Oggi, sempre nell’ottica di allenarmi col Python, e soprattutto perché mi diverto, ho continuato a fare modifiche al mio programma che genera nomi casuali basati su una base dati di nomi di attori porno americani (v. Porno nomi).
Ho scritto “attori” e non “attrici” perché viste le numerose richieste (non sto scherzando! Tre per il mio solito sono tantissime!) ho aggiunto anche una base dati con i nomi maschili: certo ne ho trovati molti meno ma abbastanza per avere una discreta varietà…
Fra le novità ho introdotto i nomi doppi, gli aggettivi e i sostantivi.
Sui nomi doppi c’è poco da dire: invece di avere “nome” + “cognome”, in alcuni casi si ha “nome1” + “nome2” + “cognome”.
Gli aggettivi li ho introdotti per poter usare i nomi singoli come, ad esempio, Sinderella: in questi casi il programma cerca fra tutti i cognomi quelli che sono anche aggettivi e ne sceglie uno a caso da aggiungere al nome singolo.
Per poter distinguere gli aggettivi e sostantivi fra i cognomi mi sono appoggiato a una libreria apposita chiamata Natural Language Toolkit: molto bellina e potente!
Ovviamente usare tale strumento è stato un eccesso da parte mia: ma come spiegato lo faccio per impratichirmi col Python, non per il programma in sé…
I sostantivi li ho introdotti perché mi sono accorto che alcuni nomi erano della forma “Aggettivo” + “nome”: ad esempio “Little Caprice”.
In questi casi ho formato il nuovo nome dall’aggettivo, nell’esempio “Little”, e un sostantivo a caso scelto fra i vari cognomi (usando la solita libreria Natural Language Toolkit).
Esempi di aggettivi e sostantivi filtrati dai cognomi (femminili) sono:
Blue JJ
Grey JJ
White JJ
Red JJ
Royal JJ
Black JJ
Young JJ
Numerosissimi i colori! “JJ” sta per “aggettivo” nella libreria sullodata.
Esempi di sostantivi:
Love NN
Danger NN
Fox NN
Coal NN
Grace NN
Crystal NN
Echo NN
In questo caso “NN” sta per sostantivo singolare: in effetti avrei potuto aggiungere anche i plurali…
Molto diversi i risultati per gli uomini!
Aggettivi:
White JJ
Huge JJ
Savage JJ
Strong JJ
Long JJ
Blue JJ
Black JJ
Sostantivi:
Diamond NN
Clay NN
Snow NN
Stone NN
Rock NN
Castle NN
X NN
Ieri avevo associato a note donne politiche i relativi nomi da porno attrici, oggi quindi, per non discriminare ma soprattutto perché mi pare divertente, ecco l’associazione fra uomini politici e nomi da porno attori!
Matteo Salvini → “Charlie Piper” insomma, un po’ deludente, mi aspettavo di più...
Alberto Bagnai → “Charles Harden” un po’ meglio!
Matteo Renzi → “Jessy Piper” ma… anche questo mi sembra un po’ ambiguo: che “Matteo” corrisponda a “Piper”? (“Piper” in italiano significa “pifferaio” ma mi chiedo se in inglese abbia un altro significato più gergale)
Nicola Zingaretti → “Tony Huge” ecco, ora si ragiona!
Beppe Grillo → “Michael Blue” ba…
Luigi Di Maio → “Ryan Sins” perverso!
Sergio Mattarella → “Chilli Gong” eh??
Silvio Berlusconi → “Stallion Dupree” beh, ai suoi tempi…
Vabbè, avete capito…
Poi ho inserito anche un bel pezzo di codice che mi crea automaticamente degli archivi da cui poi estraggo dei dati che mi servono: questo perché l’operazione con il “Natural Language Toolkit” è piuttosto lenta e quindi la faccio una sola volta dopo aver aggiunto parecchi nomi alle basi dati…
Conclusione: bo… onestamente non so se domani troverò nuove idee per modificare il mio programmino: vedremo...
martedì 30 luglio 2019
lunedì 29 luglio 2019
Porno nomi
Come sapete ormai da molti mesi sto cercando di imparare a programmare in Python: in genere sono molto bravo ad apprendere nuovi linguaggi ma il problema in questo caso è che semplicemente non programmo abbastanza: una cosa è leggere la teoria e un’altra scrivere del codice!
Io, vuoi per pigrizia che per mancanza di idee, non ho programmato quasi per nulla in Python col risultato che ogni volta che ci rimetto le mani non ricordo quasi niente…
Dovrei trovarmi un progettino che mi tenga occupato per un paio di settimane, ecco, allora probabilmente imparerei definitivamente questo linguaggio, almeno a un livello elementare…
Comunque oggi mi è venuta voglia di scrivere un programma inutile!
Da tempo avevo notato che i nomi delle porno attrici USA sembrano generati con un programma apposito: troppi sono i cognomi tutti uguali che ricordano, ad esempio, l’amore, attrici famose, personaggi famosi, colori (?), oggetti preziosi e simili.
Ad esempio c’è un numero spropositato di attrici con cognome “Stone”, evidentemente ispirate dalla più famosa Sharon. Addirittura ho trovato un paio di “Monroe”! Sul momento ho ipotizzato che avrei trovato anche parecchie “Roberts” ma probabilmente Julia Roberts piace più alle mamme delle attuali pornoattrici!
Fra i personaggi famosi spiccano i presidenti USA: ho trovato Kennedy, Nixon e pure un paio di Trump!
Poi ci sono i cognomi basati su colori: questi li capisco meno, però ce ne sono tanti: Red, White, Black, Grey, Green magari con qualche variante tipo Whyte o simili…
Per i nomi una grande quantità inizia con “A” ma magari questo è in parte vero anche per i comuni nomi femminili statunitensi, non so…
Comunque il mio programmino è molto semplice: ho inserito in un archivio quasi 400 nomi di porno attrici, ci ho fatto un minimo di elaborazione (ad esempio eliminando i nomi che ricordano una particolare origine etnica, quelli singoli (senza cognome) tipo “Sinderella” o quelli un po’ più complessi (ad esempio con un doppio nome) per pigrizia mia.
Poi, in base al nome di ingresso che inserisco (tramite una funzione di hashing di Shannon (così, per uccidere le zanzare a cannonate!)) definisco il seme per il generatore di numeri casuali: il calcolatore sceglie così un nome e un cognome dalla lista dei nomi: tutto qui!
Personalmente trovo il risultato molto divertente!
Fornirvi degli esempi di mie conoscenze non avrebbe senso: userò quindi qualche nome di donne famose…
Vediamo:
Laura Boldrini → Paige Knight
Elena Maria Boschi → Alice Stevens
Giulia Grillo → Vanna Black
Elisabetta Trenta → Kacey London
Giorgia Meloni → Victoria Kelly
Mara Carfagna → Becky Nova
E potrei continuare con molte altre associazioni senza senso: ma credo che queste già rendano l’idea!
Conclusione: vabbè, un programmino stupido ma divertente… Magari potrei migliorarlo facendogli scartare i nomi di porno attrici effettivamente esistenti… lo farò se ne avrò voglia…
Ovviamente se qualcuno è interessato all’equivalente di qualche nome lo scriva nei commenti e gli fornirò il relativo “porno nome”...
Io, vuoi per pigrizia che per mancanza di idee, non ho programmato quasi per nulla in Python col risultato che ogni volta che ci rimetto le mani non ricordo quasi niente…
Dovrei trovarmi un progettino che mi tenga occupato per un paio di settimane, ecco, allora probabilmente imparerei definitivamente questo linguaggio, almeno a un livello elementare…
Comunque oggi mi è venuta voglia di scrivere un programma inutile!
Da tempo avevo notato che i nomi delle porno attrici USA sembrano generati con un programma apposito: troppi sono i cognomi tutti uguali che ricordano, ad esempio, l’amore, attrici famose, personaggi famosi, colori (?), oggetti preziosi e simili.
Ad esempio c’è un numero spropositato di attrici con cognome “Stone”, evidentemente ispirate dalla più famosa Sharon. Addirittura ho trovato un paio di “Monroe”! Sul momento ho ipotizzato che avrei trovato anche parecchie “Roberts” ma probabilmente Julia Roberts piace più alle mamme delle attuali pornoattrici!
Fra i personaggi famosi spiccano i presidenti USA: ho trovato Kennedy, Nixon e pure un paio di Trump!
Poi ci sono i cognomi basati su colori: questi li capisco meno, però ce ne sono tanti: Red, White, Black, Grey, Green magari con qualche variante tipo Whyte o simili…
Per i nomi una grande quantità inizia con “A” ma magari questo è in parte vero anche per i comuni nomi femminili statunitensi, non so…
Comunque il mio programmino è molto semplice: ho inserito in un archivio quasi 400 nomi di porno attrici, ci ho fatto un minimo di elaborazione (ad esempio eliminando i nomi che ricordano una particolare origine etnica, quelli singoli (senza cognome) tipo “Sinderella” o quelli un po’ più complessi (ad esempio con un doppio nome) per pigrizia mia.
Poi, in base al nome di ingresso che inserisco (tramite una funzione di hashing di Shannon (così, per uccidere le zanzare a cannonate!)) definisco il seme per il generatore di numeri casuali: il calcolatore sceglie così un nome e un cognome dalla lista dei nomi: tutto qui!
Personalmente trovo il risultato molto divertente!
Fornirvi degli esempi di mie conoscenze non avrebbe senso: userò quindi qualche nome di donne famose…
Vediamo:
Laura Boldrini → Paige Knight
Elena Maria Boschi → Alice Stevens
Giulia Grillo → Vanna Black
Elisabetta Trenta → Kacey London
Giorgia Meloni → Victoria Kelly
Mara Carfagna → Becky Nova
E potrei continuare con molte altre associazioni senza senso: ma credo che queste già rendano l’idea!
Conclusione: vabbè, un programmino stupido ma divertente… Magari potrei migliorarlo facendogli scartare i nomi di porno attrici effettivamente esistenti… lo farò se ne avrò voglia…
Ovviamente se qualcuno è interessato all’equivalente di qualche nome lo scriva nei commenti e gli fornirò il relativo “porno nome”...
sabato 27 luglio 2019
Dialogo fra sordi?
Da qualche tempo sono rientrato in contatto, tramite FB, con un attivista del M5S che avevo conosciuto anni fa.
Si dà ancora un gran daffare e su FB fa opera di “informazione” (per quanto sia possibile: v. Regole x FB) su quanto faccia o dica il M5S e i suoi esponenti.
Quando il suo commento iniziale lascia spazio al dibattito (non è cioè un affermazione di fede o un insulto) gli lascio, nella maniera più pacata possibile, il mio contributo. Lui gli mette un “mi piace” e spesso, a sua volta, risponde al mio pensiero.
In genere però, non so se per troppa fretta o per mala fede (credo per la fretta ma, lo sapete, sono sospettoso), risponde solo parzialmente alle mie argomentazioni cosicché raramente si arriva da qualche parte: anche perché io, per evitare di infiammare la discussione, preferisco lasciare perdere…
Recentemente però mi sono proprio cadute le braccia: ha difeso Conte che ha dato il via libera alla votazione in parlamento sulla TAV spiegando che così la Lega, il PD e Forza Italia voteranno “sì” insieme mentre il M5S (parola di Di Maio) voterà “no”.
Chi mi segue e conosce la “mia teoria”, ovvero quanto ho scritto nell’Epitome, sa la mia posizione su Conte: appartiene al “partito del Presidente” o al “M5S-Grillo/Casaleggio”; ovvero segue l’ideologia e i comportamenti di un partito tradizionale o di un populismo apparente (che in pratica è la stessa cosa). Quindi il vero motivo per cui Conte ha detto “sì” alla TAV è semplicemente perché vuole realizzare la TAV!
Per questo, anche se non potevo introdurre con poche righe il mio amico a questi concetti apparentemente contraddittori, mi aspettavo che ne prendesse almeno un po’ le distanze, che ne fosse confuso e perplesso per l’evidente illogicità…
Invece no: egli esalta acriticamente il comportamento del M5S (in verità lo stesso era accaduto con la votazione nel Parlamento Europeo a favore della Von der Leyen) dicendo che si tratta di un astuta manovra politica per far uscire allo scoperto la Lega (?? (*1)). Così, se la Lega vota sì, cade il governo e si torna alle elezioni oppure il M5S farà opposizione “dura” contro l’eventuale governicchio del presidente.
A me pare una logica allucinante dove faccio fatica a raccapezzarmi: perché far votare sulla TAV (a cui sei contrario) sapendo che vincerà il “sì” solo per poi far saltare il governo? se il M5S non vuole governare con la Lega allora semplicemente può far cadere il governo senza bisogno di alcuna votazione sulla TAV!
Poi, ovviamente, come ho spiegato in altri pezzi politici, il M5S-Grillo/Casaleggio non farebbe assolutamente un’opposizione “dura” ma, in quanto populismo apparente, sarebbe invece la compiacente ruota di scorta dell’eventuale governicchio del presidente, pronto ad accettare supinamente tutte le richieste di Bruxelles contro l’Italia e gli italiani. Ma ovviamente questo non potevo dirglielo!
Così gli scrissi:
«ma Conte perché non ha detto direttamente "no" o perché almeno non ha cercato di guadagnare tempo? Il M5S vuole la crisi di governo? Ne dubito...
Io credo che vincerà il "sì" ma che NON ci sarà crisi quindi alla fine cosa avrà ottenuto il M5S? Poco, anzi niente, se non deludere i propri elettori contrari alla TAV...
A me pare anche questo (insieme all'elezione della Von der Leyen) un errore: se non altro però, in questo caso, vedremo a breve il risultato... La votazione è domani o comunque nei prossimi giorni, vero?»
A questo mi replica con due righe, domandandomi qualcosa del tipo (non copio e incollo direttamente per motivi di riservatezza) perché gli elettori del M5S dovrebbero essere delusi se questo votasse in parlamento contro la TAV.
Effettivamente mi viene il dubbio di non essere stato chiaro così provo a rispiegarmi.
Replico con:
«Perché a chi non vuole la TAV non interessa tanto che il M5S voti “no” quanto che la TAV non venga costruita: la maniera per evitarne la costruzione era che Conte dicesse “no” oppure che prendesse tempo.
Insomma il M5S aveva il pallino del gioco in mano (riguardo cosa fare con la TAV) e l’ha gettato via: tu stesso hai scritto qui sopra che è una manovra politica per mettere in crisi il governo facendo votare insieme PD, Lega e Forza Italia...»
Per la precisione il “tu stesso hai scritto qui sopra che è una manovra politica per mettere in crisi il governo facendo votare insieme PD, Lega e Forza Italia...” non è completamente esatto: questo concetto l’aveva espresso in un altro commento e non “qui sopra”…
Comunque mi risponde che così la Lega deve “uscire allo scoperto”, evita completamente la mia argomentazione sul ruolo di Conte e conclude aggiungendo di non capire dove io veda “il problema”.
Quindi ci riprovo:
«Te l'ho scritto: "Perché a chi non vuole la TAV non interessa tanto che il M5S voti “no” quanto che la TAV non venga costruita".»
e poi:
«Riguardo al governo poi è il M5S ad avere i numeri per decidere cosa fare: se non vuole governare con la Lega può farlo con altri, può lavorare col PD, può sostenere un governo di minoranza senza farne parte, può sostenere un governo tecnico o "del presidente", etc...
Poteva optare per una qualunque di queste scelte senza dover passare dalla votazione immediata sulla TAV in parlamento che al 99% comporta il "sì" a essa,,,»
Ma evidentemente la mia argomentazione sull’inutilità del ricorrere al voto sulla TAV non riesce a proprio a vederla. Mi ha risposto infatti che se il M5S è il solo a votare “no” allora non può governare insieme a nessun altro partito…
Così mi rassegno e gli scrivo:
«Bo, evidentemente non riesco a spiegarmi....»
In realtà stanotte ho pensato a un altro esempio:
Il capitano di una nave mercantile che si trova a La Valletta (Malta) deve scegliere se andare a vendere la propria merce a Marsiglia oppure a Tunisi; il nobile capitano sa però bene due cose: 1. andare a Tunisi non conviene perché ci sono i pirati e il porto non è sicuro; 2. la maggioranza dei marinai preferirebbe comunque andare a Tunisi perché è più vicina e loro, essendo pagati a viaggio, hanno interesse ad andare là invece che a Marsiglia.
Nonstante questa consapevolezza il capitano, invece di ordinare di dirigersi a Marsiglia chiede alla ciurma di votare per scegliere dove andare pur, lo ripeto, sapendo che questi opteranno per il porto NON sicuro.
Vi pare logico? A me no…
Ovviamente nella mia analogia il capitano sarebbe Conte e la ciurma il parlamento. Marsiglia, Tunisi e La Valletta sono i primi porti che mi sono venuti in mente...
Vabbè, non gli posterò questo ulteriore esempio: è evidente che semplicemente preferisce non rispondermi e/o criticare Conte…
Conclusione: in effetti un difetto dell’Epitome è che mi sta diventando sempre più difficile farmi capire da chi non la conosce (cioè tutti!). La mia comprensione dei fenomeni politici è troppo più avanzata e io devo costantemente ricordarmi che il mio interlocutore ha una visione molto più limitata della mia...
