Ho iniziato un nuovo corso (Social Psychology), non sono arrivato nemmeno a un terzo della prima lezione ma ho già molte cose da dire.
La psicosociologia è una disciplina a metà strada fra la sociologia e la psicologia con, ovviamente, delle sovrapposizioni con queste ultime.
Non voglio cercare di riassumere la lezione ma semplicemente limitarmi a menzionare i concetti che mi hanno più colpito...
Com'è spiegato all'inizio del corso tutti noi, chi più chi meno, passiamo molto tempo a riflettere su come le persone si relazionano fra loro e questo, nella sostanza, è l'oggetto di studio della psicosociologia: per questo, scoprendone alcuni suoi risultati, si può avere la falsa impressione che si tratti di comune buon senso.
Tecnicamente questo fenomeno (ovvero il considerare ovvio un certo risultato) è chiamato insight bias (traducibile con "influenza del senno di poi") ed è il frutto della combinazione di due elementi: il ricordo imperfetto di quali fossero i nostri pensieri sulla materia prima di conoscerne il risultato; l'errata predizione di quali sarebbero state le nostre conclusioni partendo dalle informazioni iniziali.
Un esempio in tre fasi per chiarire:
«1) Un risultato della psicosociologia dice che le persone obese sono mediamente più allegre.
2) Provate a spiegarne la ragione.
3) Vi aspettavate un risultato di questo genere?»
La maggioranza delle persone a quest'ultima domanda risponderà “sì” a causa dell'insight bias ma il punto fondamentale è che sarebbe successa la stessa cosa se 1) fosse stato «Un risultato della psicosociologia dice che le persone obese sono mediamente più tristi»!
L'argomento mi piace: da buon osservatore ho riflettuto molto su vari temi trattati dalla psicosociologia e vi ho già ritrovato alcune delle mie conclusioni.
Ad esempio per “Le nostre inclinazioni (attitudes) influenzano il nostro comportamento” vedi Napoleone e il dentista; oppure per “Le influenze sociali condizionano il nostro comportamento” vedi Epoca e simili...
Interessantissima è anche l'osservazione di come anche la sola scelta di specifiche parole piuttosto che altre ne modifichi fortemente la percezione dell'oggetto indicato. Alcuni esempi (gli originali sono in inglese):
“Terrorista” o “Combattente per la libertà” per indicare chi combatte come guerrigliero;
“Perdita di vite innocenti” o “danni collaterali” per indicare i morti civili in guerra;
“Lavaggio del cervello” è un condizionamento sociale che non approviamo;
“Perversione” è un atto sessuale che non pratichiamo (questo lo trovo particolarmente divertente e mi ricorda Oscar Wilde!).
Da parte mia rimando al corto ati e anti...
Poi, a proposito del buon senso, che così spesso sembra coincidere con i risultati della psicosociologia, mi ha colpito un esperimento fatto chiedendo a metà degli intervistati se erano d'accordo con particolari proverbi e, all'altra metà, se era d'accordo col proverbio “opposto”.
Questo esperimento mi ha fatto tornare in mente un affermazione letta nei Pensieri di Russell che non condividevo: Russell scriveva che i proverbi non hanno senso perché, per ciascuno di essi, ce n'è un altro che afferma il contrario. Io ritengo invece che i proverbi siano delle sintesi di saggezza che vadano interpretate nel giusto contesto: è quindi vero che i proverbi sembrano smentirsi a vicenda ma solo se si intendono letteralmente senza considerare lo scenario nel quale assumono il loro vero significato.
Alcuni esempi in inglese e italiano:
«Blood is thicker than water» vs. «Many kinfolk, few friends»
«Il sangue non è acqua» contro «Parenti serpenti»
o
«Too many cooks spoil the broth» vs «Two heads are better than one»
«Chi fa da sé fa per tre» contro «Due teste sono meglio di una»
Sentenza di Marco Aurelio, l'imperatore filosofo, tratta dalle Meditazioni: «Nella vita niente ha il potere di ampliare la nostra mente come l'investigazione sistematica e oggettiva di tutto ciò che si osserva»
Poi si parla di uno degli strumenti principali a disposizione della psicosociologia ovvero la correlazione fra due fatti. In particolare si evidenzia il problema fondamentale che da tale relazione è impossibile indicare quale sia la causa e quale l'effetto (o se, magari, entrambi dipendono da un terzo fatto sconosciuto...). Come al solito avevo già trattato l'argomento nel pezzo Sonnolenta banalità quotidiana...
Interessantissima è la parte dove si illustrano le piccolezze che possono influenzare gli esiti di un sondaggio (un altro strumento a disposizione della psicosociologia). Non entro nei dettagli ma piccolezze come: l'ordine delle domande, le opzioni di risposta e i termini usati (tipo “vietare” invece di “non permettere”) possono completamente modificare gli esiti di un sondaggio!
È verissimo che i sondaggi devono essere sempre attentamente valutati perché è facilissimo condizionarli pro o contro qualcuno/qualcosa...
Al riguardo, sull'importanza dell'esatta formulazione di una domanda, è divertente l'aneddoto riportato nel libro di testo: «Un giovane monaco fu brontolato per aver chiesto se poteva fumare mentre pregava. “Fai una domanda diversa” lo consigliò un amico “chiedi se puoi pregare mentre fumi” (Crossen, 1993).»
In conclusione il corso sembra molto interessante e divertente: vedremo quanto di esso riuscirò a seguire...
Però ho il fortissimo stimolo di arrivare almeno a conoscere la parte, anticipata nell'introduzione, dove si affronta la questione dell'ubbidienza all'autorità: visto che io sono particolarmente insofferente a essa sono curioso di scoprire cosa se ne dice!
mercoledì 31 luglio 2013
venerdì 26 luglio 2013
Enigm@
Ho letto, anzi riletto, un libro piacevolissimo che mi era capitato fra le mani l'anno scorso: all'epoca lo lessi in un pomeriggio e martedì me lo sono fatto riprestare per rileggerlo con più calma.
Si tratta di e-nigm@ Voltaire di Luis López Nieves, Leone Editore, 2010, trad. Mariangela Boni.
La struttura del libro è molto particolare: si tratta di una successione di epistole (*1) che i vari protagonisti (e non) si scambiano fra loro. Questo espediente permette all'autore di concentrarsi sul mistero, anzi sull'enigma storico, che è alla base della trama.
Non ci sono infatti descrizioni di personaggi, luoghi o tanto meno dialoghi: tutto quello che sappiamo dei protagonisti lo capiamo indirettamente dal loro stile di scrittura e da qualche accenno lasciato qua e là.
Inoltre il basarsi su epistole dà al racconto un'apparenza di realismo che, se scritto in prosa, sarebbe stata molto più arduo da raggiungere. Infine scorre benissimo perché la maggior parte delle epistole sono molto sintetiche e le eventuale parti “noiose” sono relegate negli allegati che, ovviamente, non vediamo...
Il libro è composto da poco più di duecento pagine ma, a causa della sua struttura, equivale a un romanzo molto più corto: davvero è uno di quei libri che chiunque può leggere in una serata!
Sul mistero in sé non mi dilungo visto che non voglio sciupare la sorpresa a chi vuole leggerlo: dico solo che, come si intuisce dal titolo, il mistero riguarda Voltaire e che è ben strutturato, fantasioso e ricco di dettagli che lo rendono verosimile. Volendo essere pignoli, a metà libro, è impossibile non intuire la verità ma, per qualche motivo, i protagonisti continuano a ignorarla per un altro quarto!
La parte più divertente sono le epistole che i vari funzionari del governo francese si scambiano fra loro. L'autore è stato abile a esprimere il linguaggio diplomatico/politico che dice e non dice, dove il mittente sta bene attento a “pararsi il c###” e ora a minacciare velatamente ora a blandire. Intendiamoci su tutto predomina l'ironia dell'autore sul patriottismo francese che viene forse addirittura caricaturizzato: ma, insomma, si tratta comunque di intermezzi molto piacevoli!
In conclusione si tratta di un libro che consiglio a TUTTI e che ha forse l'unico difetto di terminare troppo rapidamente.
Nota (*1): epistola=e-mail, v. il corto E-pistola...
Si tratta di e-nigm@ Voltaire di Luis López Nieves, Leone Editore, 2010, trad. Mariangela Boni.
La struttura del libro è molto particolare: si tratta di una successione di epistole (*1) che i vari protagonisti (e non) si scambiano fra loro. Questo espediente permette all'autore di concentrarsi sul mistero, anzi sull'enigma storico, che è alla base della trama.
Non ci sono infatti descrizioni di personaggi, luoghi o tanto meno dialoghi: tutto quello che sappiamo dei protagonisti lo capiamo indirettamente dal loro stile di scrittura e da qualche accenno lasciato qua e là.
Inoltre il basarsi su epistole dà al racconto un'apparenza di realismo che, se scritto in prosa, sarebbe stata molto più arduo da raggiungere. Infine scorre benissimo perché la maggior parte delle epistole sono molto sintetiche e le eventuale parti “noiose” sono relegate negli allegati che, ovviamente, non vediamo...
Il libro è composto da poco più di duecento pagine ma, a causa della sua struttura, equivale a un romanzo molto più corto: davvero è uno di quei libri che chiunque può leggere in una serata!
Sul mistero in sé non mi dilungo visto che non voglio sciupare la sorpresa a chi vuole leggerlo: dico solo che, come si intuisce dal titolo, il mistero riguarda Voltaire e che è ben strutturato, fantasioso e ricco di dettagli che lo rendono verosimile. Volendo essere pignoli, a metà libro, è impossibile non intuire la verità ma, per qualche motivo, i protagonisti continuano a ignorarla per un altro quarto!
La parte più divertente sono le epistole che i vari funzionari del governo francese si scambiano fra loro. L'autore è stato abile a esprimere il linguaggio diplomatico/politico che dice e non dice, dove il mittente sta bene attento a “pararsi il c###” e ora a minacciare velatamente ora a blandire. Intendiamoci su tutto predomina l'ironia dell'autore sul patriottismo francese che viene forse addirittura caricaturizzato: ma, insomma, si tratta comunque di intermezzi molto piacevoli!
