sabato 31 luglio 2010
Post miserrimo
Post di servizio, stanco e svogliato: ero pure incerto se scrivere...
Il week-end, in teoria, avrei deciso di non fare aggiornamenti ma, spesso, posto comunque qualcosa.
Stamani sono stato a ritirare le analisi sangue/urine. Come dice il proverbio "chi cerca trova" e, per questo, non bisognerebbe mai farsi degli esami.
Non voglio tediare riportando, a uno a uno, i vari valori: sono tutti nella norma tranne uno. I trigliceridi sono leggermente più alti del dovuto (il colesterolo invece va bene).
Non so, credo si possa rimediare cambiando alimentazione (verificherò su internet).
Risultato: nella spesa per la cena (con amici) di domani ho eliminato le salsicce e, al loro posto, ho preso degli insipidi petti di pollo...
Ieri ho finito di rileggere la "Terra dai Molti Colori". Mi è piaciuta un po' meno di quanto ricordassi (direi 6.75). Ovviamente ho subito incominciato il secondo volume della serie ("Il collare d'oro").
Ah! finalmente ho aggiornato il post Blog Amici aggiungendo i link promessi.
Ne consiglio caldamente la lettura a tutti coloro che hanno voglia e tempo.
Oggi ho avuto ben tre (Edited: 4!) contatti dalla Russia: saltuariamente avevo avuto altre 2 o 3 visite da quel paese ma, tre (Edited: 4!) nello stesso giorno, è molto insolito.
Suppongo che, prima o poi, dovrò scrivere un post "Le origini dell'acronimo KGB" nel quale spiegare perché mi firmo così...
Eliminato il marcatore "Serial" perché non mi pare abbia senso.
Nuova versione della vignetta "Nazionale".
venerdì 30 luglio 2010
Le Avventure di Cavolina: Mai con uno sconosciuto (o con un conosciuto!) (Pt. 2/3)
Riassunto puntata precedente: la mamma di Cavolina è malata così, Patatina, la sorella maggiore, esce di casa, per andare a comprare una medicina. Sfortunatamente un malvagio mago, dalle sembianze di un bel giovane, cerca di approfittare di lei. Patatina si difende e riesce a sfuggire all'aggressore che, per ritorsione, le lancia contro un incantesimo che la trasforma lentamente in ragazza scrofetta.
La secondogenita, Mozzarella, esce a sua volta per andare a comprare la medicina per la mamma...
Le Avventure di Cavolina: Mai con uno sconosciuto (o con un conosciuto!) (Pt. 2/3)
Ma anche Mozzarella non tornò subito. La madre e le sorelle temevano il peggio e, i loro timori, furono confermati quando, dopo un'ora, Mozzarella rientrò piangendo in casa.
"Oh! madre! madre! cosa mi è successo!" - disse Mozzarella in lacrime.
"Raccontami, povera bimba mia!" - rispose la madre accarezzandole i ricci capelli bruni.
"Stavo andando dallo speziale quando, da un vicolo buio, un bellissimo ragazzo, dai lucenti denti bianchi, mi ha chiamato..."
"Come, anche tu!? Sarai subito scappata via da qullo sconosciuto spero?!" - disse la madre
"No madre, perché quel bel ragazzo sapeva il mio nome: mi ha chiamato proprio 'Mozzarella'!"
"Oh, ingenua figliola! anche se lui sapeva il tuo nome, non significava che non fosse uno sconosciuto! Ma dimmi cosa è successo poi?!" - Esclamò la madre.
"Oh, madre mia! lo ho seguita fiduciosa in un vicolo buio ed egli mi ha chiesto che cosa amassi fare. Io gli ho risposto che amo cantare e lui mi ha detto 'Allora ti farò cantare per me!' e mi ha afferrato per un braccio. Ho capito che cercava di rubare la mia virtù di pulzella. Così ho lottato a lungo con lui e mi sono difesa con le unghie e con i denti e, alla fine, sono riuscita a scappar via! Ma quel bel ragazzo doveva essere il diavolo perché mi ha lanciato un incantesimo e, anche a me, è sbucata questa!" - spiegò, piangendo, alla madre.
Giratasi, Mozzarella tirò su la veste e mostrò che, anche a lei, appena sopra il solco delle natiche, era sbucata una coda rosea da scrofetta.
A lungo le quattro donne si abbracciarono piangendo ma, alla fine, Cavolina si riebbe e disse:
"Madre, tu non hai ancora la tua medicina, ti prego lasciami andare! Non commetterò lo stesso errore delle mie sorelle!"
La mamma non voleva lasciare uscire la figlia più giovane ma, tanto questa insistette, che, alla fine, acconsentì.
Cavolina, che era la più furba delle tre sorelle, decise di raggiungere la casa dello speziale facendo un lungo giro, attraverso i campi intorno al paese, per evitare i pericolosi vicoli interni. Così, giunse sana e salva dallo speziale, e acquistò la medicina necessaria per la mamma.
Però adesso era stanca e, non le andava, di ritornare a casa riattraversando i campi.
"Se sto attenta e corro attraverso il paese senza mai fermarmi sicuramente, il misterioso giovane, mago o diavolo che sia, non potrà acchiapparmi..." - pensò Cavolina anche se, in cuor suo, era curiosa di vedere il giovane che le sue sorelle avevano trovato così bello.
Così, lesta, attraversò le vie deserte del paese ma, giunta a metà strada, udì una voce che la chiamava.
"E tu dovresti essere la bella Cavolina, vero?" - disse una suadente voce maschile proveniente da un vicolo buio.
"Chi sei? Chi mi chiama? Come conosci il mio nome? Anzi: non dirmi niente perché la mamma dice che non devo parlare con gli sconosciuti!" - rispose Cavolina.
"Ma noi non siamo sconosciuti! Le tue sorelle mi hanno parlato a lungo e bene di te! Mi hanno anche detto che sei bravissima a danzare: ti prego, mostrami come sai usare il tuo bel corpo!" - disse il giovane che, uscito dal vicolo, era illuminato dalla luce lunare.
"Ti prego, sono curioso di vedere se sei anche tu come le tue sorelle!" - la impetrò il giovane
Cavolina, squadrò il giovane dalla testa ai piedi e, lo trovò bellissimo, per i suoi capelli folti e ricci...
"Che male c'è a danzare per lui? Io sono veloce e, se prova ad avvicinarsi, scapperò via!" -pensò Cavolina.
Così lo seguì con circospezione nel vicolo e iniziò a danzare: sapeva che lo squardo di lui seguiva ogni suo movimento e accarezzava ogni sua curva, ed ella ne era compiaciuta.
La ragazza danzava veloce e continuava a osservare, con la coda dell'occhio, il bel giovane che, sempre attento, non distoglieva mai lo sguardo dal suo corpo.
"Certo che è proprio un bel ragazzo coi i suoi folti ricci, gli occhi lucenti e gli splendenti denti bianchi!" - pensò Cavolina. Poi, senza rendersene conto, iniziò a danzare, sempre più vicino a lui, sfiorandolo, ora con una mano, ora con i lunghi capelli biondi.
Improvvisamente Cavolina si ritrovò stretta fra le sue forti braccia e lanciò un urlo di paura!
"Zitta sciocchina! Voglio solo vedere se sei come le tue sorelle!" - disse, con un sorriso ammaliatore, il bel ragazzo.
Cavolina tutta accaldata, non solo per il ballo ma anche per uno strano fuoco che le bruciava dentro, lo guardò, incerta sul significato delle sue parole.
Ma ella, che era furba e di mente lesta, un attimo dopo, pensò: "Le mie sorelle hanno lottato contro di lui e, alla fine, tutto quello che hanno ottenuto è stato di farlo arrabbiare e di venire trasformate in scrofette. Forse io dovrei arrendermi e concedergli di buon grado il mio dono più prezioso?". Per un istante Cavolina esitò ma, poi, vedendo gli occhi del bel giovane fissi nei suoi, l'idea le parve così buona e astuta che le sembrò sciocco non attuarla.
(Fine della seconda parte)
La secondogenita, Mozzarella, esce a sua volta per andare a comprare la medicina per la mamma...
Le Avventure di Cavolina: Mai con uno sconosciuto (o con un conosciuto!) (Pt. 2/3)
Ma anche Mozzarella non tornò subito. La madre e le sorelle temevano il peggio e, i loro timori, furono confermati quando, dopo un'ora, Mozzarella rientrò piangendo in casa.
"Oh! madre! madre! cosa mi è successo!" - disse Mozzarella in lacrime.
"Raccontami, povera bimba mia!" - rispose la madre accarezzandole i ricci capelli bruni.
"Stavo andando dallo speziale quando, da un vicolo buio, un bellissimo ragazzo, dai lucenti denti bianchi, mi ha chiamato..."
"Come, anche tu!? Sarai subito scappata via da qullo sconosciuto spero?!" - disse la madre
"No madre, perché quel bel ragazzo sapeva il mio nome: mi ha chiamato proprio 'Mozzarella'!"
"Oh, ingenua figliola! anche se lui sapeva il tuo nome, non significava che non fosse uno sconosciuto! Ma dimmi cosa è successo poi?!" - Esclamò la madre.
"Oh, madre mia! lo ho seguita fiduciosa in un vicolo buio ed egli mi ha chiesto che cosa amassi fare. Io gli ho risposto che amo cantare e lui mi ha detto 'Allora ti farò cantare per me!' e mi ha afferrato per un braccio. Ho capito che cercava di rubare la mia virtù di pulzella. Così ho lottato a lungo con lui e mi sono difesa con le unghie e con i denti e, alla fine, sono riuscita a scappar via! Ma quel bel ragazzo doveva essere il diavolo perché mi ha lanciato un incantesimo e, anche a me, è sbucata questa!" - spiegò, piangendo, alla madre.
Giratasi, Mozzarella tirò su la veste e mostrò che, anche a lei, appena sopra il solco delle natiche, era sbucata una coda rosea da scrofetta.
A lungo le quattro donne si abbracciarono piangendo ma, alla fine, Cavolina si riebbe e disse:
"Madre, tu non hai ancora la tua medicina, ti prego lasciami andare! Non commetterò lo stesso errore delle mie sorelle!"
La mamma non voleva lasciare uscire la figlia più giovane ma, tanto questa insistette, che, alla fine, acconsentì.
Cavolina, che era la più furba delle tre sorelle, decise di raggiungere la casa dello speziale facendo un lungo giro, attraverso i campi intorno al paese, per evitare i pericolosi vicoli interni. Così, giunse sana e salva dallo speziale, e acquistò la medicina necessaria per la mamma.
Però adesso era stanca e, non le andava, di ritornare a casa riattraversando i campi.
"Se sto attenta e corro attraverso il paese senza mai fermarmi sicuramente, il misterioso giovane, mago o diavolo che sia, non potrà acchiapparmi..." - pensò Cavolina anche se, in cuor suo, era curiosa di vedere il giovane che le sue sorelle avevano trovato così bello.
Così, lesta, attraversò le vie deserte del paese ma, giunta a metà strada, udì una voce che la chiamava.
"E tu dovresti essere la bella Cavolina, vero?" - disse una suadente voce maschile proveniente da un vicolo buio.
"Chi sei? Chi mi chiama? Come conosci il mio nome? Anzi: non dirmi niente perché la mamma dice che non devo parlare con gli sconosciuti!" - rispose Cavolina.
"Ma noi non siamo sconosciuti! Le tue sorelle mi hanno parlato a lungo e bene di te! Mi hanno anche detto che sei bravissima a danzare: ti prego, mostrami come sai usare il tuo bel corpo!" - disse il giovane che, uscito dal vicolo, era illuminato dalla luce lunare.
"Ti prego, sono curioso di vedere se sei anche tu come le tue sorelle!" - la impetrò il giovane
Cavolina, squadrò il giovane dalla testa ai piedi e, lo trovò bellissimo, per i suoi capelli folti e ricci...
"Che male c'è a danzare per lui? Io sono veloce e, se prova ad avvicinarsi, scapperò via!" -pensò Cavolina.
Così lo seguì con circospezione nel vicolo e iniziò a danzare: sapeva che lo squardo di lui seguiva ogni suo movimento e accarezzava ogni sua curva, ed ella ne era compiaciuta.
La ragazza danzava veloce e continuava a osservare, con la coda dell'occhio, il bel giovane che, sempre attento, non distoglieva mai lo sguardo dal suo corpo.
"Certo che è proprio un bel ragazzo coi i suoi folti ricci, gli occhi lucenti e gli splendenti denti bianchi!" - pensò Cavolina. Poi, senza rendersene conto, iniziò a danzare, sempre più vicino a lui, sfiorandolo, ora con una mano, ora con i lunghi capelli biondi.
Improvvisamente Cavolina si ritrovò stretta fra le sue forti braccia e lanciò un urlo di paura!
"Zitta sciocchina! Voglio solo vedere se sei come le tue sorelle!" - disse, con un sorriso ammaliatore, il bel ragazzo.
Cavolina tutta accaldata, non solo per il ballo ma anche per uno strano fuoco che le bruciava dentro, lo guardò, incerta sul significato delle sue parole.
Ma ella, che era furba e di mente lesta, un attimo dopo, pensò: "Le mie sorelle hanno lottato contro di lui e, alla fine, tutto quello che hanno ottenuto è stato di farlo arrabbiare e di venire trasformate in scrofette. Forse io dovrei arrendermi e concedergli di buon grado il mio dono più prezioso?". Per un istante Cavolina esitò ma, poi, vedendo gli occhi del bel giovane fissi nei suoi, l'idea le parve così buona e astuta che le sembrò sciocco non attuarla.
giovedì 29 luglio 2010
La terra dai molti colori
Non avrei dovuto farlo...
Ultimamente non sto leggendo e, oltre tutto, continuo ad avere un sacco di libri ammezzati: per questo non dovrei assolutamente iniziare nuovi libri ma, invece, dovrei terminare quelli che sto ancora leggendo.
Eppure, non ho resistito e, ho ricominciato a leggere, quello che forse è, in assoluto, il mio libro preferito: "La terra dai molti colori".
In realtà questo libro fa parte di una quadrilogia dove, ogni volume, è migliore del precedente. Tecnicamente, quando dico che "La terra dai molti colori" è il mio libro preferito, intendo dire che, la quadrilogia nel suo complesso, è la mia opera preferita.
Non so quante volte lo ho letto (parlo al singolare ma, per una lettura, intendo tutta la quadrilogia!) ma, come minimo, penso almeno cinque volte e, forse, una decina.