Nota (*1): ma se nel contratto di governo era stato stabilito di VERIFICARE l’utilità della realizzazione della TAV mi pare allora evidente, sapendo che il M5S era “contrario”, che fosse già noto che la Lega fosse a favore di essa (fosse stata contraria avrebbero inserito direttamente nel contratto di governo un “niente TAV”): quindi che c’entra il “farla uscire allo scoperto”?
Si dà ancora un gran daffare e su FB fa opera di “informazione” (per quanto sia possibile: v. Regole x FB) su quanto faccia o dica il M5S e i suoi esponenti.
Quando il suo commento iniziale lascia spazio al dibattito (non è cioè un affermazione di fede o un insulto) gli lascio, nella maniera più pacata possibile, il mio contributo. Lui gli mette un “mi piace” e spesso, a sua volta, risponde al mio pensiero.
In genere però, non so se per troppa fretta o per mala fede (credo per la fretta ma, lo sapete, sono sospettoso), risponde solo parzialmente alle mie argomentazioni cosicché raramente si arriva da qualche parte: anche perché io, per evitare di infiammare la discussione, preferisco lasciare perdere…
Recentemente però mi sono proprio cadute le braccia: ha difeso Conte che ha dato il via libera alla votazione in parlamento sulla TAV spiegando che così la Lega, il PD e Forza Italia voteranno “sì” insieme mentre il M5S (parola di Di Maio) voterà “no”.
Chi mi segue e conosce la “mia teoria”, ovvero quanto ho scritto nell’Epitome, sa la mia posizione su Conte: appartiene al “partito del Presidente” o al “M5S-Grillo/Casaleggio”; ovvero segue l’ideologia e i comportamenti di un partito tradizionale o di un populismo apparente (che in pratica è la stessa cosa). Quindi il vero motivo per cui Conte ha detto “sì” alla TAV è semplicemente perché vuole realizzare la TAV!
Per questo, anche se non potevo introdurre con poche righe il mio amico a questi concetti apparentemente contraddittori, mi aspettavo che ne prendesse almeno un po’ le distanze, che ne fosse confuso e perplesso per l’evidente illogicità…
Invece no: egli esalta acriticamente il comportamento del M5S (in verità lo stesso era accaduto con la votazione nel Parlamento Europeo a favore della Von der Leyen) dicendo che si tratta di un astuta manovra politica per far uscire allo scoperto la Lega (?? (*1)). Così, se la Lega vota sì, cade il governo e si torna alle elezioni oppure il M5S farà opposizione “dura” contro l’eventuale governicchio del presidente.
A me pare una logica allucinante dove faccio fatica a raccapezzarmi: perché far votare sulla TAV (a cui sei contrario) sapendo che vincerà il “sì” solo per poi far saltare il governo? se il M5S non vuole governare con la Lega allora semplicemente può far cadere il governo senza bisogno di alcuna votazione sulla TAV!
Poi, ovviamente, come ho spiegato in altri pezzi politici, il M5S-Grillo/Casaleggio non farebbe assolutamente un’opposizione “dura” ma, in quanto populismo apparente, sarebbe invece la compiacente ruota di scorta dell’eventuale governicchio del presidente, pronto ad accettare supinamente tutte le richieste di Bruxelles contro l’Italia e gli italiani. Ma ovviamente questo non potevo dirglielo!
Così gli scrissi:
«ma Conte perché non ha detto direttamente "no" o perché almeno non ha cercato di guadagnare tempo? Il M5S vuole la crisi di governo? Ne dubito...
Io credo che vincerà il "sì" ma che NON ci sarà crisi quindi alla fine cosa avrà ottenuto il M5S? Poco, anzi niente, se non deludere i propri elettori contrari alla TAV...
A me pare anche questo (insieme all'elezione della Von der Leyen) un errore: se non altro però, in questo caso, vedremo a breve il risultato... La votazione è domani o comunque nei prossimi giorni, vero?»
A questo mi replica con due righe, domandandomi qualcosa del tipo (non copio e incollo direttamente per motivi di riservatezza) perché gli elettori del M5S dovrebbero essere delusi se questo votasse in parlamento contro la TAV.
Effettivamente mi viene il dubbio di non essere stato chiaro così provo a rispiegarmi.
Replico con:
«Perché a chi non vuole la TAV non interessa tanto che il M5S voti “no” quanto che la TAV non venga costruita: la maniera per evitarne la costruzione era che Conte dicesse “no” oppure che prendesse tempo.
Insomma il M5S aveva il pallino del gioco in mano (riguardo cosa fare con la TAV) e l’ha gettato via: tu stesso hai scritto qui sopra che è una manovra politica per mettere in crisi il governo facendo votare insieme PD, Lega e Forza Italia...»
Per la precisione il “tu stesso hai scritto qui sopra che è una manovra politica per mettere in crisi il governo facendo votare insieme PD, Lega e Forza Italia...” non è completamente esatto: questo concetto l’aveva espresso in un altro commento e non “qui sopra”…
Comunque mi risponde che così la Lega deve “uscire allo scoperto”, evita completamente la mia argomentazione sul ruolo di Conte e conclude aggiungendo di non capire dove io veda “il problema”.
Quindi ci riprovo:
«Te l'ho scritto: "Perché a chi non vuole la TAV non interessa tanto che il M5S voti “no” quanto che la TAV non venga costruita".»
e poi:
«Riguardo al governo poi è il M5S ad avere i numeri per decidere cosa fare: se non vuole governare con la Lega può farlo con altri, può lavorare col PD, può sostenere un governo di minoranza senza farne parte, può sostenere un governo tecnico o "del presidente", etc...
Poteva optare per una qualunque di queste scelte senza dover passare dalla votazione immediata sulla TAV in parlamento che al 99% comporta il "sì" a essa,,,»
Ma evidentemente la mia argomentazione sull’inutilità del ricorrere al voto sulla TAV non riesce a proprio a vederla. Mi ha risposto infatti che se il M5S è il solo a votare “no” allora non può governare insieme a nessun altro partito…
Così mi rassegno e gli scrivo:
«Bo, evidentemente non riesco a spiegarmi....»
In realtà stanotte ho pensato a un altro esempio:
Il capitano di una nave mercantile che si trova a La Valletta (Malta) deve scegliere se andare a vendere la propria merce a Marsiglia oppure a Tunisi; il nobile capitano sa però bene due cose: 1. andare a Tunisi non conviene perché ci sono i pirati e il porto non è sicuro; 2. la maggioranza dei marinai preferirebbe comunque andare a Tunisi perché è più vicina e loro, essendo pagati a viaggio, hanno interesse ad andare là invece che a Marsiglia.
Nonstante questa consapevolezza il capitano, invece di ordinare di dirigersi a Marsiglia chiede alla ciurma di votare per scegliere dove andare pur, lo ripeto, sapendo che questi opteranno per il porto NON sicuro.
Vi pare logico? A me no…
Ovviamente nella mia analogia il capitano sarebbe Conte e la ciurma il parlamento. Marsiglia, Tunisi e La Valletta sono i primi porti che mi sono venuti in mente...
Vabbè, non gli posterò questo ulteriore esempio: è evidente che semplicemente preferisce non rispondermi e/o criticare Conte…
Conclusione: in effetti un difetto dell’Epitome è che mi sta diventando sempre più difficile farmi capire da chi non la conosce (cioè tutti!). La mia comprensione dei fenomeni politici è troppo più avanzata e io devo costantemente ricordarmi che il mio interlocutore ha una visione molto più limitata della mia...
Nota (*1): ma se nel contratto di governo era stato stabilito di VERIFICARE l’utilità della realizzazione della TAV mi pare allora evidente, sapendo che il M5S era “contrario”, che fosse già noto che la Lega fosse a favore di essa (fosse stata contraria avrebbero inserito direttamente nel contratto di governo un “niente TAV”): quindi che c’entra il “farla uscire allo scoperto”?
venerdì 26 luglio 2019
Lupi russi
Vedo su FB che molti amici e conoscenti su FB sono sorpresi dal poco interesse destato dalla notizia dei presunti fondi russi alla Lega.
Anche a me, quando mi è giunta voce della notizia, non mi ha fatto alcuna impressione e ho subito creduto al commento di Bagnai che si tratti di una bufala.
Come mai? Beh, per vari motivi fra loro collegati:
1. generica scarsa attendibilità dei media
2. la vicenda dei trolli russi contro il “poero Mattarella” che si è risolta (come avevo previsto mesi prima) con i giudici che dopo aver sprecato un anno in indagini inutili sono arrivati alla conclusione che “i giornali si erano inventato tutto” (v. punto 1).
3. Le relazioni pericolose (per la democrazia) fra il PD e il CSM. Diminuisce fiducia nell’imparzialità politica della magistratura.
4. La decisione del GIP di Agrigento sul caso Carola. Diminuisce fiducia nell’imparzialità politica della magistratura.
Per questi motivi ormai se giornali/magistratura attaccano un partito (che non sia il PD!) io non prendo in considerazione la cosa fino a quando non ci siano prove CONCRETE e non chiacchiere.
Succede così quando si grida “Al lupo! Al lupo!” senza motivo (*1): ed evidentemente questa mia sensazione è condivisa da una grande parte di italiani...
Nota (*1): che io chiamo fare politica in mancanza di idee e di argomenti.
Cutrone e Kean - 28/7/2019
Non volevo scrivere di calcio almeno fino a settembre ma non voglio rischiare di dimenticarmi di dirlo: Cutrone è il più forte attaccante italiano!
La squadra inglese che l'ha preso ha fatto un affarone…
Infatti quello di Cutrone è stato uno dei pochi nomi accostati alla Fiorentina che non mi ha fatto accapponare la pelle, anzi!
E Kean? Bo, per me è un oggetto misterioso: gli scampoli di partita con Juventus e le partite in nazionale contro avversari debolissimi non mi dicono niente, poi non ho visto altro…
Magari diventerà anche un ottimo giocatore ma al momento non arrischio nessuna previsione: di certo c’è solo che ha un temperamento “particolare”, un difetto non un pregio.
Crusader Kings 2 in offerta! - 31/7/2019
Questo è un corto di PUBBLICITÀ!
È disponibile su HumbleBundle.com (sito affidabilissimo) Crusader Kings 2 + TUTTE le espansioni maggiori a 15$ (quindi in euro ancora meno)!!!
OFFERTA
Insomma un’offerta irripetibile per un gioco veramente bello sebbene non facilissimo da giocare!
Ah! Per chi non lo ricordasse Crusader Kings 2 è il gioco di cui più volte (anche recentemente) ho scritto: v. CK2: Panermos, Messo (strategicamente) male etc...
Crusader Kings 2 in offerta: conseguenza - 1/8/2019
La cosa triste è che, ormai mi pare sicuro data l’offerta totale, che il gioco sia arrivato al suo capolinea, ovvero che la Paradox abbia deciso di smettere di aggiornarlo, di produrre nuove espansioni, etc…
Peccato perché personalmente ho fiducia zero per un eventuale nuovo “Crusader King 3”. Prenderò in considerazione l’eventuale nuovo gioco solo se avrà:
1. Maggiore controllo e realismi sulle battaglie.
2. Maggiore aspetti RPG nella gestione dei personaggi.
3. Posizione personaggi tramite coordinate.
4. Migliore sistema politico: più opzioni e maggiormente realistiche.
5. Migliore IA.
Progettino - 3/8/2019
Ho avuto una buona idea per un progettino in Python: farà un programma che disegna una città… o un labirinto… ancora devo decidere!
Questo mi dovrebbe dare molte opportunità per imparare definitivamente Python. Oggi ho scritto la base: un programma che “disegna” una mappa vuota: gli oggetti Python mi fanno schifo, davvero non capisco perché il riferimento a self non sia stato reso implicito…
Ma lascerò i miei mugugni “tecnici” a un’altra occasione…
Conclusione: ieri ho “risistemato” il generatore di porno nomi casuali: ho inserito funzioni, creato un minimo di interfaccia e fuso in un unico codice la versione maschile e femminile del programma: ora non credo che ci rimetterò più le mani sopra...
Anche a me, quando mi è giunta voce della notizia, non mi ha fatto alcuna impressione e ho subito creduto al commento di Bagnai che si tratti di una bufala.
Come mai? Beh, per vari motivi fra loro collegati:
1. generica scarsa attendibilità dei media
2. la vicenda dei trolli russi contro il “poero Mattarella” che si è risolta (come avevo previsto mesi prima) con i giudici che dopo aver sprecato un anno in indagini inutili sono arrivati alla conclusione che “i giornali si erano inventato tutto” (v. punto 1).
3. Le relazioni pericolose (per la democrazia) fra il PD e il CSM. Diminuisce fiducia nell’imparzialità politica della magistratura.
4. La decisione del GIP di Agrigento sul caso Carola. Diminuisce fiducia nell’imparzialità politica della magistratura.
Per questi motivi ormai se giornali/magistratura attaccano un partito (che non sia il PD!) io non prendo in considerazione la cosa fino a quando non ci siano prove CONCRETE e non chiacchiere.
Succede così quando si grida “Al lupo! Al lupo!” senza motivo (*1): ed evidentemente questa mia sensazione è condivisa da una grande parte di italiani...
Nota (*1): che io chiamo fare politica in mancanza di idee e di argomenti.
Cutrone e Kean - 28/7/2019
Non volevo scrivere di calcio almeno fino a settembre ma non voglio rischiare di dimenticarmi di dirlo: Cutrone è il più forte attaccante italiano!
La squadra inglese che l'ha preso ha fatto un affarone…
Infatti quello di Cutrone è stato uno dei pochi nomi accostati alla Fiorentina che non mi ha fatto accapponare la pelle, anzi!
E Kean? Bo, per me è un oggetto misterioso: gli scampoli di partita con Juventus e le partite in nazionale contro avversari debolissimi non mi dicono niente, poi non ho visto altro…
Magari diventerà anche un ottimo giocatore ma al momento non arrischio nessuna previsione: di certo c’è solo che ha un temperamento “particolare”, un difetto non un pregio.
Crusader Kings 2 in offerta! - 31/7/2019
Questo è un corto di PUBBLICITÀ!
È disponibile su HumbleBundle.com (sito affidabilissimo) Crusader Kings 2 + TUTTE le espansioni maggiori a 15$ (quindi in euro ancora meno)!!!
OFFERTA
Insomma un’offerta irripetibile per un gioco veramente bello sebbene non facilissimo da giocare!
Ah! Per chi non lo ricordasse Crusader Kings 2 è il gioco di cui più volte (anche recentemente) ho scritto: v. CK2: Panermos, Messo (strategicamente) male etc...
Crusader Kings 2 in offerta: conseguenza - 1/8/2019
La cosa triste è che, ormai mi pare sicuro data l’offerta totale, che il gioco sia arrivato al suo capolinea, ovvero che la Paradox abbia deciso di smettere di aggiornarlo, di produrre nuove espansioni, etc…
Peccato perché personalmente ho fiducia zero per un eventuale nuovo “Crusader King 3”. Prenderò in considerazione l’eventuale nuovo gioco solo se avrà:
1. Maggiore controllo e realismi sulle battaglie.
2. Maggiore aspetti RPG nella gestione dei personaggi.
3. Posizione personaggi tramite coordinate.
4. Migliore sistema politico: più opzioni e maggiormente realistiche.
5. Migliore IA.
Progettino - 3/8/2019
Ho avuto una buona idea per un progettino in Python: farà un programma che disegna una città… o un labirinto… ancora devo decidere!
Questo mi dovrebbe dare molte opportunità per imparare definitivamente Python. Oggi ho scritto la base: un programma che “disegna” una mappa vuota: gli oggetti Python mi fanno schifo, davvero non capisco perché il riferimento a self non sia stato reso implicito…
Ma lascerò i miei mugugni “tecnici” a un’altra occasione…
Conclusione: ieri ho “risistemato” il generatore di porno nomi casuali: ho inserito funzioni, creato un minimo di interfaccia e fuso in un unico codice la versione maschile e femminile del programma: ora non credo che ci rimetterò più le mani sopra...
E due riflessioni
Due riflessioni piuttosto significative fatte negli ultimi giorni.
La prima corrisponde alla nota #4 di Da padre in figlio. La riporto qui per intero:
«la libertà è ricercata solo quando viene ritenuta indispensabile al mantenimento o alla crescita della propria forza (ricchezza nella società moderna).»
Semplice, quasi banale, apparentemente ovvia eppure fondamentale: la libertà non è ricercata come principio in sé ma come strumento utile a mantenere o ad aumentare la propria forza.
Del resto è insita nella mia definizione di potere che la forza di questo dipende sia dal suo grado di apertura (in questo caso non rilevante) ma anche dal suo livello di autonomia: e l’autonomia è strettamente connessa con la libertà. Nell’Epitome più volte spiego che negli ultimi anni si sta riducendo la libertà della democratastenia (la stragrande maggioranza della popolazione) aumentando così indirettamente la forza dei parapoteri.