In conclusione si tratta di un libro che consiglio a TUTTI e che ha forse l'unico difetto di terminare troppo rapidamente.
Nota (*1): epistola=e-mail, v. il corto E-pistola...
giovedì 25 luglio 2013
Incredibile!!
Ci sono riuscito e senza neppure troppe difficoltà!!
Mi riferisco al corto Esperimento musicale: il motivo che mi piaceva è banale (il che la dice lunga sul mio scarso gusto musicale!) ed è il seguente:
DO SI LA SOL LA SOL LA SI
Le note sono ripetute in sequenza e su diverse tonalità poi, per renderle più interessante, sono evidenziate da un basso...
Dimenticavo: in totale mi ci sono voluti 25 minuti.
Ero preoccupato su come individuare la prima nota e su quale corda fosse ma, stranamente, l'ho trovata subito: si tratta della 2° corda e anche le altre note sono tutte su di essa sui tasti:
13 12 10 8 10 8 10 12
Stranamente ho sprecato gran parte del tempo a cercare di identificare le ultime due note: mi sembrava strano che ci fosse ancora un LA; probabilmente era l'accento (diversità nel volume) che mi confondeva: chiederò lumi al maestro...
Il collegamento alla melodia è questo: ne ho estratto due pezzetti diversi ma per colpa del fade in si perde un po' il DO iniziale...
Drogaggio - 26/7/2013
Per migliorare le mie (scarse) prestazioni in palestra ho deciso di ricorrere a del drogaggio: mi sono regalato un nuovo lettore musicale portatile visto che quello vecchio non funzionava più.
La decisione è stata molto sofferta: volevo spendere poco e i lettori meno costosi dell'Apple da 2Gb costavano 29€ (Mediamarkt); il problema è che tali lettori non leggevano gli archivi ogg ma solo gli mp3; il modello in grado di leggere anche gli ogg era della Samsung, da 4Gb, ma costava 39€...
Alla fine, nonostante i 10€ extra ho optato per il modello della Samsung perché non volevo riconvertire tutti i miei ogg in mp3...
Alla cassa ho avuto una gradita sorpresa: il cartellino del prezzo era sbagliato e ho pagato solo 29€!!
Poi in verità questo drogaggio non mi ha rivoluzionato gli allenamenti: speravo in aumento delle prestazioni del 50% ma mi sono fermato, ad occhio, al 15%...
Fatto, anzi strafatto - 28/7/2013
Sono riuscito a seguire tutte e sette le lezioni del corso sulla storia del rock (v. Riflessione musicale e non...) ma è stata dura: il problema è che dal 29 luglio (domani) questo corso non sarà più in linea e così, dovendo guardare una lezione dopo l'altra, non ho avuto modo di riflettere su ciò che imparavo e, anzi, temo di aver fatto un po' di confusione.
Magari, quando mi riprendo, scriverò un pezzo per riassumere quello che ho capito...
Bob Marley 2 - 29/7/2013
A proposito di corsi: ho seguito la 2° lezione di “Bob Marley” sulla chitarra.
Più di metà lezione è stata su come accordare la chitarra con la conclusione che, la cosa più pratica da fare, è usare un accordatore elettronico o per smart phone...
Fra i vari metodi “naturali” non conoscevo quello basato sulle armoniche che, se ho capito bene, dovrebbe essere un po' più preciso degli altri...
Infine ho imparato un grazioso arpeggio. In effetti è per chitarra classica ma non vedo che controindicazioni ci siano a farlo con la chitarra elettrica...
Ah, e mi ha anche insegnato a suonare gli accordi con la mano destra senza plettro.
Insomma si tratta di un corso base base base: così base che io vi eccello!
Girin Girelli - 30/7/2013
Ho deciso di riposrtare qui di seguito tutti i "miei" giri così da non perderli più...
Ignorate le cifre fra parentesi sulla destra: è solo un inutile riferimento alla notazione che ho usato sul mio quaderno degli esercizi.
Ah, c'è solo da notare G/ dove la barra indica il barrè...
Recuperati
01 - G Dm F C (I - 10b)
02 - Am G F E (II - 10a)
03 - Bm A G Em (III - 1b)
04 - Em D C A (IV)
05 - A Bm D A (V)
06 - B D A E (VI - 14)
07 - Bm G D A (VII - 13)
08 - F E F Am (VIII)
09 - F E F G/ (IX - 2a)
10 - A F#m D E (X - 7)
11 - D A G A (XI)
12 - G Em C D (XII)
13 - E G A G (XIII)
14 - C Dm G Am (XIV)
15 - C Am Dm G7 (XV)
Persi e Ritrovati
16 - Em D C Am (1a)
17 - D D F G/ (2b)
18 - F Dm C G (3)
19 - C C7 F Fm (4)
20 - C7 F A7 Dm (5)
21 - Em G D C (6a)
22 - F Fm Dm G (6b)
23 - F G7 C Am (8)
24 - Am F D E (9)
25 - G Em7 C D7 (11)
26 - C E7 F G7 (12)
27 - B G Bm Em (15)
Mi riferisco al corto Esperimento musicale: il motivo che mi piaceva è banale (il che la dice lunga sul mio scarso gusto musicale!) ed è il seguente:
DO SI LA SOL LA SOL LA SI
Le note sono ripetute in sequenza e su diverse tonalità poi, per renderle più interessante, sono evidenziate da un basso...
Dimenticavo: in totale mi ci sono voluti 25 minuti.
Ero preoccupato su come individuare la prima nota e su quale corda fosse ma, stranamente, l'ho trovata subito: si tratta della 2° corda e anche le altre note sono tutte su di essa sui tasti:
13 12 10 8 10 8 10 12
Stranamente ho sprecato gran parte del tempo a cercare di identificare le ultime due note: mi sembrava strano che ci fosse ancora un LA; probabilmente era l'accento (diversità nel volume) che mi confondeva: chiederò lumi al maestro...
Il collegamento alla melodia è questo: ne ho estratto due pezzetti diversi ma per colpa del fade in si perde un po' il DO iniziale...
Drogaggio - 26/7/2013
Per migliorare le mie (scarse) prestazioni in palestra ho deciso di ricorrere a del drogaggio: mi sono regalato un nuovo lettore musicale portatile visto che quello vecchio non funzionava più.
La decisione è stata molto sofferta: volevo spendere poco e i lettori meno costosi dell'Apple da 2Gb costavano 29€ (Mediamarkt); il problema è che tali lettori non leggevano gli archivi ogg ma solo gli mp3; il modello in grado di leggere anche gli ogg era della Samsung, da 4Gb, ma costava 39€...
Alla fine, nonostante i 10€ extra ho optato per il modello della Samsung perché non volevo riconvertire tutti i miei ogg in mp3...
Alla cassa ho avuto una gradita sorpresa: il cartellino del prezzo era sbagliato e ho pagato solo 29€!!
Poi in verità questo drogaggio non mi ha rivoluzionato gli allenamenti: speravo in aumento delle prestazioni del 50% ma mi sono fermato, ad occhio, al 15%...
Fatto, anzi strafatto - 28/7/2013
Sono riuscito a seguire tutte e sette le lezioni del corso sulla storia del rock (v. Riflessione musicale e non...) ma è stata dura: il problema è che dal 29 luglio (domani) questo corso non sarà più in linea e così, dovendo guardare una lezione dopo l'altra, non ho avuto modo di riflettere su ciò che imparavo e, anzi, temo di aver fatto un po' di confusione.
Magari, quando mi riprendo, scriverò un pezzo per riassumere quello che ho capito...
Bob Marley 2 - 29/7/2013
A proposito di corsi: ho seguito la 2° lezione di “Bob Marley” sulla chitarra.
Più di metà lezione è stata su come accordare la chitarra con la conclusione che, la cosa più pratica da fare, è usare un accordatore elettronico o per smart phone...
Fra i vari metodi “naturali” non conoscevo quello basato sulle armoniche che, se ho capito bene, dovrebbe essere un po' più preciso degli altri...
Infine ho imparato un grazioso arpeggio. In effetti è per chitarra classica ma non vedo che controindicazioni ci siano a farlo con la chitarra elettrica...
Ah, e mi ha anche insegnato a suonare gli accordi con la mano destra senza plettro.
Insomma si tratta di un corso base base base: così base che io vi eccello!
Girin Girelli - 30/7/2013
Ho deciso di riposrtare qui di seguito tutti i "miei" giri così da non perderli più...
Ignorate le cifre fra parentesi sulla destra: è solo un inutile riferimento alla notazione che ho usato sul mio quaderno degli esercizi.
Ah, c'è solo da notare G/ dove la barra indica il barrè...
Recuperati
01 - G Dm F C (I - 10b)
02 - Am G F E (II - 10a)
03 - Bm A G Em (III - 1b)
04 - Em D C A (IV)
05 - A Bm D A (V)
06 - B D A E (VI - 14)
07 - Bm G D A (VII - 13)
08 - F E F Am (VIII)
09 - F E F G/ (IX - 2a)
10 - A F#m D E (X - 7)
11 - D A G A (XI)
12 - G Em C D (XII)
13 - E G A G (XIII)
14 - C Dm G Am (XIV)
15 - C Am Dm G7 (XV)
Persi e Ritrovati
16 - Em D C Am (1a)
17 - D D F G/ (2b)
18 - F Dm C G (3)
19 - C C7 F Fm (4)
20 - C7 F A7 Dm (5)
21 - Em G D C (6a)
22 - F Fm Dm G (6b)
23 - F G7 C Am (8)
24 - Am F D E (9)
25 - G Em7 C D7 (11)
26 - C E7 F G7 (12)
27 - B G Bm Em (15)
martedì 23 luglio 2013
Riflessione musicale e non...
Sto sforzandomi di guardare il più velocemente possibile i video del corso sulla storia del rock (v. Rock & Aristotele) perché dal 29 luglio non saranno più disponibili. Ho visto le prime tre lezioni e me ne mancano ancora quattro: salvo imprevisti dovrei farcela...
Il corso continua a essere molto interessante ma ha anche evidenziato una realtà che mi disturba.
