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lunedì 27 agosto 2018

Doppio aneddoto e controesempi



Stamani passeggiavo e mi sono ricordati di due aneddoti legati da un unico filo conduttore.

Qualche anno fa, quando lavoravo in Spagna, avevo molti colleghi spagnoli e di altre nazionalità. Quando arrivai io, fra le varie “personalità” della squadra, c'era anche una ragazza italiana magra e longilinea con i capelli simili a quelli di Marge Simpson (non blu ma che davano una forte idea di slancio in verticale). Di natura spigliata e simpatica scoprii però come aveva realmente impressionato i colleghi stranieri.
All'epoca io non ero ancora arrivato ma mi raccontarono che dei colleghi decisero di comprare una piccola scacchiera di plastica a un supermercato e così fecero. Tornati a casa si accorsero però che mancava un pezzo e, peggio ancora, avevano già buttato lo scontrino indispensabile per sostituire il tutto. A quel punto entrò in azione la ragazza italiana che disse “Tranquilli: ci penso io!”. Tornò al supermercato, trovò un'altra scacchiera in esposizione uguale a quella che avevano comprato, e si infilò in tasca il pezzo mancante: problema risolto!
Davvero i colleghi stranieri la guardavano con stupore e ammirazione per tale gesto: personalmente io non ci avrei neppure pensato a comportarmi come lei, ma devo dire che la sua era qualcosa, una praticità spiccia, tipica di mia madre: insomma non mi riconobbi direttamente in tale azione ma non mi stupì né scandalizzò più di tanto. Idem, credo, per un comune collega livornese.

La stessa amica austriaca di cui ho scritto in Da Steyr con furore mi raccontò un altro aneddoto.
Mi spiegò che a lei vivere in Italia ed entrare in contatto con la mentalità italiana le aveva “fatto bene”. Per dimostrarmelo mi raccontò il seguente episodio.
All'epoca passava l'estate in una comunità internazionale di Osho in Oregon (su Netflix ci sono dei documentari!) dove i giovani come lei vivevano e lavoravano insieme.
Dopo una giornata di lavoro ognuno aveva diritto a un boccale di birra ma per ottenerlo era necessario presentare un tesserino che veniva punzonato dagli addetti che consegnavano da bere.
Mi spiegava però che, tipicamente, molti giovani (lei compresa) tendevano a perdere tale tesserla, dimenticandola nei panni sporchi o altrove: i suoi amici si rassegnavano così a rimanere senza birra dato che, per loro colpa, non avevano il proprio tesserino con sé.
Ma l'austriaca italianizzata la pensava diversamente: “io mi sono guadagnata la birra: è un mio diritto inalienabile che non ha niente a che vedere con il mio tesserino!”. E così, presentandosi al bar e approfittando della calca e della confusione, riusciva a ghermire le birre spettanti non solo a lei ma anche ai propri amici che, ovviamente, la guardavano con stupore e ammirazione per la sua intraprendenza.

Aggiornamento (29/8/2018): l'amica austriaca italianizzata mi ha prontamente letto e ci tiene a fare delle precisazioni che io (abbastanza!) prontamente riporto qui di seguito:
- Gli amici non erano semplicemente “internazionali” ma tedeschi e, per questo, “a causa del  loro senso di ordine e disciplina rinunciavano alla birra perché non avevano con sé la tessera”.
- Chiarisce poi che “nata tedesca e sicuramente educata secondo rigidi canoni di ordine e disciplina, sono cambiata profondamente a causa della mia esperienza italiana: senza alcun tentennamento mi pongo al di sopra della legge se la avverto come stupida/ingiusta/vessatoria”.
- Non ha mai abusato della sua abilità di sgraffignare boccali di birra: “non ho mai preso due birre, né procurato più di una agli amici, perché solo una birra ci spettava.
Aggiungo io che una leggera patina di acribia, non proprio italiana, le è rimasta!


È una mia impressione o le analogie fra i due aneddoti sono notevoli?
In generale, credo, che questa autonomia morale dalle leggi degli italiani abbia un effetto complessivo negativo sulla società. Di tanto in tanto però questa praticità si rivela utile ed evita di commettere degli errori gravi.
Al riguardo altri due brevi esempi: per mia esperienza personale gli olandesi sono l'opposto degli italiani e seguono le regole per filo e per segno (per questo io, da italiano atipico, mi ci trovavo benissimo). Eppure questo seguire pedissequamente le regole a volte può avere esiti disastrosi.
Ovviamente non ne ho la riprova ma ho la sensazione fortissima che se a Srebrenica ci fossero state delle truppe italiane e non olandesi (che seguirono alla lettera le regole di ingaggio e non intervennero) probabilmente il massacro sarebbe stato evitato (v. Massacro di Srebenica).
Meno drammatico il caso dello scontro per la riunificazione del titolo mondiale di scacchi fra Kramnik e Topalov arbitrato da un olandese. Quest'ultimo seguendo in maniera sciocca tutte le regole (con mio orrore!) dette una partita vinta a tavolino a Topalov che poi, fortunatamente, non si rivelò decisiva. Sono sicuro che un arbitro italiano avrebbe avuto più buon senso e che sarebbe riuscito a mediare fra le parti facendo giocare la partita saltata.

Conclusione: Le regole e le leggi vanno SEMPRE seguite fino a quando non è giusto infrangerle!

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