«[Figlio dell'uomo] Porgi l'orecchio e ascolta le parole di KGB
e applica la tua mente alla SUA istruzione
» Pv. 22,17

Qui si straparla di vari argomenti:
1. Il genere dei pezzi è segnalato da varie immagini, vedi Legenda
2. Per contattarmi e istruzioni per i nuovi lettori (occasionali e non) qui
3. L'ultimo corto è questo
4. Molti articoli di questo blog fanno riferimento a definizioni e concetti che ho enunciato nella mia Epitome gratuitamente scaricabile QUI. Tali riferimenti sono identificati da una “E” fra parentesi quadre e uno o più capitoli. Per esempio: ([E] 5.1 e 5.4)

lunedì 28 settembre 2015

Hypervelocità

Continuano le soddisfazioni date dal nuovo metodo di studio (*1) che mi ha permesso di suonare delle battute di Unholy paradise (*2) che temevo (e lo pensava anche il maestro!) essere troppo rapide per me: v. introduzione di Piccole grandi soddisfazioni per i particolari...

Quindi ho voluto fare la riprova: ho riesumato il terribile ponte del brano Vodka. Dopo mesi e mesi (e con una pausa di un annetto nel mezzo) ero quasi arrivato alla velocità reale (+3%) ma poi, stressato, avevo lasciato perdere...

Beh, grazie alla mia nuova hypervelocità, ho impiegato tre esercitazioni per raggiungere lo scopo! La prima esercitazione mi è servita solamente a raccogliere tutto il materiale (che avevo sparso fra fogliettini e pezzi sul viario); alla seconda ho raggiunto la velocità reale +10% e oggi ce l'ho fatta!

Di seguito il ponte eseguito tre volte di seguito (senza tagli o rimaneggiamenti): Vodka Ponte (*3)

Nota (*1): sostanzialmente “poco ma ogni giorno”...
Nota (*2): lo so: devo ancora pubblicare la prova provata con la mia registrazione... ma oramai voglio pubblicare tutto (cioè vecchia parte + nuova parte) Unholy paradise in una volta sola...
Nota (*3): nel mezzo del ponte c'è anche una pausa: va bene ci deve essere perché fa parte dello spartito!

Fritto genuino - 30/9/2015
Un graveolente odore di esiziale olio fritto aleggia per la mia casa...

Una decina di giorni fa ebbi la malsana idea di cuocermi delle patate fritte: trovai un vecchio fondo di olio di semi, a occhio un due-tre decilitri, e via a friggere nella mia padellina di alluminio anodizzato!

Fin qui tutto bene: cottura ottima, gusto ottimo, etc...
Il problema è che l'idea di buttare l'olio dopo averlo usato una sola volta mi deprime: così, nei giorni successivi, finii un sacchetto da 1,5Kg di patate... Però l'olio mi pareva ancora piuttosto limpido, di un bel giallino, come appena strizzato dal seme vario...

Così oggi, a distanza di giorni dall'ultimo uso, mi sono ricomprato delle patate e ho sfruttato la mia padella d'olio (che, per evitare che Bisba si avveleni laccandola, tengo chiusa con un coperchio) per l'ultima volta.

Le patatine sono venute buonissime: avevano quel particolare retrogusto tipico del McDonald's & C.!

Ricascato! - 30/9/2015
Per un po' mi ero ripromesso di non comprare giochi nuovi su Steam: ho scoperto infatti che in circa quattro mesi ho speso quasi tre volte quello che mi sembrava!!

Insomma una moratoria sugli acquisti su Steam era d'obbligo: e in effetti tale impegno l'ho mantenuto... Ho fatto le compere su HumbleBundle.com (v. parte finale di Divagazioni e distrazioni) con un risparmio pauroso!

Il pacchetto comprendeva 6 giochi di cui: uno mi interessava veramente, uno mi interessa zero e gli altri vanno provati...
Il prezzo su Steam del gioco che mi interessava è di 22,99€ il prezzo che ho pagato io per i sei giochi è 7$; il prezzo complessivo dei sei giochi su Steam è 125,94€: senza parole!

Bisbata: schiacciata con l'uva - 10/10/2015
Come si intuisce dal titolo del corto, l'ultima vittima di Bisba è stata una schiacciata con l'uva.
Ultimamente Bisba combina meno pasticci perché io la sera passo sempre a controllare che in cucina (che non ha porta) non sia rimasto niente di incustodito.
La schiacciata con l'uva era però stata dimenticata in salotto e io non l'avevo vista... ma Bisba sì...

L'ha fatta a pezzi, confezione e pellicola di plastica comprese!
La pasta non l'ha finita ma ha mangiato tutta l'uvetta e, temo, parecchia plastica...
Sì, lo so, la plastica non le fa bene... (chissà perché me lo dicono tutti)... ma, come si dovrebbe facilmente intuire, non gliel'ho data io per cena!
Sfortunatamente niente foto...

Brindisi con Vodka! - 16-10-2015
Finalmente (v. Esecuzioni tragicomiche) una registrazione quasi perfetta (relativamente alle mie capacità...) di Vodka!
Scrivo “quasi perfetta” perché, anche se non ho fatto errori macroscopici, sono stato un po' incerto e piuttosto impreciso: però i passaggi critici li ho fatti bene e quindi mi accontento e ne approfitto per rimandare in soffitta questo brano (dopo il ponte c'è una nuova serie dei soliti giri di accordi e poi un assolo piuttosto difficile e che, comunque, mi piace il giusto...).
Ecco QUI la mia versione del brano.

Decameron, quarto giorno: mesto fine

Oggi scriverò una nuova puntata della mia serie sul Decameron anche se non ne ho molta voglia: il problema è che ho ormai sono passati molti giorni da quando lessi le novelle della quarta giornata e, senza appunti, ho paura di non ricordarmele bene... anzi probabilmente le avrò già mezze dimenticate...

Comunque proverò a sfogliare le pagine e vediamo cosa viene fuori!
L'argomento della quarta giornata è quello degli amori infelici. Il tema delle novelle non nasce dal nulla ma viene scelto dal re/regina della giornata successiva: in questo caso è il turno di Filostrato, uno dei tre uomini, e ho la convinzione che in questo personaggio ci siano molti elementi autobiografici dell'autore. Come al solito non ho voluto controllare su wikipedia o altrove per non farmi influenzare ma sicuramente lo farò una volta terminata la lettura.
Nelle note è spiegato che l'etimologia di “Filostrato” è quella di “amico della guerra” ma il Boccaccio l'aveva erroneamente interpretata come “abbattuto dall'amore” e, ovviamente, alla luce di questo secondo significato devono essere lette le azioni e le parole di tale personaggio.
Filostrato, deluso dall'amore, vuole che si raccontino novelle dal finale più straziante possibile in maniera da dare sollievo al proprio animo.

Filostrato, nel suo lungo racconto introduttivo, accenna anche all'inizio di una novella dove un anziano padre, molto pio, si rifugia in un eremo con il figlio piccolissimo. Solo il genitore ha contatti col mondo esterno andando periodicamente a un mercato a fare gli acquisti essenziali e lasciando il figlio chiuso a casa. Quando ormai il bimbo è divenuto adolescente il padre è ormai troppo vecchio per andare da solo al mercato e così si fa accompagnare dal figlio: quando questi vede per la prima volta una ragazza chiede al padre come si chiami e dice che è bellissima...
Il racconto si interrompe qui, lasciando aperte molte possibilità, ma io ne sono rimasto colpito per un altro motivo: la storia mi ha ricordato la parte iniziale della Vita di Siddharta dove il padre rinchiude il giovane Buddha nel palazzo reale in maniera che non conosca i dolori del mondo e non scelga così di farsi monaco come era stato profetizzato.
Sì, chiaramente non c'è nessuna relazione diretta fra le due storie: però si intuisce come il tema della futilità di proteggere indefinitamente un figlio dal mondo, con i suoi pericoli e i suoi dolori, debba essere comune...

La prima novella è effettivamente molto drammatica e forse è quella che mi è più piaciuta dell'intera giornata. Il padre fa uccidere il giovane amante della figlia e questa, presa la testa dell'innamorato, la metta in una grande brocca che riempie di acqua, lacrime e veleno e da cui poi beve per uccidersi...
Bella anche la figura della nobile protagonista che, alla scoperta della morte dell'amato, invece di sciogliersi in pianti non si scompone («...fu assai volte vicina... a mostrarlo [il proprio dolore] con romore e con lagrime, come il più le femine fanno... ...ma pur, questa viltà vincendo il suo animo altiero, il viso suo con meravigliosa forza fermò...») e risponde con fierezza al padre: «Tancredi [cioè il padre a cui si rivolge], né a negare né a pregare son disposta, per ciò che né l'un non mi varrebbe né l'altro voglio che mi vaglia...»: troppo bello! Novella molto splatter ma mi è piaciuta...

La seconda novella, per alleggerire la tensione, è invece piuttosto divertente: nel finale l'amante viene incarcerato ma, siccome è un malvagio, nessuno se ne duole.
Nelle note si viene a scoprire un fatto interessante: Venezia era ritenuta dai fiorentini “l'asilo di ogni male”. Perché? Forse per rivalità commerciale?