Ingenuamente, romanticamente, mi immaginavo i musicisti come un gruppo di ragazzi che si mettono insieme, che uniscono le rispettive qualità e talenti, per arrivare a produrre della musica che sia la personale sintesi delle loro emozioni e visione del mondo. Insomma vedo la musica come pura arte e il musicista come un artista al costante inseguimento della propria musa.
Invece questo corso sulla storia del rock ne dà una visione molto più cinica anche se, sicuramente, più realistica.
Come il mio maestro aveva subito notato, e lo stesso insegnante ribadisce all'inizio della seconda lezione, la visione che viene data del rock ha una prospettiva fortemente americana. Non si parla solo di musica e talento ma di tre elementi: musica, mercato e denaro.
Ecco, è il fatto che l'elemento puramente musicale sia in minoranza che mi colpisce e rattrista.
Appare infatti evidente che un gruppo ha successo non tanto per la sua musica ma soprattutto se il manager/produttore/casa discografica di turno crede che ci sia un mercato per esso con le relative prospettive di guadagno. Solo in questo caso il gruppo viene pubblicizzato e può sperare di ottenere il successo che meriterebbe. E molto spesso gli artisti si piegano a questa logica...
Non solo: appare anche evidente come i gusti della massa possano venire, se non controllati, almeno fortemente orientati dai “poteri forti musicali” (case discografiche, radio, DJ, pellicole cinematografiche e televisione). Ciò non è sorprendente: il fenomeno dei teen idol (che inizia già negli anni '50!) è talmente evidente (con i suoi protagonisti sempre bellocci e opzionalmente talentuosi) che nessuno può negare questa verità.
Seguendo il corso appare però anche evidente come il tentativo di aumentare i guadagni permei ogni aspetto della produzione musicale: compresi i generi che, almeno apparentemente, dovrebbero essere più “idealistici”.
Sono sicuro che molte persone concordino nel ritenere che la musica destinata ai più giovani sia appositamente (e cinicamente) costruita per essere da questi acquistata sfruttando i soliti ingredienti: bel cantante, amore, ribellione contro la società e i genitori. Molte meno numerosi sono però quelli disposti ad ammettere che qualcosa di analogo accada anche per altri generi musicali, compresi quelli destinati a un pubblico più maturo.
I più ritengono che i propri gusti non siano condizionati dall'esterno. Anzi: si illudono di non essere condizionabili.
Ma il vero punto di questa mia riflessione non è confinato al mondo musicale: ciò che è veramente fondamentale capire è che se i poteri forti, qualunque essi siano, sono in grado di influenzare così palesemente i nostri gusti musicali allora dovrebbe essere evidente a tutti come questi, analogamente, possano influenzare anche le nostre opinioni politiche e non.
Ovvero se i media dipingono una certa situazione usando sempre dei particolari colori, e ricorrono sempre a una specifica prospettiva, non dovrebbe essere palese che questo può influenzare la nostra interpretazione della realtà?
Invece no: la maggior parte delle persone crede ciecamente ai telegiornali e a quello che legge senza mai porsi l'essenziale domanda cui prodest?: ovvero “chi ci guadagna?” O ancora “Chi ci guadagna se io credo che la situazione sia esattamente quella rappresentata?” O anche “Chi trarrà vantaggio dalla mia presumibile reazione se io credo che la vicenda descritta dai media sia tale e quale?”. Io sono di natura sospettosa e mi viene normale pensare in questi termini: ma tutti dovrebbero avere il buon senso di avere questo minimo di prudenza...
Si vive nell'illusione della libertà perché non si vede la gabbia che ci tiene prigionieri. È una gabbia le cui sbarre invisibile sono forgiate col condizionamento a cui i normali cittadini sono costantemente sottoposti. Non mi riferisco solo ai media, ma anche alla tivvù e ai film hollywoodiani. Mi riferisco insomma a una cultura che insiste nell'affermare che siamo liberi perché siamo in democrazia e quindi possiamo votare per chi ci pare.
Che questo equivalga a essere liberi è dato per scontato ma non è così: l'uguaglianza democrazia pari a libertà non significa niente. Ci viene data per buona ma nessuna dimostrazione è fornita.
Chiedo quindi ai miei pochi lettori: se siamo liberi perché possiamo votare chi ci pare, ma poi coloro che votiamo fanno quello che pare a loro, allora siamo veramente liberi?
Persona ben più sagge di me (v. Oltre i conFini) ritengono che la democrazia serva a legittimare un certo equilibrio di poteri in una nazione: la massa delle persone, con il proprio voto, si illude di avere una frazione seppur piccola del potere; poi però, quando ad esempio i politici devono scegliere fra banche e comuni cittadini, sono sempre le prime a venire premiate... Ma il popolo non protesta perché siamo in “democrazia”: se qualcuno si agita troppo viene subito ammonito: “avresti dovuto votare per XXX” gli viene detto. Stai buono e non protestare: la farsa del voto è stata recitata adesso subisci e basta...
Conclusione: occhi aperti! Pensate con la vostra testa! Non credete a tutto quello che vi viene raccontato: cercate sempre di pensare chi ci guadagna se voi reagite a una notizia in un certo modo...
Non credete a quello che sarebbe bello credere solo perché lo sperate: spesso sono le cassandre ad aver ragione!
Ragionate, ragionate sempre e non fidatevi!
Il corso continua a essere molto interessante ma ha anche evidenziato una realtà che mi disturba.
Ingenuamente, romanticamente, mi immaginavo i musicisti come un gruppo di ragazzi che si mettono insieme, che uniscono le rispettive qualità e talenti, per arrivare a produrre della musica che sia la personale sintesi delle loro emozioni e visione del mondo. Insomma vedo la musica come pura arte e il musicista come un artista al costante inseguimento della propria musa.
Invece questo corso sulla storia del rock ne dà una visione molto più cinica anche se, sicuramente, più realistica.
Come il mio maestro aveva subito notato, e lo stesso insegnante ribadisce all'inizio della seconda lezione, la visione che viene data del rock ha una prospettiva fortemente americana. Non si parla solo di musica e talento ma di tre elementi: musica, mercato e denaro.
Ecco, è il fatto che l'elemento puramente musicale sia in minoranza che mi colpisce e rattrista.
Appare infatti evidente che un gruppo ha successo non tanto per la sua musica ma soprattutto se il manager/produttore/casa discografica di turno crede che ci sia un mercato per esso con le relative prospettive di guadagno. Solo in questo caso il gruppo viene pubblicizzato e può sperare di ottenere il successo che meriterebbe. E molto spesso gli artisti si piegano a questa logica...
Non solo: appare anche evidente come i gusti della massa possano venire, se non controllati, almeno fortemente orientati dai “poteri forti musicali” (case discografiche, radio, DJ, pellicole cinematografiche e televisione). Ciò non è sorprendente: il fenomeno dei teen idol (che inizia già negli anni '50!) è talmente evidente (con i suoi protagonisti sempre bellocci e opzionalmente talentuosi) che nessuno può negare questa verità.
Seguendo il corso appare però anche evidente come il tentativo di aumentare i guadagni permei ogni aspetto della produzione musicale: compresi i generi che, almeno apparentemente, dovrebbero essere più “idealistici”.
Sono sicuro che molte persone concordino nel ritenere che la musica destinata ai più giovani sia appositamente (e cinicamente) costruita per essere da questi acquistata sfruttando i soliti ingredienti: bel cantante, amore, ribellione contro la società e i genitori. Molte meno numerosi sono però quelli disposti ad ammettere che qualcosa di analogo accada anche per altri generi musicali, compresi quelli destinati a un pubblico più maturo.
I più ritengono che i propri gusti non siano condizionati dall'esterno. Anzi: si illudono di non essere condizionabili.
Ma il vero punto di questa mia riflessione non è confinato al mondo musicale: ciò che è veramente fondamentale capire è che se i poteri forti, qualunque essi siano, sono in grado di influenzare così palesemente i nostri gusti musicali allora dovrebbe essere evidente a tutti come questi, analogamente, possano influenzare anche le nostre opinioni politiche e non.
Ovvero se i media dipingono una certa situazione usando sempre dei particolari colori, e ricorrono sempre a una specifica prospettiva, non dovrebbe essere palese che questo può influenzare la nostra interpretazione della realtà?
Invece no: la maggior parte delle persone crede ciecamente ai telegiornali e a quello che legge senza mai porsi l'essenziale domanda cui prodest?: ovvero “chi ci guadagna?” O ancora “Chi ci guadagna se io credo che la situazione sia esattamente quella rappresentata?” O anche “Chi trarrà vantaggio dalla mia presumibile reazione se io credo che la vicenda descritta dai media sia tale e quale?”. Io sono di natura sospettosa e mi viene normale pensare in questi termini: ma tutti dovrebbero avere il buon senso di avere questo minimo di prudenza...
Si vive nell'illusione della libertà perché non si vede la gabbia che ci tiene prigionieri. È una gabbia le cui sbarre invisibile sono forgiate col condizionamento a cui i normali cittadini sono costantemente sottoposti. Non mi riferisco solo ai media, ma anche alla tivvù e ai film hollywoodiani. Mi riferisco insomma a una cultura che insiste nell'affermare che siamo liberi perché siamo in democrazia e quindi possiamo votare per chi ci pare.
Che questo equivalga a essere liberi è dato per scontato ma non è così: l'uguaglianza democrazia pari a libertà non significa niente. Ci viene data per buona ma nessuna dimostrazione è fornita.
Chiedo quindi ai miei pochi lettori: se siamo liberi perché possiamo votare chi ci pare, ma poi coloro che votiamo fanno quello che pare a loro, allora siamo veramente liberi?
Persona ben più sagge di me (v. Oltre i conFini) ritengono che la democrazia serva a legittimare un certo equilibrio di poteri in una nazione: la massa delle persone, con il proprio voto, si illude di avere una frazione seppur piccola del potere; poi però, quando ad esempio i politici devono scegliere fra banche e comuni cittadini, sono sempre le prime a venire premiate... Ma il popolo non protesta perché siamo in “democrazia”: se qualcuno si agita troppo viene subito ammonito: “avresti dovuto votare per XXX” gli viene detto. Stai buono e non protestare: la farsa del voto è stata recitata adesso subisci e basta...
