Ieri un superpicco nelle visite al mio viario che minimizza tutte le altre (v. Il mistero delle visualizzazioni): ben 126 tutte insieme!
Sempre ieri, controllando le statistiche giornaliere, c'è stato il sorpasso della Russia:
Non so: forse si tratta di tentativi di inserire spam nei commenti? Però, se ho ben capito, Blogspot dovrebbe filtrare via automaticamente queste statistiche e, comunque, di spam in 6 anni ho trovato un solo messaggio...
Allarme rientrato - 5/4/2017
Qualche giorno fa, quando ho pubblicato il corto Altre bòtte alla bótte, non ne ho fatto voce ma sono andato un po' nel panico (*1)...
Il motivo è che il 29 marzo tutte le fonti di informazioni davano per assodato che Trump avesse ufficialmente firmato la legge per abolire parte della riservatezza degli utenti Internet americani: a me invece risultava soltanto una comunicazione del 28 marzo in cui si scriveva che i consiglieri avrebbero suggerito a Trump di farlo.
Il mio timore/panico consisteva nella possibilità che sul sito della Casa Bianca le notizie “poco positive” non venissero nemmeno annunciate: questo avrebbe tolto ogni significato alla mia opera di monitoraggio di tale sito (che, come spiegato, seguo molto attentamente). Sono infatti capace di dare il giusto peso ha una notizia che è “nascosta” ma, se questa neppure appare, allora non ci posso fare niente...
Invece avevo ragione io: senza troppo risalto tale legge è stata effettivamente firmata da Trump il 3 aprile: President Donald J. Trump Signs H.J.Res. 69, H.J.Res. 83, H.R. 1228, S.J.Res. 34 into Law.
Sospiro di sollievo: non per la legge ma perché la notizia è apparsa sul sito della Casa Bianca!
Nota (*1): misto imbarazzo/irritazione..
X medici - 7/4/2017
Sono un grande esperto di malattie. Le conosco tutte: a partire dal morbo di Neisser, passando per la gonorrea, fino alla blenorragia o allo scolo...
Crozzato - 7/4/2017
Finalmente mi sono deciso/ricordato di guardare la trasmissione “Fratelli di Crozza” in tivvù. Ho visto un paio di puntate: le ho trovate più intelligenti che divertenti. Cioè molto studiate e collegate insieme da un filo conduttore, da una riflessione spesso condivisibile, con però le diverse scenette comiche non eccezionalmente incisive.
Ovviamente la colpa è anche del grigio Gentiloni che non dà troppi spunti: molto più facile fare satira quando al potere (*1) c'è un Berlusconi o un Renzi...
Nota (*1): la prima legge della satira infatti dice che è tanto più divertente quanto più potente è colui che si prende in giro.
Tristemente paradossale - 12/4/2017
Siamo arrivati al paradosso che il governo Gentiloni si vanta di aver fatto tagli nella spesa pubblica: questo perché “non sono nuove tasse”, ma i tagli alla spesa si risolvono in meno servizi e/o di peggiore qualità per i cittadini oppure in un aumento indiretto delle tasse quando tagliano fondi a regioni e/o comuni.
I tagli alla spesa pubblica NON sono un successo...
È forse anche bene ribadire che questi sacrifici a cui gli italiani sono costretti sono completamente inutili (fatti per ragioni sbagliate) e, anzi, dannosi (perché deprimono ancor di più l'economia). O qualcuno, dal governo Monti in poi, ha visto qualche progresso? Nel caso fatemi sapere...
giovedì 30 marzo 2017
mercoledì 29 marzo 2017
Il soldato romano
[E] Per la comprensione completa di questo pezzo è utile la lettura della mia Epitome (V. 0.1.1). In particolare i capitoli: 3, 5, 10 e 13.
Da tempo, come scritto in Promettente (1/2) e Promettente (2/2), sto leggendo L'uomo romano (a cura di Andrea Giardina, Ed. Economica Leterza, 1993) che, in pratica, è una raccolta di brevi monografie su varie tipologie di ruoli nella società romana.
In questi mesi ho letto molto poco, andando in ordine:
Il cittadino, il politico di Claude Nicolet: molto interessante. Il succo che anche nella repubblica romana i singoli cittadini liberi non avevano quasi nessun potere e le decisioni importanti erano prese dai parapoteri dell'epoca: ovviamente questa verità era nascosta da tutta una serie di protomiti necessari per mantenere la pace sociale.
Comunque una monografia molto interessante: magari ci ritornerò più nel dettaglio...
Il sacerdote di John Scheid: premetto che le tesi dell'autore non mi hanno convinto del tutto ma il succo è che gli antichi sacerdoti romani erano più simili a dei magistrati che, ad esempio, ai preti cristiani. E viceversa anche i magistrati avevano delle funzioni sacrali. Però l'analisi è basata solo sull'antica Roma, chiaramente l'eccezione del mondo romano, e mi sarebbe interessato di più conoscere la situazione di un comune tempio di “provincia”...
Il giurista di Aldo Schiavone: l'argomento non mi interessava molto ma non sono riuscito a leggerlo a causa dello stile dell'autore (*1)...
Il soldato di Jean-Michel Carrié: la monografia su cui baserò il pezzo odierno. Vedi poi...
Lo schiavo di Yvon Thébert: altro saggio molto interessante che ho quasi terminato di leggere. Sicuramente ci tornerò a tempo debito.
Gli spunti del saggio sul soldato romano sono molti. Così, senza nemmeno riguardare i miei appunti, mi vengono in mente i seguenti: un nesso con la caduta dell'impero; una possibile conferma della mia teoria sulle leggi del potere ([E] 5); il passaggio critico che, dopo la seconda guerra punica, porta all'imperialismo romano ([E] 13.1)...
Partendo dalla mia teoria sui gruppi sociali ([E] 3.2) e passando attraverso la legge della rappresentatività ([E] 5.6) sono giunto alla conclusione dell'importanza di un esercito di leva ([E] 10.5, nota 197), ovvero di un esercito al quale partecipino tutti i cittadini.
Il motivo è che se l'esercito non si identifica con la popolazione che dovrebbe rappresentare ne proteggerà gli interessi solo fino a quando i soldati credono nei protomiti relativi al proprio ruolo e nella misura e modalità stabilita da essi.
Intuitivamente Augusto con la sua riorganizzazione dell'esercito imperiale ne era conscio: la base delle legioni era sempre formata da soldati italici ma, soprattutto, si cercava di evitare che i soldati si legassero troppo col territorio dove erano stazionati, in genere sui confini, ad esempio proibendo i matrimoni, vietando l'acquisto di immobili in tale provincia, trasferendo i soldati a ogni promozione e incentivando il ritorno del veterano congedato nei suoi luoghi di origine. Si voleva poi evitare che quello del soldato divenisse un mestiere di famiglia, che corrispondesse cioè a una precisa classe sociale a sé stante.
Nel corso degli anni (uno o due secoli?) questa situazione si mantenne nelle regioni orientali dell'impero, dove sovente i militari congedati tornavano nelle proprie zone di origine, ma in occidente si formarono invece delle cittadine nei dintorni delle basi militari, nelle quali si ritiravano poi i veterani magari sposando la propria compagna e legittimando i figli avuti nel corso degli anni. Fin qui il saggio.
Ma quale sono le implicazioni alla luce di quanto spiegato nella mia epitome?
Innanzi tutto il soldato occidentale, provenendo da un gruppo sociale ben definito tenderà istintivamente a identificarsi con esso e, solo grazie ai protomiti del proprio ruolo (il valore del proprio dovere, la lealtà all'imperatore e ai propri generali, etc) si identificherà come difensore dell'intero impero.
Questo ci porta direttamente alla caduta dell'impero romano: cosa succederà a questi soldati se le regioni (che come detto sono proprio quelle di confine) da cui provengono e delle quali vogliono istintivamente tutelarne gli interessi (perché vi vivono famigliari e amici) venissero (o rischiassero) di essere travolte dai barbari?
Sicuramente i protomiti su cui si basa l'ubbidienza, e quindi l'efficienza del soldato, sarebbero messi a dura prova.
Credo quindi che questo aspetto (ovvero i soldati occidentali provenienti da specifiche regioni di confine) sia un elemento non secondario (ma certamente non il solo!) per comprendere le ragioni della caduta dell'impero romano d'occidente (*2).
Uno dei topos della monografia è il rapporto fra il cittadino romano (dell'impero) e il soldato. I romani vedevano i soldati in maniera stereotipata e avevano di essi un'opinione fortemente negativa ma la verità è che i cittadini dell'impero (*3) raramente avevano la possibilità di confrontarsi concretamente con i legionari. Questi, come detto, erano acquartierati nelle zone di confine e quindi le interazioni con i cittadini delle regioni più interne avvenivano solo in occasioni sporadiche e traumatiche come, ad esempio, le guerre civili. Al contrario i soldati, lo si capisce dalle decorazioni delle loro tombe, si vedevano come cittadini (non soldati) e cercavano di imitarne le mode.
Curiosamente nell'analisi di questo rapporto l'autore non considera il ruolo della religione: nel tardo impero il cristianesimo era divenuto maggioritario ma nelle legioni invece predominava il mitraismo: non mi sorprenderei se questa differenza religiosa fosse la causa di forti pregiudizi da parte dei cittadini cristiani.
Spesso, quando si analizzano dei fatti, soprattutto se appartengono al passato remoto e per i quali non abbiamo troppe informazioni, è difficile stabilire quale sia la causa e quale l'effetto di fatti fra loro correlati. Un esempio è il passaggio di Roma a una politica imperialistica dopo la seconda guerra punica: da cosa dipende effettivamente?
Con la crescita territoriale e la nascita delle province i romani non potevano più permettersi un esercito di leva perché questo avrebbe impedito a soldati di lavorare le proprie terre per periodi troppo lunghi (solo i cittadini più ricchi erano soldati e il loro ruolo nell'esercito era definito dal loro censo visto che dovevano pagarsi l'equipaggiamento). Ma una volta che si ha un esercito di professionisti, che comunque vanno pagati, allora tanto vale usarlo. Quando poi sparisce l'identificazione fra esercito e cittadini la legione diventa uno strumento nelle mani dei parapoteri del tempo (l'aristocrazia senatoria) che quindi lo useranno per il proprio interesse (*4).
In definitiva mi sono convinto che la causa prima dell'imperialismo romano sia l'esercito di professionisti al quale corrisponde la diminuzione del potere dei comuni cittadini liberi (non essendo più il fulcro dell'esercito la forza del loro gruppo diminuisce) e il contemporaneo aumento del potere dell'aristocrazia senatoria che, direi inevitabilmente, si risolverà nella nascita dell'impero. In pratica la separazione del potere militare da tutti i cittadini a un loro sottogruppo, i soldati professionisti, mette in mano a pochi un potere che prima non era altrettanto facilmente controllabile. Questa è una lezione universale che andrebbe sempre tenuta presente...
Conclusione: una bella monografia che mette in luce una prospettiva fin troppo trascurata della storia romana che invece è fondamentale per la sua comprensione.
Nota (*1): Credo fosse una tendenza degli studiosi italiani negli anni '90 (ricordo che i testi universitari di autori italiani li trovavo quasi tutti incomprensibili mentre quelli di autori stranieri, in confronto, chiarissimi) quella di ricorrere a uno stile tutto basato sulla correttezza della forma e che rifugge qualsiasi esempio che si abbassi a spiegare i concetti espressi: alla fine ci si trova di fronte a frasi che diventano ambigue perché si basano sull'interpretazione di singole parole. Quasi un nascondersi degli autori dietro a vaghi paroloni per la paura di essere corretti per eventuali (e talvolta inevitabili) imprecisioni negli esempi: un rimanere nel vago di una definizione interpretabile in più modi in maniera da non doversi sbilanciare. Uno sfoggio di parole astratte che è l'esatto opposto di come io intendo la comunicazione delle idee. Per quanto ne sono capace, in questo viario cerco sempre di esprimermi in maniera chiara, semplice e comprensibile: gli autori italiani degli anni '90 invece non sembrano rivolgersi a un pubblico di persone normali ma solo ad altri professori in grado di cogliere le loro sottili sfumature lessicali e i loro sottintesi.
Nota (*2): la caduta dell'impero romano è la causa prima del mio interesse per la storia: nel 2010 ho iniziato un pezzo per riassumerne i motivi (perfino fra gli storici non c'è identità di vedute) ma ancora non l'ho terminato. Questo per dire che comunque è un argomento che conosco abbastanza bene e che mi sta a cuore.
Nota (*3): situazione anomala invece quella degli abitanti di Roma visto che dividevano la città con i pretoriani, la guardia personale dell'imperatore e le coorti urbane...
Nota (*4): era anche nell'interesse dei soldati combattere, nonostante gli ovvi rischi, a causa dei potenziali guadagni.
Da tempo, come scritto in Promettente (1/2) e Promettente (2/2), sto leggendo L'uomo romano (a cura di Andrea Giardina, Ed. Economica Leterza, 1993) che, in pratica, è una raccolta di brevi monografie su varie tipologie di ruoli nella società romana.
In questi mesi ho letto molto poco, andando in ordine:
Il cittadino, il politico di Claude Nicolet: molto interessante. Il succo che anche nella repubblica romana i singoli cittadini liberi non avevano quasi nessun potere e le decisioni importanti erano prese dai parapoteri dell'epoca: ovviamente questa verità era nascosta da tutta una serie di protomiti necessari per mantenere la pace sociale.
Comunque una monografia molto interessante: magari ci ritornerò più nel dettaglio...
Il sacerdote di John Scheid: premetto che le tesi dell'autore non mi hanno convinto del tutto ma il succo è che gli antichi sacerdoti romani erano più simili a dei magistrati che, ad esempio, ai preti cristiani. E viceversa anche i magistrati avevano delle funzioni sacrali. Però l'analisi è basata solo sull'antica Roma, chiaramente l'eccezione del mondo romano, e mi sarebbe interessato di più conoscere la situazione di un comune tempio di “provincia”...
Il giurista di Aldo Schiavone: l'argomento non mi interessava molto ma non sono riuscito a leggerlo a causa dello stile dell'autore (*1)...
Il soldato di Jean-Michel Carrié: la monografia su cui baserò il pezzo odierno. Vedi poi...
Lo schiavo di Yvon Thébert: altro saggio molto interessante che ho quasi terminato di leggere. Sicuramente ci tornerò a tempo debito.
Gli spunti del saggio sul soldato romano sono molti. Così, senza nemmeno riguardare i miei appunti, mi vengono in mente i seguenti: un nesso con la caduta dell'impero; una possibile conferma della mia teoria sulle leggi del potere ([E] 5); il passaggio critico che, dopo la seconda guerra punica, porta all'imperialismo romano ([E] 13.1)...
Partendo dalla mia teoria sui gruppi sociali ([E] 3.2) e passando attraverso la legge della rappresentatività ([E] 5.6) sono giunto alla conclusione dell'importanza di un esercito di leva ([E] 10.5, nota 197), ovvero di un esercito al quale partecipino tutti i cittadini.
Il motivo è che se l'esercito non si identifica con la popolazione che dovrebbe rappresentare ne proteggerà gli interessi solo fino a quando i soldati credono nei protomiti relativi al proprio ruolo e nella misura e modalità stabilita da essi.
Intuitivamente Augusto con la sua riorganizzazione dell'esercito imperiale ne era conscio: la base delle legioni era sempre formata da soldati italici ma, soprattutto, si cercava di evitare che i soldati si legassero troppo col territorio dove erano stazionati, in genere sui confini, ad esempio proibendo i matrimoni, vietando l'acquisto di immobili in tale provincia, trasferendo i soldati a ogni promozione e incentivando il ritorno del veterano congedato nei suoi luoghi di origine. Si voleva poi evitare che quello del soldato divenisse un mestiere di famiglia, che corrispondesse cioè a una precisa classe sociale a sé stante.
Nel corso degli anni (uno o due secoli?) questa situazione si mantenne nelle regioni orientali dell'impero, dove sovente i militari congedati tornavano nelle proprie zone di origine, ma in occidente si formarono invece delle cittadine nei dintorni delle basi militari, nelle quali si ritiravano poi i veterani magari sposando la propria compagna e legittimando i figli avuti nel corso degli anni. Fin qui il saggio.
Ma quale sono le implicazioni alla luce di quanto spiegato nella mia epitome?
Innanzi tutto il soldato occidentale, provenendo da un gruppo sociale ben definito tenderà istintivamente a identificarsi con esso e, solo grazie ai protomiti del proprio ruolo (il valore del proprio dovere, la lealtà all'imperatore e ai propri generali, etc) si identificherà come difensore dell'intero impero.
Questo ci porta direttamente alla caduta dell'impero romano: cosa succederà a questi soldati se le regioni (che come detto sono proprio quelle di confine) da cui provengono e delle quali vogliono istintivamente tutelarne gli interessi (perché vi vivono famigliari e amici) venissero (o rischiassero) di essere travolte dai barbari?