Eppure in questa nuova consapevolezza vi vedo un qualcosa di ulteriore: un anello di congiunzione fra la mia teoria e la morale. Vi ci sento riecheggiare un po’ di Hobbes con la sua idea di uomo, per natura “ingordo” e “avido”, che cerca e vuole sempre di più: non è questa la legge della crescita?
Oppure pensiamo alla rivoluzione americana: basta dare un’occhiata a wikipedia (Guerra d’indipendenza americana) per scoprire che la richiesta di libertà era in realtà una richiesta di meno tasse da pagare all’Inghilterra vista e percepita, probabilmente giustamente, come una minaccia alla crescita economica del paese…
L’altra riflessione è in realtà sempre un frutto, sebbene indiretto, dello stesso pezzo: scrivevo infatti ad Attalla padre alcuni commenti sul lavoro del figlio e gli facevo notare che nel suo articolo non faceva menzione di Al Jazeera ritenuta dal padre di un’importanza pari a quella delle reti sociali. Mi aveva risposto che negli ultimi anni il credito della popolazione araba nei confronti del canale televisivo era molto diminuito e che adesso viene percepito molto vicino agli interessi del Qatar (dove ha la sua sede).
Allora ci ho riflettuto qualche momento e sono giunto alla seguente conclusione: quando uno strumento si dimostra molto efficace allora la volontà di abusarne per i propri interessi diviene troppo forte. Evidentemente il canale televisivo è adesso considerato un parapotere “comunicativo” grazie alla sua forza di persuasione delle masse arabe: per la legge del confronto il proprietario avrà ricevuto pressioni da altri poteri globali per diffondere particolari idee (protomiti) in cambio di… non importa cosa è irrilevante…
Ma nella pratica il canale avrà perso parte della propria indipendenza e cercherà di diffondere invece protomiti utili a parapoteri locali e non. Ecco il motivo per cui non ha più l'attrattiva che aveva in passato presso il mondo arabo: non ne fa più gli interessi diffondendo le notizie in maniera neutrale (permettendo così alla popolazione di scegliere il proprio meglio più facilmente) ma orientata politicamente, con l'intento cioè di fare gli interessi di qualche potere ma non certo della democratastenia.
Volendo vi si può vedere un parallelo con la frase del Bismarck che ho più volte citato: “Con le baionette si può fare tutto fuorché dormirci sopra”. Ovvero se si ha una forza (in questo caso militare) essa va usata: ma questo vale per qualsiasi tipo di forza o strumento come può essere un canale televisivo.
Conclusione: banalità? A me non pare: qualche eco di queste idee finirà sicuramente nell’Epitome...
La prima corrisponde alla nota #4 di Da padre in figlio. La riporto qui per intero:
«la libertà è ricercata solo quando viene ritenuta indispensabile al mantenimento o alla crescita della propria forza (ricchezza nella società moderna).»
Semplice, quasi banale, apparentemente ovvia eppure fondamentale: la libertà non è ricercata come principio in sé ma come strumento utile a mantenere o ad aumentare la propria forza.
Del resto è insita nella mia definizione di potere che la forza di questo dipende sia dal suo grado di apertura (in questo caso non rilevante) ma anche dal suo livello di autonomia: e l’autonomia è strettamente connessa con la libertà. Nell’Epitome più volte spiego che negli ultimi anni si sta riducendo la libertà della democratastenia (la stragrande maggioranza della popolazione) aumentando così indirettamente la forza dei parapoteri.
Eppure in questa nuova consapevolezza vi vedo un qualcosa di ulteriore: un anello di congiunzione fra la mia teoria e la morale. Vi ci sento riecheggiare un po’ di Hobbes con la sua idea di uomo, per natura “ingordo” e “avido”, che cerca e vuole sempre di più: non è questa la legge della crescita?
Oppure pensiamo alla rivoluzione americana: basta dare un’occhiata a wikipedia (Guerra d’indipendenza americana) per scoprire che la richiesta di libertà era in realtà una richiesta di meno tasse da pagare all’Inghilterra vista e percepita, probabilmente giustamente, come una minaccia alla crescita economica del paese…
L’altra riflessione è in realtà sempre un frutto, sebbene indiretto, dello stesso pezzo: scrivevo infatti ad Attalla padre alcuni commenti sul lavoro del figlio e gli facevo notare che nel suo articolo non faceva menzione di Al Jazeera ritenuta dal padre di un’importanza pari a quella delle reti sociali. Mi aveva risposto che negli ultimi anni il credito della popolazione araba nei confronti del canale televisivo era molto diminuito e che adesso viene percepito molto vicino agli interessi del Qatar (dove ha la sua sede).
Allora ci ho riflettuto qualche momento e sono giunto alla seguente conclusione: quando uno strumento si dimostra molto efficace allora la volontà di abusarne per i propri interessi diviene troppo forte. Evidentemente il canale televisivo è adesso considerato un parapotere “comunicativo” grazie alla sua forza di persuasione delle masse arabe: per la legge del confronto il proprietario avrà ricevuto pressioni da altri poteri globali per diffondere particolari idee (protomiti) in cambio di… non importa cosa è irrilevante…
Ma nella pratica il canale avrà perso parte della propria indipendenza e cercherà di diffondere invece protomiti utili a parapoteri locali e non. Ecco il motivo per cui non ha più l'attrattiva che aveva in passato presso il mondo arabo: non ne fa più gli interessi diffondendo le notizie in maniera neutrale (permettendo così alla popolazione di scegliere il proprio meglio più facilmente) ma orientata politicamente, con l'intento cioè di fare gli interessi di qualche potere ma non certo della democratastenia.
Volendo vi si può vedere un parallelo con la frase del Bismarck che ho più volte citato: “Con le baionette si può fare tutto fuorché dormirci sopra”. Ovvero se si ha una forza (in questo caso militare) essa va usata: ma questo vale per qualsiasi tipo di forza o strumento come può essere un canale televisivo.
Conclusione: banalità? A me non pare: qualche eco di queste idee finirà sicuramente nell’Epitome...
giovedì 25 luglio 2019
Due domande
Come mai il rapporto debito pubblico/PIL passò dal 54% del 1980 al 91.7% del 1990?
Cosa successe nel 1981?
In realtà queste domande non sono “mie” ma le ho trovate su un cinguettio (questo) di Vladimiro Giacché (un economista che seguo su Twitter).
Secondo la “vulgata” lo stato italiano iniziò a spendere troppo e gli italiani a vivere “al di sopra delle loro possibilità”…
Eppure leggere, non FB ma i libri, ha la sua utilità: grazie a Il tramonto dell’euro di Bagnai ho potuto rispondere al volo!
Nel 1981 abbiamo il divorzio fra Tesoro e Banca d’Italia (che diventa autonoma): il risultato è che lo stato deve finanziare il proprio debito non stampando moneta (cosa che fino ad allora aveva funzionato benissimo) ma ai costi di mercato (ovvero emettendo obbligazioni con tassi di interesse più elevato per attirare compratori). Risultato: o tagli con la mannaia la spesa o il debito pubblico aumenta. Ecco spiegato l’arcano…
Aggiungo tre note:
- L’iniziativa fu presa, senza passare dal parlamento, perché ritenuta “inevitabile” data l’adesione allo SME. Insomma già l’embrione della tiritera “ce lo chiede l’Europa”.
- Nel 1981: 5% PIL a detentori debito e 5% a collettività sotto forma di spesa; nel 1993: 12% PIL a detentori del debito e 3% a collettività sotto forma di spesa. Sapete che significa? Significa che i ricchi diventano molto più ricchi e i poveri più poveri.
- All’epoca la sinistra faceva ancora la sinistra e diceva le cose come stavano!
Vabbè, siccome come corto ormai è troppo lungo aggiungo stralci della dichiarazione di voto (contrario) del PCI all’adesione allo SME del 1978 (quello che “causò” poi il divorzio fra Tesoro e Banca d’Italia) così per ricordare cosa diceva la sinistra a quell’epoca…
«Signor Presidente, onorevoli colleghi…»
No, è troppo lungo e non ho voglia di cercarne le frasi salienti e sistemare il tutto…
Però QUESTO è il PDF ufficiale con le dichiarazioni di voto del 13 dicembre 1978: scaricatelo, cercate Napolitano (sì, proprio QUEL Napolitano che trent'anni dopo affidò al "tecnico" Monti il compito di distruggere l'Italia) e leggete cosa disse allora…
Molti dei suoi argomenti contro lo SME e la rigidità che imponeva al cambio della lira sembrano parole di Bagnai detta riguardo alla ancor più forte rigidità dell’Euro (il cambio qui è fisso). Questa è la riprova che le teorie di Bagnai non provengono da Marte e che non le ha sognate dopo una sbronza particolarmente pesante: si tratta di considerazioni basilari di macroeconomia ed erano già risapute. All’epoca però (1978) la sinistra faceva ancora la sinistra (parlava di interesse nazionale e di quello dei lavoratori) ma alla sua guida (dell’allora PCI) c’era un tale Berlinguer che, evidentemente, credeva sinceramente in una società migliore…
Altro discorso sarebbe poi capire l’involuzione del pensiero di Napolitano ma, francamente, non mi sembra ne valga la pena…
Conclusione: pezzo estremamente corto (è sempre così quando parto con l’idea di scrivere un “corto”) di cui forse l’elemento precipuo è l’importanza della lettura: per le conclusioni rimando quindi direttamente a quelle di I libri formano.
Cosa successe nel 1981?
In realtà queste domande non sono “mie” ma le ho trovate su un cinguettio (questo) di Vladimiro Giacché (un economista che seguo su Twitter).
Secondo la “vulgata” lo stato italiano iniziò a spendere troppo e gli italiani a vivere “al di sopra delle loro possibilità”…
Eppure leggere, non FB ma i libri, ha la sua utilità: grazie a Il tramonto dell’euro di Bagnai ho potuto rispondere al volo!
Nel 1981 abbiamo il divorzio fra Tesoro e Banca d’Italia (che diventa autonoma): il risultato è che lo stato deve finanziare il proprio debito non stampando moneta (cosa che fino ad allora aveva funzionato benissimo) ma ai costi di mercato (ovvero emettendo obbligazioni con tassi di interesse più elevato per attirare compratori). Risultato: o tagli con la mannaia la spesa o il debito pubblico aumenta. Ecco spiegato l’arcano…
Aggiungo tre note:
- L’iniziativa fu presa, senza passare dal parlamento, perché ritenuta “inevitabile” data l’adesione allo SME. Insomma già l’embrione della tiritera “ce lo chiede l’Europa”.
- Nel 1981: 5% PIL a detentori debito e 5% a collettività sotto forma di spesa; nel 1993: 12% PIL a detentori del debito e 3% a collettività sotto forma di spesa. Sapete che significa? Significa che i ricchi diventano molto più ricchi e i poveri più poveri.
- All’epoca la sinistra faceva ancora la sinistra e diceva le cose come stavano!
Vabbè, siccome come corto ormai è troppo lungo aggiungo stralci della dichiarazione di voto (contrario) del PCI all’adesione allo SME del 1978 (quello che “causò” poi il divorzio fra Tesoro e Banca d’Italia) così per ricordare cosa diceva la sinistra a quell’epoca…
«Signor Presidente, onorevoli colleghi…»
No, è troppo lungo e non ho voglia di cercarne le frasi salienti e sistemare il tutto…
Però QUESTO è il PDF ufficiale con le dichiarazioni di voto del 13 dicembre 1978: scaricatelo, cercate Napolitano (sì, proprio QUEL Napolitano che trent'anni dopo affidò al "tecnico" Monti il compito di distruggere l'Italia) e leggete cosa disse allora…
Molti dei suoi argomenti contro lo SME e la rigidità che imponeva al cambio della lira sembrano parole di Bagnai detta riguardo alla ancor più forte rigidità dell’Euro (il cambio qui è fisso). Questa è la riprova che le teorie di Bagnai non provengono da Marte e che non le ha sognate dopo una sbronza particolarmente pesante: si tratta di considerazioni basilari di macroeconomia ed erano già risapute. All’epoca però (1978) la sinistra faceva ancora la sinistra (parlava di interesse nazionale e di quello dei lavoratori) ma alla sua guida (dell’allora PCI) c’era un tale Berlinguer che, evidentemente, credeva sinceramente in una società migliore…
Altro discorso sarebbe poi capire l’involuzione del pensiero di Napolitano ma, francamente, non mi sembra ne valga la pena…
Conclusione: pezzo estremamente corto (è sempre così quando parto con l’idea di scrivere un “corto”) di cui forse l’elemento precipuo è l’importanza della lettura: per le conclusioni rimando quindi direttamente a quelle di I libri formano.
mercoledì 24 luglio 2019
Da padre in figlio
[E] Per la comprensione completa di questo pezzo è utile la lettura della mia Epitome (V. 1.3.1 "Bolognese").
Ormai quasi dieci anni fa pubblicai un’intervista (Intervista esclusiva) a un mio amico egiziano sulla rivoluzione che vi era stata in Egitto: l’elemento più saliente di essa fu l’osservazione che la rivolta fu possibile grazie alle reti sociali e in particolare Twitter: queste applicazioni permisero alla popolazione locale di organizzarsi e scendere in piazza.
Ebbene, proprio in questi giorni, suo figlio maggiore ha scritto un articolo su un argomento affine: Increased Cyber-Surveillance: Preventing a second Arab Spring? di Nour Attalla su Media.com
L’articolo ricorda la primavera araba spiegando l’importanza fondamentale della rete Internet e, in particolare, delle reti sociali. Passa poi ad analizzare la situazione attuale degli Emirati Arabi (nel 2010 appena sfiorati dalle proteste): qui il nuovo elemento saliente è il totale controllo che il governo ha sulle reti sociali e sui telefonini: questo gli permette di individuare ed eliminare ogni forma di protesta prima che si allarghi troppo (il Der Spiegel parla per questo di “controrivoluzione preventiva”).
Infine si chiede se questa vigilanza sarà sufficiente per proteggere gli Emirati Arabi da possibili future rivolte: la risposta dell’autore, pur condizionata all’andamento dell’economia, è no. Secondo Attalla infatti, prima o poi, il naturale anelito democratico della popolazione avrà la meglio.
L’articolo mi è piaciuto: dopotutto gli argomenti trattati mi stanno a cuore: l'importanza della libertà, i pericoli delle nuove tecnologie ([E] 20.2), la relazione fra potere e democratastenia ([E] 4.4), le tendenze storiche…
In particolare ho apprezzato molto l’analisi dell’impatto di Internet, e soprattutto delle reti sociali, sulla comunicazione all’interno della democratastenia (la comunicazione D→ D) e del suo successivo sfruttamento da parte dei poteri locali (la comunicazione D→ P): nel complesso l’idea di fondo ricalca piuttosto fedelmente quanto ho scritto in [E] 9.5!
Ovviamente non sono d’accordo su tutto: in particolare non credo alla conclusione ottimistica (*3) dell’autore. L’uomo non ha nessuna tendenza naturale verso la libertà (*4): le sole leggi che segue sono quelle del potere ([E] 5) e, in particolare, quelle della conservazione e della crescita ([E] 5.1 e 5.2). L’economia negli Emirati dovrebbe crollare e abbassare improvvisamente e sensibilmente il tenore di vita della sua democratastenia: ma, almeno che i suoi pozzi non si esauriscano dall’oggi al domani, ciò è impossibile. Inoltre, in questo caso, non si deve dimenticare la legge delle diseguaglianze ([E] 7.2): il governo locale ha gioco facile a mostrare ai propri cittadini come essi vivano meglio della maggior parte delle altre popolazioni arabe e questa consapevolezza aiuta a stabilizzare la società (*1).
Anzi, dico di più, ho la sensazione che anche senza ricorrere al controllo informatico le varie monarchie (ci sono sette sceicchi, grossomodo indipendenti, ognuno alla guida di un emirato) non corrono alcun pericolo. Per esserne sicuro dovrei avere più informazioni sulla società locale ma mi pare di ricordare che gli abitanti del posto se la passino molto bene (*1) e, quindi, nessuno alzerebbe un dito per cambiare la situazione e rischiare così di perdere il proprio benessere.
Comunque vedo un interessante possibile parallelo fra il monitoraggio informatico delle popolazione, tramite reti sociali e cellulari (Attalla non lo nomina ma non mi stupirei se anche il riconoscimento facciale automatico (*2) fosse all’avanguardia) e la lotta della EU alle “bufale”. Anche in questo secondo caso l’eventuale degenerazione del meccanismo di controllo potrebbe portare facilmente alla censura delle voci contrarie al potere dominante: insomma anche nella UE si potrebbe intravedere una sorta di “controrivoluzione preventiva”...
Conclusione: un giovane promettente: sarò curioso di seguirne l'evoluzione del pensiero attraverso i suoi articoli! Peccato che non parli l'italiano altrimenti gli spedirei la mia Epitome... beh, buon per lui!
Nota (*1): altro ricordo confuso, quindi potrei sbagliarmi, ma mi sembra che gli immigrati siano invece sfruttati per i lavori più umili e sottopagati. In questo caso entrerebbe di nuovo in gioco la legge delle diseguaglianze col confronto quotidiano fra popolazione autoctona e immigrati: il tenore di vita dei primi, molto migliore di quello dei secondi, stabilizzerebbe ulteriormente la società.