Conclusione: occhi aperti! Pensate con la vostra testa! Non credete a tutto quello che vi viene raccontato: cercate sempre di pensare chi ci guadagna se voi reagite a una notizia in un certo modo...
Non credete a quello che sarebbe bello credere solo perché lo sperate: spesso sono le cassandre ad aver ragione!
Ragionate, ragionate sempre e non fidatevi!
lunedì 22 luglio 2013
Verso l'interno
Ho finito di leggere l'Anabasi di Senofonte (Ed. Newton Compton, 1997-2009, a cura di Manuela Mari) e, diversamente dalle Elleniche, è stato un vero piacere.
Sembra di leggere un romanzo d'avventura con la differenza che l'incredibile storia raccontata è tutta vera!
Per chi non lo sapesse l'Anabasi è il racconto della spedizione di un esercito mercenario greco di oltre diecimila uomini, principalmente formato da spartani ma non solo, assoldato da Ciro per rovesciare il fratello Artaserse, il Gran Re di Persia.
“Anabasi” significa infatti viaggio “verso l'interno” perché la spedizione di Ciro porta l'esercito fin nel cuore della Mesopotamia. A Cunassa, nel 401 a.C., l'esercito di Ciro e quello molto più numeroso del Gran Re si affrontano: l'ala dell'esercito di Ciro costituita dai mercenari greci travolge il nemico e l'insegue, nello stesso tempo però lo stesso Ciro trova la morte e la parte persiana del suo esercito immediatamente passa al Gran Re. Solo a sera i greci si rendono conto che Ciro è morto e che sono circondati dai nemici.
Eppure i persiani, nonostante siano molte volte più numerosi dei greci, temono un nuovo scontro: sulla superiorità della fanteria pesante greca ho già scritto in Sparta e Atene.
Così si ha un'incerta tregua con la quale i greci accettano di essere scortati fuori dalla Persia ma, per prudenza, mantengono le armi. E in effetti fanno bene perché i persiani uccidono a tradimento tutti i generali greci e i loro luogotenenti: però non sfruttano subito il vantaggio attaccando le truppe greche, così, durante la notte, lo stesso Senofonte, ateniese (e gran parte dell'esercito è spartano!), riorganizza l'esercito e ne diventa uno dei comandanti.
Inizia così una lunga ritirata lungo le sponde del Tigri (più a est dell'Eufrate) che porterà l'esercito greco ad attraversare le montagne dell'Anatolia fino alle sponde del Mar Nero a est di Senope, poi a Bisanzio, in Tracia e di nuovo in Asia...
Ovviamente non si tratta di un'allegra scampagnata: sfuggiti ai persiani, i greci devono combattere con popolazioni semisconosciute in territori a loro ignoti. Non tanto con la forza quanto grazie all'intelligenza di Senofonte l'esercito greco riesce a tornarsene a casa...
Gli aspetti interessanti sarebbero moltissimi: per motivi di spazio mi limito a un paio di essi.
Durante la lettura mi chiedevo perché i persiani non si fossero limitati a scortare i greci fino in Siria (che corrisponde all'attuale Libano) come promesso.
Io credo che fosse l'orgoglio del Gran Re a proibirlo: doveva essergli inconcepibile che delle forze che l'avevano sfidato nel cuore del suo impero potessero tornarsene, praticamente intatte, nella loro patria. Non si può poi escludere che il Gran Re non volesse far sapere ai greci la relativa debolezza del suo esercito: che avesse cioè il fondato timore che in futuro una Grecia unita non l'attaccasse in forze (vedi poi Alessandro Magno...).
Da questo punto di vista l'obiettivo dei persiani è condivisibile ma, fortunatamente per i greci, la loro strategia fu pessima. È vero che i persiani non potevano affrontare frontalmente gli opliti greci ma avrebbero potuto sfruttare la loro maggiore mobilità (grazie alla cavalleria) per far terra bruciata intorno a essi: rallentandone la ritirata con continui attacchi alla retroguardia e bruciando tutti i depositi di cibo lungo la strada dei greci.
Ovviamente anche l'attacco immediato dopo l'uccisione a tradimento di tutti i generali greci avrebbe potuto essere risolutivo ma la mia strategia sarebbe stata più sicura.
Un altro elemento che mi ha molto colpito è come Senofonte non cerchi mai di prendere il controllo dell'esercito ma si limiti a dare i giusti consigli, prontamente accettati dal comandante di turno, nel momento del bisogno.
Probabilmente non si deve dimenticare che la maggioranza dell'esercito è spartana e che Atene e Sparta erano state in guerra per decenni fino a pochi anni prima. Probabilmente gli spartani avrebbero mal digerito un comandante ateniese e, alle prime difficoltà, si sarebbero ribellate. Probabilmente a Senofonte sembrava più sicuro far sì che il comando fosse affidato a un generale spartano che, di buon grado, accettasse i suoi consigli piuttosto che prendere personalmente il comando.
Eppure più volte avrebbe potuto farlo: è evidente che Senofonte non era solo molto intelligente ma anche abbastanza saggio da non cedere alle lusinghe dell'ambizione. Forse non c'entra ma Senofonte era stato allievo di Socrate!
Colpisce infine come gli spartani, nonostante il loro numero, non spicchino fra i personaggi del libro: si ha la sensazione che fossero dei buoni soldati ma scarsamente portati per la politica e i grandi discorsi (campo dove invece eccelle Senofonte!).
Non stupisce che l'impero spartano sia durato tanto poco vista questa apparente rigidezza mentale, o strettezza di vedute, degli spartani...
Voglio anche raccontare l'aneddoto che forse mi è più piaciuto: subito dopo la battaglia di Cunassa i greci, che pur hanno vinto, sono senza cibo. Gli ambasciatori persiani offrono loro una tregua sfavorevole dicendo che “se rimangono dove sono il Gran Re concederà loro la tregua ma, se si muoveranno, saranno attaccati e spazzati via”. Gli ambasciatori persiani chiedono quindi ai generali greci se vogliono la guerra o la tregua: i greci non vogliono combattere ma sanno che se rimarranno fermi, senza viveri, il giorno dopo potrebbero non essere in grado di combattere...
Allora i greci rispondono così:
«Clearco [il comandante in capo dei greci] disse: “Annuncia dunque che riguardo a questo noi abbiamo la stessa opinione che ha il Re”. “Cosa vuol dire questo, dunque?”, disse Falino [l'ambasciatore persiano]. Rispose Clearco: “Se restiamo, tregua, se ci mettiamo in movimento e avanziamo, guerra”. Quello chiese ancora: “Annuncerò tregua o guerra?”, e Clearco rispose di nuovo così: “Tregua se restiamo, se ci mettiamo in movimento e avanziamo guerra”. Cosa avrebbe fatto, però, non spiegò.»
In conclusione si tratta di un libro che consiglio a tutti: trattandosi di una storia auto conclusiva non c'è neppure bisogno di conoscere la storia di quel periodo. Magari accertarsi che la traduzione che si scelga abbia molte note e una mappa: l'edizione della Newton Compton è ottima da questo punto di vista...
Sembra di leggere un romanzo d'avventura con la differenza che l'incredibile storia raccontata è tutta vera!
Per chi non lo sapesse l'Anabasi è il racconto della spedizione di un esercito mercenario greco di oltre diecimila uomini, principalmente formato da spartani ma non solo, assoldato da Ciro per rovesciare il fratello Artaserse, il Gran Re di Persia.
“Anabasi” significa infatti viaggio “verso l'interno” perché la spedizione di Ciro porta l'esercito fin nel cuore della Mesopotamia. A Cunassa, nel 401 a.C., l'esercito di Ciro e quello molto più numeroso del Gran Re si affrontano: l'ala dell'esercito di Ciro costituita dai mercenari greci travolge il nemico e l'insegue, nello stesso tempo però lo stesso Ciro trova la morte e la parte persiana del suo esercito immediatamente passa al Gran Re. Solo a sera i greci si rendono conto che Ciro è morto e che sono circondati dai nemici.
Eppure i persiani, nonostante siano molte volte più numerosi dei greci, temono un nuovo scontro: sulla superiorità della fanteria pesante greca ho già scritto in Sparta e Atene.
Così si ha un'incerta tregua con la quale i greci accettano di essere scortati fuori dalla Persia ma, per prudenza, mantengono le armi. E in effetti fanno bene perché i persiani uccidono a tradimento tutti i generali greci e i loro luogotenenti: però non sfruttano subito il vantaggio attaccando le truppe greche, così, durante la notte, lo stesso Senofonte, ateniese (e gran parte dell'esercito è spartano!), riorganizza l'esercito e ne diventa uno dei comandanti.
Inizia così una lunga ritirata lungo le sponde del Tigri (più a est dell'Eufrate) che porterà l'esercito greco ad attraversare le montagne dell'Anatolia fino alle sponde del Mar Nero a est di Senope, poi a Bisanzio, in Tracia e di nuovo in Asia...
Ovviamente non si tratta di un'allegra scampagnata: sfuggiti ai persiani, i greci devono combattere con popolazioni semisconosciute in territori a loro ignoti. Non tanto con la forza quanto grazie all'intelligenza di Senofonte l'esercito greco riesce a tornarsene a casa...
Gli aspetti interessanti sarebbero moltissimi: per motivi di spazio mi limito a un paio di essi.
Durante la lettura mi chiedevo perché i persiani non si fossero limitati a scortare i greci fino in Siria (che corrisponde all'attuale Libano) come promesso.
Io credo che fosse l'orgoglio del Gran Re a proibirlo: doveva essergli inconcepibile che delle forze che l'avevano sfidato nel cuore del suo impero potessero tornarsene, praticamente intatte, nella loro patria. Non si può poi escludere che il Gran Re non volesse far sapere ai greci la relativa debolezza del suo esercito: che avesse cioè il fondato timore che in futuro una Grecia unita non l'attaccasse in forze (vedi poi Alessandro Magno...).