Sicuramente i protomiti su cui si basa l'ubbidienza, e quindi l'efficienza del soldato, sarebbero messi a dura prova.
Credo quindi che questo aspetto (ovvero i soldati occidentali provenienti da specifiche regioni di confine) sia un elemento non secondario (ma certamente non il solo!) per comprendere le ragioni della caduta dell'impero romano d'occidente (*2).
Uno dei topos della monografia è il rapporto fra il cittadino romano (dell'impero) e il soldato. I romani vedevano i soldati in maniera stereotipata e avevano di essi un'opinione fortemente negativa ma la verità è che i cittadini dell'impero (*3) raramente avevano la possibilità di confrontarsi concretamente con i legionari. Questi, come detto, erano acquartierati nelle zone di confine e quindi le interazioni con i cittadini delle regioni più interne avvenivano solo in occasioni sporadiche e traumatiche come, ad esempio, le guerre civili. Al contrario i soldati, lo si capisce dalle decorazioni delle loro tombe, si vedevano come cittadini (non soldati) e cercavano di imitarne le mode.
Curiosamente nell'analisi di questo rapporto l'autore non considera il ruolo della religione: nel tardo impero il cristianesimo era divenuto maggioritario ma nelle legioni invece predominava il mitraismo: non mi sorprenderei se questa differenza religiosa fosse la causa di forti pregiudizi da parte dei cittadini cristiani.
Spesso, quando si analizzano dei fatti, soprattutto se appartengono al passato remoto e per i quali non abbiamo troppe informazioni, è difficile stabilire quale sia la causa e quale l'effetto di fatti fra loro correlati. Un esempio è il passaggio di Roma a una politica imperialistica dopo la seconda guerra punica: da cosa dipende effettivamente?
Con la crescita territoriale e la nascita delle province i romani non potevano più permettersi un esercito di leva perché questo avrebbe impedito a soldati di lavorare le proprie terre per periodi troppo lunghi (solo i cittadini più ricchi erano soldati e il loro ruolo nell'esercito era definito dal loro censo visto che dovevano pagarsi l'equipaggiamento). Ma una volta che si ha un esercito di professionisti, che comunque vanno pagati, allora tanto vale usarlo. Quando poi sparisce l'identificazione fra esercito e cittadini la legione diventa uno strumento nelle mani dei parapoteri del tempo (l'aristocrazia senatoria) che quindi lo useranno per il proprio interesse (*4).
In definitiva mi sono convinto che la causa prima dell'imperialismo romano sia l'esercito di professionisti al quale corrisponde la diminuzione del potere dei comuni cittadini liberi (non essendo più il fulcro dell'esercito la forza del loro gruppo diminuisce) e il contemporaneo aumento del potere dell'aristocrazia senatoria che, direi inevitabilmente, si risolverà nella nascita dell'impero. In pratica la separazione del potere militare da tutti i cittadini a un loro sottogruppo, i soldati professionisti, mette in mano a pochi un potere che prima non era altrettanto facilmente controllabile. Questa è una lezione universale che andrebbe sempre tenuta presente...
Conclusione: una bella monografia che mette in luce una prospettiva fin troppo trascurata della storia romana che invece è fondamentale per la sua comprensione.
Nota (*1): Credo fosse una tendenza degli studiosi italiani negli anni '90 (ricordo che i testi universitari di autori italiani li trovavo quasi tutti incomprensibili mentre quelli di autori stranieri, in confronto, chiarissimi) quella di ricorrere a uno stile tutto basato sulla correttezza della forma e che rifugge qualsiasi esempio che si abbassi a spiegare i concetti espressi: alla fine ci si trova di fronte a frasi che diventano ambigue perché si basano sull'interpretazione di singole parole. Quasi un nascondersi degli autori dietro a vaghi paroloni per la paura di essere corretti per eventuali (e talvolta inevitabili) imprecisioni negli esempi: un rimanere nel vago di una definizione interpretabile in più modi in maniera da non doversi sbilanciare. Uno sfoggio di parole astratte che è l'esatto opposto di come io intendo la comunicazione delle idee. Per quanto ne sono capace, in questo viario cerco sempre di esprimermi in maniera chiara, semplice e comprensibile: gli autori italiani degli anni '90 invece non sembrano rivolgersi a un pubblico di persone normali ma solo ad altri professori in grado di cogliere le loro sottili sfumature lessicali e i loro sottintesi.
Nota (*2): la caduta dell'impero romano è la causa prima del mio interesse per la storia: nel 2010 ho iniziato un pezzo per riassumerne i motivi (perfino fra gli storici non c'è identità di vedute) ma ancora non l'ho terminato. Questo per dire che comunque è un argomento che conosco abbastanza bene e che mi sta a cuore.
Nota (*3): situazione anomala invece quella degli abitanti di Roma visto che dividevano la città con i pretoriani, la guardia personale dell'imperatore e le coorti urbane...
Nota (*4): era anche nell'interesse dei soldati combattere, nonostante gli ovvi rischi, a causa dei potenziali guadagni.
martedì 28 marzo 2017
L'uomo color arancione
Chi legge questo viario sa che seguo con una certa attenzione l'operato di Trump: il motivo del mio interesse è principalmente quello di capire se (alla luce della teoria storico/politico espressa nella mia epitome) il presidente USA, considerato espressione di una forza “populista”, sia invece dalla parte dei parapoteri e, se non lo fosse, se il suo operato potrà contrastare le attuali tendenze globali.
Era infatti palese (anche agli elettori USA) che la Clinton sarebbe stata al totale servizio dei parapoteri: Trump invece, da una parte, si è richiamato a tematiche populiste ma da un'altra, come miliardario, sarebbe anche un esponente naturale dei parapoteri. Come singolo individuo il suo comportamento non è però prevedibile: se realmente crede nel suo mandato potrebbe anche andare contro gli interessi del proprio gruppo sociale di appartenenza.
Da qui il mio interesse...
Non mi pare di essere stato particolarmente “morbido” verso Trump: nei miei pezzi sul suo programma e, soprattutto, in Succo di Trump ho apertamente criticato tutte quelle politiche contro la popolazione USA e a favore invece dei parapoteri.
Nel complesso, come previsto dalla mia teoria sull'inadeguatezza ideologica delle forze populiste, Trump agisce in diverse direzioni talvolta a favore ma altre volte contro i parapoteri: nel complesso sembrerebbe in buona fede, convinto cioè di agire nell'interesse della maggioranza dei cittadini USA.
Comunque, nelle mie valutazioni, ho cercato di attenermi obiettivamente ai fatti: a quanto espresso nel suo programma prima e alle varie iniziative di governo dopo.
I media, tutti apertamente contro di lui nella campagna elettorale (non sorprendentemente visto che questi sono controllati dai parapoteri che, ovviamente, parteggiavano per la propria candidata) continuano a combatterlo. I giornali italiani si rifanno agli omologhi americani e ci riportano tutte le notizie contro il presidente americano: ma su cosa basano i loro pareri negativi?
Oggi, dopo questa laboriosa introduzione, voglio fare un esperimento: ho intenzione di leggere un articolo che, dato il titolo, è apertamente e completamente contro Trump, per capire su quali fatti sia basato tale giudizio e se, eventualmente, mi sia sfuggito qualcosa di importante nella mia valutazione.
L'articolo che ho “puntato” è Trump, ovvero come diventare il peggior presidente Usa in 63 giorni di Massimo Cavallini dal FattoQuotidiano.it
Ancora non l'ho letto (e magari risulterà non idoneo per lo scopo che ho in mente!) e lo voglio commentare “in diretta”, ovvero via via che lo leggo...
L'articolo mostra, sotto al titolo, una foto dove si vede il presidente Trump in una posa un po' ridicola alla guida di un furgone. Personalmente non l'ho mai valutato in base alle foto e mi sembra sciocco farlo...
L'articolo si apre con una breve panoramica di quelli che sono considerati i peggiori presidenti americani. Lo stile è spiritoso: spero porti anche elementi concreti...
Finalmente viene descritto il personaggio “Trump”: secondo il giornalista il presidente è cafone, narcisista e ignorante. Dal mio punto di vista ciò può anche essere vero ma non mi interessa: io voglio valutare il suo operato.
Secondo l'autore dell'articolo dietro al motto “America First” si nasconde il tentativo di “cavalcare i peggiori istinti dell'America bianca”. Interessante: io, forse ingenuamente, non ci avevo neppure pensato.
In realtà, come spiegato nella mia epitome, le tendenze globali tendono a colpire la classe media trasferendo la sua ricchezza a quella dei parapoteri economici in una sorta di appiattimento verso il basso. In pratica la società tende ad aumentare le diseguaglianze di ricchezza: da una parte pochi ricchissimi e dall'altra la massa dei poveri. Coloro che vedono peggiorare significativamente il proprio tenore di vita sono poi quelli che cercano alternative politiche alle forze tradizionali.
Negli USA il caso (o la storia) vuole che la classe media era (è?) composta principalmente da cittadini di pelle bianca. Sono proprio questi coloro a cui non rimane che sperare in una forza populista ed è quindi naturale che Trump li abbia corteggiati.
Più interessante sarebbe sapere cosa intenda il giornalista con i “peggiori istinti” ma sfortunatamente non approfondisce l'argomento.
L'articolo continua nella descrizione di Trump affermando che è bugiardo e ribalta la verità: sfortunatamente non vengono forniti esempi di queste bugie...
Poi l'articolo spiega che Trump ne ha combinate così tante nelle sue 5 settimane di governo, ma talmente tante che... è impossibile elencarle!
Ah! poi vengono riportati dei sondaggi (sicuramente affidabilissimi come quelli che davano la Clinton come vincente alle elezioni) secondo i quali la popolarità di Trump è già ai minimi. Di nuovo: magari i sondaggi sono affidabili ma a me interessano i fatti e non le opinioni di pancia degli americani...
Fortunatamente il giornalista ci ripensa ed evidenzia la sua “ultima” frottola (par di capire basandosi su un articolo del Wall Street Journal...) ovvero la reiterata affermazione che Obama aveva fatto mettere sotto controllo la Trump Tower nonostante ci siano al riguardo “molte ed inequivocabili prove contrarie”.
Onestamente della vicenda non so niente: di per sé l'affermazione di Trump sembra plausibile ma, anche prendendo per buona l'affermazione del giornalista che non sia così, mi sembra più che altro un'affermazione da scaramuccia post elettorale. Dopotutto la NSA controlla tutti, quindi perché non anche la Trump Tower?
Poi vengono riportate le critiche del Wall Street Journal a Trump e... qui finisce l'articolo!
Conclusione: come sospettavo/temevo l'articolo, sebbene divertente e ben scritto, è estremamente superficiale: non si basa sull'attività concreta di queste prime settimane di governo (come ho cercato di fare io) ma sembra piuttosto prendere per buone le critiche fatte a Trump da un giornale da sempre schierato contro di lui.
Da questo punto di vista l'articolo è deludente: speravo che analizzasse dei provvedimenti concreti e spiegasse cosa abbiano di folle o sbagliato, ma invece...
Era infatti palese (anche agli elettori USA) che la Clinton sarebbe stata al totale servizio dei parapoteri: Trump invece, da una parte, si è richiamato a tematiche populiste ma da un'altra, come miliardario, sarebbe anche un esponente naturale dei parapoteri. Come singolo individuo il suo comportamento non è però prevedibile: se realmente crede nel suo mandato potrebbe anche andare contro gli interessi del proprio gruppo sociale di appartenenza.
Da qui il mio interesse...
Non mi pare di essere stato particolarmente “morbido” verso Trump: nei miei pezzi sul suo programma e, soprattutto, in Succo di Trump ho apertamente criticato tutte quelle politiche contro la popolazione USA e a favore invece dei parapoteri.
Nel complesso, come previsto dalla mia teoria sull'inadeguatezza ideologica delle forze populiste, Trump agisce in diverse direzioni talvolta a favore ma altre volte contro i parapoteri: nel complesso sembrerebbe in buona fede, convinto cioè di agire nell'interesse della maggioranza dei cittadini USA.
Comunque, nelle mie valutazioni, ho cercato di attenermi obiettivamente ai fatti: a quanto espresso nel suo programma prima e alle varie iniziative di governo dopo.
I media, tutti apertamente contro di lui nella campagna elettorale (non sorprendentemente visto che questi sono controllati dai parapoteri che, ovviamente, parteggiavano per la propria candidata) continuano a combatterlo. I giornali italiani si rifanno agli omologhi americani e ci riportano tutte le notizie contro il presidente americano: ma su cosa basano i loro pareri negativi?
Oggi, dopo questa laboriosa introduzione, voglio fare un esperimento: ho intenzione di leggere un articolo che, dato il titolo, è apertamente e completamente contro Trump, per capire su quali fatti sia basato tale giudizio e se, eventualmente, mi sia sfuggito qualcosa di importante nella mia valutazione.
L'articolo che ho “puntato” è Trump, ovvero come diventare il peggior presidente Usa in 63 giorni di Massimo Cavallini dal FattoQuotidiano.it
Ancora non l'ho letto (e magari risulterà non idoneo per lo scopo che ho in mente!) e lo voglio commentare “in diretta”, ovvero via via che lo leggo...
L'articolo mostra, sotto al titolo, una foto dove si vede il presidente Trump in una posa un po' ridicola alla guida di un furgone. Personalmente non l'ho mai valutato in base alle foto e mi sembra sciocco farlo...
L'articolo si apre con una breve panoramica di quelli che sono considerati i peggiori presidenti americani. Lo stile è spiritoso: spero porti anche elementi concreti...
Finalmente viene descritto il personaggio “Trump”: secondo il giornalista il presidente è cafone, narcisista e ignorante. Dal mio punto di vista ciò può anche essere vero ma non mi interessa: io voglio valutare il suo operato.
Secondo l'autore dell'articolo dietro al motto “America First” si nasconde il tentativo di “cavalcare i peggiori istinti dell'America bianca”. Interessante: io, forse ingenuamente, non ci avevo neppure pensato.
In realtà, come spiegato nella mia epitome, le tendenze globali tendono a colpire la classe media trasferendo la sua ricchezza a quella dei parapoteri economici in una sorta di appiattimento verso il basso. In pratica la società tende ad aumentare le diseguaglianze di ricchezza: da una parte pochi ricchissimi e dall'altra la massa dei poveri. Coloro che vedono peggiorare significativamente il proprio tenore di vita sono poi quelli che cercano alternative politiche alle forze tradizionali.
Negli USA il caso (o la storia) vuole che la classe media era (è?) composta principalmente da cittadini di pelle bianca. Sono proprio questi coloro a cui non rimane che sperare in una forza populista ed è quindi naturale che Trump li abbia corteggiati.
Più interessante sarebbe sapere cosa intenda il giornalista con i “peggiori istinti” ma sfortunatamente non approfondisce l'argomento.
L'articolo continua nella descrizione di Trump affermando che è bugiardo e ribalta la verità: sfortunatamente non vengono forniti esempi di queste bugie...
Poi l'articolo spiega che Trump ne ha combinate così tante nelle sue 5 settimane di governo, ma talmente tante che... è impossibile elencarle!
Ah! poi vengono riportati dei sondaggi (sicuramente affidabilissimi come quelli che davano la Clinton come vincente alle elezioni) secondo i quali la popolarità di Trump è già ai minimi. Di nuovo: magari i sondaggi sono affidabili ma a me interessano i fatti e non le opinioni di pancia degli americani...
Fortunatamente il giornalista ci ripensa ed evidenzia la sua “ultima” frottola (par di capire basandosi su un articolo del Wall Street Journal...) ovvero la reiterata affermazione che Obama aveva fatto mettere sotto controllo la Trump Tower nonostante ci siano al riguardo “molte ed inequivocabili prove contrarie”.
Onestamente della vicenda non so niente: di per sé l'affermazione di Trump sembra plausibile ma, anche prendendo per buona l'affermazione del giornalista che non sia così, mi sembra più che altro un'affermazione da scaramuccia post elettorale. Dopotutto la NSA controlla tutti, quindi perché non anche la Trump Tower?
Poi vengono riportate le critiche del Wall Street Journal a Trump e... qui finisce l'articolo!
Conclusione: come sospettavo/temevo l'articolo, sebbene divertente e ben scritto, è estremamente superficiale: non si basa sull'attività concreta di queste prime settimane di governo (come ho cercato di fare io) ma sembra piuttosto prendere per buone le critiche fatte a Trump da un giornale da sempre schierato contro di lui.
Da questo punto di vista l'articolo è deludente: speravo che analizzasse dei provvedimenti concreti e spiegasse cosa abbiano di folle o sbagliato, ma invece...
lunedì 27 marzo 2017
Il documento di Roma
[E] Per la comprensione completa di questo pezzo è necessaria la lettura della mia Epitome (V. 0.1.1). In particolare i capitoli: 1, 2, 9 e 10.