La terza storia è di nuovo drammatica: tre giovani innamorati scappano a Creta con tre sorelle. Invidie e tradimenti, veri e presunti, spezzano però l'idillio e conducono alla morte, a uno a uno, i protagonisti...
Di nuovo Creta (*1)! Come mai questa isola, relativamente insignificante, ha così tanto fascino nell'animo dell'autore? Mi chiedo se in quel periodo fosse avvenuto qualche episodio storico che l'avesse fatta salire all'onore delle cronache fiorentine del tempo...
Al riguardo ho appena fatto una ricerca su Google con le seguenti chiavi: “Creta Firenze XIV XIII secolo” e già nella prima pagina sono apparsi dei risultati interessanti!
Creta (addirittura dal 1209) e Cipro appartenevano a Venezia nel XIV secolo (il Decameron è del 1351) e si spiega anche “l'antipatia” dei fiorentini verso Venezia: Firenze era stata alleata di Ancona e Ragusa (ora chiamata Dubrovnik (*2)) con le quali aveva costituito una via commerciale alternativa a quella veneziana. Ho fatto solo una ricerca veloce e non ho trovato traccia di conflitti diretti fra Venezia e Firenze ma ho la sensazione che si vedessero rispettivamente come amiche di nemici...

Anche la quarta novella mi ha lasciato piuttosto indifferente: un racconto di avventura con abbordaggi e battaglie in mare che ricorda un po' Salgari!
Da notare forse come il re di Sicilia, per compensare il re di Tunisi (musulmano) di un torto subito, decida di condannare a morte il proprio nipote: «...volendo [preferendo] avanti senza nepote rimanere che esser tenuto [considerato] re senza fede [che non manteneva la propria parola]»

Non so, suppongo che queste novelle suonassero più drammatiche nel XIV secolo, ma io le ho trovate piuttosto noiose e scontate. Non fa eccezione la quinta novella: Lisabetta, la protagonista, ha una relazione con un tale Lorenzo ma i fratelli di lei la scoprono e, per punire l'oltraggio subito, uccidono Lorenzo e lo seppelliscono lontano. Lorenzo appare però in sogno a Lisabetta e le dice dove è stato ucciso: lei va sulla sua tomba e dal cadavere taglia la sua testa che riporta a casa. La mette in un vaso e ci pianta del basilico che annaffia con le proprie lacrime. I fratelli, insospettiti, le tolgono anche il vaso di basilico e quando vi scoprono la testa di Lorenzo si danno alla fuga mentre la sorella muore di dolore...

Anche la sesta novella mi ha lasciato piuttosto indifferente: ho notato solo l'accenno indiretto alla corruzione del podestà che sfrutterebbe volentieri della propria posizione per approfittarsi della bella protagonista di turno...

La settima novella mi ha involontariamente fatto sorridere: due amanti si appartano in un bel giardino e il ragazzo si pulisce i denti con le foglie di una rigogliosa pianta di salvia.
Devo premettere che tempo fa lessi appunto che la salvia può essere usata per pulirsi i denti e io stesso ho provato a farlo: la sensazione di pulito è notevole anche se ha il difetto di non raggiungere le fessure fra i denti come riesce invece a fare lo spazzolino...
Però nella novella il protagonista muore subito dopo aver adoperato la salvia e questo mi ha incuriosito non poco!
Durante la lettura mi ero divertito a cercare di anticipare quale potesse essere il motivo della morte del giovane ma con scarso successo: avevo supposto che la “salvia” non fosse salvia ma un'altra pianta velenosa di aspetto simile: però questa ipotesi non mi convinceva perché la salvia è una pianta troppo comune per essere confusa...
E infatti la causa era un'altra: il giudice ordina di scavare sotto tale pianta e si scopre che «Era sotto il cesto di quella salvia una botta [botte] di meravigliosa grandezza, dal cui venenifero fiato avvisarono quella salvia essere velenosa divenuta.»
Ecco, a questa descrizione, non ho potuto fare a meno di immaginarmi tale botte come il corrispondente trecentesco dei bidoni di rifiuti tossici odierni: già allora si aveva il buon senso di capire che se si seppellisce nel terreno qualcosa di velenoso, prima o poi la contaminazione raggiunge la superficie...

Anche l'ottavo racconto è piuttosto noioso: i giovani si amano; lui viene mandato lontano, lei viene fatta sposare, lui torna e muore di dolore, lei pure. Sbadiglio...

Almeno la nona novella ha un po' di apprezzabile troculenza: il marito scopre l'amante della moglie, l'uccide e ne dà il cuore cucinato, come fosse un manicaretto, alla consorte che, quando scopre che ciò che ha mangiato non sono i “Quattrosalti in padella”, si getta dalla finestra.
Mi ripeto: probabilmente nel XIV secolo queste storie erano affascinanti e drammatiche ma adesso sembrano solo noiose e scontate...

Come al solito la decima novella spetta a Dioneo e stavolta decide di andare volutamente un po' fuori tema per rallegrare la compagnia intristita dai precedenti racconti.
In effetti la trama è divertente e l'idea di fondo è ancora attuale: l'amante di turno beve per sbaglio un potente sedativo e viene quindi creduto morto dall'amata; per evitare guai l'amata si disfà come può del “cadavere” e qui c'è il colpo di scena: le disavventure dell'amante non sono finite! Il suo corpo è infatti nascosto in una cassa e questa viene rubata da due bricconi cosicché lui si risveglia in casa loro e finisce nella camera delle mogli dei due...
Tutto sommato anche il finale non è triste perché l'amante se la cava e i due bricconi vengono costretti a pagare la cassa che avevano rubato.
Decisamente il colpo di scena della cassa rubata spezza la linearità della trama rendendola più divertente. In effetti c'è tutto un genere di pellicole comiche che si basano su questo stratagemma in cui i colpi di scena si susseguono fra loro costruendo un crescendo di ilarità...

Conclusione: per i racconti di questa giornata avevo grandi speranza e, forse proprio per questo, ne sono rimasto deluso. Solo il primo e l'ultimo racconto mi sono sinceramente piaciuti seppur per motivi diversi...

Nota (*1): ...o era Cipro?
Nota (*2): lo so perché lo zio si arrabbiava sempre quando la sentiva chiamare Dubrovnik...

sabato 26 settembre 2015

Protomiti e mitemi

Il titolo di questo pezzo è un po' fuorviante perché i protomiti (v. Protomiti e distorsioni) non c'entrano niente o quasi!

Il “protomito” è infatti un neologismo che mi sono inventato e che mi serviva per illustrare una mia teoria. Non ricordo poi dove o quando ma mi sono imbattuto nel termine “mitema” e mi è venuto così il dubbio che fosse il vocabolo correntemente usato per indicare ciò che io chiamo “protomito”.

Così ho controllato sulla Treccani.it il significato di mitema e ho scoperto che il termine fu coniato da Lévi-Strauss per indicare gli elementi indivisibili e caratterizzanti che, nel loro complesso, costituiscono il corpo di un mito.

Se seguite il collegamento fornito e leggete la definizione su Treccani.it vi accorgerete che la mia descrizione non è proprio la stessa fornita dall'enciclopedia in linea.
Il motivo della differenza è all'origine di questo pezzo...

Qualche giorno fa sono finalmente riuscito a vedere Red riding hood: ne ricordavo un'anteprima vista quando la pellicola uscì al cinema ed ero rimasto ammaliato dalla bella protagonista (*1)...
Nel complesso il film è stata una mezza delusione: la protagonista fa molte moine ma rimane sempre ben vestita!

A parte gli scherzi la pellicola non mi ha comunque entusiasmato probabilmente perché il finale mi ha leggermente deluso: speravo che anche lei diventasse una donna licantropo...
Nondimeno il film mi ha dato modo di riflettere: in particolare ripensavo a quali nuovi elementi fossero stati aggiunti alla fiaba, quali rimossi, quali modificati e quali distorti.
In questa versione della trama di cappuccetto rosso c'era ad esempio la novità dei due giovani innamorati di lei e quella del cacciatore (c'è nella fiaba originale?) un esaltato mezzo prete e mezzo guerriero alla guida di un piccolo esercito di fanatici. Rimane invece il mantello rosso (*2) della protagonista mentre il famoso dialogo con la nonna “dalle orecchie grandi, denti appuntiti, etc...” è invece minimizzato e ridotto a un sogno premonitore, e così via per gli altri elementi della storia...

Ero così giunto alla conclusione che ogni mito è costituito da tutta una serie di elementi che ne compongono la storia e, in base all'epoca, alcuni di questi acquistano un significato maggiore, altri minore, altri spariscono e di nuovi ne vengono aggiunti.
La costante evoluzione del mito, che gli fornisce anche la necessaria flessibilità per rimanere attuale nel tempo, è cioè determinata dagli elementi sui quali viene di volta in volta posto (o tolto) l'accento.

Ecco, questi elementi che avevo identificato ma a cui non avevo dato nome, sono appunto i mitemi di Lévi-Strauss.

Per completezza aggiungo una sottigliezza: l'importanza del mitema sta anche nel come viene interpretato dalla società del tempo. In altre parole, a parità di rilevanza nel complesso del mito, un mitema può essere interpretato più o meno diversamente in epoche o culture diverse.
Ad esempio nella pellicola il lupo rappresentava chiaramente l'attrazione sessuale: incestuosa e non ammissibile nei confronti del padre ma lecita e complice verso il suo fidanzato. Anche nella fiaba originale (che sfortunatamente non ricordo abbastanza bene da poterla analizzare) il lupo è il coprotagonista ma credo che il suo significato fosse ben diverso...

Conclusione: beh, modestamente, mi pare che l'idea dei protomiti di KGB sia molto più profonda e utile di quella dei mitemi di Lévi-Strauss!

Nota (*1): per certe cose ho ancora buona memoria...
Nota (*2): mi chiedevo quale fosse il significato del mantello rosso: sono giunto alla conclusione che indichi la maturità sessuale.

venerdì 25 settembre 2015

Piccole grandi soddisfazioni

A volte basterebbe poco ma siccome sono capone mi ci vuole tanto...

