In questi giorni ho voluto rileggere a distanza di una ventina d'anni (se non qualcosa di più) un vecchio libro di fantascienza di mio padre da lui sempre decantato come un capolavoro.
L'autore è Jack Williamson e leggendo la sua biografia su Wikipedia si scopre che non è un perfetto sconosciuto ma, anzi, fu considerato dalla scomparsa di Heinlein il “decano della fantascienza”. Personalmente non avevo letto niente di suo: per curiosità avevo scaricato un paio di racconti brevi in formato e-book ma, a differenza di quelli ottimi di Poul Anderson (v. Industrial Revolution), li ho trovati superficiali e non mi sono piaciuti.
Comunque, sempre dalla sua biografia, si scopre che Darker than you think, del 1948, è considerato se non il suo capolavoro almeno una delle sue migliori opere.
L'edizione che ho letto io è Il figlio della notte di Jack Williamson, Ed. Mondadori, 1952 e traduzione di Tom Arno. Interessante che sia di soli quattro anni successiva all'originale: evidentemente sessanta anni fa era più facile trovare fantascienza moderna che adesso (*1)...
Ricordo che quando lo lessi per la prima volta rimasi piuttosto deluso soprattutto perché le mie aspettative, a causa dei grandi elogi di mio padre, erano molto alte.
Stavolta l'ho riletto con particolare attenzione e molto criticamente con il preciso scopo di capire cosa ci avesse trovato di così eccezionale.
La trama è molto semplice, si svolge in pochi giorni, e la logica della sequenza degli eventi appare superficiale. L'ambientazione, per i miei gusti fondamentale, è appena accennata...
Il romanzo ha però anche dei pregi notevoli: l'idea di fondo, sulle origini del genere umano (*2), è affascinante e due personaggi spiccano su tutti. La prima è una buona anziana signora, debole e cieca, che però rivelerà di avere delle sorprendenti abilità e coraggio; l'altra è una malvagia donna, giovane e bellissima, dai capelli rossi e gli occhi verdi dotata della capacità di trasformarsi in una lupa bianca...
Infine è notevole che il protagonista sia il cattivo del romanzo (nonostante le sue dilacerazioni interiori) e che, a uno a uno, uccida tutti i buoni, compresa la formidabile vecchia.
E nel finale non c'è nessuna redenzione e il bene non vince...
Onestamente non ricordo altri libri dove il protagonista sia malvagio e riesca a trionfare!
Considerati questi fattori, e tenendo presente che mio padre, quando lo lesse era un giovane adolescente, si può comprendere come mai ne fu così impressionato...
Conclusione: dubito che in Italia sia stato ristampato ma a chi capitasse la possibilità di leggerlo, tutto sommato, consiglio di farlo per le sue peculiarità. Secondo me è un capolavoro mancato: gli ingredienti c'erano tutti ma andavano dosati meglio...
Nota (*1): è uno sfogo, forse pure un po' superficiale, ma quando adesso vado in libreria trovo solo cariolate di libri di Asimov, Heinlein e Dick (tutta roba di 50 anni fa) qualcosa di Gibson e Sterling (anni '80-'90) e solo gli avanzi (e magari solo perché ne è stato tratto un film) delle opere più recenti...
Nota (*2): l'idea è che la razza umana si sia incrociata con un'altra specie di ominidi malvagi e che nel DNA umano ne siano rimaste tracce. Confrontare con il Trisnonno di Neanderthal...
Il figlio della Concetta
10 ore fa
Nessun commento:
Posta un commento