Come sapete seguo solo superficialmente i media tradizionali limitandomi, in genere, a leggere i titoli degli articoli e, molto più raramente, ad approfondirli. Il livello dell'informazione in Italia è infatti talmente basso che lo scopo della maggioranza dei media non è più quello di informare i cittadini ma di indirizzarne il pensiero tramite notizie fuorvianti o palesemente false ([E] 9.3).
Questo per dire che sapevo del vertice di Roma ma che non ho perso tempo a leggere inutili articoli di propaganda a favore di un'Europa che non esiste. Questo incontro ha prodotto un documento: e di nuovo non ho avuto voglia di leggerne per intero la sua aria fritta per commentarlo nel dettaglio ma mi accontenterò di sfruttare un breve articolo riassuntivo.
L'articolo in questione proviene da LaStampa.it: Cosa c’è nel documento di Roma: frenata sulle due velocità, passo avanti sulla Difesa di Marco Bresolin.
L'articolo è molto corto (il che la dice lunga sulla povertà di contenuti del documento prodotto dal vertice) ed è comodamente diviso in sezioni.
Passato e futuro: più che altro un'introduzione. Visto che recentemente (negli ultimi 25, diciamo dal 1992, dalla libera circolazione delle persone) l'EU non ha ottenuto risultati di cui vantarsi (*1) allora si stravolge la storia e si prova ad assegnarli il merito di “aver ricostruito l'Europa dalle sue ceneri”. Ovviamente tutti dovrebbero sapere che l'EU non ha ricostruito un bel niente ma che l'Europa riuscì a riprendersi grazie al generoso aiuto americano del piano Marshall.
Ma perché mentire? Semplicemente questa introduzione è un protomito (in particolare un mito → [E] 2.3) il cui scopo è quello di essere usato dai media per estrarne sintesi (distorsioni → [E] 2.2)) fuorvianti che verranno pedissequamente ripetute con lo scopo di dare una precisa (sebbene distorta) percezione della EU: l'EU ha fatto “risorgere l'Europa dalle ceneri della guerra”, quindi è apportatrice di benessere (*2), quindi senza di essa ci sarebbe la guerra (*2).
Come spiegato nella mia epitome ([E] 1) l'uomo ha numerosi limiti che gli impediscono di comprendere pienamente ogni “dettaglio” della realtà che lo circonda: la maniera più semplice per influenzarlo è quindi quella di fornirgli una semplificazione di un problema errata e distorta che lo induca a pensare in una specifica direzione...
Diverse velocità: chiaramente questo è il protomito (in particolare un mito → [E] 2.3) su cui si baserà il dibattito sull'Europa delle prossime settimane. Ma si tratta di un concetto completamente vuoto e privo di significato: lo scopo è darne una definizione talmente labile (*3) che ciascuno ci possa leggere quello che vuole.
Ad esempio un economista ci vedrà due euro diversi, uno più forte e l'altro più debole, per riequilibrare i flussi di denaro interni all'unione; la maggioranza dei politici e dei giornalisti vi vedranno invece due diverse velocità nell'attuare strategie politiche che portino a una “maggiore” integrazione europea.
Scommetto che chi avrà avuto la pazienza di leggere il documento vero e proprio potrebbe dirmi che entrambi queste idee sono accennate e che quindi sia l'economista che il politico, quando parlano delle due velocità dell'Europa, hanno ragione. Ma questo è esattamente ciò che intendevo con “definizione talmente labile che ciascuno ci possa leggere quello che vuole”.
Lo scopo non è quello di dare una concreta direzione politica ma semplicemente di suggerire l'idea (errata) che qualcosa si stia muovendo nella EU, che fra 5-10 anni, la situazione sarà migliore: in realtà come spiegato, questa immagine delle due velocità è solo un mito il cui unico scopo è nascondere la reale natura burocratica, inefficiente e paralizzata dell'EU dietro al paravento di un qualcosa di ancora vivo e potenzialmente dinamico.
Migranti e sicurezza: qui finalmente si riconosce che c'è un problema. I cittadini europei se ne erano ormai resi conto da molto tempo e lo scopo di questa affermazione è quella di rassicurare “gli elettori moderati” (*4) in maniera che non cadano nelle “grinfie” delle forze “populiste” ([E] 10.3). Il vero problema è che l'EU attuale è un corpo burocratico completamente incapace di prendere decisioni o iniziative concrete. Ammesso che ci fosse realmente la volontà di andare in una precisa direzione mancherebbe poi la possibilità di raggiungere un accordo vincolante per tutti i membri dell'unione. Il motivo di questa impossibilità è la totale mancanza di democrazia (*5) all'interno dell'unione che possa giustificare decisioni che, ovviamente, scontenterebbero qualche paese. E allora non si fa niente ma si finge di voler far qualcosa.
L'economia al centro: di nuovo tante belle parole che esprimono buone intenzioni destinate però a rimanere completamente inattuate. Il motivo è che per ridare fiato all'economia dell'Europa andrebbe prima risolto il problema dell'euro (v. L'euro assassino): ma ancora neppure si ammette che l'euro sia un problema...
Vabbè, volevo passare alla prossima sezione ma non resisto ad aggiungere un altro commento sulla totale incomprensione economica della situazione: nel documento si legge che è necessario che «le economie convergano (v. anche il corto Darwin e Lamarck)»: ma ciò è impossibile se ogni paese ha tasse, costo del lavoro ed energia, servizi sociali, infrastrutture, leggi e chi più ne ha più ne metta diversi: in altre parole le economie tendono a divergere invece che a convergere! Semplicemente la convergenza economica non può precedere quella politica e sociale.
la difesa comune: mi rifiuto di commentare questa sezione. Ripete lo stesso mantra da cinquant'anni a questa parte: qualcosa tipo “maggiore integrazione ma senza interferire con la NATO”. E infatti da cinquant'anni non è cambiato niente in questo senso...
Il pilastro sociale: Anche questo è un protomito o, meglio, un mito. L'idea che si vuol dare è quella di una EU che aiuta, come fosse una terza gamba, a tenere in piedi lo stato sociale. In realtà è completamente l'opposto: la riduzione di diritti e libertà in nome della “sicurezza” o di trattati commerciali internazionali (TTIP e simili), lo smantellamento dei diritti dei lavoratori, la privatizzazione dei beni comuni e ambientali (e forse anche della sanità) e invece ciò che ci ha portato e sta portando la UE.
In conclusione molte di queste sezioni le riduco a semplici miti (nel significato indicato nella mia epitome) che nel complesso cercano di legittimare la mitologia della EU: un'Europa ben diversa da quella che sognavamo, un'Europa dei popoli, realmente integrata, libera e giusta che invece si è trasformata in un'Europa delle banche, della finanza e delle multinazionali che toglie ricchezza ai popoli e costruisce ingiustizia e diseguaglianza: un'Europa della burocrazia, opprimente, inutile e asfissiante fine, come sempre, solo a se stessa...
Nota (*1): la moneta unica, l'euro, ha infatti favorito un solo paese, la Germania, e distrutto l'economia di tutti gli altri. Ancora questa verità palese non è ammessa perché nessun politico (non solo nostrano) vuole prendersi la responsabilità di aver combinato un disastro: da più parti però i dubbi crescono ed evidentemente si è preferito tacerne nella rutilante introduzione del documento di Roma.
Nota (*2): concetti non espressi esplicitamente ma che potrebbero venire incosciamente dedotti dai lettori superficiali.
Nota (*3): tratto dal documento di Roma: «Agiremo congiuntamente, a ritmi e con intensità diversi se necessario, ma sempre procedendo nella stessa direzione, come abbiamo fatto in passato, in linea con i trattati e lasciando la porta aperta a coloro che desiderano associarsi successivamente»
Nota (*4): gli elettori “moderati” sono in realtà coloro che, non essendo stati colpiti direttamente dalla crisi economica, ancora credono, magari con qualche titubanza, ai protomiti dominanti e, di conseguenza, a tutte le distorsioni (tese a rafforzare tali protomiti) ammannite dai media tradizionali.
Nota (*5): non solo “reale”, dove cioè i cittadini europei eleggono direttamente il proprio governo, ma anche “teorica” in quanto l'unica istituzione europea eletta, il parlamento europeo, ha in pratica il solo potere di ratificare quanto deciso (all'equanimità!) dai diversi governi.
Come sapete seguo solo superficialmente i media tradizionali limitandomi, in genere, a leggere i titoli degli articoli e, molto più raramente, ad approfondirli. Il livello dell'informazione in Italia è infatti talmente basso che lo scopo della maggioranza dei media non è più quello di informare i cittadini ma di indirizzarne il pensiero tramite notizie fuorvianti o palesemente false ([E] 9.3).
Questo per dire che sapevo del vertice di Roma ma che non ho perso tempo a leggere inutili articoli di propaganda a favore di un'Europa che non esiste. Questo incontro ha prodotto un documento: e di nuovo non ho avuto voglia di leggerne per intero la sua aria fritta per commentarlo nel dettaglio ma mi accontenterò di sfruttare un breve articolo riassuntivo.
L'articolo in questione proviene da LaStampa.it: Cosa c’è nel documento di Roma: frenata sulle due velocità, passo avanti sulla Difesa di Marco Bresolin.
L'articolo è molto corto (il che la dice lunga sulla povertà di contenuti del documento prodotto dal vertice) ed è comodamente diviso in sezioni.
Passato e futuro: più che altro un'introduzione. Visto che recentemente (negli ultimi 25, diciamo dal 1992, dalla libera circolazione delle persone) l'EU non ha ottenuto risultati di cui vantarsi (*1) allora si stravolge la storia e si prova ad assegnarli il merito di “aver ricostruito l'Europa dalle sue ceneri”. Ovviamente tutti dovrebbero sapere che l'EU non ha ricostruito un bel niente ma che l'Europa riuscì a riprendersi grazie al generoso aiuto americano del piano Marshall.
Ma perché mentire? Semplicemente questa introduzione è un protomito (in particolare un mito → [E] 2.3) il cui scopo è quello di essere usato dai media per estrarne sintesi (distorsioni → [E] 2.2)) fuorvianti che verranno pedissequamente ripetute con lo scopo di dare una precisa (sebbene distorta) percezione della EU: l'EU ha fatto “risorgere l'Europa dalle ceneri della guerra”, quindi è apportatrice di benessere (*2), quindi senza di essa ci sarebbe la guerra (*2).
Come spiegato nella mia epitome ([E] 1) l'uomo ha numerosi limiti che gli impediscono di comprendere pienamente ogni “dettaglio” della realtà che lo circonda: la maniera più semplice per influenzarlo è quindi quella di fornirgli una semplificazione di un problema errata e distorta che lo induca a pensare in una specifica direzione...
Diverse velocità: chiaramente questo è il protomito (in particolare un mito → [E] 2.3) su cui si baserà il dibattito sull'Europa delle prossime settimane. Ma si tratta di un concetto completamente vuoto e privo di significato: lo scopo è darne una definizione talmente labile (*3) che ciascuno ci possa leggere quello che vuole.
Ad esempio un economista ci vedrà due euro diversi, uno più forte e l'altro più debole, per riequilibrare i flussi di denaro interni all'unione; la maggioranza dei politici e dei giornalisti vi vedranno invece due diverse velocità nell'attuare strategie politiche che portino a una “maggiore” integrazione europea.
Scommetto che chi avrà avuto la pazienza di leggere il documento vero e proprio potrebbe dirmi che entrambi queste idee sono accennate e che quindi sia l'economista che il politico, quando parlano delle due velocità dell'Europa, hanno ragione. Ma questo è esattamente ciò che intendevo con “definizione talmente labile che ciascuno ci possa leggere quello che vuole”.
Lo scopo non è quello di dare una concreta direzione politica ma semplicemente di suggerire l'idea (errata) che qualcosa si stia muovendo nella EU, che fra 5-10 anni, la situazione sarà migliore: in realtà come spiegato, questa immagine delle due velocità è solo un mito il cui unico scopo è nascondere la reale natura burocratica, inefficiente e paralizzata dell'EU dietro al paravento di un qualcosa di ancora vivo e potenzialmente dinamico.
Migranti e sicurezza: qui finalmente si riconosce che c'è un problema. I cittadini europei se ne erano ormai resi conto da molto tempo e lo scopo di questa affermazione è quella di rassicurare “gli elettori moderati” (*4) in maniera che non cadano nelle “grinfie” delle forze “populiste” ([E] 10.3). Il vero problema è che l'EU attuale è un corpo burocratico completamente incapace di prendere decisioni o iniziative concrete. Ammesso che ci fosse realmente la volontà di andare in una precisa direzione mancherebbe poi la possibilità di raggiungere un accordo vincolante per tutti i membri dell'unione. Il motivo di questa impossibilità è la totale mancanza di democrazia (*5) all'interno dell'unione che possa giustificare decisioni che, ovviamente, scontenterebbero qualche paese. E allora non si fa niente ma si finge di voler far qualcosa.
L'economia al centro: di nuovo tante belle parole che esprimono buone intenzioni destinate però a rimanere completamente inattuate. Il motivo è che per ridare fiato all'economia dell'Europa andrebbe prima risolto il problema dell'euro (v. L'euro assassino): ma ancora neppure si ammette che l'euro sia un problema...
Vabbè, volevo passare alla prossima sezione ma non resisto ad aggiungere un altro commento sulla totale incomprensione economica della situazione: nel documento si legge che è necessario che «le economie convergano (v. anche il corto Darwin e Lamarck)»: ma ciò è impossibile se ogni paese ha tasse, costo del lavoro ed energia, servizi sociali, infrastrutture, leggi e chi più ne ha più ne metta diversi: in altre parole le economie tendono a divergere invece che a convergere! Semplicemente la convergenza economica non può precedere quella politica e sociale.
la difesa comune: mi rifiuto di commentare questa sezione. Ripete lo stesso mantra da cinquant'anni a questa parte: qualcosa tipo “maggiore integrazione ma senza interferire con la NATO”. E infatti da cinquant'anni non è cambiato niente in questo senso...
Il pilastro sociale: Anche questo è un protomito o, meglio, un mito. L'idea che si vuol dare è quella di una EU che aiuta, come fosse una terza gamba, a tenere in piedi lo stato sociale. In realtà è completamente l'opposto: la riduzione di diritti e libertà in nome della “sicurezza” o di trattati commerciali internazionali (TTIP e simili), lo smantellamento dei diritti dei lavoratori, la privatizzazione dei beni comuni e ambientali (e forse anche della sanità) e invece ciò che ci ha portato e sta portando la UE.
In conclusione molte di queste sezioni le riduco a semplici miti (nel significato indicato nella mia epitome) che nel complesso cercano di legittimare la mitologia della EU: un'Europa ben diversa da quella che sognavamo, un'Europa dei popoli, realmente integrata, libera e giusta che invece si è trasformata in un'Europa delle banche, della finanza e delle multinazionali che toglie ricchezza ai popoli e costruisce ingiustizia e diseguaglianza: un'Europa della burocrazia, opprimente, inutile e asfissiante fine, come sempre, solo a se stessa...
Nota (*1): la moneta unica, l'euro, ha infatti favorito un solo paese, la Germania, e distrutto l'economia di tutti gli altri. Ancora questa verità palese non è ammessa perché nessun politico (non solo nostrano) vuole prendersi la responsabilità di aver combinato un disastro: da più parti però i dubbi crescono ed evidentemente si è preferito tacerne nella rutilante introduzione del documento di Roma.
Nota (*2): concetti non espressi esplicitamente ma che potrebbero venire incosciamente dedotti dai lettori superficiali.
Nota (*3): tratto dal documento di Roma: «Agiremo congiuntamente, a ritmi e con intensità diversi se necessario, ma sempre procedendo nella stessa direzione, come abbiamo fatto in passato, in linea con i trattati e lasciando la porta aperta a coloro che desiderano associarsi successivamente»
Nota (*4): gli elettori “moderati” sono in realtà coloro che, non essendo stati colpiti direttamente dalla crisi economica, ancora credono, magari con qualche titubanza, ai protomiti dominanti e, di conseguenza, a tutte le distorsioni (tese a rafforzare tali protomiti) ammannite dai media tradizionali.
Nota (*5): non solo “reale”, dove cioè i cittadini europei eleggono direttamente il proprio governo, ma anche “teorica” in quanto l'unica istituzione europea eletta, il parlamento europeo, ha in pratica il solo potere di ratificare quanto deciso (all'equanimità!) dai diversi governi.
sabato 25 marzo 2017
Jurgen Klopp
Una delle pubblicità di questi mesi ha per protagonista l'allenatore di calcio Jurgen Klopp: lo si vede arrivare in ritardo a un appuntamento di lavoro perché si diverte a guidare una macchina (*1) dai fari particolarmente potenti. A tutti coloro che ho chiesto questa pubblicità sta cordialmente antipatica.
Oggi, improvvisamente, ne ho capito la ragione: è un problema di mentalità che ci impedisce di capirne l'umorismo!