Da questo punto di vista l'obiettivo dei persiani è condivisibile ma, fortunatamente per i greci, la loro strategia fu pessima. È vero che i persiani non potevano affrontare frontalmente gli opliti greci ma avrebbero potuto sfruttare la loro maggiore mobilità (grazie alla cavalleria) per far terra bruciata intorno a essi: rallentandone la ritirata con continui attacchi alla retroguardia e bruciando tutti i depositi di cibo lungo la strada dei greci.
Ovviamente anche l'attacco immediato dopo l'uccisione a tradimento di tutti i generali greci avrebbe potuto essere risolutivo ma la mia strategia sarebbe stata più sicura.
Un altro elemento che mi ha molto colpito è come Senofonte non cerchi mai di prendere il controllo dell'esercito ma si limiti a dare i giusti consigli, prontamente accettati dal comandante di turno, nel momento del bisogno.
Probabilmente non si deve dimenticare che la maggioranza dell'esercito è spartana e che Atene e Sparta erano state in guerra per decenni fino a pochi anni prima. Probabilmente gli spartani avrebbero mal digerito un comandante ateniese e, alle prime difficoltà, si sarebbero ribellate. Probabilmente a Senofonte sembrava più sicuro far sì che il comando fosse affidato a un generale spartano che, di buon grado, accettasse i suoi consigli piuttosto che prendere personalmente il comando.
Eppure più volte avrebbe potuto farlo: è evidente che Senofonte non era solo molto intelligente ma anche abbastanza saggio da non cedere alle lusinghe dell'ambizione. Forse non c'entra ma Senofonte era stato allievo di Socrate!
Colpisce infine come gli spartani, nonostante il loro numero, non spicchino fra i personaggi del libro: si ha la sensazione che fossero dei buoni soldati ma scarsamente portati per la politica e i grandi discorsi (campo dove invece eccelle Senofonte!).
Non stupisce che l'impero spartano sia durato tanto poco vista questa apparente rigidezza mentale, o strettezza di vedute, degli spartani...
Voglio anche raccontare l'aneddoto che forse mi è più piaciuto: subito dopo la battaglia di Cunassa i greci, che pur hanno vinto, sono senza cibo. Gli ambasciatori persiani offrono loro una tregua sfavorevole dicendo che “se rimangono dove sono il Gran Re concederà loro la tregua ma, se si muoveranno, saranno attaccati e spazzati via”. Gli ambasciatori persiani chiedono quindi ai generali greci se vogliono la guerra o la tregua: i greci non vogliono combattere ma sanno che se rimarranno fermi, senza viveri, il giorno dopo potrebbero non essere in grado di combattere...
Allora i greci rispondono così:
«Clearco [il comandante in capo dei greci] disse: “Annuncia dunque che riguardo a questo noi abbiamo la stessa opinione che ha il Re”. “Cosa vuol dire questo, dunque?”, disse Falino [l'ambasciatore persiano]. Rispose Clearco: “Se restiamo, tregua, se ci mettiamo in movimento e avanziamo, guerra”. Quello chiese ancora: “Annuncerò tregua o guerra?”, e Clearco rispose di nuovo così: “Tregua se restiamo, se ci mettiamo in movimento e avanziamo guerra”. Cosa avrebbe fatto, però, non spiegò.»
In conclusione si tratta di un libro che consiglio a tutti: trattandosi di una storia auto conclusiva non c'è neppure bisogno di conoscere la storia di quel periodo. Magari accertarsi che la traduzione che si scelga abbia molte note e una mappa: l'edizione della Newton Compton è ottima da questo punto di vista...
domenica 21 luglio 2013
Rock & Aristotele
Da pochi giorni ho iniziato a seguire ben tre nuovi corsi su Internet: Guitar, Songwriting e History of Rock...
Quello sulla chitarra, nonostante l'insegnante sia Bob Marley (*1), sembra davvero troppo facile perfino per me, ma magari le prossime lezioni saranno più complesse: vedremo...
Quello sulla scrittura delle canzoni sembra veramente interessante: l'insegnante è un personaggio: una via di mezzo fra un attore, un rokkettaro e un poeta... Il corso è orientato alla stesura dei testi delle canzoni ma tanti concetti sono comunque comuni alla scrittura creativa e quindi, almeno per me, utilissimi.
Ero invece molto incerto se iscrivermi anche al terzo corso, quello sulla storia del rock. Poi ho saputo che il mio maestro si era iscritto: non aveva finito di vedere interamente la prima lezione ma aveva notato che l'approccio storico dell'insegnante americano era molto diverso da quello che lui conosceva grazie alla lettura di un testo di un autore italiano.
Questa osservazione mi ha subito colpito e incuriosito e ha fatto pendere definitivamente la bilancia a favore della mia iscrizione.
Ovviamente non so cosa abbia letto il mio maestro ma immagino che si tratti di ciò che, più o meno, era stato insegnato anche a me: ovvero semplicemente che il rock era nato dalla fusione di più generi, in particolare del rhytm & blues degli afroamericani (direttamente dalle piantagioni di cotone) col country dell'America rurale.
Insomma come la ricetta della nonna per fare una torta: un po' di blues mescolato bene con un altro po' di country, magari un pizzico di folk, poi si inforna per 45 minuti a 180° e il rock è pronto!
La spiegazione dell'insegnante americano è molto diversa: provo a riassumerla rapidamente...
In principio, diciamo intorno agli anni '20, la musica dominante, quella intorno alla quale girano i soldi, è quella pop mentre la country e il rythm & blues sono estremamente di nicchia.
Per diffondere la musica pop viene usata la radio e, anzi, fra case discografiche e stazioni radio si sviluppa una forte sinergia che porta alla crescita di entrambe.
Ma con la seconda guerra mondiale arrivano due novità: la migrazione all'interno degli USA, in particolare della popolazione nera, che dalle campagne del sud va a cercare lavoro nelle fabbriche del nord; la nascita della tivvù.
Le case discografiche si rendono immediatamente conto del potenziale della tivvù e per questo spostano gran parte dei loro investimenti promozionali per il pop su di essa. Così facendo però le radio devono trovare nuove opportunità per finanziarsi e così iniziano a dare spazio alla musica rythm & blues: adesso infatti la popolazione di colore non è più concentrata solo al sud ma è diffusa anche nelle città industriali degli USA: in pratica il mercato del rythm & blues si è, almeno geograficamente, ampliato.
Ma questi programmi radiofonici vengono ascoltati e apprezzati non solo dalla popolazione di colore, alla quale sono inizialmente destinati, ma anche dalla gioventù bianca.
Ecco, la prima lezione finisce più o meno qui, alla vigilia del 1955, ma è facile immaginarsi come la situazione evolverà...
E Aristotele?
Ora ci arrivo...
Nonostante la mia ironia anche la spiegazione “italiana” delle origini del rock è corretta eppure, paragonata a quella molto più articolata dell'insegnante americano, appare semplicistica.
Per Aristotele esistono quattro tipi di spiegazione: causale, teleologica, formale e materiale.
La spiegazione causale è incentrata sulla causa, quella teleologica sullo scopo, quella formale è una dimostrazione mentre quella materiale descrive gli elementi in gioco.
Conclusione: la spiegazione del professore americano è causale mentre quella “italiana” è materiale. Decidete voi quale, in questo contesto, ritenete più utile e/o interessante.
Nota (*1): anche no...
Quello sulla chitarra, nonostante l'insegnante sia Bob Marley (*1), sembra davvero troppo facile perfino per me, ma magari le prossime lezioni saranno più complesse: vedremo...
Quello sulla scrittura delle canzoni sembra veramente interessante: l'insegnante è un personaggio: una via di mezzo fra un attore, un rokkettaro e un poeta... Il corso è orientato alla stesura dei testi delle canzoni ma tanti concetti sono comunque comuni alla scrittura creativa e quindi, almeno per me, utilissimi.
Ero invece molto incerto se iscrivermi anche al terzo corso, quello sulla storia del rock. Poi ho saputo che il mio maestro si era iscritto: non aveva finito di vedere interamente la prima lezione ma aveva notato che l'approccio storico dell'insegnante americano era molto diverso da quello che lui conosceva grazie alla lettura di un testo di un autore italiano.
Questa osservazione mi ha subito colpito e incuriosito e ha fatto pendere definitivamente la bilancia a favore della mia iscrizione.
Ovviamente non so cosa abbia letto il mio maestro ma immagino che si tratti di ciò che, più o meno, era stato insegnato anche a me: ovvero semplicemente che il rock era nato dalla fusione di più generi, in particolare del rhytm & blues degli afroamericani (direttamente dalle piantagioni di cotone) col country dell'America rurale.
Insomma come la ricetta della nonna per fare una torta: un po' di blues mescolato bene con un altro po' di country, magari un pizzico di folk, poi si inforna per 45 minuti a 180° e il rock è pronto!
La spiegazione dell'insegnante americano è molto diversa: provo a riassumerla rapidamente...
In principio, diciamo intorno agli anni '20, la musica dominante, quella intorno alla quale girano i soldi, è quella pop mentre la country e il rythm & blues sono estremamente di nicchia.
Per diffondere la musica pop viene usata la radio e, anzi, fra case discografiche e stazioni radio si sviluppa una forte sinergia che porta alla crescita di entrambe.
Ma con la seconda guerra mondiale arrivano due novità: la migrazione all'interno degli USA, in particolare della popolazione nera, che dalle campagne del sud va a cercare lavoro nelle fabbriche del nord; la nascita della tivvù.
Le case discografiche si rendono immediatamente conto del potenziale della tivvù e per questo spostano gran parte dei loro investimenti promozionali per il pop su di essa. Così facendo però le radio devono trovare nuove opportunità per finanziarsi e così iniziano a dare spazio alla musica rythm & blues: adesso infatti la popolazione di colore non è più concentrata solo al sud ma è diffusa anche nelle città industriali degli USA: in pratica il mercato del rythm & blues si è, almeno geograficamente, ampliato.
Ma questi programmi radiofonici vengono ascoltati e apprezzati non solo dalla popolazione di colore, alla quale sono inizialmente destinati, ma anche dalla gioventù bianca.