È da ottobre del 2011 che studio “seriamente” chitarra prendendo lezioni da un maestro e già dopo pochi mesi, diciamo nella primavera del 2012, mi consigliò di organizzare le mie esercitazioni in maniera da allenarmi, magari non molto, ma tutti i giorni.
Lo stesso consiglio l'ho letto praticamente su ogni libro di chitarra per principianti sul quale ho messo le mani...

Però a me l'idea non piaceva: studiare i vari esercizi a rotazioni, senza regole ben precise, andava contro la mia metodicità e quindi non adottati mai tale suggerimento.
Il problema è che ultimamente facevo esercitazioni di un'ora e mezzo che mi lasciavano spossato e, abbastanza comprensibilmente, avevo finito per far pratica solo un giorno sì e uno no...

Dal 14 settembre 2015 (dopo ben 5 giorni dall'ultima esercitazione) ho però deciso di cambiare metodo di studio e da allora mi sono esercitato quotidianamente. In pratica faccio sempre il riscaldamento e l'esercizio ritmi sugli accordi (mi ci vuole circa 15-20 minuti) e poi altri due esercizi a scelta. Per adesso uno dei due esercizi è sempre stato basato sul brano Unholy paradise mentre per l'altro sono andato a rotazione dando però un po' più spazio all'esercizio di blues...
Il risultato è stato incredibile!

Come spiegato in Lezione LXXXI il maestro mi ha infatti trascritto la seconda parte del brano Unholy paradise che inizia (la nuova parte) ripetendo per quattro volte le seguenti battute:

Non sembrerebbe difficile ma i sedicesimi vanno eseguiti molto velocemente e, come sottolineato dal maestro (v. Considerazioni in Lezione LXXXI), io ho sempre avuto grossi problemi quando era richiesta rapidità di esecuzione...
Nelle mie “nuove” esercitazioni, avendo meno materiale da studiare, ho deciso di uscire il prima possibile dalla mia “zona di conforto” e, anzi, di cercare di raggiungere subito il mio limite.
La velocità obiettivo era 120bpm (ma in realtà il maestro aveva inserito tale valore a casaccio senza prestarci attenzione, oppure era preimpostato nel programma che usava, e credo che la velocità reale sia sensibilmente superiore, sui 140-150bpm) ma da subito ho raggiunto, suonando veramente male, i 100bpm. Mi esercitavo su Hydrogen, un simulatore di batteria, per imparare bene il ritmo. Già dopo una settimana ho raggiunto, sebbene a fatica, i 120bpm. Poi due giorni fa (il 22) improvvisamente la mia mano ha imparato il movimento: non avevo più bisogno di pensarci per eseguire le tre note in rapida successione. Chiaramente la rapidità di esecuzione è cresciuta enormemente...
Ne sono rimasto così sorpreso che mi sono registrato:
Esecuzione pezzetto veloce

Ancora, lo riconosco, ci faccio molti errori ma vi assicuro che prima era molto peggio!

Così ho deciso di provare a suonare sopra il brano reale: altre volte passare dal suonare sopra Hydrogen (o anche Tuxguitar) al brano reale era stato traumatico e avevo dovuto affrontare numerosi problemi. Stavolta, già dopo un giorno, andavo bene: oggi mi ero registrato mentre suonavo sopra il brano reale per far sentire la differenza ma poi mi sono dimenticato di salvare la registrazione! Se domani me ne ricordo farò una nuova registrazione da allegare a questo pezzo...

Insomma la prima soddisfazione è stata rendermi conto che, semplicemente cambiando il metodo di studio, riesco a eseguire passabilmente anche passaggi veloci. Sono anzi tentato di tornare a suonare Vodka dove al ponte avevo sempre avuto problemi di velocità: sicuramente prossimamente mi ci ricimenterò per vedere il risultato...

La seconda soddisfazione l'ho avuta oggi ed è sempre collegata al brano Unholy paradise.
La prima versione che trovai (v. il corto Uuuuuu!!!) di questa canzone è questa:

Dove però, a detta del maestro, la chitarra era un po' “sepolta” (v. Lezione LVIII e Lezione LVII) dagli altri strumenti ed era quindi più difficile ricostruirne lo spartito. Per questo motivo il maestro mi aveva chiesto di cercare un brano di qualità migliore...
Così trovai la versione HD dell'intero album (Unholy Paradise inizia a 27' 17”):

Dove anch'io, nonostante il mio orecchio scadente, mi accorgo che è molto più facile seguire il suono della chitarra. E il maestro infatti non ebbe problemi a usare questo brano per ricostruirne lo spartito...

Sfortunatamente c'è una piccola discrepanza fra il vecchio brano e questo nuovo. E la differenza è tutta nella battute iniziali: quando provavo a suonare sopra la nuova versione, nei primi 30 secondi circa, non mi raccapezzavo. E ovviamente mi dimenticai di chiedere al maestro di chiarire il pasticcio...
Un secondo problema è che il maestro aveva iniziato a trascrivere le nuove note quattro battute dopo la fine della precedente spartitura: creando insomma ho un piccolo "buco" nello spartito della chitarra...

Oggi ho deciso di provare da solo a risolvere questi due inconvenienti.
Sull'inizio sono sicuro di aver trovato la giusta sequenza di battute che ripropongo qui di seguito:

Questa è la versione del nuovo brano che ho ricostruito da solo: nella precedente mancano le prime otto battute e la parte fra parentesi rosse è ripetuta quattro volte invece che due...

Per il “buco” non sono troppo sicuro di aver indovinato tutti gli accordi giusti:

Il primo dubbio riguarda la durata: sono davvero quattro battute o solo due? Questo è solo un falso problema visto che per capirlo mi basterà provare a suonare tutto il pezzo: ero troppo fuso per farlo oggi...
Il secondo dubbio, ben più serio, riguarda la correttezza degli accordi: sono convinto al 95% dell'accordo G5, al 70% del F5 ma solo al 50% del G#5...

Aggiornamento (25/9/2015): al riguardo ho chiesto il parere di un amico chitarrista che, rispondendomi dall'ufficio, non ha potuto entrare nei dettagli ma ha notato che le chitarre sono due: una si sente più sul canale sinistro e l'altra più sul destro. Mi ha quindi suggerito di ascoltare i canali separatamente: ho così scoperto che la chitarra che mi interessa è quella sul canale sinistro e, riprovando a suonarci sopra, credo di aver identificato gli accordi coinvolti.
Secondo me il primo accordo non è F5 ma Bb5 mentre il terzo e quarto sono gli stessi che avevo indicato, quindi: Bb5, Ab5 (stessa cosa che G#5, ma diesis e bemolli non si possono mischiare!) e G5.
Per chi è curioso ho estratto il solo canale sinistro dei 3,2 secondi del brano reale: QUI...

Conclusione: comunque sia sono incredibilmente soddisfatto dei miei progressi e, una volta tanto, sono molto contento!

giovedì 24 settembre 2015

Saremo schiavi

E oggi mi tolgo un altro dente: un pezzo di “allarme” sottovalutato.
Si tratta di un genere che non mi piace scrivere perché quando li termino mi sento più frustrato che mai: da un lato la mia impotenza e da un altro la cecità e/o indifferenza delle masse...
Eppure se non scrivo niente qualcosa nella mia coscienza mi dà il tormento mentre, pubblicato l'articolo, si zittisce soddisfatta che il poco che posso fare è stato fatto.
Due anni fa scrissi un pezzo molto importante: Allarme schiavismo (che invito tutti a rileggere). In esso punto il dito verso quello che sarà il grande avversario della nostra riservatezza dei prossimi decenni: alcune aziende stanno già iniziando a raccogliere il materiale genetico di migliaia di persone in giro per il mondo in cambio di alcuni esami su di esso. Apparentemente lo scambia sembra equo ma leggendo bene le condizioni di utilizzo si scopre che lo scambio non è “denaro in cambio di esami” ma “denaro e diritti perpetui sul materiale genetico in cambio di esami” e questa mi pare invece una via di mezzo fra una frode e un furto...
Oltretutto c'è un'importante distinzione fra cittadini USA, protetti seppur parzialmente dal Genetic Information Nondiscrimination Act, e il resto dell'umanità completamente privo di diritti.

Non ripeterò quanto scritto in Allarme schiavismo ma i possibili abusi sulle informazioni derivanti dai nostri dati genetici sono moltissimi e, paradossalmente, molti di essi non sono ancora neppure noti!
Per questo motivo sono convinto della fondamentale importanza di iniziare a tutelare legalmente il patrimonio genetico di ogni individuo: ovviamente la UE dorme, compiacente o complice degli interessi delle multinazionali del settore, perde tempo per regolamentare (ridicolmente male) str###te come i cookies, ma ignora un argomento molto più grave.

Qualche giorno fa la novità: la UE in realtà non è rimasta completamente immobile ma si è invece mossa nella direzione sbagliata! Questo l'articolo del FattoQuotidiano.it: Banca del DNA...

Solo il nome mi dà i brividi: sembra suggerire che chi paga potrà appropriarsi di quei dati privatissimi e fondamentali. Per stare tranquilli i dati sul DNA non andrebbero conservati ma distrutti! O, come minimo, completamente dissociati dai dati identificativi personali: cioè conservare il DNA per scopi scientifici ma senza sapere a quale persona appartenga.
Nel mio estremismo sto anzi prendendo in seria considerazione la possibilità dell'imputato di negarne l'utilizzo in tribunale: così come non si può pretendere che un individuo accusi se stesso alla stessa maniera andrebbe tutelata la sua identità genetica. Certo, in questa maniera, l'esame del DNA finirebbe per essere usato solo per scagionare piuttosto che accusare eppure mi sembrerebbe la scelta più giusta.
Parte del mio “estremismo”, che mi rendo conto possa apparentemente sembrare eccessivo, è dovuto anche alla consapevolezza che quando i dati sono in formato informatico, da un punto di vista pratico, non sono più sicuri.
Immaginiamo che la UE organizzi questa “banca del DNA” che potrà essere utilizzata solo “dagli organi competenti” e per specifici scopi: quante ore passeranno dalla sua attivazione a quando spie americane, russe o cinesi la violino rubandone tutti i dati, magari per crearne armi biologiche mirate? Quanto ci vorrà prima che hacker le rubino e le rivendano al migliore offerente?
Dopotutto quelle informazioni saranno il nuovo oro ed è tristemente naturale pensare che scateneranno l'innata ingordigia umana...