I tedeschi sono molto seri e puntuali, difficile che abbiano ritardi ingiustificati: l'idea che il famoso allenatore arrivi in ritardo per un motivo così futile è completamente assurda e, suppongo, faccia sorridere i tedeschi. Al contrario gli italiani sono molto più assuefatti ai ritardi: sfugge quindi l'aspetto paradossale della pubblicità e si coglie soltanto la cafonaggine di Jurgen Klopp il cui sorriso a 256 denti (*2) non aiuta...
Strano però che la Opel (*3) non abbia verificato come sarebbe stata percepita questa pubblicità dal pubblico italiano!
Nota (*1): spiacente sono geneticamente incapace di ricordarmi sia il modello che la marca...
Nota (*2): suppongo piaccia alle donne...
Nota (*3): sono andato a controllare!
Al volo su Trump - 29/3/2017
Ieri ho scritto L'uomo color arancione lamentando una scarsa oggettività nella valutazione del lavoro di Trump: l'articolo del FattoQuotidiano.it che avevo citato definiva il presidente americano il peggiore della storia e, citando un articolo del Wall Street Journal, parlava di sondaggi secondo i quali la fiducia degli americani in lui era già al minimo.
Oggi però leggo nell'HuffingtonPost.it Fiducia Usa al top da 16 anni. Fed verso due rialzi dove in particolare si spiega che la fiducia dei consumatori americani ha toccato il massimo degli ultimi 16 anni.
C'è insomma un'evidente contraddizione fra queste due rilevazioni e a me pare evidente quale sia quella più affidabile: c'è da chiedersi le ragioni dell'altra...
Colpo alla botte - 29/3/2017
La mia posizione ufficiale su Trump l'ho espressa in Succo di Trump: però visto che ultimamente l'ho “difeso” in un paio di pezzi è forse bene ribadire la mia valutazione su di lui.
In questi giorni fa molto scalpore la notizia che Trump voglia rilanciare l'industria energetica basata sul carbone facendone pagare le spese all'ambiente. In realtà è una non notizia: questa sua idea era uno dei pochi punti chiari ed espliciti del suo programma.
Personalmente sono contrario a questo provvedimento perché lo ritengo più favorevole ai parapoteri economici (che ne beneficeranno) che alla popolazione USA (che ci rimetterà). In particolare scrissi:
«Parte delle liberalizzazioni consistono nella rimozione di vincoli ambientali di cui beneficeranno le industrie energetiche. Questo equivale a trasformare la qualità dell'ambiente (che appartiene a tutta la popolazione) in profitto per le grandi aziende con ricadute positive minime (o troppo ottimistiche) sulla popolazione. Decisamente una politica a favore dei parapoteri e contro la popolazione USA (AM -1; PP +1; BU 0).»
Altre bòtte alla bótte - 29/3/2017
Altra notizia di oggi: Gli Stati Uniti cancellano le tutele della privacy online. Si potranno vendere i dati degli utenti dalla Stampa.it
Questo non era nel programma ma rientra nella direzione di tagliare i vincoli burocratici/legali all'economia e, in un certo senso, legittima misure di spionaggio informatico contro altre nazioni (questo invece è nel programma di Trump). Ovviamente sarei (ancora, almeno secondo il sito della Casa Bianca (S.J.Res. 34 – Disapproving the Federal Communications Commission’s Rule on Privacy of Customers of Broadband Services) Trump deve ancora firmare il provvedimento), fortemente contrario a questa iniziativa (direi AM -3; PP +1; BU 0) ma ancora non sono sicuro che il presidente l'accetterà. La nota infatti si conclude con “i consiglieri suggeriranno a Trump di accettarla”: non avevo mai letto una tale precisazione e mi pare lasci aperta la porta a un colpo di scena del presidente. Vedremo...
Macchianera Internet Awards - 30/3/2017
Peccato che non ci siano premi per il viario con più citazioni della seconda guerra punica in pezzi diversi...
Oggi, improvvisamente, ne ho capito la ragione: è un problema di mentalità che ci impedisce di capirne l'umorismo!
I tedeschi sono molto seri e puntuali, difficile che abbiano ritardi ingiustificati: l'idea che il famoso allenatore arrivi in ritardo per un motivo così futile è completamente assurda e, suppongo, faccia sorridere i tedeschi. Al contrario gli italiani sono molto più assuefatti ai ritardi: sfugge quindi l'aspetto paradossale della pubblicità e si coglie soltanto la cafonaggine di Jurgen Klopp il cui sorriso a 256 denti (*2) non aiuta...
Strano però che la Opel (*3) non abbia verificato come sarebbe stata percepita questa pubblicità dal pubblico italiano!
Nota (*1): spiacente sono geneticamente incapace di ricordarmi sia il modello che la marca...
Nota (*2): suppongo piaccia alle donne...
Nota (*3): sono andato a controllare!
Al volo su Trump - 29/3/2017
Ieri ho scritto L'uomo color arancione lamentando una scarsa oggettività nella valutazione del lavoro di Trump: l'articolo del FattoQuotidiano.it che avevo citato definiva il presidente americano il peggiore della storia e, citando un articolo del Wall Street Journal, parlava di sondaggi secondo i quali la fiducia degli americani in lui era già al minimo.
Oggi però leggo nell'HuffingtonPost.it Fiducia Usa al top da 16 anni. Fed verso due rialzi dove in particolare si spiega che la fiducia dei consumatori americani ha toccato il massimo degli ultimi 16 anni.
C'è insomma un'evidente contraddizione fra queste due rilevazioni e a me pare evidente quale sia quella più affidabile: c'è da chiedersi le ragioni dell'altra...
Colpo alla botte - 29/3/2017
La mia posizione ufficiale su Trump l'ho espressa in Succo di Trump: però visto che ultimamente l'ho “difeso” in un paio di pezzi è forse bene ribadire la mia valutazione su di lui.
In questi giorni fa molto scalpore la notizia che Trump voglia rilanciare l'industria energetica basata sul carbone facendone pagare le spese all'ambiente. In realtà è una non notizia: questa sua idea era uno dei pochi punti chiari ed espliciti del suo programma.
Personalmente sono contrario a questo provvedimento perché lo ritengo più favorevole ai parapoteri economici (che ne beneficeranno) che alla popolazione USA (che ci rimetterà). In particolare scrissi:
«Parte delle liberalizzazioni consistono nella rimozione di vincoli ambientali di cui beneficeranno le industrie energetiche. Questo equivale a trasformare la qualità dell'ambiente (che appartiene a tutta la popolazione) in profitto per le grandi aziende con ricadute positive minime (o troppo ottimistiche) sulla popolazione. Decisamente una politica a favore dei parapoteri e contro la popolazione USA (AM -1; PP +1; BU 0).»
Altre bòtte alla bótte - 29/3/2017
Altra notizia di oggi: Gli Stati Uniti cancellano le tutele della privacy online. Si potranno vendere i dati degli utenti dalla Stampa.it
Questo non era nel programma ma rientra nella direzione di tagliare i vincoli burocratici/legali all'economia e, in un certo senso, legittima misure di spionaggio informatico contro altre nazioni (questo invece è nel programma di Trump). Ovviamente sarei (ancora, almeno secondo il sito della Casa Bianca (S.J.Res. 34 – Disapproving the Federal Communications Commission’s Rule on Privacy of Customers of Broadband Services) Trump deve ancora firmare il provvedimento), fortemente contrario a questa iniziativa (direi AM -3; PP +1; BU 0) ma ancora non sono sicuro che il presidente l'accetterà. La nota infatti si conclude con “i consiglieri suggeriranno a Trump di accettarla”: non avevo mai letto una tale precisazione e mi pare lasci aperta la porta a un colpo di scena del presidente. Vedremo...
Macchianera Internet Awards - 30/3/2017
Peccato che non ci siano premi per il viario con più citazioni della seconda guerra punica in pezzi diversi...
venerdì 24 marzo 2017
Il mistero delle visualizzazioni
Chi mi segue potrebbe stupirsi del numero di visite, attualmente 178.824 (con circa 250 visite quotidiane), per un viario che non strizza l'occhio al lettore con pezzi brevi, divertenti, colorati e pieni di foto; un viario che, oltretutto, non ha una sua fisionomia ben definita ma anzi è proteiforme: un giorno scrivo (male) di filosofia, un giorno scrivo (male) di storia, un altro scrivo (male) di economia, matematica o magari chitarra...
Un viario che complessivamente non attira il lettore interessato ad argomenti specifici (perché li tratto troppo superficialmente ed episodicamente) ma comunque in grado di intimidire il lettore occasionale...
Ebbene chi si stupisce ha ragione a farlo! I dati abnormi delle visite nascondono una strana anomalia nelle visite a questo viario.
Vediamo ad esempio un'immagine, tratta dal pannello di controllo di Blogspot, che mostra le statistiche per la giornata in corso (ore 11 e mezzo):
Nel grafico con le visite delle ultime ore, sopra una base di mediamente 4/5 visitatori, ci sono dei picchi di altezza costante e omogeneamente distanziati nel tempo.
I pezzi “letti” sono quelli degli ultimi due mesi.
Spicca poi la provenienza di queste visite: apparentemente la comunità di miei lettori più affezionati è statunitense! Incredibile quanti italo-americani (o comunque in grado di capire ciò che scrivo) apprezzino i miei articoli...
Altri paesi apparentemente interessati (difficile giudicare la pallida tinta verdastra della mappa globale) sono Francia, Germania, Italia e, sorprendentemente, Cina!
Si potrebbe pensare che quello odierno sia solo un caso. Avvalendomi dei potenti mezzi messi a disposizione da Blogspot ecco l'andamento dell'ultima settimana:
La regolarità è sempre presente e forse ancor più evidente: l'unico “buco” è fra sabato 18 e domenica 19 e (fidatevi!) appare regolarmente ogni fine settimana. C'è anche un “superpicco” di 56 visite per il 17 marzo (pezzo del giorno Intuizione corretta) ma anche quello mi pare di ricordare sia regolare.
Le statistiche confermano la predominanza di visite dagli USA e pure quelle da Francia, Germania, Italia e Cina alle quali sembra aggiungersi anche il Brasile!
Vediamo quindi le statistiche dell'ultimo mese:
Nel grafico non sono più visibili i picchi periodici ma si conferma la media di circa 250 visite giornaliere (beh forse qualche decina meno, ma in prima approssimazione...).
Appare chiaro che la maggior parte delle visite provengono dagli USA seguite da (l'ordine non è dato saperlo) Italia, Germania, Francia, Cina, Brasile, Canada e, come non poteva mancare, Russia!
Già che ci sono vediamo anche le statistiche da “sempre”:
Questo grafico è di nuovo molto interessante: intanto mostra che questo fenomeno di viario “osservato speciale” è relativamente recente. Da altri controlli che ho fatto appare evidente che inizia a metà agosto del 2017 e si intensifica nei mesi successivi.
Il grafico mostra anche che “storicamente” le visite “vere” di lettori italiani complessivamente sono ancora la maggioranza ma, evidentemente nel giro di qualche altro mese, quelle fasulle americane (e non) diverranno di più.
Confermato poi l'interesse da parte anche di Russia e Cina e, in misura minore, Francia e Germania. Lascio poi ai lettori dalla vista migliore individuare (letteralmente) le sfumature di interesse da parte di altri paesi...
Mi piacerebbe pensare che l'attenzione da parte di tutti questi paesi fosse dovuta alla mia epitome perché significherebbe che all'estero si riconosce l'importanza del cambiamento di prospettiva che do alla comprensione dell'uomo, della storia e della politica (dopotutto nessuno è profeta in patria!) ma so benissimo che non è così...
Che ipotesi fare? Qualcuno ha suggerimenti?
Cioè le visite dagli USA potrebbero avere anche uno scopo commerciale: tipo dei programmi che periodicamente controllano il materiale che pubblico per predarne i contenuti (e che evidentemente si accontentano di poco!)... Ma perché questa inefficienza? Perché tutte queste visite inutili visto che solo raramente correggo i pezzi più vecchi? E poi dubito che ci siano società di questo genere in Russia o Cina...
Spicca poi l'assenza di UK (←no gli UK “ci sono”: vedi poi...) e Israele: come mai non mi tengono d'occhio? Cosa ne possiamo dedurre?
Ah! un'ultima schermata interessante:
La percentuale di calcolatori Machintosch è abnorme e il riassunto globale delle visite chiarisce che anche l'UK mi segue con una certa attenzione: la Cina si nota di più solamente perché la sua macchia verde è più grande...
Conclusione: mi piacerebbe sapere da altri bloggatori se queste statistiche sono normali oppure anomale. Magari proverò a fare qualche ricerca su Google...
Un viario che complessivamente non attira il lettore interessato ad argomenti specifici (perché li tratto troppo superficialmente ed episodicamente) ma comunque in grado di intimidire il lettore occasionale...
Ebbene chi si stupisce ha ragione a farlo! I dati abnormi delle visite nascondono una strana anomalia nelle visite a questo viario.
Vediamo ad esempio un'immagine, tratta dal pannello di controllo di Blogspot, che mostra le statistiche per la giornata in corso (ore 11 e mezzo):
Nel grafico con le visite delle ultime ore, sopra una base di mediamente 4/5 visitatori, ci sono dei picchi di altezza costante e omogeneamente distanziati nel tempo.
I pezzi “letti” sono quelli degli ultimi due mesi.
Spicca poi la provenienza di queste visite: apparentemente la comunità di miei lettori più affezionati è statunitense! Incredibile quanti italo-americani (o comunque in grado di capire ciò che scrivo) apprezzino i miei articoli...
Altri paesi apparentemente interessati (difficile giudicare la pallida tinta verdastra della mappa globale) sono Francia, Germania, Italia e, sorprendentemente, Cina!
Si potrebbe pensare che quello odierno sia solo un caso. Avvalendomi dei potenti mezzi messi a disposizione da Blogspot ecco l'andamento dell'ultima settimana:
La regolarità è sempre presente e forse ancor più evidente: l'unico “buco” è fra sabato 18 e domenica 19 e (fidatevi!) appare regolarmente ogni fine settimana. C'è anche un “superpicco” di 56 visite per il 17 marzo (pezzo del giorno Intuizione corretta) ma anche quello mi pare di ricordare sia regolare.
Le statistiche confermano la predominanza di visite dagli USA e pure quelle da Francia, Germania, Italia e Cina alle quali sembra aggiungersi anche il Brasile!
Vediamo quindi le statistiche dell'ultimo mese:
Nel grafico non sono più visibili i picchi periodici ma si conferma la media di circa 250 visite giornaliere (beh forse qualche decina meno, ma in prima approssimazione...).
Appare chiaro che la maggior parte delle visite provengono dagli USA seguite da (l'ordine non è dato saperlo) Italia, Germania, Francia, Cina, Brasile, Canada e, come non poteva mancare, Russia!
Già che ci sono vediamo anche le statistiche da “sempre”:
Questo grafico è di nuovo molto interessante: intanto mostra che questo fenomeno di viario “osservato speciale” è relativamente recente. Da altri controlli che ho fatto appare evidente che inizia a metà agosto del 2017 e si intensifica nei mesi successivi.
Il grafico mostra anche che “storicamente” le visite “vere” di lettori italiani complessivamente sono ancora la maggioranza ma, evidentemente nel giro di qualche altro mese, quelle fasulle americane (e non) diverranno di più.
Confermato poi l'interesse da parte anche di Russia e Cina e, in misura minore, Francia e Germania. Lascio poi ai lettori dalla vista migliore individuare (letteralmente) le sfumature di interesse da parte di altri paesi...
Mi piacerebbe pensare che l'attenzione da parte di tutti questi paesi fosse dovuta alla mia epitome perché significherebbe che all'estero si riconosce l'importanza del cambiamento di prospettiva che do alla comprensione dell'uomo, della storia e della politica (dopotutto nessuno è profeta in patria!) ma so benissimo che non è così...
Che ipotesi fare? Qualcuno ha suggerimenti?
Cioè le visite dagli USA potrebbero avere anche uno scopo commerciale: tipo dei programmi che periodicamente controllano il materiale che pubblico per predarne i contenuti (e che evidentemente si accontentano di poco!)... Ma perché questa inefficienza? Perché tutte queste visite inutili visto che solo raramente correggo i pezzi più vecchi? E poi dubito che ci siano società di questo genere in Russia o Cina...
Spicca poi l'assenza di UK (←no gli UK “ci sono”: vedi poi...) e Israele: come mai non mi tengono d'occhio? Cosa ne possiamo dedurre?
Ah! un'ultima schermata interessante:
La percentuale di calcolatori Machintosch è abnorme e il riassunto globale delle visite chiarisce che anche l'UK mi segue con una certa attenzione: la Cina si nota di più solamente perché la sua macchia verde è più grande...
Conclusione: mi piacerebbe sapere da altri bloggatori se queste statistiche sono normali oppure anomale. Magari proverò a fare qualche ricerca su Google...
giovedì 23 marzo 2017
Porzio e picca
[E] Per la comprensione completa di questo pezzo è utile la lettura della mia Epitome (V. 0.1.1). In particolare il capitolo 7.
