Per pura curiosità sono andato a leggere il seguente articolo di Valeria Solesin, la ragazza italiana uccisa negli attentati di Parigi: Allez les filles, au travail!
Mi sono commosso.
Non perché l'articolo sia minimamente commovente ma perché attraverso la sua lettura ho avuto l'impressione di sentire la voce di Valeria, di capire la logica dei suoi pensieri, ho intuito i suoi ideali e ne ho intravisto il carattere.
Ho provato un'emozione molto più forte a leggere le sue parole che a guardarne la foto.
Questo mi ha portato a riflettere su cosa definisca una persona: non sono solo le azioni ma anche i pensieri. Questo articolo me lo ha dimostrato...
Eppure fino a poche ore fa ero perplesso sul fatto che lo zoroastrismo ponesse sullo stesso piano il pensare bene, il dire bene e l'agire bene: istintivamente avrei dato una gerarchia a questi tre principi ponendovi al vertice il “fare bene”, poi il “dire” e poi il “pensare”.
Ma invece ha ragione Zoroastro: tutti e tre sono ugualmente importanti o, meglio, imprescindibili l'uno dall'altro. Se infatti fossero solo ugualmente importanti significherebbe che ognuna di queste tre azioni vale 1/3 di bene, ma non è così! O si pensa bene E si parla bene E si opera bene (valore 1) oppure è tutto inutile (valore 0). In altre parole, ad esempio, pensare bene e dire bene senza poi però adoperarsi per il bene equivale a zero: il solo esempio che si dà agli altri del nostro non agire per il bene, secondo quelli che abbiamo professato essere i nostri principi, vanifica tutto quanto si possa aver detto o pensato di buono.
Si potrebbe obiettare che il caso limite opposto in cui, si pensa male, ma si dice e si agisce bene sia comunque un minimo positivo. Nel breve forse sì, ma nel lungo termine no: la persona che pensa male, ma però dice e agisce bene, evidentemente lo fa per ipocrisia e opportunismo. Verrà il tempo in cui tale persona riscuoterà i frutti della propria ipocrisia e, allora, il bene fatto sarà abbondantemente rimpiazzato dal male.
Se però dovessi porre su un podio ideale una di queste azioni probabilmente opterei per il “pensare bene”: il “dire bene”, e talvolta anche il “fare bene”, come già spiegato, possono nascondere secondi fini, essere cioè dettati da opportunismo. Il pensiero invece, essendo intimo e personale, è più puro: proprio la libertà assoluta del poter pensare male senza remore di sorta, senza essere giudicati da altri, dà a esso maggior valore.
Chi infatti pensa bene ma poi parla o agisce male, evidentemente, lo fa contro la propria volontà, forse anche per semplice viltà. Al contrario chi agisce o dice bene, ma nel suo intimo pensa male, allora è un'ipocrita o un'opportunista. Fra un vile e un'ipocrita io preferisco il vile: per questo ritengo il “pensare bene” di maggior valore sebbene imprescindibile al dire e al fare bene...
Conclusione: non ho altro da aggiungere se non che il mio cordoglio per la scomparsa di Valeria Solesin è maggiore di quanto traspaia dalle mie parole...
alla prima stazione
1 ora fa
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