Eppure il comune sentire è così lontano dalle mie posizioni che, senza neppure il debole timore dato dell'indignazione pubblica, ogni sorta di abuso sarà perpetrato nei prossimi anni e, probabilmente per generazioni, l'umanità intera ne pagherà le conseguenze...

Conclusione: come previsto, adesso sono di cattivo umore... la mia rabbia e la mia indignazione sono futili e, se anche facessi almeno riflettere il pugno di miei lettori su questo problema, non servirebbe comunque a niente. Però che altro posso fare?

mercoledì 23 settembre 2015

Di chi è la colpa?

Sempre indietro: il numero dei pezzi che vorrei scrivere aumenta sempre più! Fortuna che poi me li dimentico...

Oggi volevo scrivere di altro, togliermi la puntata sul Decameron o un altro dei pezzi più “importanti”, ma poi, scorrendo FB mentre sorseggiavo il tè, mi è caduto l'occhio sull'ennesimo meme: una foto divisa in due parti, in alto un barcone stracolmo di profughi e in basso una grossa esplosione nella periferia di una cittadina; sovrapposte due scritte: sopra - «If you are so opposed to migrants entering your country» e sotto - «Why do you keep voting for people who love to bomb the crap out of other countries?» (*1).

Ragioniamoci insieme: che cosa dovrebbe significare questo meme?
L'interpretazione più superficiale, che è quella immagino data dal 99% delle persone, è che si debba essere comprensivi verso i profughi perché “noi” siamo corresponsabili della guerra da cui fuggono.

Chiaramente io la vedo diversamente: già settimane fa, sempre su FB, ebbi una discussione a tre su un meme simile e impiegai non so quante parole e ragionamenti per arrivare proprio al punto da dove questo secondo meme parte! (*2)

Le mie obiezioni sarebbero molteplici (come, ad esempio, che il mio paese bombardi effettivamente altri paesi) ma mi concentrerò solo sulla principale.
Supponiamo quindi che l'Italia bombardi altri paesi o ne sia comunque corresponsabile: quale partito avrei quindi dovuto votare?
Qualcuno pensa che se al governo ci fosse stato Berlusconi l'Italia avrebbe avuto un ruolo diverso?

No, non è così! Per chi si voti è indifferente perché i partiti tradizionali, al di là delle chiacchiere e del colore della loro casacca, sono tutti uguali: ormai, non solo in Italia, i partiti non eseguono il volere del popolo, che in teoria dovrebbero rappresentare, ma, con scuse più o meno articolate, eseguono le indicazioni dei poteri forti.

In Italia né chi vota PD né chi vota PDL (o come si vuol chiamare la destra) vuole la guerra: è solo qualche potere forte (magari i fabbricanti d'armi) che ha interesse in essa. Lo stesso vale per gli USA: non importa che al potere ci siano democratici o repubblicani, i bombardamenti in Siria ci sarebbero stati anche in caso di governo di colore opposto. E lo stesso vale per tutti gli altri paesi del cosiddetto “blocco delle democrazie occidentali”: è la democrazia stessa che non funziona più come dovrebbe!

Poi può darsi che ci siano elettori di una forza al governo che prestano fede alle chiacchiere di coloro per cui hanno votato e si convincano che quello che viene fatto sia nell'interesse maggiore del proprio paese (se non dei bombardati o dell'intera umanità!); ma queste persone sono le stesse che, se il loro partito fosse all'opposizione, penserebbero peste e corna delle stesse azioni. Quindi anche queste persone, se hanno una colpa, è solo quella di avere scarsa autocritica e di essere troppo suggestionabili.

In definitiva questo tipo di meme dà genericamente la colpa a tutti, o almeno a una parte degli elettori, mentre invece i veri colpevoli sono altri: i poteri forti che, dall'ombra, guidano le scelte dei governi, indipendentemente dal volere di coloro che li hanno votati...

Paradossalmente questi meme non aiutano a fare chiarezza e a risolvere il problema, che sarebbe una profonda rifondazione dell'intero meccanismo democratico, ma anzi, servono solo a nascondere i veri colpevoli.
La maggior parte dei lettori di questi meme si ferma infatti al livello più superficiale e finisce per azzuffarsi fra loro dandosi la colpa l'un con l'altro. E tutto questo impegno inutile, perché mal indirizzato, distoglie le stesse persone dall'affrontare il problema di fondo: il motivo per cui i governi non fanno il volere (e in molti casi, fra cui quello italiano e greco, nemmeno gli interessi) dei propri cittadini.

Mi chiedo quindi se l'origine di questi meme sia spontanea: cioè se essi siano stati preparati e diffusi da persone effettivamente in buona fede, che credono veramente che basterebbe un governo di colore diverso per evitare i bombardamenti in Siria...
Oppure c'è qualcosa di più opaco dietro di essi? Che possa essere un complicato esperimento di ingegneria sociale mirato a confondere e distrarre la popolazione?

Qualche giorno fa avrei dato alla buona fede una probabilità del 99% e all'ipotesi del complotto un misero 1%, ma il mondo in cui viviamo si dimostra ogni giorno sempre più bugiardo e infido: solo una settimana fa quanti di voi avrebbero scommesso che i veicoli della Volkswagen avessero al proprio interno un programma che gli consentisse di falsificare le prove di consumo? A me personalmente sarebbe sembrata fantascienza di bassa lega (“troppo probabile e rischioso essere beccati con le mani nella marmellata” avrei risposto!) e ci avrei riso sopra, invece...

Conclusione: le conclusioni potrebbero essere mille in questo caso ma a me piace darne solo una. Sarò quindi pragmatico e dico che bisogna stare molto attenti quando si attribuisce la responsabilità di qualcosa a qualcuno.

Nota (*1): traduzione: sopra - «Se sei così contrario agli immigrati che entrano nel tuo paese», sotto - «Perché continui a votare per persone che amano bombardare gli altri paesi?»
Nota (*2): poi lasciai perdere e non conclusi il mio ragionamento perché ebbi la sensazione di non essere seguito e odio perdere tempo...

martedì 22 settembre 2015

Cartello di segnalazione pericolo

I pezzi da scrivere, invece che diminuire, si stanno accumulando...
Per questo ho deciso di dare la precedenza a quelli che ritengo “importanti” anche se non mi stimolano particolarmente.

Un paio di settimane fa mi capitò di sentire alla radio (non ricordando esattamente i dettagli, e preferendo tacere piuttosto che sbagliare, sarò vago) una breve intervista a un medico di un importante ospedale italiano. Si trattava di una di quelle interviste “pillola” di pochi minuti (secondi) ideate per essere tollerabili anche dalla scarsa capacità di attenzione dell'italiano medio.
L'argomento erano le allergie infantili: non ci sono dati recentissimi per l'Italia ma quelli di qualche anno fa danno le allergie cresciute all'1% fra i nuovi nati (ovvero circa 6.000 bimbi l'anno). In Australia, i dati di pochi anni fa sono ancor più sconvolgenti e si parla del 10% dei nuovi nati.
L'intervistatrice pose quindi l'ovvia domanda al medico: “Perché?”
Il medico, da bravo scienziato, evitò una risposta compromettente ma rispose in maniera piuttosto laterale. Non ricordo tutti i passaggi ma partendo dal fatto che la percentuale di bambini allergici all'uovo era enormemente cresciuta andò a concludere che dipendeva “dalle condizioni di vita” della madre. Perfettamente soddisfatta da questa non risposta l'intervistatrice salutò e ringraziò il medico.

Qualche giorno fa ho parlato con un mio vicino (vive ad appena un chilometro da me!) cacciatore dal quale ottengo le mie informazioni sulla caccia. Gli dicevo che il primo settembre, diversamente da altri anni, non ho sentito neppure uno sparo: lui mi ha risposto che il problema è il drastico calo della selvaggina. Così gliene ho chiesto il motivo: con tipica lungimiranza venatoria lui attribuiva la colpa al fatto che volpi, gli “immancabili” cinghiali e perfino lupi (!!) stanno scendendo dalle montagne, dove non hanno cibo a sufficienza, per banchettare nella riserva...

Ovviamente da questi due fatti non è possibile ricavare certezze ma, almeno personalmente, ho dei sospetti molto forti. Io vi leggo un improvviso deterioramento dell'ambiente in cui viviamo che dovrebbe essere letto come un gigantesco cartello: “Attenzione pericolo di vita!”

Come è possibile non preoccuparsi quando si scopre che le allergie nei bambini (secondo dati vecchi) sono aumentate di dieci volte? A me pare evidente che ci stiamo avvelenando e le maniere principali per farlo sono tre: per mezzo del cibo che mangiamo, dell'acqua che beviamo e dell'aria che respiriamo. Di questi tre il mio “sospettato” principale è il cibo: cosa rimane nel cibo di diserbanti e insetticidi vari? E le nuove varietà geneticamente modificate siamo sicuri che, almeno alcune di esse, non facciano male di per sé?