Da qualche settimana ho un nuovo libro da bagno: La congiura dei baroni – del Regno di Napoli contra il re Ferdinando I di Camillo Porzio, Biblioteca Universale Rizzoli, 1965.
Camillo Porzio fu uno storico napoletano del XVI secolo e gli eventi trattati sono della fine del secolo precedente (1485-1486). Non è una lettura facilissima: non tanto per il linguaggio quanto per lo stile: almeno io faccio fatica a riconoscere (solita dislessia) tutti i nomi e i luoghi citati e così, anche perché leggo un capitolo per “seduta”, tendo a confondere parecchi dettagli minori. Nel complesso però un libro abbastanza interessante di cui probabilmente scriverò una volta terminatane la lettura.
Oggi infatti voglio limitarmi a uno specifico capitolo, il 33° del secondo libro, che invece è molto interessante e che, comunque, mi ha dato degli spunti che mi hanno portato a riflettere e a scoprire diverse curiosità.
Il capitolo è infatti avulso dal resto del testo e fa invece delle considerazioni sulla tecnica militare del tempo.
Il punto di partenza della divagazione di Porzio è che gli eserciti del XV secolo erano molti diversi da quelli del XVI: la differenza sostanziale è che nel XV secolo il fulcro dell'esercito sono ancora i cavalieri in armatura; la fanteria è sì presente ma ha solo una funzione di rincalzo come l'occupazione dei luoghi conquistati: in uno scontro aperto fra cavalieri e fanti i primi, se non sono enormemente soverchiati dal numero, hanno facilmente la meglio.
Ma cosa cambia nel XVI secolo? Innanzi tutto la sempre maggior diffusione delle armi da fuoco come gli archibugi ma, soprattutto il ritorno in auge della picca: in pratica delle lance lunghissime (fino a 7 metri!) con le quali anche una fanteria non particolarmente addestrata era in grado di fermare una carica della cavalleria.
E qui la cosa si fa interessante: mi è subito tornata a mente la falange macedone e mi sono quindi chiesto il motivo per cui queste picche, se erano così efficaci, perché fossero cadute in disuso.
Così ho cercato su Wikipedia (v. Picca) e la risposta dimostra che i giochi per calcolatore talvolta non sono proprio inutili!
In “Rome Total War”, un gioco di strategia/tattica ambientato nell'antichità, è possibile simulare battaglie fra eserciti composti da diverse unità fra le quali è presente anche la falange macedone. Anche nel gioco attaccare frontalmente una falange con una carica della cavalleria è un suicidio e, similmente, anche con della normale fanteria. La soluzione per sconfiggere la falange è sfruttarne la scarsa manovrabilità e lentezza: ovvero attaccarla di lato o sul retro e bersagliarla di frecce evitando lo scontro diretto. Questo nel gioco.
Wikipedia non si dilunga e si limita a dire che la falange greca era stata più volta decisamente sconfitta dalla legione romana a causa della sua maggiore manovrabilità che suppongo significhi, proprio come nel gioco, attaccarla non frontalmente e colpirla con le frecce.
Evidentemente nel medioevo si era poi persa la memoria della picca fino alla sua riscoperta da parte degli svizzeri nel XV secolo. L'uso della picca da parte degli eserciti svizzeri ci dà un esempio chiarissimo di quello che ho definito l'effetto di omogeneizzazione ([E] 7.3): i mercenari svizzeri divennero richiestissimi e diffusero così l'uso della picca nel resto d'Europa. Ad esempio l'impero istituì il corpo dei lanzichenecchi, anch'essi armati di picca e che combattevano con tecniche simile a quelle dei mercenari svizzeri. E nel giro di un secolo le picche portarono alla fine degli eserciti basati precipuamente sulla cavalleria pesante.
E qual era il limite delle picche? La scarsa manovrabilità e la vulnerabilità (dovendo muoversi a ranghi compatti per essere efficaci) alle armi da fuoco: quando si dice che la storia si ripete!
Poi Porzio illustra anche le debolezze della cavalleria pesante: il peso dell'armatura sia di cavaliere che cavallo era tale che entrambi, uomo e animale, avevano bisogno di molto cibo; e se il cavallo scivolava allora il cavaliere diveniva estremamente vulnerabile una volta caduto.
Secondo Porzio queste sono le ragioni per cui gli eserciti non combattevano d'inverno! Sicuramente in parte ha ragione ma io credo che il problema principale fosse logistico di approvvigionamento: in caso di necessità non era possibile razziare le campagne mentre le riserve di cibo erano probabilmente ben protette...
Infine un paio di curiosità: sempre secondo wikipedia (non confermato da Treccani.it: Impiccare) l'etimologia di “impiccare” deriva dall'usanza di infilzare sulle picche, tenendola poi ben in alto, le teste dei nemici sconfitti!
Più volte poi ho scritto di come studio, per mantenere esercitata la memoria, le parole che incontro nei libri che leggo e che non conosco. In genere è un esercizio fine a se stesso ma talvolta mi dà anche delle piccole soddisfazioni. Porzio scrive «Sì mal condizionati uomini d'armi [con “uomini d'armi” si intendono specificatamente i cavalieri] distinguevansi in isquadre, i cui capi non capitani, come oggidì (questa sol era dignità del generale) ma contestabili si chiamavano...»
Ecco fra le varie parole che ho imparato a memoria c'è conestabile di cui riporto la definizione che ho memorizzato (dal sito della Traccani.it), ovviamente senza rileggerla: inizialmente il conestabile era il comandante delle stalle dell'imperatore d'oriente; con tale significato il termine fu adottato dai franchi; già con i capetingi andò a indicare un comandante di alto rango; in seguito divenne, in Francia, il titolo del comandante in capo di tutto l'esercito; in Inghilterra era invece un funzionario militare con anche mansioni di polizia presso la popolazione civile; negli USA è tuttora usato in alcune contee per indicare lo sceriffo.” (*1)
Per questo il termine “contestabile” usato da Porzio mi è sembrato familiare e facilmente comprensibile: come detto si tratta di piccole soddisfazioni...
Conclusione: ho avuto la tentazione di fare una digressione su alani, sarmati, unni, arcieri inglesi, cavalieri francesi, arco lungo e arco composito ma la rimando a un altro pezzo... o forse no!
Nota (*1): dalla definizione della Treccani.it (v. conestabile) mi ero dimenticato (come sempre del resto) il passaggio “con i carolingi passò a indicare un comandante militare” (magari questa è la volta buona che l'imparo!) mentre la data 1869 me la ricordavo ma non l'ho scritta perché temevo di confondermi...
Da qualche settimana ho un nuovo libro da bagno: La congiura dei baroni – del Regno di Napoli contra il re Ferdinando I di Camillo Porzio, Biblioteca Universale Rizzoli, 1965.
Camillo Porzio fu uno storico napoletano del XVI secolo e gli eventi trattati sono della fine del secolo precedente (1485-1486). Non è una lettura facilissima: non tanto per il linguaggio quanto per lo stile: almeno io faccio fatica a riconoscere (solita dislessia) tutti i nomi e i luoghi citati e così, anche perché leggo un capitolo per “seduta”, tendo a confondere parecchi dettagli minori. Nel complesso però un libro abbastanza interessante di cui probabilmente scriverò una volta terminatane la lettura.
Oggi infatti voglio limitarmi a uno specifico capitolo, il 33° del secondo libro, che invece è molto interessante e che, comunque, mi ha dato degli spunti che mi hanno portato a riflettere e a scoprire diverse curiosità.
Il capitolo è infatti avulso dal resto del testo e fa invece delle considerazioni sulla tecnica militare del tempo.
Il punto di partenza della divagazione di Porzio è che gli eserciti del XV secolo erano molti diversi da quelli del XVI: la differenza sostanziale è che nel XV secolo il fulcro dell'esercito sono ancora i cavalieri in armatura; la fanteria è sì presente ma ha solo una funzione di rincalzo come l'occupazione dei luoghi conquistati: in uno scontro aperto fra cavalieri e fanti i primi, se non sono enormemente soverchiati dal numero, hanno facilmente la meglio.
Ma cosa cambia nel XVI secolo? Innanzi tutto la sempre maggior diffusione delle armi da fuoco come gli archibugi ma, soprattutto il ritorno in auge della picca: in pratica delle lance lunghissime (fino a 7 metri!) con le quali anche una fanteria non particolarmente addestrata era in grado di fermare una carica della cavalleria.
E qui la cosa si fa interessante: mi è subito tornata a mente la falange macedone e mi sono quindi chiesto il motivo per cui queste picche, se erano così efficaci, perché fossero cadute in disuso.
Così ho cercato su Wikipedia (v. Picca) e la risposta dimostra che i giochi per calcolatore talvolta non sono proprio inutili!
In “Rome Total War”, un gioco di strategia/tattica ambientato nell'antichità, è possibile simulare battaglie fra eserciti composti da diverse unità fra le quali è presente anche la falange macedone. Anche nel gioco attaccare frontalmente una falange con una carica della cavalleria è un suicidio e, similmente, anche con della normale fanteria. La soluzione per sconfiggere la falange è sfruttarne la scarsa manovrabilità e lentezza: ovvero attaccarla di lato o sul retro e bersagliarla di frecce evitando lo scontro diretto. Questo nel gioco.
Wikipedia non si dilunga e si limita a dire che la falange greca era stata più volta decisamente sconfitta dalla legione romana a causa della sua maggiore manovrabilità che suppongo significhi, proprio come nel gioco, attaccarla non frontalmente e colpirla con le frecce.
Evidentemente nel medioevo si era poi persa la memoria della picca fino alla sua riscoperta da parte degli svizzeri nel XV secolo. L'uso della picca da parte degli eserciti svizzeri ci dà un esempio chiarissimo di quello che ho definito l'effetto di omogeneizzazione ([E] 7.3): i mercenari svizzeri divennero richiestissimi e diffusero così l'uso della picca nel resto d'Europa. Ad esempio l'impero istituì il corpo dei lanzichenecchi, anch'essi armati di picca e che combattevano con tecniche simile a quelle dei mercenari svizzeri. E nel giro di un secolo le picche portarono alla fine degli eserciti basati precipuamente sulla cavalleria pesante.
E qual era il limite delle picche? La scarsa manovrabilità e la vulnerabilità (dovendo muoversi a ranghi compatti per essere efficaci) alle armi da fuoco: quando si dice che la storia si ripete!
Poi Porzio illustra anche le debolezze della cavalleria pesante: il peso dell'armatura sia di cavaliere che cavallo era tale che entrambi, uomo e animale, avevano bisogno di molto cibo; e se il cavallo scivolava allora il cavaliere diveniva estremamente vulnerabile una volta caduto.
Secondo Porzio queste sono le ragioni per cui gli eserciti non combattevano d'inverno! Sicuramente in parte ha ragione ma io credo che il problema principale fosse logistico di approvvigionamento: in caso di necessità non era possibile razziare le campagne mentre le riserve di cibo erano probabilmente ben protette...
Infine un paio di curiosità: sempre secondo wikipedia (non confermato da Treccani.it: Impiccare) l'etimologia di “impiccare” deriva dall'usanza di infilzare sulle picche, tenendola poi ben in alto, le teste dei nemici sconfitti!
Più volte poi ho scritto di come studio, per mantenere esercitata la memoria, le parole che incontro nei libri che leggo e che non conosco. In genere è un esercizio fine a se stesso ma talvolta mi dà anche delle piccole soddisfazioni. Porzio scrive «Sì mal condizionati uomini d'armi [con “uomini d'armi” si intendono specificatamente i cavalieri] distinguevansi in isquadre, i cui capi non capitani, come oggidì (questa sol era dignità del generale) ma contestabili si chiamavano...»
Ecco fra le varie parole che ho imparato a memoria c'è conestabile di cui riporto la definizione che ho memorizzato (dal sito della Traccani.it), ovviamente senza rileggerla: inizialmente il conestabile era il comandante delle stalle dell'imperatore d'oriente; con tale significato il termine fu adottato dai franchi; già con i capetingi andò a indicare un comandante di alto rango; in seguito divenne, in Francia, il titolo del comandante in capo di tutto l'esercito; in Inghilterra era invece un funzionario militare con anche mansioni di polizia presso la popolazione civile; negli USA è tuttora usato in alcune contee per indicare lo sceriffo.” (*1)
Per questo il termine “contestabile” usato da Porzio mi è sembrato familiare e facilmente comprensibile: come detto si tratta di piccole soddisfazioni...
Conclusione: ho avuto la tentazione di fare una digressione su alani, sarmati, unni, arcieri inglesi, cavalieri francesi, arco lungo e arco composito ma la rimando a un altro pezzo... o forse no!
Nota (*1): dalla definizione della Treccani.it (v. conestabile) mi ero dimenticato (come sempre del resto) il passaggio “con i carolingi passò a indicare un comandante militare” (magari questa è la volta buona che l'imparo!) mentre la data 1869 me la ricordavo ma non l'ho scritta perché temevo di confondermi...
mercoledì 22 marzo 2017
Detto suonato
Come detto a marzo (v. il corto Pausa e ripresa) ho ricominciato a esercitarmi seriamente. Avevo anche fissato una lezione ma è saltata perché sono rimasto senza macchina (problema alla cinghia dell'alternatore) proprio quel giorno.
Ho fatto anche qualche registrazione (e ho capito che se attacco le cuffie sul retro del calcolatore allora devo fare lo stesso col microfono e vice versa) anche se non ho suonato bene: avevo dimenticato la pressione psicologica che sento quando so di registrarmi...
Comunque:
Chevalier: un vecchio pezzo con cui ho riprovato a cimentarmi. Molto facile! Ho registrato due esecuzioni CONSECUTIVE senza tagli né imbrogli. Quello che sul finale fischietta sono io...
Desert Queen: rispetto alla precedente registrazione (se ben ricordo!) qui non sono andato avanti ma sono comunque migliorato: gli accordi iniziali (che hanno il problema di avere l'indice su una corda più bassa del medio col risultato che tendo a stoppare la corda sbagliata) sono più definiti e sul finale i tempi sono più corretti e non c'è più la sensazione che acceleri per riprendere il tempo...
Hard Rock Halleluja: Qui ho rimesso insieme la parte iniziale con quella finale. La difficoltà maggiore è infatti forse il rapido passaggio da accordi a melodia e viceversa. Tecnicamente la parte finale è la più difficile con la quale mi sia mai cimentato: c'è infatti un'alternanza di note da suonare col palm muting e senza.
Voglio anche aggiungere una curiosità (più per me che per voi): in genere suono uniformemente male e, mediamente una volta alla settimana, addirittura peggio. Ormai lo so, penso “Ah...ho capito, oggi vado così...” e ormai non mi deprimo e anzi quasi non ci faccio caso...
Ecco: sabato scorso mi è invece capitato un fenomeno MOLTO più raro: ho suonato decisamente meglio del solito! Mi veniva tutto facile, non sbagliavo niente, anche le parti veloci mi venivano precise e senza inciampi... incredibile! Ovviamente non mi stavo registrando...
Conclusione: appena il maestro mi risponde fisseremo una lezione: per motivi diversi ne sono già saltate due di seguito...
Ho fatto anche qualche registrazione (e ho capito che se attacco le cuffie sul retro del calcolatore allora devo fare lo stesso col microfono e vice versa) anche se non ho suonato bene: avevo dimenticato la pressione psicologica che sento quando so di registrarmi...
Comunque:
Chevalier: un vecchio pezzo con cui ho riprovato a cimentarmi. Molto facile! Ho registrato due esecuzioni CONSECUTIVE senza tagli né imbrogli. Quello che sul finale fischietta sono io...
Desert Queen: rispetto alla precedente registrazione (se ben ricordo!) qui non sono andato avanti ma sono comunque migliorato: gli accordi iniziali (che hanno il problema di avere l'indice su una corda più bassa del medio col risultato che tendo a stoppare la corda sbagliata) sono più definiti e sul finale i tempi sono più corretti e non c'è più la sensazione che acceleri per riprendere il tempo...
Hard Rock Halleluja: Qui ho rimesso insieme la parte iniziale con quella finale. La difficoltà maggiore è infatti forse il rapido passaggio da accordi a melodia e viceversa. Tecnicamente la parte finale è la più difficile con la quale mi sia mai cimentato: c'è infatti un'alternanza di note da suonare col palm muting e senza.
Voglio anche aggiungere una curiosità (più per me che per voi): in genere suono uniformemente male e, mediamente una volta alla settimana, addirittura peggio. Ormai lo so, penso “Ah...ho capito, oggi vado così...” e ormai non mi deprimo e anzi quasi non ci faccio caso...
Ecco: sabato scorso mi è invece capitato un fenomeno MOLTO più raro: ho suonato decisamente meglio del solito! Mi veniva tutto facile, non sbagliavo niente, anche le parti veloci mi venivano precise e senza inciampi... incredibile! Ovviamente non mi stavo registrando...
