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giovedì 9 febbraio 2017

Euro e articolo 18

[E] Per la comprensione completa di questo pezzo è utile la lettura della mia Epitome (V. 0.07). In particolare il capitolo: 12.

Qualche settimana fa su Goofynomics fu pubblicato questa domanda: Che c'entra l'euro con l'articolo 18?
In pratica il professor Bagnai spiegava che qualcuno gli aveva posto questa domanda ma egli, non avendo tempo per rispondere, confidava che i suoi lettori potessero farlo al suo posto. Beh, forse “confidare” non è proprio il termine giusto; per la precisione ha scritto “...fatemi illudere che almeno uno di voi abbia capito qualcosa.”, “Vediamo se oltre a cazzeggiare sapete anche dare una risposta argomentata, scritta in italiano, e compresa nei circa 4800 caratteri che i commenti del blog vi consentono.” e “Siete quasi 4000: uno col pollice opponibile ci sarà pure! Gli chiederei di smettere di usarlo per un attimo, e di azzardare una risposta.”!!

Quando lessi la domanda per un attimo rimasi perplesso ma in realtà la risposta è facilissima perché si tratta di un concetto che ripete spessissimo. A dire il vero non sono così sicuro che l'abbia spiegato frequentemente: è la mia memoria un po' particolare, per un attimo mi è rimasto tutto buio, poi ha ripescato in chissà quale meandro del mio cervello la risposta esatta. In genere tende a ricordare tutto ciò che mi interessa scordando però il dove e il numero di riferimenti allo stesso concetto. E questo è proprio uno di quei casi: non ho idea se mi ci sono imbattuto una o dieci volte! Secondo me tante, e io lo seguo solo da questa estate, ma se la risposta è ovvia perché porre la domanda? Forse l'ho letto in un suo vecchio articolo? Bo...

Comunque, per farla breve (altro che 4000 caratteri: l'economia è semplice non è mica filosofia della morale!) il problema è che l'euro non è sotto il controllo dello stato italiano e, di conseguenza, non è più possibile ricorrere ad aggiustamenti automatici (il cambio tende da solo a raggiungere un valore corretto) o strategici (nel senso di decisi politicamente) del cambio per rendere competitivi i nostri prodotti nei confronti dei nostri partner commerciali europei: la conseguenza è che, se la moneta è rigida, non resta che rendere flessibile il mercato del lavoro indebolendo i diritti dei lavoratori che, nel complesso, si risolve in un costo del lavoro minore per le aziende rendendole più competitive.

Questa almeno è la lettura economica della situazione: sono convinto che la teoria del Bagnai sia correttissima ma personalmente la vedo inserita in un quadro storico più vasto di una tendenza globale ([E] Cap. 12.2) (*1).

Conclusione: adesso vado a leggere i vari commenti. Sono sicuro di aver spiegato la questione correttamente, magari usando qualche termine improprio, perché non si tratta di un mio ragionamento ma semplicemente di un ricordo letto in un articolo del professore...

Nota (*1): a oggi, 9 febbraio, la versione scaricabile dell'epitome non contiene il capitolo 12: semplicemente sto aspettando di finire anche il capitolo 13 per pubblicare la nuova Beta (3) tutta insieme. Probabilmente già dalla prossima settimana sarà disponibile...

Modificato 12/2/2017: ho controllato i commenti dei vari utenti e, come previsto, la maggior parte ripete il mio stesso concetto. Evidentemente il professore l'aveva ripetuto davvero molte volte!
Alcuni si dilungano e altri usano termini più tecnici e propri (tipo “svalutazione”) ma il succo è lo stesso che ho indicato io.
Ovviamente non ho letto tutti i commenti (erano un centinaio) ma ho notato che a quelli più brevi (gli unici che ho letto) è sfuggito un dato che invece io ho evidenziato: molti si sono limitati a considerare le possibilità attive che dà il controllo della propria valuta (ovvero la svalutazione competitiva) ma pochi (nessuno fra quelli che ho letto) hanno invece menzionato la possibilità passiva (nel senso di automatica) di una moneta nazionale di adeguarsi autonomamente a un valore di cambio “giusto”. Secondo me questo secondo aspetto è in realtà quello più importante anche se meno evidente: è proprio questa variabilità naturale del valore di “cambio giusto” che mina alle fondamenta qualsiasi moneta unica a cambio fisso fra paesi diversi (con proprie leggi e sistemi fiscali differenti). Anche se i rapporti di cambio iniziali fossero corretti questi poi comunque dovrebbe variare nel tempo seguendo l'evoluzione delle rispettive economie.
Andando di filosofia del tao: il concentrarsi sulle modifiche attive del cambio corrisponde a una mentalità yang mentre il sottolineare l'adeguamento automatico dello stesso è invece molto yin. Notare entrambi è invece indice di corretto equilibrio: bravo KGB!

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