L'altra settimana, ho trasferito dei libri da una libreria a un'altra e, riponendoli, ho notato questo volume. Per tutto questo tempo mi è capitato molte volte, di volgere lo sguardo verso la libreria e di resistere, a fatica, alla tentazione di riprenderlo in mano. Infine, questa sera, ho ceduto.
È difficile spiegare quanto questo libro mi piaccia: ci proverò con due esempi indiretti.
1) Chi mi conosce sa bene che, per natura, mi piace prestare libri, CD e DVD: mi pare un'ottima maniera per condividere emozioni ed esperienze e, terminato il prestito, per scambiarsi i reciproci punti di vista. Eppure di questo libro sono geloso e non credo di averlo mai prestato (beh, una volta, circa vent'anni fa, obtorto collo, perché mi era stato espressamente richiesto...).
2) Io ho una buona memoria però i nomi, specialmente se stranieri, non riesco mai a ricordarli. Questo, non a distanza di mesi, ma durante la lettura stessa di un libro! Ad esempio ricordo che, un determinato personaggio, ha un nome lungo, che inizia per "M" e con molte "k" nel mezzo ma, i nomi "Mikkenken" e "Mekenlkinn", sono per me praticamente indistinguibili... Invece, di questo libro, a distanza di anni, ricordo il nome di decine di personaggi.
Non provo a riassumerne la trama perché non le renderei giustizia. Posso dire che quello che mi piace di questo libro sono le numerosissime idee originali, la miriade di personaggi meravigliosi e, soprattutto, l'epico crescendo...
Inoltre l'autrice (perché è una donna: Julian May) eccelle nel rappresentare gli episodi d'azione bilanciando ritmo, dialoghi e descrizioni.
Proprio adesso, scrivendo, mi viene a mente che esiste una certa affinità fra la sua prosa e le immagini della Bigelow: ritmi e tempi in perfetta sintonia con i miei...
Concludo aggiungendo, per completezza d'informazione, che questa quadrilogia è strettamente connessa a una seconda quadrilogia (di ambientazione totalmente diversa!) tramite un nono libro che fa da cerniera.
Il libro "cerniera" è ottimo e anche questa seconda quadrilogia è molto bella anche se, ovviamente, non raggiunge il livello della prima...
Ultimamente non sto leggendo e, oltre tutto, continuo ad avere un sacco di libri ammezzati: per questo non dovrei assolutamente iniziare nuovi libri ma, invece, dovrei terminare quelli che sto ancora leggendo.
Eppure, non ho resistito e, ho ricominciato a leggere, quello che forse è, in assoluto, il mio libro preferito: "La terra dai molti colori".
In realtà questo libro fa parte di una quadrilogia dove, ogni volume, è migliore del precedente. Tecnicamente, quando dico che "La terra dai molti colori" è il mio libro preferito, intendo dire che, la quadrilogia nel suo complesso, è la mia opera preferita.
Non so quante volte lo ho letto (parlo al singolare ma, per una lettura, intendo tutta la quadrilogia!) ma, come minimo, penso almeno cinque volte e, forse, una decina.
L'altra settimana, ho trasferito dei libri da una libreria a un'altra e, riponendoli, ho notato questo volume. Per tutto questo tempo mi è capitato molte volte, di volgere lo sguardo verso la libreria e di resistere, a fatica, alla tentazione di riprenderlo in mano. Infine, questa sera, ho ceduto.
È difficile spiegare quanto questo libro mi piaccia: ci proverò con due esempi indiretti.
1) Chi mi conosce sa bene che, per natura, mi piace prestare libri, CD e DVD: mi pare un'ottima maniera per condividere emozioni ed esperienze e, terminato il prestito, per scambiarsi i reciproci punti di vista. Eppure di questo libro sono geloso e non credo di averlo mai prestato (beh, una volta, circa vent'anni fa, obtorto collo, perché mi era stato espressamente richiesto...).
2) Io ho una buona memoria però i nomi, specialmente se stranieri, non riesco mai a ricordarli. Questo, non a distanza di mesi, ma durante la lettura stessa di un libro! Ad esempio ricordo che, un determinato personaggio, ha un nome lungo, che inizia per "M" e con molte "k" nel mezzo ma, i nomi "Mikkenken" e "Mekenlkinn", sono per me praticamente indistinguibili... Invece, di questo libro, a distanza di anni, ricordo il nome di decine di personaggi.
Non provo a riassumerne la trama perché non le renderei giustizia. Posso dire che quello che mi piace di questo libro sono le numerosissime idee originali, la miriade di personaggi meravigliosi e, soprattutto, l'epico crescendo...
Inoltre l'autrice (perché è una donna: Julian May) eccelle nel rappresentare gli episodi d'azione bilanciando ritmo, dialoghi e descrizioni.
Proprio adesso, scrivendo, mi viene a mente che esiste una certa affinità fra la sua prosa e le immagini della Bigelow: ritmi e tempi in perfetta sintonia con i miei...
Concludo aggiungendo, per completezza d'informazione, che questa quadrilogia è strettamente connessa a una seconda quadrilogia (di ambientazione totalmente diversa!) tramite un nono libro che fa da cerniera.
Il libro "cerniera" è ottimo e anche questa seconda quadrilogia è molto bella anche se, ovviamente, non raggiunge il livello della prima...
mercoledì 28 luglio 2010
Melanzane ripiene al forno
Ma che brutta la nuova vignetta per il tag "Nazionale"!
Di solito sono, forse ingiustamente, molto fiero delle mie "opere" ma quest'ultima mi è proprio venuta male: vabbè, la rifarò con calma...
Oggi voglio iniziare a scrivere le ricette dei piatti che cucino. Non so a quanti lettori potrà interessare visto che, oltretutto, esistono n siti dedicati alla cucina dove, ottimi professionisti (e non), scrivono le loro ricette...
Però le mie ricette hanno il vantaggio di essere fatte e testate da un dilettante pigro e dalla scarsa manualità: proprio per questo, dovrebbero essere piuttosto semplici da realizzare.
Ingredienti per 2 persone (porzioni abbondanti!):
Istruzioni:
Nota (*): Il pangrattato lo si può comprare già pronto oppure fare col pane secco. Il pane secco deve essere tagliato a pezzetti (meglio farlo quando è solamente raffermo altrimenti poi è troppo duro!) e messo a essiccare in forno a 80 gradi per 30-40 minuti. Poi si mette nel frullatore elettrico ed è subito pronto...
Nota (**): Il prezzemolo lo compro fresco, poi lo trito e lo metto in dei vasetti nel frigo: si conserva bene ed è pratico.
Nota (***): Per le melanzane GRANDI usare circa il 50% di ingredienti in più. Usate il buon senso: se l'aglio non vi piace mettetene di meno; se invece, il suo odore, quasi non si sente, aggiungetene un po'!
Nota (****): Io uso il concentrato di pomodoro in tubetti...
Di solito sono, forse ingiustamente, molto fiero delle mie "opere" ma quest'ultima mi è proprio venuta male: vabbè, la rifarò con calma...
Oggi voglio iniziare a scrivere le ricette dei piatti che cucino. Non so a quanti lettori potrà interessare visto che, oltretutto, esistono n siti dedicati alla cucina dove, ottimi professionisti (e non), scrivono le loro ricette...
Però le mie ricette hanno il vantaggio di essere fatte e testate da un dilettante pigro e dalla scarsa manualità: proprio per questo, dovrebbero essere piuttosto semplici da realizzare.
Ingredienti per 2 persone (porzioni abbondanti!):
- 2 melanzane grandi oppure 3 piccole
- Pangrattato (*) (circa 7 cucchiai abbondanti)
- Aglio
- Prezzemolo (**)
- Olio di oliva
- Opzionale: Acciughe
- Opzionale: Concentrato di pomodoro
Istruzioni:
- Accendere il forno (in maniera che sia caldo quando le melanzane sono pronte) e portarlo a 160 gradi
- In una ciotolina preparare il ripieno
- Mettere circa 2 cucchiai abbondanti di pangrattato per ogni melanzana PICCOLA (***)
- Aggiungere 1 cucchiaio abbondante di prezzemolo tritato per ogni melanzana PICCOLA (***)
- Aggiungere uno spicchio di aglio grande, tritato finemente, per ogni melanzana PICCOLA (***)
- Opzionale: Aggiungere 2 acciughe tritate per ogni melanzana PICCOLA (***)
- Opzionale: Aggiungere un cucchiaio RASO (non abbondante!) di concentrato di pomodoro (****) per ogni melanzana PICCOLA (***)
- Salare e "pepare" a piacere: ma attenzione a non eccedere col sale (direi un pizzichino per ogni melanzana PICCOLA)
- Amalgamare bene il tutto aggiungendo l'olio di oliva. Non eccedere: basta che l'impasto ne sia bagnato non intriso! (l'olio, oltre che per insaporire, servirà per tenere assieme i vari ingredienti quando l'impasto verrà spalmato sopra le melanzane)
- Preparare le melanzane:
- Lavare e asciugare le melanzane
- Togliere il picciolo
- Tagliare a metà ogni melanzana (suggerisco di posare ogni melanzana sul tavolo in maniera che sia in equilibrio e poi di ruotarla di 90 gradi prima di tagliarla longitudinalmente)
- Incidere con il coltello la parte interna di ogni semi-melanzanza in maniera da formare un griglia: in questa maniera l'impasto penetrerà all'interno durante la cottura
- Mettere l'impasto preparato sulla superficie incisa della melanzana
- Infornare: io suggerisco 40 minuti a 160 gradi ma tutto dipende dal vostro forno quindi occhio! Se il pangrattato si imbrunisce troppo velocemente abbassate la temperatura...
Nota (*): Il pangrattato lo si può comprare già pronto oppure fare col pane secco. Il pane secco deve essere tagliato a pezzetti (meglio farlo quando è solamente raffermo altrimenti poi è troppo duro!) e messo a essiccare in forno a 80 gradi per 30-40 minuti. Poi si mette nel frullatore elettrico ed è subito pronto...
Nota (**): Il prezzemolo lo compro fresco, poi lo trito e lo metto in dei vasetti nel frigo: si conserva bene ed è pratico.
Nota (***): Per le melanzane GRANDI usare circa il 50% di ingredienti in più. Usate il buon senso: se l'aglio non vi piace mettetene di meno; se invece, il suo odore, quasi non si sente, aggiungetene un po'!
Nota (****): Io uso il concentrato di pomodoro in tubetti...
martedì 27 luglio 2010
La nazionale a Brandelli
Chi è stato il peggiore allenatore della nazionale di calcio italiana?
Francamente non ne ho idea perché, la mia esperienza calcistica, è estremamente limitata. Inoltre non ho conoscenze "storiche" di calcio: se mi capita, spippolando (*), di trovare una partita in B/N, cambio subito canale.
Il primo allenatore di cui ho qualche memoria è Enzo Pearzot (allenatore nel 1982 e, forse,anche nel 1978 e nel 1986). A quel tempo non seguivo le partite e, quindi, non ho nessuna idea delle sue capacità tecniche. Ricordo che fumava la pipa ma, forse, mi confondo col presidente Alessandro Bertini...
Poi ricordo Azeglio Lontani. Continuavo a non seguire il calcio ma l'odiavo perché non faceva giocare Roberto Paggio (che, col senno di poi, credo si possa definire l'unico fuoriclasse italiano degli ultimi 30 anni).
Nel 1994, mondiale negli USA, avevamo Arrighetto Bisacce. Secondo me la sua nazionale era fortissima e, perdemmo la finale col Brasile, solo perché si giocò sotto il sole di mezzodì... Bisacce mi era simpatico ma, anche allora, non seguivo il calcio e, quindi, non lo posso giudicare.
Nei mondiali di Francia e Corea non ricordo chi fosse l'allenatore...
Ho controllato su internet: furono Cesare Malbini nel 1998 e Giovanni Trapanettoni nel 2002.
L'unico su cui posso dire qualcosa è Trapanettoni: l'aver fatto bene, in una piazza difficile come quella fiorentina, significa che di calcio ci capiva... Credo che, se non si fosse giocato contro i coreani truffaldini, si sarebbe potuti arrivare molto avanti.
Di Cesare Malbini ricordo l'imitazione di Teo Teogoli che lo rappresentava un po' "spaesato".
2006: Marcello Pippi, parentesi Roberto Donaregali e, ancora Pippi, per il gran mondiale del 2010.
Probabilmente questo post l'ho impostato male: avrei dovuto scrivere che, seguo un po' attentamente il calcio solo dal 2007, e tralasciare i commenti, sostanzialmente inutili, sugli allenatori sui quali non ho niente da dire...
Ma ormai le parole sono scritte e, come dice il proverbio latino, non volano più via.
Comunque con Donaregali ce l'avevo: mi irritava il fatto che fosse stato nominato commissario tecnico con pochi meriti acquisiti ma, soprattutto, grazie all'aiuto del suo ex-compagno di squadra Demetrio Alberini. Poi quelle interviste, dove parlava con aria sonnolenta, confermarono i miei dubbi. Ricordo che, quando fu chiamato ad allenare il Napoli, mi feci delle grasse risate pensando a quanto sarebbe potuto andare avanti con De Alloris...
É difficile giudicare Pippi: nell'ultimo mondiale, con molta presunzione e zittendo, con stizzita ironia, tutti coloro che nutrivano qualche dubbio sulle convocazioni, ha praticamente sbagliato tutto ciò che era possibile sbagliare e, i risultati, si sono visti.
Certo che, nel 2006, aveva vinto: probabilmente beneficiò del credito di fortuna accumulato nelle passate edizioni però, anche la squadra, aveva degli elementi estremamente validi.
Considerati anche i successi ottenuti in squadre di club, direi che Pippi è un buon allenatore che ha peccato di superbia nell'ultimo mondiale (credendo che fossero le sue idee e non i giocatori a vincere in campo).
Cosa aspettarsi quindi dal nuovo tecnico Cesare Brandelli?
Brandelli lo conosco bene perché ho visto, la maggior parte delle partite della Fiorentina, giocate negli ultimi 3 anni.
Per prima cosa non capisco come mai i tifosi lo osannassero tanto: forse scambiavano la sua aria triste e avvilita come serietà e preparazione? boh...
Da quello che ho visto io i difetti di Brandelli sono:
Boh... se ci penso ne troverei tante altre di cose che non mi andavano di Brandelli...
Il punto è che, non so se Brandelli sarà il peggior allenatore dell'Italia (difficile fare peggio di Donaregali), però dubito che possa essere fra i migliori.