È di pochi giorni fa la notizia che tracce di un noto diserbante di un'importante multinazionale (*1) si trovano anche nel latte materno: qualcuno pensa che il diserbante nel latte faccia bene? Io no...

E per quale motivo (secondo KGB!) gli animali da preda sono fortemente diminuiti?
Da tempo gli apicoltori ci stanno dicendo che le loro api stanno morendo avvelenate: mi pare logico presumere che anche tutti gli altri insetti abbiano subito un analogo calo demografico.
E gli uccelli e uccelletti tanto cari al mio amico cacciatore cosa mangiano? Beh, molti mangeranno insetti...
Insomma è l'intera catena elementare a essere sotto attacco: come si fa a non capire che l'uomo (o, più precisamente, qualche multinazionale) stavolta l'ha combinata grossa?
È notizia di queste ore che la Volkswagen rischia una multa di 18 miliardi negli USA perché le sue autovetture erano più inquinanti del dovuto: di quanti miliardi si dovrebbe multare allora una multinazionale (americana) se si scoprisse che sta avvelenando il mondo?

Comunque quello che più stupisce è che, nonostante questi segnali di allarme, non si stanno ancora facendo delle indagini e studi approfonditi. Cosa stiamo aspettando? Cosa abbiamo paura di scoprire? Perché i governi non prendono provvedimenti di fronte a questa allarmante pericolo per la salute pubblica? Forse alcune multinazionali (i cui interessi, per le nostre democrazie malate, contano molto di più di quelli dei cittadini) non vogliono indagini?

È infatti evidente che anche in altri paesi questo problema è sottovalutato: lo dimostra che anche in Australia i dati sulle allergie dei bambini non sono aggiornatissimi mentre il primo passo da compiere, se se ne volessero scoprire le cause, sarebbe proprio un'attenta analisi dell'andamento del fenomeno....

Conclusione: si dà per scontato (o almeno così facevo io) che le allergie "capitasser". Che fossero predisposizioni innate con cui si nasce. Alcuni bambini nascono miopi, altri allergici...
Eppure il drastico incremento di questa problematica ci dice chiaramente che la sua origine non può essere esclusivamente ereditaria ma, anzi, deve essere prevalente una componente ambientale. E se c'è qualcosa di così grave e pericoloso liberamente a giro nell'ambiente sarebbe logico individuarlo ed eliminarlo... o almeno provarci con tutti i mezzi...

Nota (*1): di nuovo sono vago: non ricordo esattamente i nomi e per questo, nel dubbio, preferisco non citare informazioni errate.

lunedì 21 settembre 2015

Grecia sconfitta

Era inevitabile: non c'erano alternative decenti per il popolo greco e qualsiasi scelta era perdente. E infatti l'affluenza si è abbassata: anch'io, se fossi stato un greco, non sarei andato a votare. Perché legittimare col mio voto un governo che mi prenderà in giro dicendomi di essere dalla mia parte mentre invece e al servizio dei poteri forti?

Mi stupisce che Tsipras abbia retto: a mio avviso aveva semplicemente tradito il proprio popolo facendo il contrario di quanto stabilito dall'esito del referendum.

Questa è la democrazia al suo peggio: non c'è nessun popolo al potere perché nessun partito lo rappresenta. Tsipras ha già dimostrato di essere solo un fantoccio. Scommetto che i media (che non seguo) avranno già iniziato a dire che, tutto sommato, Tsipras non è troppo male, che dà fiducia ai mercati, etc...

Peccato che Varaoufakis non abbia avuto il tempo (o la possibilità) di creare un'ultima estrema alternativa...

Minuetto distrutto - 21/9/2015
Bach crea e KGB distrugge...
Una premessa: ho suonato questo brano ben 11 giorni dopo l'ultima esercitazione: il motivo è che ho cambiato il mio metodo di studio. Studio ogni giorno senza però fare tutti gli esercizi e, fra parentesi, mi pare funzioni alla grande!

Memore della precedente registrazione, e visto che l'arrangiamento era per chitarra distorta, mi sono ricordato di selezionare una patch piuttosto “metallica”: io stesso però ne sono rimasto sconcertato e confuso finendo (come al solito) per suonare peggio del mio solito (come al solito).

Eppure questo era anche un pezzo facile che mi veniva molto bene: anche il maestro, quando glielo feci ascoltare, non ebbe niente da ridire. Però anche di questo brano non ne potevo più e non ho avuto voglia di registrarmi una seconda volta.

Ecco QUI l'orribile risultato! A causa delle lunghe pause, senza la base, è completamente incomprensibile: ecco quindi QUI la versione con l'accompagnamento...

NB: la base è tratta dall'esercizio 3 di Chitarrista da zero! 2 di Donato Begotti e Roberto Fazari, Ed. Volontè&Co, 2011.

Asp - 27/9/2015
Oggi mi sono deciso a dare l'aspirapolvere in casa: ora se un asmatico venisse a trovarmi non morirebbe sul colpo... certo che se si trattenesse troppo...

Gatto sbadato - 28/9/2015
Li prende il gatto sbadato:

….......

….....

…....

…...

…..

….



..

.

Fiaschis per Friskies

Bb5 Ab5 G5 - 28/9/2015
Avevo ragione! Ben due amici chitarristi più il maestro mi hanno confermato che i misteriosi accordi mancanti (v. Piccole grandi soddisfazioni) erano proprio questi!!

Sono commosso!

domenica 20 settembre 2015

Il "mini smart patch alarm tag etc..."

In questi giorni, per qualche motivo che non mi è chiaro, avrei da scrivere più pezzi: sul Boccaccio, un'intuizione nata da qualcosa ascoltato alla radio, una riflessione sul futuro dei giovani italiani, concludere la serie “Religione e Civiltà” per poi scrivere il vero pezzo che avevo in mente, un aggiornamento sulla mia salute, sui miei progressi nei videogiochi, un aggiornamento sulla futilità della legge sui cookie (da giorni tengo una pagina aperta sul navigatore per non perdere un articolo di giornale!) e chissà quanti altri me ne sono scordati....

Tutto sommato l'argomento di oggi mi appare secondario ma, proprio per questo, voglio scriverne per evitare di dimenticarmene e poi rincrescermene quando fra mesi/anni (*1) la questione esploderà...

Si tratta dei mini segnalatori: piccoli riquadri di plastica, spessi poco più di un francobollo, in grado di segnalare la propria posizione e costantemente controllabili tramite l'immancabile app.
Ufficialmente vengono venduti per “non perdere” oggetti che ci sono cari (o costosi!) ma i possibili abusi sono palesi.
Chi impedisce a un marito geloso di nasconderne uno nella borsa della moglie per controllarne gli spostamenti? O magari di nasconderlo nella sua macchina...

Ormai il loro costo è irrisorio (v. questa pagina segnalatami da FB Mini Smart Patch Alarm Tag...) e queste microspie (perché in effetti altro non sono) sono facilmente reperibili per chiunque a un costo di 10$ per unità o anche meno...

E sono già apparsi sulle pagine di cronaca: una ragazza è riuscita a recuperare e a far arrestare il ladro che le aveva sottratto il suo iPhone. Questo è un esempio di uso legittimo e, ovviamente, non ha provocato scandalo ma è chiaro che con la loro rapida diffusione gli abusi si moltiplicheranno. E in Italia il solone di turno ci metterà la solita pezza legislativa piena di buchi per regolamentarne l'uso: vista la tendenza attuale diventerà l'ennesima opportunità, non per garantirne la riservatezza, ma per togliere altri pezzetti di libertà personale agli italiani, vedrete...

Conclusione: mesi (anni?) fa avevo avuto l'idea di scrivere un pezzo analogo a questo sui possibili pericoli per la riservatezza dato dai droni volanti. Non ne feci di niente perché scoprii che (il grandissimo!) South Park mi aveva anticipato basandoci un intero cartone! Da una parte ne fui lusingato ma un po' ci rimasi male...
Al riguardo aggiungo che, in barba alla riservatezza dei cittadini, i comuni o lo Stato fra qualche anno inizieranno a usarli, misurando e controllando dall'alto, col solo scopo di fare multe (tramite "cooperative" che si intascheranno parte delle sanzioni) agli italiani...

Nota (*1): o magari, proprio ieri sera, è già esplosa e ci hanno fatto un servizio in tivvù! ma io, non seguendo né TG né altri programmi di "informazione", non ne ho idea...

sabato 19 settembre 2015

Religione e Civiltà (1/??)

Nella cultura occidentale, per secoli, ha dominato una morale basata sui dieci comandamenti e i sette peccati capitali.
Proviamo a ricordarli; di seguito il decalogo cattolico:
1. Non avrai altro Dio all'infuori di me
2. Non nominare il nome di Dio invano
3. Ricordati di santificare le feste
4. Onora il padre e la madre
5. Non uccidere
6. Non commettere atti impuri
7. Non rubare
8. Non dire falsa testimonianza
9. Non desiderare la donna d'altri
10. Non desiderare la roba d'altri

E i sette vizi:
1. Superbia
2. Avarizia
3. Lussuria
4. Invidia
5. Gola
6. Ira
7. Accidia

I comandamenti sono quindi un elenco di cose da fare (3 e 4) e non fare: se si rispettano tutte queste regole si è un buon cristiano.
L'elenco dei vizi ha un'altra funzione: cerca di individuare le disposizioni dell'animo umano che, se non controllate, conducono a infrangere il decalogo. Si tratta quindi di modi d'essere da evitare per “non peccare”. Sull'origine di questo elenco ho già scritto in Viziato.

Senza considerare i singoli mi chiedevo quanto effettivamente la società occidentale abbia seguito (o sia stata influenzata) queste indicazioni. Insomma voglio considerare due livelli di azione. Quello microscopico, l'ipotetico quanto immaginario “uomo comune” e quello macroscopico, ovvero la società e le nazioni.