Nota (*2): vero è che con il burka anche l’IA avrebbe difficoltà a distinguere le donne fra loro!
Nota (*3): una delle argomentazioni di Attalla sull’inevitabilità del crollo, o almeno di rivolte popolari, negli Emirati Arabi è l’esempio della Germania Est: anche là la sorveglianza avanzatissima della popolazione non fu in grado di evitare la fine del regime. In realtà io vi vedo varie differenze sostanziali ma mi limiterò a quella che mi sembra la principale: il controllo automatico reso possibile dall’informatica è di almeno un ordine di grandezza più efficace di quanto fosse possibile avere 30-40 anni fa. Per non parlare della legge del confronto (gli abitanti dell’est erano ben consapevoli di vivere molto peggio di quelli della Germania Ovest: e questo rendeva la società fortemente instabile) e delle condizioni politiche generali, in particolare con una Germania Ovest che premeva per la riunificazione...
Nota (*4): la libertà è ricercata solo quando viene ritenuta indispensabile al mantenimento o alla crescita della propria forza (ricchezza nella società moderna).
Ormai quasi dieci anni fa pubblicai un’intervista (Intervista esclusiva) a un mio amico egiziano sulla rivoluzione che vi era stata in Egitto: l’elemento più saliente di essa fu l’osservazione che la rivolta fu possibile grazie alle reti sociali e in particolare Twitter: queste applicazioni permisero alla popolazione locale di organizzarsi e scendere in piazza.
Ebbene, proprio in questi giorni, suo figlio maggiore ha scritto un articolo su un argomento affine: Increased Cyber-Surveillance: Preventing a second Arab Spring? di Nour Attalla su Media.com
L’articolo ricorda la primavera araba spiegando l’importanza fondamentale della rete Internet e, in particolare, delle reti sociali. Passa poi ad analizzare la situazione attuale degli Emirati Arabi (nel 2010 appena sfiorati dalle proteste): qui il nuovo elemento saliente è il totale controllo che il governo ha sulle reti sociali e sui telefonini: questo gli permette di individuare ed eliminare ogni forma di protesta prima che si allarghi troppo (il Der Spiegel parla per questo di “controrivoluzione preventiva”).
Infine si chiede se questa vigilanza sarà sufficiente per proteggere gli Emirati Arabi da possibili future rivolte: la risposta dell’autore, pur condizionata all’andamento dell’economia, è no. Secondo Attalla infatti, prima o poi, il naturale anelito democratico della popolazione avrà la meglio.
L’articolo mi è piaciuto: dopotutto gli argomenti trattati mi stanno a cuore: l'importanza della libertà, i pericoli delle nuove tecnologie ([E] 20.2), la relazione fra potere e democratastenia ([E] 4.4), le tendenze storiche…
In particolare ho apprezzato molto l’analisi dell’impatto di Internet, e soprattutto delle reti sociali, sulla comunicazione all’interno della democratastenia (la comunicazione D→ D) e del suo successivo sfruttamento da parte dei poteri locali (la comunicazione D→ P): nel complesso l’idea di fondo ricalca piuttosto fedelmente quanto ho scritto in [E] 9.5!
Ovviamente non sono d’accordo su tutto: in particolare non credo alla conclusione ottimistica (*3) dell’autore. L’uomo non ha nessuna tendenza naturale verso la libertà (*4): le sole leggi che segue sono quelle del potere ([E] 5) e, in particolare, quelle della conservazione e della crescita ([E] 5.1 e 5.2). L’economia negli Emirati dovrebbe crollare e abbassare improvvisamente e sensibilmente il tenore di vita della sua democratastenia: ma, almeno che i suoi pozzi non si esauriscano dall’oggi al domani, ciò è impossibile. Inoltre, in questo caso, non si deve dimenticare la legge delle diseguaglianze ([E] 7.2): il governo locale ha gioco facile a mostrare ai propri cittadini come essi vivano meglio della maggior parte delle altre popolazioni arabe e questa consapevolezza aiuta a stabilizzare la società (*1).
Anzi, dico di più, ho la sensazione che anche senza ricorrere al controllo informatico le varie monarchie (ci sono sette sceicchi, grossomodo indipendenti, ognuno alla guida di un emirato) non corrono alcun pericolo. Per esserne sicuro dovrei avere più informazioni sulla società locale ma mi pare di ricordare che gli abitanti del posto se la passino molto bene (*1) e, quindi, nessuno alzerebbe un dito per cambiare la situazione e rischiare così di perdere il proprio benessere.
Comunque vedo un interessante possibile parallelo fra il monitoraggio informatico delle popolazione, tramite reti sociali e cellulari (Attalla non lo nomina ma non mi stupirei se anche il riconoscimento facciale automatico (*2) fosse all’avanguardia) e la lotta della EU alle “bufale”. Anche in questo secondo caso l’eventuale degenerazione del meccanismo di controllo potrebbe portare facilmente alla censura delle voci contrarie al potere dominante: insomma anche nella UE si potrebbe intravedere una sorta di “controrivoluzione preventiva”...
Conclusione: un giovane promettente: sarò curioso di seguirne l'evoluzione del pensiero attraverso i suoi articoli! Peccato che non parli l'italiano altrimenti gli spedirei la mia Epitome... beh, buon per lui!
Nota (*1): altro ricordo confuso, quindi potrei sbagliarmi, ma mi sembra che gli immigrati siano invece sfruttati per i lavori più umili e sottopagati. In questo caso entrerebbe di nuovo in gioco la legge delle diseguaglianze col confronto quotidiano fra popolazione autoctona e immigrati: il tenore di vita dei primi, molto migliore di quello dei secondi, stabilizzerebbe ulteriormente la società.
Nota (*2): vero è che con il burka anche l’IA avrebbe difficoltà a distinguere le donne fra loro!
Nota (*3): una delle argomentazioni di Attalla sull’inevitabilità del crollo, o almeno di rivolte popolari, negli Emirati Arabi è l’esempio della Germania Est: anche là la sorveglianza avanzatissima della popolazione non fu in grado di evitare la fine del regime. In realtà io vi vedo varie differenze sostanziali ma mi limiterò a quella che mi sembra la principale: il controllo automatico reso possibile dall’informatica è di almeno un ordine di grandezza più efficace di quanto fosse possibile avere 30-40 anni fa. Per non parlare della legge del confronto (gli abitanti dell’est erano ben consapevoli di vivere molto peggio di quelli della Germania Ovest: e questo rendeva la società fortemente instabile) e delle condizioni politiche generali, in particolare con una Germania Ovest che premeva per la riunificazione...
Nota (*4): la libertà è ricercata solo quando viene ritenuta indispensabile al mantenimento o alla crescita della propria forza (ricchezza nella società moderna).
martedì 23 luglio 2019
Balle e bufale
Su FB mi sono imbattuto in una pubblicità della “Commissione Europea” (leggi Von der Leyen, leggi parapoteri economici/finanziari) sulla lotta alle bufale.
Si tratta di questi sei consigli: Stopping online disinformation: six ways you can help su Medium.com
Per curiosità sono andato a leggerlo.
L’introduzione esprime una preoccupazione paternalistica per l’utente che potrebbe venire confuso e sviato dalla "disinformazione": argomenti vaghi e banali che danno per scontato che l’elettore medio sia un cretino suggestionabile, niente di che.
I primi due consigli sono condivisibili: verificare fonte e autore. Anche il quarto è sensato: dice di non fidarsi delle immagini che potrebbero essere false o fuori contesto (e, in prospettiva, lo stesso potrebbe valere per i video).
Il terzo consiglio è invece completamente sballato: in pratica suggerisce di non fidarsi delle informazioni in contrasto con quanto riportato dai media tradizionali, le istituzioni, le autorità e perfino le ONG.
In realtà il problema di fondo è che, almeno su certi temi, sono proprio dette organizzazioni a non essere affidabili: il valore dell’informazione sulla rete è proprio quello di fornire opinioni che vanno contro il pensiero dominante. È quindi profondamente sbagliato usare questo criterio di scetticismo! Nei casi in cui vi fosse una divergenza fra l'informazione "ufficiale" e quella trovata in "Rete", bisognerebbe invece ragionare con la propria testa, ad esempio confrontando i diversi punti di vista e considerando chi ha da guadagnarci negli ipotetici scenari forniti. Se chi ci guadagna maggiormente è un potente allora l’informazione è credibile: ovvero non è detto che sia vera ma andrebbe comunque tenuta in considerazione perché potrebbe esserlo.
Nel mondo di oggi infatti il profitto giustifica tutto e, coerentemente, rende anche plausibile l'informazione.
Il quinto consiglio è interessante: dice di diffidare di quella informazione che desta in noi molti sentimenti negativi. In questi casi bisognerebbe considerare se si tratti di un tentativo di manipolazione psicologica. Mi pare giusto ma aggiungerei anche di diffidare dell’informazione che cerchi di suscitare in noi molti sentimenti positivi: anche questa infatti è probabilmente manipolazione anche se, nel caso non sia ipocrita, ben intenzionata.
Il sesto consiglio non è un consiglio ma un invito alla “collaborazione”: segnalare i pezzi e/o gli autori “sospetti” tramite gli strumenti forniti da ogni rete sociale.
E questo è forse il punto più grave: che garanzie ci sono che le rete sociali sappiano (o vogliano) distinguere fra bufale e opinioni, magari minoritarie, ma legittime? Nessuna: inoltre non c’è poi alcuna trasparenza né si sa niente dei criteri di giudizio adottati.
Al contrario, a mio avviso, alle reti sociali dovrebbe essere vietato censurare qualsiasi contenuto: solo con il consenso di una terza parte (indipendente, trasparente, che adoperi criteri uniformi e oggettivi, motivi e renda pubbliche le proprie decisioni) allora queste potrebbero permettersi di oscurare qualcosa.
Non si può infatti affidare la libertà d’espressione a dei privati, dei giganti della rete: questi hanno degli interessi troppo forti per essere indipendenti. Essi censureranno infatti in base al proprio interesse o a quello di poteri altrettanto forti (magari politici) con cui hanno preso degli accordi sempre e comunque a proprio beneficio.
In pratica quindi, su sei “consigli”, due (il quarto e il sesto) sono completamente fuorvianti; il quinto è incompleto. Diciamo che 2,5 consigli su 6 sono sballati: personalmente mi pare che per questo motivo l'articolo possa essere legittimamente considerato una mezza bufala in quanto contiene informazioni fuorvianti/errate insieme ad altre corrette: pericolo a cui, con involontaria ironia, lo stesso testo accenna nella sua premessa quando fornisce la definizione di disinformazione!
Conclusione: chiaramente c’è qualcosa che non funziona in un sistema dove si chiede a un bugiardo di stabilire cosa sia vero e cosa no!
Si tratta di questi sei consigli: Stopping online disinformation: six ways you can help su Medium.com
Per curiosità sono andato a leggerlo.
L’introduzione esprime una preoccupazione paternalistica per l’utente che potrebbe venire confuso e sviato dalla "disinformazione": argomenti vaghi e banali che danno per scontato che l’elettore medio sia un cretino suggestionabile, niente di che.
I primi due consigli sono condivisibili: verificare fonte e autore. Anche il quarto è sensato: dice di non fidarsi delle immagini che potrebbero essere false o fuori contesto (e, in prospettiva, lo stesso potrebbe valere per i video).
Il terzo consiglio è invece completamente sballato: in pratica suggerisce di non fidarsi delle informazioni in contrasto con quanto riportato dai media tradizionali, le istituzioni, le autorità e perfino le ONG.
In realtà il problema di fondo è che, almeno su certi temi, sono proprio dette organizzazioni a non essere affidabili: il valore dell’informazione sulla rete è proprio quello di fornire opinioni che vanno contro il pensiero dominante. È quindi profondamente sbagliato usare questo criterio di scetticismo! Nei casi in cui vi fosse una divergenza fra l'informazione "ufficiale" e quella trovata in "Rete", bisognerebbe invece ragionare con la propria testa, ad esempio confrontando i diversi punti di vista e considerando chi ha da guadagnarci negli ipotetici scenari forniti. Se chi ci guadagna maggiormente è un potente allora l’informazione è credibile: ovvero non è detto che sia vera ma andrebbe comunque tenuta in considerazione perché potrebbe esserlo.
Nel mondo di oggi infatti il profitto giustifica tutto e, coerentemente, rende anche plausibile l'informazione.
Il quinto consiglio è interessante: dice di diffidare di quella informazione che desta in noi molti sentimenti negativi. In questi casi bisognerebbe considerare se si tratti di un tentativo di manipolazione psicologica. Mi pare giusto ma aggiungerei anche di diffidare dell’informazione che cerchi di suscitare in noi molti sentimenti positivi: anche questa infatti è probabilmente manipolazione anche se, nel caso non sia ipocrita, ben intenzionata.
Il sesto consiglio non è un consiglio ma un invito alla “collaborazione”: segnalare i pezzi e/o gli autori “sospetti” tramite gli strumenti forniti da ogni rete sociale.
E questo è forse il punto più grave: che garanzie ci sono che le rete sociali sappiano (o vogliano) distinguere fra bufale e opinioni, magari minoritarie, ma legittime? Nessuna: inoltre non c’è poi alcuna trasparenza né si sa niente dei criteri di giudizio adottati.
Al contrario, a mio avviso, alle reti sociali dovrebbe essere vietato censurare qualsiasi contenuto: solo con il consenso di una terza parte (indipendente, trasparente, che adoperi criteri uniformi e oggettivi, motivi e renda pubbliche le proprie decisioni) allora queste potrebbero permettersi di oscurare qualcosa.
Non si può infatti affidare la libertà d’espressione a dei privati, dei giganti della rete: questi hanno degli interessi troppo forti per essere indipendenti. Essi censureranno infatti in base al proprio interesse o a quello di poteri altrettanto forti (magari politici) con cui hanno preso degli accordi sempre e comunque a proprio beneficio.
In pratica quindi, su sei “consigli”, due (il quarto e il sesto) sono completamente fuorvianti; il quinto è incompleto. Diciamo che 2,5 consigli su 6 sono sballati: personalmente mi pare che per questo motivo l'articolo possa essere legittimamente considerato una mezza bufala in quanto contiene informazioni fuorvianti/errate insieme ad altre corrette: pericolo a cui, con involontaria ironia, lo stesso testo accenna nella sua premessa quando fornisce la definizione di disinformazione!
Conclusione: chiaramente c’è qualcosa che non funziona in un sistema dove si chiede a un bugiardo di stabilire cosa sia vero e cosa no!
domenica 21 luglio 2019
Ebbene sì…
...alla fine ho deciso di pubblicare anche questa versione (1.3.1) dell’Epitome col nome in codice “Bolognese”: lo so che è inutile se non addirittura controproducente ma per me è comunque una piccola soddisfazione quindi…
Come spiegato in un precedente corto questa versione, in particolare il nuovo sottocapitolo 15.4, mi servirà come base per un nuovo capitolo dedicato all’Italia vista dalla prospettiva della teoria della mia opera.
Comunque ci sono altri due nuovi sottocapitoli: il 9.6 (intellettuali) e il 19.3 (i motivi dell’emigrazione). Soprattutto il primo di questi è molto importante e non escludo di espanderlo ulteriormente già dalla prossima versione.
Modifiche significative anche in 7.2, 13.2 e 14.3 più, come al solito, molte altre modifiche qua e là.
Ho inoltre riletto e corretto i capitoli 9, 14 e 19: l’idea è di rivederli tutti a rotazione (visto che l’operazione è noiosissima)…
Ah! ho anche aggiunto/sostituito ben tre epigrafi: l’obiettivo è sempre quello di eliminare tutti gli aforismi tratti dalla raccolta per sostituirli con brani scelti dalle opere su cui mi sono effettivamente basato/formato.
Le statistiche:
L’Epitome è passata da 244 a 253 pagine e da 929 a 967 note (e ogni tanto ne elimino anche qualcuna!)…
Conclusione: oramai non provo neppure a fare previsioni su quando scriverò la prossima versione. Magari se ne ho voglia potrei iniziarla già da domani ma probabilmente aspetterò agosto e magari settembre se sarà troppo caldo!
Come spiegato in un precedente corto questa versione, in particolare il nuovo sottocapitolo 15.4, mi servirà come base per un nuovo capitolo dedicato all’Italia vista dalla prospettiva della teoria della mia opera.
Comunque ci sono altri due nuovi sottocapitoli: il 9.6 (intellettuali) e il 19.3 (i motivi dell’emigrazione). Soprattutto il primo di questi è molto importante e non escludo di espanderlo ulteriormente già dalla prossima versione.
Modifiche significative anche in 7.2, 13.2 e 14.3 più, come al solito, molte altre modifiche qua e là.
Ho inoltre riletto e corretto i capitoli 9, 14 e 19: l’idea è di rivederli tutti a rotazione (visto che l’operazione è noiosissima)…
Ah! ho anche aggiunto/sostituito ben tre epigrafi: l’obiettivo è sempre quello di eliminare tutti gli aforismi tratti dalla raccolta per sostituirli con brani scelti dalle opere su cui mi sono effettivamente basato/formato.
