Nel fine settimana non sarò a casa quindi, tanto per pubblicare qualcosa, ne approfitto per una breve puntata del ciclo “Dal 1995”.
20 gennaio
SCCF: Quando sono a letto un po' agitato inizio a muovere i piedi con un movimento ondulatorio. Mi viene da paragonare il tutto a un gatto che riposando agita la coda.
[SCCF sta per “Strane Cose Che Faccio”. Potenzialmente potrebbe essere una serie interessante: mi ero accorto che senza rendermene conto facevo delle cose “relativamente” strane. Questa descritta non mi pare niente di particolarmente insolito sennonché, a differenza di un gatto, non mi conciliava il sonno. Quegli anni sono stati infatti caratterizzati da un insonnia gigantesca che mi faceva dormire pochissime ore a notte e di pessima qualità.]
21-22 gennaio
[Niente. Si tratta di un fine settimana e inizialmente tendevo a sforzarmi di scrivere parecchio anche quando avevo poco da dire: con la conseguenza di lasciare poco spazio ai miei commenti extra.]
23 gennaio
Ho deciso che inizierò a descrivere i miei sogni e i loro luoghi incantati. Il forte fascino che ne provo probabilmente deriva dal fatto che sento che i sogni sono una finestra su quella parte di me che non riesco a studiare, classificare e catalogare.
[In realtà mi pare che descriverò solo i miei incubi infantili, operazione peraltro ripetuta in uno dei miei primi pezzi su questo ghiribizzo. In realtà ci sarebbero altri luoghi che sogno ricorrentemente, in effetti degni di nota: magari ne scriverò su un pezzo a parte...]
È buffo come via via mi scopro delle caratteristiche che nonostante ci abbia convissuto per molti anni (e forse proprio per questo) non mi ero mai reso conto di quanto fossero strane, buffe e “atipiche”. Simbolo: SCCF (Strane Cose Che Faccio)
[Vedi commento al 20 gennaio]
SCCF: Per dormire ho sempre bisogno di qualcosa sugli orecchi. (In estate quando fa caldo va bene anche uno straccetto)!
[A dire il vero questa mi è passata, anzi neppure me ne ricordavo: sarà che adesso ho degli acufeni spaventosi...]
24 gennaio
[Niente. Riempio una pagina di attività quotidiane completamente inutile. Che vita da idiota.]
25 gennaio
SCCF: Per ogni giornale o rivista che compro preferisco servirmi di edicole differenti. Ciò deriva dal fatto che odio lasciare trapelare informazioni su di me. Ad esempio tollero che un giornalaio conosca che mi interesso di computer (compro “Amiga Magazine”) e in particolare di Amiga ma non sopporterei che contemporaneamente conosca anche la musica che mi piace (compro “Amadeus”).
[Che dire: mi pare normale buon senso! Vabbè, scherzo: comunque l'ho sempre detto di essere paranoico e di non chiamarmi KGB per niente... Che poi alla fine mi servivo di solo 3 edicole diverse, mica 20!]
26 gennaio
SCCF: Odio tanto ma tanto tanto di essere chiamato col mio nome (CENSURATO) in pubblico. Questo perché fornisce a estranei l'informazione fondamentale che permette loro di associare alla mia immagine il mio nome. In seguito ho scoperto il detto latino “Nomen omen”.
[Per amore di verità ho lasciato a malincuore, senza correggerla, la scombinata frase tautologica sul nome che permette di associare alla mia immagine il mio nome.
Tuttora in effetti continuo a odiare essere chiamato per nome in pubblico. L'ho anche scritto: vedi FNHM 2. Ah! Già che c'ero ho anche censurato il mio nome dato che tuttora non mi piace farlo conoscerlo a tutti]
27-28-29 gennaio
[Niente.]
30 gennaio
SCCF: Ho l'abitudine quando incrocio una ragazza più o meno bella di non volgere lo sguardo verso di lei né tantomeno girarmi verso di lei. Ritengo che questo comportamento sia fortemente correlato a una esperienza della mia infanzia. Ero piccolo, avrò avuto 4 o 5 anni, e al mare a quei tempi la mia mamma indossava il bikini e faceva la sua bella figura. Il particolare episodio che ricordo è il seguente: la mamma camminava (in bikini) lungo il molo, a lato c'era un ala di pescatori e altri grezzi omini che fischiava e faceva commenti. La mamma continuava a camminare facendo finta di nulla e io imbarazzatissimo (capivo più di quanto ci si sarebbe aspettato dalla mia età) la seguivo a 4-5 metri di distanza con lo sguardo rivolto al suolo.
[Mi pareva di aver già descritto anche qui questo mio ricordo ma non l'ho ritrovato...
Dato lo scarso spazio a disposizione non avevo potuto raccontarlo bene. Il succo è che l'imbarazzo che provai da bambino fu talmente forte che a ritrovarmi in una situazione analoga lo riprovo come allora: a nulla serve la consapevolezza che alle donne spesso non dispiace essere ammirate. Poi, certo, anche la mia consapevolezza di essere brutto non aiuta...
Ah! Dai dai ho trovato il pezzo “disperso”: Trauma indiretto. Interessante confrontarlo con la nota originale e con quanto ho scritto oggi...]
31 gennaio
Ecco qui riproposte le mie due famosissime equazioni. Dio = Uomo; uomo = scimmia. Vediamo di chiarire le cose. La 1° equazione significa che Dio con le sue infinite qualità non è altro che l'estremizzazione dell'uomo ideale (Uomo). La 2° equazione significa che l'homo sapiens sapiens (uomo) nonostante si trastulli con l'idea di essere chissà quale straordinaria creatura semidivina, non è altro che una scimmiaccia, una creatura senz'altro meno nobile sia del leone e il lupo che pure del gatto e del cane. Il peggior difetto dell'uomo è quello di essere furbo, di avere cioè la vanità dell'Intelligenza. Le mie due equazioni definiscono la realtà delle cose, diamo comunque la versione comune:
Dio >>> Uomo ≡ uomo >>> scimmia
[In breve intendevo dire che l'uomo si vede come un dio ma in realtà è più simile a una scimmia. Da qui si capisce che il primo capitolo della mia Epitome, quello sui limiti dell'uomo, trae la sua origine da molto lontano. Il mio disprezzo per la reale natura dell'uomo contrapposta alla visione idealizzata che egli ha di se stesso era già ben vivido circa 25 anni fa.]
Conclusione: bene, questo è un buon punto per interrompere questo pezzo...
alla prima stazione
1 ora fa
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