Per il primo comandamento in realtà non sono mai state neppure tollerate le alternative. La logica è che se esiste un unico Dio allora tutti gli altri sono falsi. La Chiesa non ha neppure tollerato il dissenzo “interno” ed è inutile ricordare le eresie sconfitte con la violenza. E poi il rapporto di amore-odio con gli ebrei con la relativa difficile convivenza e i dubbi verso il mondo musulmano: “Ma il loro Dio unico è anche il nostro? Se sì perché non dà le stesse indicazioni?”...
L'uomo comune non ha mai avuto la possibilità di cambiare religione e, credo, raramente l'avrebbe voluto. Soprattutto questo secondo aspetto mi pare molto significativo: indica che l'indrottinamento, soprattutto se eseguito durante l'infanzia, funziona benissimo e raramento l'uomo comune trova la forza di analizzarlo criticamente e agire poi di conseguenza. Ciò non è una sorpresa: l'uomo è fatto così. È nella sua natura adeguarsi spontaneamente alle regole e alle “verità” della società in cui cresce: non ho un collegamento a uno specifico pezzo ma nei primi capitoli del suo libro Harari (W Harari) accenna a questo aspetto...
La riprova (*1) è data dal fatto che, nonostante che nel corso degli ultimi secoli, col rafforzarsi dell'autorità degli stati nazionali, la capacità della Chiesa di imporre con la forza il cristianesimo sia fortemente diminuita, anche al giorno d'oggi sono relativamente pochi quelli che cambiano religione...
Riassumendo nel plasmare il comportamento del mondo occidentale a livello macroscopico, questo primo comandamento ha portato intollerenza verso l'esterno mentre è stato relativamente ininfluente (a parte le crociate contro le eresie!) al proprio interno.

Cocnclusione: come mi sta accadendo spesso negli ultimi giorni, anche oggi sono andato completamente fuori tema rispetto a ciò di cui avevo in mente di scrivere: comunque anche questo pezzo contiene molti spunti interessanti e sarà propedeutico a quanto volevo scrivere oggi...
Ovviamente mi ci vorranno almeno un altro paio di pezzi per discutere degli altri comandamenti/vizi ma credo che andrò più spedito.

Nota (*1): un'altra riprova, forse ancor più significativa, è che gli appartenenti ad altre religioni, anche quando vengono in contatto col cristianesimo, non si convertono spontaneamente.

venerdì 18 settembre 2015

Ribozza o l'abbozzo?

Nel maggio del 2013 scrissi il pezzo Bozza in sviluppo: si trattava dell'idea di un racconto non meglio identificato. In pratica volevo mostrare come erano fatte le mie bozze: parecchie idee, parecchie incertezze e una costante evoluzione...
Poi di quello specifico racconto non ne feci niente: ancora non mi ero reso conto che non devo MAI chiedere il parere o l'incoraggiamento dei miei lettori per fare qualcosa! I patti, dopotutto, sono chiari: io scrivo per me e, alla stessa maniera, chi mi legge lo fa per se stesso...

Ma all'epoca non me ne resi conto: per quel progetto avevo alcune buone idee ma mi mancavano degli elementi essenziali e un tema per legare il tutto in una trama coesa. Inoltre la bozza che scrissi era terribile! Quando nessuno mi rispose non ci feci neppure troppo caso.

Me ne resi finalmente conto solo col racconto di Granchory (v. il corto Lord J. S. Granchory, Aggiornamento JSG, Analisi schema racconto e successivi...) e la fallimentare esperienza con i miei “beta-lettori”. Ci credevo molto in quella storia: l'impegno era notevole ma mi divertivo ed ero felice per quanto stava venendo fuori, le idee si susseguivano da sole e già pensavo a dei futuri episodi per magari arrivare a scrivere una raccolta di brevi storie con gli stessi personaggi...
Eppure l'entusiasmo si inaridì improvvisamente: mi ritrovai prosciugato, privo del minimo di volontà necessaria per completare gli ultimi capitoli nonostante avessi già ampie parti del materiale già pronte, compresa una buona conclusione.
Ancora non mi è chiaro quale meccanismo psicologico scattò dentro di me: attribuisco genericamente la colpa ai miei beta-lettori ma non saprei dire esattamente cosa avrebbero dovuto fare e che invece non fu fatto. Dopotutto i commenti che ricevetti furono generalmente buoni od ottimi.

Se la storia di Granchory fu la prova, la mia tragedia (v. AedE Scena I, Atto I e successivi...) fu la riprova: nonostante la tentazione fortissima evitai di coinvolgere altre persone per chiedere giudizi e pareri fin quando non fu praticamente completa. E infatti la portai a termine....

Perché questa divagazione? Non lo so: evidentemente sono in una fase ondivaga!
Volevo infatti parlare d'altro...

Stanotte ho ripensato alle idee che due anni fa mi portarono alla stesura della bozza succitata: credo di aver trovato il modo di mettere tutto insieme in una trama coerente. La vecchia bozza è completamente da buttare e sopravviverebbero solo le idee che, comunque, in essa neppure comparivano...
Il problema è che sarebbe un romanzo vero e proprio. Temo troppo impegnativo per le mie capacità e col rischio concreto di non portarlo a termine. Sicuramente però non chiederò l'incoraggiamento/parere (*1) dei miei lettori!
Eppure mi dispiace non farne di niente...
Una soluzione di mezzo potrebbe essere quella di appuntarmi le varie idee in maniera da averle sempre a disposizione: in questa maniera me la caverei con un paio di giorni di lavoro e, anzi, potrei valutare meglio cosa sia il caso di farne.

Conclusione: ripensandoci, mentre scrivevo, credo di aver forse intuito il vero motivo per cui non ho terminato JSG. In breve: il romanzo era emotivamente collegato a una ragazza, ne scrivevo bene e volentieri quando ne ero innamorato ma, quando il rapporto si incrinò, anche l'amore per il mio racconto si inacidì. Il mio inconscio dovendo dare la colpa a qualcuno, e da bravo inconscio non potendola dare a me stesso, optò per dare tutta la colpa ai miei beta-lettori, mentre in realtà il loro effetto negativo fu probabilmente solo marginale. O almeno questa è l'intuizione che mi è venuta sul momento...

Nota (*1): una rapida intuizione: è nella natura umana esaltare chi è al vertice e sminuire o ignorare chi sta alla base.

giovedì 17 settembre 2015

Absolution Gap

È con grande piacere, e con un pizzico d'orgoglio, che scrivo oggi del libro di un mio ex collega (*1): Absolution gap di Alastair Reynolds, Urania Jumbo, Ed. Mondadori, 2015, trad. Alessandro Vezzoli.

Per colpa di questo libro di quasi 700 pagine (e scritte anche abbastanza in piccolo) ho sospeso la lettura del Decameron: inizialmente mi ero ripromesso di leggerlo solo in bagno ma poi mi è piaciuto e l'ho voluto terminare rapidamente...

Si tratta di un libro di fantascienza relativamente recente (2003) e, come tale, non ha la pesantezza né i temi dei romanzi scritti nel precedente secolo: non ci sono riferimenti alla guerra fredda, all'incubo nucleare e le donne sono già emancipate; al contrario ci sono echi di problematiche più attuali come la manipolazione genetica e le pandemie incontrollabili...

Quello che mi ha più impressionato è stata l'ambientazione: i dettagli fantascientifici, talvolta pure un po' tecnici, sono innumerevoli e tutti insieme danno all'opera un alone di grande credibilità e coerenza interna. Altri autori (*2) da ognuna delle decine di idee di Reynolds ci avrebbero tratto un romanzo intero!

In alcuni passaggi ci sono riferimenti a personaggi o fatti che vengono appena accennati: questo mi ha fatto supporre che il romanzo appartenesse a un ciclo e infatti, ho verificato a fine lettura, è il terzo libro di una trilogia. Fortunatamente il volume è apprezzabile anche letto singolarmente perché, essendo l'episodio conclusivo, non lascia niente in sospeso: certo che avendo letto anche i capitoli precedenti la lettura sarebbe stata ben più gradevole!

Senza entrare nei dettagli la trama è buona, credibile e articolata; la struttura generale è complessa e segue tre diverse storie separate fra loro da intervalli di cinquanta anni circa...
Anche i tre protagonisti sono ben delineati; per altri personaggi, che durante la lettura mi avevano lasciato perplesso, ho poi capito che erano stati protagonisti dei volumi precedenti: e questo spiega perfettamente la sensazione di "non detto ma solo accennato" riguardo al loro passato...

L'unico neo che impedisce a questo ottimo romanzo di essere un capolavoro è l'andamento troppo lento: nella prima metà del libro succede relativamente poco, probabilmente perché l'autore era impegnato a spiegare cosa fosse accaduto ai suoi precedenti protagonisti; magari chi ha letto le precedenti opere del ciclo avrà trovato queste parti interessanti... sì, forse è così...
Comunque il grosso dell'azione è concentrato nelle ultime cento pagine e da questo punto di vista l'ho trovato troppo sbilanciato.

Conclusione: sicuramente un buon libro ricchissimo di nuove idee. Anche letto da solo si merita un 7+/10 ma, suppongo, se letto nell'ambito della trilogia il suo voto potrebbe aumentare sensibilmente...

Nota (*1): leggendo la biografia ho infatti scoperto che dal 1992 al 2004 ha lavorato in ESTEC e quindi, per almeno un paio di anni, tecnicamente siamo stati colleghi! Ho dato la sensazione che fosse un mio amico/conoscente? Beh... l'effetto era voluto! In realtà però non lo conosco e, probabilmente, non l'avrò incrociato più di un paio di volte...
Nota (*2): tipo Asimov...

mercoledì 16 settembre 2015

Divagazioni e distrazioni...

