Con questo pezzo almeno alcune tessere del puzzle dovrebbero iniziare ad andare al proprio posto. Spero...
Come al solito partirò da lontano. In Carriera scolastica (3/3) accenno al fatto che non mi piacesse latino ma, per qualche strano motivo, mi ero dimenticato di scrivere che odiavo filosofia! Probabilmente della mia idiosincrasia verso questa materia ho già scritto altrove ma, in pratica, non mi piaceva perché non capivo che senso avesse: mi sembrava solo un mucchio di nozioni senza capo ne coda. Mi sfuggiva che per gli antichi si trattava di sinceri tentativi di interpretazione della realtà e non era invece un complotto ordito ai miei danni per farmi imparare teorie arbitrarie e definizioni inutili!
Insomma per tutto il liceo mi astenni accuratamente dall'aprire libro e mi limitai ad accontentarmi di una sufficienza raccattata grazie solo alla mia memoria delle spiegazioni in classe del professore.
Qualche anno dopo, ai tempi dell'università, ero solito approfittare della vicinanza con una libreria per farvi un sopralluogo settimanale e curiosare fra le novità. All'epoca ero nel pieno della mia fase anti umanistica e gli unici libri che prendevo in considerazione erano quelli di genere fantastico o fantascientifico. Eppure, ricordo ancora lo scaffale dove erano allineati, c'era una serie di libri che non mancava di attirare la mia attenzione: si trattava della collezione a basso costo della Newton Compton su Friedrich Nietzsche. Di tale autore non sapevo praticamente niente: a scuola lo avevamo saltato, mio padre aveva accennato al fatto che fosse “matto” e, infine, conoscevo la celebre battuta di Woody Allen «F. Nietzsche - “Dio è morto”; Dio - “Anche Nietzsche”».
Eppure quei titoli mi attiravano come magneti, mi rimanevano nella mente, mi suscitavano delle emozioni che non sapevo spiegare. Alla fine decisi di “buttare” 4.900 lire (mi pare!) e comprai il titolo che più mi affascinava: Al di là del bene e del male.
Quando iniziai a leggerlo ebbi numerose sorprese. Innanzi tutto, abituato ai testi scolastici, mi aspettavo un ammasso di definizioni incomprensibili, di attacchi alle teorie dei filosofi precedenti e di altre noiosissime nozioni e idee.
Invece no! Scoprii che erano i testi scolastici a uccidere la filosofia nel loro inutile tentativo di sintetizzare in poche parole concetti che richiedevano capitoli per essere espressi.
Ma lo stupore non terminò qui: mi accorsi che comprendevo con incredibile chiarezza tutto quanto leggevo come se fosse stato scritto da me. Addirittura notavo qua e là dell'ironia nascosta simile alla mia quando do per scontato che nessuno coglierà i miei riferimenti. Insomma ne comprendevo le sfumature e riuscivo a leggere fra le righe anche le idee non totalmente espresse. Un'altra piacevole sorpresa fu la scoperta del capitolo di aforismi: non me lo aspettavo in un “noioso” libro di filosofia.
All'epoca l'unica maniera con cui riuscii a spiegarmi questa straordinaria affinità fu quella di dirmi che io fossi una sorta di reincarnazione (*1), almeno mentale, di Nietzsche!
Comunque questa infatuazione all'epoca non ebbe seguito, anzi non finii nemmeno di leggere tale libro.
Una delle poche conseguenze fu l'acquisto di un'ottima piccola enciclopedia di filosofia, in volume unico, della Garzanti.
Quello che mi rimase fu una sorta di intenso stupore per la straordinaria familiarità con lo stile e i pensieri di Nietzsche che per anni ho continuato a portarmi dietro.
Mio zio era un grande appassionato di storia ma di libri di filosofia non ne aveva moltissimi: stranamente però possedeva tutti i libri di Nietzsche. Non gliene ho mai sentito parlare né ho pensato di domandargli il perché: in effetti l'ho scoperto solo dopo che è morto.
Comunque adesso posso spiegare almeno metà dell'arcano: l'FN del titolo sta per Friedrich Nietzsche. E il famigerato libro più volte menzionato nel primo episodio di questa serie è La nascita della tragedia di F. Nietzsche, Ed. Longanesi & C., 1976, trad. Liliana Scalero. Si tratta del primo libro pubblicato da N. (nel 1871) ed ero curioso, più che del suo contenuto, di scoprire se sarei stato in grado di provare nuovamente le straordinarie sensazioni di tanti anni fa...
Nota (*1): per saperne di più su questa mia concezione rimando alla serie “Parole Santissime” (v. PSS sulla barra laterale a destra). Aggiungo anche che qualcosa di analogo mi è successo per la musica: in questo caso si tratta di un compositore relativamente minore ovvero Joahnn Pachelbel.
Io vorrei i tre giorni di sonno!
5 ore fa
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