Certo il lavoro del selezionatore è diverso da quello dell'allenatore di una squadra di club: magari il non avere schemi o idee da insegnare alla squadra potrebbe rivelarsi un punto di forza...
Nota (*): Spippolare = premere i pulsanti ("pippoli") del telecomando freneticamente, ovvero, cambiare canale spesso e frequentemente.
Francamente non ne ho idea perché, la mia esperienza calcistica, è estremamente limitata. Inoltre non ho conoscenze "storiche" di calcio: se mi capita, spippolando (*), di trovare una partita in B/N, cambio subito canale.
Il primo allenatore di cui ho qualche memoria è Enzo Pearzot (allenatore nel 1982 e, forse,anche nel 1978 e nel 1986). A quel tempo non seguivo le partite e, quindi, non ho nessuna idea delle sue capacità tecniche. Ricordo che fumava la pipa ma, forse, mi confondo col presidente Alessandro Bertini...
Poi ricordo Azeglio Lontani. Continuavo a non seguire il calcio ma l'odiavo perché non faceva giocare Roberto Paggio (che, col senno di poi, credo si possa definire l'unico fuoriclasse italiano degli ultimi 30 anni).
Nel 1994, mondiale negli USA, avevamo Arrighetto Bisacce. Secondo me la sua nazionale era fortissima e, perdemmo la finale col Brasile, solo perché si giocò sotto il sole di mezzodì... Bisacce mi era simpatico ma, anche allora, non seguivo il calcio e, quindi, non lo posso giudicare.
Nei mondiali di Francia e Corea non ricordo chi fosse l'allenatore...
Ho controllato su internet: furono Cesare Malbini nel 1998 e Giovanni Trapanettoni nel 2002.
L'unico su cui posso dire qualcosa è Trapanettoni: l'aver fatto bene, in una piazza difficile come quella fiorentina, significa che di calcio ci capiva... Credo che, se non si fosse giocato contro i coreani truffaldini, si sarebbe potuti arrivare molto avanti.
Di Cesare Malbini ricordo l'imitazione di Teo Teogoli che lo rappresentava un po' "spaesato".
2006: Marcello Pippi, parentesi Roberto Donaregali e, ancora Pippi, per il gran mondiale del 2010.
Probabilmente questo post l'ho impostato male: avrei dovuto scrivere che, seguo un po' attentamente il calcio solo dal 2007, e tralasciare i commenti, sostanzialmente inutili, sugli allenatori sui quali non ho niente da dire...
Ma ormai le parole sono scritte e, come dice il proverbio latino, non volano più via.
Comunque con Donaregali ce l'avevo: mi irritava il fatto che fosse stato nominato commissario tecnico con pochi meriti acquisiti ma, soprattutto, grazie all'aiuto del suo ex-compagno di squadra Demetrio Alberini. Poi quelle interviste, dove parlava con aria sonnolenta, confermarono i miei dubbi. Ricordo che, quando fu chiamato ad allenare il Napoli, mi feci delle grasse risate pensando a quanto sarebbe potuto andare avanti con De Alloris...
É difficile giudicare Pippi: nell'ultimo mondiale, con molta presunzione e zittendo, con stizzita ironia, tutti coloro che nutrivano qualche dubbio sulle convocazioni, ha praticamente sbagliato tutto ciò che era possibile sbagliare e, i risultati, si sono visti.
Certo che, nel 2006, aveva vinto: probabilmente beneficiò del credito di fortuna accumulato nelle passate edizioni però, anche la squadra, aveva degli elementi estremamente validi.
Considerati anche i successi ottenuti in squadre di club, direi che Pippi è un buon allenatore che ha peccato di superbia nell'ultimo mondiale (credendo che fossero le sue idee e non i giocatori a vincere in campo).
Cosa aspettarsi quindi dal nuovo tecnico Cesare Brandelli?
Brandelli lo conosco bene perché ho visto, la maggior parte delle partite della Fiorentina, giocate negli ultimi 3 anni.
Per prima cosa non capisco come mai i tifosi lo osannassero tanto: forse scambiavano la sua aria triste e avvilita come serietà e preparazione? boh...
Da quello che ho visto io i difetti di Brandelli sono:
- La squadra non aveva né gioco né schemi
- In particolare le azioni da fermo (punizioni e angoli) andavano tutte sprecate
- Ignorava i giovani (i minori di 22 anni non potevano capire i suoi schemi...)
- Prendeva delle "fisse" con alcuni giocatori facendoli giocare anche quando fuori forma
- Non parlava con i giocatori
- Cambiava i giocatori troppo tardi (ultimi 10-5 minuti)...
- ...e comunque, spesso, le sostituzioni erano dubbie
- Insomma non sapeva leggere la partita in corso e, tatticamente, era scadente
- Ha fatto comprare alla Fiorentina tutti i suoi ex-giocatori
- Giocatori che avevano fatto bene venivano messi da parte senza ragioni apparenti (vedi Osvaldu, Reginaldu, Papa Waigu)
- Aveva sempre i capelli unti
Boh... se ci penso ne troverei tante altre di cose che non mi andavano di Brandelli...
Il punto è che, non so se Brandelli sarà il peggior allenatore dell'Italia (difficile fare peggio di Donaregali), però dubito che possa essere fra i migliori.
Certo il lavoro del selezionatore è diverso da quello dell'allenatore di una squadra di club: magari il non avere schemi o idee da insegnare alla squadra potrebbe rivelarsi un punto di forza...
Nota (*): Spippolare = premere i pulsanti ("pippoli") del telecomando freneticamente, ovvero, cambiare canale spesso e frequentemente.
lunedì 26 luglio 2010
Muratetto
Questo week-end mi sono dedicato al mestiere di muratore...
Sul tetto ho infatti una fila di tegole dove, il vecchio cemento, si è trasformato in polvere. In pratica, tolgo il cemento troppo friabile e, ne metto del nuovo, cercando di ricostruire la struttura originale.
Alcune considerazioni in ordine sparso.
La "ricetta" per fare il cemento è: 1 parte di Portland 325, 4 parti di sabbia e 1 parte di acqua. In realtà di acqua ne serve un 15% in più. È buffo che, con la quantità giusta d'acqua, l'amalgama risultante è molto densa ma, basta aggiungerne un po' troppa (diciamo il 30%) che si ottiene un cemento super liquido.
Io ho preso il dosaggio molto seriamente e, con i miei bricchini per fare le dosi, sembro più un alchimista che un muratore!
Per me la cosa più faticosa è mischiare insieme il cemento con la sabbia e l'acqua. Un po' anche perché, lavorando sul tetto, il dover stare piegati e in equilibrio incerto, rende tutto più difficoltoso. Inoltre il movimento del braccio per mischiare i componenti è piuttosto insolito: inutile dire che mi è venuta subito una galla (*).
Il cemento lo ho comprato in una mesticheria (4€ per 25Kg.) la sabbia invece me la procuro dal mio pezzo di terra. Stando in una stretta valle ci sono numerosi punti dove l'acqua piovana accumula la sabbia che porta via dalle balze (**).
L'unico impiccio è che la sabbia deve essere filtrata perché, ovviamente, ci sono sassolini, foglie e rametti.
Zona raccolta sabbia
I sassolini neri non vanno raccolti!
Per filtrarla, la prima volta, ho usato una zanzariera di una finestra (ha l'intelaiatura di legno e quindi la posso rimuovere facilmente). Oggi invece, avendo trovato della rete per zanzariere non usata, la ho applicata a una scatola e ho così costruito un oggetto che ho chiamato "setaccio".
Terra da setacciare
Setaccio e sabbia filtrata
In realtà l'invenzione potrebbe essere notevolmente migliorata ma non sto a dilungarmi nei dettagli...
I problemi che si hanno a lavorare sul tetto sono molteplici: bisogna stare attenti a non cadere, bisogna stare attenti a non rompere le tegole, bisogna stare attenti ai nidi di vespe, si ha poco spazio per muoversi e tenere i vari oggetti, il tetto è in pendenza (e gli oggetti, per qualche strano motivo, tendono a rotolare via), bisogna portarsi dietro tutto il materiale che serve (***) e, se si dimentica qualcosa, bisogna riscendere per prenderla...
Nel complesso è faticoso (soprattutto la fase preparatoria) ma però, la fase dell'applicazione del cemento, è divertente...
Per adesso ci ho lavorato sulle cinque ore in due giorni, dalle 18:00 alle 20:00, del sabato e della domenica, ma ancora, probabilmente perché non sono troppo abile, sono a meno della metà del lavoro che mi sono prefissato di fare. Il prossimo week-end sperò di concludere.
Parte nuova
Parte vecchia
Parte nuova a sinistra, vecchia a destra
Nota (*): ho una pelle delicatissima che si rompe subito al minimo sforzo: se vado in bicicletta per due ore mi viene una galla, se avvito dieci viti mi viene una galla, se gioco a tennis per mezz'ora mi viene una galla e così via... Oltretutto, per rimarginarsi, impiega il doppio del normale!
Nota (**): per chi non lo sapesse le balze sono queste...
Nota (***): quello che mi porto sul tetto: 2 cazzuole (1 grande e 1 media), un secchio con il cemento, un secchio con la sabbia, un secchio con l'acqua, un secchio con detriti di mattone (che mi servono per ricostruire quello che distruggo...) che poi uso per preparare la malta di cemento, un annaffiatoio pieno d'acqua (per bagnare il tetto dove lavoro), una scopetta per pulire (lasciare troppo sudicio rende il tetto scivoloso) con relativa paletta, insetticida contro le vespe, martello e scalpello, spugna e, ovviamente, il mio misurino: un bricco di vetro per peperoni...
Il cemento è sigillato in un doppio sacchetto di spazzatura...
Sul tetto ho infatti una fila di tegole dove, il vecchio cemento, si è trasformato in polvere. In pratica, tolgo il cemento troppo friabile e, ne metto del nuovo, cercando di ricostruire la struttura originale.
Alcune considerazioni in ordine sparso.
La "ricetta" per fare il cemento è: 1 parte di Portland 325, 4 parti di sabbia e 1 parte di acqua. In realtà di acqua ne serve un 15% in più. È buffo che, con la quantità giusta d'acqua, l'amalgama risultante è molto densa ma, basta aggiungerne un po' troppa (diciamo il 30%) che si ottiene un cemento super liquido.
Io ho preso il dosaggio molto seriamente e, con i miei bricchini per fare le dosi, sembro più un alchimista che un muratore!
Per me la cosa più faticosa è mischiare insieme il cemento con la sabbia e l'acqua. Un po' anche perché, lavorando sul tetto, il dover stare piegati e in equilibrio incerto, rende tutto più difficoltoso. Inoltre il movimento del braccio per mischiare i componenti è piuttosto insolito: inutile dire che mi è venuta subito una galla (*).
Il cemento lo ho comprato in una mesticheria (4€ per 25Kg.) la sabbia invece me la procuro dal mio pezzo di terra. Stando in una stretta valle ci sono numerosi punti dove l'acqua piovana accumula la sabbia che porta via dalle balze (**).
L'unico impiccio è che la sabbia deve essere filtrata perché, ovviamente, ci sono sassolini, foglie e rametti.
Per filtrarla, la prima volta, ho usato una zanzariera di una finestra (ha l'intelaiatura di legno e quindi la posso rimuovere facilmente). Oggi invece, avendo trovato della rete per zanzariere non usata, la ho applicata a una scatola e ho così costruito un oggetto che ho chiamato "setaccio".
In realtà l'invenzione potrebbe essere notevolmente migliorata ma non sto a dilungarmi nei dettagli...
I problemi che si hanno a lavorare sul tetto sono molteplici: bisogna stare attenti a non cadere, bisogna stare attenti a non rompere le tegole, bisogna stare attenti ai nidi di vespe, si ha poco spazio per muoversi e tenere i vari oggetti, il tetto è in pendenza (e gli oggetti, per qualche strano motivo, tendono a rotolare via), bisogna portarsi dietro tutto il materiale che serve (***) e, se si dimentica qualcosa, bisogna riscendere per prenderla...
Nel complesso è faticoso (soprattutto la fase preparatoria) ma però, la fase dell'applicazione del cemento, è divertente...
Per adesso ci ho lavorato sulle cinque ore in due giorni, dalle 18:00 alle 20:00, del sabato e della domenica, ma ancora, probabilmente perché non sono troppo abile, sono a meno della metà del lavoro che mi sono prefissato di fare. Il prossimo week-end sperò di concludere.
Nota (*): ho una pelle delicatissima che si rompe subito al minimo sforzo: se vado in bicicletta per due ore mi viene una galla, se avvito dieci viti mi viene una galla, se gioco a tennis per mezz'ora mi viene una galla e così via... Oltretutto, per rimarginarsi, impiega il doppio del normale!
Nota (**): per chi non lo sapesse le balze sono queste...
Nota (***): quello che mi porto sul tetto: 2 cazzuole (1 grande e 1 media), un secchio con il cemento, un secchio con la sabbia, un secchio con l'acqua, un secchio con detriti di mattone (che mi servono per ricostruire quello che distruggo...) che poi uso per preparare la malta di cemento, un annaffiatoio pieno d'acqua (per bagnare il tetto dove lavoro), una scopetta per pulire (lasciare troppo sudicio rende il tetto scivoloso) con relativa paletta, insetticida contro le vespe, martello e scalpello, spugna e, ovviamente, il mio misurino: un bricco di vetro per peperoni...
venerdì 23 luglio 2010
Le Avventure di Cavolina: mai con uno sconosciuto (o un conosciuto!) (Pt. 1/3)
A grande richiesta, ecco finalmente una nuova avventura di Cavolina!
Le prossime puntate verrano pubblicate venerdì 30 luglio e venerdì 6 agosto.
Le Avventure di Cavolina: Mai con uno sconosciuto (o con un conosciuto!) (Pt. 1/3)
In una casina, in un paesino di campagna, viveva una felice famigliola composta da mamma, papà e le loro tre giovani e belle figlie. Il padre era un buon mercante che non faceva mancare niente alla moglie e, soprattutto, alle figlie: non solo esse avevano begli abiti e gioielli deliziosi, ma i genitori le facevano studiare anche danza, canto e musica; Inoltre, tutta la famiglia, era molto religiosa e generosa nell'aiutare i bisognosi.
La figlia più grande si chiamava Patatina: era bionda e un po' rotondetta ma molto carina; era sempre sorridente e felice di aiutare la mamma e le sorelle minori. Patatina era la più devota e amava suonare il cembalo.
La seconda figlia si chiamava Mozzarella: aveva la pella lattea e dei bellissimi capelli ricci castani che spazzolava in continuazione; come la sorella maggiore, ella era molto gentile e ubbidiente. Sicuramente Mozzarella era la figlia più laboriosa e dalla voce più bella.
