[E] Attenzione! Per la comprensione di questo pezzo è necessaria la lettura della mia Epitome (V. 1.9.0 "Dolore").
Come si intuisce dal titolo ho “finito” di leggere l’ottimo “Democrazia cosa è” di Sartori!
Ho scritto “finito” fra virgolette perché mi è rimasta da leggere una corposa appendice, che promette di essere interessante, e a cui mi dedicherò con piacere.
Però questa serie finisce oggi: ovviamente se troverò degli spunti interessanti ne scriverò ma con dei pezzi a parte. Non ho insomma intenzione di continuare a illustrare passo passo tutte le nozioni interessanti o curiose in cui mi imbatto…
Il capitolo XII, intitolato “Conclusioni”, tira le somme di quanto scritto nei capitoli precedenti ed è quindi piuttosto agile e di facile lettura.
- La prima conclusione di Sartori è che non possono esistere altre forme di democrazia oltre all’attuale.
[KGB] Io credo che questa sua sicurezza dimostri chiaramente che il suo tipo psicologico fosse ISTJ: intelligente, preparatissimo, preciso nei dettagli ma con scarsa fantasia per pensare qualcosa di diverso dal già visto…
Io ovviamente la penso diversamente e rimando a [E] 18 per qualche idea al riguardo.
- Per varie pagine poi Sartori si diverte a spiegare come mai la “democrazia” comunista non fosse una vera democrazia e a schernire l’ingenuità di Marx su alcune questioni.
[KGB] credo che questo sia il risultato di chi, da sempre contrario al comunismo, si sia poi convinto dell’inevitabilità del liberismo in seguito alla caduta dell’URSS. Ovviamente sottovalutando limiti e difetti di quest’ultimo.
- Cito un passaggio che riecheggia il mio pensiero su un pericolo, a mio avviso, sottovalutato: «[…] una regola invariabile, nella vita così come in politica, è che nussun interesse è mai tutelato se l’interessato non se ne può interessare. Lo diceva splendidamente Guicciardini: “Quelle sicurtà che sono fondate in sulla voluntà e discrezione di altri sono fallaci”» (*1).
[KGB] credo che potrei usare questo frammento come epigrafe al sottocapitolo 5.7, intitolato “Il corollario della consorteria”…
- Digressione molto interessante sul valore e uso delle parole nella propaganda. Nessuna novità eclatante ma l’osservazione che si usano “parole buone” (cioè cariche di sentimenti positivi) per favorire e “parole negative” per denigrare e mettere in cattiva luce.
Più interessante la conclusione di come sia importante impossessarsi delle parole perché in tale maniera si guida la narrativa su un certo argomento, magari assicurandosi un vantaggio psicologico non trascurabile.
[KGB] Personalmente lo pensavo da tempo: perché chiamare chi è contrario al verdepasso “No-vax” invece di “Pro-libertà”? Domanda retorica ovviamente. Affibbiando la definizione “No-vax” si costringe la persona contraria al verdepasso sulla difensiva, a spiegare per esempio perché alcuni vaccini sì e altri no; vice versa se i contrari fossero detti “Pro-libertà” sarebbero i sostenitori del verdepasso a dover spiegare, con molta difficoltà, perché esso non lederebbe nessuna libertà.
Ecco perché tutti i media principali, che hanno poi la forza di dirigere il pensiero maggioritario, hanno scelto il nome psicologicamente più negativo.
Nelle parole di Sartori: «La guerra delle parole è una guerra tra nomi “nobili” e “ignobili” […] le parole “pesano” e il potere delle parole è di per sé grandissimo. Impadronirsi di una parola è impadronirsi della realtà che denota.» (*2)
- La parte che ho trovato più interessante arriva sul finale, nel sottocapitolo 13.6 intitolato “Fine dell’etica?”. Personalmente ci vedo una prefigurazione del mio capitolo [E] 14.3, “La deriva morale” e forse anche de “Il profittismo” ([E] 14.4) che ne è la conseguenza in campo sociale/economico. Sartori infatti spiega che l’ultima “grande filosofia dell’uomo come essere morale” risale a Kant: da allora si è progressivamente affermato il materialismo e l’utilitarismo.
Considerando che Sartori scrive prima del 2007 (a cui risale l’appendice) la sua intuizione è notevole perché all’epoca non era lampante come adesso.
- Infine voglio concludere questa serie con un paragrafo che ho trovato particolarmente bello e profondo: illustra l’importanza dello studio in chiave storica per la comprensione del presente: «La storia è il mito di Sisifo, ogni generazione ricomincia da capo. Nessuno di noi nasce civilizzato: il nostro vero certificato di nascita porta l’anno zero. La nostra età storica, la nostra maturità di uomini del proprio tempo, deve essere sempre riconquistata, la si deve sempre recuperare: e ogni volta il tragitto si allunga, ogni volta c’è da risalire un poco di più.» (*3)
Conclusione: un ottimo libro, non dico scolastico ma certo didascalico, che ha il preciso obiettivo di dare una panoramica a 360° della democrazia e delle problematiche a essa collegate. Secondo me fa un buon lavoro in questo senso: personalmente l’ho trovato molto utile e, oltretutto, ha confermato molte delle mie intuizioni. È un libro però che NON consiglio a tutti (un po’ troppo specialistico per coinvolgere il lettore non già curioso di saperne di più) ma solo a chi è interessato alla materia trattata.
Nota (*1): tratto da “Democrazia cosa è” di Giovanni Sartori, (E.) RCS, 2007, pag. 251.
Nota (*2): ibidem, pag. 254.
Nota (*3): ibidem, pag. 263.
alla prima stazione
1 ora fa
Nessun commento:
Posta un commento