Le statistiche:
L’Epitome è passata da 244 a 253 pagine e da 929 a 967 note (e ogni tanto ne elimino anche qualcuna!)…
Conclusione: oramai non provo neppure a fare previsioni su quando scriverò la prossima versione. Magari se ne ho voglia potrei iniziarla già da domani ma probabilmente aspetterò agosto e magari settembre se sarà troppo caldo!
venerdì 19 luglio 2019
Da una vicenda poco chiara
Dunque qualche giorno fa è stata eletta presidente della Commissione Europea la Von der Leyen.
Non ho ascoltato il suo discorso di insediamento e, onestamente, non mi interessa: in politica le chiacchiere valgano zero, quello che contano sono i fatti.
E i fatti ci dicono che era la candidata di Merkel e Macron, che è stata votata da PD e Forza Italia e che, secondo Diego Fusaro, ha partecipato al Bilderberg (nota organizzazione filantropica) nel 2015, 2016, 2018 e 2019. Insomma una Monti a livello europeo che promette una politica tutta contro l’Italia e gli italiani.
Eppure il M5S l’ha votata e ora, almeno su FB, i sostenitori pentastellati si vantano di “tenere l’Europa per le palle” e di essere “l’ago della bilancio”. Se non ci fosse da piangere, l’ingenuità e insipienza politica di queste dichiarazioni farebbe ridere.
I veri motivi di questa scelta li ho già spiegati nel corto Ipocriti tiratori: il M5S “europeo” è un populismo totalmente apparente, quindi non “ago della bilancia” ma “ruota di scorta”.
Ma la vicenda ha oggettivamente dei lati poco chiari. La vulgata pentastellata (ovvero la narrazione popolare che circola su FB!) parla di Lega che avrebbe cambiato idea sul voto all’ultimo momento, una volta saputo che Giorgetti non avrebbe ottenuto un posto nella commissione; Conte, nella sua lettera di ieri a Repubblica (*1), scriveva «ho invitato i parlamentari europei delle forze politiche che sostengono la maggioranza interna ad appoggiare questa candidatura»; insomma che aveva chiesto ma che non aveva ricevuto nessuna conferma…
Esponenti della Lega infine scrivono di non aver dato nessun appoggio e che fin da subito, visto il personaggio, avevano deciso di votare contro tale nomina: non l’avevano detto chiaramente per ottenere un maggior “effetto sorpresa”. Secondo la Lega è quindi il M5S ad aver tradito gli italiani.
Eppure in tutte queste ricostruzioni c’è qualcosa che non torna: credo che in ciascuna di esse ci sia un pezzetto di verità.
In particolare nella ricostruzione della Lega non mi torna che questa non si sia coordinata sul voto con il M5S: come fa quindi a parlare di tradimento? Dava comunque per scontato che votasse contro la Von der Leyen? Insomma anche qui c’è qualcosa che non quadra…
Sulle parole di Conte c’è poco da dire: ritenendo la Von der Leyen una buona candidata conferma di appartenere al M5S/Grillo-Casaleggio, ovvero a un populismo puramente apparente.
La vulgata pentastellata contiene probabilmente delle tracce di verità (in particolare con i riferimenti a Giorgetti) ma il resto della ricostruzione, e soprattutto la giustificazione del voto favorevole, sono di una superficialità e/o ingenuità sconcertanti…
Ma in verità oggi volevo scrivere delle prospettive del governo: cosa accadrebbe in caso di crisi?
L’unica alternativa “normale” con i numeri al governo attuale sarebbe un M5S+PD ma non credo che il M5S possa permettersi una simile alleanza anche se da parte del PD, messo da parte Renzi, probabilmente ci starebbero volentieri.
Mi aspetto quindi soluzioni più “creative”, tipo un governo tecnico, formato cioè da non politici, magari sempre a guida Conte (sostenuto dai voti di M5S, PD e Forza Italia), oppure di unità nazionale, formato cioè da PD e Forza Italia con il supporto esterno del M5S.
Chiaramente il voto adesso non lo vorrebbe nessuno se non la Lega che, probabilmente, diverrebbe il primo partito in Italia.
Ma anche Salvini ha il suo asso nella manica: il M5S in parlamento non è un’unità coesa ma è spaccato in due anime molto diverse. Il M5S/Grillo-Casaleggio (populismo apparente: in pratica stessa roba che Forza Italia e PD) e il M5S/Di Maio (populismo ambizioso, forse reale).
In altri pezzi ho spiegato bene le differenze fra queste due anime e chi ne sono gli esponenti più in vista e i membri più probabili (in pratica i parlamentari al secondo mandato dovrebbero essere tendenzialmente con Di Maio) e non starò quindi a ripetermi (v. La tetrarchia).
La differenza sostanziale è che il M5S/Di Maio, anche per il limite dei due mandati, potrebbe essere molto più vicino alla Lega di Salvini di quanto non si pensi. La Lega di Salvini potrebbe infatti garantire a Di Maio &. C. un futuro politico che altrimenti adesso non hanno.
La formazione di un nuovo governo potrebbe essere la scusa per la scissione e la creazione di un nuovo gruppo parlamentare a guida Di Maio. L’idea sarebbe poi quella di presentarsi alle inevitabili elezioni alleandosi con la Lega.
In questa maniera dubito che eventuali alternative presidenziali avrebbero i numeri sufficienti: inoltre, in caso di necessità, Salvini potrebbe sempre reclutare parlamentari da Forza Italia. Questi ormai sono consapevoli del vuoto pneumatico di idee e persone all’interno del partito e che la loro barca sta affondando: sarebbero quindi più che propensi a saltare sulla prima zattera che si presentasse loro…
Insomma anche le alternative più creative che la verace mente del Mattarella potrebbe ideare non mi sembrano avere i numeri non dico per tirare a campare ma anche per partire. Questo ovviamente si basa su un grande SE, ovvero se Di Maio avrà il coraggio di spaccare il M5S e da quanti parlamentari riuscirebbe a portare con sé. Logicamente questa dovrebbe essere la strategia migliore per Di Maio e i suoi compagni ma, si sa, né la logica né il semplice buon senso abbondano in politica.
Personalmente, visto che comunque il programma stanno riuscendo a portarlo avanti, preferirei che questo governo continuasse ad andare avanti. Certo che i continui attacchi a Salvini da parte dei vari esponenti del M5S non sembrano compatibili con una collaborazione duratura.
Peccato perché, a quattro anni dalle prossime elezioni, il rischio di un governicchio del presidente, succube della UE, che finisca di distruggere l’Italia proprio non ce lo possiamo pemettere…
Conclusione: come al solito sono pessimista ma Salvini ha già dimostrato di essere un politico abilissimo (per un soffio non è riuscito a vincere anche in Europa nonostante che là il suo peso politico sia percentualmente insignificante) e spero che, anche in questo caso, sappia come muoversi...
Nota (*1): strana ma significativa scelta...
Non ho ascoltato il suo discorso di insediamento e, onestamente, non mi interessa: in politica le chiacchiere valgano zero, quello che contano sono i fatti.
E i fatti ci dicono che era la candidata di Merkel e Macron, che è stata votata da PD e Forza Italia e che, secondo Diego Fusaro, ha partecipato al Bilderberg (nota organizzazione filantropica) nel 2015, 2016, 2018 e 2019. Insomma una Monti a livello europeo che promette una politica tutta contro l’Italia e gli italiani.
Eppure il M5S l’ha votata e ora, almeno su FB, i sostenitori pentastellati si vantano di “tenere l’Europa per le palle” e di essere “l’ago della bilancio”. Se non ci fosse da piangere, l’ingenuità e insipienza politica di queste dichiarazioni farebbe ridere.
I veri motivi di questa scelta li ho già spiegati nel corto Ipocriti tiratori: il M5S “europeo” è un populismo totalmente apparente, quindi non “ago della bilancia” ma “ruota di scorta”.
Ma la vicenda ha oggettivamente dei lati poco chiari. La vulgata pentastellata (ovvero la narrazione popolare che circola su FB!) parla di Lega che avrebbe cambiato idea sul voto all’ultimo momento, una volta saputo che Giorgetti non avrebbe ottenuto un posto nella commissione; Conte, nella sua lettera di ieri a Repubblica (*1), scriveva «ho invitato i parlamentari europei delle forze politiche che sostengono la maggioranza interna ad appoggiare questa candidatura»; insomma che aveva chiesto ma che non aveva ricevuto nessuna conferma…
Esponenti della Lega infine scrivono di non aver dato nessun appoggio e che fin da subito, visto il personaggio, avevano deciso di votare contro tale nomina: non l’avevano detto chiaramente per ottenere un maggior “effetto sorpresa”. Secondo la Lega è quindi il M5S ad aver tradito gli italiani.
Eppure in tutte queste ricostruzioni c’è qualcosa che non torna: credo che in ciascuna di esse ci sia un pezzetto di verità.
In particolare nella ricostruzione della Lega non mi torna che questa non si sia coordinata sul voto con il M5S: come fa quindi a parlare di tradimento? Dava comunque per scontato che votasse contro la Von der Leyen? Insomma anche qui c’è qualcosa che non quadra…
Sulle parole di Conte c’è poco da dire: ritenendo la Von der Leyen una buona candidata conferma di appartenere al M5S/Grillo-Casaleggio, ovvero a un populismo puramente apparente.
La vulgata pentastellata contiene probabilmente delle tracce di verità (in particolare con i riferimenti a Giorgetti) ma il resto della ricostruzione, e soprattutto la giustificazione del voto favorevole, sono di una superficialità e/o ingenuità sconcertanti…
Ma in verità oggi volevo scrivere delle prospettive del governo: cosa accadrebbe in caso di crisi?
L’unica alternativa “normale” con i numeri al governo attuale sarebbe un M5S+PD ma non credo che il M5S possa permettersi una simile alleanza anche se da parte del PD, messo da parte Renzi, probabilmente ci starebbero volentieri.
Mi aspetto quindi soluzioni più “creative”, tipo un governo tecnico, formato cioè da non politici, magari sempre a guida Conte (sostenuto dai voti di M5S, PD e Forza Italia), oppure di unità nazionale, formato cioè da PD e Forza Italia con il supporto esterno del M5S.
Chiaramente il voto adesso non lo vorrebbe nessuno se non la Lega che, probabilmente, diverrebbe il primo partito in Italia.
Ma anche Salvini ha il suo asso nella manica: il M5S in parlamento non è un’unità coesa ma è spaccato in due anime molto diverse. Il M5S/Grillo-Casaleggio (populismo apparente: in pratica stessa roba che Forza Italia e PD) e il M5S/Di Maio (populismo ambizioso, forse reale).
In altri pezzi ho spiegato bene le differenze fra queste due anime e chi ne sono gli esponenti più in vista e i membri più probabili (in pratica i parlamentari al secondo mandato dovrebbero essere tendenzialmente con Di Maio) e non starò quindi a ripetermi (v. La tetrarchia).
La differenza sostanziale è che il M5S/Di Maio, anche per il limite dei due mandati, potrebbe essere molto più vicino alla Lega di Salvini di quanto non si pensi. La Lega di Salvini potrebbe infatti garantire a Di Maio &. C. un futuro politico che altrimenti adesso non hanno.
La formazione di un nuovo governo potrebbe essere la scusa per la scissione e la creazione di un nuovo gruppo parlamentare a guida Di Maio. L’idea sarebbe poi quella di presentarsi alle inevitabili elezioni alleandosi con la Lega.
In questa maniera dubito che eventuali alternative presidenziali avrebbero i numeri sufficienti: inoltre, in caso di necessità, Salvini potrebbe sempre reclutare parlamentari da Forza Italia. Questi ormai sono consapevoli del vuoto pneumatico di idee e persone all’interno del partito e che la loro barca sta affondando: sarebbero quindi più che propensi a saltare sulla prima zattera che si presentasse loro…
Insomma anche le alternative più creative che la verace mente del Mattarella potrebbe ideare non mi sembrano avere i numeri non dico per tirare a campare ma anche per partire. Questo ovviamente si basa su un grande SE, ovvero se Di Maio avrà il coraggio di spaccare il M5S e da quanti parlamentari riuscirebbe a portare con sé. Logicamente questa dovrebbe essere la strategia migliore per Di Maio e i suoi compagni ma, si sa, né la logica né il semplice buon senso abbondano in politica.
Personalmente, visto che comunque il programma stanno riuscendo a portarlo avanti, preferirei che questo governo continuasse ad andare avanti. Certo che i continui attacchi a Salvini da parte dei vari esponenti del M5S non sembrano compatibili con una collaborazione duratura.
Peccato perché, a quattro anni dalle prossime elezioni, il rischio di un governicchio del presidente, succube della UE, che finisca di distruggere l’Italia proprio non ce lo possiamo pemettere…
Conclusione: come al solito sono pessimista ma Salvini ha già dimostrato di essere un politico abilissimo (per un soffio non è riuscito a vincere anche in Europa nonostante che là il suo peso politico sia percentualmente insignificante) e spero che, anche in questo caso, sappia come muoversi...
Nota (*1): strana ma significativa scelta...
mercoledì 17 luglio 2019
Un po' di PE
[E] Per la comprensione completa di questo pezzo è utile la lettura della mia Epitome (V. 1.3.0 "Strauss III").
Nei giorni scorsi ho finito il nuovo sottocapitolo sull’Unione Europea di cui avevo accennato nel corto Vecchia idea, nuove difficoltà.
Ho quindi iniziato una riflessione sul Parlamento Europeo (PE) che però non ho ancora portato a termine ma che l’elezione della Von der Leyen ha reso di particolare attualità.
Ancora, io per primo, non ho le idee chiare sull’argomento e spero, come spesso accade, di chiarirmele proprio scrivendo questo pezzo.
Il punto di partenza è la questione di quanto sia democratico il PE, anzi, più che democratico quanto sia efficace secondo la mia definizione di [E] 10.2: quanto riesca cioè a fare gli interessi della popolazione che rappresenta.
L’efficienza di un’istituzione politica è in stretta relazione con la legge della rappresentatività ([E] 5.8) che indica quando gli obiettivi del potere delegato (in questo caso il PE) coincidono con quelli del potere rappresentato (la popolazione europea). Un'indicazione di questa relazione la possiamo ricavare dalle cinque condizioni della rappresentatività imperfetta che riporto qui di seguito (tagliando le eventuali note: chi è interessato può sempre scaricarsi l’Epitome):
«Generalmente gli interessi del gruppo delegato e quello rappresentato divergerannoin base alle seguenti cinque “condizioni di rappresentatività imperfetta”:
1. I membri del gruppo delegato non provengono dal gruppo rappresentato: se i delegati sono scelti fra i membri del gruppo rappresentato allora l'identificazione con esso sarà alta e, di conseguenza, maggiore sarà l'attenzione a salvaguardarne gli interessi. Se al contrario i membri del gruppo delegato provengono da altri ambienti allora l'identificazione con i membri del gruppo rappresentato sarà minima e si baserà essenzialmente su quanto ogni singolo delegato creda nel protomito del proprio ruolo di rappresentante.
2. Lungo mandato dei membri del gruppo delegato: più è lunga la durata del mandato e maggiore sarà l'identificazione di ogni delegato nel gruppo dei delegati e, di conseguenza, la volontà con cui ne perseguirà gli specifici scopi, potenzialmente diversi da quelli della difesa degli interessi dei rappresentati.
3. Scarso controllo dei rappresentati sui delegati: se tale controllo è grande allora i delegati saranno maggiormente forzati a tutelare gli interessi dei rappresentati. La forza di tale controllo la si può valutare in base alla frequenza e alla capacità dei rappresentati di incidere sul gruppo dei delegati ad esempio nominandone o rimuovendone i membri oppure scavalcandone o annullandone le decisioni.
4. I membri del gruppo delegato non credono sinceramente al proprio protomito costitutivo: se i membri del potere delegato credono realmente in quello che fanno, nel loro dovere di difendere efficacemente coloro che rappresentano, allora cercheranno di farlo. Ma, quando i delegati iniziano a pensare che proteggere gli interessi dei rappresentati sia solo “parte” del proprio lavoro, allora più facilmente subiranno la seduzione di altri obiettivi e ambizioni.
5. La non trasparenza e scarsa comunicazione: se l’attività dei delegati avviene a porte chiuse o comunque non viene resa nota nei dettagli ai rappresentati allora la probabilità che il potere delegato non faccia gli interessi del potere rappresentato aumenterà sensibilmente: questo perché, anche se in teoria formalmente presente, il controllo dei rappresentati sui delegati non potrà comunque essere efficace in quanto non del tutto consapevole a causa della mancanza di informazione.»
Ripercorriamo rapidamente queste condizioni cercando di individuare quanti e quali sono applicabili al PE.
1. Per quanto riguarda l’Italia, con l’eccezione del M5S, la maggioranza dei candidati è scelta fra i politici. L’identificazione con la popolazione europea è quindi scarsa. Non sono sicuro di come vengano scelti i candidati degli altri paesi (so, ad esempio, che i tedeschi mandano persone che hanno fatto particolari studi) ma ho la netta sensazione che la tendenza sia la stessa.