La più piccola era Cavolina: come la sorella più grande anch'ella era bionda e, dalla madre, aveva ereditato i suoi dolcissimi occhioni azzurri; era la più furba e la più curiosa delle tre sorelle ma, anch'essa era di natura gentile e buona. Cavolina era la più studiosa e preferiva danzare.
Un giorno il padre dovette andare in una città lontana per concludere un affare. Quindi, affidate la moglie e le figlie a Dio, partì sul suo carro carico di mercanzie.
Una sera la mamma, che non si sentiva bene, chiamò la figlia più grande, Patatina, e le dette un soldo d'argento per andare a comprarle una medicina dallo speziale.
Ora, dovete sapere, che, sia il padre che la madre, amavano moltissime le loro figliole e, quindi, le tenevano ben protette dal mondo esterno. Per questo, le facevano uscire da sole di casa, solamente la domenica per andare alla Santa Messa. La mamma era quindi preoccupata a fare uscire di casa, al buio, e per giunta da sola, la sua primogenita. Più volte, raccomandò alla figlia di non rivolgere la parola agli estranei soprattutto se uomini.
Patatina assicurò la madre che sarebbe stata attenta. Indossata una mantellina scura, disse che sarebbe tornata subito e uscì chiudendosi l'uscio alle spalle.
Ma Patatina non tornò subito. La madre iniziò a piangere per la preoccupazione mentre, le sorelle minori, cercavano di tranquillizarla dicendole che Patatina sarebbe presto tornata.
Passata un'ora, le tre donne erano ormai tutte preoccupate, non sapendo che pensare, quando, improvvisamente, l'uscio si spalancò e Patatina, tutta trafelata, entrò in casa.
"Oh! madre! madre! cosa mi è successo!" - disse Patatina in lacrime.
"Raccontami, povera bambina mia!" - rispose la madre accarezzandole i capelli biondi.
"Stavo andando dallo speziale quando, da un vicolo buio, un bel ragazzo, dagli occhi lucenti, mi ha chiamato..."
"Patatina! Ti avevo detto di non rivolgere la parola agli uomini sconosciuti!" - l'interruppe la mamma.
"Sì cara mamma, ma egli era un bel ragazzo, e non un uomo..."
"Uomo o ragazzo fa lo stesso! Ma dimmi cosa è successo poi?" - spiegò la madre a Patatina e, alle altre due figlie, che ascoltavano accanto.
"Sono andata con lui nel vicolo ed egli, sempre gentile, mi ha chiesto che cosa amassi. Io gli ho risposto che amo suonare il cembalo e lui, afferrandomi in malo modo, mi ha detto 'Allora amerai suonare il mio strumento!'. Siccome ho capito che voleva attentare alla mia virtù mi sono difesa con tutte le mie forze e, alla fine, sono riuscita a scappare!"
"Hai fatto bene, mia coraggiosa figliola, a non cedere alle lusinghe di quel ragazzo!" - disse la madre.
"Lo so, madre, ma poi, aihme!, quel bel ragazzo, doveva essere uno stregone perché, non potendomi avere, mi ha lanciato un sortilegio e mi ha fatto sbucare questa!" - disse Patatina girandosi e sollevando la gonna.
Dalla sottoveste sbucava una corta codina rosea tutta arrotolata a forma di molla.
"Ma quella è una codina da scrofetta!" - disse la madre facendosi il segno della croce.
"Sì mamma, è proprio quello che mi ha detto il mago lanciandomi l'incantesimo! E non è tutto: sento di stare ancora mutando!" - continuò Patatina piangendo.
A lungo le quattro donne si abbracciarono piangendo ma, alla fine, Mozzarella si riebbe per prima e disse:
"Ma madre, tu non hai ancora la tua medicina! Dammi un soldo che andrò io dallo speziale!"
La mamma, non voleva mandarla fuori a tarda ora, perché temeva per la virtù della figlia. Poi, però, iniziando a sentirsi più debole, si lasciò convincere e le dette il soldo d'argento per la medicina.
Così Mozzarella uscì dicendo che sarebbe tornata presto.
(Fine della prima parte)
Le prossime puntate verrano pubblicate venerdì 30 luglio e venerdì 6 agosto.
Le Avventure di Cavolina: Mai con uno sconosciuto (o con un conosciuto!) (Pt. 1/3)
In una casina, in un paesino di campagna, viveva una felice famigliola composta da mamma, papà e le loro tre giovani e belle figlie. Il padre era un buon mercante che non faceva mancare niente alla moglie e, soprattutto, alle figlie: non solo esse avevano begli abiti e gioielli deliziosi, ma i genitori le facevano studiare anche danza, canto e musica; Inoltre, tutta la famiglia, era molto religiosa e generosa nell'aiutare i bisognosi.
La figlia più grande si chiamava Patatina: era bionda e un po' rotondetta ma molto carina; era sempre sorridente e felice di aiutare la mamma e le sorelle minori. Patatina era la più devota e amava suonare il cembalo.
La seconda figlia si chiamava Mozzarella: aveva la pella lattea e dei bellissimi capelli ricci castani che spazzolava in continuazione; come la sorella maggiore, ella era molto gentile e ubbidiente. Sicuramente Mozzarella era la figlia più laboriosa e dalla voce più bella.
La più piccola era Cavolina: come la sorella più grande anch'ella era bionda e, dalla madre, aveva ereditato i suoi dolcissimi occhioni azzurri; era la più furba e la più curiosa delle tre sorelle ma, anch'essa era di natura gentile e buona. Cavolina era la più studiosa e preferiva danzare.
Un giorno il padre dovette andare in una città lontana per concludere un affare. Quindi, affidate la moglie e le figlie a Dio, partì sul suo carro carico di mercanzie.
Una sera la mamma, che non si sentiva bene, chiamò la figlia più grande, Patatina, e le dette un soldo d'argento per andare a comprarle una medicina dallo speziale.
Ora, dovete sapere, che, sia il padre che la madre, amavano moltissime le loro figliole e, quindi, le tenevano ben protette dal mondo esterno. Per questo, le facevano uscire da sole di casa, solamente la domenica per andare alla Santa Messa. La mamma era quindi preoccupata a fare uscire di casa, al buio, e per giunta da sola, la sua primogenita. Più volte, raccomandò alla figlia di non rivolgere la parola agli estranei soprattutto se uomini.
Patatina assicurò la madre che sarebbe stata attenta. Indossata una mantellina scura, disse che sarebbe tornata subito e uscì chiudendosi l'uscio alle spalle.
Ma Patatina non tornò subito. La madre iniziò a piangere per la preoccupazione mentre, le sorelle minori, cercavano di tranquillizarla dicendole che Patatina sarebbe presto tornata.
Passata un'ora, le tre donne erano ormai tutte preoccupate, non sapendo che pensare, quando, improvvisamente, l'uscio si spalancò e Patatina, tutta trafelata, entrò in casa.
"Oh! madre! madre! cosa mi è successo!" - disse Patatina in lacrime.
"Raccontami, povera bambina mia!" - rispose la madre accarezzandole i capelli biondi.
"Stavo andando dallo speziale quando, da un vicolo buio, un bel ragazzo, dagli occhi lucenti, mi ha chiamato..."
"Patatina! Ti avevo detto di non rivolgere la parola agli uomini sconosciuti!" - l'interruppe la mamma.
"Sì cara mamma, ma egli era un bel ragazzo, e non un uomo..."
"Uomo o ragazzo fa lo stesso! Ma dimmi cosa è successo poi?" - spiegò la madre a Patatina e, alle altre due figlie, che ascoltavano accanto.
"Sono andata con lui nel vicolo ed egli, sempre gentile, mi ha chiesto che cosa amassi. Io gli ho risposto che amo suonare il cembalo e lui, afferrandomi in malo modo, mi ha detto 'Allora amerai suonare il mio strumento!'. Siccome ho capito che voleva attentare alla mia virtù mi sono difesa con tutte le mie forze e, alla fine, sono riuscita a scappare!"
"Hai fatto bene, mia coraggiosa figliola, a non cedere alle lusinghe di quel ragazzo!" - disse la madre.
"Lo so, madre, ma poi, aihme!, quel bel ragazzo, doveva essere uno stregone perché, non potendomi avere, mi ha lanciato un sortilegio e mi ha fatto sbucare questa!" - disse Patatina girandosi e sollevando la gonna.
Dalla sottoveste sbucava una corta codina rosea tutta arrotolata a forma di molla.
"Ma quella è una codina da scrofetta!" - disse la madre facendosi il segno della croce.
"Sì mamma, è proprio quello che mi ha detto il mago lanciandomi l'incantesimo! E non è tutto: sento di stare ancora mutando!" - continuò Patatina piangendo.
A lungo le quattro donne si abbracciarono piangendo ma, alla fine, Mozzarella si riebbe per prima e disse:
"Ma madre, tu non hai ancora la tua medicina! Dammi un soldo che andrò io dallo speziale!"
La mamma, non voleva mandarla fuori a tarda ora, perché temeva per la virtù della figlia. Poi, però, iniziando a sentirsi più debole, si lasciò convincere e le dette il soldo d'argento per la medicina.
Così Mozzarella uscì dicendo che sarebbe tornata presto.
giovedì 22 luglio 2010
(Le code per) Gli esami non finiscono mai
Ricordate i miei dolori articolari?
Il giorno dopo mi sono deciso ad andare dal dottore: come mi capita sempre (*) c'era il sostituto, anzi la sostituta. Una ragazzotta paffuta che stava molto attenta a cercare di apparire professionale.
Le ho spiegato le mie teorie, specialmente quella sulla malattia di Lyme, ma le ha scartate.
Ha scartato l'ipotesi malattia di Lyme perché non mi è comparso il "classico" eritema ovale migrante. In effetti, era consapevole, che questo eritema si manifesta solo l'80% delle volte ma, per qualche motivo, ella interpretava 80% come "praticamente sempre"; io, sarà per colpa della mia mentalità matematica, interpreto 80% come 4 volte su 5...
La sua ipotesi è che, il mio problema, sia una forma di tunnel carpiale: così le ho chiesto come mai si è manifestato contemporaneamente al dolore al dito del piede... Non mi ha convinto molto: ha detto che si tratta di una coincidenza o di una cattiva postura indotta dal dolore alla mano (**)!
Comunque mi ha prescritto l'esame delle urine e del sangue. Da queste parti i prelievi vengono effettuati il martedì, giovedì e sabato dalle 7:15 alle 9:30.
In questo periodo mi alzo piuttosto presto quindi ho deciso di arrivare con largo anticipo per essere fra i primi...
Alle 6:45 sono arrivato alla USL e ho trovato una mandria di vecchietti (***) fuori dalla porta (ancora chiusa) ad aspettare. Ne ho contati una quarantina ma, altri, continuavano ad arrivare!
Sono rimasto sul posto una decina di minuti poi, mi son detto che c'era troppo da aspettare, e sono venuto via: riproverò sabato verso le 9:00...
Nota (*): beh, 2 volte su 3...
Nota (**): Intendiamoci, il dolore è leggerissimo e, mi sono rivolto al dottore, più per curiosità che per necessità...
Nota (***): Beh, principalmente (80% ?) vecchietti: non mi stupirei se io fossi stato il più giovane!
Il giorno dopo mi sono deciso ad andare dal dottore: come mi capita sempre (*) c'era il sostituto, anzi la sostituta. Una ragazzotta paffuta che stava molto attenta a cercare di apparire professionale.
Le ho spiegato le mie teorie, specialmente quella sulla malattia di Lyme, ma le ha scartate.
Ha scartato l'ipotesi malattia di Lyme perché non mi è comparso il "classico" eritema ovale migrante. In effetti, era consapevole, che questo eritema si manifesta solo l'80% delle volte ma, per qualche motivo, ella interpretava 80% come "praticamente sempre"; io, sarà per colpa della mia mentalità matematica, interpreto 80% come 4 volte su 5...
La sua ipotesi è che, il mio problema, sia una forma di tunnel carpiale: così le ho chiesto come mai si è manifestato contemporaneamente al dolore al dito del piede... Non mi ha convinto molto: ha detto che si tratta di una coincidenza o di una cattiva postura indotta dal dolore alla mano (**)!
Comunque mi ha prescritto l'esame delle urine e del sangue. Da queste parti i prelievi vengono effettuati il martedì, giovedì e sabato dalle 7:15 alle 9:30.
In questo periodo mi alzo piuttosto presto quindi ho deciso di arrivare con largo anticipo per essere fra i primi...
Alle 6:45 sono arrivato alla USL e ho trovato una mandria di vecchietti (***) fuori dalla porta (ancora chiusa) ad aspettare. Ne ho contati una quarantina ma, altri, continuavano ad arrivare!
Sono rimasto sul posto una decina di minuti poi, mi son detto che c'era troppo da aspettare, e sono venuto via: riproverò sabato verso le 9:00...
Nota (*): beh, 2 volte su 3...
Nota (**): Intendiamoci, il dolore è leggerissimo e, mi sono rivolto al dottore, più per curiosità che per necessità...
Nota (***): Beh, principalmente (80% ?) vecchietti: non mi stupirei se io fossi stato il più giovane!
mercoledì 21 luglio 2010
Fiato sul collo
Sono un sorvegliato speciale: sento il fiato delle istituzioni sul mio collo.
Le mie idee libertarie, il rifiuto delle convenzioni, i dirompenti messaggi dei miei post: tutto questo ha inevitabilmente portato l'attenzione degli 007 italiani (*) su di me.
L'allarme, considerata la potenziale minaccia rappresentata dal mio blog, ha raggiunto l'attenzione delle massime autorità dello Stato.
Evidentemente distratto, il presidente del senato, Massimo Sottili, ha dato un'occhiata al mio blog da un computer non protetto.
Eccone la prova provata:
Cliccare sull'immagine per vederne la versione a dimensioni originali
A parte gli scherzi, considerato il bassissimo numero di visite al mio sito, questo "illustre" contatto mi è balzato subito all'occhio.
In realtà, credo che la "colpa" non sia tanto da attribuirsi ai miei post in generale, quanto, a uno in particolare: mi riferisco a quello intitolato La Lisca... Ho la sensazione che, almeno 4-5 degli ultimi visitatori (ho avuto insoliti contatti anche dal Veneto e dalla Lombardia), siano giunti sul mio blog cercando, immagino, un ristorante, specializzato in piatti di mare, chiamato "La Lisca"!
