Oggi voglio scrivere di una riflessione che ho in corso da anni e a cui, più recentemente, si è aggiunto un altro concetto.
L’idea di base è quale sia l’effetto dell’incompetenza all’interno di una struttura gerarchica: in particolare quali sono i danni che può fare un incompetente all’interno di un’organizzazione.
La domanda me la sono posta per la prima volta una ventina di anni fa quando lavoravo, come esterno, in una grande organizzazione europea.
Il mio capo aveva indubbiamente delle grandi qualità umane che però non erano uguagliate, neppure lontanamente, da quelle professionali e puramente intellettuali.
Dal mio punto di vista ciò significava che mi venivano assegnati incarichi privi di senso, cosa di cui mi rendevo immediatamente conto e che trovavo molto frustrante, che portavano a risultati scadenti di cui poi lui si prendeva la colpa col suo capo (*1).
All’epoca ero quindi curioso di scoprire come mai fosse arrivato a una posizione sopra quella base: evidentemente era stato promosso da qualcuno. In seguito scoprii il detto latino “Promoveatur ut amoveatur”: ne scrissi già nel 2010 (!) O tempora, o mores.
Nella Roma dell’impero decadente era già pratica comune promuovere un funzionario incapace per toglierselo dai piedi. Nella mia Epitome scrivo che oggi l’intero occidente è in decadenza: e guarda caso, almeno per la mia limitatissima esperienza personale, è in uso lo stesso meccanismo di propagazione dell’incapacità del tardo impero romano…
Questo per quanto riguarda la mia “storia” personale e di come mi sono imbattuto in questa problematica. Per anni ho poi avuto voglia di fare una simulazione al calcolatore del fenomeno: mi immaginavo un grande albero, in effetti un organigramma, in cui a ogni nodo stava un lavoratore con una certa capacità che agiva come un moltiplicatore sul lavoro prodotto dai suoi sottoposti.
Una delle idee era che ogni lavoratore non è in grado di riconoscere competenze superiori alle proprie: cioè se il capo ha competenza 6 su 10 , giudicherà correttamente Tizio come di competenza 5 ma Caio di competenza 7 e Sempronio di competenza 9 gli appariranno entrambi come di competenza 6 su 10. Volevo poi inserire varie strategie e vedere come evolveva in base a esse il rendimento totale dell’azienda.
In Java (soprattutto quando ero in forma) mi sarebbe occorsa mezza giornata per realizzare questo programmino ma non ne ho mai avuto voglia: nelle simulazioni sono fondamentali le regole base che si inseriscono e il pericolo è quello di sceglierle in maniera tale che si dimostri proprio quello che si vuole dimostrare.
In altre parole temevo che avrei confermato semplicemente quanto già pensavo ma, comunque, senza dimostrare niente perché le regole della simulazione le avevo comunque scelte io…
La mia sensazione, anzi la mia sicurezza, è che l’incompetenza proliferi e che i danni che questa produce finiscano per moltiplicarsi come in un tumore. In realtà mi sembra un’ovvietà e non credo valga la pena di perdere troppo tempo a cercare di dimostrare che gli incapaci rendono meno dei più capaci.
Prima di scrivere del “nuovo” elemento voglio inserire un paio di miei vecchi ricordi.
Ricordo quando negli USA, sono incerto se fu negli anni ‘80 o ‘90, entrò in vigore una legge secondo la quale nelle grandi aziende sopra un certo numero di dipendenti e, suppongo, nelle cariche pubbliche, una certa frazione dei posti doveva essere riservata alle minoranze (*2).
L’idea era che chi apparteneva a delle minoranze, a parità di preparazione/capacità (o magari avendola addirittura maggiore), veniva discriminato e non selezionato. Questo portava nel lungo termine a perpetuare la discriminazione economica fra maggioranza e minoranza perché i lavori “migliori” (cioè più retribuiti) non toccavano ai membri delle minoranze. A distanza di una quindicina di anni il Regno Unito adottò una legge analoga.
All’epoca, lo ammetto, la problematica non mi interessava minimamente: mi era ovvio il problema del merito/capacità, mi avrebbe indispettito che, se fossi stato un Elon Musk, una legge mi avrebbe impedito di scegliere liberamente quali persone mettere in posizioni chiave ma, nel complesso, dovetti pensare qualcosa del tipo “vedremo come andrà” per poi infilare il tutto nello sgabuzzino della mia memoria.