Conclusione: appena il maestro mi risponde fisseremo una lezione: per motivi diversi ne sono già saltate due di seguito...
lunedì 20 marzo 2017
Rivolta (abbastanza) pacifica
Frammento di sogno mattiniero:
Sto uscendo da una metropolitana, sono me stesso: dall'esterno sentiamo suono di confusione e rivolta. Un signore anziano vorrebbe andare a vedere cosa succede ma è troppo malconcio per potersi muovere rapidamente, così vado io. Non vedo niente di particolare: solo piccoli gruppetti di persone che fuggono qua e là, poi sento degli spari “Rattarattarat...”
Qualcuno spiega che la “R” del suono indica una mitragliatrice. Nel sogno mi dilungo a cercare di stimare la frequenza al secondo della “R” per avere un'idea del numero di colpi sparati...
A questo punto non sono più io ma un ragazzo sui vent'anni. Sono nel bel mezzo di una rivolta popolare vera e propria. Sono insieme a un gruppetto di altri 5-6 ragazzi fra cui il capo di questa sommossa: un ragazzo forse sui 25, dall'aspetto di un topo di biblioteca ma molto alto e piuttosto carismatico. Si fa vedere bene da tutti nella piazza mentre consulta una piantina: gli altri ragazzi, me compreso, stiamo intorno a lui come fossimo una scorta. Lui è fiducioso di non correre alcun pericolo mentre gli altri ragazzi sono molto più titubanti.
Spiega che non possono usare le mitragliatrici contro di noi perché alla prossima occasione, ad esempio in uno stadio, la forza dei muscoli della massa sarebbe preponderante e nulla potrebbe opporsi a una rappresaglia.
A me pare una scommessa troppo incerta alla quale affidare la propria vita e quando rimaniamo soli glielo dico: lui ride scuotendo la testa. Allora ho un'idea e voglio che mi stia a sentire: si distrae a guardare una ragazza e io (intuisco che ha molto successo con le donne) gli prendo la testa con entrambe le mani affinché mi guardi in faccia. Gli dico che mi va anche bene di sacrificare la vita ma che dobbiamo prendere delle precauzioni: a turno ciascuno di noi ragazzi (quelli della scorta) deve stare lontano dalla mischia e scrivere quello che facciamo affinché ne resti traccia se le cose dovessero andare male. Lui ride, si volta e si allontana chiaramente non convinto, io però l'inseguo perché voglio sapere qual è la sua obiezione: lui mi risponde che ai grandi del passato questi “espedienti” non sono mai stati necessari e, anche di coloro che hanno fallito, si conosce comunque il messaggio che anzi, dopo la loro morte, ispira ancor di più.
Io ci rifletto un attimo e poi ribatto: non bisogna confondere la causa con l'effetto; ci è rimasta memoria di questi personaggi famosi non perché avessero qualcosa di particolarmente significativo da dire ma sono anzi stati gli scritti che gli sono sopravvissuti a renderli famosi! Non sappiamo quante persone dagli ideali altissimi sono morti vanamente venendo dimenticati dalla storia...
Non so se la mia argomentazione abbia avuto successo nel convincere il giovane perché poi mi sono svegliato...
Ah, durante il sogno più volte riecheggiava un nome al quale però adesso non so dare una collocazione: “Rita”...
Conclusione: anche quando cerco di essere telegrafico, limitandomi ai dettagli, mi vengono sempre dei pezzi più lunghi di quanto immagino...
Sto uscendo da una metropolitana, sono me stesso: dall'esterno sentiamo suono di confusione e rivolta. Un signore anziano vorrebbe andare a vedere cosa succede ma è troppo malconcio per potersi muovere rapidamente, così vado io. Non vedo niente di particolare: solo piccoli gruppetti di persone che fuggono qua e là, poi sento degli spari “Rattarattarat...”
Qualcuno spiega che la “R” del suono indica una mitragliatrice. Nel sogno mi dilungo a cercare di stimare la frequenza al secondo della “R” per avere un'idea del numero di colpi sparati...
A questo punto non sono più io ma un ragazzo sui vent'anni. Sono nel bel mezzo di una rivolta popolare vera e propria. Sono insieme a un gruppetto di altri 5-6 ragazzi fra cui il capo di questa sommossa: un ragazzo forse sui 25, dall'aspetto di un topo di biblioteca ma molto alto e piuttosto carismatico. Si fa vedere bene da tutti nella piazza mentre consulta una piantina: gli altri ragazzi, me compreso, stiamo intorno a lui come fossimo una scorta. Lui è fiducioso di non correre alcun pericolo mentre gli altri ragazzi sono molto più titubanti.
Spiega che non possono usare le mitragliatrici contro di noi perché alla prossima occasione, ad esempio in uno stadio, la forza dei muscoli della massa sarebbe preponderante e nulla potrebbe opporsi a una rappresaglia.
A me pare una scommessa troppo incerta alla quale affidare la propria vita e quando rimaniamo soli glielo dico: lui ride scuotendo la testa. Allora ho un'idea e voglio che mi stia a sentire: si distrae a guardare una ragazza e io (intuisco che ha molto successo con le donne) gli prendo la testa con entrambe le mani affinché mi guardi in faccia. Gli dico che mi va anche bene di sacrificare la vita ma che dobbiamo prendere delle precauzioni: a turno ciascuno di noi ragazzi (quelli della scorta) deve stare lontano dalla mischia e scrivere quello che facciamo affinché ne resti traccia se le cose dovessero andare male. Lui ride, si volta e si allontana chiaramente non convinto, io però l'inseguo perché voglio sapere qual è la sua obiezione: lui mi risponde che ai grandi del passato questi “espedienti” non sono mai stati necessari e, anche di coloro che hanno fallito, si conosce comunque il messaggio che anzi, dopo la loro morte, ispira ancor di più.
Io ci rifletto un attimo e poi ribatto: non bisogna confondere la causa con l'effetto; ci è rimasta memoria di questi personaggi famosi non perché avessero qualcosa di particolarmente significativo da dire ma sono anzi stati gli scritti che gli sono sopravvissuti a renderli famosi! Non sappiamo quante persone dagli ideali altissimi sono morti vanamente venendo dimenticati dalla storia...
Non so se la mia argomentazione abbia avuto successo nel convincere il giovane perché poi mi sono svegliato...
Ah, durante il sogno più volte riecheggiava un nome al quale però adesso non so dare una collocazione: “Rita”...
Conclusione: anche quando cerco di essere telegrafico, limitandomi ai dettagli, mi vengono sempre dei pezzi più lunghi di quanto immagino...
venerdì 17 marzo 2017
Intuizione corretta
Fra ieri e oggi mi sono studiato l'articolo Gli olandesi sono contenti del professor Bagnai: molto utile e interessante. In particolare emerge il concetto di “quota salari” che mi pare possa essere usato come un indicatore di “giustizia sociale” e di quanta ricchezza vada invece ai parapoteri. Ma su questo argomento voglio ragionarci ancora e ci ritornerò (probabilmente) su un pezzo a parte.
Piuttosto, fra i commenti a tale pezzo, c'era il collegamento al seguente articolo Michael Ellman on the Dutch Elections dal viario Transition: si tratta di un breve commento sulle elezioni olandesi da parte di un professore dell'università di Amsterdam.
In particolare rimando al punto 6 dell'articolo dove il professor Ellman spiega:
- L'elezione è stata combattuta su temi culturali e d'identità, molto meno su temi economici.
- I temi principali sono stati: l'identità olandese, il ruolo delle minoranze etniche, il ruolo dell'Olanda in Europa.
In seguito aggiunge anche che i protomiti (usando altre parole: «...politics as normal,... ..., has won.») della democrazia olandese hanno tenuto (*1) col semplice risultato di spostare i partiti tradizionali un po' a “destra”.
Insomma mi pare di aver centrato (nel pezzo d'ieri Previsione a posteriori) un elevato numero di particolari di questa elezione di cui non sapevo niente e basandomi solo su tre titoli (non articoli) letti di sfuggita!
Conclusione: volevo scrivere un corto ma ormai è già troppo lungo quindi ne approfitto per aggiungere che ho pure scritto un commento su Goofynomics: a me (ovviamente) pare intelligente ma la sua ricezione dipenderà molto dalla digestione del professore. Da quello che ho capito del suo carattere può darsi che l'apprezzi per ciò che aggiunge alla discussione ma può anche darsi che la stronchi a prescindere se la ritiene puerile. Il fatto poi che il mio profilo non sia accessibile non aiuta perché il professore ama sapere chi siano i suoi interlocutori...
Vedremo: al 95% accetterà il mio commento senza aggiungervi nessuna replica, in caso contrario vi farò sapere...
Nota (*1): in altre parole gli olandesi hanno avuto fiducia nel loro sistema politico.
Piuttosto, fra i commenti a tale pezzo, c'era il collegamento al seguente articolo Michael Ellman on the Dutch Elections dal viario Transition: si tratta di un breve commento sulle elezioni olandesi da parte di un professore dell'università di Amsterdam.
In particolare rimando al punto 6 dell'articolo dove il professor Ellman spiega:
- L'elezione è stata combattuta su temi culturali e d'identità, molto meno su temi economici.
- I temi principali sono stati: l'identità olandese, il ruolo delle minoranze etniche, il ruolo dell'Olanda in Europa.
In seguito aggiunge anche che i protomiti (usando altre parole: «...politics as normal,... ..., has won.») della democrazia olandese hanno tenuto (*1) col semplice risultato di spostare i partiti tradizionali un po' a “destra”.
Insomma mi pare di aver centrato (nel pezzo d'ieri Previsione a posteriori) un elevato numero di particolari di questa elezione di cui non sapevo niente e basandomi solo su tre titoli (non articoli) letti di sfuggita!
Conclusione: volevo scrivere un corto ma ormai è già troppo lungo quindi ne approfitto per aggiungere che ho pure scritto un commento su Goofynomics: a me (ovviamente) pare intelligente ma la sua ricezione dipenderà molto dalla digestione del professore. Da quello che ho capito del suo carattere può darsi che l'apprezzi per ciò che aggiunge alla discussione ma può anche darsi che la stronchi a prescindere se la ritiene puerile. Il fatto poi che il mio profilo non sia accessibile non aiuta perché il professore ama sapere chi siano i suoi interlocutori...
Vedremo: al 95% accetterà il mio commento senza aggiungervi nessuna replica, in caso contrario vi farò sapere...
Nota (*1): in altre parole gli olandesi hanno avuto fiducia nel loro sistema politico.
giovedì 16 marzo 2017
Previsione a posteriori
[E] Per la comprensione completa di questo pezzo è utile la lettura della mia Epitome (V. 0.1.1). In particolare i capitoli: 6 e 10.
Ieri pomeriggio ho scoperto che in Olanda c'erano le elezioni politiche. Devo dire la verità: non ho minimamente pensato di scriverci un pezzo!
Il motivo è che semplicemente della situazione politica olandese non so niente...
Eppure in un capitolo ([E] 10.2) della mia epitome ho elencato (*1) quelle che sono delle condizioni piuttosto universali per il successo delle forze “populiste”.
Le persone non hanno gli strumenti per rendersi conto delle reali ragioni di ciò che accade intorno a loro perché queste sono celate da un paravento molto alto e spesso dietro al quale la nostra natura umana ([E] 6) ci spinge a non guardare né a volerlo fare.
Ci può anche essere la percezione che qualcosa non vada ma se non si sa quale sia il vero problema ogni persona sceglie di “tirare” in una direzione diversa col risultato che, andando tutti in direzioni diverse, le varie forze si annullano fra loro e la situazione originale cambia poco o nulla.
Che cosa porta quindi all'ascesa delle forze “populiste”?
Al livello più astratto la perdita di fiducia della popolazione nei protomiti sul “buon funzionamento democrazia” e la sfiducia in quelli che decantano “l'affidabilità dei partiti tradizionali”. Ma nel concreto, per erodere questa fiducia che è strenuamente difesa dai miti dell'epoca ([E] 6) e dalle distorsioni dei media, c'è bisogno di un trauma che arrivi a oltrepassare la corazza di indifferenza della gente.
Tale trauma (almeno nell'epoca attuale) è l'innegabile calo nelle condizioni di vita che, grossomodo, si può riassumere con “meno soldi nel portafogli”.
La domanda quindi diventa: le condizioni di vita dell'olandese medio, negli ultimi dieci-venti anni, sono migliorate o peggiorate?
Sicuramente dieci anni fa, quando vivevo in Olanda, le condizioni di vita degli olandesi erano MOLTO migliori di quelle degli italiani: ma quello che conta non è il valore assoluto delle condizioni di vita quanto la loro variazione (*2).
Il professor Bagnai ha da poco scritto un pezzo sull'argomento (Gli olandesi sono contenti?) del quale ho letto solo il titolo e guardato di sfuggita qualche tabella e grafico. Lo leggerò poi con calma (pare molto impegnativo) ma scommetto che suggerirà che, benché molti indici macroeconomici premino il paese Olanda, i salari dell'olandese medio, e quindi le sue condizioni di vita, non siano ugualmente migliorate.
C'è però da dire che, da quello che ho compreso personalmente dal mio soggiorno in Olanda, gli olandesi hanno una grande fiducia nel proprio sistema politico e, di conseguenza, i protomiti contro cui deve battersi una forza populista sono molto forti. A noi italiani può sembrare strano essere fieri delle proprie istituzioni ma per gli olandesi è davvero così.
Non so poi niente dello specifico partito populista olandese: nei due tre titoli che ho letto nelle ultime ore spicca il termine “islamofobo” e ciò mi suggerisce che tale forza politica non fosse ispirata dall'usuale protesta contro i partiti tradizionali per il peggioramento delle condizioni di vita ma da ideali “storici”.
Era un'intuizione di mio zio vedere negli olandesi una continuità di ideali che nasceva coi batavi: l'antica popolazione che occupava tale regione quando vi arrivarono i romani. Anche allora i batavi spiccavano per la loro indipendenza. Quando secoli dopo, l'imperò entrò in crisi ecco che subito si ripresero la propria indipendenza. Secondo mio zio, la scelta di far parte dell'impero era più che altro opportunistica: si piegarono, ma solo momentaneamente, ai più forti. E negli olandesi moderni è ancora vivo (*3) l'orgoglio per la vittoria nella guerra di indipendenza (il famoso “Guglielmo Arancione”!) contro la Spagna.
Tutto questo per arrivare a dire che gli olandesi sono una piccola nazione con una grande identità nazionale e un forte spirito di indipendenza: mal sopportano lo stare nella EU (indipendentemente dei benefici che questa può portargli) e nell'adeguarsi alle decisioni altrui.
Ecco credo (senza sapere/aver letto niente!) che il partito “populista” olandese sia più antieuropeista, basato più sul tradizionale sentimento indipendentista olandese piuttosto che su un malessere sociale puramente economico.
Conclusione: basandomi sul mio portentoso senno di poi, credo che in Olanda manchino tutte le condizioni necessarie per portare al successo il partito populista e, probabilmente (anche per il mio naturale pessimismo), mi sarei aspettato una vittoria di misura dei partiti tradizionali...
Nota (*1): e già mi sono appuntato delle idee per generalizzare e chiarificare maggiormente tale passaggio...
Nota (*2): gli italiani vivono tutt'ora molto meglio di, ad esempio, i somali ma sono comunque “arrabbiati” perché negli ultimi vent'anni le nostre condizioni di vita sono innegabilmente peggiorate.
Nota (*3): sentimenti molto più vivi per quelli di quelli degli italiani per il nostro risorgimento.
Ieri pomeriggio ho scoperto che in Olanda c'erano le elezioni politiche. Devo dire la verità: non ho minimamente pensato di scriverci un pezzo!
Il motivo è che semplicemente della situazione politica olandese non so niente...
Eppure in un capitolo ([E] 10.2) della mia epitome ho elencato (*1) quelle che sono delle condizioni piuttosto universali per il successo delle forze “populiste”.
Le persone non hanno gli strumenti per rendersi conto delle reali ragioni di ciò che accade intorno a loro perché queste sono celate da un paravento molto alto e spesso dietro al quale la nostra natura umana ([E] 6) ci spinge a non guardare né a volerlo fare.
Ci può anche essere la percezione che qualcosa non vada ma se non si sa quale sia il vero problema ogni persona sceglie di “tirare” in una direzione diversa col risultato che, andando tutti in direzioni diverse, le varie forze si annullano fra loro e la situazione originale cambia poco o nulla.
Che cosa porta quindi all'ascesa delle forze “populiste”?
Al livello più astratto la perdita di fiducia della popolazione nei protomiti sul “buon funzionamento democrazia” e la sfiducia in quelli che decantano “l'affidabilità dei partiti tradizionali”. Ma nel concreto, per erodere questa fiducia che è strenuamente difesa dai miti dell'epoca ([E] 6) e dalle distorsioni dei media, c'è bisogno di un trauma che arrivi a oltrepassare la corazza di indifferenza della gente.