Nota (*): In questo post scherzoso mi permetto una previsione semi-seria: mi pare di aver letto che, recentemente, sono stati assunti molti nuovi "007". Ufficialmente dovrebbero fare lavoro di intelligence per proteggerci dai terroristi. Io, che sono scettico per natura, e per niente fiducioso nelle istituzioni italiane, sono quasi sicuro che, fra 10-20 anni, verrà fuori che l'80-90% dell'attività investigativa dei nostri 007 sarà stata deviata allo spionaggio dei cittadini, principalmente tramite internet, per individuarne le simpatie politiche, il credo religioso etc...
Le mie idee libertarie, il rifiuto delle convenzioni, i dirompenti messaggi dei miei post: tutto questo ha inevitabilmente portato l'attenzione degli 007 italiani (*) su di me.
L'allarme, considerata la potenziale minaccia rappresentata dal mio blog, ha raggiunto l'attenzione delle massime autorità dello Stato.
Evidentemente distratto, il presidente del senato, Massimo Sottili, ha dato un'occhiata al mio blog da un computer non protetto.
Eccone la prova provata:
Cliccare sull'immagine per vederne la versione a dimensioni originali
A parte gli scherzi, considerato il bassissimo numero di visite al mio sito, questo "illustre" contatto mi è balzato subito all'occhio.
In realtà, credo che la "colpa" non sia tanto da attribuirsi ai miei post in generale, quanto, a uno in particolare: mi riferisco a quello intitolato La Lisca... Ho la sensazione che, almeno 4-5 degli ultimi visitatori (ho avuto insoliti contatti anche dal Veneto e dalla Lombardia), siano giunti sul mio blog cercando, immagino, un ristorante, specializzato in piatti di mare, chiamato "La Lisca"!
Nota (*): In questo post scherzoso mi permetto una previsione semi-seria: mi pare di aver letto che, recentemente, sono stati assunti molti nuovi "007". Ufficialmente dovrebbero fare lavoro di intelligence per proteggerci dai terroristi. Io, che sono scettico per natura, e per niente fiducioso nelle istituzioni italiane, sono quasi sicuro che, fra 10-20 anni, verrà fuori che l'80-90% dell'attività investigativa dei nostri 007 sarà stata deviata allo spionaggio dei cittadini, principalmente tramite internet, per individuarne le simpatie politiche, il credo religioso etc...
martedì 20 luglio 2010
Blog amici
Stamani, quasi per caso, ho scoperto che, un amico dei tempi dell'università, ha pubblicato un suo blog (che ho poi letto con piacere). Come tutti i blog di amici/conoscenti/parenti (ACP) che ho visto, anche questo, mi è parso molto migliore del mio. Molto seccante: spero di trovarne, prima o poi, uno peggiore perché, altrimenti, potrei cadere in depressione...
Comunque, questa mia ultima "scoperta" mi ha invogliato a scrivere un post sui blog di ACP che conosco e che mi hanno, in misura maggiore o minore, influenzato o che, comunque, mi sono piaciuti.
Siccome non ho avuto tempo di contattare i diversi autori, per il momento, non metterò nessun link ai rispettivi blog nel caso che, per qualsivoglia ragione, essi non vogliano venire qui citati. Magari, nei prossimi giorni, dopo averli sentiti, editerò questo post aggiungendo una lista con i vari link...
Per non fare torti, procederò ad elencare i vari blog nell'ordine cronologico nel quale li ho "scoperti".
Il primo blog è di un mio caro amico. Il layout del suo blog è molto sobrio: caratteri bianchi su sfondo nero. Ogni post è accompagnato da una illustrazione, in genere, molto significativa.
I post, piuttosto corposi, trattano dei più svariati argomenti e rispecchiano gli interessi poliedrici del mio amico.
Il suo stile è brillante e impeccabile e, anche i post all'apparenza meno intriganti, si rivelano poi di piacevolissima lettura.
Fino a qualche anno fa, pubblicava piuttosto spesso sfortunatamente, negli ultimi anni, ha pubblicato solo un paio di post.
Di questo blog, oltre all'ispirazione per il layout, ho cercato di imitarne la varietà degli argomenti pubblicati; il suo stile invece, per quanto lo apprezzi, è oltre le mie capacità e, quindi, nemmeno mi provo a tentare di imitarlo!
Spero proprio che, prima o poi, si rimetta a scrivere con continuità perché, i suoi post, erano per me una vera fonte di piacere.
Edited: Il blog si chiama Below Normal. Uno dei miei post preferiti è il seguente Il Cacciatore di Verdoni.
Comunque tutti i suoi post sono meritevoli di attenzione: segnalo questa poesia perché, fra i numerosi commenti, ne è presente uno mio che, egoisticamente, trovo molto divertente!
Il secondo blog è di un'amica. Guarda caso anche la grafica utilizzata da lei è piuttosto sobria: caratteri bianchi su sfondo scuro con un'immagine di luna piena. A dire il vero, recentemente, ha iniziato ad alternare caratteri color viola e celeste, che io non apprezzo particolarmente, ma, insomma, "de gustibus..." etc.
I suoi post sono molto corti ed essenziali. In genere prendono lo spunto dalla quotidianità ma poi trattano le più diverse problematiche. Spesso ci sono post di denuncia (notevoli quelli che mostrano le "viscere" della giustizia italiana) e mai post banali. Un po' raramente per i miei gusti, pubblica post non solo interessanti ma anche divertenti (ho particolarmente apprezzato un post su una sua esperienza in un ristorante alla moda...).
La cadenza dei post è giornaliera con l'esclusione dei week-end.
Il suo stile è quello notevole ed elegante di una persona abituata a scrivere (bene!).
Dal suo blog ho imitato la frequenza dei post: scrivere quotidianamente qualcosa di interessante è infatti una sfida che mi affascina.
Edited: Il blog si chiama MI SA KE NN ESISTO. Il post sull'esperienza al ristorante che avevo citato è Post N° 51 (che fatica ritrovarlo!). Un post indicativo sulla giustizia italiana "vista dal di dentro" è Post N° 63; durante la mia ricerca dei vecchi post ho trovato anche un suo post sullo stalking che mi pare interessante confrontare col mio per vedere due diversi punti di vista. Anche gli ultimissimi post sulla Costituzione italiana sono sia divertenti che interessanti.
Il terzo blog è di una parente. Grafica sobria con tenui colori pastello tendenti al rosa.
I suoi post non sono frequentissimi, diciamo uno o due al mese, ma sempre di altissimo livello.
I generi sono molteplici. Divertentissimi quelli che descrivono le vicissitudini di una madre di famiglia (l'autrice stessa ovviamente!) soprattutto perché la sua ironia è delicata: non offende prendendo in giro gli altri ma, spesso, diverte limitandosi a mostrare il lato comico del quotidiano (imperdibile il post dove racconta di come, quando il figlio dimenticò l'apparecchio a tavola, dovette andare a frugare nella spazzatura della mensa scolastica!).
Ovviamente ci sono anche post molto seri che vogliono, e fanno, riflettere. Quando è in vena poi, alcuni post hanno degli accenni lirici che toccano il cuore. Chi legge queste mie parole potrebbe pensare che io stia esagerando: beh, magari è così, ma il dato oggettivo è che, questa mia parente, è una vincitrice "seriale" di premi letterari...
Il suo blog fu decisivo per spingermi a iniziare il mio: non pensando di essere in grado di avvicinare il suo stile (essa ha un animo troppo più sensibile e poetico rispetto al mio) volevo però cimentarmi nell'impresa di scrivere qualcosa di personale e gradevole.
Edited: Il blog si chiama Jane Austen postmoderna. Il post che avevo citato è questo, però è molto simpatico anche quest'altro (in particolare il punto 3!). Un post più serio, ma comunque divertente, è questo: personalmente mi piace, la seconda parte, il ricordo d'infanzia.
Il quarto blog non è un blog! Si tratta invece delle annotazioni quotidiane di un altro mio parente (t.) su Facebook.
I suoi post (ma in realtà sono delle annotazioni di poche righe) potrebbero essere la pubblicità di quello che Facebook era inteso essere.
Con poche essenziali parole, t. riesce a esprimere, non solo quello che sta facendo o andrà a fare ma, soprattutto, i sentimenti e gli stati d'animo che colorano la sua giornata. Conoscendolo superficialmente si potrebbe rimanere sorpresi da una tale sensibilità che, in genere, è ben nascosta da un inesauribile umorismo a 360 gradi: evidentemente il sangue non è acqua ;-)
Col suo permesso pubblico qualche linea presa direttamente dalle sue annotazioni quotidiane su FB.
"vento che sa di Marrakèch, vento che par d'essere al mare ma in irlanda col caldo. Poi un discorso di musica disinfettante tipo marcurio cromo. Uno di quei sogni che hai la sensazione che siano stati belli, anche se non c'hai capito nulla." - ieri: commentando un sogno...
"t. vestito da cerimonia nel giorno più caldo del millennio. Gli auguri a Filippo e Rosella sono proporzionali alla sudata che ci aspetta!!!" - 2 giorni fa: a un matrimonio immagino...
"t. con la camicia stropicciata." - 15 luglio: una banalità ma, senza dirlo, rende l'idea della sensazione fastidiosa...
Potrei postarne a decine. Come potete vedere dalle date, non sono andato a cercare il "meglio del meglio" di t. ma, solo quello che ho trovato a "portata di mano", per cercare di rendere l'idea del suo particolarissimo stile.
Infine il blog del mio amico dell'università. Lo ha iniziato da poco quindi, immagino, la sua grafica è destinata a evolvere. Attualmente è estremamente essenziale e molto leggibile.
Il blog è orientato a un preciso scopo: quello di tenere informati amici e parenti sulle sue "avventure". Egli, infatti, ha appena iniziato un nuovo lavoro e, per questo, si è trasferito all'estero con moglie e figli. In questa maniera, senza doversi ripetere (e consumarsi le dita fino alle nocche sulla tastiera!) può tenere tutti ben aggiornati: un'idea estremamente logica da una persona estremamente intelligente e razionale!
Per questo motivo, i suoi post, raccontano le sue vicende quotidiane: la ricerca della nuova casa, il trasloco, il primo giorno di lavoro, etc...
Certo, forse mancherà della tecnica o della sensibilità degli autori dei blog precedenti, ma egli raggiunge perfettamente il suo scopo prefissato grazie a uno stile semplice e soprattutto sincero. I suoi post vogliono solo mostrare le sue attività quotidiane: ci riescono, grazie alla loro fresca immediatezza, meglio di una serie di fotografie!
Edited: Il blog si chiama Michele Aiello - Personal Blog. Come scritto ha da poco iniziato il suo blog e quindi non c'è moltissimo materiale. Forse il post più interessante è proprio l'ultimissimo Primo Giorno in Google ma a me è piaciuto molto Il tempo passa probabilmente perché ho vissuto esperienze simili.
Comunque, questa mia ultima "scoperta" mi ha invogliato a scrivere un post sui blog di ACP che conosco e che mi hanno, in misura maggiore o minore, influenzato o che, comunque, mi sono piaciuti.
Siccome non ho avuto tempo di contattare i diversi autori, per il momento, non metterò nessun link ai rispettivi blog nel caso che, per qualsivoglia ragione, essi non vogliano venire qui citati. Magari, nei prossimi giorni, dopo averli sentiti, editerò questo post aggiungendo una lista con i vari link...
Per non fare torti, procederò ad elencare i vari blog nell'ordine cronologico nel quale li ho "scoperti".
Il primo blog è di un mio caro amico. Il layout del suo blog è molto sobrio: caratteri bianchi su sfondo nero. Ogni post è accompagnato da una illustrazione, in genere, molto significativa.
I post, piuttosto corposi, trattano dei più svariati argomenti e rispecchiano gli interessi poliedrici del mio amico.
Il suo stile è brillante e impeccabile e, anche i post all'apparenza meno intriganti, si rivelano poi di piacevolissima lettura.
Fino a qualche anno fa, pubblicava piuttosto spesso sfortunatamente, negli ultimi anni, ha pubblicato solo un paio di post.
Di questo blog, oltre all'ispirazione per il layout, ho cercato di imitarne la varietà degli argomenti pubblicati; il suo stile invece, per quanto lo apprezzi, è oltre le mie capacità e, quindi, nemmeno mi provo a tentare di imitarlo!
Spero proprio che, prima o poi, si rimetta a scrivere con continuità perché, i suoi post, erano per me una vera fonte di piacere.
Edited: Il blog si chiama Below Normal. Uno dei miei post preferiti è il seguente Il Cacciatore di Verdoni.
Comunque tutti i suoi post sono meritevoli di attenzione: segnalo questa poesia perché, fra i numerosi commenti, ne è presente uno mio che, egoisticamente, trovo molto divertente!
Il secondo blog è di un'amica. Guarda caso anche la grafica utilizzata da lei è piuttosto sobria: caratteri bianchi su sfondo scuro con un'immagine di luna piena. A dire il vero, recentemente, ha iniziato ad alternare caratteri color viola e celeste, che io non apprezzo particolarmente, ma, insomma, "de gustibus..." etc.
I suoi post sono molto corti ed essenziali. In genere prendono lo spunto dalla quotidianità ma poi trattano le più diverse problematiche. Spesso ci sono post di denuncia (notevoli quelli che mostrano le "viscere" della giustizia italiana) e mai post banali. Un po' raramente per i miei gusti, pubblica post non solo interessanti ma anche divertenti (ho particolarmente apprezzato un post su una sua esperienza in un ristorante alla moda...).
La cadenza dei post è giornaliera con l'esclusione dei week-end.
Il suo stile è quello notevole ed elegante di una persona abituata a scrivere (bene!).
Dal suo blog ho imitato la frequenza dei post: scrivere quotidianamente qualcosa di interessante è infatti una sfida che mi affascina.
Edited: Il blog si chiama MI SA KE NN ESISTO. Il post sull'esperienza al ristorante che avevo citato è Post N° 51 (che fatica ritrovarlo!). Un post indicativo sulla giustizia italiana "vista dal di dentro" è Post N° 63; durante la mia ricerca dei vecchi post ho trovato anche un suo post sullo stalking che mi pare interessante confrontare col mio per vedere due diversi punti di vista. Anche gli ultimissimi post sulla Costituzione italiana sono sia divertenti che interessanti.
Il terzo blog è di una parente. Grafica sobria con tenui colori pastello tendenti al rosa.
I suoi post non sono frequentissimi, diciamo uno o due al mese, ma sempre di altissimo livello.