L'esperimento sui pezzi con le nuove cose imparate (v. Una nozione al giorno...) è già fallito. Ci sarebbe troppo da scrivere e comunque, implicitamente, ho sempre scritto delle novità che imparavo: pochi altri argomenti mi entusiasmano altrettanto quanto rendermi conto di aver compreso un nuovo frammento della realtà che ci circonda. Che poi, come insegna (vedi marcatore “PSS”...) anche il maestro Yury, questo cammino è proprio lo scopo della vita: la paideia degli antichi greci...
Scusate la divagazione: mi ero distratto...

Comunque, sempre nell'ottica del continuo apprendimento, mi chiedevo quale fosse il valore dei videogiochi che tanto mi piacciono. In realtà non è facile trovare risposte soddisfacenti a questa domanda. Personalmente li vedo più come un allenamento per la mente: troppo virtuali per essere considerati una fonte di reali e genuine nuove esperienze. Eppure, seppure indirettamente, anche da Steam e i suoi videogiochi ho imparato qualcosa. Eppure l'importanza di tenere la mente allenata non è percepito da tutti: se vediamo una persona obesa tutti pensiamo che non fa abbastanza esercizio fisico e che avrà problemi di salute: perché non dovrebbe essere lo stesso col cervello? Se non lo si esercita anch'esso perde l'elasticità e la prontezza solo che le persone non se ne accorgono immediatamente perché è nascosto dai "capelli"...
Scusate la divagazione: mi ero distratto...

Uno dei miei acquisti si chiama Hive ed è la diretta trasposizione di un gioca da tavolo che ha vinto moltissimi premi. Il gioco originale è effettivamente molto bello ma il videogioco ha qualche problema: l'intelligenza artificiale è pessima e, dopo poche partite, vincevo senza difficoltà contro il calcolatore; l'alternativa, giocare contro altri avversari umani, è meno facile di quanto pensassi: la base di giocatori è piccola e in linea si trovano pochi avversari...
Comunque provai a iscrivermi a un buon numero di partite ma tutte vennero misteriosamente abortite. Mi venne così il dubbio di aver fatto qualcosa di sbagliato: dopotutto l'interfaccia del gioco è poco intuitiva. Così iniziai a bazzicare il relativo forum alla ricerca di informazioni utili e, io stesso, vi pubblicai una domanda per avere chiarimenti. È importante saper leggere fra le righe: spesso il messaggio più importante non è quello esplicito ma quello nascosto...
Scusate la divagazione: mi ero distratto...

Fra i nomi dei membri più attivi del forum notai anche quello di un giocatore al quale avevo chiesto di giocare ma che aveva abortito la nostra partita. I suoi interventi mi colpirono perché estremamente analitici e chiari. Notai anche che il suo inglese era molto buono e perciò pensai che fosse di madrelingua.
Scusate la divagazione: mi ero distratto...

Per farla breve ci divenni amico e scambiai con lui numerose opinioni sul gioco: notai anche che aveva gusti videoludici simili ai miei (su Steam è possibile indicare i giochi che ci interessano) e che, anzi, ne possedeva molti ai quali anch'io ero interessato. Così gli chiesi il permesso di disturbarlo per avere la sua opinione su alcuni di essi.
Dopo qualche giorno lo contattai quindi (non ricordo nemmeno più per quale gioco) per avere informazioni: mi ero pure preparato un bel po' di domande in inglese da copiare e incollare...
Eppure mi stupì dicendomi che sì, aveva quel gioco, ma non ci aveva mai giocato. Così gli chiesi come fosse possibile e lui mi spiegò che non comprava i giochi direttamente su Steam ma tramite le offerte di HumbleBundle.com dove, per pochi dollari, se ne possono acquistare a dozzine.
Ma il fatto più interessante è che da HumbleBundle.com non si scarica il gioco acquistato ma si ottiene invece una chiave grazie alla quale lo si può installare con Steam!
A me pareva incredibile e mi chiedevo dove fosse l'inganno e se l'acquisto fosse possibile dall'Europa: l'offerta della settimana era infatti in dollari mentre il normale listino in euro. Il mio amico però vedeva tutto in rubli perché russo: evidentemente dallo scritto non si sente l'accento!
Scusate la divagazione: mi ero distratto...

Qualche giorno fa l'ho ricontattato per chiedergli informazioni su un gioco chiamato FTL anche se, secondo Steam, ci aveva giocato solo un paio di ore: pensai che almeno mi avrebbe potuto spiegare cosa non gli fosse piaciuto. Gli scrissi di rispondermi con calma perché tanto il gioco non era in offerta e non avevo quindi bisogno di prendere una subita decisione. Invece mi ricontattò immediatamente spiegandomi che quello che vedevo io era solo il tempo di gioco nelle ultime due settimane e che, in realtà, ci aveva giocato circa 50 ore: un gioco di “gestione delle risorse” piuttosto complesso, tanto che, a livello “facile” lui non era ancora riuscito a vincere.
Certo che la complessità è relativa, dipende sia dal soggetto che dalle aspettative che abbiamo dell'oggetto.
Scusate la divagazione: mi ero distratto...

Il giorno dopo trovai sul calcolatore un suo messaggio: il collegamento a HumbleBundle.com con il gioco in offerta a 1.78€ invece dei 9.99€ normalmente richiesti da Steam.
Decisi di correre il “rischio” e feci l'acquisto: ebbi anche un attimo di paura quando, al tentativo di scaricare il gioco, Steam mi diede un messaggio di errore... Ma era colpa mia: avevo inserito il codice dell'ordine invece della chiave! Certo che se le istruzioni fossero state più chiare... invece erano divise su due epistole consecutive: ha senso dividere ciò che dovrebbe rimanere intero?
Scusate la divagazione: mi ero distratto...

Comunque FTL è stato proprio un buon acquisto: effettivamente al 60% è un gioco di gestione delle risorse, ma c'è anche un 30% di tattica e un 10% di strategia.
Forse un po' difficile ma veramente divertente e stimolante. Cosa rende stimolante un gioco? Dipende: nel mio caso il rendersi conto che non esiste una sola strategia vincente ma che, anzi, questa vada adattata in base alle diverse situazioni...
Scusate la divagazione: ma è stata l'ultima! Sono infatti arrivato all'argomento di cui volevo scrivere quando ho iniziato questo pezzo...

Quello di cui infatti volevo scrivere oggi è la mia vittoria, alla terza partita e dopo un tempo cumulativo totale di gioco di circa 6 ore!
D'accordo, giocavo a livello facile e con l'espansione disabilitata (come consigliato ai principianti) ma è comunque un ottimo risultato.
Nel gioco si è alla guida di un'astronave con la quale bisogna attraversare otto settori (scelta del percorso, il 10% di strategia) affrontando numerosi scontri (il 30% di tattica). Dopo ogni combattimento si raccoglie del materiale che può essere usato per potenziare la propria astronave (il 60% di gestione delle risorse). Al nono settore c'è invece l'epico scontro finale contro l'ammiraglia dei nemici.

Alla prima partita ero arrivato al quinto settore mentre, alla seconda, ero stato massacrato dall'ammiraglia nemica. Alla terza partita però...
Ecco cosa ho scritto (*1) al mio amico russo:
«I won on easy level and advanced content disabled on my 3rd run!
In the final fight I made a lot of mistakes but I was also very lucky: I didn't know you have to defeat the flagship 3 times... :-O
During the first fight I forgot to teleport back 2 crew members from the flagship...
In the second one I forgot to activate the cloak device and a killer drone was teleported on my ship: I was unlucky because I had to fight it in a room with a breach and, basically, I lost there other 3 crew members. At the end of the combat I had only 3 crew members left and half of my ship without oxygen. I forgot to pause the game while studying what to do and I lost another guy.
So I had only 2 guys left for the final fight and the flagship started to teleport other attackers on my ship! I ignored them and fired everything I had against the flagship.
The fight was very close and, when I lost my last man, the flagship had just 1 hull point left: I was already crying for my bad luck when (I presume) my attack drone fired a last shot and... BOOM!!
The game decided I won even if also my ship was destroyed...
:-D
»

Così... tanto per mettere le cose in chiaro... ;-) (*2)

Conclusione: attenti alle divagazioni e alle distrazioni!

Nota (*1): scritta di fretta: a rileggerla avrei voglia di correggerla per non far pensare ai miei lettori che questo sia il mio migliore inglese... vabbè, mi limito a un paio di refusi...
Nota (*2): nei miei pezzi non uso le faccine (ma nei commenti e nella mia corrispondenza privata sì...) ma in questo caso, visto che nel brano riportato ne ho messe due, ho fatto un'eccezione: oltretutto è utile per sottolineare il pizzico di autoironia della frase che forse non è del tutto evidente...

lunedì 14 settembre 2015

Lezione LXXXI: doppia!

Finalmente sono riuscito a fissare una nuova lezione, anzi due, col maestro di chitarra!
In realtà, visto che ho suonato parecchio per mostrargli i progressi fatti, credo che questo pezzo sarà decisamente più corto del solito...

Riscaldamento: niente di nuovo...

Ritmi: Niente di nuovo. Miglioro alla mia velocità da lumaca...

Da Zero: in estate non ho fatto grandi progressi perché mi sono esercitato poco. Comunque ho praticamente “domato” l'esercizio 8-41: all'ultima esercitazione l'ho finalmente suonato alla velocità reale e dalla prossima inizierò a registrarmi.
L'esercizio 1-2 (quello che stavo studiando quando scrissi Lezione LXXX) sui PC l'ho finito (mi pare di aver anche pubblicato la relativo registrazione: vedi il marcatore “unplugged”) e anche l'1-3 l'ho praticamente terminato: anche in questo caso lo sto suonando alla velocità reale e devo solo registrarmi...

