Per mentalità, sono un lettore molto attento alla sequenza dei fatti e alla razionalità delle azioni. Quando leggo un libro tengo sempre presenti questi due punti di vista: se vengo deluso da uno di essi difficilmente il libro mi piacerà.
I gialli in genere si basano proprio su questi elementi e sfidano il lettore a immaginarsi, in base ai fatti narrati, chi sia il colpevole di turno. Certo, generalmente gli autori imbrogliano un pochino mostrando alcuni eventi in maniera tale che non abbiano il giusto risalto o che siano fuorvianti.
Però, quelli che io considero i gialli più belli, lasciano al lettore la possibilità di scoprire chi sia il colpevole: insomma non hanno fattori, tipo il deus ex machina, che risolvono ogni cosa dal nulla. Per questo motivo la logica di questo tipo di libri deve essere ferrea.
In genere mi capita spesso di notare dettagli non del tutto convincenti ma, nel caso in questione, l'autrice ha preso proprio un grosso abbaglio!
Il libro è “la confessione di fratello Haluin” di Ellis Peters (Ed. Teadue, 2001), il quindicesimo volume della serie di Fratello Cadfael.
Si tratta di gialli ad ambientazione medievale (Inghilterra, dal 1137 in poi...) con protagonista un monaco benedettino, esperto di erbe medicinali ed ex crociato, chiamato Cadfael.
Gli elementi caratteristici di questa serie sono:
- i vari aspetti della vita monastica
- la guerra per la conquista del trono inglese
- una storia d'amore
Esattamente: in ogni volume c'è una (o più!) storia d'amore le cui vicende si intrecciano, in genere, con un omicidio. La coppietta è quasi sempre innocente (per adesso ho trovato una sola eccezione) e, alla fine, l'amore trionfa (*1).
In particolare, in questo libro, il protagonista e un suo confratello arrivano per caso a un maniero, dove, il signore del posto li prega di fermarsi e celebrare l'indomani il matrimonio della figlia perché “non ci sono preti a disposizione nel villaggio e, chiamarne uno da fuori, richiederebbe molto tempo”. L'indomani arriva il promesso sposo ed, ecco l'errore, porta con sé un cavallo per la sua futura moglie con cui tornare alla propria residenza. Visto che la coppia di monaci si ferma solo per caso al maniero come è possibile che il promesso sposo venga sapendo di potersi sposare? Avrei capito una visita di cortesia, per prendere confidenza con la futura moglie, ma allora non avrebbe dovuto portarsi dietro il cavallo per lei. Se invece il matrimonio fosse stato effettivamente pianificato, allora il padre della sposa avrebbe dovuto da tempo prendere provvedimenti per procurarsi in anticipo un prete e non certo affidarsi alla sorte...
Oltretutto anche il finale della storia, dove tutti i nodi vengono al pettine, è molto peggiore di quello che mi ero immaginato io. Risparmio al lettore i dettagli che, senza aver letto il libro, non avrebbero senso.
Comunque questi libri sono piacevolissimi da leggere e li consiglio a tutti: anche a chi non è particolarmente attratto dai gialli.
Nota (*1): Si tratta di libri gialli, non rosa: l'elemento sentimentale rimane di sfondo!
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