Come si fa a conoscere l'opinione comune ufficiale su un determinato argomento?
Per opinione comune “ufficiale” non intendo quella vera e sincera ma quella supportata dalla maggioranza della popolazione: un mix di tradizione, morale e ipocrisia.
Secondo me la risposta è leggere i temi di un ragazzino. Dico “ragazzino” e non “bambino” o “ragazzo” a ragion veduta. Un bambino non ha ancora assimilato quale sia il “pensiero comune” su argomenti che non siano banali (tipo che rubare e uccidere è “da cattivi”) e inoltre potrebbe lasciarsi guidare più dalla fantasia che dalle proprie conoscenze. I ragazzi invece iniziano a farsi le proprie idee e a ribellarsi a quelle convenzioni che reputano opprimenti: occasionalmente potrebbero quindi inserire nei loro temi dei pensieri innovativi che non rispecchiano il “comune pensare” della loro epoca.
Invece il ragazzino che va alle medie si trova in un'età di transizione in cui inizia ad aver ben chiaro in mente quale sia l'opinione comune su argomenti anche piuttosto specifici ma, contemporaneamente, è ancora tutto proteso a cercare di soddisfare le aspettative del suo insegnante e per questa ragione censurerà da solo le proprie idee autonome che vanno contro al pensar comune. Senza rendersene conto, e solo per questo breve periodo, i ragazzini sono i conformisti per eccellenza e la loro opinione rispecchia quella comune con tutti i suoi vizi e ipocrisie. Però la comprensione del ragazzino raramente è in grado di percepire le sfumature più sottili (“si dici così ma poi si fa cosà” (*1)) e così a volte capita che, con ingenuità ancora infantile, accosti opinioni comuni in contraddizione fra di loro smascherandone involontariamente l'intrinseca ipocrisia.
A questo riguardo, sperduto in un vecchio libro di scuola, ho ritrovato il seguente temino scritto alle medie verso la fine degli anni '40. L'autore, vergognandosi del contenuto, mi ha pregato di non rivelare chi esso sia.
Tema: Il processo dell'incredulità
Il mistero dell'incredulità dipende dalla libertà umana e vari sono i motivi che portano a questo peccato (#1).
Il primo è l'anticlericalismo che oggi si riscontra in numero di persone purtroppo (#2) molto grande e magari dall'ostilità verso una persona si passa all'ostilità contro il clero e di più all'incredulità.
Poi si trova del laicismo nell'insegnamento nelle scuole, cioè il ragazzo non sentendo ricordare Dio nelle scienze che gli vengono insegnate (#3) si allontana dalla chiesa e cade nell'incredulità.
Un'altra ragione che porta all'incredulità è l'indifferenza; purtroppo oggi quanti di noi si professano cristiani ma solo con parole (#4) perché tengono verso la chiesa verso Dio stesso un atteggiamento di indifferenza (#5) che allontanandoli dalla religione li fa cadere (#6) nell'incredulità.
Nella continua ricerca del benessere vi è inoltre un'altra fonte del peccato perché l'uomo proteso a cercare il benessere materiale, a lottare per averlo passando sopra anche a leggi morali, considererà alla fine più il materiale che lo spirituale (#7).
E il cosiddetto divismo, arrivare cioè a considerare degli uomini, capaci più degli altri in alcune cose strettamente materiali, come superuomini e cercare in un certo qual modo di copiarli nella loro vita (#8).
(#0): l'uso del termine “mistero” sottintende che non si riesca a capire come una persona possa essere non credente. In realtà il termine maschera una mancanza di interesse reale a cercare di scoprirne le cause.
(#1): l'uso del termine “peccato” per definire l'incredulità è un esempio perfetto di ciò che intendo: è ovvio che l'insegnante non avrà mai detto esplicitamente che l'incredulità fosse un peccato però, la pressione della tradizione, il contesto del non detto e i messaggi non verbali hanno fatto sì che il ragazzino percepisse che questa equivalenza fosse sottintesa e, senza alcun spirito critico, l'ha riportata tale e quale nel suo tema!
(#2): anche questo “purtroppo” accostato a “numero di persone molto grande” è significativo. Anche qui il ragazzino non si rende conto di una contraddizione invero più nascosta. Il “purtroppo” suggerisce un giudizio morale a una scelta che morale non è e che andrebbe affrontata con altri argomenti. Questa affermazione è però lo specchio del pensiero comune dell'epoca.
(#3): chiaramente il professore doveva aver fatto un accenno a questo aspetto la settimana prima. È interessante notare che all'epoca il conflitto fra scienza e religione era vivo.
(#4): una denuncia dell'ipocrisia che suona a sua volta ipocrita. Posso assicurarvi che l'autore del tema non era un chierichetto! Notare il “Purtroppo” iniziale.
(#5): sarebbe stato interessante indagare da cosa deriva l'indifferenza. Così come è espressa nel tema sembra che le persone siano indifferenti senza motivo... Ovviamente tale indagine avrebbe richiesto dello spirito critico che, come ho spiegato, è assente nel ragazzino che vuole solo compiacere l'insegnante.
(#6): notare il termine “cadere” che di solito si usa nella locuzione “cadere nel peccato” e “cadere in tentazione”. Indirettamente si ribadisce quindi il concetto che l'incredulità equivalga al peccato (vedi #1).
(#7): questo concetto è ancora attuale. Periodicamente il papa lancia strali contro il materialismo. Dopotutto il cristianesimo è una religione nata per i poveri che mal si accorda col benessere attuale.
(#8): al contrario del precedente questo concetto è totalmente superato: nessuno adesso si sognerebbe di considerare l'ammirazione per un calciatore come un qualcosa che allontana da Dio.
In conclusione da questo tema è possibile estrapolare un paio di considerazioni sul periodo in questione. Da #1 e #6 si ricava che chi si dichiarava non credente era visto con sospetto: questo perché già la sola “incredulità” era considerata un peccato. Da #0, #2 e #5 si ricava che allora (come adesso) non c'era un autocritica costruttiva da parte della Chiesa ma solo uno scuotere la testa e dire/pensare “purtroppo”. Non sorprendentemente i punti #4 e #7 esprimono delle tendenze (l'indifferenza e il materialismo) ancora presenti nella mentalità odierna dove anzi, probabilmente, sono ancor più accentuati.
Più interessanti i punti #3 e #8 poiché evidenziano un cambiamento di mentalità fra il comune pensare di allora e l'attuale (dove la scienza è sostanzialmente indipendente dalla religione e il “divismo” non è percepito in contrasto con la fede).
Nota (*1): Temo che sia un'espressione dialettale: significa dire una cosa ma farne poi un'altra...
Il post sentenza
2 ore fa
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