I generi sono molteplici. Divertentissimi quelli che descrivono le vicissitudini di una madre di famiglia (l'autrice stessa ovviamente!) soprattutto perché la sua ironia è delicata: non offende prendendo in giro gli altri ma, spesso, diverte limitandosi a mostrare il lato comico del quotidiano (imperdibile il post dove racconta di come, quando il figlio dimenticò l'apparecchio a tavola, dovette andare a frugare nella spazzatura della mensa scolastica!).
Ovviamente ci sono anche post molto seri che vogliono, e fanno, riflettere. Quando è in vena poi, alcuni post hanno degli accenni lirici che toccano il cuore. Chi legge queste mie parole potrebbe pensare che io stia esagerando: beh, magari è così, ma il dato oggettivo è che, questa mia parente, è una vincitrice "seriale" di premi letterari...
Il suo blog fu decisivo per spingermi a iniziare il mio: non pensando di essere in grado di avvicinare il suo stile (essa ha un animo troppo più sensibile e poetico rispetto al mio) volevo però cimentarmi nell'impresa di scrivere qualcosa di personale e gradevole.
Edited: Il blog si chiama Jane Austen postmoderna. Il post che avevo citato è questo, però è molto simpatico anche quest'altro (in particolare il punto 3!). Un post più serio, ma comunque divertente, è questo: personalmente mi piace, la seconda parte, il ricordo d'infanzia.
Il quarto blog non è un blog! Si tratta invece delle annotazioni quotidiane di un altro mio parente (t.) su Facebook.
I suoi post (ma in realtà sono delle annotazioni di poche righe) potrebbero essere la pubblicità di quello che Facebook era inteso essere.
Con poche essenziali parole, t. riesce a esprimere, non solo quello che sta facendo o andrà a fare ma, soprattutto, i sentimenti e gli stati d'animo che colorano la sua giornata. Conoscendolo superficialmente si potrebbe rimanere sorpresi da una tale sensibilità che, in genere, è ben nascosta da un inesauribile umorismo a 360 gradi: evidentemente il sangue non è acqua ;-)
Col suo permesso pubblico qualche linea presa direttamente dalle sue annotazioni quotidiane su FB.
"vento che sa di Marrakèch, vento che par d'essere al mare ma in irlanda col caldo. Poi un discorso di musica disinfettante tipo marcurio cromo. Uno di quei sogni che hai la sensazione che siano stati belli, anche se non c'hai capito nulla." - ieri: commentando un sogno...
"t. vestito da cerimonia nel giorno più caldo del millennio. Gli auguri a Filippo e Rosella sono proporzionali alla sudata che ci aspetta!!!" - 2 giorni fa: a un matrimonio immagino...
"t. con la camicia stropicciata." - 15 luglio: una banalità ma, senza dirlo, rende l'idea della sensazione fastidiosa...
Potrei postarne a decine. Come potete vedere dalle date, non sono andato a cercare il "meglio del meglio" di t. ma, solo quello che ho trovato a "portata di mano", per cercare di rendere l'idea del suo particolarissimo stile.
Infine il blog del mio amico dell'università. Lo ha iniziato da poco quindi, immagino, la sua grafica è destinata a evolvere. Attualmente è estremamente essenziale e molto leggibile.
Il blog è orientato a un preciso scopo: quello di tenere informati amici e parenti sulle sue "avventure". Egli, infatti, ha appena iniziato un nuovo lavoro e, per questo, si è trasferito all'estero con moglie e figli. In questa maniera, senza doversi ripetere (e consumarsi le dita fino alle nocche sulla tastiera!) può tenere tutti ben aggiornati: un'idea estremamente logica da una persona estremamente intelligente e razionale!
Per questo motivo, i suoi post, raccontano le sue vicende quotidiane: la ricerca della nuova casa, il trasloco, il primo giorno di lavoro, etc...
Certo, forse mancherà della tecnica o della sensibilità degli autori dei blog precedenti, ma egli raggiunge perfettamente il suo scopo prefissato grazie a uno stile semplice e soprattutto sincero. I suoi post vogliono solo mostrare le sue attività quotidiane: ci riescono, grazie alla loro fresca immediatezza, meglio di una serie di fotografie!
Edited: Il blog si chiama Michele Aiello - Personal Blog. Come scritto ha da poco iniziato il suo blog e quindi non c'è moltissimo materiale. Forse il post più interessante è proprio l'ultimissimo Primo Giorno in Google ma a me è piaciuto molto Il tempo passa probabilmente perché ho vissuto esperienze simili.
lunedì 19 luglio 2010
La Lisca
Oggi sono stato a Pisa con mio padre. Tornando a casa, percorrevamo la FI-PI-LI in direzione Firenze: il traffico, nonostante l'ora (le 16:00 circa), era già intenso ma scorrevole.
Arrivati all'uscita di Empoli (Est od Ovest? Bo...), vediamo, il cartellone con le indicazioni luminose, che segnale un incidente prima dell'uscita per Lastra a Signa.
Siccome non avevamo voglia di rischiare di rimanere bloccati in fila sotto il sole, decidiamo di uscire a Montelupo e di percorrere strade secondarie.
Sia io che mio padre conosciamo piuttosto bene la zona perché, i miei nonni materni, erano proprio di Montelupo. Allo stesso tempo però, erano almeno dieci anni, ma probabilmente di più, che non ci passavamo.
Come succede in questi casi, si riconoscevano i posti ma si rimaneva comunque stupiti dalle inevitabili novità. Ad esempio, a Brucianesi, mio padre mi ha detto che, su quel tratto di strada, aveva avuto un incidente con la lambretta solo che, all'epoca, c'erano solo campi dove adesso invece c'è una striscia di edifici senza soluzione di continuità.
Lungo la statale c'è poi il Masso della Gonfolina: secondo mio padre, Leonardo da Vinci, aveva ipotizzato di usarlo per bloccare questa via di accesso a Firenze in caso di attacco. In realtà cercando riscontri su internet, ho trovato solo un vago accenno a Leonardo da Vinci (link) in relazione a tale masso.
Questo aneddoto, non lo ricordavo, però, il profilo aguzzo del macigno, era rimasto chiaramente impresso nella mia memoria...
Infine siamo arrivati a una minuscola frazione chiamata La Lisca. Mio padre mi ha chiesto: "Lo sai perché si chiama così? Noo? Si chiama così perché, su una delle case lungo la strada, era appesa una costola di balena...".
E io: "ma dai! figurati se qua, a circa 80 Km. dal mare, si è mai visto un osso di balena!".
Un attimo dopo, ho visto balenare (*) qualcosa e, ho fatto fermare la macchina, per scattare le seguenti foto:
e, poco dopo:
È possibile cliccare sulle immagini per vederne le versioni ingrandite
Nota (*): Forse è un po' fuori tema ma, mi pare interessante ricordare, che, il termine "balena", deriva dal verbo "balenare". Infatti, nell'antichità, i marinai avevano l'opportunità di vedere una balena solo nell'attimo in cui, essa, "balenava" in superficie per respirare.
Edited: citando a memoria mi sono confuso! È il termine "balenare" che deriva da "balena"! La spiegazione è analoga a quanto scritto sopra...
Arrivati all'uscita di Empoli (Est od Ovest? Bo...), vediamo, il cartellone con le indicazioni luminose, che segnale un incidente prima dell'uscita per Lastra a Signa.
Siccome non avevamo voglia di rischiare di rimanere bloccati in fila sotto il sole, decidiamo di uscire a Montelupo e di percorrere strade secondarie.
Sia io che mio padre conosciamo piuttosto bene la zona perché, i miei nonni materni, erano proprio di Montelupo. Allo stesso tempo però, erano almeno dieci anni, ma probabilmente di più, che non ci passavamo.
Come succede in questi casi, si riconoscevano i posti ma si rimaneva comunque stupiti dalle inevitabili novità. Ad esempio, a Brucianesi, mio padre mi ha detto che, su quel tratto di strada, aveva avuto un incidente con la lambretta solo che, all'epoca, c'erano solo campi dove adesso invece c'è una striscia di edifici senza soluzione di continuità.
Lungo la statale c'è poi il Masso della Gonfolina: secondo mio padre, Leonardo da Vinci, aveva ipotizzato di usarlo per bloccare questa via di accesso a Firenze in caso di attacco. In realtà cercando riscontri su internet, ho trovato solo un vago accenno a Leonardo da Vinci (link) in relazione a tale masso.
Questo aneddoto, non lo ricordavo, però, il profilo aguzzo del macigno, era rimasto chiaramente impresso nella mia memoria...
Infine siamo arrivati a una minuscola frazione chiamata La Lisca. Mio padre mi ha chiesto: "Lo sai perché si chiama così? Noo? Si chiama così perché, su una delle case lungo la strada, era appesa una costola di balena...".
E io: "ma dai! figurati se qua, a circa 80 Km. dal mare, si è mai visto un osso di balena!".
Un attimo dopo, ho visto balenare (*) qualcosa e, ho fatto fermare la macchina, per scattare le seguenti foto:
e, poco dopo:
È possibile cliccare sulle immagini per vederne le versioni ingrandite
Nota (*): Forse è un po' fuori tema ma, mi pare interessante ricordare, che, il termine "balena", deriva dal verbo "balenare". Infatti, nell'antichità, i marinai avevano l'opportunità di vedere una balena solo nell'attimo in cui, essa, "balenava" in superficie per respirare.
Edited: citando a memoria mi sono confuso! È il termine "balenare" che deriva da "balena"! La spiegazione è analoga a quanto scritto sopra...
domenica 18 luglio 2010
Vecchio e rattrappito
Da circa cinque giorni, ho un paio di strani doloretti alla mano destra e al piede sinistro. Per la precisione, mi duole, la nocca intermedia, dell'indice della mano destra, quando piego il dito con forza; per le altre dita, provo invece solo un leggerissimo fastidio non sempre percepibile. Discorso simile per il piede sinistro: mi dolgono le dita se le piego con forza e sento, una sensazione di fastidio alla loro base, quando cammino.
Ultimamente (diciamo negli ultimi dieci anni circa) sono diventato un po' ipocondriaco e, quindi, sono già a fare ipotesi e supposizioni sulla causa del malanno.
Ecco, in ordine di probabilità (*), la mia lista:
Artrite: Mi pare strano che i dolori inizino in estate e non in inverno; e come spiegare la contemporaneità del dolore al piede e alla mano? Avevo una nonna che soffriva di artrite quindi, forse, potrei avere una predisposizione genetica per questa malattia. Eppure, credo di essere, per il momento, un "pelino" troppo giovane per iniziare a soffrirne...
Malattia di Lyme: È una malattia in rapida diffusione ma, non ancora presente, in tutte le regioni italiane. La malattia è causata da un batterio trasmesso dal morso di zecche infette (in particolare da quelle dei caprioli). La malattia è individuabile con un apposito esame del sangue ma non sempre (a volte, cioè, l'esame può dare esito negativo anche se si è infetti). La malattia causa spossatezza e dolori alle giunture (in una fase successiva attacca anche il sistema nervoso). Io sono stato morso da (almeno!) una zecca e, dove vivo, i caprioli abbondano quindi, in teoria, potrei essere stato contagiato. L'unica perplessità è che, a un amico olandese infettato, dolevano i ginocchi ma, forse, questo sintomo non è per tutti uguale...
Gotta: Della gotta non so praticamente niente (se non che è causata da un eccesso di acido urico non smaltito che si accumula nel sangue). Nei film sembra che, i malati di gotta, abbiano, oltre alle estremità, anche il collo bello gonfio: magari però, questo avviene nelle fasi più avanzate... Non so, se dipendesse dalla cattiva alimentazione (tipo eccesso di carne), potrebbe essere... Eppure ho la sensazione che la gotta colpisca persone molto sovrappeso mentre io non lo sono...
Diabete: Periodicamente mi scopro qualche sintomo del diabete. Le ultime analisi del sangue avevano però indicato che tutto era nella perfetta normalità: ma sono analisi ormai vecchie di circa cinque anni. E poi, l'idea che il diabete possa avere qualcosa a che fare con i miei doloretti, è solo dovuta al fatto che, mi pare di ricordare, a Bettino Craxxi, malato di diabete, fu amputato un piede!
Altro: Non essendo un dottore, immagino che ci siano almeno altre n alternative, di cui non sono a conoscenza, che potrebbero spiegare i miei dolori...
Infine, non lo ho scritto ma è implicito, ci sarebbe anche l'ipotesi "falso allarme". Però, oramai, i doloretti continuano, sempre uguali, da molti giorni quindi, non sembrerebbe proprio niente di niente...
Nota (*): Poiché non sono un dottore, parlare di probabilità è piuttosto azzardato e, deve essere inteso, solo in un senso estremamente soggettivo.
Ultimamente (diciamo negli ultimi dieci anni circa) sono diventato un po' ipocondriaco e, quindi, sono già a fare ipotesi e supposizioni sulla causa del malanno.
Ecco, in ordine di probabilità (*), la mia lista:
- Artrite
- Malattia di Lyme
- Gotta
- Diabete
- Altro
Artrite: Mi pare strano che i dolori inizino in estate e non in inverno; e come spiegare la contemporaneità del dolore al piede e alla mano? Avevo una nonna che soffriva di artrite quindi, forse, potrei avere una predisposizione genetica per questa malattia. Eppure, credo di essere, per il momento, un "pelino" troppo giovane per iniziare a soffrirne...
Malattia di Lyme: È una malattia in rapida diffusione ma, non ancora presente, in tutte le regioni italiane. La malattia è causata da un batterio trasmesso dal morso di zecche infette (in particolare da quelle dei caprioli). La malattia è individuabile con un apposito esame del sangue ma non sempre (a volte, cioè, l'esame può dare esito negativo anche se si è infetti). La malattia causa spossatezza e dolori alle giunture (in una fase successiva attacca anche il sistema nervoso). Io sono stato morso da (almeno!) una zecca e, dove vivo, i caprioli abbondano quindi, in teoria, potrei essere stato contagiato. L'unica perplessità è che, a un amico olandese infettato, dolevano i ginocchi ma, forse, questo sintomo non è per tutti uguale...
Gotta: Della gotta non so praticamente niente (se non che è causata da un eccesso di acido urico non smaltito che si accumula nel sangue). Nei film sembra che, i malati di gotta, abbiano, oltre alle estremità, anche il collo bello gonfio: magari però, questo avviene nelle fasi più avanzate... Non so, se dipendesse dalla cattiva alimentazione (tipo eccesso di carne), potrebbe essere... Eppure ho la sensazione che la gotta colpisca persone molto sovrappeso mentre io non lo sono...
