Ormai è un po' tardi ma voglio almeno iniziare a scrivere un pezzo su Huxley.
Ero arrivato al capitolo "La propaganda sotto la dittatura" del saggio "Ritorno al mondo nuovo" e, sebbene l'argomento mi interessi, dubitavo di trovarvi idee nuove.
Non ricordavo che il libro è del 1958 e, quindi, la seconda guerra mondiale era finita da appena 12 anni: è come oggi scrivere di cosa è successo nel 2012: per chi ha più di 30 anni è più o meno ieri...
Questo per dire che la dittatura che Huxley ha in mente è quella della Germania nazista mentre il dittatore è Adolf Hitler.
Senza entrare nei dettagli, secondo Huxley, Hitler aveva le idee piuttosto confuse e lacunose sulla maggior parte degli argomenti ma su uno era invece straordinariamente ferrato: la propaganda.
In particolare i dittatori del passato non potevano comunicare direttamente con la popolazione ma dovevano servirsi di altri individui come intermediari: il nazismo invece sfruttò la tecnologia per raggiungere e persuadere l'intera popolazione.
Scrive Huxley: "Il principio primo da cui Hitler partì era un giudizio di valore: le masse sono estremamente spregevoli, incapaci di pensiero astratto, disinteressate a ogni evento che stia oltre l'esperienza immediata. Il loro comportamento è determinato non dalla conoscenza e dalla ragione, ma da sentimenti e da impulsi inconsci. Proprio in questi sentimenti, in questi impulsi 'si devono piantare le radici dei loro atteggiamenti, positivi e negativi'. Per giungere al successo il propagandista deve saper manipolare istinti e sentimenti." (*1)
Niente di nuovo qui (e nei paragrafi seguenti in cui si ritrovano elementi di psicosociologia ormai ben noti), piuttosto stupisce come questi principi fossero intuitivamente già chiarissimi al dittatore tedesco.
La maggioranza della popolazione è quindi un gregge, sostanzialmente irrazionale e mosso invece da emozioni e sentimenti. Ma "fortunatamente" ci sono gli intellettuali: questi sì che si basano sui fatti!
Scrive Huxley: "A differenza delle masse, gli intellettuali hanno il gusto del razionale, e si interessano ai fatti. Grazie al loro abito mentale critico, resistono a questo tipo di propaganda che funziona tanto bene con la maggioranza degli uomini." ma poche righe dopo aggiunge "[...] gli intellettuali si sbandano a destra e a manca, come galline su un'aia." (*2)
Chioso io: le galline sono notoriamente coraggiose e intelligenti e così la maggioranza degli intellettuali. Non si dovrebbe confondere il sapere con l'intelligenza e il buon senso eppure...
"'La propaganda efficace' scriveva Hitler 'deve limitarsi a poche semplici necessità, e quindi esprimerle in poche formule stereotipate.' Queste formule stereotipate vanno ripetute continuamente, perché 'solo la ripetizione costante riuscirà alla fine a imprimere un concetto nella memoria di una folla'. La filosofia ci insegna a non essere mai sicuri delle cose che paiono di per sé evidenti. La propaganda all'opposto ci insegna ad accettare come assiomatiche certe cose su cui ragione vorrebbe che si sospendesse il giudizio, e intervenisse il dubbio." (*2)
Inutile (spero) che riproponga gli esempi recenti e attuali di come ha lavorato l'informazione occidentale durante la pandemia e ora con la guerra in Ucraina. Sembrerebbe che le frasi di Huxley/Hitler non potrebbero descriverla meglio... e invece no!
Sentite qualche paragrafo dopo: "Il propagandista demagogico deve quindi essere sempre un dogmatico. Ogni sua affermazione sarà priva di sfumature. Nel suo quadro del mondo non ci sarà posto per il grigio. Tutto è diabolicamente nero o celestialmente bianco. Secondo Hitler il propagandista deve fare suo 'un atteggiamento sistematicamente unilaterale, rispetto a ogni problema che affronti.' Non deve ammettere di potersi sbagliare, o che possa avere in parte ragione chi non la pensa come lui. Con gli avversari non si discute; si grida, si aggredisce, e se danno troppo fastidio si liquidano. L'intellettuale, che moralmente è schizzinoso, si turberà a sentire queste cose. Ma le masse son perfettamente convinte che 'la ragione sta dalla parte dell'aggressore'". (*3)
Bo... non so che scrivere... 70 anni fa si era già capito tutto di come funzionano e si controllano le masse. Il buon Carl Rogers, più o meno in quegli anni, ottimisticamente sperava che il potere avrebbe usato la psicologia per rendere la popolazione più autonoma, matura e responsabile: mi sembra evidente che si sia andati nella direzione opposta.
Poi non sono stato a citarlo ma Huxley afferma che i mezzi del tempo (1958) sono già molto più potenti e pervasivi di quanto non fossero vent'anni prima: per non dire di oggi quando, grazie ai telefonini intelligenti, ci facciamo volontariamente sorvegliare anche in bagno!
Ci sarebbero da fare tante altre considerazioni ma non voglio deprimermi insistendo sulla stupidità ovina del genere umano. Voglio chiudere invece con un parallelo che nasce da uno spunto datomi dall'affermazione di Huxley secondo cui Hitler, in pratica, ci capiva solo di propaganda ed ecco quindi che il dittatore trascinò la Germania e il resto del mondo nel baratro della seconda guerra mondiale.
E i politici di oggi? Davvero hanno una minima visione del futuro, un progetto concreto per le problematiche del nostro tempo? Secondo me no: secondo me sono solo esperti di propaganda, anzi prodotti, confezionati e pubblicizzati dalla propaganda per piacere alla maggioranza degli elettori. Ma se la loro unica reale capacità è quella di apparire, di distorcere i fatti, di far propaganda insomma, allora è così insensato pensare che essi, proprio con la loro incapacità, ci porteranno verso una nuova guerra mondiale? Temo di no...
Conclusione: tanto per dire mi sono segnato almeno quattro e forse più potenziali epigrafi in queste poche paginette...
Ah! ci sarebbe anche da parlare della conclusione del capitolo di Huxley secondo cui la salvezza per l'umanità sarebbe nel potenziare le individualità mentre invece andiamo verso l'accentuazione del conformismo e dell'uniformità: e guarda caso questo è un mio recente pallino ma, forse, ne scriverò in un'altra occasione...
Nota (*1): tratto da "Il mondo nuovo - Ritorno al nuovo mondo" di Aldous Huxley, (E.) Mondadori, 2023, trad. Lorenzo Gigli e Luciano Bianciardi, pag. 286.
Nota (*2): ibidem, pag. 288.
Nota (*3): ibidem, pag. 288-289.
alla prima stazione
1 ora fa
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