Due riflessioni piuttosto significative fatte negli ultimi giorni.
La prima corrisponde alla nota #4 di Da padre in figlio. La riporto qui per intero:
«la libertà è ricercata solo quando viene ritenuta indispensabile al mantenimento o alla crescita della propria forza (ricchezza nella società moderna).»
Semplice, quasi banale, apparentemente ovvia eppure fondamentale: la libertà non è ricercata come principio in sé ma come strumento utile a mantenere o ad aumentare la propria forza.
Del resto è insita nella mia definizione di potere che la forza di questo dipende sia dal suo grado di apertura (in questo caso non rilevante) ma anche dal suo livello di autonomia: e l’autonomia è strettamente connessa con la libertà. Nell’Epitome più volte spiego che negli ultimi anni si sta riducendo la libertà della democratastenia (la stragrande maggioranza della popolazione) aumentando così indirettamente la forza dei parapoteri.
Eppure in questa nuova consapevolezza vi vedo un qualcosa di ulteriore: un anello di congiunzione fra la mia teoria e la morale. Vi ci sento riecheggiare un po’ di Hobbes con la sua idea di uomo, per natura “ingordo” e “avido”, che cerca e vuole sempre di più: non è questa la legge della crescita?
Oppure pensiamo alla rivoluzione americana: basta dare un’occhiata a wikipedia (Guerra d’indipendenza americana) per scoprire che la richiesta di libertà era in realtà una richiesta di meno tasse da pagare all’Inghilterra vista e percepita, probabilmente giustamente, come una minaccia alla crescita economica del paese…
L’altra riflessione è in realtà sempre un frutto, sebbene indiretto, dello stesso pezzo: scrivevo infatti ad Attalla padre alcuni commenti sul lavoro del figlio e gli facevo notare che nel suo articolo non faceva menzione di Al Jazeera ritenuta dal padre di un’importanza pari a quella delle reti sociali. Mi aveva risposto che negli ultimi anni il credito della popolazione araba nei confronti del canale televisivo era molto diminuito e che adesso viene percepito molto vicino agli interessi del Qatar (dove ha la sua sede).
Allora ci ho riflettuto qualche momento e sono giunto alla seguente conclusione: quando uno strumento si dimostra molto efficace allora la volontà di abusarne per i propri interessi diviene troppo forte. Evidentemente il canale televisivo è adesso considerato un parapotere “comunicativo” grazie alla sua forza di persuasione delle masse arabe: per la legge del confronto il proprietario avrà ricevuto pressioni da altri poteri globali per diffondere particolari idee (protomiti) in cambio di… non importa cosa è irrilevante…
Ma nella pratica il canale avrà perso parte della propria indipendenza e cercherà di diffondere invece protomiti utili a parapoteri locali e non. Ecco il motivo per cui non ha più l'attrattiva che aveva in passato presso il mondo arabo: non ne fa più gli interessi diffondendo le notizie in maniera neutrale (permettendo così alla popolazione di scegliere il proprio meglio più facilmente) ma orientata politicamente, con l'intento cioè di fare gli interessi di qualche potere ma non certo della democratastenia.
Volendo vi si può vedere un parallelo con la frase del Bismarck che ho più volte citato: “Con le baionette si può fare tutto fuorché dormirci sopra”. Ovvero se si ha una forza (in questo caso militare) essa va usata: ma questo vale per qualsiasi tipo di forza o strumento come può essere un canale televisivo.
Conclusione: banalità? A me non pare: qualche eco di queste idee finirà sicuramente nell’Epitome...
alla prima stazione
1 ora fa
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