Tale trauma (almeno nell'epoca attuale) è l'innegabile calo nelle condizioni di vita che, grossomodo, si può riassumere con “meno soldi nel portafogli”.
La domanda quindi diventa: le condizioni di vita dell'olandese medio, negli ultimi dieci-venti anni, sono migliorate o peggiorate?
Sicuramente dieci anni fa, quando vivevo in Olanda, le condizioni di vita degli olandesi erano MOLTO migliori di quelle degli italiani: ma quello che conta non è il valore assoluto delle condizioni di vita quanto la loro variazione (*2).
Il professor Bagnai ha da poco scritto un pezzo sull'argomento (Gli olandesi sono contenti?) del quale ho letto solo il titolo e guardato di sfuggita qualche tabella e grafico. Lo leggerò poi con calma (pare molto impegnativo) ma scommetto che suggerirà che, benché molti indici macroeconomici premino il paese Olanda, i salari dell'olandese medio, e quindi le sue condizioni di vita, non siano ugualmente migliorate.
C'è però da dire che, da quello che ho compreso personalmente dal mio soggiorno in Olanda, gli olandesi hanno una grande fiducia nel proprio sistema politico e, di conseguenza, i protomiti contro cui deve battersi una forza populista sono molto forti. A noi italiani può sembrare strano essere fieri delle proprie istituzioni ma per gli olandesi è davvero così.
Non so poi niente dello specifico partito populista olandese: nei due tre titoli che ho letto nelle ultime ore spicca il termine “islamofobo” e ciò mi suggerisce che tale forza politica non fosse ispirata dall'usuale protesta contro i partiti tradizionali per il peggioramento delle condizioni di vita ma da ideali “storici”.
Era un'intuizione di mio zio vedere negli olandesi una continuità di ideali che nasceva coi batavi: l'antica popolazione che occupava tale regione quando vi arrivarono i romani. Anche allora i batavi spiccavano per la loro indipendenza. Quando secoli dopo, l'imperò entrò in crisi ecco che subito si ripresero la propria indipendenza. Secondo mio zio, la scelta di far parte dell'impero era più che altro opportunistica: si piegarono, ma solo momentaneamente, ai più forti. E negli olandesi moderni è ancora vivo (*3) l'orgoglio per la vittoria nella guerra di indipendenza (il famoso “Guglielmo Arancione”!) contro la Spagna.
Tutto questo per arrivare a dire che gli olandesi sono una piccola nazione con una grande identità nazionale e un forte spirito di indipendenza: mal sopportano lo stare nella EU (indipendentemente dei benefici che questa può portargli) e nell'adeguarsi alle decisioni altrui.
Ecco credo (senza sapere/aver letto niente!) che il partito “populista” olandese sia più antieuropeista, basato più sul tradizionale sentimento indipendentista olandese piuttosto che su un malessere sociale puramente economico.
Conclusione: basandomi sul mio portentoso senno di poi, credo che in Olanda manchino tutte le condizioni necessarie per portare al successo il partito populista e, probabilmente (anche per il mio naturale pessimismo), mi sarei aspettato una vittoria di misura dei partiti tradizionali...
Nota (*1): e già mi sono appuntato delle idee per generalizzare e chiarificare maggiormente tale passaggio...
Nota (*2): gli italiani vivono tutt'ora molto meglio di, ad esempio, i somali ma sono comunque “arrabbiati” perché negli ultimi vent'anni le nostre condizioni di vita sono innegabilmente peggiorate.
Nota (*3): sentimenti molto più vivi per quelli di quelli degli italiani per il nostro risorgimento.
mercoledì 15 marzo 2017
Succo di Trump
[E] Per la comprensione completa di questo pezzo è indispensabile la lettura della mia Epitome (V. 0.1.1). In particolare i capitoli: 9, 10, 12 e 13.
Prima di tutto voglio far notare che nell'avviso qui sopra, in neretto, ho scritto indispensabile e non, come tutte le altre volte utile: il motivo è che il pezzo odierno è il primo che si basa pesantemente su molti concetti che ho espresso nell'epitome e che, in questo contesto, sarebbe troppo lungo riepilogare. Insomma l'articolo di oggi è il perfetto esempio del motivo per cui ho scritto l'epitome: potermi concentrare sugli elementi che reputo interessanti senza dover scrivere troppe premesse e fornire una miriade di collegamenti a vecchi pezzi...
Da quando Trump si è insediato come nuovo presidente USA ho seguito abbastanza attentamente il suo lavoro direttamente sul sito della Casa Bianca.
Nella mia epitome ([E] 10) lo avevo infatti catalogato come esponente delle forze “populiste” che da più parti stanno guadagnando sempre più consensi.
Le forze populiste sono la reazione ([E] 10) all'influenza che i parapoteri hanno guadagnato sulle democrazie occidentali con la globalizzazione ([E] 9) ma avevo però fatto notare un'anomalia: Trump, come miliardario, sarebbe un esponente naturale dei parapoteri ma, come singolo individuo, è però imprevedibile.
Mi chiedevo quindi, al di là del suo programma (v. i vari pezzi “Programma Trump”), che direzione avrebbe concretamente preso la sua politica. In particolare ho spiegato ([E] 10) che le forze populiste sono caratterizzate da una mancanza di ideologia che spieghi e comprenda le difficoltà della società moderna: il risultato è che, nonostante la buona volontà, una volta al governo rischiano di non essere in grado di identificare i veri problemi e di “sferrare pugni alla cieca”: alcuni andranno a segno ma molti altri a vuoto.
Questa caratteristica però ci fornisce una possibile verifica della buona fede di Trump: se sferrasse “pugni alla cieca” sarebbe probabilmente in buona fede e cercherebbe effettivamente (magari senza riuscirvi) di fare il bene degli americani e non dei parapoteri; se invece si limitasse a bei discorsi ma nella sostanza continuasse a prendere provvedimenti a favore dei parapoteri (come senza dubbio avrebbe fatto la Clinton) allora sarebbe, evidentemente, in cattiva fede.
Inoltre ero curioso di capire se, a livello di politica estera, avrebbe continuato a seguire le linee che ho indicato per gli USA nella mia epitome ([E] 13.1 e 13.2).
In altre parole voglio cercare di stabilire se la politica di Trump contrasterà efficacemente i parapoteri, attenendosi alla traccia di programma che ho indicato nella mia epitome ([E] 10.5), o no. E se, in politica estera, continuerà ad adottare l'usuale politica che ho definito di imperialismo commerciale.
NB: essenzialmente per mia comodità assegnerò a ogni politica una mia valutazione della sua rilevanza a favore o contro gli americani (AM), i parapoteri (PP) e la burocrazia (BU).
Sulla difesa il programma di Trump è chiaro: aumentare la spesa (AM 0; PP +1; BU 0) per mantenere l'esercito USA il più potente al mondo. Non solo: in particolare si parla di incremento delle potenzialità per la guerra informatica i cui confini con lo spionaggio (*2) sono molto labili (AM -1; PP +1; BU 0). Infine, sia nel programma ma anche nei vari comunicati, non ho notato nessuna distinzione concreta fra alleati e partner commerciali (volendo con l'unica eccezione degli UK e, forse, Israele). Anzi, in più parti del programma aleggia una velata (e non troppo!) minaccia verso chi non rispetta o si approfitta degli accordi commerciali (AM 0; PP +1/2; BU 0).
Concretamente nei prossimi giorni Trump dovrebbe chiedere più fondi, si parla di circa 500 miliardi di dollari, per il budget annuale della difesa.
Comunque l'insieme di questi elementi porta a pensare che la politica di imperialismo commerciale sarà mantenuta se non accentuata (*1).
Passiamo all'economia. Secondo il suo programma gli USA usciranno da alcuni trattati commerciali internazionali e altri cercheranno di rinegoziarli. La discriminante (almeno quella ufficiale) è quella di riportare i posti di lavoro negli USA: nell'epitome spiego come questi trattati siano comunque tutti a favore dei parapoteri; la particolarità degli USA è che, avendo molte multinazionali, i suoi cittadini possono ricavarne comunque dei piccoli benefici indiretti. Mi sembra che alla fin fine Trump voglia andare a premiare i trattati con maggiori ricadute (sebbene indirette) positive sui cittadini USA.
Questi trattati commerciali internazionali sono estremamente complessi, pieni di trappole nascoste nei dettagli, e quindi è impossibile (almeno per me) giudicarli nel dettaglio uno a uno: mi pare però che, dal punto di vista della mia ideologia ([E] 10.5), considerando anche la peculiarità USA, la direzione scelta di Trump sia abbastanza neutra (AM +1/2; PP +1/2; BU 0).
Il tentativo di far tornare i posti di lavoro in USA (a scapito dei guadagni dei parapoteri) è invece una politica marcatamente a favore degli americani e contro i parapoteri: bisognerà però vedere se, nel concreto, i provvedimenti presi riusciranno a ottenere lo scopo voluto. Sicuramente Trump si sta dando da fare in questa direzione (AM +2; PP -1; BU 0).
Il taglio della burocrazia, annunciato nei programmi ma che sta anche venendo implementato a forza di ordini esecutivi, è invece una politica che va a favore della popolazione ([E] 5 e 12.1) restituendole libertà e quindi autonomia.
C'è da dire che delle nuove liberalizzazioni potranno approfittarne le grandi industrie (vedi poi) e quindi queste vanno, in parte, anche a favore dei parapoteri (AM +1/2; PP +1/2; BU -1).
Di questi giorni la notizia del taglio del personale dell'amministrazione federale: questo implica una diminuzione della forza della burocrazia USA e questo è, nel complesso, un provvedimento che andrà a favore della libertà dei cittadini americani (AM +1/2; PP +1/2; BU -1).
Parte delle liberalizzazioni consistono nella rimozione di vincoli ambientali di cui beneficeranno le industrie energetiche. Questo equivale a trasformare la qualità dell'ambiente (che appartiene a tutta la popolazione) in profitto per le grandi aziende con ricadute positive minime (o troppo ottimistiche) sulla popolazione. Decisamente una politica a favore dei parapoteri e contro la popolazione USA (AM -1; PP +1; BU 0).
Nel programma si parla spesso di contrasto a non ben identificate “lobbi di Washington”. Al momento non ricordo alcun provvedimento concreto al riguardo ma se venisse preso sarebbe molto contro i parapoteri. (AM +1; PP -2; BU -1/2)
Difficile giudicare la lotta alla riforma sanitaria di Obama (l'Obamacare). Pare appurato che il suo costo si fosse scaricato principalmente sulla classe media americana (il bacino elettorale di Trump). Vero è che milioni di americani rimarranno adesso senza cure mediche. La mia sensazione è che gli obiettivi di giustizia sociale della Obamacare fossero lodevoli ma la sua implementazione fallimentare. Dal punto di vista dei parapoteri cambierà poco (AM ? sono incerto ma diciamo -1/2; PP -1/2; BU 0).
I tanto contestati provvedimenti contro l'immigrazione e il muro con il Messico mi sembrano ancora solo delle trovate propagandistiche. Nella mia epitome dovrò prima o poi aggiungere un capitolo sull'immigrazione globale ma, in due parole, questa è voluta dai parapoteri e vista, almeno in prospettiva, come una maniera per vincere contro i partiti populisti. Quindi il contrasto all'immigrazione può essere visto come favorevole alla popolazione USA e contro i parapoteri (AM 0; PP -1/2; BU 0).
I risultati della mia valutazione approssimativa (per molti punti basata sul programma piuttosto che su iniziative concrete, per altri sulle intenzioni visto che i risultati saranno tutti da valutare) sono:
Cittadini americani: +2
Parapoteri: +1
Burocrazia: -2,5
Nel complesso la politica di Trump dovrebbe aiutare il popolo americano senza penalizzare i parapoteri economici americani. Sicuramente ridimensionato il potere della burocrazia che si può immaginare venga spartito indirettamente (e in alcuni casi direttamente) fra popolazione e parapoteri.
La sensazione è che Trump non sia pienamente consapevole dell'origine dei problemi USA (e di tutte le democrazie occidentali) e, come da me previsto, i suoi provvedimenti vadano in più direzioni diverse anche se, guidati dal buon senso, dovrebbero un po' aiutare i cittadini americani.
Più preoccupanti gli auspici per la politica estera che sembra orientata a divenire apertamente imperialista. Pericolosa per la libertà del resto del mondo la guerra informatica che inevitabilmente sconfinerà nello spionaggio selvaggio dei non statunitensi ma anche industriale (a favore delle aziende USA) e politico (con un aumento dell'influenza tramite ricatti basati su informazioni compromettenti).
Conclusione: detto questo è ancora presto per valutare la politica di Trump: sicuramente però non è pessima, almeno per i cittadini USA, come i media si sforzano di far credere...
Nota (*1): da notare che la Clinton avrebbe fatto lo stesso, sebbene in maniera meno appariscente, in quanto tale politica è pienamente supportata dai parapoteri USA. Inoltre c'è da aggiungere che si tratta di una politica miope che non va molto oltre il medio termine (e quindi anche i vantaggi per i parapotere, nel lungo termine, sono dubbi ([E] 13.4)).
Nota (*2): che potrebbe divenire anche spionaggio industriale a favore delle industrie USA: per questo motivo ho considerato il provvedimento leggermente favorevole ai parapoteri.
Prima di tutto voglio far notare che nell'avviso qui sopra, in neretto, ho scritto indispensabile e non, come tutte le altre volte utile: il motivo è che il pezzo odierno è il primo che si basa pesantemente su molti concetti che ho espresso nell'epitome e che, in questo contesto, sarebbe troppo lungo riepilogare. Insomma l'articolo di oggi è il perfetto esempio del motivo per cui ho scritto l'epitome: potermi concentrare sugli elementi che reputo interessanti senza dover scrivere troppe premesse e fornire una miriade di collegamenti a vecchi pezzi...
Da quando Trump si è insediato come nuovo presidente USA ho seguito abbastanza attentamente il suo lavoro direttamente sul sito della Casa Bianca.
Nella mia epitome ([E] 10) lo avevo infatti catalogato come esponente delle forze “populiste” che da più parti stanno guadagnando sempre più consensi.
Le forze populiste sono la reazione ([E] 10) all'influenza che i parapoteri hanno guadagnato sulle democrazie occidentali con la globalizzazione ([E] 9) ma avevo però fatto notare un'anomalia: Trump, come miliardario, sarebbe un esponente naturale dei parapoteri ma, come singolo individuo, è però imprevedibile.
Mi chiedevo quindi, al di là del suo programma (v. i vari pezzi “Programma Trump”), che direzione avrebbe concretamente preso la sua politica. In particolare ho spiegato ([E] 10) che le forze populiste sono caratterizzate da una mancanza di ideologia che spieghi e comprenda le difficoltà della società moderna: il risultato è che, nonostante la buona volontà, una volta al governo rischiano di non essere in grado di identificare i veri problemi e di “sferrare pugni alla cieca”: alcuni andranno a segno ma molti altri a vuoto.
Questa caratteristica però ci fornisce una possibile verifica della buona fede di Trump: se sferrasse “pugni alla cieca” sarebbe probabilmente in buona fede e cercherebbe effettivamente (magari senza riuscirvi) di fare il bene degli americani e non dei parapoteri; se invece si limitasse a bei discorsi ma nella sostanza continuasse a prendere provvedimenti a favore dei parapoteri (come senza dubbio avrebbe fatto la Clinton) allora sarebbe, evidentemente, in cattiva fede.
Inoltre ero curioso di capire se, a livello di politica estera, avrebbe continuato a seguire le linee che ho indicato per gli USA nella mia epitome ([E] 13.1 e 13.2).
In altre parole voglio cercare di stabilire se la politica di Trump contrasterà efficacemente i parapoteri, attenendosi alla traccia di programma che ho indicato nella mia epitome ([E] 10.5), o no. E se, in politica estera, continuerà ad adottare l'usuale politica che ho definito di imperialismo commerciale.
NB: essenzialmente per mia comodità assegnerò a ogni politica una mia valutazione della sua rilevanza a favore o contro gli americani (AM), i parapoteri (PP) e la burocrazia (BU).
Sulla difesa il programma di Trump è chiaro: aumentare la spesa (AM 0; PP +1; BU 0) per mantenere l'esercito USA il più potente al mondo. Non solo: in particolare si parla di incremento delle potenzialità per la guerra informatica i cui confini con lo spionaggio (*2) sono molto labili (AM -1; PP +1; BU 0). Infine, sia nel programma ma anche nei vari comunicati, non ho notato nessuna distinzione concreta fra alleati e partner commerciali (volendo con l'unica eccezione degli UK e, forse, Israele). Anzi, in più parti del programma aleggia una velata (e non troppo!) minaccia verso chi non rispetta o si approfitta degli accordi commerciali (AM 0; PP +1/2; BU 0).