In teoria questa legge avrebbe dovuto aumentare l’efficienza delle grandi organizzazioni perché le avrebbe costrette, loro malgrado, ad assumere personale appartenente a varie minoranze ma con capacità uguali o superiori ai candidati della maggioranza.
Nella pratica il mio unico dato dal mondo reale, fornitomi di prima mano da persona affidabile, è che il risultato fu quello di assumere persone sì di minoranze ma con capacità/preparazione estremamente modesta.
Chiaramente da un singolo caso non si può generalizzare niente ma è possibile usare un minimo di logica.
A me pare matematicamente ovvio, partendo dall’ipotesi che tutti gli uomini sono uguali e con capacità più o meno simili, che tutto dipende dalla percentuale di posti riservati alle minoranze.
Supponiamo che in una certa facoltà universitaria il massimo dei voti lo raggiunga il 10% degli studenti. Supponiamo poi che gli studenti appartenenti alla maggioranza siano 90 e quella della minoranza 10.
In questo caso gli studenti col massimo dei voti appartenenti alla maggioranza sarebbero 9 mentre quelli della minoranza 1.
Ora se per legge accade che su 10 posti di lavoro il 30%, cioè 3, siano riservati alla minoranza: allora avremo due appartenenti alla minoranza assunti, pur senza avere il massimo dei voti che saranno preferiti ad altrettanti laureati appartenenti alla maggioranza che invece li avevano. E questo porta di sicuro a una diminuzione del rendimento complessivo dell’ipotetica azienda. Al contrario, se la percentuale fosse del 10% allora, da un punto di vista dell’efficienza, si sarebbe raggiunto il massimo perché lo studente appartenente alla minoranza col massimo dei voti sarebbe stato preferito a uno della maggioranza senza il massimo dei voti (nell’ipotesi che ci sarebbe stata della discriminazione senza questa legge).
Sospetto che nella realtà, probabilmente per motivi politici, la percentuale di posti riservata alle minoranze sia stata enormemente maggiore rispetto alla percentuale di lavoratori con alte capacità con conseguente calo di efficienza delle organizzazioni coinvolte.
Tutto questo al netto del problema di giudicare dell’incapace, supponendo che il voto finale rispecchi perfettamente le capacità dell’individuo o delle distorsioni causate dai raccomandati e simili.
L’elemento nuovo è l’ideologia “woke” che, in pratica, moltiplica le minoranze distinguendole per un maggior numero di caratteristiche, non solo etniche ma, per esempio, anche sessuali.
La mia sensazione è che queste nuove “categorie” siano anche abbastanza arbitrarie e che dietro vi sia una buona dose di semplice opportunismo e ipocrisia.
Il fatto è che anche in questo caso l’effetto complessivo, in base alla percentuale dei posti di lavoro riservati, sarà probabilmente una perdita di efficienza.
Ecco la mia teoria è che oramai si sia superata una soglia oltre la quale la perdita di efficienza si moltiplica a dismisura: le aziende private probabilmente riescono a minimizzare gli effetti negativi e, probabilmente riescono ad accaparrarsi gli studenti migliori appartenenti alle minoranze. Ma nelle istituzioni pubbliche, dove maggiore è il menefreghismo e più forte il peso della politica, credo che gli effetti negativi dovuti alla perdita di efficienza siano maggiori.
Non solo: se tu sai di avere ottenuto il tuo importante e prestigioso posto di lavoro grazie all’ideologia “woke” allora, molto probabilmente, ti attiverai per difenderla e, anzi, per propagarla.
La mia ipotesi è che questo può causare un effetto leva tale da moltiplicare la degenerazione di una società.
Conclusione: mi è tornata voglia di scrivere la simulazione che avevo in mente! Ma prima volevo scrivere un programmino per decidere quali epigrafi associare a quali sottocapitoli dell’Epitome. Una stupidaggine ma sono talmente arrugginito che temo che il lavoro di un pomeriggio diventi quello di una settimana!
Nota (*1): questo nel mio piccolo: ricordo anche di un “suo” progetto decisamente importante (dal costo di vari milioni di euro) che, almeno all’epoca, era un totale buco nell’acqua.
Nota (*2): e forse in seguito alle donne, ma probabilmente si trattò di una legge distinta.
alla prima stazione
1 ora fa
Nessun commento:
Posta un commento