2. Il mandato ha una lunghezza media: chiaramente si dovrebbe considerare il numero di mandati di ogni parlamentare.
3. Il controllo degli elettori sui propri rappresentanti è quello tipico delle democrazie occidentali: cioè debole, ovvero il voto ogni 5 anni.
4. Quanto i parlamentari credano al loro ruolo ufficiale, ovvero quello di fare il bene dell’Europa e degli europei, è difficile stabilirlo: io credo molto poco. Credo si passi dal menefreghismo italiano a chi invece cerca di fare gli interessi egoistici del proprio paese.
5. La trasparenza è scarsa: i media in genere ignorano i lavori del PE e si hanno notizie solo in occasione di qualche votazione importante. Di nuovo questa tendenza potrebbe essere diversa per l’informazione di altri paesi.
Complessivamente queste condizioni (con l’incertezza di conoscere bene solo la situazione dal punto di vista italiano) indicano una forte divergenza fra gli obiettivi del PE e quelli della democratastenia europea. A conforto di questa indicazione puramente teorica c’è la conferma data dai provvedimenti presi dal PE negli ultimi anni, spesso tutti a favore dei parapoteri economici e, di conseguenza, contro gli interessi della stragrande maggioranza della popolazione.
Anzi, complessivamente mi sembra che il PE operi ancora peggio (sia cioè succube degli interessi delle lobbi e di quelli del paese egemone, la Germania) di quanto la legge della rappresentatività con le sue cinque condizioni faccia pensare. Dopotutto, a grandi linee, questa è la situazione tipica di tutte le democrazie occidentali...
Mi sono quindi chiesto se ci possano essere degli elementi caratteristici del PE che non ho considerato. Ed è qui che non ho ancora le idee chiare. Butto quindi giù qualche idea:
1 - egemonia tedesca.
2 - differenze di lingua, sede parlamento all’estero.
3 - raggruppamenti politici europei
4 - voto per partiti nazionali
Su questi punti devo ancora ben riflettere.
I primi due in realtà sono abbastanza ovvi: per [E] 5.5 il potere egemone (in questo caso la Germania) ha più opportunità di incrementare la propria forza che, nell’ambito del PE, corrisponde a una maggiore capacità di far passare provvedimenti che vadano nel suo interesse. Questa è un’evidente distorsione che porta il PE a lavorare meno per il benessere di tutti e di più per quello particolare tedesco.
Il secondo punto (temo inevitabile) penso possa contribuire significativamente a rendere valida la quarta condizione della rappresentatività imperfetta: il sentirsi “all’estero” allontana i parlamentari dal loro ruolo ideale di rappresentanti dell’Europa e rinfocola invece il senso di appartenenza nazionale.
Ma sono soprattutto i punti 3 e 4 quelli che ritengo i più sottovalutati ma che, in realtà, sono forse i più significativi: ed è su questi che non ho le idee chiarissime.
Credo che il problema di fondo sia la sovrapposizione di questi due fattori che crea una doppia fedeltà: da una parte gli elettori e dall’altra il partito “europeo” in cui i parlamentari eletti entrano a far parte.
Sospetto che questo ulteriore elemento contribuisca decisamente a rompere completamente il legame fra il parlamentare e il proprio ruolo teorico di rappresentante del popolo.
Sì, probabilmente la somma di questi tre elementi (il 3 e il 4 vanno combinati insieme) potrebbe spiegare l’inclinazione del PE a favore dei parapoteri: ma ci devo pensare di più…
Magari da questi elementi posso estrarre ulteriori condizioni di rappresentatività imperfetta?
L’ambiente sicuramente potrebbe divenire una nota del punto 4 come fattore che può aumentare la distanza fra membro del potere delegato e protomito del proprio ruolo.
Anche la presenza di un parapotere egemone rappresentante di sottoinsieme circoscritto del potere rappresentato andrebbe forse considerato: oppure questo avviene sempre...uhm… come detto ci devo pensare…
Ancora più difficile da generalizzare la sovrapposizione dei fattori 3 e 4 (la doppia fedeltà): anche questo forse alla fine può essere ridotto a una nota della quarta condizione…
Conclusione: beh, il pezzo non è probabilmente molto interessante ma almeno mi ha aiutato a chiarirmi le idee ed era questo il suo scopo...
Nei giorni scorsi ho finito il nuovo sottocapitolo sull’Unione Europea di cui avevo accennato nel corto Vecchia idea, nuove difficoltà.
Ho quindi iniziato una riflessione sul Parlamento Europeo (PE) che però non ho ancora portato a termine ma che l’elezione della Von der Leyen ha reso di particolare attualità.
Ancora, io per primo, non ho le idee chiare sull’argomento e spero, come spesso accade, di chiarirmele proprio scrivendo questo pezzo.
Il punto di partenza è la questione di quanto sia democratico il PE, anzi, più che democratico quanto sia efficace secondo la mia definizione di [E] 10.2: quanto riesca cioè a fare gli interessi della popolazione che rappresenta.
L’efficienza di un’istituzione politica è in stretta relazione con la legge della rappresentatività ([E] 5.8) che indica quando gli obiettivi del potere delegato (in questo caso il PE) coincidono con quelli del potere rappresentato (la popolazione europea). Un'indicazione di questa relazione la possiamo ricavare dalle cinque condizioni della rappresentatività imperfetta che riporto qui di seguito (tagliando le eventuali note: chi è interessato può sempre scaricarsi l’Epitome):
«Generalmente gli interessi del gruppo delegato e quello rappresentato divergerannoin base alle seguenti cinque “condizioni di rappresentatività imperfetta”:
1. I membri del gruppo delegato non provengono dal gruppo rappresentato: se i delegati sono scelti fra i membri del gruppo rappresentato allora l'identificazione con esso sarà alta e, di conseguenza, maggiore sarà l'attenzione a salvaguardarne gli interessi. Se al contrario i membri del gruppo delegato provengono da altri ambienti allora l'identificazione con i membri del gruppo rappresentato sarà minima e si baserà essenzialmente su quanto ogni singolo delegato creda nel protomito del proprio ruolo di rappresentante.
2. Lungo mandato dei membri del gruppo delegato: più è lunga la durata del mandato e maggiore sarà l'identificazione di ogni delegato nel gruppo dei delegati e, di conseguenza, la volontà con cui ne perseguirà gli specifici scopi, potenzialmente diversi da quelli della difesa degli interessi dei rappresentati.
3. Scarso controllo dei rappresentati sui delegati: se tale controllo è grande allora i delegati saranno maggiormente forzati a tutelare gli interessi dei rappresentati. La forza di tale controllo la si può valutare in base alla frequenza e alla capacità dei rappresentati di incidere sul gruppo dei delegati ad esempio nominandone o rimuovendone i membri oppure scavalcandone o annullandone le decisioni.
4. I membri del gruppo delegato non credono sinceramente al proprio protomito costitutivo: se i membri del potere delegato credono realmente in quello che fanno, nel loro dovere di difendere efficacemente coloro che rappresentano, allora cercheranno di farlo. Ma, quando i delegati iniziano a pensare che proteggere gli interessi dei rappresentati sia solo “parte” del proprio lavoro, allora più facilmente subiranno la seduzione di altri obiettivi e ambizioni.
5. La non trasparenza e scarsa comunicazione: se l’attività dei delegati avviene a porte chiuse o comunque non viene resa nota nei dettagli ai rappresentati allora la probabilità che il potere delegato non faccia gli interessi del potere rappresentato aumenterà sensibilmente: questo perché, anche se in teoria formalmente presente, il controllo dei rappresentati sui delegati non potrà comunque essere efficace in quanto non del tutto consapevole a causa della mancanza di informazione.»
Ripercorriamo rapidamente queste condizioni cercando di individuare quanti e quali sono applicabili al PE.
1. Per quanto riguarda l’Italia, con l’eccezione del M5S, la maggioranza dei candidati è scelta fra i politici. L’identificazione con la popolazione europea è quindi scarsa. Non sono sicuro di come vengano scelti i candidati degli altri paesi (so, ad esempio, che i tedeschi mandano persone che hanno fatto particolari studi) ma ho la netta sensazione che la tendenza sia la stessa.
2. Il mandato ha una lunghezza media: chiaramente si dovrebbe considerare il numero di mandati di ogni parlamentare.
3. Il controllo degli elettori sui propri rappresentanti è quello tipico delle democrazie occidentali: cioè debole, ovvero il voto ogni 5 anni.
4. Quanto i parlamentari credano al loro ruolo ufficiale, ovvero quello di fare il bene dell’Europa e degli europei, è difficile stabilirlo: io credo molto poco. Credo si passi dal menefreghismo italiano a chi invece cerca di fare gli interessi egoistici del proprio paese.
5. La trasparenza è scarsa: i media in genere ignorano i lavori del PE e si hanno notizie solo in occasione di qualche votazione importante. Di nuovo questa tendenza potrebbe essere diversa per l’informazione di altri paesi.
Complessivamente queste condizioni (con l’incertezza di conoscere bene solo la situazione dal punto di vista italiano) indicano una forte divergenza fra gli obiettivi del PE e quelli della democratastenia europea. A conforto di questa indicazione puramente teorica c’è la conferma data dai provvedimenti presi dal PE negli ultimi anni, spesso tutti a favore dei parapoteri economici e, di conseguenza, contro gli interessi della stragrande maggioranza della popolazione.
Anzi, complessivamente mi sembra che il PE operi ancora peggio (sia cioè succube degli interessi delle lobbi e di quelli del paese egemone, la Germania) di quanto la legge della rappresentatività con le sue cinque condizioni faccia pensare. Dopotutto, a grandi linee, questa è la situazione tipica di tutte le democrazie occidentali...
Mi sono quindi chiesto se ci possano essere degli elementi caratteristici del PE che non ho considerato. Ed è qui che non ho ancora le idee chiare. Butto quindi giù qualche idea:
1 - egemonia tedesca.
2 - differenze di lingua, sede parlamento all’estero.
3 - raggruppamenti politici europei
4 - voto per partiti nazionali
Su questi punti devo ancora ben riflettere.
I primi due in realtà sono abbastanza ovvi: per [E] 5.5 il potere egemone (in questo caso la Germania) ha più opportunità di incrementare la propria forza che, nell’ambito del PE, corrisponde a una maggiore capacità di far passare provvedimenti che vadano nel suo interesse. Questa è un’evidente distorsione che porta il PE a lavorare meno per il benessere di tutti e di più per quello particolare tedesco.
Il secondo punto (temo inevitabile) penso possa contribuire significativamente a rendere valida la quarta condizione della rappresentatività imperfetta: il sentirsi “all’estero” allontana i parlamentari dal loro ruolo ideale di rappresentanti dell’Europa e rinfocola invece il senso di appartenenza nazionale.
Ma sono soprattutto i punti 3 e 4 quelli che ritengo i più sottovalutati ma che, in realtà, sono forse i più significativi: ed è su questi che non ho le idee chiarissime.
Credo che il problema di fondo sia la sovrapposizione di questi due fattori che crea una doppia fedeltà: da una parte gli elettori e dall’altra il partito “europeo” in cui i parlamentari eletti entrano a far parte.
Sospetto che questo ulteriore elemento contribuisca decisamente a rompere completamente il legame fra il parlamentare e il proprio ruolo teorico di rappresentante del popolo.
Sì, probabilmente la somma di questi tre elementi (il 3 e il 4 vanno combinati insieme) potrebbe spiegare l’inclinazione del PE a favore dei parapoteri: ma ci devo pensare di più…
Magari da questi elementi posso estrarre ulteriori condizioni di rappresentatività imperfetta?
L’ambiente sicuramente potrebbe divenire una nota del punto 4 come fattore che può aumentare la distanza fra membro del potere delegato e protomito del proprio ruolo.
Anche la presenza di un parapotere egemone rappresentante di sottoinsieme circoscritto del potere rappresentato andrebbe forse considerato: oppure questo avviene sempre...uhm… come detto ci devo pensare…
Ancora più difficile da generalizzare la sovrapposizione dei fattori 3 e 4 (la doppia fedeltà): anche questo forse alla fine può essere ridotto a una nota della quarta condizione…
Conclusione: beh, il pezzo non è probabilmente molto interessante ma almeno mi ha aiutato a chiarirmi le idee ed era questo il suo scopo...
martedì 16 luglio 2019
Giù dal pero
Una delle mie “fisse” quando scrivo dei pericoli moderni è il riconoscimento facciale automatico poiché esso equivale a una grave violazione della riservatezza: equivale a pedinare tutta la popolazione 24 ore su 24. Non è un caso che la Cina (notoriamente democratica) sia all’avanguardia in questo settore…
Nella mia Epitome, nel capitolo 20.3 sui “Pericoli ignoti”, il riconoscimento facciale automatico ha la sua sezione.
Sono sicuro che se si chiedesse in Italia a un politico cosa ne pensi egli/ella cascherebbe dal proverbiale pero.
Negli USA, che sono di una decina e più anni avanti a noi, invece la problematica inizia a essere discussa: America mulls regulating facial recognition da Economist.com
Ipocriti tiratori - 16/7/2019
La notizia dell’ultima ora è l’elezione, grazia anche ai voti del M5S, della Von der Leyen alla guida della Commissione Europea.
La Von der Leyen è donna della Merkel ed “europeista” convinta tanto che nel discorso di insediamento ha detto che “sarà nemica di chi vuole indebolire la UE” (v. Sì del Parlamento Ue a von der Leyen da Ansa.it) per non dire direttamente nemica dei sovranisti. Ma di lei scriverò un’altra volta…
L’elemento politico saliente è il voto del M5S per una presidente che sarà acerrima nemica del governo italiano di cui fa parte: come si spiega?
Semplicissimo: in Italia abbiamo il M5S spaccato fra M5S-Grillo/Casaleggio (populismo apparente) e M5S-Di Maio (populismo ambizioso, forse reale) ma a Bruxelles, i miracolati pentastellati a cui è toccata la sinecura europea, e che magari ambiscono a essere rieletti, sono tutti M5S-Grillo/Casaleggio. Evidentemente hanno ricevuto dalla "base" l’ordine di voto e hanno prontamente eseguito.
Cervelli vari - 16/7/2019
Tria: la fuga di cervelli fa perdere all'Italia 14 mld da Ansa.it
Confrontare con l’intervista di Renzi alla CNN (ottobre 2014) alla fine di questo pezzo: Cervello evaso.
In giornata - 18/7/2019
Oggi ero in giornata e ho fatto grandi passi in avanti nella stesura della nuova versione dell’Epitome: così, indicativamente, sono a +8 pagine rispetto alla precedente 1.3.0…
Ancora non ho deciso se pubblicherò questa 1.3.1 o se aspetterò di aver scritto la 1.4.0: come ho già accennato fare continui aggiornamenti avrebbe senso se gli pseudo-lettori mi facessero puntualmente sapere il loro parere sulle novità apportate, altrimenti, forse, potrebbe essere addirittura un motivo di dissuasione alla lettura...
È però anche vero che il pubblicare le nuove versioni mi dà comunque un’illusoria sensazione di appagamento e di soddisfazione personale…
In definitiva ancora non ho deciso: probabilmente dipenderà con quale piedi mi alzerò al mattino!
Elfi - 22/7/2019
Stanotte ho fatto un sogno diverso dal solito: ero in una scuola di magia, non come Hogwarts ma un po’ più cupa. In particolare c’era uno scudo magico che ci proteggeva dall’esterno. Dei ragazzi elfi però, capaci di fare magia senza bisogno di studiarla, avevano trovato il modo di rompere questo scudo: erano penetrati in una zona periferica della scuola e avevano iniziato a uccidere gli studenti.
Sfortunatamente per loro fra gli studenti c’ero anch’io: come i lettori che seguono i miei sogni sicuramente sapranno di solito, in caso di minaccia, opto per soluzioni decisamente brutali. Per farla breve ho massacrato tutti gli elfi!
Nella mia Epitome, nel capitolo 20.3 sui “Pericoli ignoti”, il riconoscimento facciale automatico ha la sua sezione.
Sono sicuro che se si chiedesse in Italia a un politico cosa ne pensi egli/ella cascherebbe dal proverbiale pero.
Negli USA, che sono di una decina e più anni avanti a noi, invece la problematica inizia a essere discussa: America mulls regulating facial recognition da Economist.com
Ipocriti tiratori - 16/7/2019
La notizia dell’ultima ora è l’elezione, grazia anche ai voti del M5S, della Von der Leyen alla guida della Commissione Europea.
La Von der Leyen è donna della Merkel ed “europeista” convinta tanto che nel discorso di insediamento ha detto che “sarà nemica di chi vuole indebolire la UE” (v. Sì del Parlamento Ue a von der Leyen da Ansa.it) per non dire direttamente nemica dei sovranisti. Ma di lei scriverò un’altra volta…
L’elemento politico saliente è il voto del M5S per una presidente che sarà acerrima nemica del governo italiano di cui fa parte: come si spiega?