Diabete: Periodicamente mi scopro qualche sintomo del diabete. Le ultime analisi del sangue avevano però indicato che tutto era nella perfetta normalità: ma sono analisi ormai vecchie di circa cinque anni. E poi, l'idea che il diabete possa avere qualcosa a che fare con i miei doloretti, è solo dovuta al fatto che, mi pare di ricordare, a Bettino Craxxi, malato di diabete, fu amputato un piede!
Altro: Non essendo un dottore, immagino che ci siano almeno altre n alternative, di cui non sono a conoscenza, che potrebbero spiegare i miei dolori...
Infine, non lo ho scritto ma è implicito, ci sarebbe anche l'ipotesi "falso allarme". Però, oramai, i doloretti continuano, sempre uguali, da molti giorni quindi, non sembrerebbe proprio niente di niente...
Nota (*): Poiché non sono un dottore, parlare di probabilità è piuttosto azzardato e, deve essere inteso, solo in un senso estremamente soggettivo.
venerdì 16 luglio 2010
Quesito su Arancioni
Domani (e dopodomani) avverrà qualcosa che non capisco...
Valentino Arancioni, a poco più di un mese dal grave incidente, frattura esposta di tibia e perone (mi pare!), torna a gareggiare.
Cosa c'è che non capisco?
Non capisco perché Valentino torni a correre: ha tutto da perdere e niente da guadagnare.
I contro:
I pro:
Insomma io vedo tre buone ragioni per non correre e nessuna per farlo...
Oltretutto, nessuno avrebbe avuto niente da ridire se avesse aspettato, diciamo, ancora un mese, prima di tornare a gareggiare.
Allora perché lo fa? Mi sfugge qualcosa? Forse, al contrario di quanto ha affermato, pensa di riuscire a tornare in corsa per il titolo mondiale?
Valentino Arancioni, a poco più di un mese dal grave incidente, frattura esposta di tibia e perone (mi pare!), torna a gareggiare.
Cosa c'è che non capisco?
Non capisco perché Valentino torni a correre: ha tutto da perdere e niente da guadagnare.
I contro:
- La frattura si è risaldata ma la gamba è ancora fragile: in caso di caduta rischia che si rispezzi con gravi conseguenze
- Valentino stesso ha ammesso di non poter essere competitivo e che quindi, sia assai improbabile, che possa vincere (sia la gara che il campionato)
- Se si rifacesse male alla stessa gamba, Valentino, rischierebbe di compromettere il resto della sua carriera
I pro:
- Non me ne viene in mente nessuno
Insomma io vedo tre buone ragioni per non correre e nessuna per farlo...
Oltretutto, nessuno avrebbe avuto niente da ridire se avesse aspettato, diciamo, ancora un mese, prima di tornare a gareggiare.
Allora perché lo fa? Mi sfugge qualcosa? Forse, al contrario di quanto ha affermato, pensa di riuscire a tornare in corsa per il titolo mondiale?
giovedì 15 luglio 2010
KGB le Origini: Me.Rit.Ano.
Le origini (*) dei principali aspetti del mio carattere sono già stati trattati nei precedenti post di questa serie. Però, sfortunatamente per i miei lettori, ho tutt'altro che finito!
Infatti, oggi, inizierò a trattare le origini e le peculiarità secondarie del mio carattere...
La lista è piuttosto lunga, così, affronterò tre argomenti per ogni post (cercando magari di essere meno prolisso del solito...(***)).
Memoria: attualmente ho una buona memoria (anche se sono clamorosamente distratto). Da bambino la mia memoria era eccezionale: fino all'università non ho mai aperto libro perché ricordavo, quasi parola per parola, tutto quello che, la maestra prima e i professori poi, dicevano. Comunque la mia memoria, almeno adesso, è prettamente visiva: solo recentemente ho scoperto che è anomalo, ad esempio, riuscire a ricordarsi, a distanza di mesi se non di anni, la posizione delle varie persone sedute a un tavolo!
La memoria è una caratteristica innata, e non legata a qualche episodio particolare, quindi mi limiterò a descrivere il mio primo ricordo. All'epoca avevo un anno (**).
Ricordo di essermi svegliato e di essermi sentito particolarmente bene e cosciente di me stesso: ero nel mio lettino, con la ringhiera di legno per non cascare. La mia camerina doveva essere minuscola perché, già nei miei ricordi, è piccolissima: la luce della finestra alle mie spalle, dietro alla testata del lettino, le donava un colore ambrato.
In qualche maniera scendo dal letto ed entro nel corridoio dell'appartamento. Seguo il corridoio e, alla mia sinistra, c'è una porta aperta che dà sulla cucina: la mamma è in piedi a trafficare. Nel mio ricordo è altissima. Anche la cucina mi sembra molto grande con il blu come colore predominante. Appena mi vede mi saluta sorridendomi: - "Che fai, Daniele, ti sei già alzato?". Come nella maggior parte dei miei ricordi infantili, ricordo chiaramente cosa mi viene detto ma, non sono sicuro, di essere riuscito a dare una risposta verbale articolata. Procedo oltre: alla mia destra c'è un cancelletto di ferro che blocca l'accesso a una scala a chiocciola. Il cancello è chiuso: ricordo chiaramente che ero consapevole che la maniglia serviva per aprirlo ma senza sapere esattamente come. L'afferro con entrambi le mani e la manipolo a casaccio, riesco ad aprirla e inizio ad arrampicarmi sugli scalini. Arrivato in cima, sbuco in una minuscola mansarda: di fronte a me, sotto una finestra, c'è una scrivania con il babbo impegnato, non sono sicuro (probabilmente sono due ricordi diversi), a costruire il modellino di una casa o a riparare dei vecchi fumetti. Quando mi vede, mi saluta sorridendo, e mi dice: - "Oh, te? Come hai fatto a venire qui?". Anche stavolta non credo di aver risposto niente di intelligibile. L'ultimo vago ricordo, forse falso, è della mamma che è venuta a prendermi e della domanda su chi, fra i miei genitori, "ha lasciato il cancellino aperto"...
Ritardato?: il termine "ritardato" non è corretto ma mi serviva per scrivere un acronimo sensato. In realtà, a scuola, sono sempre andato bene con l'eccezione dei primi due anni delle elementari. Ricordo che ero un po' confuso perché, non mi era chiaro, che cosa ci si aspettasse da me. Non è che non capissi le lezioni, ma mi mancava la consapevolezza di dovere anche dimostrare di aver imparato. Comunque in prima e seconda elementare, credo di essere stato considerato dalla maestra piuttosto duro, e infatti ebbi voti al limite della sufficienza.
Ricordo che, dopo vari mesi di scuola, andai a casa del nonno (quello del 1918...) che mi interrogò sulle conoscenze acquisite: io, tutto contento, gli risposi che sapevo contare fino a 5 e scrivere "ape" (più altre 3 o 4 parole di poche lettere). Il nonno, piuttosto seccato, mi disse che ero un "somaro": io ci rimasi piuttosto male... Al primo dettato in classe, andai dalla maestra per farmi rendere il cartoncino con sopra il mio nome (che avevamo tenuto sul nostro banco per i primi mesi), perché non pensavo di saperlo scrivere bene! Poi, improvvisamente, in terza elementare, mi capitò di rispondere correttamente a una domanda della maestra, la quale, mi fece anche i complimenti: in quel momento mi si accese la classica lampadina! "Ah! ecco cosa vogliono da me! Devo fare capire che so le cose!" - pensai. Da quel momento iniziai a rispondere alle domande. A TUTTE le domande. Un giorno, non ricordo esattamente, la maestra fece varie domande alla classe premiando, con una "stellina", chi rispondeva bene per primo. Mentre io azzeccavo, rapidissimo, tutte le domande, un bambino iniziò a piangere dicendo che ero sempre io a rispondere bene. A quel bambino se ne aggiunse un altro, poi un terzo e, infine, tutta la classe si mise a piangere! Quell'evento mi traumatizzò parecchio e, da allora, aspettai sempre almeno cinque secondi prima di alzare la mano per rispondere. E non solo alle elementari, ma anche al liceo! Mi pare in quarta liceo, un professore, di tanto in tanto, poneva delle domande particolarmente difficili alla classe e, al primo che sapeva rispondere, dava un 8 che valeva come una interrogazione: ebbene, anche in questi casi, dove c'era in palio un voto, non riuscivo a costringermi a rispondere immediatamente ma fremendo, contando rapidamente fino a dieci, prima di alzare la mano. In questa maniera, una compagna di classe molto brava, mi fregò almeno un paio di 8...
Anoressico: come per il paragrafo precedente, non credo che il termine "anoressico" sia corretto. Secondo Wikipedia infatti, l'anoressia, indica "la mancanza o riduzione volontaria dell'appetito". Nel mio caso invece la volontarietà non c'entrava niente: semplicemente non avevo il senso della fame. Ricordo che avevo i cosiddetti "morsi della fame": lo stomaco mi faceva male perchè non mangiavo abbastanza. Così mi spiegava il babbo ma io pensavo che fosse una bugia mal riuscita per convincermi a mangiare qualcosa. A ogni pasto c'era una lotta per farmi inghiottire ogni boccone. Ho gia raccontato in KGB le Origini: Esempi di quando fui cotretto a rimanere a tavola fino a quando non mi fossi deciso a mangiare. Un'altra volta fu tentato un diverso approccio: ripropormi lo stesso cibo fino a quando non mi fossi deciso a mangiarlo. Non ho ricordi dell'episodio ma, la tradizione famigliare dice che, dopo due giorni che non mangiavo, e non accennando minimamente a volerlo fare, i miei genitori si impaurirono e tornarono al normale approccio di blandirmi e/o minacciarmi per ogni boccone...
Poi, ogni pietanza, mi veniva offerta cento volte: una strana conseguenza è che, quando mi viene offerto qualcosa (non necessariamente del cibo), la mia prima risposta è generalmente un "no"; questo perché ero abituato a sentirmi ripetere la stessa domanda decine di volte e, avevo quindi tutto il tempo, per pensarci meglio e cambiare idea!
Il problema si risolse da solo quando, finito il liceo, mi trasferii a Pisa, dai miei zii, per frequentare l'università. La zia era un'ottima cuoca e, i suoi manicaretti, sempre gustosissimi (a casa invece il cibo non era assolutamente appetitoso e, anche quando magari lo era, il mio stomaco era così piccolo che si riempiva immediatamente e, subito, ero sazio mangiando solo un poco più del solito). Nel giro di qualche mese mi abituai a mangiare più abbondantemente e, soprattutto, a riconoscere lo stimolo della fame.
Mi chiedo se, e quanto, mi sia costato in termini di centimetri di altezza, l'aver mangiato così poco per i miei primi vent'anni circa (anche perché, non solo ero più basso di mio padre, ma anche di mia madre...)
Nota (*): Non è corretto al 100% parlare di "origini" riguardo ad alcuni aspetti del mio carattere: è vero che certi lati sono nati, o almeno sono stati evidenziati per la prima volta, da specifici episodi della mia infanzia (Anticonformista, Ironico e Ribelle), però, altre caratteristiche del mio carattere, sono semplicemente innate e, in questi casi, ho semplicemente descritto degli episodi più o meno significativi (Asociale e Sterminatore).
Nota (**): Per datare i miei ricordi mi baso sulla loro ambientazione: infatti, per tutta la mia infanzia, ho cambiato spesso casa. In questo caso particolare, il ricordo è ambientato in una casa dove ho abitato, dalla mia nascita, solo per poco più di un anno...
Nota (***): Ovviamente non ci sono riuscito...
Infatti, oggi, inizierò a trattare le origini e le peculiarità secondarie del mio carattere...
La lista è piuttosto lunga, così, affronterò tre argomenti per ogni post (cercando magari di essere meno prolisso del solito...(***)).
Memoria: attualmente ho una buona memoria (anche se sono clamorosamente distratto). Da bambino la mia memoria era eccezionale: fino all'università non ho mai aperto libro perché ricordavo, quasi parola per parola, tutto quello che, la maestra prima e i professori poi, dicevano. Comunque la mia memoria, almeno adesso, è prettamente visiva: solo recentemente ho scoperto che è anomalo, ad esempio, riuscire a ricordarsi, a distanza di mesi se non di anni, la posizione delle varie persone sedute a un tavolo!
La memoria è una caratteristica innata, e non legata a qualche episodio particolare, quindi mi limiterò a descrivere il mio primo ricordo. All'epoca avevo un anno (**).
Ricordo di essermi svegliato e di essermi sentito particolarmente bene e cosciente di me stesso: ero nel mio lettino, con la ringhiera di legno per non cascare. La mia camerina doveva essere minuscola perché, già nei miei ricordi, è piccolissima: la luce della finestra alle mie spalle, dietro alla testata del lettino, le donava un colore ambrato.
In qualche maniera scendo dal letto ed entro nel corridoio dell'appartamento. Seguo il corridoio e, alla mia sinistra, c'è una porta aperta che dà sulla cucina: la mamma è in piedi a trafficare. Nel mio ricordo è altissima. Anche la cucina mi sembra molto grande con il blu come colore predominante. Appena mi vede mi saluta sorridendomi: - "Che fai, Daniele, ti sei già alzato?". Come nella maggior parte dei miei ricordi infantili, ricordo chiaramente cosa mi viene detto ma, non sono sicuro, di essere riuscito a dare una risposta verbale articolata. Procedo oltre: alla mia destra c'è un cancelletto di ferro che blocca l'accesso a una scala a chiocciola. Il cancello è chiuso: ricordo chiaramente che ero consapevole che la maniglia serviva per aprirlo ma senza sapere esattamente come. L'afferro con entrambi le mani e la manipolo a casaccio, riesco ad aprirla e inizio ad arrampicarmi sugli scalini. Arrivato in cima, sbuco in una minuscola mansarda: di fronte a me, sotto una finestra, c'è una scrivania con il babbo impegnato, non sono sicuro (probabilmente sono due ricordi diversi), a costruire il modellino di una casa o a riparare dei vecchi fumetti. Quando mi vede, mi saluta sorridendo, e mi dice: - "Oh, te? Come hai fatto a venire qui?". Anche stavolta non credo di aver risposto niente di intelligibile. L'ultimo vago ricordo, forse falso, è della mamma che è venuta a prendermi e della domanda su chi, fra i miei genitori, "ha lasciato il cancellino aperto"...
