La notizia sportiva del giorno è la nascita della “Superlega” una competizione dove alcune squadre parteciperebbero di diritto e non per meriti acquisiti sul campo.
In altre parole si tratterebbe di una competizione che darebbe grandi vantaggi economici (nuovi profitti cospicui e garantiti) solo a specifiche squadre con l’ovvio risultato di falsare i rispettivi campionati.
Per quel che mi riguarda alla base delle competizioni sportive dovrebbe esserci la garanzia che tutte le squadre partano allo stesso livello per quanto possibile (per esempio sarei a favore della divisione in parti uguali dei diritti sportivi televisivi). Di gara truccata la vita basta e avanza: per lo meno nello svago vorrei qualcosa di più equo.
La mia posizione magari sarà discutibile ma sono sicuro che comunque sia condivisa da molte persone: mi aspetterei quindi che sui media si apra un dibattito al riguardo dove si confrontino i pro e contro delle varie posizioni.
Ma oggi su un sito di informazione sportiva locale ho trovato questo articolo: Superlega, prime pagine di fuoco all’estero: “Atto criminale contro i tifosi” da ViolaNews.org
Mi ha colpito il tono della stampa estera, molto vicino alla mia stessa indignazione e, per questo, ho voluto controllare la stampa italiana. Ebbene, effettivamente, i toni sono molto più pacati e neutri: di sicuro manca l’esecrazione presente all’estero.
Personalmente lo trovo illuminante. La mia teoria la conoscete: la morale sta degenerando. L’uomo non ne è più il suo centro ma è il denaro che lo sta divenendo. Il bene non è più rappresentato da quei principi e ideali che elevano l’uomo ma dalla logica del profitto. È bene ciò che fa guadagnare: "se alle persone non sono d'accordo allora devono adeguarsi perché così va e deve andare il mondo (e non si può fare altrimenti)". Questa è la morale dominante nella politica e nella società.
Di solito lo sport è un argomento di distrazione che esula da queste logiche, dove quindi i giornalisti hanno ancora il permesso di esprimere liberamente le proprie opinioni. Evidentemente però questa mentalità che vede il profitto come misura del bene si è talmente radicata nella cultura italiana (grazie al continuo martellamento dei media degli ultimi decenni) che anche i giornalisti sportivi l’hanno introiettata nella loro forma mentale, cioè nella logica del loro pensare.
Per i giornalisti italiani (sicuramente qua e là ci saranno delle eccezioni), o almeno per i media, è giusto, moralmente corretto cioè, che le squadre più importanti escogitino qualsiasi trovata per guadagnare più denaro. Anche la reazione di FIFA e UEFA è vista in quest’ottica: non vogliono perdere profitto e quindi si oppongono al progetto come possono. Sfugge completamente la dimensione etica della vicenda.
Se la problematica fosse solo italiana scommetterei che la politica, nella veste del burocrate Draghi, a parole si manterrebbe neutrale ("è il mercato, cioè i tifosi, che deciderà") ma dietro le quinte strizzerebbe l’occhio alle squadre ribelli favorendole in qualche modo ed evitandogli possibili paletti burocratici.
Però la questione è europea e quindi il burocrate Draghi aspetterà, prima di schierarsi, di vedere come reagisce la politica in Francia e Germania e solo poi si accoderà ubbidiente alla strategia politica stabilita dai suoi padroni. Può darsi quindi che se all’estero la pressione pubblica contro questa iniziativa diventasse predominante, grazie a dei media sportivi più liberi che non cercano di orientare i propri lettori in una specifica direzione, allora anche l’Italia si adeguerà.
“Ma che c’entra la libertà con i media: i grandi media raccontano solo i fatti in maniera oggettiva! È nel loro interesse dire il vero altrimenti perderebbero credibilità e lettori!” pensa sicuramente l’anticomplottista italiano furbo che non si fa fregare dalle bufale “perché lui legge Repubblica o il Corriere della Sera”…
Ma a chi appartengono i grandi media in Italia?
Mediaset a Berlusconi, così come il Milan.
Il Corriere della Sera è in orbita FIAT così come la Juventus, o mi sbaglio?
E Sky? Ancora non ho guardato il suo telegiornale ma visto che ha perso i diritti per il campionato di calcio avrebbe senso che cercasse di puntare su un’alternativa: la logica del profitto, che diventa la morale al di là di qualsiasi meritocrazia sportiva, suppongo che renderà i suoi giornalisti molto possibilisti e interessati a questa idea, magari perfino entusiasti…
Sono molto curioso al riguardo!
Aggiornamento 20/4/2021: Ieri (19/4) ho seguito solo l’edizione del mattino di SkySportTG. La notizia aveva risalto nei titoli ma poi non veniva quasi mai affrontata: informazioni date in maniera piuttosto neutra. Secondo me erano ancora in attesa di ordini su quale linea editoriale seguire.
Per la gran parte del tempo sono così stato sintonizzato su Radio Sportiva: qui l’atmosfera era completamente diversa con vari ospiti che sputavano fuoco e fiamme sulla Superlega…
Un giornalista ha anche fatto notare che Sky ha investito molto nei diritti per la Champion’s e non sarebbe stata contenta se questa avesse perso valore. È un’osservazione giusta: sicuramente all’epoca la Superlega era solo una remota ipotesi: credo però che Sky non abbia comprato i diritti del campionato perché aveva avuto sentore di cosa stava per accadere.
A sera ho riseguito di nuovo Sky24 e stavolta c’era, come opinionisti e informati sui fatti, il direttore e l’inviato per la Juventus. All’inviato è scappato detto che non è che sapesse ma aveva avuto almeno dei forti sentori: questo mi fa pensare che se il giornalista sapeva qualcosa allora, a maggior ragione, i vertici di Sky ne fossero informati ancora meglio.
Stamani o ieri sera, non so, anche Draghi, evidentemente istruito sulla linea da prendere, si è schierato debolmente contro la Superlega: probabilmente sente infatti anche la pressione del gruppo FIAT. Quindi non particolarmente duro ma un po’ accomodante. Ho notato che l’interpretazione delle sue parole varia molto in base a chi le riporta.
Stamani ho riascoltato brevemente SkyTG: toni molto pacati, hanno spiegato la logica economica dell’operazione che, come ho scritto, diviene anche morale. Non ho sentito invece nessun accenno alle controindicazioni per la Serie A e tutte le altre squadre. Rimango dell’idea che Sky fosse informata e probabilmente interessata all’acquisto dei diritti della nuova Superlega a scapito del campionato (che diventerebbe un “pacco” per DAZN).
Mi ha colpito un giornalista (SKY ovviamente) che, riferendosi alla Superlega, ha usato un condizionale, un “dovrebbe avere”, per poi immediatamente correggersi con un futuro, “avrà”.
L’ho interpretato come un’indicazione della linea editoriale: dare la Superlega per cosa certa e fatta in maniera che i telespettatori si abituino all’idea e, anzi, la pensino come inevitabile. Propaganda 101.
Ma ovviamente è solo una mia sensazione...
Ah, mi hanno fatto notare che il Corriere della Sera non è più del gruppo FIAT ma di Urbano Cairo: chiedo venia!
Conclusione: volevo scrivere un corto ma sono andato “lungo”. Voglio comunque pubblicare oggi questo articolo perché la vicenda è calda. Domani aggiornerò la data (grazie Blogger.com per non permettermi più di pubblicare con data futura...).
alla prima stazione
1 ora fa
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