Semplicissimo: in Italia abbiamo il M5S spaccato fra M5S-Grillo/Casaleggio (populismo apparente) e M5S-Di Maio (populismo ambizioso, forse reale) ma a Bruxelles, i miracolati pentastellati a cui è toccata la sinecura europea, e che magari ambiscono a essere rieletti, sono tutti M5S-Grillo/Casaleggio. Evidentemente hanno ricevuto dalla "base" l’ordine di voto e hanno prontamente eseguito.
Cervelli vari - 16/7/2019
Tria: la fuga di cervelli fa perdere all'Italia 14 mld da Ansa.it
Confrontare con l’intervista di Renzi alla CNN (ottobre 2014) alla fine di questo pezzo: Cervello evaso.
In giornata - 18/7/2019
Oggi ero in giornata e ho fatto grandi passi in avanti nella stesura della nuova versione dell’Epitome: così, indicativamente, sono a +8 pagine rispetto alla precedente 1.3.0…
Ancora non ho deciso se pubblicherò questa 1.3.1 o se aspetterò di aver scritto la 1.4.0: come ho già accennato fare continui aggiornamenti avrebbe senso se gli pseudo-lettori mi facessero puntualmente sapere il loro parere sulle novità apportate, altrimenti, forse, potrebbe essere addirittura un motivo di dissuasione alla lettura...
È però anche vero che il pubblicare le nuove versioni mi dà comunque un’illusoria sensazione di appagamento e di soddisfazione personale…
In definitiva ancora non ho deciso: probabilmente dipenderà con quale piedi mi alzerò al mattino!
Elfi - 22/7/2019
Stanotte ho fatto un sogno diverso dal solito: ero in una scuola di magia, non come Hogwarts ma un po’ più cupa. In particolare c’era uno scudo magico che ci proteggeva dall’esterno. Dei ragazzi elfi però, capaci di fare magia senza bisogno di studiarla, avevano trovato il modo di rompere questo scudo: erano penetrati in una zona periferica della scuola e avevano iniziato a uccidere gli studenti.
Sfortunatamente per loro fra gli studenti c’ero anch’io: come i lettori che seguono i miei sogni sicuramente sapranno di solito, in caso di minaccia, opto per soluzioni decisamente brutali. Per farla breve ho massacrato tutti gli elfi!
lunedì 15 luglio 2019
La fiaba della UE
Quanto è inaffidabile Wikipedia!
In passato ho già scritto di come gli storici “veri” si mettano a ridire quando qualcuno (*1) gli dice di “essersi documentato su Wikipedia”!
La debolezza e la forza di Wikipedia è che si tratta di un’enciclopedia aperta dove tutti possono contribuire: in genere, su argomenti neutri, questo è solo un vantaggio.
Quando però gli argomenti sono caldi (magari politici ma non solo) la situazione si complica: ormai non è più una situazione in cui tanti contributori, che magari la pensano in buona fede in maniera diversa, riescono a mediare i diversi punti di vista in un’unica sintesi. Questo poteva, forse, avvenire vent’anni fa…
Adesso tutte le grandi organizzazioni hanno dei propri uomini che di lavoro vegliano, vagliano ed eventualmente modificano l’enciclopedia in maniera da distorcerne i contenuti a favori del proprio potere di riferimento.
Oggi mi è capitato di leggere la pagina sulla UE in versione italiana (i seguenti virgolettati provengono tutti da detta pagina): sembra scritta da un burocrate di Bruxelles! A leggere l’articolo si ha l’impressione di una macchina perfetta, senza difetti…
C’è “addirittura” un intero capitolo, il 9, che contiene tutte le critiche alla UE. Vi potrete immaginare l’abbondanza di materiale che esamina le problematiche democratiche ed economiche legate all’unione. Ebbene il materiale è così “abbondante” che posso ricopiare l’intero capitolo qui di seguito:
«L'Unione Europea è stata criticata, a livello politico e funzionale, per la complessità della sua sovrastruttura ovvero la complessità burocratica della sua organizzazione giuridica e dell'apparato normativo con tutti i suoi organi istituzionali.»
Capito? Potete immaginarvi il livello del resto…
Suppongo (ma non ci metterei la mano sul fuoco) che errori fattuali non ve ne siano ma, sicuramente, il punto di vista scelto per illustrare ogni dettaglio è quello che l’esalta e gli dà l’apparenza migliore. Ecco l’articolo dà quasi l’idea di essere un opuscolo pubblicitario mirato a convincere il lettore che lo sfoglia distrattamente della bontà di un prodotto per poterglielo vendere…
L’ipocrisia poi i alcuni paragrafi mi dà il voltastomaco. Ad esempio dove si spiega che fra gli scopi dell’unione c’è quello di diminuire le diseguaglianza sociali ed economiche fra i vari stati membri: obiettivo sicuramente lodevole, peccato che si vada nella direzione completamente opposta e, se armonizzazione ci fosse, sarebbe verso il basso, ovvero riducendo la ricchezza di tutti gli europei per favorire pochissimi…
Oppure il paragrafo sulla libertà d’espressione. Lo copio e incollo qui di seguito: «La libertà dei media è un diritto fondamentale che si applica a tutti gli Stati membri dell'Unione europea e ai suoi cittadini, come definito nella Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea e nella Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali. Nell'ambito del processo di Allargamento dell'Unione europea, la garanzia della libertà dei media è definita "un indicatore chiave della disponibilità di un paese a diventare parte dell'UE".
La libertà dei media, compresa la libertà di stampa, è il principale diritto per garantire la libertà di espressione e la libertà di informazione.
L'annuale Giornata mondiale della libertà di stampa si celebra il 3 maggio.»
Ovviamente nessun accenno alla censura delle reti sociali e dell’informazione sgradita, opportunamente tacciata come bufala…
Conclusione: consiglio ai miei lettori di non prendere per oro colato tutto quanto è scritto su Wikipedia: sfortunatamente, proprio a causa della sua grande diffusione, è manipolata e influenzata dai parapoteri che non esitano a distorcere a proprio favore i fatti e, al contrario, a nascondere le notizie scomode. Pensate quindi con la vostra testa (sempre!) e se leggete qualcosa che non vi convince cercate altrove: oramai la “verità” di Wikipedia è edulcorata, adattata per indirizzare il pensiero dei suoi lettori in una precisa direzione, verso un futuro senza ombre, radioso e positivo: una fiaba per bambini appunto...
Nota (*1): è successo anche a me...
In passato ho già scritto di come gli storici “veri” si mettano a ridire quando qualcuno (*1) gli dice di “essersi documentato su Wikipedia”!
La debolezza e la forza di Wikipedia è che si tratta di un’enciclopedia aperta dove tutti possono contribuire: in genere, su argomenti neutri, questo è solo un vantaggio.
Quando però gli argomenti sono caldi (magari politici ma non solo) la situazione si complica: ormai non è più una situazione in cui tanti contributori, che magari la pensano in buona fede in maniera diversa, riescono a mediare i diversi punti di vista in un’unica sintesi. Questo poteva, forse, avvenire vent’anni fa…
Adesso tutte le grandi organizzazioni hanno dei propri uomini che di lavoro vegliano, vagliano ed eventualmente modificano l’enciclopedia in maniera da distorcerne i contenuti a favori del proprio potere di riferimento.
Oggi mi è capitato di leggere la pagina sulla UE in versione italiana (i seguenti virgolettati provengono tutti da detta pagina): sembra scritta da un burocrate di Bruxelles! A leggere l’articolo si ha l’impressione di una macchina perfetta, senza difetti…
C’è “addirittura” un intero capitolo, il 9, che contiene tutte le critiche alla UE. Vi potrete immaginare l’abbondanza di materiale che esamina le problematiche democratiche ed economiche legate all’unione. Ebbene il materiale è così “abbondante” che posso ricopiare l’intero capitolo qui di seguito:
«L'Unione Europea è stata criticata, a livello politico e funzionale, per la complessità della sua sovrastruttura ovvero la complessità burocratica della sua organizzazione giuridica e dell'apparato normativo con tutti i suoi organi istituzionali.»
Capito? Potete immaginarvi il livello del resto…
Suppongo (ma non ci metterei la mano sul fuoco) che errori fattuali non ve ne siano ma, sicuramente, il punto di vista scelto per illustrare ogni dettaglio è quello che l’esalta e gli dà l’apparenza migliore. Ecco l’articolo dà quasi l’idea di essere un opuscolo pubblicitario mirato a convincere il lettore che lo sfoglia distrattamente della bontà di un prodotto per poterglielo vendere…
L’ipocrisia poi i alcuni paragrafi mi dà il voltastomaco. Ad esempio dove si spiega che fra gli scopi dell’unione c’è quello di diminuire le diseguaglianza sociali ed economiche fra i vari stati membri: obiettivo sicuramente lodevole, peccato che si vada nella direzione completamente opposta e, se armonizzazione ci fosse, sarebbe verso il basso, ovvero riducendo la ricchezza di tutti gli europei per favorire pochissimi…
Oppure il paragrafo sulla libertà d’espressione. Lo copio e incollo qui di seguito: «La libertà dei media è un diritto fondamentale che si applica a tutti gli Stati membri dell'Unione europea e ai suoi cittadini, come definito nella Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea e nella Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali. Nell'ambito del processo di Allargamento dell'Unione europea, la garanzia della libertà dei media è definita "un indicatore chiave della disponibilità di un paese a diventare parte dell'UE".
La libertà dei media, compresa la libertà di stampa, è il principale diritto per garantire la libertà di espressione e la libertà di informazione.
L'annuale Giornata mondiale della libertà di stampa si celebra il 3 maggio.»
Ovviamente nessun accenno alla censura delle reti sociali e dell’informazione sgradita, opportunamente tacciata come bufala…
Conclusione: consiglio ai miei lettori di non prendere per oro colato tutto quanto è scritto su Wikipedia: sfortunatamente, proprio a causa della sua grande diffusione, è manipolata e influenzata dai parapoteri che non esitano a distorcere a proprio favore i fatti e, al contrario, a nascondere le notizie scomode. Pensate quindi con la vostra testa (sempre!) e se leggete qualcosa che non vi convince cercate altrove: oramai la “verità” di Wikipedia è edulcorata, adattata per indirizzare il pensiero dei suoi lettori in una precisa direzione, verso un futuro senza ombre, radioso e positivo: una fiaba per bambini appunto...
Nota (*1): è successo anche a me...
venerdì 12 luglio 2019
La bestiaccia dalle sette teste
Ho finito di leggere Nascita dell’eresia di Tadeusz Manteuffel, (E.) Sansoni, 1975, trad. Davide Bigalli. Il titolo è completamente fuorviante: secondo me sarebbe stato più giusto chiamarlo “Rapporto della Chiesa con la povertà volontaria nei secoli XI-XIV”. Probabilmente una scelta commerciale dell’editore italiano: il titolo polacco originale è, sebbene per me incomprensibile (!), molto più lungo!
Proprio per questo motivo il contenuto dell’opera mia ha inizialmente deluso: semplicemente mi aspettavo qualcosa di significativamente diverso. Però la lettura è poi stata piuttosto interessante…
Non so se vi è mai capitato di leggere su FB, si solito quando il governo di turno sta racimolando i soldi per fare una manovra, i meme che suggeriscono di tassare la Chiesa? Al di là delle cifre più o meno corrette e affidabili, in genere, viene ricordato il suo vasto patrimonio immobiliare esentato da molte tasse che invece colpiscono la popolazione italiana.
E quando l’anno scorso fu scoperto quel cardinale che si era fatto il super attico? Ricordate i vari meme indignati verso di lui e, più in generale, il clero “che chiede elemosina ai fedeli ma che i suoi soldi invece non li spende per aiutare il prossimo…”?
Ebbene sono tutte accuse vecchie di almeno 1000 anni!
Anzi nel basso medioevo il clero conduceva una vita estremamente mondana e lussuosa: non per nulla i suoi esponenti erano imparentati con la nobiltà dell’epoca. Viceversa la povertà del popolo era notevole, spesso al limite della sopravvivenza.
In altre parole la Chiesa medioevale spiccava molto più di oggi per la sua ricchezza e il clero del tempo era costituito da tanti cardinali Bertone!
Normale che il clero di una società sia ricco: dopotutto, specie in passato quando non aveva la concorrenza della scienza, la religione è un parapotere. Come spiego nell’Epitome il potere religioso può essere convertito in altre forme di potere e, quindi, anche in denaro.
Il problema è che fra i protomiti alla base della religione cristiana ci sono anche le parole di Gesù che, attraverso il Vangelo, incita alla povertà. Cito a memoria: “Vendete tutto ciò che avete e seguitemi”…
E infatti la Chiesa primitiva dei primi secoli era povera. Ancora a cavallo fra il II e III secolo Tertulliano, un teologo cristiano, dà per scontato che la Chiesa sia povera.
Quando iniziano a cambiare le cose? In perfetto accordo con la teoria della mia Epitome, quando l’imperatore Costantino legittima la Chiesa col suo famoso editto: inizia infatti a costituirsi quel meccanismo, quel rapporto sinergico fra parapotere politico e religioso, che avrebbe portato all’egemonia del cristianesimo in cambio del sostegno all’imperatore.
La Chiesa entrando dalla porta principale nelle stanze del potere, riconosciuta quindi come un parapotere di massimo grado, non poteva più destabilizzare la società disprezzando i ricchi e la ricchezza ma, al contrario, doveva contribuire a stabilizzarla giustificando e legittimando anche le contraddizioni del tempo. Già Sant’Agostino, che scrive in quegli anni, inizia a giustificare la ricchezza: per entrare nel regno dei cieli non conta più essere poveri di beni materiali ma essere umili, cioè poveri sì, ma solo di orgoglio! È Dio che ci mette alla prova assegnandoci più o meno ricchezza: non si deve quindi desiderare di avere più di quanto non si abbia: comodo vero?
Così, nel corso dei secoli, la Chiesa, all’aumentare del proprio potere, accumula sempre più ricchezza. Ora non voglio entrare nei dettagli perché voglio lasciarmi spazio/tempo per le conclusioni finali, ma il 95% del libro è la cronaca delle proteste che, a partire da predicatori isolati nell’XI secolo, si sviluppa in forme sempre più organizzate (come ordini religiosi) e, in particolare, con i francescani in cui il valore del ritorno alla povertà originaria è precipuo.
In questo clima si sviluppano poi moltissime correnti che si ispirano sia ai francescani che ai precedente pensatori e filosofi (come Gioacchino da Fiore). In maniera abbastanza disomogenea queste nuovi correnti vengono tollerate oppure dichiarate eretiche.
Onestamente sarebbe divertente ripercorrere lo sviluppo di alcune di queste perché si passa dalla totale obbedienza dei francescani a posizioni estremamente più critiche. Ad esempio fra Dolcino, guida del movimento degli “apostolici” (in riferimento alla povertà delle origini che caratterizzava anche gli apostoli), già dichiarato eretico, considerava non solo i suoi persecutori ma anche i francescani e i domenicani come servi di Satana, anzi la Chiesa nel suo complesso era considerata la nuova Babilonia dell’Apocalisse, la bestia dalle sette teste e dieci corna, e questo sostanzialmente perché aveva abbandonato la povertà originaria.
Interessanti poi le conclusioni dell’autore su come, quando e perché un movimento religioso veniva dichiarato eretico o no.
Come spiegato non c’era infatti uniformità di giudizio ma la decisione sembrava dipendere dalla commistione di più fattori.
- L’epoca e in particolare il livello di centralizzazione della chiesa occidentale: inizialmente infatti le chiese metropolitane avevano notevole autonomia e diverse tradizioni locali: difficile quindi stabilire quale fosse l’ortodossia e, di conseguenza, l’eresia. Nel corso dei secoli queste differenze si appiattirono e la Chiesa divenne più pronta e capace nell’identificare chi non si conformava alle sue regole.
- Fondamentale poi se un movimento dichiarava o no la sua obbedienza al Papa. E questo evidenzia bene come la lotta per il potere fosse predominante sulla questione teologica.
- Ovviamente anche il carattere del Papa alla guida della Chiesa era decisivo: si poteva passare da un Celestino V a un Bonifacio VIII. Non solo contava l’attitudine personale del Papa sul tema della povertà, ma anche la sua energia, iniziativa e intraprendenza.
- Il rapporto con l’imperatore del Sacro Romani Impero: la lotta di potere fra impero e Chiesa durò secoli e, a seconda dell’andamento dello scontro, le due forze contrapposte potevano prendere le difese di un movimento religioso oppure ostacolarlo.
- Da quel che ho letto (aggiungo io) mi pare contasse molto anche il vescovo nella cui diocesi prendeva vita l’eventuale movimento religioso: se egli mediava questo restava nell’ortodossia, se invece si creava un muro contro muro spesso finiva nell’eresia. E da qui si capisce che era importante anche l’abilità “politica”, o se vogliamo, il “realismo politico” del potenziale eresiarca: se questi rimaneva troppo inflessibile nelle sue posizioni allora spesso finiva anche per provocare la reazione brutale della Chiesa (che, ad esempio, contro gli “Apostolici” indisse una crociata che si protrasse per alcuni anni).