Galletto: questo esercizio è stato una delusione. Pensavo e speravo che mi sarebbe stato utile ma invece ho la sensazione che non mi sia servito a niente. Si trattava di canticchiare lo spartito dell'esercizio 8-41 che però presenta note fuori dalla mia estensione vocale e per questo mi risulta piuttosto antipatico. Per il momento è sospeso: magari in seguito proverò a riapplicare questo metodo a un brano più adatto.

Rettangolo: sto migliorando e pochi giorni fa (v. Rettangolo improvvisato) ho pubblicato una registrazione. Secondo il maestro non ci sono problemi se pubblico la mia esecuzione sopra la base perché diventa un'opera nuova. Se me lo ricordo vedrò di ripubblicare la mia esecuzione miscelata con la base: in effetti senza il contesto dell'accompagnamento non si capisce se la mia melodia si fonda bene con esso...

Midnight Madness: è il brano dei Sinergy (v. il corto Brani lugliesi) con cui ho sostituito (di mia iniziativa) She is my sin. Voglio imparare solo l'introduzione, in pratica le prime 17 battute, ma il problema è la velocità: il tempo originale è 200bpm mentre io la suono, facendoci un sacco di errori, a 80...
In realtà tecnicamente, a parte la velocità, non ha passaggi difficili però la sequenza di note mi rimane ostica da memorizzare. Anche la battuta 16 proprio facile non è perché ci sono 4 terzine consecutive su quattro corde diverse. Il maestro mi ha suggerito di plettrare solo la prima note e ottenere le altre tramite dei pull off, ma a me pare ancora più difficile. A breve inizierò ad aumentare la velocità e vedrò come mi trovo: gli 80bpm sono solo per memorizzare, a livello di velocità credo di poter arrivare sui 150bpm senza troppi problemi...

Unholy Paradise: al posto di Hotel California ho ripreso un brano che mi piace moltissimo: Unholy Paradise. Inizialmente non mi ricordavo più niente ma con un po' di pratica ci ho ripreso la mano.
La seconda lezione è stata proprio su questo pezzo: non trovando lo spartito in linea il maestro si è messo a scriverlo a mano, ascoltando vari frammenti di musica e provando a strimpellarli sulla chitarra. La sua abilità mi ha lasciato a bocca aperta: per me ha del miracoloso...
Ovviamente via via che buttava giù le note mi dava delle indicazioni su come suonarle ma, a parte l'assolo (di nuovo piuttosto veloce), non mi pare ci siano grosse difficoltà.

Teoria: in realtà essenzialmente non mi ha spiegato niente ma mi ha assegnato delle fotocopie con esercizi sul blues. A me il blues non piace né interessa però, per migliorare, pare sia fondamentale comprenderlo sia dal punto di vista teorico che pratico...
Per adesso (mi aveva dato il materiale solo un paio di giorni fa) ho solo letto la teoria e oggi ho approfittato della lezione su Unholy Paradise per chiarirmi un dubbio.
La teoria (cito a memoria quindi potrei sbagliarmi) spiega che nel blues un giro di accordi classico è I7, IV7 e V7 (dove i numeri romani si usano per indicare l'accordo indipendentemente dalla tonalità). Però io avevo imparato che per la tonalità maggiore si hanno queste sequenze: I ii iii IV V vi VIIdim (maiuscolo accordi maggiori, minuscolo minori) e Imaj7 ii7 iii7 IVmaj7 V7 vi7 VIIØ. Come si vede solo V7 è presente nella seconda lista e quindi mi chiedevo il senso di I7 e IV7. La risposta è molto semplice: questi accordi non derivano dalla tonalità maggiore ma da delle pentatoniche e quindi, anche se si dice che un brano blues è in tonalità di (ad esempio) MI, in realtà si useranno degli accordi che hanno note al di fuori di detta tonalità...
Appena ho tempo voglio vedere quante e quali sono queste note “fuori” dalla tonalità “ufficiale”. Ad esempio nella tonalità di LAm so già che c'è il RE# (v. esercizio Rettangolo) ma mi domando se ce ne siano altre: in particolare voglio vedere da quali note sono composti gli accordi I7 e IV7 (perché, come detto, V7 ha invece tutte le note nella giusta tonalità)...
Sul blues ho poi da imparare uno specifico esercizio sul tempo swing: ancora però non mi sono cimentato con questa novità...

Considerazioni: il maestro ha anche fatto un paio di considerazioni interessanti.
La prima è che io ho particolari problemi con la velocità di esecuzione. In parte credo che sia colpa dell'età, ma in parte credo che dipenda anche dalla mia mentalità: sento il bisogno di avere il controllo razionale su tutto ciò che faccio mentre, per suonare rapidamente, dovrei lasciarmi andare e far viaggiare le mie dita per conto loro: difficile da spiegare... Intuitivamente credo, da un punto di vista neurologico, che io usi una parte sbagliata del mio cervello per suonare.
La seconda considerazione è scaturita da un breve dialogo: dopo aver fatto ascoltare al maestro la mia esecuzione di vari esercizi gli ho spiegato che “a casa li suono notevolmente meglio”. Da una parte a casa faccio almeno 10-15 minuti di riscaldamento e, da un'altra, sono particolarmente sensibile ai cambiamenti di ambiente: suono peggio se non sono seduto sulla mia sedia, se la musica della base non è a un certo volume, addirittura mi confondo se gli strumenti utilizzati dal MIDI non usano gli stessi campionamenti e, ovviamente, l'essere osservato dal maestro aggiunge ulteriore pressione.
Il maestro ha affermato che l'abilità reale di un chitarrista si giudica però quando deve suonare sotto pressione. Tale affermazione mi ha fatto molto riflettere e ancora devo decidere se la condivido o no.

Conclusione: devo riorganizzare le mie esercitazioni. Attualmente l'esercitazione completa è troppo lunga (*1) e non riesco a farla quotidianamente. Eppure da più parti mi hanno detto e ho letto che è meglio esercitarsi poco tutti i giorni che molto ma saltuariamente.
Quindi probabilmente per ogni esercitazione farò a rotazione solo una parte degli esercizi: stabilirò poi esattamente come e cosa fare...

Nota (*1): anche se poi, quando suono, mi diverto...

sabato 12 settembre 2015

La vita è strana...

...e questa ne è la dimostrazione!
In primavera iniziai a seguire un particolare tipo di video su Youtube: quelli dove l'autore gioca a un videogioco e, contemporaneamente, vi aggiunge il proprio commento. A volte il commento è solo audio, altre volte vi è un piccolo riquadro che mostra l'autore in un angolo dello schermo.

L'idea era quella di aggiornarmi sugli ultimi giochi visto che, da quando ho Linux, non avevo più comprato niente di nuovo (*1). Fra i tanti mi aveva colpito un gioco chiamato Life is strange del quale avevo scritto in Ancora giochi e nel corto Ancora vita strana...
Si tratta di un videoromanzo dove il giocatore influenza l'evoluzione della storia con le proprie scelte: in verità mi sono poi reso conto che i cambiamenti nella trama sono estremamente superficiali e questo, a mio avviso, toglie gran parte del divertimento del cercare di effettuare le decisioni migliori.

Comunque la storia di Life is strange è veramente ben costruita, con dei personaggi ben delineati e credibili e, soprattutto, ha dei grandi colpi di scena che concludono ogni episodio (*2).
Paradossalmente come gioco non lo comprerò mai, perché penso che il giocatore sia praticamente ininfluente, però seguo comunque con grande interesse i video pubblicati su Youtube.

Per il primo episodio (e mi pare parte del secondo) seguii le partite di ben tre autori di questo tipo di video. Poi però ho continuato a seguire solo i video di Chrissa perché è quella che affronta maggiormente il gioco nello spirito giusto: si prende il tempo necessario per guardarsi intorno e non cerca di concludere il più rapidamente possibile l'episodio... e poi mi è simpatica!

Qualche giorno fa ho visto poi, tutti di un fiato, i video del quarto episodio commentati da Chrissa: e questa volta sul finale ci sono stati ben due colpi di scena invece che uno...
Per questo la povera Chrissa era più sconvolta del solito e ha più volte espresso la propria sorpresa: ma fin qui niente di strano...
Però come al solito, Youtube sulla colonna di destra presenta tutta una lista di video affini a quello appena guardato e, fra questi, mi ha colpito una raccolta delle reazioni di vari giocatori al finale di questo episodio.

Il seguente video è una lunga e divertente raccolta di come è stato vissuto il drammatico finale di questo episodio.
Attenzione! Si tratta di uno sciupatrama e quindi, chi voglia giocarci, eviti di guardarlo!


Gli aspetti notevoli del video sono due: il primo è quanto coinvolgente sia questa storia (*3) e il secondo è quanto numerosi siano i giocatori che commentino questo videogioco su Youtube! Ed è facile trovare altre raccolte con frammenti di video ancora diversi da quelli pubblicati in questa...

Conclusione: per non fare torto a Chrissa pubblico QUI il collegamento al suo commento (molto divertente) del finale dell'episodio!

Nota (*1): almeno fino alla scoperta dei giochi per Linux su Steam fatta lo scorso giugno: v. Giugno afoso anzi vaporoso...
Nota (*2): il gioco infatti è suddiviso in cinque episodi dei quali l'ultimo deve ancora uscire...
Nota (*3): sicuramente Life is strange entrerà nella storia dei videogiochi ma non mi stupirei se andasse oltre, magari con una pellicola o una serie tivvù basate su di esso...