla scopiazzatura dell'originale, qualcosa traspare anche qui. La società viene mostrata attraverso la lenta distorta dei media come sempre più in crisi e individualistica, le istituzioni sono adesso totalmente assenti e la polizia si vede in forze solo alla conclusione della pellicola dopo che l’eroina ha, ovviamente, trionfato nello scontro fisico contro il pazzo di turno. Adesso la tecnologia è fuori controllo e viene usata contro la stessa protagonista: non aiuta ma crea problemi.
Nel 2020 la società non è più semplicemente indifferente ma è impazzita.
E questo è il collegamento con l’altro spunto che avevo in mente.
La società è impazzita perché è la politica a essere divenuta folle.
I governi occidentali oggi non pensano più a fare l’interesse della popolazione e, questa è la novità degli ultimissimi anni, neppure cercano di fingere di farlo, di mantenere cioè le apparenze.
Mi sembra che anzi stiano cercando di capire quanto la corda possa essere tirata senza che la popolazione si ribelli. Forse è anche il potere stesso stupito dalla complessiva acquiescenza della popolazione che, nonostante i torti e gli spregi subiti, continua a fidarsi ciecamente dei media che, ovviamente, descrivono una realtà immaginaria che non ha niente a che vedere con la verità.
In realtà però i governi occidentali non sono realmente folli: lo sarebbero se cercassero veramente di realizzare il meglio per la propria popolazione ma non è così.
È ormai evidente che perseguono una propria agenda politica segreta in collaborazione con un’oligarchia di pochi ricchissimi che controllano i media e una fetta sempre maggiore della ricchezza globale: i governi occidentali, indipendentemente dal loro colore e formazione, sembrano adesso i loro dipendenti il cui lavoro è solo quello di proteggere gli interessi dei loro padroni.
L’unico potere politico occidentale che avrebbe la possibilità di contrastarli è il presidente degli USA: ma è evidente a tutti che l’attuale è solo un utile burattino che spesso non è neppure consapevole di dove si trovi…
La follia della società è quindi voluta perché le scelte apparentemente folli del potere politico hanno in realtà una loro logica sebbene essa non sia ancora completamente evidente.
È chiaro che si voglia provocare il panico: la paura toglie infatti alla gente la poca razionalità che di solito ha e la si rende più pronta a ingoiare senza protestare troppo qualsiasi ingiustizia.
E a questo punto avrebbe senso inserire anche il caso della riforma del WHO ma siccome ho già scritto abbastanza preferisco non appesantire ulteriormente questo pezzo.
Conclusione: voglio accennare a un ulteriore fattore: l’oligarchia che controlla più o meno direttamente (*2) i governi occidentali non è infallibile. Per quanto i suoi membri possano illudersi, grazie alle loro ricchezze, di essere superiori alla stragrande maggioranza delle persone comuni, non è così. Se la media del QI è 100, loro avranno un 115 al massimo: ma soprattutto sono accecati dall’avidità. Come tutti gli imperi commerciali hanno una visione miope del futuro: hanno reso la Cina forte quando conveniva loro trasferire nel paese asiatico industrie e capacità tecniche e solo ora si rendono conto che avendo indebolito troppo gli USA rischiano di perdere, almeno in parte, quello che hanno. Con la gestione scellerata della pandemia gli è andata bene: almeno al momento la verità continua a venire sostanzialmente ignorata. Ma con la guerra in Ucraina hanno completamente sbagliato i propri calcoli e in questo caso sarà più difficile ribaltare i fatti: peraltro solo l’occidente indirettamente controllato da questa oligarchia vive ancora nell’illusione, il resto del mondo sta invece cogliendo al volo l’occasione per scrollarsi di dosso l’oppressione statunitense.
Nota (*1): beh, in verità il regista pare sinceramente tenere molto al pericolo della guida distratta in auto: si vedono un sacco di persone che guidano giocando col proprio telefonino, facendosi il trucco e simili. Ovviamente è un problema reale ma, al giorno d’oggi, ce ne sarebbero centinaia di un paio di ordini di grandezza più gravi su cui porre l’attenzione!
Nota (*2): controllando il governo USA diviene facile fare pressioni a tutto il resto del mondo.
Nota (*3): si scopre in un rapido accenno che, nonostante l'apparente familiarità con la violenza e la lotta, il panciuto Russel Crowe non è un ex gladiatore ma un ex dirigente licenziato poco prima di raggiungere la pensione.
L'esempio di Benjamin Franklin
4 ore fa
Grandi problemi sono dovuti a molteplici cause.
RispondiEliminaOltre all'avidità anche una hybris salvifica - le stucchevoli e adulterate fiabe progressiste con la loro morale marcia, sovversione della storia e falsi si vario tipo ti perseguitsno da ogni mezzo di comunicazione, ogni giorno, ogni ora - un grande piacere per comandare ed esperimentare sui meschini, inferiori criceti.
Nei salotti, tra una coppa di Ca' del Bosco e un assaggio di caviale, si decide come lavare il cervello ai criceti, che insetti debbano mangiare, quanti miliardi debbano divenire.
Più o meno l'esperimento della fogna del comportamento.
Peraltro senza nasconderlo neppure troppo (chi.ha visto e-wally si ricorda bene la distopia presentata).
Oligarchie autoreferenziali, ostili a culture, identità, nazioni, popoli.
Penso di essere d'accordo...
EliminaCome ha scritto anche lei il problema è complesso ed ha più concause...
Ieri ho scritto la bozza di un nuovo sottocapitolo che intitolerò "Oligarchia globale": magari prendo l'occasione per scriverci un pezzo qui sul blog. Mi aiuta a chiarirmi le idee... ;-)