[E] Per la comprensione completa di questo pezzo è fondamentale la lettura della mia Epitome (V. 0.4.1 "Morrigan").
Non ridete di me ma ieri ho letto un'altra pagina (beh, qualcuna in più veramente!) del libro Breve storia delle religioni di Ambrogio Donini, Grandi tascabili economici Newton, 1991...
Sembra ridicolo leggere così lentamente ma mi piace muovermi con calma, cercando di capire bene le idee dell'autore: mi pare inutile leggere un libro in pochi giorni per non ricordarsi poi più nulla il mese dopo. Se trovo qualche concetto interessante preferisco ragionarci sopra e digerirlo pian piano.
Comunque, prima di spiegare cosa abbia stavolta colpito la mia immaginazione, devo fare una premessa.
Immaginiamo di essere in una piazza e di scattare una foto a una statua inquadrando come sfondo il lato nord, poi le giriamo intorno e scattiamo una seconda foto questa rivolti a sud: la statua, ovvero il soggetto, è la stessa ma il suo aspetto e il contesto (lo sfondo) saranno completamenti diversi perché le due foto sono state scattate da prospettive totalmente opposte.
Immaginiamo adesso di seguire un'azione di una partita di calcio dalla prospettiva dei due portieri: anche in questo caso la visuale dell'azione e il suo contesto sono opposti ma è vero anche che il significato di ciò che i due portieri vedono è analogo: entrambi osserveranno il difensore che passa la palla a un centrocampista che scatta avanti per poi subire fallo da un giocatore avversario. Certo alcune fasi dell'azione risulteranno più chiare viste da una prospettiva invece che dall'altra ma, nel complesso, la percezione di ciò che accade è la stessa.
Nella mia Epitome dedico alla religione l'intero capitolo 8. Dal mio punto di vista la considero un protomito complesso a cui corrisponde un parapotere e, quindi, un gruppo di riferimento, inserito nella complessione della società, che ha un ruolo e funzioni ben precise. In particolare le sue funzioni principali sono due: ovvero dare sicurezza al fedele (fornendogli risposte ai misteri della vita) e stabilizzare la società.
La società viene stabilizzata fornendo giustificazioni, e magari consolazioni, alle iniquità che la caratterizzano (date dal contrasto fra parapoteri e democratastenia).
La premessa del Donini dà invece un'altra definizione della religione: in parte, è vero, la religione cerca di rassicurare l'uomo spiegando i fenomeni naturali altrimenti incomprensibili (*1) ma poi scrive «Ma la paura di un padrone umano ha preceduto storicamente la paura dei padroni celesti.
…
La paura di fronte alla dura realtà dell'oppressione, dello sfruttamento, della povertà: ecco le vere radici sociali della religione, studiata nel suo sviluppo storico.» (*2)
In altre parole, secondo il Donini, la religione nasce come prima risposta alle ingiustizie della società. Aggiunge infatti «Nelle credenze religiose delle masse si esprime spesso un elementare bisogno di giustizia, di bontà e di felicità sulla terra.
…
… la cui [delle religioni] efficacia permane, anche quando le aspirazioni delle masse sono deviate verso soluzioni ultraterrene, illusorie o addirittura reazionarie.»
Mi pare evidente che io e il Donini (*3) osserviamo la stessa statua, ovvero la religione, da punti di vista diversi; ma è altrettanto vero che l'azione (vedi la precedente metafora calcistica) che gli attribuiamo nei confronti della società è sostanzialmente la stessa.
Eppure anche il punto di vista non è irrilevante. Nell'interpretazione del Donini sembra quasi che un ingegnere progetti, non senza malizia, la religione per tenere asservite le masse: ma nell'idea stessa di progetto è insita la comprensione di ciò che sta avvenendo, dei motivi profondi dell'ingiustizia sociale. Ciò non mi pare realistico.
Dal mio punto di vista la religione, vista come parapotere, evolve in maniera naturale i propri protomiti confrontandosi, secondo i mutevoli rapporti di forza, con gli altri parapoteri, ottenendo da questi favori in cambio della stabilità sociale che riesce a garantire. La mia visione è forse più cinica, anche se contemporaneamente preserva la buona fede del clero, ma ha il pregio di non necessitare di un “ingegnere sociale” che, con piena consapevolezza della realtà, progetti la religione per ottenere specifici risultati. Nel mio modo di vedere l'evoluzione della religione segue un criterio molto più naturale: l'idea stessa di evoluzione suggerisce poi che la religione non è sempre uguale nel tempo ma che, seppur a una velocità difficilmente percettibile rispetto alla vita umana, si modifica costantemente.
In breve credo che la mia visione della religione, ovvero il protomito con cui la spiego, sia più utile (*4) di quello del Donini (comunque non errato) e che quindi faciliti maggiormente la comprensione della realtà in cui viviamo.
Conclusione: magari, per non dirottare fuori tema questo pezzo, ne scriverò a parte ma ho trovato anche una parafrasi pressoché perfetta di quella che nell'Epitome chiamo “realtà multisoggettiva”!
Nota (*1): Primus in orbe deos fecit timor, ardua coelo – Fulmina cum caderent. Per primo il timore creò sulla terra gli dèi, quando dal cielo caddero i fulmini. Ovvero la paura ha creato la religione. Ah, la citazione è di attribuzione incerta ma piacque molto a Lenin che la citò spesso...
Nota (*2): questo è il punto di vista marxista sulla religione: al momento non sono ancora sicuro di quanto l'autore lo condivida...
Nota (*3): come spiegato nella nota precedente questo è in realtà il pensiero di Marx.
Nota (*4): “utile” nel senso dato al termine nella mia Epitome.
alla prima stazione
1 ora fa
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