Il libro termina un po’ improvvisamente: sarebbe stato interessante seguire l’evoluzione del rapporto Chiesa/denaro fino alla Riforma o alla Controriforma ma invece l’analisi termine più o meno al XIV secolo senza che ci siano avvenimenti particolarmente significativi. La Chiesa conserva la sua ricchezza e, anzi, riesce ad ammorbidire anche la regola degli ordini più incentrati sul valore della povertà come i francescani…
Conclusione: mi sarebbe piaciuto saperne di più sui movimenti eretici (che a dispetto del titolo non vengono trattati) e in particolare ero curioso di scoprire se avrei trovato conferme alla teoria della mia Epitome sull’evoluzione della morale. Da questo punto di vista però non c’erano dati socio economici abbastanza precisi per capire se, nelle diverse regioni dove sorsero questi movimenti, la popolazione attraversasse momenti di prosperità o di crisi. C’è in oltre da dire che si trattò di iniziative che partirono da singoli individui e che quindi hanno di per sé poco a che fare con le tendenze morali della popolazione da me individuate.
Proprio per questo motivo il contenuto dell’opera mia ha inizialmente deluso: semplicemente mi aspettavo qualcosa di significativamente diverso. Però la lettura è poi stata piuttosto interessante…
Non so se vi è mai capitato di leggere su FB, si solito quando il governo di turno sta racimolando i soldi per fare una manovra, i meme che suggeriscono di tassare la Chiesa? Al di là delle cifre più o meno corrette e affidabili, in genere, viene ricordato il suo vasto patrimonio immobiliare esentato da molte tasse che invece colpiscono la popolazione italiana.
E quando l’anno scorso fu scoperto quel cardinale che si era fatto il super attico? Ricordate i vari meme indignati verso di lui e, più in generale, il clero “che chiede elemosina ai fedeli ma che i suoi soldi invece non li spende per aiutare il prossimo…”?
Ebbene sono tutte accuse vecchie di almeno 1000 anni!
Anzi nel basso medioevo il clero conduceva una vita estremamente mondana e lussuosa: non per nulla i suoi esponenti erano imparentati con la nobiltà dell’epoca. Viceversa la povertà del popolo era notevole, spesso al limite della sopravvivenza.
In altre parole la Chiesa medioevale spiccava molto più di oggi per la sua ricchezza e il clero del tempo era costituito da tanti cardinali Bertone!
Normale che il clero di una società sia ricco: dopotutto, specie in passato quando non aveva la concorrenza della scienza, la religione è un parapotere. Come spiego nell’Epitome il potere religioso può essere convertito in altre forme di potere e, quindi, anche in denaro.
Il problema è che fra i protomiti alla base della religione cristiana ci sono anche le parole di Gesù che, attraverso il Vangelo, incita alla povertà. Cito a memoria: “Vendete tutto ciò che avete e seguitemi”…
E infatti la Chiesa primitiva dei primi secoli era povera. Ancora a cavallo fra il II e III secolo Tertulliano, un teologo cristiano, dà per scontato che la Chiesa sia povera.
Quando iniziano a cambiare le cose? In perfetto accordo con la teoria della mia Epitome, quando l’imperatore Costantino legittima la Chiesa col suo famoso editto: inizia infatti a costituirsi quel meccanismo, quel rapporto sinergico fra parapotere politico e religioso, che avrebbe portato all’egemonia del cristianesimo in cambio del sostegno all’imperatore.
La Chiesa entrando dalla porta principale nelle stanze del potere, riconosciuta quindi come un parapotere di massimo grado, non poteva più destabilizzare la società disprezzando i ricchi e la ricchezza ma, al contrario, doveva contribuire a stabilizzarla giustificando e legittimando anche le contraddizioni del tempo. Già Sant’Agostino, che scrive in quegli anni, inizia a giustificare la ricchezza: per entrare nel regno dei cieli non conta più essere poveri di beni materiali ma essere umili, cioè poveri sì, ma solo di orgoglio! È Dio che ci mette alla prova assegnandoci più o meno ricchezza: non si deve quindi desiderare di avere più di quanto non si abbia: comodo vero?
Così, nel corso dei secoli, la Chiesa, all’aumentare del proprio potere, accumula sempre più ricchezza. Ora non voglio entrare nei dettagli perché voglio lasciarmi spazio/tempo per le conclusioni finali, ma il 95% del libro è la cronaca delle proteste che, a partire da predicatori isolati nell’XI secolo, si sviluppa in forme sempre più organizzate (come ordini religiosi) e, in particolare, con i francescani in cui il valore del ritorno alla povertà originaria è precipuo.
In questo clima si sviluppano poi moltissime correnti che si ispirano sia ai francescani che ai precedente pensatori e filosofi (come Gioacchino da Fiore). In maniera abbastanza disomogenea queste nuovi correnti vengono tollerate oppure dichiarate eretiche.
Onestamente sarebbe divertente ripercorrere lo sviluppo di alcune di queste perché si passa dalla totale obbedienza dei francescani a posizioni estremamente più critiche. Ad esempio fra Dolcino, guida del movimento degli “apostolici” (in riferimento alla povertà delle origini che caratterizzava anche gli apostoli), già dichiarato eretico, considerava non solo i suoi persecutori ma anche i francescani e i domenicani come servi di Satana, anzi la Chiesa nel suo complesso era considerata la nuova Babilonia dell’Apocalisse, la bestia dalle sette teste e dieci corna, e questo sostanzialmente perché aveva abbandonato la povertà originaria.
Interessanti poi le conclusioni dell’autore su come, quando e perché un movimento religioso veniva dichiarato eretico o no.
Come spiegato non c’era infatti uniformità di giudizio ma la decisione sembrava dipendere dalla commistione di più fattori.
- L’epoca e in particolare il livello di centralizzazione della chiesa occidentale: inizialmente infatti le chiese metropolitane avevano notevole autonomia e diverse tradizioni locali: difficile quindi stabilire quale fosse l’ortodossia e, di conseguenza, l’eresia. Nel corso dei secoli queste differenze si appiattirono e la Chiesa divenne più pronta e capace nell’identificare chi non si conformava alle sue regole.
- Fondamentale poi se un movimento dichiarava o no la sua obbedienza al Papa. E questo evidenzia bene come la lotta per il potere fosse predominante sulla questione teologica.
- Ovviamente anche il carattere del Papa alla guida della Chiesa era decisivo: si poteva passare da un Celestino V a un Bonifacio VIII. Non solo contava l’attitudine personale del Papa sul tema della povertà, ma anche la sua energia, iniziativa e intraprendenza.
- Il rapporto con l’imperatore del Sacro Romani Impero: la lotta di potere fra impero e Chiesa durò secoli e, a seconda dell’andamento dello scontro, le due forze contrapposte potevano prendere le difese di un movimento religioso oppure ostacolarlo.
- Da quel che ho letto (aggiungo io) mi pare contasse molto anche il vescovo nella cui diocesi prendeva vita l’eventuale movimento religioso: se egli mediava questo restava nell’ortodossia, se invece si creava un muro contro muro spesso finiva nell’eresia. E da qui si capisce che era importante anche l’abilità “politica”, o se vogliamo, il “realismo politico” del potenziale eresiarca: se questi rimaneva troppo inflessibile nelle sue posizioni allora spesso finiva anche per provocare la reazione brutale della Chiesa (che, ad esempio, contro gli “Apostolici” indisse una crociata che si protrasse per alcuni anni).
Il libro termina un po’ improvvisamente: sarebbe stato interessante seguire l’evoluzione del rapporto Chiesa/denaro fino alla Riforma o alla Controriforma ma invece l’analisi termine più o meno al XIV secolo senza che ci siano avvenimenti particolarmente significativi. La Chiesa conserva la sua ricchezza e, anzi, riesce ad ammorbidire anche la regola degli ordini più incentrati sul valore della povertà come i francescani…
Conclusione: mi sarebbe piaciuto saperne di più sui movimenti eretici (che a dispetto del titolo non vengono trattati) e in particolare ero curioso di scoprire se avrei trovato conferme alla teoria della mia Epitome sull’evoluzione della morale. Da questo punto di vista però non c’erano dati socio economici abbastanza precisi per capire se, nelle diverse regioni dove sorsero questi movimenti, la popolazione attraversasse momenti di prosperità o di crisi. C’è in oltre da dire che si trattò di iniziative che partirono da singoli individui e che quindi hanno di per sé poco a che fare con le tendenze morali della popolazione da me individuate.
giovedì 11 luglio 2019
Così per dire...
Perché tutti i libri hanno la copertina?
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Così non sentono freddino.
Vecchia idea, nuove difficoltà - 13/7/2019
Sto progettando un nuovo capitolo per l’Epitome. Ho scritto “progettando” e non “scrivendo” perché in realtà sono ancora nella fase della raccolta delle idee (sono già a tre pagine); da queste vedrò di estrarre un filo conduttore che mi permetta di stabilire come dividere il materiale nei diversi sottocapitoli. Fin qui tutto come al solito…
Il capitolo vorrebbe essere sull’Italia vista dalla prospettiva della mia teoria: questo però comporta due difficoltà.
La prima è che, dato l’argomento, rischio di essere involontariamente parziale: ovviamente cercherò di non esserlo ma, almeno in parte, credo che sarà inevitabile.
La seconda difficoltà, molto più specifica, è che mi sono reso conto dell’importanza della UE: non si può “spiegare” l’Italia recente senza rifarsi alla UE.
Sulla UE ho già una sezione dedicata in [E] 15.3 ma dovrò espanderla sensibilmente e, forse, trasformarla in un vero e proprio sottocapitolo a sé stante. Un lavoro extra che non mi ispira molto: dovrò documentarmi su alcuni particolari aspetti e, in generale, perderci più tempo di quanto abbia voglia.
Forse potrei fare così: nella nuova versione 1.3.1 inserire solo la nuova parte sulla UE (+ molte altre modifiche accumulate nel tempo) e aggiungere poi il nuovo capitolo nella versione 1.4.0…
I trollonzi russi - 15/7/2019
Il 7 agosto del 2018 scrissi il corto “Cadute e tuffi”. Copio e incollo qui di seguito:
«Nuova puntata della vicenda dei trollonzi russi: Attacco troll russi, indagine per attentato a libertà capo Stato da Ansa.it
A me sembrava, dopo la banale verifica di Wire.it (vedi il primo corto di questo pezzo), che la vicenda fosse già caduta nel ridicolo ma evidentemente la solerte magistratura italiana non la pensa così.
I trollonzi russi avrebbero usato circa 400 profili Twitter per cinguettare, fra il 27 e il 28 maggio scorso, migliaia di “insulti e inviti alle dimissioni” al Mattarella.
Visto che alla Russia del Mattarella non gliene può importare di meno mi aspetto che si arrivi all'individuazione di un unico smanettone che abbia agito motu proprio.
Vedremo però quale diabolico complotto internazionale verrà svelato dalla magistratura italiana: sono proprio curioso…
...»
A quasi un anno di distanza, dopo indagini e verifiche inutili, comunque pagate dai contribuenti, ecco il risultato: Troll russi contro Mattarella? Per i pm fu un'invenzione della stampa di Gian Franco Coppola da Agi.it
In Svizzera - 15/7/2019
L’albergo svizzero più famoso?
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
L’Hotel Guglielmo.
Vita e morte - 16/7/2019
Qualche giorno fa ho finito di leggere anche il secondo saggio di Il disagio della civiltà e altri saggi di Freud (*1). L’articolo in questione è intitolato “Considerazioni attuali sulla guerra e la morte” e fu scritto nel 1915 durante la prima guerra mondiale.
Non voglio scendere nei dettagli: il saggio non si basa sullo studio di casi clinici ma è piuttosto una raccolta di considerazioni su guerra e morte ricche di intuizioni psicologiche.
La prima parte del saggio è molto bella e umana: Freud riesce bene a esprimere lo sconcerto, evidentemente provato da molti degli intellettuali dell’epoca, per l’assurdità della guerra.
La seconda è più psicologica ed esamina il rapporto fra uomo e morte.
La teoria principale è che l’uomo, inconsciamente, non crede realmente alla possibilità della propria morte. Quando poi viene posto di fronte a essa, magari a causa della scomparsa di una persona cara o comunque vicina (che equivale alla morte di una parte di noi), ecco che questo rapporto conflittuale può provocare delle nevrosi.
Saltando 30 pagine di argomentazioni varie la conclusione di Freud mi sembra un utile insegnamento per tutti: «Se vuoi poter sopportare la vita, disponiti ad accettare la morte» (*2).
Nota (*1): Il disagio della civiltà e altri saggi di Freud, (E.) Bollati Boringhieri, 2019, trad. Sandro Candreva, Cesare L. Musatti, Emilio A. Panaitescu, Ermanno Sagittario e Marilisa Tonin Dogana.
Nota (*2): ibidem pag. 62.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Così non sentono freddino.
Vecchia idea, nuove difficoltà - 13/7/2019
Sto progettando un nuovo capitolo per l’Epitome. Ho scritto “progettando” e non “scrivendo” perché in realtà sono ancora nella fase della raccolta delle idee (sono già a tre pagine); da queste vedrò di estrarre un filo conduttore che mi permetta di stabilire come dividere il materiale nei diversi sottocapitoli. Fin qui tutto come al solito…
Il capitolo vorrebbe essere sull’Italia vista dalla prospettiva della mia teoria: questo però comporta due difficoltà.
La prima è che, dato l’argomento, rischio di essere involontariamente parziale: ovviamente cercherò di non esserlo ma, almeno in parte, credo che sarà inevitabile.
La seconda difficoltà, molto più specifica, è che mi sono reso conto dell’importanza della UE: non si può “spiegare” l’Italia recente senza rifarsi alla UE.
Sulla UE ho già una sezione dedicata in [E] 15.3 ma dovrò espanderla sensibilmente e, forse, trasformarla in un vero e proprio sottocapitolo a sé stante. Un lavoro extra che non mi ispira molto: dovrò documentarmi su alcuni particolari aspetti e, in generale, perderci più tempo di quanto abbia voglia.
Forse potrei fare così: nella nuova versione 1.3.1 inserire solo la nuova parte sulla UE (+ molte altre modifiche accumulate nel tempo) e aggiungere poi il nuovo capitolo nella versione 1.4.0…
I trollonzi russi - 15/7/2019
Il 7 agosto del 2018 scrissi il corto “Cadute e tuffi”. Copio e incollo qui di seguito:
«Nuova puntata della vicenda dei trollonzi russi: Attacco troll russi, indagine per attentato a libertà capo Stato da Ansa.it
A me sembrava, dopo la banale verifica di Wire.it (vedi il primo corto di questo pezzo), che la vicenda fosse già caduta nel ridicolo ma evidentemente la solerte magistratura italiana non la pensa così.
I trollonzi russi avrebbero usato circa 400 profili Twitter per cinguettare, fra il 27 e il 28 maggio scorso, migliaia di “insulti e inviti alle dimissioni” al Mattarella.
Visto che alla Russia del Mattarella non gliene può importare di meno mi aspetto che si arrivi all'individuazione di un unico smanettone che abbia agito motu proprio.
Vedremo però quale diabolico complotto internazionale verrà svelato dalla magistratura italiana: sono proprio curioso…
...»
A quasi un anno di distanza, dopo indagini e verifiche inutili, comunque pagate dai contribuenti, ecco il risultato: Troll russi contro Mattarella? Per i pm fu un'invenzione della stampa di Gian Franco Coppola da Agi.it
In Svizzera - 15/7/2019
L’albergo svizzero più famoso?
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
L’Hotel Guglielmo.
Vita e morte - 16/7/2019
Qualche giorno fa ho finito di leggere anche il secondo saggio di Il disagio della civiltà e altri saggi di Freud (*1). L’articolo in questione è intitolato “Considerazioni attuali sulla guerra e la morte” e fu scritto nel 1915 durante la prima guerra mondiale.
Non voglio scendere nei dettagli: il saggio non si basa sullo studio di casi clinici ma è piuttosto una raccolta di considerazioni su guerra e morte ricche di intuizioni psicologiche.
La prima parte del saggio è molto bella e umana: Freud riesce bene a esprimere lo sconcerto, evidentemente provato da molti degli intellettuali dell’epoca, per l’assurdità della guerra.
La seconda è più psicologica ed esamina il rapporto fra uomo e morte.
La teoria principale è che l’uomo, inconsciamente, non crede realmente alla possibilità della propria morte. Quando poi viene posto di fronte a essa, magari a causa della scomparsa di una persona cara o comunque vicina (che equivale alla morte di una parte di noi), ecco che questo rapporto conflittuale può provocare delle nevrosi.
Saltando 30 pagine di argomentazioni varie la conclusione di Freud mi sembra un utile insegnamento per tutti: «Se vuoi poter sopportare la vita, disponiti ad accettare la morte» (*2).
Nota (*1): Il disagio della civiltà e altri saggi di Freud, (E.) Bollati Boringhieri, 2019, trad. Sandro Candreva, Cesare L. Musatti, Emilio A. Panaitescu, Ermanno Sagittario e Marilisa Tonin Dogana.
Nota (*2): ibidem pag. 62.
Iscriviti a:
Post (Atom)