Ecco, la prima lezione finisce più o meno qui, alla vigilia del 1955, ma è facile immaginarsi come la situazione evolverà...
E Aristotele?
Ora ci arrivo...
Nonostante la mia ironia anche la spiegazione “italiana” delle origini del rock è corretta eppure, paragonata a quella molto più articolata dell'insegnante americano, appare semplicistica.
Per Aristotele esistono quattro tipi di spiegazione: causale, teleologica, formale e materiale.
La spiegazione causale è incentrata sulla causa, quella teleologica sullo scopo, quella formale è una dimostrazione mentre quella materiale descrive gli elementi in gioco.
Conclusione: la spiegazione del professore americano è causale mentre quella “italiana” è materiale. Decidete voi quale, in questo contesto, ritenete più utile e/o interessante.
Nota (*1): anche no...
venerdì 19 luglio 2013
Lezione ILX: ma... raggae?
Prima lezione postmatrimoniale col maestro: nonostante la fede al dito continua a suonare meglio di me...
In questi giorni mi faceva caldo, mi sono allenato poco e anche la lezione ha risentito della mia scarsa vena.
Sostanzialmente ci siamo concentrati su Unholy Paradise che, come spiegato in Lezione LVIII, mi piace molto ma mi riesce poco!
Riscaldamento: niente di nuovo. Gli esercizi di Vai iniziano a stufarmi ma oggi non c'è stato tempo di cambiarli...
Pattern: come scritto in Lezione LVIII avevo perso la lista con i miei giri: così, sfruttando proprio questa serie di pezzi, ne avevo recuperati una quindicina fra i quali ne ricordavo molti piuttosto “facili”. Ebbene ho avuto la brutta sorpresa di fare molta fatica proprio sui giri "facili" che però non facevo da molti mesi.
Oggi il maestro mi ha restituito la mia vecchia lista che ho deciso di integrare con i giri recuperati che non facevo più: in questa maniera spero di riuscire a mantenere confidenza con tutti quanti...
Per il resto tutto uguale: continuo ad esercitarmi con un ritmo diverso ad ogni esercitazione alternando i vari giri.
Vodka: Sospesa. Ero bloccato al 20% più lento della velocità normale. Il problema è il ritmo humpa sul quale mi esercito a rotazione nell'esercizio Pattern: mi è molto innaturale e appena la velocità aumenta perdo la coordinazione...
Così si è deciso... ...vedi dopo!
Could you be loved: di Bob Marley. Come scrivevo sopra, il maestro ha deciso di attaccare il problema del ritmo humpa alla radice e di farmi studiare un po' di ska. Ripensandoci, siccome la ska è troppo veloce, ha optato per questo raggae.
Ovviamente partirò al 50% della velocità. Gli accordi sono semplici ma hanno la particolarità di dover essere suonati in levare. Vedremo se così riuscirò ad assorbire questo ritmo.
Ah, c'è la complicazione extra di dover stoppare le corde con la mano sinistra (allentando la pressione sui tasti) dopo aver suonato l'accordo: serve per far produrre alla chitarra un suono caratteristico...
Vodka ponte: questo resta. Inizia a riuscirmi decentemente alla velocità normale e non voglio perdere la manualità raggiunta.
Unholy Paradise: come detto abbiamo lavorato quasi tutta la lezione su questo pezzo.
Per prima cosa, per evidenziare meglio la chitarra (che non riesco a sentire), il maestro mi ha detto di usare l'equalizzatore e aumentare le frequenze intorno ai 2000Hz e magari abbassare anche quelle basse (sotto i 100Hz).
Poi abbiamo riguardato insieme le varie fasi già studiate: l'introduzione, il ponte, il ritornello e il ritornello d'uscita.
Nell'introduzione avevo il problema che non mi era chiara la durata delle note: in particolare a volte mi sembrava che la tonica durasse 5 a volte 6 battiti. Anzi mi era venuto il dubbio che le battute dell'introduzione (che si ripetono per quattro volte) non fossero sempre uguali...
Allora il maestro me le ha trascritte per benino; per semplicità riporto qui di seguito le prime otto battute dell'introduzione (da ripetere 4 volte):
Ah, l'ottava battuta è diversa da come me l'aveva trascritta la volta scorsa...
Riguardo al ponte ero incerto su quando dovevo attaccare con i PC. La risposta è semplice: immediatamente dopo l'ultima nota dell'introduzione!
Qui i tempi li avevo quasi indovinati, di seguito il ponte trascritto dal maestro:
In pratica avevo sbagliato solo la quarta battuta dove l'accordo dura 2/4 invece che 3/4: corretta invece la mia divisione in terzina delle tre note rimanenti.
Per il resto tutto bene: il ritornello d'uscita talvolta mi coglie di “sorpresa” e, non riuscendo a stargli dietro, subito mi impappino. Però è questione di pratica perché la velocità in sé non è un problema.
Ovviamente con io che suonavo e il maestro che mi ascoltava ci abbiamo perso molto tempo...
Purple Haze: il maestro mi ha detto che ho fatto benissimo a semplificare le battute con gli accordi e ha detto che possiamo anche togliere questa canzone. In realtà ho ancora delle incertezze quando si passa dalla melodia agli accordi e quindi, almeno per un po', continuerò ad esercitarmi su di essa...
Raphsody: niente di nuovo. Non mi ricordo neppure se lo devo continuare a tenere o togliere. A me pare di suonarlo decentemente anche con l'aggiunta del vibrato (che le prime volte mi confondeva facendomi perdere il conto del tempo)...
Ehm... il maestro mi ha prontamente contattato: devo tenerlo!
Viva la vida: togliere! E meno male!
In effetti, oltre a starmi antipatico, questo brano aveva il solo scopo di esercitarmi a fare il barrè su e giù per il manico...
Madness: dei Muse è un nuovo brano. Il maestro mi ha detto di provare a imparare gli accordi da solo aiutandomi con Google. Io approvo: devo cercare di diventare più indipendente nello studio. Il problema sarà la durata degli accordi: il maestro mi ha detto di basarmi sulla voce del cantante.
Vedremo...
In questi giorni mi faceva caldo, mi sono allenato poco e anche la lezione ha risentito della mia scarsa vena.
Sostanzialmente ci siamo concentrati su Unholy Paradise che, come spiegato in Lezione LVIII, mi piace molto ma mi riesce poco!
Riscaldamento: niente di nuovo. Gli esercizi di Vai iniziano a stufarmi ma oggi non c'è stato tempo di cambiarli...
Pattern: come scritto in Lezione LVIII avevo perso la lista con i miei giri: così, sfruttando proprio questa serie di pezzi, ne avevo recuperati una quindicina fra i quali ne ricordavo molti piuttosto “facili”. Ebbene ho avuto la brutta sorpresa di fare molta fatica proprio sui giri "facili" che però non facevo da molti mesi.
Oggi il maestro mi ha restituito la mia vecchia lista che ho deciso di integrare con i giri recuperati che non facevo più: in questa maniera spero di riuscire a mantenere confidenza con tutti quanti...
Per il resto tutto uguale: continuo ad esercitarmi con un ritmo diverso ad ogni esercitazione alternando i vari giri.
Vodka: Sospesa. Ero bloccato al 20% più lento della velocità normale. Il problema è il ritmo humpa sul quale mi esercito a rotazione nell'esercizio Pattern: mi è molto innaturale e appena la velocità aumenta perdo la coordinazione...
Così si è deciso... ...vedi dopo!
Could you be loved: di Bob Marley. Come scrivevo sopra, il maestro ha deciso di attaccare il problema del ritmo humpa alla radice e di farmi studiare un po' di ska. Ripensandoci, siccome la ska è troppo veloce, ha optato per questo raggae.
Ovviamente partirò al 50% della velocità. Gli accordi sono semplici ma hanno la particolarità di dover essere suonati in levare. Vedremo se così riuscirò ad assorbire questo ritmo.
Ah, c'è la complicazione extra di dover stoppare le corde con la mano sinistra (allentando la pressione sui tasti) dopo aver suonato l'accordo: serve per far produrre alla chitarra un suono caratteristico...
Vodka ponte: questo resta. Inizia a riuscirmi decentemente alla velocità normale e non voglio perdere la manualità raggiunta.
Unholy Paradise: come detto abbiamo lavorato quasi tutta la lezione su questo pezzo.
Per prima cosa, per evidenziare meglio la chitarra (che non riesco a sentire), il maestro mi ha detto di usare l'equalizzatore e aumentare le frequenze intorno ai 2000Hz e magari abbassare anche quelle basse (sotto i 100Hz).
Poi abbiamo riguardato insieme le varie fasi già studiate: l'introduzione, il ponte, il ritornello e il ritornello d'uscita.
Nell'introduzione avevo il problema che non mi era chiara la durata delle note: in particolare a volte mi sembrava che la tonica durasse 5 a volte 6 battiti. Anzi mi era venuto il dubbio che le battute dell'introduzione (che si ripetono per quattro volte) non fossero sempre uguali...
Allora il maestro me le ha trascritte per benino; per semplicità riporto qui di seguito le prime otto battute dell'introduzione (da ripetere 4 volte):
Ah, l'ottava battuta è diversa da come me l'aveva trascritta la volta scorsa...
Riguardo al ponte ero incerto su quando dovevo attaccare con i PC. La risposta è semplice: immediatamente dopo l'ultima nota dell'introduzione!
Qui i tempi li avevo quasi indovinati, di seguito il ponte trascritto dal maestro:
In pratica avevo sbagliato solo la quarta battuta dove l'accordo dura 2/4 invece che 3/4: corretta invece la mia divisione in terzina delle tre note rimanenti.
Per il resto tutto bene: il ritornello d'uscita talvolta mi coglie di “sorpresa” e, non riuscendo a stargli dietro, subito mi impappino. Però è questione di pratica perché la velocità in sé non è un problema.
Ovviamente con io che suonavo e il maestro che mi ascoltava ci abbiamo perso molto tempo...
