[E] Attenzione! Per la comprensione di questo pezzo è necessaria la lettura della mia Epitome (V. 1.7.1 "Sherlochulhu").
Credo di averne già scritto, magari accennandone appena in pezzi in cui scrivevo d’altro, ma oggi voglio invece dedicare qualche parola a questa mia intuizione.
Prima il fatto evidente: il proliferare delle pubblicità progresso, ovvero di quelle pubblicità il cui scopo dovrebbe essere quello di educare/informare il pubblico sulle questioni più varie.
Ormai su alcuni canali esse rappresentano una percentuale significativa del totale delle pubblicità trasmesse durante un intervallo.
Un caso? È possibile ovviamente.
Però la tendenza consistente fa pensare che non sia così.
La teoria dell’Epitome, specialmente quella sulla comunicazione attuale e relativi pericoli ([E] 10.3 e 10.5), mi viene però in soccorso.
In questa teoria spiego che esiste una sinergia fra media e poteri economici che li controllano con la politica. La politica piuttosto che lavorare bene nel maggior interesse della popolazione preferisce essere descritta positivamente dai media. I media hanno infatti il potere di veicolare una specifica “verità” alla popolazione o almeno a una parte significativa di essa. Meglio essere descritti come bravi che esserlo veramente.
Chiaramente i media, o meglio i poteri economici che li controllano, vogliono in cambio dei favori politici. Infatti, grazie a questi “favori” politici, i poteri economici possono sopportare e ammortizzare la perdita economica dei propri media dovuta, essenzialmente, all’erosione della loro credibilità.
Fin qui la mia “vecchia” teoria. Ma in effetti il potere politico può fare di più che semplici “favori” (*1): esso infatti essenzialmente gestisce la ricchezza pubblica. Come trasferire questa ricchezza pubblica ai media?
La maniera più semplice, e ovviamente legale, è quella di comprare spazi pubblicitari: ovviamente un governo non può fare direttamente pubblicità a se stesso. L'operazione, perfino a una moralità corrotta come l'attuale, apparirebbe di cattivo gusto e sarebbe controproducente. Inoltre tutti sanno che la pubblicità vende un prodotto e che non è sincera: la pubblicità “ufficiale” comprata sarà quindi a favore di argomenti neutri o secondari, su questioni sociali e/o morali, che niente o quasi hanno a che fare col potere politico al governo. Ma la vera pubblicità, a cui la precedente è condizionata, sarà invece quella dei telegiornali che in teoria hanno ancora oggi la pretesa di essere obiettivi. Questi faranno la "vera" pubblicità a favore del potere politico.
In altre parole formalmente il potere politico acquista pubblicità progresso mentre informalmente si assicura un occhio, o anche due, di riguardo da parte dell'informazione degli stessi media.
Non importa poi che, magari, i media vendano quegli spazi pubblicitari a tariffe ridotte: semplicemente il potere politico ne acquisterà un numero maggiore.
Sarebbe da approfondire la situazione quando il committente è un’organizzazione privata: in questo caso bisognerebbe investigare se e quanti fondi riceve dallo Stato e se questi siano vincolati a particolari usi (cioè, per esempio, pubblicità per ottenere una certa quota di contributi privati o simili).
Al riguardo non ho nessuna informazione concreta: può anche darsi che questa mia teoria, analizzando meglio i dati economici (e non solo), risulti poi completamente infondata. Essa ha però il pregio di spiegare con la logica della mia Epitome una “stranezza” che mi pare sempre più difficilmente comprensibile in maniera diversa.
Conclusione: il risultato è che le pubblicità progresso, che già prima mi irritavano, adesso le trovo ancor più insopportabili. Sarebbe comunque interessante conoscere i fondi destinati dallo Stato a queste pubblicità
Nota (*1): alla fine il sistema dei “favori” equivale a una forma di baratto con tutte le inefficienze che ne derivano. Mentre il potere politico ha sempre bisogno del sostegno dei media non è sempre detto il contrario.
alla prima stazione
2 ore fa
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