Ritardato?: il termine "ritardato" non è corretto ma mi serviva per scrivere un acronimo sensato. In realtà, a scuola, sono sempre andato bene con l'eccezione dei primi due anni delle elementari. Ricordo che ero un po' confuso perché, non mi era chiaro, che cosa ci si aspettasse da me. Non è che non capissi le lezioni, ma mi mancava la consapevolezza di dovere anche dimostrare di aver imparato. Comunque in prima e seconda elementare, credo di essere stato considerato dalla maestra piuttosto duro, e infatti ebbi voti al limite della sufficienza.
Ricordo che, dopo vari mesi di scuola, andai a casa del nonno (quello del 1918...) che mi interrogò sulle conoscenze acquisite: io, tutto contento, gli risposi che sapevo contare fino a 5 e scrivere "ape" (più altre 3 o 4 parole di poche lettere). Il nonno, piuttosto seccato, mi disse che ero un "somaro": io ci rimasi piuttosto male... Al primo dettato in classe, andai dalla maestra per farmi rendere il cartoncino con sopra il mio nome (che avevamo tenuto sul nostro banco per i primi mesi), perché non pensavo di saperlo scrivere bene! Poi, improvvisamente, in terza elementare, mi capitò di rispondere correttamente a una domanda della maestra, la quale, mi fece anche i complimenti: in quel momento mi si accese la classica lampadina! "Ah! ecco cosa vogliono da me! Devo fare capire che so le cose!" - pensai. Da quel momento iniziai a rispondere alle domande. A TUTTE le domande. Un giorno, non ricordo esattamente, la maestra fece varie domande alla classe premiando, con una "stellina", chi rispondeva bene per primo. Mentre io azzeccavo, rapidissimo, tutte le domande, un bambino iniziò a piangere dicendo che ero sempre io a rispondere bene. A quel bambino se ne aggiunse un altro, poi un terzo e, infine, tutta la classe si mise a piangere! Quell'evento mi traumatizzò parecchio e, da allora, aspettai sempre almeno cinque secondi prima di alzare la mano per rispondere. E non solo alle elementari, ma anche al liceo! Mi pare in quarta liceo, un professore, di tanto in tanto, poneva delle domande particolarmente difficili alla classe e, al primo che sapeva rispondere, dava un 8 che valeva come una interrogazione: ebbene, anche in questi casi, dove c'era in palio un voto, non riuscivo a costringermi a rispondere immediatamente ma fremendo, contando rapidamente fino a dieci, prima di alzare la mano. In questa maniera, una compagna di classe molto brava, mi fregò almeno un paio di 8...
Anoressico: come per il paragrafo precedente, non credo che il termine "anoressico" sia corretto. Secondo Wikipedia infatti, l'anoressia, indica "la mancanza o riduzione volontaria dell'appetito". Nel mio caso invece la volontarietà non c'entrava niente: semplicemente non avevo il senso della fame. Ricordo che avevo i cosiddetti "morsi della fame": lo stomaco mi faceva male perchè non mangiavo abbastanza. Così mi spiegava il babbo ma io pensavo che fosse una bugia mal riuscita per convincermi a mangiare qualcosa. A ogni pasto c'era una lotta per farmi inghiottire ogni boccone. Ho gia raccontato in KGB le Origini: Esempi di quando fui cotretto a rimanere a tavola fino a quando non mi fossi deciso a mangiare. Un'altra volta fu tentato un diverso approccio: ripropormi lo stesso cibo fino a quando non mi fossi deciso a mangiarlo. Non ho ricordi dell'episodio ma, la tradizione famigliare dice che, dopo due giorni che non mangiavo, e non accennando minimamente a volerlo fare, i miei genitori si impaurirono e tornarono al normale approccio di blandirmi e/o minacciarmi per ogni boccone...
Poi, ogni pietanza, mi veniva offerta cento volte: una strana conseguenza è che, quando mi viene offerto qualcosa (non necessariamente del cibo), la mia prima risposta è generalmente un "no"; questo perché ero abituato a sentirmi ripetere la stessa domanda decine di volte e, avevo quindi tutto il tempo, per pensarci meglio e cambiare idea!
Il problema si risolse da solo quando, finito il liceo, mi trasferii a Pisa, dai miei zii, per frequentare l'università. La zia era un'ottima cuoca e, i suoi manicaretti, sempre gustosissimi (a casa invece il cibo non era assolutamente appetitoso e, anche quando magari lo era, il mio stomaco era così piccolo che si riempiva immediatamente e, subito, ero sazio mangiando solo un poco più del solito). Nel giro di qualche mese mi abituai a mangiare più abbondantemente e, soprattutto, a riconoscere lo stimolo della fame.
Mi chiedo se, e quanto, mi sia costato in termini di centimetri di altezza, l'aver mangiato così poco per i miei primi vent'anni circa (anche perché, non solo ero più basso di mio padre, ma anche di mia madre...)
Nota (*): Non è corretto al 100% parlare di "origini" riguardo ad alcuni aspetti del mio carattere: è vero che certi lati sono nati, o almeno sono stati evidenziati per la prima volta, da specifici episodi della mia infanzia (Anticonformista, Ironico e Ribelle), però, altre caratteristiche del mio carattere, sono semplicemente innate e, in questi casi, ho semplicemente descritto degli episodi più o meno significativi (Asociale e Sterminatore).
Nota (**): Per datare i miei ricordi mi baso sulla loro ambientazione: infatti, per tutta la mia infanzia, ho cambiato spesso casa. In questo caso particolare, il ricordo è ambientato in una casa dove ho abitato, dalla mia nascita, solo per poco più di un anno...
Nota (***): Ovviamente non ci sono riuscito...
mercoledì 14 luglio 2010
Mentalità sportiva olandese
Oggi, fra le news del TG, c'era anche il rientro in patria della nazionale di calcio olandese.
Il giornalista commentava estasiato lo spirito sportivo olandese. Nonostante la disgraziata sconfitta nella finale della coppa del mondo, la nazionale olandese, era stata accolta con un tripudio di allegria e sorrisi.
Bella, diceva il giornalista, questa mentalità che non langue sulle sconfitte: una finale persa al 92esimo non diventa una tragedia.
Questo servizio mi ha ricordato un aneddoto (beh, non proprio un aneddoto ma una catena di episodi...) capitato, qualche anno fa, al mio amico portoghese F, quando si "scontrò" con la mentalità sportiva olandese.
Premetto che F ha un carattere più competitivo della media ed egli non ama assolutamente perdere. Inoltre, la mentalità portoghese è simile all'italiana: "sì, sarà anche importante partecipare ma, il bello, è vincere!".
In Portogallo la pallamano è uno sport molto diffuso ed è quindi giocata a buon livello. F era stato un ottimo giocatore (un portiere) e aveva praticato questo sport molto seriamente.
All'epoca F stava mettendo su un po' di pancetta e, decise quindi, di dedicarsi al suo vecchio sport. F contattò la locale squadra di pallamano che lo accolse a braccia aperte.
Mi spiegò che la pallamano, in Olanda, è molto meno praticata che in Portogallo e che quindi, i suoi compagni di squadra, lo consideravano una specie di fuoriclasse.
Ricordo che, durante la prima settimana, quando conobbe gli altri giocatori agli allenamenti, era tutto contento e voglioso di far bene.
Alla prima partita la sua squadra fu sconfitta e, per un po', non tornammo più sull'argomento pallamano.
Eppure, nelle settimane successive, mi accorsi che F era visibilmente nervoso e di cattivo umore: alla fine mi spiegò che la sua squadra, notevolmente più debole delle altre (con l'esclusione del portiere!), aveva continuato a perdere.
Quello che però non gli andava giù, non erano tanto le sconfitte, che aveva messo in preventivo, quanto che, ai suoi compagni di squadra, sembrava non importare di perdere!
Avendo finalmente scoperto l'origine del suo malumore, da buon amico, non potei evitare di ridergli in faccia...
Nei giorni successivi, F si diede un gran da fare: cercò di motivare i suoi compagni e scaricò da internet tattiche di gioco per l'allenatore. Io, a questo punto, gli chiedevo aggiornamenti quotidiani e, continuavo a divertirmi un mondo, vedendolo così frustrato per qualcosa di così poco importante...
"Dini, Dini, ma non capisci!? Sono contenti quando perdono! Ridono! Vogliono andare fuori a festeggiare dopo ogni sconfitta!" mi ripeteva sempre, un super-stressato F, al quale, per la rabbia, come nei cartoni animati, sembrava uscire il vapore dagli orecchi. Non lo diceva apertamente ma, era chiaro che considerasse, i suoi compagni di squadra, completamente pazzi!
Finalmente, una mattina, vidi F tranquillo e sereno. Egli mi spiegò che, con la squadra olandese di pallamano aveva chiuso, e che si sarebbe accontentato di giocare a calcetto con i suoi amici portoghesi...
Spero che, questo aneddotto, abbia illustrato maggiormente, la mentalità sportiva olandese, piuttosto che il carattere vincente di F!
Il giornalista commentava estasiato lo spirito sportivo olandese. Nonostante la disgraziata sconfitta nella finale della coppa del mondo, la nazionale olandese, era stata accolta con un tripudio di allegria e sorrisi.
Bella, diceva il giornalista, questa mentalità che non langue sulle sconfitte: una finale persa al 92esimo non diventa una tragedia.
Questo servizio mi ha ricordato un aneddoto (beh, non proprio un aneddoto ma una catena di episodi...) capitato, qualche anno fa, al mio amico portoghese F, quando si "scontrò" con la mentalità sportiva olandese.
Premetto che F ha un carattere più competitivo della media ed egli non ama assolutamente perdere. Inoltre, la mentalità portoghese è simile all'italiana: "sì, sarà anche importante partecipare ma, il bello, è vincere!".
In Portogallo la pallamano è uno sport molto diffuso ed è quindi giocata a buon livello. F era stato un ottimo giocatore (un portiere) e aveva praticato questo sport molto seriamente.
All'epoca F stava mettendo su un po' di pancetta e, decise quindi, di dedicarsi al suo vecchio sport. F contattò la locale squadra di pallamano che lo accolse a braccia aperte.
Mi spiegò che la pallamano, in Olanda, è molto meno praticata che in Portogallo e che quindi, i suoi compagni di squadra, lo consideravano una specie di fuoriclasse.
Ricordo che, durante la prima settimana, quando conobbe gli altri giocatori agli allenamenti, era tutto contento e voglioso di far bene.
Alla prima partita la sua squadra fu sconfitta e, per un po', non tornammo più sull'argomento pallamano.
Eppure, nelle settimane successive, mi accorsi che F era visibilmente nervoso e di cattivo umore: alla fine mi spiegò che la sua squadra, notevolmente più debole delle altre (con l'esclusione del portiere!), aveva continuato a perdere.
Quello che però non gli andava giù, non erano tanto le sconfitte, che aveva messo in preventivo, quanto che, ai suoi compagni di squadra, sembrava non importare di perdere!
Avendo finalmente scoperto l'origine del suo malumore, da buon amico, non potei evitare di ridergli in faccia...
Nei giorni successivi, F si diede un gran da fare: cercò di motivare i suoi compagni e scaricò da internet tattiche di gioco per l'allenatore. Io, a questo punto, gli chiedevo aggiornamenti quotidiani e, continuavo a divertirmi un mondo, vedendolo così frustrato per qualcosa di così poco importante...
"Dini, Dini, ma non capisci!? Sono contenti quando perdono! Ridono! Vogliono andare fuori a festeggiare dopo ogni sconfitta!" mi ripeteva sempre, un super-stressato F, al quale, per la rabbia, come nei cartoni animati, sembrava uscire il vapore dagli orecchi. Non lo diceva apertamente ma, era chiaro che considerasse, i suoi compagni di squadra, completamente pazzi!
Finalmente, una mattina, vidi F tranquillo e sereno. Egli mi spiegò che, con la squadra olandese di pallamano aveva chiuso, e che si sarebbe accontentato di giocare a calcetto con i suoi amici portoghesi...
Spero che, questo aneddotto, abbia illustrato maggiormente, la mentalità sportiva olandese, piuttosto che il carattere vincente di F!
martedì 13 luglio 2010
Osea 8, 7
E poiché hanno seminato vento
raccoglieranno tempesta.
Come scritto nel post Morirò (presto)?, a fine giugno, sono stato attaccato da una malvagia ape assassina.
Essa mi attaccò, con vile sicumera e senza motivo, mentre, con il cuore colmo di pace e amore, tagliavo l'erba nel giardino.
Il risultato di tale insensato atto di violenza è ancora visibile sulla mia pelle:
Due giorni orsono, a meno di un metro dal luogo dell'efferata aggressione, ho individuato un buco (*) nel terreno (sembrava una ex-tana di talpa) dal quale fuoriscivano (ed entravano) numerose api, indubbiamente parenti e amiche, nonché complici, della famigerata ape assassina...
Ieri sera, al termine di Spagna-Olanda, col favore delle tenebre, la giusta punizione ha colpito il nido delle viziose api.
Ho spruzzato un potente insetticida, direttamente all'interno della cavità, per qualche secondo; poi, ho tappato l'ingresso con una pietra e ci ho rovesciato sopra del terriccio...
Oggi, a memento per le future generazioni apesche, ho posto una croce sul luogo dove, le api, che seminarono vento, hanno poi raccolto tempesta...
Nota (*): In realtà, il buco riprodotto nella foto, non è quello dove si nascondeva il nido di api e ha solo uno scopo illustrativo...
raccoglieranno tempesta.
Come scritto nel post Morirò (presto)?, a fine giugno, sono stato attaccato da una malvagia ape assassina.
Essa mi attaccò, con vile sicumera e senza motivo, mentre, con il cuore colmo di pace e amore, tagliavo l'erba nel giardino.
Il risultato di tale insensato atto di violenza è ancora visibile sulla mia pelle:
Due giorni orsono, a meno di un metro dal luogo dell'efferata aggressione, ho individuato un buco (*) nel terreno (sembrava una ex-tana di talpa) dal quale fuoriscivano (ed entravano) numerose api, indubbiamente parenti e amiche, nonché complici, della famigerata ape assassina...
Ieri sera, al termine di Spagna-Olanda, col favore delle tenebre, la giusta punizione ha colpito il nido delle viziose api.
Ho spruzzato un potente insetticida, direttamente all'interno della cavità, per qualche secondo; poi, ho tappato l'ingresso con una pietra e ci ho rovesciato sopra del terriccio...
Oggi, a memento per le future generazioni apesche, ho posto una croce sul luogo dove, le api, che seminarono vento, hanno poi raccolto tempesta...
Nota (*): In realtà, il buco riprodotto nella foto, non è quello dove si nascondeva il nido di api e ha solo uno scopo illustrativo...
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