Purple Haze: il maestro mi ha detto che ho fatto benissimo a semplificare le battute con gli accordi e ha detto che possiamo anche togliere questa canzone. In realtà ho ancora delle incertezze quando si passa dalla melodia agli accordi e quindi, almeno per un po', continuerò ad esercitarmi su di essa...
Raphsody: niente di nuovo. Non mi ricordo neppure se lo devo continuare a tenere o togliere. A me pare di suonarlo decentemente anche con l'aggiunta del vibrato (che le prime volte mi confondeva facendomi perdere il conto del tempo)...
Ehm... il maestro mi ha prontamente contattato: devo tenerlo!
Viva la vida: togliere! E meno male!
In effetti, oltre a starmi antipatico, questo brano aveva il solo scopo di esercitarmi a fare il barrè su e giù per il manico...
Madness: dei Muse è un nuovo brano. Il maestro mi ha detto di provare a imparare gli accordi da solo aiutandomi con Google. Io approvo: devo cercare di diventare più indipendente nello studio. Il problema sarà la durata degli accordi: il maestro mi ha detto di basarmi sulla voce del cantante.
Vedremo...
Gran gaudio!
Quando le cose girano male tutto va male, quando girano bene tutto va bene.
Ieri sono stato dal dottore che mi ha fissato una visita dall'oculista (che salterò) e oggi l'occhio è tornato praticamente normale.
Ma soprattutto ho ritrovato la chiave della macchina!! Era improbabilmente incastrata fra il materasso e le coperte. Quando ho visto il suo musino sorridente quasi non la riconoscevo: ho iniziato a salterellare per la gioia e ho offerto a Bisba, che mi guardava incuriosita, uno spuntino extra!
A proposito di Bisba non mi stupirei se proprio oggi catturasse l'ineffabile topolino (v. il corto Attesa...)
Antizanzara - 23/7/2013
La racchetta elettrica veramente ridefinisce il senso dell'esistenza delle zanzare.
È incredibilmente piacevole e rilassante aggirarsi in giardino a caccia delle odiate bestioline: lo schiocco che fanno quando rimangono fulminate riempie l'animo di soddisfazione. Inoltre la caccia stessa acutizza i sensi e migliora la coordinazione occhio braccio. Un'invenzione meravigliosa.
ADSL, sigh... - 24/7/2013
Come previsto (v. il corto Ventose) le interferenze sulla linea telefonica stanno aumentando: un paio di volte al giorno mi cade la connessione. Poi, quando sono connesso, la velocità è ottima...
Ora come ora è inutile protestare perché ancora funziona “troppo bene” ma questo autunno temo che sarò di nuovo senza internet per n mesi..
Cinismo politico nella fantasi - 25/7/2013
«L'anello del potere logora chi non ce l'ha» - Gollum
Esperimento musicale... - 25/7/2013
...nel quale sforzerò all'estremo le mie scarse capacità auditive: ho trovato un motivetto di sette-otto note che mi piace moltissimo e voglio provare a riprodurlo con la chitarra.
Ne do menzione adesso, prima di mettermi alla prova, per avere l'ulteriore sprone di non fare una figuraccia con i miei lettori ma temo però di non essere all'altezza del compito. Le note sono estremamente chiare e suonate lentamente: sono sicuro che il mio maestro riuscirebbe in pochi secondi, in un caso così banale, a individuare tutte le note senza nemmeno aiutarsi con la chitarra: io invece sospetto che ci perderò un sacco di tempo inutilmente. Ma vedremo...
Ieri sono stato dal dottore che mi ha fissato una visita dall'oculista (che salterò) e oggi l'occhio è tornato praticamente normale.
Ma soprattutto ho ritrovato la chiave della macchina!! Era improbabilmente incastrata fra il materasso e le coperte. Quando ho visto il suo musino sorridente quasi non la riconoscevo: ho iniziato a salterellare per la gioia e ho offerto a Bisba, che mi guardava incuriosita, uno spuntino extra!
A proposito di Bisba non mi stupirei se proprio oggi catturasse l'ineffabile topolino (v. il corto Attesa...)
Antizanzara - 23/7/2013
La racchetta elettrica veramente ridefinisce il senso dell'esistenza delle zanzare.
È incredibilmente piacevole e rilassante aggirarsi in giardino a caccia delle odiate bestioline: lo schiocco che fanno quando rimangono fulminate riempie l'animo di soddisfazione. Inoltre la caccia stessa acutizza i sensi e migliora la coordinazione occhio braccio. Un'invenzione meravigliosa.
ADSL, sigh... - 24/7/2013
Come previsto (v. il corto Ventose) le interferenze sulla linea telefonica stanno aumentando: un paio di volte al giorno mi cade la connessione. Poi, quando sono connesso, la velocità è ottima...
Ora come ora è inutile protestare perché ancora funziona “troppo bene” ma questo autunno temo che sarò di nuovo senza internet per n mesi..
Cinismo politico nella fantasi - 25/7/2013
«L'anello del potere logora chi non ce l'ha» - Gollum
Esperimento musicale... - 25/7/2013
...nel quale sforzerò all'estremo le mie scarse capacità auditive: ho trovato un motivetto di sette-otto note che mi piace moltissimo e voglio provare a riprodurlo con la chitarra.
Ne do menzione adesso, prima di mettermi alla prova, per avere l'ulteriore sprone di non fare una figuraccia con i miei lettori ma temo però di non essere all'altezza del compito. Le note sono estremamente chiare e suonate lentamente: sono sicuro che il mio maestro riuscirebbe in pochi secondi, in un caso così banale, a individuare tutte le note senza nemmeno aiutarsi con la chitarra: io invece sospetto che ci perderò un sacco di tempo inutilmente. Ma vedremo...
domenica 14 luglio 2013
Aracnide?
Mentre camminavo in giardino, con la coda dell'occhio, ho visto questa "cosa":
E di sfuggita ho pensato "che ragnaccio...". Dopo qualche metro sono tornato indietro per guardarlo meglio...
Mi sono infatti ricordato che gli aracnidi hanno 8 zampe mentre l'immagine, che avevo ancora nitida nella memoria, ne aveva solo 6!
Anche uno sguardo più ravvicinato non ha risolto il mistero: sembra proprio un ragno con solo 6 zampe!
Magari quei due monconi vicino alla bocca sono due zampette atrofizzate?
Se qualcuno mi sa aiutare a risolvere il mistero mi faccia sapere, grazie!
Aggiornamento 17:12 - Nel tentativo di identificare il ragno, ho avuto la brillante idea di fare una ricerca "per immagine" tramite l'apposita funzione di Google. Il seguente è il primo risultato:
eh! eh!
Aggiornamento 16/7/2013: mi hanno già risposto sul forum degli aracnidi si tratta di un ragno Pisaura Mirabilis che ha perso due zampe!
Bua a occhio sx. - 17/7/2013
Da tre giorni ho del sangue all'occhio sinistro che non accenna a sparire: domani vado dal dottore...
Ci sarei andato anche prima ma riceveva in posti strani a orari strani...
Persa!! - 17/7/2013
Ho perso la chiave della macchina!!
Mi sono mandato anche un sacco di accidenti ma non sono serviti a niente. Super depresso.
Niente... - 18/7/2013
Sto smontando la casa ma non riesco a ritrovare la chiave della macchina: è un problema perché la seconda chiave l'ho già persa un anno fa, sempre in casa...
Oramai sto perdendo la (scarsa già in partenza) speranza e non so dove guardare. In effetti ancora devo finire di setacciare la mia camera, spesso tengo la chiave sulla scrivania del calcolatore, ma anche qui sono a buon punto e iniziano a rimanere solo gli angoli più improbabili...
Attesa... - 19/7/2013
Mercoledì sera Bisba è rientrata in casa con un topo in bocca che ha portato in cucina per giocarci. Quando ho avuto la malaugurata idea di intervenire per ributtarlo fuori mi sono dimenticato di una strana verità: i topi hanno più paura delle persone che dei gatti. Questo ha fatto sì che mi sia messo, armato di scopa e cassetta, dalla parte sbagliata e il topino, approfittando della distrazione di Bisba causata dalle mie manovre, è corso a nascondersi sotto il congelatore.
Non mi sono preoccupato perché sapevo che, prima o poi, sarebbe uscito e Bisba l'avrebbe catturato.
Ieri niente: avevo quasi il dubbio che Bisba l'avesse mangiato durante la notte senza vomitarlo...
Stamani mi è sembrato di sentire uno scalpiccio e così mi sono alzato per portare Bisba in camera: l'ho trovata invece in caccia in salotto e così ho fatto colazione. Mentre ero in cucina ho visto sfrecciare il topo di nuovo sotto il congelatore ma questa volta Bisba sa dov'è e, da molte ore, vigila attenta...
E di sfuggita ho pensato "che ragnaccio...". Dopo qualche metro sono tornato indietro per guardarlo meglio...
Mi sono infatti ricordato che gli aracnidi hanno 8 zampe mentre l'immagine, che avevo ancora nitida nella memoria, ne aveva solo 6!
Anche uno sguardo più ravvicinato non ha risolto il mistero: sembra proprio un ragno con solo 6 zampe!
Magari quei due monconi vicino alla bocca sono due zampette atrofizzate?
Se qualcuno mi sa aiutare a risolvere il mistero mi faccia sapere, grazie!
Aggiornamento 17:12 - Nel tentativo di identificare il ragno, ho avuto la brillante idea di fare una ricerca "per immagine" tramite l'apposita funzione di Google. Il seguente è il primo risultato:
eh! eh!
Aggiornamento 16/7/2013: mi hanno già risposto sul forum degli aracnidi si tratta di un ragno Pisaura Mirabilis che ha perso due zampe!
Bua a occhio sx. - 17/7/2013
Da tre giorni ho del sangue all'occhio sinistro che non accenna a sparire: domani vado dal dottore...
Ci sarei andato anche prima ma riceveva in posti strani a orari strani...
Persa!! - 17/7/2013
Ho perso la chiave della macchina!!
Mi sono mandato anche un sacco di accidenti ma non sono serviti a niente. Super depresso.