Concretamente nei prossimi giorni Trump dovrebbe chiedere più fondi, si parla di circa 500 miliardi di dollari, per il budget annuale della difesa.
Comunque l'insieme di questi elementi porta a pensare che la politica di imperialismo commerciale sarà mantenuta se non accentuata (*1).
Passiamo all'economia. Secondo il suo programma gli USA usciranno da alcuni trattati commerciali internazionali e altri cercheranno di rinegoziarli. La discriminante (almeno quella ufficiale) è quella di riportare i posti di lavoro negli USA: nell'epitome spiego come questi trattati siano comunque tutti a favore dei parapoteri; la particolarità degli USA è che, avendo molte multinazionali, i suoi cittadini possono ricavarne comunque dei piccoli benefici indiretti. Mi sembra che alla fin fine Trump voglia andare a premiare i trattati con maggiori ricadute (sebbene indirette) positive sui cittadini USA.
Questi trattati commerciali internazionali sono estremamente complessi, pieni di trappole nascoste nei dettagli, e quindi è impossibile (almeno per me) giudicarli nel dettaglio uno a uno: mi pare però che, dal punto di vista della mia ideologia ([E] 10.5), considerando anche la peculiarità USA, la direzione scelta di Trump sia abbastanza neutra (AM +1/2; PP +1/2; BU 0).
Il tentativo di far tornare i posti di lavoro in USA (a scapito dei guadagni dei parapoteri) è invece una politica marcatamente a favore degli americani e contro i parapoteri: bisognerà però vedere se, nel concreto, i provvedimenti presi riusciranno a ottenere lo scopo voluto. Sicuramente Trump si sta dando da fare in questa direzione (AM +2; PP -1; BU 0).
Il taglio della burocrazia, annunciato nei programmi ma che sta anche venendo implementato a forza di ordini esecutivi, è invece una politica che va a favore della popolazione ([E] 5 e 12.1) restituendole libertà e quindi autonomia.
C'è da dire che delle nuove liberalizzazioni potranno approfittarne le grandi industrie (vedi poi) e quindi queste vanno, in parte, anche a favore dei parapoteri (AM +1/2; PP +1/2; BU -1).
Di questi giorni la notizia del taglio del personale dell'amministrazione federale: questo implica una diminuzione della forza della burocrazia USA e questo è, nel complesso, un provvedimento che andrà a favore della libertà dei cittadini americani (AM +1/2; PP +1/2; BU -1).
Parte delle liberalizzazioni consistono nella rimozione di vincoli ambientali di cui beneficeranno le industrie energetiche. Questo equivale a trasformare la qualità dell'ambiente (che appartiene a tutta la popolazione) in profitto per le grandi aziende con ricadute positive minime (o troppo ottimistiche) sulla popolazione. Decisamente una politica a favore dei parapoteri e contro la popolazione USA (AM -1; PP +1; BU 0).
Nel programma si parla spesso di contrasto a non ben identificate “lobbi di Washington”. Al momento non ricordo alcun provvedimento concreto al riguardo ma se venisse preso sarebbe molto contro i parapoteri. (AM +1; PP -2; BU -1/2)
Difficile giudicare la lotta alla riforma sanitaria di Obama (l'Obamacare). Pare appurato che il suo costo si fosse scaricato principalmente sulla classe media americana (il bacino elettorale di Trump). Vero è che milioni di americani rimarranno adesso senza cure mediche. La mia sensazione è che gli obiettivi di giustizia sociale della Obamacare fossero lodevoli ma la sua implementazione fallimentare. Dal punto di vista dei parapoteri cambierà poco (AM ? sono incerto ma diciamo -1/2; PP -1/2; BU 0).
I tanto contestati provvedimenti contro l'immigrazione e il muro con il Messico mi sembrano ancora solo delle trovate propagandistiche. Nella mia epitome dovrò prima o poi aggiungere un capitolo sull'immigrazione globale ma, in due parole, questa è voluta dai parapoteri e vista, almeno in prospettiva, come una maniera per vincere contro i partiti populisti. Quindi il contrasto all'immigrazione può essere visto come favorevole alla popolazione USA e contro i parapoteri (AM 0; PP -1/2; BU 0).
I risultati della mia valutazione approssimativa (per molti punti basata sul programma piuttosto che su iniziative concrete, per altri sulle intenzioni visto che i risultati saranno tutti da valutare) sono:
Cittadini americani: +2
Parapoteri: +1
Burocrazia: -2,5
Nel complesso la politica di Trump dovrebbe aiutare il popolo americano senza penalizzare i parapoteri economici americani. Sicuramente ridimensionato il potere della burocrazia che si può immaginare venga spartito indirettamente (e in alcuni casi direttamente) fra popolazione e parapoteri.
La sensazione è che Trump non sia pienamente consapevole dell'origine dei problemi USA (e di tutte le democrazie occidentali) e, come da me previsto, i suoi provvedimenti vadano in più direzioni diverse anche se, guidati dal buon senso, dovrebbero un po' aiutare i cittadini americani.
Più preoccupanti gli auspici per la politica estera che sembra orientata a divenire apertamente imperialista. Pericolosa per la libertà del resto del mondo la guerra informatica che inevitabilmente sconfinerà nello spionaggio selvaggio dei non statunitensi ma anche industriale (a favore delle aziende USA) e politico (con un aumento dell'influenza tramite ricatti basati su informazioni compromettenti).
Conclusione: detto questo è ancora presto per valutare la politica di Trump: sicuramente però non è pessima, almeno per i cittadini USA, come i media si sforzano di far credere...
Nota (*1): da notare che la Clinton avrebbe fatto lo stesso, sebbene in maniera meno appariscente, in quanto tale politica è pienamente supportata dai parapoteri USA. Inoltre c'è da aggiungere che si tratta di una politica miope che non va molto oltre il medio termine (e quindi anche i vantaggi per i parapotere, nel lungo termine, sono dubbi ([E] 13.4)).
Nota (*2): che potrebbe divenire anche spionaggio industriale a favore delle industrie USA: per questo motivo ho considerato il provvedimento leggermente favorevole ai parapoteri.
martedì 14 marzo 2017
Novità musicali 8
Sono passati circa due mesi e mezzo dal mio ultimo aggiornamento e nel frattempo avevo aggiunto numerosi pezzi alle mie collezioni temporanee. Qualche giorno fa mi è venuto voglia di iniziare la complessa procedura per scegliere i nuovi pezzi da aggiungere alle mie collezioni (v. su Spotify e Youtube Lista 1, 2 e 3) e così ho fatto...
Ho aggiunto 20 brani di cui dieci provenienti da YouTube e dieci da Spotify.
Tre brani sono degli anni '80, i rimanenti tutti post 2000 di cui quattro del 2016 (e 2 del 2015 e altrettanti del 2014; insomma complessivamente ho aggiunto materiale piuttosto recente).
I generi dei brani aggiunti sono decisamente variegati: come al solito il genere più rappresentato è il Power Metal (5 brani) seguito dal classico Heavy Metal (3) e dal Melodic Power Metal (2). I rimanenti 10 brani sono tutti di generi diversi! Non ho voglia di elencarli quindi solo qualche esempio più insolito: Synthpop (Sweet Dreams degli Eurithmics), Electronic Industrial Metal e Psychedelic Rock...
Nove brani appartengono a gruppi che già conoscevo: fra questi spiccano i Majesty (il mio nuovo gruppo preferito: mi ricordano fortemente i Manowar ma sono più freschi) con Troopers of Steel, Unleash the Archers (che apparentemente sono molto popolari!), gli italiani White Skull (col brano Etzel), Sirenia (con Dim Days of Dolor, uno dei brani migliori di questa infornata), Leaves' Eyes, Accept, Axenstar e Bloodbound.
Di seguito il solito "assaggio" delle mie aggiunte...
Per i brani “vecchi”:
Distant Skies – Cerebrus – 1986 – Heavy Metal
Per i brani “nuovi”:
Dim Days of Dolor – Sirenia - 2016 – Symphonic Power Metal
Per i brani italiani (e unico nella sua categoria: comunque se lo merita lo stesso!):
Etzel – White Skull – 2009 – Power Metal
Per la categoria dei gruppi già “conosciuti” ero un po' in imbarazzo nella scelta: ho quindi deciso di premiare il mio gruppo preferito:
Troopers of Metal – Majesty – 2003 – Epic Metal
Per la categoria “gruppi sconosciuti” ho invece scelto il brano che mi sembra più divertente:
Ghostriders in the Sky - Die Apokalyptischen Reiter – 2006 – Heavy Metal
E come brano bonus un pezzo strumentale (mi piace il ritmo della batteria, che a un certo punto diventa impossibile da seguire, e l'energia complessiva che trasmette):
After Dreams Isolate – The Luna Sequence – 2013 – Electronic Industrial Metal
Ho infine deciso di abolire il brano migliore: mi sono infatti reso conto che raramente, dopo relativamente pochi ascolti, ero in grado di scegliere quello che effettivamente diveniva poi il mio preferito...
Conclusione: ecco, magari potrei nominarlo alla prossima puntata di questa serie: non per nulla i voti nel mio archivio li assegno solo dopo qualche mese e non subito... Vabbè, vedremo!
Ho aggiunto 20 brani di cui dieci provenienti da YouTube e dieci da Spotify.
Tre brani sono degli anni '80, i rimanenti tutti post 2000 di cui quattro del 2016 (e 2 del 2015 e altrettanti del 2014; insomma complessivamente ho aggiunto materiale piuttosto recente).
I generi dei brani aggiunti sono decisamente variegati: come al solito il genere più rappresentato è il Power Metal (5 brani) seguito dal classico Heavy Metal (3) e dal Melodic Power Metal (2). I rimanenti 10 brani sono tutti di generi diversi! Non ho voglia di elencarli quindi solo qualche esempio più insolito: Synthpop (Sweet Dreams degli Eurithmics), Electronic Industrial Metal e Psychedelic Rock...
Nove brani appartengono a gruppi che già conoscevo: fra questi spiccano i Majesty (il mio nuovo gruppo preferito: mi ricordano fortemente i Manowar ma sono più freschi) con Troopers of Steel, Unleash the Archers (che apparentemente sono molto popolari!), gli italiani White Skull (col brano Etzel), Sirenia (con Dim Days of Dolor, uno dei brani migliori di questa infornata), Leaves' Eyes, Accept, Axenstar e Bloodbound.
Di seguito il solito "assaggio" delle mie aggiunte...
Per i brani “vecchi”:
Per i brani “nuovi”:
Per i brani italiani (e unico nella sua categoria: comunque se lo merita lo stesso!):
Per la categoria dei gruppi già “conosciuti” ero un po' in imbarazzo nella scelta: ho quindi deciso di premiare il mio gruppo preferito:
Per la categoria “gruppi sconosciuti” ho invece scelto il brano che mi sembra più divertente:
E come brano bonus un pezzo strumentale (mi piace il ritmo della batteria, che a un certo punto diventa impossibile da seguire, e l'energia complessiva che trasmette):
Ho infine deciso di abolire il brano migliore: mi sono infatti reso conto che raramente, dopo relativamente pochi ascolti, ero in grado di scegliere quello che effettivamente diveniva poi il mio preferito...
Conclusione: ecco, magari potrei nominarlo alla prossima puntata di questa serie: non per nulla i voti nel mio archivio li assegno solo dopo qualche mese e non subito... Vabbè, vedremo!
Salad Fingers
Non riesco a ricordarmi se avevo già segnalato questa serie di video con l'inquietante “Salad Fingers”. Recentemente l'ho riguardata tutta: la trovo affascinante...
Ah, su Youtube è disponibile anche la versione doppiata in italiano...
Pepe noeu - 15/3/2017
Ieri ho notato la provenienza di una grossa confezione di pepe che avevo comprato qualche mese fa: “Non EU”...
Ma che significa? Il pepe è una spezie tropicale (secondo Wikipedia originaria dell'India) e che quindi non provenga dall'EU già si sa! Tanto valeva che avessero scritto “origine: Sistema Solare”...
Io temo che il “Non EU” equivalga a un'origine “sconosciuta” con tutte le relative perplessità sulla sua qualità. Comunque è legale scrivere sulla confezione di un prodotto semplicemente “Provenienza: non EU”?
Stecchino - 22/3/2017
Qualche giorno fa ho rivisto Johnny Stecchino: diversamente da Pulp Fiction (v. Varie pellicole e una chitarrista) mi ha fatto la stessa impressione di quando lo vidi la prima volta: delle scene indimenticabili e sempre divertentissime intercalate però in una sceneggiatura lenta, a tratti perfino noiosa...
In più, rispetto al passato, mi ha colpito la dubbia morale del protagonista che truffa l'assicurazione e ruba banane come se fosse “normale” e “non grave” perché così “fanno tutti”. Non so, forse sono ormai divenuto prevenuto nei confronti di Benigni, ma vi vedo una relazione con la sua recente scelta politica di sostenere le modifiche alla Costituzione “più bella del mondo”...
Che più bianco si può - 22/3/2017
Oggi è venuto il tecnico a ripararmi la lavatrice e ho scoperto perché i panni lavati non sembravano sempre pulitissimi: in verità ero perfino un po' fiero della pertinacia delle mie macchie che resistevano sui tessuti come impavide gore scolorite...
Beh, il motivo, me l'ha spiegato oggi il tecnico, è che mettevo il detersivo nella vaschetta del prelavaggio: questa viene usata solo in alcuni programmi e, comunque, anche quando è usata l'acqua saponata viene poi scartata cosicché il resto del lavaggio avveniva solo con acqua calda!
Darwin e Lamarck - 22/3/2017
Segnalo il seguente articolo da Goofynomics: Euro: Darwin vs. Lamarck.
In breve si traccia un parallelo fra le teorie evoluzionistiche di Darwin e Lamarck e la reazione delle diverse economie europee all'introduzione dell'euro. L'analogia consiste nell'immaginare le diverse industrie di differenti paesi europei messe tutte insieme nello stesso ecosistema (euro).
Secondo la teoria ("europeista") di Lamarck le economie più deboli avrebbero dovuto evolversi e divenire più virtuose, quello che però è successo ricorda di più la teoria di Darwin dove le specie (industrie/economie) più forti si sono imposte, spazzando via, quelle più deboli.
Ah, su Youtube è disponibile anche la versione doppiata in italiano...
Pepe noeu - 15/3/2017
Ieri ho notato la provenienza di una grossa confezione di pepe che avevo comprato qualche mese fa: “Non EU”...
Ma che significa? Il pepe è una spezie tropicale (secondo Wikipedia originaria dell'India) e che quindi non provenga dall'EU già si sa! Tanto valeva che avessero scritto “origine: Sistema Solare”...
Io temo che il “Non EU” equivalga a un'origine “sconosciuta” con tutte le relative perplessità sulla sua qualità. Comunque è legale scrivere sulla confezione di un prodotto semplicemente “Provenienza: non EU”?
Stecchino - 22/3/2017
Qualche giorno fa ho rivisto Johnny Stecchino: diversamente da Pulp Fiction (v. Varie pellicole e una chitarrista) mi ha fatto la stessa impressione di quando lo vidi la prima volta: delle scene indimenticabili e sempre divertentissime intercalate però in una sceneggiatura lenta, a tratti perfino noiosa...
In più, rispetto al passato, mi ha colpito la dubbia morale del protagonista che truffa l'assicurazione e ruba banane come se fosse “normale” e “non grave” perché così “fanno tutti”. Non so, forse sono ormai divenuto prevenuto nei confronti di Benigni, ma vi vedo una relazione con la sua recente scelta politica di sostenere le modifiche alla Costituzione “più bella del mondo”...
Che più bianco si può - 22/3/2017
Oggi è venuto il tecnico a ripararmi la lavatrice e ho scoperto perché i panni lavati non sembravano sempre pulitissimi: in verità ero perfino un po' fiero della pertinacia delle mie macchie che resistevano sui tessuti come impavide gore scolorite...
Beh, il motivo, me l'ha spiegato oggi il tecnico, è che mettevo il detersivo nella vaschetta del prelavaggio: questa viene usata solo in alcuni programmi e, comunque, anche quando è usata l'acqua saponata viene poi scartata cosicché il resto del lavaggio avveniva solo con acqua calda!
Darwin e Lamarck - 22/3/2017
Segnalo il seguente articolo da Goofynomics: Euro: Darwin vs. Lamarck.
In breve si traccia un parallelo fra le teorie evoluzionistiche di Darwin e Lamarck e la reazione delle diverse economie europee all'introduzione dell'euro. L'analogia consiste nell'immaginare le diverse industrie di differenti paesi europei messe tutte insieme nello stesso ecosistema (euro).
Secondo la teoria ("europeista") di Lamarck le economie più deboli avrebbero dovuto evolversi e divenire più virtuose, quello che però è successo ricorda di più la teoria di Darwin dove le specie (industrie/economie) più forti si sono imposte, spazzando via, quelle più deboli.
Iscriviti a:
Post (Atom)