Niente... - 18/7/2013
Sto smontando la casa ma non riesco a ritrovare la chiave della macchina: è un problema perché la seconda chiave l'ho già persa un anno fa, sempre in casa...
Oramai sto perdendo la (scarsa già in partenza) speranza e non so dove guardare. In effetti ancora devo finire di setacciare la mia camera, spesso tengo la chiave sulla scrivania del calcolatore, ma anche qui sono a buon punto e iniziano a rimanere solo gli angoli più improbabili...
Attesa... - 19/7/2013
Mercoledì sera Bisba è rientrata in casa con un topo in bocca che ha portato in cucina per giocarci. Quando ho avuto la malaugurata idea di intervenire per ributtarlo fuori mi sono dimenticato di una strana verità: i topi hanno più paura delle persone che dei gatti. Questo ha fatto sì che mi sia messo, armato di scopa e cassetta, dalla parte sbagliata e il topino, approfittando della distrazione di Bisba causata dalle mie manovre, è corso a nascondersi sotto il congelatore.
Non mi sono preoccupato perché sapevo che, prima o poi, sarebbe uscito e Bisba l'avrebbe catturato.
Ieri niente: avevo quasi il dubbio che Bisba l'avesse mangiato durante la notte senza vomitarlo...
Stamani mi è sembrato di sentire uno scalpiccio e così mi sono alzato per portare Bisba in camera: l'ho trovata invece in caccia in salotto e così ho fatto colazione. Mentre ero in cucina ho visto sfrecciare il topo di nuovo sotto il congelatore ma questa volta Bisba sa dov'è e, da molte ore, vigila attenta...
Gran cena
Domenica stressante: è dalle 10:30 che sono a cucinare per la cena...
Per prima cosa ho iniziato a fare lo stufato di manzo con patate e piselli: iniziato a cuocere verso le 11:00, l'ho spento solo verso le 15:30 perché mi ero dimenticato le patate che ho aggiunto dopo!
Poi è arrivato mio padre a sorpresa (l'aspettavo per il pomeriggio) e così ho dovuto organizzare un pranzo che avevo invece intenzione di saltare: me la sono cavata con qualche filetto di pesce congelato e due piatti più una padella sporchi...
Subito dopo ho iniziato a preparare il contorno e l'impasto per il pane (sto diventando un virtuoso della macchina per il pane...): il contorno è costituito da pomodori e melanzane ripiene (principalmente di aglio, pan grattato e prezzemolo) ai quali però ho arrischiato un nuovo ingrediente, i semi di finocchio. Secondo me ci staranno bene.
Una volta liberato il forno, dopo averlo portato a 210°, ho infornato il pane: ho solo il dubbio di non averlo fatto lievitare abbastanza: nella frenesia di aver tante cose da fare non ho pensato che avevo ancora tempo in abbondanza. Però, ad occhio, mi pare stia venendo bene: sarà pronto fra una dozzina di minuti...
Il primo invece lo preparerò all'ultimo momento: si tratta di un piatto estivo a base di pomodorini, olive e ricotta salata: in mezz'ora me la cavo.
Magari in nottata pubblicherò un aggiornamento per raccontare come è andata!
Aggiornamento 16:46 - ho fatto alcune foto ai piatti già pronti:
Le melanzane e i pomodori ripieni: ce n'è anche un'altra teglia...
Il pane: sullo sfondo il forno elettrico...
Lo stufato...
Aggiornamento 15/7/2013: La cena è andata bene: nessun piatto è stato eccezionale ma tutto piuttosto buono...
Per prima cosa ho iniziato a fare lo stufato di manzo con patate e piselli: iniziato a cuocere verso le 11:00, l'ho spento solo verso le 15:30 perché mi ero dimenticato le patate che ho aggiunto dopo!
Poi è arrivato mio padre a sorpresa (l'aspettavo per il pomeriggio) e così ho dovuto organizzare un pranzo che avevo invece intenzione di saltare: me la sono cavata con qualche filetto di pesce congelato e due piatti più una padella sporchi...
Subito dopo ho iniziato a preparare il contorno e l'impasto per il pane (sto diventando un virtuoso della macchina per il pane...): il contorno è costituito da pomodori e melanzane ripiene (principalmente di aglio, pan grattato e prezzemolo) ai quali però ho arrischiato un nuovo ingrediente, i semi di finocchio. Secondo me ci staranno bene.
Una volta liberato il forno, dopo averlo portato a 210°, ho infornato il pane: ho solo il dubbio di non averlo fatto lievitare abbastanza: nella frenesia di aver tante cose da fare non ho pensato che avevo ancora tempo in abbondanza. Però, ad occhio, mi pare stia venendo bene: sarà pronto fra una dozzina di minuti...
Il primo invece lo preparerò all'ultimo momento: si tratta di un piatto estivo a base di pomodorini, olive e ricotta salata: in mezz'ora me la cavo.
Magari in nottata pubblicherò un aggiornamento per raccontare come è andata!
Aggiornamento 16:46 - ho fatto alcune foto ai piatti già pronti:
Aggiornamento 15/7/2013: La cena è andata bene: nessun piatto è stato eccezionale ma tutto piuttosto buono...
sabato 13 luglio 2013
Eventuali e varie 2
Di seguito alcuni corti che nei giorni scorsi non ho avuto voglia di scrivere e che adesso butto giù tutti insieme...
Infortunio all'unghia del pollice: nel prendere la borsa con la roba per la palestra ho sbattuto violentemente il pollice sulla carrozzeria della macchina. Sul momento mi era venuto un livido nero sotto l'unghia ma, stranamente, il giorno dopo se ne era già andato...
Oggi sono andato a fare la spesa alla D+: siccome domani ho ospiti ho prese un sacco di cose.
Una volta pagato mi sono fermato alla cassa e ho dato una scorsa rapida allo scontrino: immediatamente mi sono accorto che mi avevano fatto pagare le ciliege 2.95€ mentre io ricordavo un prezzo di circa 2.50€. Così ho chiesto al cassiere di controllare e, ovviamente, avevo ragione io: il prezzo indicato al banco era 2.45€, così mi ha restituito .50€ con in più le scuse (“...mi dispiace ma la macchina aveva il prezzo vecchio...”).
A proposito di D+, ho scoperto che il sabato il prezzo del pollo va alle stelle!
Piccola soddisfazione guardano la serie (modesta) Zero Hour: nell'ultima puntata si è accennato al misterioso linguaggio “demotico”. E io mi sono potuto permettere di storcere il naso dicendo “il demotico è un tipo di scrittura ieratica veloce usata dagli egizi a partire dal VII secolo a.C. che col tempo soppiantò la precedente. Inoltre identifica il periodo in cui tale scrittura fu in auge”.
Si tratta infatti di una delle tante parole che ho imparato col programma per allenare la memoria (v. Anki e Ank'io). La cosa buffa è che ho imparato il termine “demotico” per un'accezione completamente diversa: demotico significa anche l'aggettivo che deriva dal nome di una città. Ad esempio: “biellese” è il demotico di Biella. Avevo incontrato questa parola in una nota a Senofonte dove spiegava che veniva usato il demotico per distinguere un personaggio (tale Trasibulo mi pare) da un altro con lo stesso nome...
Adesso so riconoscere le piante di malva!
Ho ripensato all'osservazione matematica che mi era stata contestata in Idiocracy. Confermo che nel mio “modello”, che comunque non avevo specificato, i miei calcoli sono corretti. Semmai mi si può contestare che sia tale modello a non essere particolarmente realistico!
Questo è vero ma del resto non mi interessava che fosse tale: infatti introducevo le mie percentuali anteponendogli un “circa”. Nella realtà suppongo che un valore minore del mio 25% possa essere più realistico ma, comunque, ciò non è determinante per le mie speculazioni...
Infortunio all'unghia del pollice: nel prendere la borsa con la roba per la palestra ho sbattuto violentemente il pollice sulla carrozzeria della macchina. Sul momento mi era venuto un livido nero sotto l'unghia ma, stranamente, il giorno dopo se ne era già andato...
Oggi sono andato a fare la spesa alla D+: siccome domani ho ospiti ho prese un sacco di cose.
Una volta pagato mi sono fermato alla cassa e ho dato una scorsa rapida allo scontrino: immediatamente mi sono accorto che mi avevano fatto pagare le ciliege 2.95€ mentre io ricordavo un prezzo di circa 2.50€. Così ho chiesto al cassiere di controllare e, ovviamente, avevo ragione io: il prezzo indicato al banco era 2.45€, così mi ha restituito .50€ con in più le scuse (“...mi dispiace ma la macchina aveva il prezzo vecchio...”).
A proposito di D+, ho scoperto che il sabato il prezzo del pollo va alle stelle!
Piccola soddisfazione guardano la serie (modesta) Zero Hour: nell'ultima puntata si è accennato al misterioso linguaggio “demotico”. E io mi sono potuto permettere di storcere il naso dicendo “il demotico è un tipo di scrittura ieratica veloce usata dagli egizi a partire dal VII secolo a.C. che col tempo soppiantò la precedente. Inoltre identifica il periodo in cui tale scrittura fu in auge”.
Si tratta infatti di una delle tante parole che ho imparato col programma per allenare la memoria (v. Anki e Ank'io). La cosa buffa è che ho imparato il termine “demotico” per un'accezione completamente diversa: demotico significa anche l'aggettivo che deriva dal nome di una città. Ad esempio: “biellese” è il demotico di Biella. Avevo incontrato questa parola in una nota a Senofonte dove spiegava che veniva usato il demotico per distinguere un personaggio (tale Trasibulo mi pare) da un altro con lo stesso nome...
Adesso so riconoscere le piante di malva!
Ho ripensato all'osservazione matematica che mi era stata contestata in Idiocracy. Confermo che nel mio “modello”, che comunque non avevo specificato, i miei calcoli sono corretti. Semmai mi si può contestare che sia tale modello a non essere particolarmente realistico!
Questo è vero ma del resto non mi interessava che fosse tale: infatti introducevo le mie percentuali anteponendogli un “circa”. Nella realtà suppongo che un valore minore del mio 25% possa essere più realistico ma, comunque, ciò non è determinante per le mie speculazioni...
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